tag:blogger.com,1999:blog-80430338746977742362024-03-18T01:30:54.084-07:00Conosci te stessoQuesto blog ospita le mie riflessioni su archeologia, mistero, scienza, arte, antropologia, storia antica, mitologia, filosofia e tutto quel che concerne il percorso evolutivo dell'umanità.Alessia Birrihttp://www.blogger.com/profile/09538305177304729903noreply@blogger.comBlogger13125tag:blogger.com,1999:blog-8043033874697774236.post-49322005983118432082023-11-21T07:35:00.000-08:002023-11-21T07:35:03.986-08:00Riflessioni sulla conoscenza<p><span class="x193iq5w xeuugli x13faqbe x1vvkbs x1xmvt09 x1lliihq x1s928wv xhkezso x1gmr53x x1cpjm7i x1fgarty x1943h6x xudqn12 x3x7a5m x6prxxf xvq8zen xo1l8bm xzsf02u x1yc453h" dir="auto"></span></p><div class="xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs x126k92a"><div dir="auto" style="text-align: start;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzJndxIaw09nP7NhbqQ7yL3m2gjTBcY5oZBUD-oyGjO6tbS24wsT0sDpHKzHWRQu1gqtNQ9Vrsw_9lE8XmfucvFwohf6S5l7SIIQVtapFAx-rO_oSDpg6uWTQ-1L-QowvSd79E9Xv7jo7N14iDFjAtTX8FKI0xi3Anj3RVXp4pXDfzkM9aGSncDmDG-A0/s2400/331564782_1408106359942940_7382281646322045671_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="2400" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzJndxIaw09nP7NhbqQ7yL3m2gjTBcY5oZBUD-oyGjO6tbS24wsT0sDpHKzHWRQu1gqtNQ9Vrsw_9lE8XmfucvFwohf6S5l7SIIQVtapFAx-rO_oSDpg6uWTQ-1L-QowvSd79E9Xv7jo7N14iDFjAtTX8FKI0xi3Anj3RVXp4pXDfzkM9aGSncDmDG-A0/s320/331564782_1408106359942940_7382281646322045671_n.jpg" width="320" /></a></div> </div><div dir="auto" style="text-align: start;">IN ATTESA DEL PROSSIMO SAGGIO SULLA CIVILTA' MAYA PUBBLICO QUESTO BRANO DI ERIC THOMPSON (archeologo britannico, 1898-1975) SEGUITO DALLE MIE RIFLESSIONI.</div><div dir="auto" style="text-align: start;"><br /></div><div dir="auto" style="text-align: start;">Riflessioni sulla conoscenza dal libro "La civiltà Maya" di Eric Thompson, pagine 11-12</div><div dir="auto" style="text-align: start;"> </div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a"><div dir="auto" style="text-align: start;"><< Più vicino a me i raggi della luna cercavano di forzare lo schermo dei rami per penetrare in una cava profonda che un tempo era stata sbarrata da una diga, forse per servire da cisterna. Il sibaritico Signor Keith di "South Wind", in uno dei suoi interminabili monologhi, osserva:</div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a"><div dir="auto" style="text-align: start;">"Mi piace capire le cose, perchè così posso goderne. Credo che la conoscenza aumenti il piacere. Secondo me, è <span><a tabindex="-1"></a></span>questo il suo scopo".</div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a"><div dir="auto" style="text-align: start;">L'uomo è curioso per natura; ed è curioso soprattutto di sè stesso e di ciò che lo circonda. La conoscenza, anche quando non è di strumento ad alcun fine pratico, è una fonte di piacere. L'uomo che esce a passeggio, e che è in grado di identificare gli alberi e glu uccelli o la formazione geologica del paesaggio che lo circonda, gusta di più la sua passeggiata. Ma è certo che l'affermazione: "La conoscenza è fonte di piacere" valga per qualunque genere di nozione? Non sempre. Considerate in modo frammentario le informazioni si riducono a un quiz di un programma televisivo: il diametro della luna è di 2.160 miglia; Santa Caterina da Siena nacque nel 1347; Tucson è la seconda città dell'Arizona; la più grande stele maya è alta più di 10 metri e mezzo. Sono tutt fatti importanti nel loro contesto, ma se li si presenta comme affermazioni isolate, senza stimoli intellettuali, non vale la pena ricordarli. Se trattassimo la civiltà Maya come un guazzabuglio di scampoli, come se ci aggirassimo nel retro di un vecchio negozio, ne trarremo poca soddisfazione. Dobbiamo considerarla nel suo insieme, per scoprire perchè giunse fino a quel punto e dovremmo gironzolare per la galleria delle civiltà e gettare uno sguardo sugli altri quadri >>.</div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a"><div dir="auto" style="text-align: start;">Il signor Keith menzionato nel brano è un personaggio del romanzo dello scrittore inglese Norman Douglas (1868-1952): "Vento del sud" (pubblicato nel 1917). Ampliando il discorso, solo la conoscenza che si pone obiettivi superiori può essere anche fonte di piacere, come frutto secondario dello sforzo e dell'impegno in un percorso metodico, approfondito ed accurato. Chiamare le cose, gli animali, le piante...per nome significa evocare per analogia le medesime potenzialità espresse da quel soggetto, riconoscendole in noi stessi. Ma la conoscenza frivola, senza scopo e approfondimento, può assomigliare a un fiore reciso e privo di radici. Il piacere non deve mai essere lo scopo, è qualcosa che giunge dopo, quando meno te lo aspetti, e come risultato dello sforzo e della faticosa ricerca. Inoltre, la conoscenza si può paragonare ad un'onda inarrestabile in un oceano infinito, che s'innalza sempre più nelle interconnessioni fra gli elementi dell'universo, fra le culture e civiltà, fra lo spirito e la natura, fra la scienza e l'antica sapienza, di modo che un vero studioso non si dovrebbe limitare ad un unico ambito di ricerca. (Alessia Birri)</div></div> <br /><p></p>Alessia Birrihttp://www.blogger.com/profile/09538305177304729903noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8043033874697774236.post-88203663065788166512020-02-04T08:52:00.000-08:002020-02-04T09:08:51.255-08:00LA MEMORIA SACRA DELLO SCIAMANO<b><br /></b>
<b>TUTTO CIO' CHE E' PRIMORDIALE E' REGALE E INSCINDIBILE DALLE RADICI PROFONDE DELL'ESSERE. LO SCIAMANESIMO E' IL CARDINE SPIRITUALE DAL QUALE SI SVILUPPA OGNI CONOSCENZA, L'ALPHA E L'OMEGA, IL NUCLEO DA CUI TUTTO SI ORIGINA E A CUI TUTTO RITORNA.</b><br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-fMlImsNoGts/XjRug0WjDNI/AAAAAAAAfu8/RdY5Oz2kLss1G-8rH_RA9agdqKQ2OCiYgCLcBGAsYHQ/s1600/Foto-copertina-chauvet.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="798" data-original-width="1300" height="196" src="https://1.bp.blogspot.com/-fMlImsNoGts/XjRug0WjDNI/AAAAAAAAfu8/RdY5Oz2kLss1G-8rH_RA9agdqKQ2OCiYgCLcBGAsYHQ/s320/Foto-copertina-chauvet.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Il visionario pannello dei leoni sulle pareti della caverna CHAUVET, Francia, Vallon Pont d'Arc. Scoperta nel 1994 dallo speleologo Jean Marie Chauvet, le pitture di questa caverna risalgono al Paleolitico Superiore, e sono datate 36.000 anni. <br />
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"Lo Sciamanesimo è un viaggio di ritorno. Un guerriero torna vittorioso allo Spirito, dopo essere disceso agli Inferi. E dagli Inferi porta dei trofei: la comprensione è uno di questi". (dal libro "Il Potere del Silenzio" di Carlos Castaneda)<br />
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<b>Premessa</b><br />
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La SPIRITUALITA' SCIAMANICA manifesta il primo apparire dell'autocoscienza, e più esattamente costituisce il "nucleo essenziale" dell'esperienza cosciente, emergendo da un tempo in cui ogni uomo era maestro di sè stesso, non esisteva alcuna trasmissione ereditaria di privilegi se non l'autorevolezza basata sul merito presso la collettività. Lo SCIAMANO PRIMORDIALE non venerava nessun elemento della Natura e nessuna entità superiore: egli era connesso alla propria forza interiore ed interagiva in modo immanente con la realtà oggettiva e spirituale del Cosmo, integrandola alla propria volontà mediante gli elementi unificatori di mente e corpo, di pensiero e materia, allo scopo di ricondurre all'equilibrio. La SPIRITUALITA' SCIAMANICA non scaturiva, perciò, da un indefinibile timore nei confronti delle potenze della Natura e del soprannaturale, ma da una conoscenza profonda ed intuitiva delle "forze" in atto nelle circostanze dell'esistenza, e dello stretto legame fra componenti psichiche e fenomeniche. Queste considerazioni conferiscono allo SCIAMANESIMO un carattere prettamente realistico, in quanto pongono l'accento sul dominio di sè stessi e sulla cognizione dell'organicità del reale. Lo SCIAMANESIMO è la più antica forma spirituale dell'uomo, un sapere senza tempo, anzi, possiamo affermare "al di là" del tempo, che coinvolge tutte le popolazioni primordiali del mondo. Tutto ciò che è ancestrale è ESSENZIALE, ed è inscindibile da ogni verità profonda; si può definire perciò, senza dubbio alcuno, la saggezza dello SCIAMANO PRIMORDIALE come l'Alpha e l'Omega di tutto il lungo percorso della conoscenza umana, dal momento che essa ha sperimentato la complessità differenziandosi, straniandosi solo apparentemente dal perno della sua consapevolezza primigenia, mentre quest'ultimo, dal profondo, ha sempre, in ogni tempo ed in ogni circostanza, guidato i suoi passi come un potente centro d'equilibrio che attrae l'anima pur lasciandole l'illusione di potersi allontanare. Tutta la saggezza degli antichi EGIZI, dei SUMERI, dei testi sapienziali VEDICI, della FILOSOFIA ERMETICA, il percorso iniziatico della KABBALAH, le teorie dei filosofi e dei pensatori di tutte le epoche e di tutte le civiltà, sono solo un pallido riflesso della saggezza dell'antico SCIAMANO, che ci parla dalle profondità sotterranee attraverso l'arte rupestre del Paleolitico Superiore, e attraverso la testimonianza di culture ataviche che sono giunte fino a noi, nonostante quest'ultime costituiscano probabilmente una forma in declino di quello che dev'essere stata la profondità intuitiva primordiale. Nulla si perde e nulla si distrugge di ciò che sottende l'essenza del mondo reale, tutto ubbidisce alla LEGGE DI COMPENSAZIONE UNIVERSALE, inesorabilmente. Perciò nulla è irreversibile, e quando il ciclo di un'esperienza raggiunge il suo apice, quando in superficie predomina lo smarrimento, le forze più profonde e imprescindibili, sepolte da tempo immemorabile negli insondabili abissi dell'inconscio, attueranno il "reset" dell'intero sistema esistenziale, restituendo al mondo l'unità tra coscienza individuale ed Essenza universale. Le cose devono arrivare ad un punto estremo per poter rinascere, riuscendo ad apprezzare in modo più intenso e più chiaro l'essenzialità. Ciò che ci siamo lasciati alle spalle è la concezione circolare della realtà e del divenire, in favore di un progresso in linea retta, di una "fuga" verso l'infinito che si lascia alle spalle la realtà concreta, dimenticandoci che senza un'autentica connessione con noi stessi, e dunque con la Terra come nostra propaggine spirituale, questo incauto volo assomoglierà sempre più alla leggenda di Icaro; la visione circolare, sciamanica del mondo si deve unire alla visione lineare del progresso nell'immagine più rappresentativa dell'Infinito: il simbolo della SPIRALE, che unisce il cerchio e la retta. Perchè ciò si possa attuare è necessario capovolgere la visione del mondo che ci è stata imposta da secoli, e abbandonare un modello sociale ed economico incompatibile con l'essenza stessa dell'umanità e con i principi stessi della nostra spiritualità innata, che ripudia ogni privilegio erditario e può essere concretizzata soltanto nell'ambito di una società fondata sul merito individuale. Senza questi presupposti la conoscenza della spiritualità ancestrale si trasformerà in un'arida ricerca accademica, e il progresso stesso, senza il giusto indirizzo della prosperità collettiva, si trasformerà in un meccanismo distruttivo.<br />
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<b>LE TEORIE EVOLUTIVE E LE RADICI DELLA COSCIENZA </b><br />
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La comparsa dell'uomo moderno probabilmente sarà destinata ad essere retrodatata sempre più dalle prossime indagini archeologiche. Il frammento di una mascella umana anatomicamente moderna risalente a 180.000 anni fa scoperto in ISRAELE (presso MISLYA, MONTE CARMELO), testimonia che la migrazione degli esseri umani dall'AFRICA (finora considerata la culla della nostra specie) al continente asiatico era già stata attuata; ciò implica che la comparsa dell'uomo moderno dev'essere ulteriormente retrodatata, e che il processo evolutivo potrebbe essersi realizzato anche in altri continenti. Il prof.ISRAEL GERSKOVICH, dell'UNIVERSITA' DI TEL AVIV, afferma che se i nostri antenati hanno colonizzato i continenti fuori dall'AFRICA 200.000 anni fa (e l'archeologia lo prova), la loro presenza dovrebbe essere retrodatata ad almeno 500.000 anni fa. Un arco temporale enorme, durante il quale si possono essere succedute culture, forse anche molto progredite e diverse da ciò che noi potremmo intendere; in altre parole: non è possibile che l'uomo, nel pieno sviluppo delle sue facoltà cognitive, abbia atteso centinaia di migliaia di anni prima di manifestare l'ispirazione artistica ed il pensiero concettuale espresso dalla simbologia, soprattutto per il fatto che le stesse capacità intellettive acquisite implicano uno "sforzo" notevole prima di giungere alla formazione della nostra specie, e quando c'è uno "sforzo", c'è un obiettivo, ed è difficile, se non impossibile, che il meccanismo evolutivo, che è "in divenire", si possa essere fermato dopo aver raggiunto un livello così alto; solo la conoscenza porta ad un'evoluzione psico-fisica come quella dell'uomo, e la conoscenza è un processo infinito, non si accontenta di fabbricare utensili e armi da caccia. Ma la scoperta dei reperti fossili in ISRAELE non è l'ultima delle eccezionali testimonianze sull'antichità della presenza dell'HOMO SAPIENS: nel 1960, in MAROCCO, su una collina isolata in mezzo alla savana, nei pressi di JEBEL JRHOUD, sono stati rinvenuti fossili di almeno 5 individui risalenti a circa 350.000 anni fa, assieme a numerose lame di selce usate per la caccia e bruciacchiate come se fossero state usate per cuocere il cibo. I fossili sono stati identificati come una forma transitiva di HOMO SAPIENS, ma presentano una capacità cranica e un aspetto quasi indistinguibile da quello dell'uomo moderno; la forma del cranio è più allungata rispetto a quella dell'uomo moderno e la fronte solo leggermente più sfuggente. Dalle analisi effettuate sui reperti sembra che questi individui si nutrissero di gazzelle e uova di struzzo. Una cosa è certa: appartengono al nostro albero genealogico e, con la loro involontaria testimonianza, sono destinati a riscrivere la storia dell'evoluzione umana. La scoperta è stata annunciata dalla rivista NATURE il 7 giugno 2017.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-9ZuSROg6giA/XjRv6etBIuI/AAAAAAAAfvI/-69TAiB9KkYB7_FG9b_ImfRAwvwJCStQgCLcBGAsYHQ/s1600/Jebel_Irhoud_1._Homo_Sapiens.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1063" data-original-width="1600" height="212" src="https://1.bp.blogspot.com/-9ZuSROg6giA/XjRv6etBIuI/AAAAAAAAfvI/-69TAiB9KkYB7_FG9b_ImfRAwvwJCStQgCLcBGAsYHQ/s320/Jebel_Irhoud_1._Homo_Sapiens.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: uno dei fossili di Jebel Irhoud, Marocco, descritti nel capitolo sopra, risalenti a 350.000 anni fa.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-YLrXFjbFxbM/XjRwWK8TX9I/AAAAAAAAfvQ/TCwqaiZ_ALQaYXoJEv8UWtkQRwUfcTP6gCLcBGAsYHQ/s1600/0004CB7D-il-fossile-di-homo-sapiens-scoperto-in-una-grotta-in-israele.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="410" data-original-width="700" height="187" src="https://1.bp.blogspot.com/-YLrXFjbFxbM/XjRwWK8TX9I/AAAAAAAAfvQ/TCwqaiZ_ALQaYXoJEv8UWtkQRwUfcTP6gCLcBGAsYHQ/s320/0004CB7D-il-fossile-di-homo-sapiens-scoperto-in-una-grotta-in-israele.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: la mascella umana scoperta a Mysla, Monte Carmelo, Israele, descritta nel capitolo sopra, datata 180.000 anni.<br />
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Il paleontologo PHILIP TOBIAS (1925-2012), in un'intervista del 2004, espresse già allora la certezza che la specie umana avesse già raggiunto il suo moderno sviluppo 300.000 anni fa. E le prove gli danno ragione. Ora, le più antiche raffigurazioni pittoriche all'interno delle caverne risalgono a non più di 40.000 anni fa, e ciò significa forse che più di duecentomila anni di esistenza della specie umana nello sviluppo delle sue piene facoltà psicofisiche, non hanno mai conosciuto l'emergere di alcuna ispirazione artistica o esperienza spirituale fino all'"esplosione" creativa avvenuta circa 40.000 o 60.000 anni fa (se teniamo in conto anche il raffinato BRACCIALE in clorite della caverna di DENISOVA)? Per tutto quell'immenso arco di tempo, infatti, le testimonianze archeologiche riconducono soltanto ad una ripetitiva ed immutabile produzione di rozzi utensili in pietra, ma nulla di simbolico o artistico. Si è improvvisamente "accesa" una scintilla, appena 60.000 anni fa, sotto forma di casuale e darwiniana mutazione genetica, oppure è la nostra indagine archeologica a difettare, e forse un giorno scopriremo delle segrete capsule del tempo in labirinti ancora più impenetrabili, i cui dipinti potrebbero risalire a centomila o duecentomila anni fa? Ma non lasciamoci trasportare troppo dall'immaginazione, riprendiamo il discorso dai dati concreti, scientifici ed archeologici.<br />
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La scoperta delle famose LANCE DI SCHOENINGEN mette in crisi ulteriormente le attuali convinzioni riguardo la prassi dello sviluppo umano: si tratta di 8 lance di legno, fossilizzate, ritrovate nel 1998 in un accampamento da caccia dell'HOMO HERECTUS HEIDELBERGENSIS, in Germania, nei pressi di una miniera di lignite, risalenti ad almeno 400.000 anni fa. L'HOMO HEIDELBERGENSIS, che a quell'epoca popolava l'Europa, è considerato come una specie di HOMO SAPIENS: la sua capacità cranica era molto vicina a quella dell'uomo moderno. D'altro canto, l'HOMO FLORESIENSIS, ominide vissuto nell'isola indoinesiana di Flores da 190.000 a 12.000 anni fa, che aveva una capacità cranica non superiore a quella di uno scimpanzè, era però in grado di fabbricare armi e utensili di pietra. In base a questi dati, sembra che in questo caso le dimensioni del cervello non abbiano avuto un ruolo così essenziale, altrimenti l'HOMO FLORESIENSIS non avrebbe potuto trovare soluzioni così evolute per la sopravvivenza. Oppure, più probabilmente, vi è in tutto questo l'intervento di elementi che vanno oltre l'aspetto meccanicistico e superficiale dei fenomeni, elementi più profondi, impercettibili al senso comune, che dirigono e sottendono la realtà fisica, e che la SPIRITUALITA' SCIAMANICA per la prima volta riconobbe, decine di migliaia di anni fa, lasciandoci testimonianze sotto forma di manufatti, dipinti e simboli ancestrali. Dove c'è arte, c'è spirito; ma non è detto che le più antiche raffigurazioni artistiche siano quelle a noi note finora, risalenti ad "appena" 40.000 o 60.000 anni fa, soltanto perchè ancora non abbiamo scoperto nulla di più antico che possa identificare un'astrazione della conoscenza in simboli e raffigurazioni. Se duecentomila anni separano la "comparsa" dell'uomo moderno dalle testimonianze artistiche a noi pervenute risalenti a circa 40.000 anni fa, si potrebbe supporre (e sarebbe un ragionamento perfettamente logico) che forse altre civiltà si siano succedute nel tempo, magari completamente diverse dalla nostra, culture a noi inconcepibili, cancellate da cataclismi e catastrofi naturali. Guardando i documentari di Discovery Channel, intitolati "La terra dopo l'uomo", ci si può fare un'idea di quanto poco tempo ci mette la Natura a riassorbire qualsiasi elemento architettonico e artificiale. A tutto ciò si somma il fatto che noi, fino ad oggi, abbiamo conosciuto meglio le galassie lontane miliardi di anni luce che il fondo degli oceani e i labirinti che si snodano nel sottosuolo terrestre, quel sottosuolo da cui era ossessionato HOWARD PHILLIPS LOVECRAFT.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-VJwT3m5VM-0/XjRw-qhkJJI/AAAAAAAAfvY/Oc-OCgOVH9sXi6UfSVImusXs72Ss1JfBQCLcBGAsYHQ/s1600/900-1100-A-lance-sch%25C3%25B6ningen-2014-DSC_2480.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1047" data-original-width="900" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-VJwT3m5VM-0/XjRw-qhkJJI/AAAAAAAAfvY/Oc-OCgOVH9sXi6UfSVImusXs72Ss1JfBQCLcBGAsYHQ/s320/900-1100-A-lance-sch%25C3%25B6ningen-2014-DSC_2480.jpg" width="275" /></a></div>
FOTO: repliche delle lance di Schoeningen, descritte nel capitolo sopra, risalenti a 400.000 anni fa.<br />
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"Per un po' di tempo è stato di moda credere che la società civilizzata si sia evoluta da un primitivo stato selvaggio. Tale moda ora sta declinando. Siamo più portati a credere che l'uomo, come uomo, sia emerso molto rapidamente e abbia raggiunto quasi subito un elevato sviluppo spirituale e intellettuale. Successivamente, una serie di calamità, sia morali che fisiche, lo hanno sopraffatto, e queste calamità hanno causato una rapida degenerazione in varie parti della terra". (DENIS SAURAT 1890-1958: scrittore e studioso eclettico anglo-francese)<br />
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Ma forse non basta capire profondamente quella che doveva essere la psicologia onnicomprensiva dei nostri più lontani antenati perchè ogni tassello del puzzle vada al suo posto: possiamo affermare di conoscere appena il 2% della lunga storia dello sviluppo dell'umanità, l'altro 98% è avvolto dall'oscurità, seppellito dal tempo, nascosto e custodito in profondità impenetrabili, o assimilato dal paesaggio che ne ricopre le vestigia, come le famose PIRAMIDI DI BOSNIA, e molti altri misteriosi luoghi. Brancoliamo nel buio perfino per quel che riguarda le epoche storiche a partire da "appena" cinquemila anni fa. Nel periodo precedente questi cinquemila anni di cui possiamo avere testimonianze scritte (caratterizzato dalla nascita dell'agricoltura e dall'ERA NEOLITICA che si estende a ritroso fino all'11.000 a.C.), il contesto ci appare molto più nebuloso, fino alla scoperta, nel 1995, di GOBEKLI TEPE, che fa retrocedere le lancette dell'orologio della civiltà di almeno settemila anni, rivelando, oltre ai raffinati bassorilievi sui megaliti (le cui iconografie sembrano indubbiamente antesignane di quelle d'epoca storica) una forma di scrittura su una lastra di pietra molto simile ai geroglifici egizi; sempre a ritroso, oltre GOBEKLI TEPE ci si addentra nell'ERA MAGDALENIANA, che rappresenta l'ultima espressione del PALEOLITICO SUPERIORE e copre un arco di tempo dal 25.000 all'11.000 a.C.; prima ancora dell'ERA MAGDALENIANA, l'ERA AURIGNAZIANA copre un arco di tempo da 30.000 a 50.000 anni fa; fino a 25 anni fa quest'epoca era considerata come il periodo in cui la coscienza umana compiva i primi passi con rozze espressioni figurative; ma ecco comparire, nel 1994, le visionarie e splendide testimonianze pittoriche della grotta di CHAUVET, nella località francese di PONT D'ARC (risalente a 35.000 anni fa), a cui dedicheremo un paragrafo successivo, e che attestano indiscutibilmente un'antico retaggio esperenziale e sapienziale. E dunque le lancette devono retrocedere ancora, nella certezza che retrocederanno sempre più in seguito a scoperte che attendono di essere realizzate. Le conoscenze di cui disponiamo sul lungo percorso che ci ha portati fin qui non rispondono ad un interrogativo che si ripresenta ad ogni nuova scoperta: perchè tutto sembra scorrere al contrario, come se da tempi remotissimi si fosse irragiato un fascio di luce che progressivamente si è affievolito? E infatti le testimonianze più antiche svelano sempre un livello di consapevolezza, di maestria e di conoscenza maggiore rispetto alle epoche successive; questo avviene sia per quel che riguarda la PREISTORIA che la storia a noi conosciuta. E oggi, nonostante l'enorme progresso tecnologico, la nostra civiltà non si è ancora liberata dal velo di barbarie che caratterizza più o meno tutte le sue antiche e moderne epoche. Gli artisti dei SANTUARI PALEOLITICI che hanno dipinto soffitti e pareti nei più profondi meandri delle caverne europee, possono aver portato con sè la reminiscenza di un'antichissima e progredita CULTURA UNIVERSALE, forse spazzata da un disastro naturale come quello ipotizzato dalla TEORIA DELLA CATASTROFE DI TOBA, secondo la quale, in seguito all'eruzione vulcanica avvenuta sotto le acque del lago TOBA, nell'isola di SUMATRA, in INDONESIA, 75.000 anni fa, e rivelatasi la più potente degli ultimi 25 milioni di anni, si verificò la quasi totale estinzione del genere umano, che fu ridotto a poche migliaia di individui, assieme ad un drastico irrigidimento climatico e sconvolgimento ambientale, in quanto intere foreste vennero distrutte, il cielo fu oscurato dalle ceneri per mesi. Nuove prove archeologiche sembrano avvalorare questa teoria. <br />
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Una cosa è certa però: noi siamo dei SOPRAVVISSUTI: a catastofi immani avvenute in epoche remotissime; a lunghi periodi di ristrettezze causate da cambiamenti climatici; al fatto che la Natura stessa è tutt'altro che una madre amorevole, ma ha da sempre sottoposto il genere umano a prove crudeli, costringendolo a difendersi con il suo solo ingegno. Ma di sicuro le tribolazioni a cui la Natura ci ha sottoposti non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelle a cui l'uomo ha sottoposto sè stesso e la propria comunità: le prime dipendono da leggi eterne ed imprescindibili, le seconde sono frutto di alterazione. Se siamo sopravvissuti, è perchè siamo la prima specie dal carattere UNIVERSALE, microcosmico, in grado di comprendere e di integrare, ed è infatti questo il principale indirizzo dell'evoluzione . Ciò non significa semplicemente avere coscienza di sè: anche molti animali, compresi i primati, dimostrano di averne, i delfini sono semi-umani e gli elefanti dipingono e si riconoscono allo specchio; si possono trovare su Youtube documentari al riguardo. La vera sfida dell'HOMO SAPIENS fu quella di elevare questa coscienza al di sopra della realtà ordinaria, pratica e relativa alla sopravvivenza, estendendola fino ad una visione UNIVERSALE che gli permise lo sviluppo spirituale e l'affrancamento dalla "specializzazione" che caratterizzava l'esistenza delle altre specie animali. La visione UNIVERSALE dell'esistenza determina un carattere espansivo, interattivo, C-O-M-P-R-E-N-S-I-V-O, e fondamentalmente COLLABORATIVO; per cui l'HOMO SAPIENS ha potuto sopravvivere come specie grazie alla cooperazione e alla trasmissione del benessere e della conoscenza a gruppi sempre più numerosi di individui, superando ogni interesse particolaristico. Le affermazioni dello storico contemporaneo israeliano YUVAL NOAH HARARI alla domanda "PERCHE' SOLO NOI SIAMO SOPRAVVISSUTI?", richiamano la TEORIA DARWINIANA sull'esistenza di molte specie di OMINIDI, difficilmente sostenibile alla luce delle nuove scoperte, ma sono valide senz'altro anche per una considerazione più complessiva della realtà:<br />
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"Siamo sopravvissuti perché solo noi sapevamo cooperare. Gli altri riuscivano a mettere insieme gruppi di massimo 50 individui. Non si fidavano degli sconosciuti, di chi non era a loro affine. Il Sapiens no. Magari come gli altri all'inizio era diffidente, poi trovava qualcosa che li accomunava, anche se restavano perfetti sconosciuti".<br />
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L'HOMO SAPIENS, a tutti gli effetti, ha posseduto lo strumento interiore di cui la Natura e l'Universo si servono al fine di pervenire allo sviluppo della COSCIENZA: la capacità di integrare in sè stesso ogni elemento della realtà, l'apertura mentale, l'ESPANSIONE; qualità psicologiche che hanno determinato un atteggiamento collaborativo che si estese ad ogni gruppo vicino o lontano, mediante la trasmissione delle conoscenze (che si rivelano simili in ogni punto del pianeta) e la condivisione universale delle pratiche spirituali. Se ciò non fosse avvenuto, oggi non potremmo osservare il parallelismo delle simbologie, dei miti e delle pratiche più antiche, che sono simili in tutto il mondo; ogni gruppo si sarebbe conservato nella sua nicchia, fino a che le avversità glielo avrebbero permesso, sempre uguale a sè stesso; non ci sarebbe stato progresso culturale senza condivisione, e nell'isolamento, il genere umano si sarebbe probabilmente da lungo tempo estinto, com'è successo a molti animali. Le formulazioni di una teoria evolutiva hanno implicazioni enormi in tutti i campi dell'esistenza, soprattutto riguardo l'evoluzione sociale, la psicologia, lo sviluppo della coscienza e della spiritualità. <br />
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Il ritrovamento dei CRANI DI DMANISI (risalenti a 1,8 milioni di anni fa), in GEORGIA, nel 1999 (le cui rilevazioni scientifiche sono state diffuse parecchi anni più tardi) mette in crisi l'intera TEORIA EVOLUZIONISTICA DARWINIANA, in quanto il teschio n.5 presenta caratteristiche morfologiche che dovrebbero appartenere a diverse specie di OMINIDI molto lontane fra loro nel tempo e nello spazio: HOMO RUDOLFENSIS, HOMO HABILIS, HOMO ERGASTER, HOMO HERECTUS. I quattro gruppi elencati sono classificati dalla TEORIA DARWINIANA come "specie", ovvero come diramazioni da un filo conduttore comune, che si sono allontanate e differenziate nel tempo, assumendo diverse abitudini, necessità e "specializzazioni" ambientali, al punto da non poter essere geneticamente compatibili se si fossero incontrate. Per essere geneticamente compatibili bisogna generare della prole in grado di riprodursi; questo avvenne, ad esempio, fra l'UOMO DI CRO MAGNON (HOMO SAPIENS) e l'UOMO DI NEANDERTHAL, e se le specie presentano caratteristiche genetiche radicalmente diverse la Natura blocca la prolificazione di errori, rendendo sterile il risultato, non riproducibile. La sterilità degli ibridi è la fondamentale conseguenza del processo di SPECIAZIONE che sarebbe avvenuto fra tutte le specie di OMINIDI esistente, comprese quelle sopra accennate, che non avrebbero potuto avere la possibilità di scambiarsi materiale genetico, e quindi di generare una popolazione intermedia di individui fra una specie e l'altra. Ma questo è un argomento più complesso di quanto esposto in questa sede. La teoria DARWINIANA finora dominante considera l'HOMO SAPIENS come una delle tante specie di OMINIDI che si sono succedute nell'arco di milioni di anni, nè più nè meno, ed il suo eccezionale sviluppo intellettivo come frutto di mutazioni puramente "casuali" nel corso del tempo. La scoperta del CRANIO N.5 (SKULL 5) di DMANISI riscrive tutta la storia dell'evoluzione umana e dei suoi meccanismi, perchè le caratteristiche facciali di questo fossile, come sopra accennato, unificano ben 4 diversi gruppi: H.RUDOLFENSIS, H.ERGASTER, H. HABILIS e H. HERECTUS, dimostrando non solo che essi appartenevano ad un'unica specie, quella umana, e che quindi furono geneticamente compatibili come lo fu l'UOMO DI NEANDERTAL con l'UOMO DI CRO MAGNON (e infatti l'uomo di NEANDERTHAL è classificato ora come HOMO SAPIENS a tutti gli effetti) ma che hanno addirittura convissuto quando, secondo la teoria ufficiale, avrebbero dovuto essere separati da 1 milione di anni! Gli altri 4 crani, oltre a quello più importante n.5, presentano anch'essi caratteristiche morfologiche diversissime, pur appartenendo evidentemente alla stessa tribù. Il CRANIO N.5 conteneva un cervello piccolo, meno della metà di quello di HOMO SAPIENS, aveva un viso molto lungo e forte dentatura, la sua altezza era di 1 metro e 40 centimetri, per un peso di 50 chili almeno; morì all'età di circa 30 anni.<br />
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FOTO: i cinque crani rinvenuti a Dmanisi, in Georgia, risalenti a 1,8 milioni di anni fa, descritti nel capitolo sopra.<br />
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Il fatto che l'HOMO SAPIENS si sia evoluto da una "ramificazione" del cespuglio evolutivo darwiniano coinvolgente molte specie diverse, o che tutti i gruppi del genere HOMO esistenti nel tempo costituissero diverse espressioni di un'unica specie, cosa comporta riguardo lo sviluppo della COSCIENZA? Se davvero fosse vera la TEORIA DARWINIANA dello sviluppo isolato della specie H.SAPIENS, il fatto che esistessero altri tipi di OMINIDI renderebbe la sua eccezionale evoluzione ineluttabilmente frutto del CASO? E per comprendere il SENSO DI SCOPO insito nei codici della Natura stessa, è davvero necessaria la teoria che ora avanza dell'UNIFICAZIONE DEI GRUPPI IN UN'UNICA SPECIE? Considerando entrambe le teorie in un'ottica superiore, esse possono convergere proprio nella comprensione che coscienza ed intelligenza non sono frutto di un "inciampo" casuale lungo un percorso che avrebbe dovuto essere sempre uguale ed immutabile, sia che ci fossero molte specie diverse, sia che fosse esistita una sola specie dalle diverse espressioni morfologiche; la Natura non si può forse esprimere in modi assolutamente diversi ed incompatibili, pervenendo comunque, mediante uno di questi, alla realizzazione di un più alto sviluppo intellettivo che non sarebbe comunque frutto di un CASO? Questo significa solo che alla base dell'evoluzione umana c'è uno SCOPO, un indirizzo scritto da milioni di anni nei codici della Natura. In entrambe i casi, la "casualità" promossa dalla teoria darwiniana, ad una più profonda analisi si dimostrerebbe inattendibile.<br />
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La conoscenza ancestrale dell'uomo, contenuta nella vocazione sciamanica, sarà destinata anch'essa ad essere retrodatata, forse più grazie all'illuminazione della coscienza universale che per l'apporto di nuove testimonianze archeologiche, o magari per entrambe; le testimonianze più importanti, in ogni caso, sono custodite sempre nelle profondità dell'inconscio individuale e collettivo. L'occultamento della consapevolezza ancestrale dell'umanità non è un fatto recente, ma migliaia di anni ci separano dall'equilibrio e dal potere che risiedono nel nostro vero mondo interiore, dalla visione unitaria e realistica del Cosmo, a partire da tutto ciò che può essere documentato dalla storia che finora abbiamo conosciuto. Eppure, nel contesto della sfera sapienziale parallela che divide questo mondo, la MEMORIA DEGLI ANTICHI SCIAMANI è sempre stata presente, e custodita come l'unica garanzia di futuro. La MEMORIA SACRA che appartiene ad ognuno di noi è solo parzialmente espressa dai testi sapienziali delle antiche civiltà, la SPIRITUALITA' SCIAMANICA è stata "cristallizzata" nel corso delle epoche storiche, i suoi messaggi cifrati e resi accessibili solo agli appartenenti a caste sociali privilegiate che possono intraprendere l'iniziazione. Le assimilazioni della storia conosciuta si rivelano delle pallide reminescenze di ciò che la nostra mente ha "dimenticato" delle sue origini, dell'ANIMA UNIVERSALE che dalla notte dei tempi ha connesso tutti i popoli del mondo, e che attende da migliaia di anni il suo risveglio sepolta nelle profondità dell'inconscio collettivo. Molti hanno mantenuto la purezza e la profonda connessione con le energie della Terra e dell'Universo, miliardi di individui sono invece frutto di un graduale e millenario processo di disumanizzazione, dei gusci vuoti e delle scintille ormai spente per sempre, da Oriente ad Occidente. La riconnessione alle nostre comuni radici ancestrali è la più importante garanzia di futuro e un dovere imprescindibile degli spiriti davvero illuminati.<br />
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<b>I SANTUARI PALEOLITICI GUARDIANI DELLA MEMORIA</b><br />
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La reintegrazione dei principi costitutivi del benessere interiore e il riconoscimento della realtà divina di tutte le cose, di tutto ciò che "diviene" come manifestazione di ciò che "E' DENTRO DI NOI", è un passo essenziale per garantire il futuro e la sopravvivenza della nostra specie. Nei valori dell'antica SAGGEZZA SCIAMANICA risiede il potere che l'Universo e la Natura hanno da sempre conferito all'uomo, che è un potere su sè stesso, prima che su ogni altro aspetto della realtà che lo circonda: il potere dell'EQUILIBRIO e della simbiosi con il suo ambiente. La cura, la medicina per la guarigione del mondo, è una promessa istoriata nei mitogrammi raffigurati sui soffitti e sulle pareti dei santuari paleolitici: le profonde ed inaccessibili caverne custodi della conoscenza eterna ed universale; forse è per questo che i nostri antenati non hanno scelto ripari sotto roccia, o l'antro d'accesso delle grotte, o altri luoghi facili da raggiungere e alla luce del sole per dipingere i capolavori che oggi possiamo ammirare: perchè la profonda intuizione degli iniziati, degli sciamani e dei veggenti, ha voluto creare uno scrigno inviolabile in cui sarebbe stata custodita la coscienza cosmica dell'uomo per il futuro. I più antichi santuari paleolitici (il più prezioso dei quali è la CAVERNA DI CHAUVET, presso Vallon Pont d'Arc in Francia, i cui dipinti risalgono a circa 35.000 anni fa) hanno la stessa funzione delle piramidi dell'Antico Egitto: sono CUSTODI DELLA CONOSCENZA, GUARDIANE DELLA MEMORIA. Uno dei molti esempi è il TEMPIO PALEOLITICO DI GOBEKLI TEPE, risalente a 13.000 anni fa: quando questo tempio venne abbandonato (8.000 anni fa) i sapienti sciamani si preoccuparono di nasconderne le vestigia costruendoci sopra una collina artificiale, con l'evidente intento di conservarne la memoria ed il potere in essa racchiuso. I santuari più antichi del Palolitico sono le nostre astronavi del futuro e della salvezza, più importanti delle piramidi egizie e di ogni altra opera monumentale esistente al mondo. Più ci inoltriamo indietro nel tempo: di migliaia...di decine di migliaia di anni, più il sentiero diviene luminoso; i messaggi per immagini dello Sciamano paleolitico rimangono oscuri soltanto finchè la mente persevera nell'oscurità, ma divengono percorsi di luce abbagliante per l'iniziato che ha raggiunto il suo più profondo e alto livello. La conoscenza scritta su papiro, su tavolette d'argilla, sui testi delle piramidi o in qualsiasi altro modo sebbene enigmatico, trasmette un "riflesso", poichè la MEMORIA SACRA, la più profonda, dev'essere comunicata soltanto dalla bocca all'orecchio attraverso le generazioni, è al di là delle parole, dei concetti e della stessa intuizione. Ogni messaggio comunicato attraverso i miti, i testi sacri e sapienziali, i rituali e le simbologie in epoca storica, proviene dall'imprescindibile eredità degli Sciamani.<br />
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FOTO: la volta della caverna di Altamira con le raffigurazioni dei tori, datata 17.000 anni.<br />
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FOTO: caverna di Chauvet, Pont d'Arc, Francia. Le pitture della sala principale, datate 35.000 anni.<br />
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FOTO: una veduta degli scavi del tempio megalitico di Gobekli Tepe, Turchia, datato 13.000 anni, descritto nel capitolo sopra.<br />
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<b>LO SCIAMANESIMO IN RELAZIONE ALLA TEORIA EVOLUZIONISTICA DI JEAN BAPTISTE DE LAMARCK</b><br />
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L'etimologia del termine SHAMAN (sciamano) sembra aver origine dal sanscrito "SRAMANA", ovvero colui che "si sforza", che "si applica", in questo caso per l'illuminazione e l'evoluzione spirituale. Nella lingua Tungusa SAMAN è anche il nome con cui si identifica il "sacerdote" delle popolazioni siberiane; la SIBERIA è il luogo in cui sopravvivono ancora oggi le più antiche tradizioni e rituali sciamanici del mondo, e più precisamente del continente EURASIATICO. Ecco allora che "colui che si sforza" nel corso della sua vita perseguendo il superamento della sofferenza e la conoscenza superiore, mediante il proprio intento diviene utile non più solo a sè stesso, ma a tutta la comunità, assumendo un ruolo autorevole e fungendo da esempio. Questo principio della saggezza sciamanica, lo SFORZO (o INTENTO) costante alla trasformazione e allo sviluppo spirituale, può essere accostato alla concezione dell'Universo mentale avvalorata dalla fisica quantistica, ma anche alla teoria evolutiva di JEAN BAPTISTE DE LAMARCK, secondo la quale i caratteri genetici non solo vengono ereditati dai genitori, ma continuano a modificarsi durante tutta l'esistenza individuale trasmettendo i miglioramenti alle generazioni successive, secondo un progetto insito nella stessa Natura, teso al perfezionamento di entità sempre più complesse. "Colui che compie lo sforzo" interagisce con le energie sottili, con le informazioni e i meccanismi fondamentali e "mentali" dell'universo, ed è strumento egli stesso di perfezionamento universale, perchè sostiene l'equilibrio e stimola l'evoluzione psichica della comunità. La teoria darwiniana, in opposizione a quella di LAMARCK, afferma invece che le caratteristiche genetiche sono dei fattori "statici", che vengono trasmessi alle generazioni successive e dai quali non ci si può affrancare, se non per intervento di "casuali" mutazioni, indipendenti dalla nostra volontà e dai nostri sforzi. Oggi la teoria darwiniana è ancora dominante, nonostante negli ultimi 20 anni, i risultati dei nuovi studi basati sull'EPIGENETICA sembrino riconfermare la teoria di LAMARCK, che appare molto più in accordo con la rapida evoluzione delle doti intellettive e della coscienza umana, le quali non possono essere frutto di mutamenti "casuali". Quella che abbiamo fatto sulla teoria evoluzionistica di LAMARCK non è una digressione fuori luogo rispetto all'argomento che in questo saggio vogliamo affrontare, perchè lo SCIAMANESIMO, come la suddetta teoria, considera la Natura e l'universo come un entità intelligente, viva, con degli orientamenti precisi, e ciò è correlato al discorso sulla rapida ascesa dell'intelletto umano, delle sue conoscenze primordiali e alla retrodatazione dello sviluppo della nostra specie.<br />
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Altra considerazione importante: CHARLES DARWIN definì l'evoluzione come una selezione naturale dovuta alla sopravvivenza del più forte, o del più "adatto" alla sopravvivenza in un determinato ambiente; ma questo meccanismo non apporterebbe nulla al miglioramento psico-fisico dell'uomo, determinerebbe solamente la conservazione del "tipo medio" di una specie. La teoria darwiniana, inoltre, asseconda senz'altro le esigenze del sistema economico e sociale dell'epoca in cui ha visto la luce, ovvero la necessità di legittimare competizione e sopraffazione attribuendole allo stesso corso della Natura. La natura umana è molto più complessa delle rozze leggi meccanicistiche che sembrano dominare la dimensione superficiale della realtà. L'uomo non è nè buono nè cattivo, è un essere in divenire. Ma per quel che riguarda l'uomo primordiale dobbiamo con certezza affermare che per centinaia di migliaia di anni egli poteva essere vessato unicamente dalle forze della Natura, giammai dai propri simili, possedendo una qualità fondamentale per la spinta evolutiva ed il progresso della coscienza: la dignità e la fierezza di cui oggi pochi si possono vantare. JEAN JACQUES ROUSSEAU, come individuo, poteva essere certamente disprezzabile, e buona parte della sua filosofia è stata inquinata dall'"individuo" discontandosi dagli intenti del suo genio, anche se non possiamo dargli torto del tutto per quel che riguarda l'analisi della natura umana. Leggiamo un passo di COLIN WILSON:<br />
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"In Natura esiste la legge del "lasciare in pace"; sono pochi gli animali che uccidono per il piacere di uccidere. Una donna che stava raccogliendo delle bacche dolci, poteva sentire un orso camminare respirando rumorosamente, ma sapeva che la bestia non l'avrebbe attaccata a meno che non fosse spaventata per i suoi piccoli. E, al calar della notte, antilope e leone bevono insieme, fianco a fianco. Cacciatori di diverse tribù che s'incontrano nella foresta possono salutarsi vicendevolmente e procedere oltre, a meno che un gruppo non abbia invaso il territorio dell'altro. In città prevalse una nuova legge di ostilità e chiamarla "legge della giungla" è ingiusto nei riguardi della giungla. Non c'è bisogno di credere nel nobile selvaggio di Rousseau per essere convinti che la perdita della grazia divina dell'uomo sia avvenuta a causa della vita cittadina; è una questione di buon senso. Può darsi che alcune città fossero prospere e sicure, con una buona terra e un forte governante, ma erano un'eccezione. La maggior parte delle città erano poco più di grossi gruppi di esseri umani che vivevano assieme per convenienza, come topi in una fogna". ("L'OCCULTO" di COLIN WILSON, pag.150)<br />
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Dobbiamo aggiungere che queste considerazioni sono forse troppo semplicistiche, poichè non è certamente la città o la civiltà in sè stessa ad essere deleteria, quanto l'indirizzo dell'interesse e del profitto privato. Dobbiamo ricordare che i primi evoluti complessi cittadini sono attribuibili a culture neolitiche, altamente progredite ed egualitarie, nel contesto delle quali non vi erano spazi di degrado o povertà: vedi la CIVILTA' DELLA VALLE DELL'INDO, o CATAL HUYUK. Dunque, non è affatto vero che la "civiltà" sia scaturita principalmente dalla divisione in classi della società, e non si può tracciare nemmeno una linea netta fra NEOLITICO e PALEOLITICO: le recenti scoperte archeologiche attestano un'estrema fluidità e continuità culturale.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-851BqJfvdlc/XjR2VivqO0I/AAAAAAAAfwI/2UFm66adRG0RBaU4RSOUZ87wWcm_EGVEACLcBGAsYHQ/s1600/unnamed.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="332" data-original-width="512" height="207" src="https://1.bp.blogspot.com/-851BqJfvdlc/XjR2VivqO0I/AAAAAAAAfwI/2UFm66adRG0RBaU4RSOUZ87wWcm_EGVEACLcBGAsYHQ/s320/unnamed.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Jean Baptiste de Lamarck (a sinistra) 1744-1829 e Charles Darwin (a destra) 1809-1882.<br />
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<b>LO SCIAMANESIMO IN RELAZIONE ALLA FILOSOFIA MARXISTA</b><br />
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Si può considerare lo SCIAMANESIMO una forma d'ispirazione spirituale inscindibile dalle concrete necessità dell'esistenza, in quanto non vi è alcuna separazione fra vita reale e crescita interiore, nè fra spirito e materia: tutto si snoda in un continuum che si svela allorchè l'illusione dualistica svanisce. Ogni atto dell'esistenza è un atto spirituale, il progresso interiore trasforma, estende questo atto ad un'accezione più ampia, universale, creando una dimensione esistenziale di più alto livello. Ed è altrettanto fondamentale nell'esistenza dell'uomo l'esplorazione dell'ignoto, poichè lo stesso mondo reale è correlato alle dimensioni nascoste, che non devono essere concepite come forze "estranee", ma come energie neutre che possono essere indirizzate dalla volontà in senso positivo o negativo, come potenze vantaggiose o deleterie; a ciò si aggiunge l'individuazione delle energie magnetiche della Terra (luoghi di potere), dei fattori psichici da equilibrare per ripristinare il benessere individuale complessivo, mediante l'apporto inconscio della ritualità e dei simbolismi; non per nulla lo SCIAMANO è anche denominato L'UOMO MEDICINA.<br />
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La CONCEZIONE MATERIALISTICA DELLA STORIA della filosofia marxista trova il suo punto di convergenza con la visione sciamanica della realtà, costituendo un modello di monismo panteistico secondo il quale dalla materia stessa scaturiscono gli attributi dello spirito e della divinità: ciò non contraddice affatto l'idea della matrice spirituale della realtà, ma la completa rendendola inscindibile dai suoi aneliti evolutivi mossi dal basso, dai più oscuri ed inconsci abbozzi della materia. Allo stesso modo, gli artisti paleolitici fanno emergere da questi abissi indifferenziati, sulle pareti rocciose delle caverne, le entità vive della Natura, nella consapevolezza che dal basso, dall'oscurità, mediante lo sforzo evolutivo dell'anima universale, si innesca lo sviluppo di individualità sempre più libere e complesse. In realtà il MARXISMO, come lo SCIAMANESIMO, abolisce ogni tipo di illusoria separazione, affidando al "divenire" l'edificazione dello spirito, incentivando la responsabilizzazione individuale, nella consapevolezza che non vi è alcun "assoluto" che governa dall'alto, bensì una "forza in divenire" che sottende la realtà universale, che nella materia si incarna dalle forme più rozze alle espressioni sempre più prossime alla divinità. Soltanto prendendo le mosse dalla realtà concreta dell'uomo la sua condizione può essere modificata in senso spirituale. Concepire un'Assoluto indipendente dalle manifestazioni materiali determina un rapporto arido e inconcludente con la Natura e gli altri esseri viventi. L'uomo non è un'entità spirituale a prescindere dal suo sforzo evolutivo: l'uomo può divenire un'entità spirituale, può divenire egli stesso divinità, ma non vi è nessuno, tranne lui, che possa alimentare la scintilla del suo potenziale. Lo Spirito non è affatto qualcosa di scontato, tantomeno ci accompagna dalla nascita: lo Spirito è un bene di lusso, costa fatica, sofferenza, lotta (non dell'uomo contro l'altrui volontà, ma soprattutto contro sè stesso e le proprie contraddizioni). Solo dopo aver accettato le leggi impersonali e poco poetiche di questo basso mondo, quest'energia eterna chiamata Spirito potrà finalmente iniziare a configurarsi, permeando una nuova realtà. Possiamo ben notare come in molte persone che seguono un indirizzo "spirituale" si celi un reale cinismo e aridità di cuore, mentre altri individui dall'approccio "scettico" e materialistico abbiano in sè molte caratteristiche psicologiche proprie dell'ambizione spirituale. Nulla è ciò che sembra: così per il MATERIALISMO MARXISTA, che ad un'analisi più profonda si rivela molto più spirituale di alcune filosofie che mirano all'Assoluto.<br />
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Per ricollegarci all'argomento che intitola questo capitolo, lo SCIAMANESIMO è la forma spirituale primigenia, strettamente legata al collettivismo come organizzazione naturale della società, non è compatibile con caste sacerdotali e con concezioni "astratte" e gerarchiche della divinità; allo stesso modo la visione panteistica del mondo considerava sul medesimo piano ogni forma di vita, entità e fenomeno della Natura e dell'Universo; dal punto di vista sociale ciascuno s'identificava con tutti, ma, allo stesso tempo, ogni individuo costituiva un'universo separato, completo, che doveva seguire con le proprie forze il percorso della saggezza e della maturità; ai primordi l'iniziazione era universale, ogni uomo diveniva maestro di sè stesso e spesso figura autorevole, ognuno era connesso alla comunità e, nello stesso tempo, assolutamente indipendente da essa; la convergenza fra indipendenza individuale e partecipazione collettiva rappresentava il più solido sostegno della libertà; ogni uomo era perfettamente in grado di sopravvivere senza il supporto della comunità, ogni individuo era un "mondo", in quanto il bagaglio delle sue conoscenze era generale. Perciò nessuno poteva essere escluso dal cammino dell'INIZIAZIONE. In epoca storica, in seguito alla nascita dei privilegi ereditari, le conoscenze più profonde divennero esclusivo patrimonio di pochi; decadde il primato del merito e individui di natura decisamente inferiore conquistarono l'egemonia. Contro l'INIZIAZIONE come privilegio di pochi si espresse anche ERACLITO DI EFESO, con il suo famoso aforisma:<br />
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"L’iniziazione ai misteri praticata fra gli uomini è profana". (Eraclito di Efeso)<br />
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ERACLITO si riferiva probabilmente alle lotte di potere fra caste sacerdotali e agli interessi economici ad esse legati. Seguendo l'INTERPRETAZIONE MATERIALISTICA DELLA STORIA, si può supporre che dal momento in cui l'uomo ha iniziato a dipendere dagli altri, sia da egemone che da succube del dominio altrui, ogni mutamento nella mentalità imperante espressa dalla forma religiosa "essoterica" ha seguito gli interessi egoistici delle classi dominanti che si sono susseguite nel tempo. L'insegnamento SCIAMANICO primordiale poneva al proprio centro il raggiungimento dell'ARMONIA psicofisica nell'uomo e la possibilità stessa di accedere ad altri stati dell'Essere. Dobbiamo ricordare, come anche GURDJIEFF fece, che non vi può essere nessun conseguimento della completezza interiore se non partendo dalla realtà materiale e concreta dell'esistenza, ammettendo prima di ogni altra cosa la propria fragilità ed impotenza nei confronti dei fenomeni della Natura e dell'Universo. Dunque la forma spirituale pura ed ancestrale dell'uomo non è affatto in rotta di collisione con il materialismo storico marxista, poichè ciò che lo stesso materialismo storico intende smascherare è la pseudo-spiritualità "falsa" e manipolatrice, non intaccando per nulla il valore dell'intuizione primigenia e dei suoi principi. Ed è pur vero che molte forme spirituali emerse durante le epoche storiche in ogni parte del mondo, consistono in una "contraffazione" e deformazione dell'autentica spiritualità dei nostri più lontani antenati. Chiudiamo questo paragrafo con un brano del saggista contemporaneo DANIELE MANSUINO:<br />
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"Al comunismo primitivo corrisponde la fase dello sciamanesimo individuale, quello cioè laddove ogni uomo era sciamano di sé stesso: infatti la struttura delle società di cacciatori-raccoglitori concedeva all’attività immaginativa il tempo necessario all’esplorazione degli stati molteplici dell’essere, e l’assenza di specializzazione nel lavoro inibiva la concezione che, per ragioni di ordine sociale, qualcuno potesse esserne escluso. A questa fase subentrò, nell’ambito delle società nomadi più evolute, quella che potremmo definire dello sciamanesimo specializzato, nella quale ogni tribù delegava l’accesso agli stati molteplici dell’essere a un solo individuo, in modo che gli altri membri avessero più tempo a disposizione per fissare la propria attenzione sul piano della realtà oggettiva". (Dal libro ESOTERISMO E COMUNISMO, di DANIELE MANSUINO)<br />
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Riguardo la fase dello "sciamanesimo specializzato" descritto nell'estratto qui sopra, l'individuo eletto a guida spirituale era comunque un membro della comunità degno di merito e al quale veniva, di conseguenza, conferita autorevolezza; cosa ben diversa dalla trasmissione ereditaria dei privilegi sopraggiunta nelle decadenti epoche successive. Tutto ciò nell'ambito di una struttura sociale che si è perpetrato per decine di migliaia di anni, e dunque sano e funzionale al benessere collettivo. Da questa lunga esposizione possiamo dedurre che MATERIALISMO non è sinonimo di ATEISMO, e che lo Spirito realizza sè stesso mediante la propria negazione, perchè soltanto in questo modo si potrà liberare dal prncipale ostacolo sul proprio cammino: il suo ego.<br />
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Il biologo e filosofo francese JACQUES MONOD (1910-1976) ha riconosciuto infatti nel materialismo dialettico marxista un "idealismo mascherato" poichè, nonostante MARX ed ENGELS riconducano ogni fenomeno ad una fonte materiale, essi ammettono che le meccaniche stesse della Natura contengono in sè una inarrestabile tendenza evolutiva; questo indirizzo a priori sarebbe la causa prima della trasformazione della materia in vita organica e, per esteso, del cambiamento a tappe successive della società umana. Ciò si ricollega alle tappe dello storicismo marxista. Ed è proprio in queste considerazioni che si trova il punto di convergenza del MATERIALISMO MARXISTA, IDEALISMO e COSCIENZA SCIAMANICA.<br />
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FOTO: Karl Marx (1818-1883) e Friedrich Engels (1820-1895)<br />
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<b>LO SCIAMANESIMO IN RELAZIONE ALLA FISICA QUANTISTICA E ALLA SCIENZA MODERNA</b><br />
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<b>Le facoltà psichiche - la visione a distanza - la telepatia</b><br />
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Lo SCIAMANESIMO fu parte essenziale della coscienza umana per decine di migliaia di anni, e lo SCIAMANO rappresentò fin dai primordi la più profonda idea di completezza che l'essere umano potesse conquistare. La frammentazione della conoscenza e la sua deriva attraverso la storia hanno allontanato per migliaia di anni l'uomo dalla percezione della realtà vera, che non può essere scissa dal contatto e dall'identificazione con la Natura, dall'autosufficienza individuale, dalla libertà e dall'autenticità che caratterizzò ogni essere umano per un immenso arco temporale. I progressi della scienza, soprattutto per quel che riguarda la FISICA QUANTISTICA, stanno creando una convergenza sempre più inequivocabile fra l'antica CONOSCENZA SCIAMANICA e le nuove prospettive definite dalle recenti scoperte, soprattutto considerando l'EFFETTO OSSERVATORE che permette il collasso della funzione d'onda delle particelle quantistiche, ponendo come motore della manifestazione reale proprio il pensiero e la profonda convinzione, in grado di "mutare" le disposizioni fisiche ed interagire con i processi di guarigione. I RITUALI SCIAMANICI, infatti (come vedremo in un prossimo paragrafo) hanno la funzione di attivare gli elementi inconsci che possono modificare in positivo la condizione psico-fisica individuale. La stessa cosa si può affermare riguardo l'intuizione di realtà impercettibili alla coscienza comune, dell'ALTROVE che viene indagato nei racconti di LOVECRAFT, il quale forse aveva ricevuto la fatidica chiamata sciamanica, ed i cui racconti è probabile che siano frutto di visioni più che di fantasie, e di facoltà psichiche che l'autore rigettava con terrore. Questo ALTROVE con cui gli antichi SCIAMANI potevano comunicare era forse un punto di contatto della mente con gli infiniti universi e dimensioni che la ricerca scientifica sta teorizzando? A ciò si aggiunge la VISUALIZZAZIONE A DISTANZA e l'INFLUENZA REMOTA, capacità latente nella maggior parte degli esseri umani, e che in condizioni di simbiosi con la Natura e con le forze cosmiche l'UOMO DEL PALEOLITICO SUPERIORE poteva sviluppare senza troppi ostacoli. Un autentico SCIAMANO può influire sulla salute di un individuo a distanza, secondo leggi che risiedono al di là dello spazio e del tempo, può visualizzare luoghi remoti con la velocità del pensiero, attraverso le facoltà non della mente, ma del CUORE, del centro spirituale sul quale le leggi della realtà ordinaria non hanno alcun potere. Queste capacità extrasensoriali furono riconosciute dall'UNIONE SOVIETICA nella seconda metà del XX secolo, e vennero dedicati ad esse accaniti studi e ricerche per poter influire a distanza sulla psiche del nemico. Furono due scienziati russi che spesero gran parte delle loro risorse nello studio di queste facoltà: il dott.LEONID VASILIEV, che presiedeva la sezione di psicologia dell'Università di Leningrado, e il prof.IPPOLITE KOGAN, elettrotecnico ricercatore nel campo della trasmissione di onde radio, il quale ipotizzò che la TELEPATIA fosse parte integrante di un sistema incluso nel cervello umano, in grado di trasmettere segnali elettromagnetici; entrambi furono attivi fra gli anni '60 e '70. Gli STATI UNITI, a loro volta, intrapresero studi e ricerche nel campo della PARAPSICOLOGIA, e nei primi anni '70 il Presidente NIXON stesso confessò l'impiego di 20.000.000 di dollari per la ricerca sulla VISUALIZZAZIONE A DISTANZA; gli scienziati coinvolti furono il dott.HAROLD PUTHOFF e RUSSELL TARG. Il progetto che questi studiosi portarono avanti fu molto simile a quello del famoso MK ULTRA, e dagli anni '70 si protrasse fino al 1990. L'iniziativa portava il nome STARGATE AND GRILL FLAME, e non era coordinata allo scopo di far progredire l'umanità, ma per mere finalità strategiche di controllo delle attività nemiche, al totale servizio della C.I.A.<br />
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<b>L'esperimento della doppia fenditura</b><br />
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Di fatto, tutto ciò che la scienza moderna vorrebbe comprendere sulle capacità della mente umana, gli ANTICHI SCIAMANI già lo avevano capito e sviluppato; anzi, la TELEPATIA era parte integrante della vita di ogni giorno, essendo una facoltà naturale che attraverso i millenni e la scissione dal contatto con l'ambiente naturale abbiamo purtroppo smarrito, a vantaggio di atteggiamenti più razionali e legati alla realtà "di superficie". La TELEPATIA è una facoltà comune a quasi tutti gli animali, chi più chi meno; gli stormi si muovono raggiungendo sempre la giusta destinazione perchè seguono le linee del CAMPO GEOMAGNETICO TERRESTRE; i pesci si orientano seguendo segnali elettromagnetici; gli animali sono anche preveggenti perchè percepiscono l'arrivo di una calamità, come un sisma o qualsiasi sconvolgimento naturale, molto prima che esso arrivi: tutto ciò appunto perchè sono a contatto con le forze invisibili legate al flusso terrestre. Forze reali, ma INVISIBILI ad una mente scissa, perchè ogni potere dell'uomo deriva dallo stretto contatto con le energie terrestri e la Natura; al di fuori di questo, l'uomo diviene simile ad un uccello migratore che si muove su un pianeta alieno: esso si schianterà e il suo volo non avrà più direzione; è l'invisibile che governa la realtà tangibile, come la FISICA QUANTISTICA oggi conferma; e le leggi dell'invisibile sono diametralmente opposte, ma complementari, alle leggi che dispongono la superficie del mondo apparentemente dominata dal meccanismo di causa-effetto. E' a quelle leggi che lo SCIAMANO deve obbedire, per cui non è il corpo che pesa, ma la mente; non sei tu che trovi qualcosa, ma quella cosa ha cercato te; non sei tu che camminando raggiungi un luogo lontano, ma è quel luogo che ti ha attirato a sè; non è la realtà che si amnifesta all'osservatore, ma essa viene "chiamata" dall'osservatore, come prova l'ESPERIMENTO DELLA DOPPIA FENDITURA, in cui un fascio di elettroni viene proiettato su una barriera composta da due pannelli con due fessure: ciò che ci si potrebbe aspettare è che essi superino i fori sotto forma di corpuscoli creando due fasci corrispondenti al loro passaggio sul pannello, ma incredibilmente gli elettroni si comportano come onde creando uno schema di interferenza a più fasci sul pannello qualora non vengano osservati, ma aggiungendo un dispositivo di misurazione accanto alle fessure attraverso le quali gli elettroni devono passare, essi si trasformano da onde in particelle attraversando un'unica scanalatura, non più entrambe; praticamente ogni singolo elettrone attraversa SIMULTANEAMENTE entrambe le fessure come un'onda se non osservato, se osservato diviene corpuscolo e attraversa una sola fessura: l'elettrone non osservato interferisce con sè stesso, trovandosi contemporaneamente in più punti e stati diversi. L'ESPERIMENTO DELLA DOPPIA FENDITURA ci illustra la natura puramente auto-interagente della realtà a livello fondamentale, dalla quale emergono tutti i fenomeni e le cose visibili dell'universo, allo stesso modo in cui la mente e il corpo interagiscono fra loro, e la psiche individuale interagisce con la realtà universale: un'unità profonda e labirintica che gli antichi sciamani conoscevano molto bene e con la quale riuscivano a mettersi in contatto.<br />
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FOTO: l'esperimento della doppia fenditura dove gli elettroni si trasformano da onde a particelle all'atto dell'osservazione, descritto nel capitolo qui sopra.<br />
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In questo video l'esperimento della doppia fenditura:<br />
<a href="https://www.youtube.com/watch?v=LXf35olSYcw">https://www.youtube.com/watch?v=LXf35olSYcw</a><br />
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<b>Il futuro condiziona il passato</b><br />
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Appurato che lo stato delle particelle viene modificato all'atto dell'osservazione, negli anni '80, la ricerca fece un ulteriore sconvolgente scoperta: gli scienziati predisposero degli strumenti che permettevano di misurare le particelle quantistiche "prima" che esse potessero collassare, per mezzo dell'osservazione, nella nostra realtà, e il risultato fu che, nel mondo quantistico, il tempo si dirige in due direzioni, "passato e futuro"-"futuro e passato", contemporaneamente, ed in questo modo il futuro ed il passato vengono ad influenzarsi simultaneamente; diciamo che il futuro stesso "traina" il presente, mentre la nostra logica percepisce il tempo in un unica direzione. Questo può spiegare le doti di PREVEGGENZA di cui erano dotati molti personaggi in epoca storica, e che gli ANTICHI SCIAMANI conoscevano molto bene, attraverso il potere dell'unione con la totalità e della concentrazione.<br />
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<b>L'EREDITA' SCIAMANICA NELLA MITOLOGIA E NELLA RITUALITA' D'EPOCA STORICA</b><br />
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Lo Sciamano è IL SIGNORE DELL'ESTASI, la prima guida dell'umanità; egli non appartiene a questa o quella cultura, ma ha un valore universale, ed è perciò veicolo di equilibrio e comprensione. SCIAMANO è colui che ha superato molte sofferenze e dure prove, realizzando il proprio "cuore sacro", in ogni epoca e al di sopra di ogni cultura: il RE SACERDOTE, il SOVRANO ORDINATORE, il MAGO, il GUERRIERO, il CAVALIERE, ogni categorizzazione gerarchica sociale e sacerdotale d'epoca storica costituisce una frammentazione decadente della funzione dello Sciamano, un'esteriorizzazione dei suoi attributi interiori, così come tutti gli innumerevoli dèi delle antiche civiltà costituirono una frammentazione decadente dell'unico Spirito Universale riconosciuto in epoca ancestrale. Lo Sciamano è medico, artista, saggio, veggente, eroe e medium, racchiude in sè tutte le qualità superiori dell'uomo realizzato, dell'ADAM KADMON, ed è perciò superiore ad ognuna delle sue maschere frammentarie delle epoche successive. La sua funzione comprende la manipolazione di tutti i livelli della realtà: fisico, psichico, emozionale e spirituale, non mediante un percorso ascendente che propone il rifiuto della realtà, ma mediante il percorso "discendente", d'immersione nelle più intime manifestazioni della fisicità, della Terra, del flusso del divenire e dell'oscurità, permettendo alla luce di abbracciare le tenebre nell'unione mistica del Tutto. <br />
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<b>Il mito del sacrificio e il percorso sciamanico</b><br />
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Tutte le antiche mitologie ci narrano il viaggio della nostra anima, smembrata e dispersa nelle infinità dell'Universo, alla ricerca della sua perduta unità. Tutte le antiche figure mitologiche (DIONISO, MITRA, il primo uomo della mitologia vedica MANU, l'UOMO COSMICO "PURUSHA" dei RIG VEDA, gli dèi egizi OSIRIDE e HORUS, il mito greco di ATTIS, KRISHNA nell'induismo come incarnazione del dio VISNU (solo per elencarne alcuni) fino a giungere alla figura di CRISTO...sono AVATAR dello SCIAMANO PRIMORDIALE, e i corrispondenti drammi e vicende che li vedono protagonisti sono ricostruzioni drammatiche di un percorso interiore volto ad accompagnare l'anima all'apertura del cuore attraverso l'identificazione con la divinità; tutti i miti sono la rievocazione della VIA INIZIATICA SCIAMANICA: la sofferenza, la passione, la morte tragica, la resurrezione degli esseri divini o semi-divini rievocano la ciclicità di ogni fenomeno universale, il sacrificio del vecchio affinchè il nuovo possa esistere; un processo cosmico e naturale che avviene in ogni istante, su ogni piano dell'esistenza. Ed, ovviamente, nessuna di queste personificazioni divine ebbe un'esistenza reale. Se queste figure simboliche venissero considerate come persone storiche, il loro valore iniziatico si dissolverebbe, perchè verrebbe meno il processo di IDENTIFICAZIONE e ad esso subentrerebbe un'adorazione estraniante o, peggio, un diffuso senso di colpa. In realtà, ogni uomo è chiamato a divenire UOMO COSMICO, divino, creatore e costruttore di mondi. Lo stesso percorso sciamanico è descritto nelle SEPHIROT dell'albero della vita cabalistico e nei suoi principi. Per fare un altro esempio, nella mitologia greca l'indovino TIRESIA incarna perfettamente la figura dello SCIAMANO: come lo SCIAMANO possedeva una natura molteplice, era stato maschio e femmina, la sua cecità simboleggiava la profonda visione interiore, la capacità di osservare oltre i limiti della realtà sensibile, il potere della chiaroveggenza. Lo SCIAMANO incarna l'UOMO COSMICO, il garante dell'equilibrio universale, il connettore dei mondi e delle dimensioni che governano la realtà visibile ed invisibile, l'uomo nella sua totalità; così come il FARAONE dell'Antico Egitto era l'"amato da MAAT" (la dea dell'equilibrio e dell'armonia), e la stessa funzione è consegnata al RE DEL MONDO nel mito di colui che conduce i destini dell'umanità. Le DIVINITA' ZOOMORFE delle antiche civiltà vanno considerate come reminiscenze dei rituali primordiali, in cui lo SCIAMANO si identificava con le caratteristiche psichiche e comportamentali di un animale totemico, ne invocava il potere divenendo "uno" con lo spirito che veniva in suo aiuto attraverso il continuum fondamentale che unisce ogni elemento della realtà.<br />
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Bassorilievo raffigurante il dio Toth dalla testa di ibis, dal tempio di Abydos di Seti I, XIX dinastia, 1292-1189 a.C. Anch'esso, come tutte le divinità teriantropiche d'epoca storica, è reminiscenza di un ancestrale archetipo dell'illuminazione sciamanica: l'uomo-uccello, presente anche nella caverna di Lascaux.<br />
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<span class="css-901oao css-16my406 r-1qd0xha r-ad9z0x r-bcqeeo r-qvutc0">Uomo-uccello, pietra dipinta di Orongo, Isola di Pasqua, RAPA NUI, Polinesia, XVIII secolo d.C. Nella mano reca l'Uovo cosmico, simbolo universale non solo della nascita dell'Universo, ma anche della sua perenne rigenerazione. L'uomo-uccello è simbolo di elevazione spirituale.</span><br />
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<b>Il dio cornuto come più antica divinità universale</b><br />
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La più antica di queste DIVINTA' ZOOMORFE, antesignana di tutte le successive rappresentazioni, è il DIO CORNUTO, la cui immagine si trova nella CAVERNA DI "LE TROIS FRERES", nel dipartimento di ARIEGE, ai piedi dei monti PIRENEI; le pitture di questa caverna risalgono a circa 15.000 anni fa, ed oltre alle rappresentazioni un po' confuse e sovrapposte di animali (bisonti, mammouth, buoi e renne), vi si trova la raffigurazione di uno SCIAMANO, conosciuto come "LO STREGONE", dalle fattezze che sembrano riprodurre un essere ibrido, per metà umano e per metà cervo; un'immagine che ricorda quella del dio teriomorfo "CERNUNNO", della mitologia celtica. Osservando bene questa immagine risalente al PALEOLITICO SUPERIORE, essa potrebbe essere piuttosto definita come una CHIMERA, con il corpo composto da parti di diversi animali: il volto somiglia al rostro di una civetta, le gambe e le braccia sono decisamente umane, così come le parti genitali; le corna sembrano simili a quelle di un cervo, da come sono ridisegnate nelle riproduzioni grafiche, anche se nelle foto è difficile riuscire ad identificarle. Altre raffigurazioni di STREGONI, simili a questa, sono state scoperte in numerose caverne, sempre rimanendo nel contesto del Paleolitico Superiore.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-6MnvFFhyQu0/XjR9CXHIXRI/AAAAAAAAfw4/IjnrWaAdon40xnvsrPyxQeRvjX-PLuPBACLcBGAsYHQ/s1600/stregone-di-trois-freres-confronto-con-disegno.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="996" data-original-width="1600" height="199" src="https://1.bp.blogspot.com/-6MnvFFhyQu0/XjR9CXHIXRI/AAAAAAAAfw4/IjnrWaAdon40xnvsrPyxQeRvjX-PLuPBACLcBGAsYHQ/s320/stregone-di-trois-freres-confronto-con-disegno.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: lo stregone della caverna di Troi Freres, risalente a 15.000 anni fa, descritto nel corso di questo capitolo, a lato dell'originale la ricostruzione ad opera di Henri Breuil.<br />
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L'abate HENRY BREUIL (1877-1961) e l'antropologa ed egittologa MARGARET MURRAY (1863-1963) concordarono sul fatto che l'icona della caverna di TROIS FRERES fosse l'immagine di una divinità, la prima divinità della storia dell'uomo: IL DIO CORNUTO, conosciuto nell'ANTICA GRECIA come il DIO PAN, presso i CELTI come CERNUNNOS, in INDIA come PASHUPATI (il Signore degli animali), nell'ANTICO EGITTO come AMON, con le cui corna venne rappresentato il biblico MOSE', come iniziato ai culti misterici egizi (d'altro canto le corna appaiono sul capo di molte divinità egizie come KHNUM, HERISHEF, SOKARIS, HATOR, APEDEMAK e anche la dea ISIDE); le corna sono attributo del dio di CANAAN "MOLOCH", e appaiono sull'elmo del dio della MITOLOGIA NORRENA "ODINO"; l'elmo delle pricipali DIVINITA' SUMERE, come ENLIL ed ENKI, sono muniti di corna. Le corna sono caratteristica fondamentale del BAPHOMET degli occultisti e attributo di tutte le DEE MADRI e degli DEI DEL SOLE, poichè simboleggiano sia il femminile che il maschile nel principio vitale che sostiene l'universo. Fin dalla PREISTORIA esse hanno rappresentato ENERGIA VITALE, POTERI PSICHICI, CHIAROVEGGENZA. Personaggi muniti di CORNA sono stati anche dipinti da artisti iniziati in opere rinascimentali, come la MADONNA CON BAMBINO di VINCENZO FOPPA (1427-1515), nella CAPPELLA PORTINARI di MILANO, oltre alle svariate raffigurazioni di MOSE' fornito delle stesse particolarità. Questo significa che tutte le FRATELLANZE ed ORDINI INIZIATICI di ogni tempo, sono stati uniti da un unico filo conduttore: la preservazione della MEMORIA SACRA DELL'ANTICO SCIAMANO. Durante tutta l'ERA NEOLITICA fino all'epoca storica il DIO CORNUTO fu la suprema divinità europea; la foresta, ove la potenza creatrice della Natura si manifesta, era il suo regno. Lo STREGONE della caverna di TROI FRERES rappresenta dunque lo Sciamano nella sua identificazione con questa primordiale divinità. In realtà la separazione fra lo STREGONE e la divinità adorata fino alle recenti epoche storiche, proviene sempre da una concezione dualistica dalla quale non riusciamo ad affrancarci e che l'uomo preistorico non possedeva: egli "era" la divinità nel momento in cui ne "invocava" (assumeva dentro di sè) l'energia ed il potere; la sua era una possessione assoluta.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-hd71iRb77YU/XjSBvxRXEyI/AAAAAAAAfxE/RFXiK5ZZepEx0JGqTeGIlX-0eXQnLPINACLcBGAsYHQ/s1600/berlin_dj-09102011-1091d_pan-dancing.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="440" data-original-width="310" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-hd71iRb77YU/XjSBvxRXEyI/AAAAAAAAfxE/RFXiK5ZZepEx0JGqTeGIlX-0eXQnLPINACLcBGAsYHQ/s320/berlin_dj-09102011-1091d_pan-dancing.jpg" width="225" /></a></div>
FOTO: il dio Pan in bassorilievo su un sarcofago romano che rappresenta il trionfo di Bacco e Arianna, 110 d.C. circa, Museo di Berlino.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-5WabnbFCfvc/XjVN11nM1lI/AAAAAAAAfxQ/c8gdwBVaBkMK_mKQScechMsxgKPcfCPdACLcBGAsYHQ/s1600/Gundestrupkedlen-_00054_%2528cropped%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1090" data-original-width="1600" height="217" src="https://1.bp.blogspot.com/-5WabnbFCfvc/XjVN11nM1lI/AAAAAAAAfxQ/c8gdwBVaBkMK_mKQScechMsxgKPcfCPdACLcBGAsYHQ/s320/Gundestrupkedlen-_00054_%2528cropped%2529.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Il dio Cernunno sul CALDERONE DI GUNDESTRUP (Danimarca-III sec. a.C.);
si notano le affinità con il dio vedico Pashupati, sia dalla postura
yogica che per il significato radicato nell'ancestrale essenza dello
Sciamano-teriantropo come mediatore delle forze universali.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-3AFAvBZPz5M/XjVOaEmDydI/AAAAAAAAfxY/7zluwBN2Nn4FGWbLvJIXYNl1EN6w3-sZwCLcBGAsYHQ/s1600/Shiva_Pashupati.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="926" data-original-width="920" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-3AFAvBZPz5M/XjVOaEmDydI/AAAAAAAAfxY/7zluwBN2Nn4FGWbLvJIXYNl1EN6w3-sZwCLcBGAsYHQ/s320/Shiva_Pashupati.jpg" width="317" /></a></div>
FOTO: Sigillo dagli scavi di MOHENJODARO, (Pakistan) Valle dell'Indo, datato
3000 a.C.: raffigura PASHUPATI, il "Signore degli animali", la divinità
vedica antesignana del dio Shiva, nella postura dello Yoga a indicare la
forza interiore che guida e trasforma le potenze della natura.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-N3lpDliNpZg/XjVQI9gHcAI/AAAAAAAAfxk/SafrelJR03g2SVCdnrJT5u2PXKyZ-iLOwCLcBGAsYHQ/s1600/Moloch_the_god.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="561" data-original-width="319" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-N3lpDliNpZg/XjVQI9gHcAI/AAAAAAAAfxk/SafrelJR03g2SVCdnrJT5u2PXKyZ-iLOwCLcBGAsYHQ/s320/Moloch_the_god.gif" width="181" /></a></div>
FOTO: <span class="tlid-translation translation" lang="it"><span class="" title="">Rappresentazione settecentesca dell'idolo Moloch di Johann Lund (1711, 1738).</span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-HLwnPQu-zf4/XjVRydFhLvI/AAAAAAAAfx4/fd4zIKpaBgYcGbam_BH-qe-tUJAi2x94wCLcBGAsYHQ/s1600/mos%25C3%25A8-michelangelo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="485" data-original-width="500" height="309" src="https://1.bp.blogspot.com/-HLwnPQu-zf4/XjVRydFhLvI/AAAAAAAAfx4/fd4zIKpaBgYcGbam_BH-qe-tUJAi2x94wCLcBGAsYHQ/s320/mos%25C3%25A8-michelangelo.jpg" width="320" /></a></div>
<span class="tlid-translation translation" lang="it"><span class="" title=""> FOTO: statua di Mosè di Michelangelo del </span></span><span class="tlid-translation translation" lang="it"><span class="" title="">1515, Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma.</span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-_C7-TohlUMU/XjVTcFYtpAI/AAAAAAAAfyE/_sn2m1gZ0Ag8hlBgSZIq3ZTeVxVqq3XBQCLcBGAsYHQ/s1600/Le_mus%25C3%25A9e_%25C3%25A9gyptien_%2528Turin%2529_%25282865505031%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1400" data-original-width="1101" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-_C7-TohlUMU/XjVTcFYtpAI/AAAAAAAAfyE/_sn2m1gZ0Ag8hlBgSZIq3ZTeVxVqq3XBQCLcBGAsYHQ/s320/Le_mus%25C3%25A9e_%25C3%25A9gyptien_%2528Turin%2529_%25282865505031%2529.jpg" width="251" /></a></div>
FOTO: statua in granito che raffigura il faraone Ramses II fra gli dei Amon e Hator, 1279-1213, Museo Egizio di Torino.<br />
<span class="tlid-translation translation" lang="it"><span class="" title=""></span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-z4KgirwwihU/XjVWejz4GHI/AAAAAAAAfyQ/pCQW8Vr--yc3e9xGh4dmNNH3wS0wVsPTwCLcBGAsYHQ/s1600/Odin.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="987" data-original-width="829" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-z4KgirwwihU/XjVWejz4GHI/AAAAAAAAfyQ/pCQW8Vr--yc3e9xGh4dmNNH3wS0wVsPTwCLcBGAsYHQ/s320/Odin.webp" width="268" /></a></div>
FOTO: iconografia del dio della mitologia norrena, Odino.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Bv-jqezZZiE/XjVXCb3joGI/AAAAAAAAfyY/Pg8nuDIkMBkGkLpYPDMdWBvQLQFBKTIMQCLcBGAsYHQ/s1600/sant-eustorgio-madonna-con-le-corna_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="393" data-original-width="586" height="214" src="https://1.bp.blogspot.com/-Bv-jqezZZiE/XjVXCb3joGI/AAAAAAAAfyY/Pg8nuDIkMBkGkLpYPDMdWBvQLQFBKTIMQCLcBGAsYHQ/s320/sant-eustorgio-madonna-con-le-corna_.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Madonna con bambino di Vincenzo Foppa (1427-1515). Anche in questo affresco rinascimentale vi è la reminiscenza dell'ancestrale archetipo dello Sciamano-teriantropo, le cui corna simboleggiano l'energia ctonia e la sua sublimazione.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-4ntmhAmJP7A/XjVaEJ9DQjI/AAAAAAAAfyk/eLcT4Iqg4kooFKw6CTFepaLXyuQFWO5lgCLcBGAsYHQ/s1600/enlil-Ninlil.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="392" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-4ntmhAmJP7A/XjVaEJ9DQjI/AAAAAAAAfyk/eLcT4Iqg4kooFKw6CTFepaLXyuQFWO5lgCLcBGAsYHQ/s320/enlil-Ninlil.jpg" width="250" /></a><span class="style57"> </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span class="style57">FOTO: il dio Enlil e la dea Ninhursag, moglie di Enki, in un bassorilievo del Palazzo di Susa, XII sec. a.C. </span></div>
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<span class="style57"><br /></span></div>
La figura del TERIANTROPO (uomo-bestia), dalle fattezze per metà umane e per metà animali, è antica quanto l'uomo, ed è un motivo che ha potuto attraversare immutato decine di millenni, ripreso da tutte le antiche culture e civiltà del mondo, fin dalle loro più remote espressioni artistiche. Tutte le divinità d'epoca storica appartengono a questo retaggio, e quasi tutte possiedono una qualità intrinseca: il potere della METAMORFOSI. Osserviamo una delle statuine d'avorio di mammuth scoperte presso la CAVERNA DI HOHLENSTEIN STADEL, in GERMANIA, risalente a ben 40.000 anni fa: è alta 29 cm. ed è la più grande fra tutte quelle che sono state ritrovate in questo sito, alte pochi centimetri e usate come amuleti trasportabili adatti ad una vita nomade. Essa ritrare un UOMO dalla testa di LEONE, con gambe e braccia dalle caratteristiche ibride; il soggetto è ritratto in piedi e tutto il suo aspetto insieme alla maestria con cui è stato modellato, ad un primo sguardo, possono far pensare ad un oggetto rituale egizio o mesopotamico; ma almeno 35.000 anni separano l'ARTISTA SCIAMANO che ha modellato questa statua dai primi albori della CIVILTA' SUMERA e da ogni più antica forma di civiltà organizzata a noi conosciuta: un lasso di tempo enorme, inimmaginabile, difficile da ripercorrere anche con il più arduo sforzo mentale...eppure, è lì che affondano le radici i miti scritti su papiro, sulle pareti dei templi e delle piramidi, sulle tavolette sumere, negli antichi testi sacri dell'INDIA: I VEDA. E l'immagine dell'UOMO LEONE di HOHLENSTEIN STADEL riporta alla mente proprio uno degli AVATAR del dio vedico VISNU': NARASIMHA, raffigurato allo stesso modo con testa di leone e corpo umano, che, come riferito nel VISNU PURANA, puniva i persecutori dei devoti alla divinità, garantendone una protezione onnipresente e attiva. Anche in questo caso, si assiste alla profonda identificazione della psicologia umana con le peculiarità del mondo animale e di ogni manifestazione esistente in Natura, nel solco di una concezione profondamente olistica e "comprensiva" della realtà.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-s_0cGe04x5E/XjViLghjvlI/AAAAAAAAfyw/4LX1cvrzLn42Qc6Gz1hdP6lB2J0n7fGqgCLcBGAsYHQ/s1600/Lion-man-angles-Vergleich-drei-Ganzk%25C3%25B6rper-2Ansichten.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="909" data-original-width="1600" height="181" src="https://1.bp.blogspot.com/-s_0cGe04x5E/XjViLghjvlI/AAAAAAAAfyw/4LX1cvrzLn42Qc6Gz1hdP6lB2J0n7fGqgCLcBGAsYHQ/s320/Lion-man-angles-Vergleich-drei-Ganzk%25C3%25B6rper-2Ansichten.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: la statuetta di uomo-leone della caverna di Holenstein Stadel, Germania, datata 40.000 anni, in avorio di mammut, alta 29 cm., descritta nel capitolo sopra.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Dww7msKpEx0/XjVnYKvh7XI/AAAAAAAAfy8/9UptOybvHD07exz49p9lsIgvTuPLGahmACLcBGAsYHQ/s1600/narasimha-02.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-Dww7msKpEx0/XjVnYKvh7XI/AAAAAAAAfy8/9UptOybvHD07exz49p9lsIgvTuPLGahmACLcBGAsYHQ/s320/narasimha-02.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: la statuetta di uomo-leone di Holenstein Stadel, datata 40.000 anni, e la sua comparazione con l'avatar vedico di Visnù, Narashima, dalla testa di leone, su un rilievo templare.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-9B7UVy6ms8c/XjVpS7kFZBI/AAAAAAAAfzI/f4VQ2rUGqSI8uS5H07hFQEpxfi0CIA0fACLcBGAsYHQ/s1600/Statue_of_Sekhmet_in_the_Turin_Museum%252C_Italy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1123" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-9B7UVy6ms8c/XjVpS7kFZBI/AAAAAAAAfzI/f4VQ2rUGqSI8uS5H07hFQEpxfi0CIA0fACLcBGAsYHQ/s320/Statue_of_Sekhmet_in_the_Turin_Museum%252C_Italy.jpg" width="224" /></a></div>
FOTO: Statua in diorite della dea Sekhmet, regno di Amenhotep III, 1388-1351 a.C.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-GdKRaqATFXc/XjVqd30-lCI/AAAAAAAAfzQ/e4BOAZsd4Ko9euB5lgFcWtnmuVhzGy_mACLcBGAsYHQ/s1600/egypt-shock-giza-pyramid-sphinx-lion-face-theory-1091417.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="350" data-original-width="590" height="189" src="https://1.bp.blogspot.com/-GdKRaqATFXc/XjVqd30-lCI/AAAAAAAAfzQ/e4BOAZsd4Ko9euB5lgFcWtnmuVhzGy_mACLcBGAsYHQ/s320/egypt-shock-giza-pyramid-sphinx-lion-face-theory-1091417.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: attendibili teorie ritengono che la Sfinge della piana di Giza, Egitto, originariamente fosse stata modellata con testa leonina, e successivamente rimodellata con le sembianze del faraone. Ciò implichrebbe una sua retrodatazione di migliaia di anni.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-0ibqhVA34W0/XjWuMr1ZC-I/AAAAAAAAf0o/-rUp5DXZ9aAtHJqYX9mnVqzfS6a5INhWwCLcBGAsYHQ/s1600/persian_zurvan.jpgalto1%252C65.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="604" data-original-width="584" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-0ibqhVA34W0/XjWuMr1ZC-I/AAAAAAAAf0o/-rUp5DXZ9aAtHJqYX9mnVqzfS6a5INhWwCLcBGAsYHQ/s320/persian_zurvan.jpgalto1%252C65.webp" width="309" /></a></div>
FOTO: statua raffigurante il dio universale zoroastriano Zurvan, alta 1 metro e 65 cm. Zurvan è padre dei due principi opposti ma uguali Ahura Mazdha e Angra Mainyu. E' stata scoperta presso il Mithraeum di Ostia antica, risale all'anno 190 d.C. ed è stata commissionata dal sacerdote Valerius Heracles e dai suoi figli.<br />
<br />
“Desidero dimostrare, non come gli uomini considerano il mito, ma come il mito opera nella mente dell'uomo senza che lui ne sia cosciente.” (Levi Strauss)<br />
<br />
<b>La leggenda del cannibalismo rituale</b><br />
<br />
Reminiscenze delle pratiche cultuali dell'ANTICO SCIAMANESIMO PALEOLITICO sono forse state tramandate dai numerosi popoli indigeni giunti fino a noi, ma dobbiamo comunque considerarle con prudenza, tenendo presente il deterioramento che un'antica cultura universale, se è esistita, ha probabilmente subito nel corso dei millenni; in questo modo quelle che noi oggi possiamo osservare sono probabilmente le sue forme dissipate, decadenti, e se ciò non bastasse messe in cattiva luce dalle deformazioni opportunistiche dei conquistatori europei. Prendiamo, ad esempio, la scabrosa questione del CANNIBALISMO ANCESTRALE, pratica più o meno comune a tutte le popolazioni primordiali (sempre secondo le affermazioni della teoria accademica), ma che nel tempo, ed in seguito a nuovi studi, è stata smascherata come un mito da sempre utilizzato per delegittimare gli avversari, che siano nemici ideologici o gruppi etnici da spazzar via: nel Medioevo chi veniva accusato di stregoneria lo era, allo stesso tempo, di cannibalismo nei confronti di neonati (se ne possono leggere le cronache nel libro "LE STREGHE NELL'EUROPA OCCIDENTALE" di MARGARET MURRAY); gli EBREI furono pure accusati, durante tutto il MEDIOEVO, di sacrificare e bere il sangue dei bambini cristiani (la famosa ACCUSA DEL SANGUE più volte emersa durante la cronaca delle persecuzioni); ci fu anche il motto popolare "i comunisti mangiano i bambini"; i CONQUISTADORES che esplorarono la FORESTA AMAZZONICA nei primi secoli della conquista erano di sicuro fonti poco imparziali per poter essere autorevoli, e le molte incisioni e xilografie dei secoli scorsi illustrano pratiche e costumi che non hanno mai trovato riscontri in prove concrete. Accusare il nemico di CANNIBALISMO è stato uno stratagemma universale presente in tutti i periodi storici e presso tutte le culture; quindi non il CANNIBALISMO, ma la "credenza" nel CANNIBALISMO era universalmente presente in tutti i luoghi e i Paesi. Ma perchè fra tutte le pratiche abominevoli che si sarebbero potute evocare (come potrebbe essere infliggere torture o cose del genere) proprio il CANNIBALISMO? E' proprio questo il punto: perchè questo era universalmente riconosciuto come TABU', la più assoluta delle interdizioni presso tutte le culture del mondo, ed è perciò che in ogni periodo storico quest'accusa è stata addossata a chiunque si volesse eliminare dal mondo e dalla società. Questo è attestato anche dagli approfonditi studi dell'antropologo contemporaneo WILLIAM ARENS, nel suo saggio "THE MAN-EATING MYTE", volto a smascherare le manipolazioni ideologiche della ricerca; queste le sue dichiarazioni:<br />
<br />
"Questo saggio ha un duplice scopo: in primo luogo, valutare criticamente le istanze e la documentazione per il cannibalismo, e in secondo luogo, esaminando questo materiale e le spiegazioni teoriche offerte, per arrivare a una più ampia comprensione della natura e della funzione dell'antropologia nel passato. In altre parole, la questione se le persone si mangiano o no è considerata interessante ma discutibile, ma se l'idea che lo fanno è comunemente accettata senza un'adeguata documentazione, allora la ragione di questo stato di cose è un problema più intrigante." (William Arens, 1979 - fonte Wikipedia)<br />
<br />
Il CANNIBALISMO è sempre stato uno spauracchio antico e moderno per giustificare l'esclusione o l'eliminazione fisica del "diverso" agli occhi delle masse; quasi nessuno, nel corso della storia, è rimasto immune da quest'accusa: dai NATIVI AMERICANI, agli ABORIGENI AUSTRALIANI, agli INDIOS AMAZZONICI, fino ad arrivare ai nostri più lontani antenati del PALEOLITICO AURIGNAZIANO. Eclatante è stato il caso del cranio dell'UOMO DI NEANDERTHAL scoperto nella GROTTA GUATTARI, sul PROMONTORIO CIRCEO, nel 1939, risalente a circa 60.000 anni fa, che per decenni si è ritenuto appartenesse alla vittima di un rituale cannibalesco; questo perchè il cranio, privo del resto dello scheletro, si trovava (a detta dei testimoni, ma non ci sono prove fotografiche) al centro di un cerchio magico che fu scomposto durante gli scavi da CARLO ALBERTO BLANC (lo scopritore); la calotta cranica presenta un largo foro, dal quale si è creduto fosse stato estratto il cervello dagli officianti per cibarsene, e tutto questo scenario ha pervaso l'immaginario collettivo fino a pochi anni fa, quando venne finalmente ammesso che il foro nel cranio fu in realtà causato da parassiti che avevano attaccato le ossa, e che la caverna fu, sessantamila anni or sono, niente meno che la tana di una iena, la quale, evidentemente, ha trascinato ciò che rimaneva del corpo nella grotta per poterselo divorare. Per il resto, nessuna traccia di antica presenza umana è stata mai rilevata nei paraggi: l'uomo è morto in qualche modo, e la iena se n'è cibata.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Arqd1kO-ZUE/XjVylxWXGpI/AAAAAAAAfzc/zlxheJc9mfUGJ3VALcbtO58jQezhoWcHwCLcBGAsYHQ/s1600/27236-odessa_2013_1_middle_palaeolithic_mousterian_29.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-Arqd1kO-ZUE/XjVylxWXGpI/AAAAAAAAfzc/zlxheJc9mfUGJ3VALcbtO58jQezhoWcHwCLcBGAsYHQ/s320/27236-odessa_2013_1_middle_palaeolithic_mousterian_29.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: il cranio neanderthaliano della Grotta Guattari, Monte Circeo, in provincia di Latina, Lazio, datato 60.000 anni, descritto nel capitolo qui sopra. Le didascalie nella foto spiegano come, dopo 25 anni di studi, si sia giunti alla conclusione che il foro occipitale sul cranio fu opera di una iena che abitava la grotta.<br />
<br />
Un'altro graffito, risalente al tardo PALEOLITICO (datato all'EPIGRAVETTIANO - fase iniziale del MESOLITICO) dal significato molto dibattuto, è stato scoperto presso la GROTTA DELL'ADDAURA, in SICILIA, sul fianco nord-orientale del MONTE PELLEGRINO: la raffigurazione è costituita da molte figure umane maschili dalle fattezze anatomiche sorprendentemente realistiche, "riprese", quasi "fotografate" dall'artista durante quella che è un'evidente cerimonia rituale. In realtà la scena potrebbe raffigurare sequenze riferite ad un unico personaggio (lo SCIAMANO) durante un rituale di TRASFORMAZIONE, nel corso del quale il soggetto, in preda ad un rapimento estatico, assume le sembianze dell'animale di cui ha evocato lo spirito; in questo caso un uccello. La scena sembra seguire una progressione circolare: lo SCIAMANO, in fondo alla nostra sinistra, appare danzare con atteggiamenti che esprimono molta concentrazione, affiancato nella fase iniziale da un grosso cervo; man mano che la scena prosegue l'uomo sembra evocare lo spirito di un uccello sollevando le braccia come se fossero ali, il suo volto prende le sembianze di un rostro con un becco acuminato, il suo corpo si dimena, sembra spiccare il volo in un salto acrobatico nella sequenza con le gambe piegate all'indietro; nella fase finale al posto delle braccia sembrano spuntare due ali e la figura a questo punto non ha più nulla di umano, ma lo spirito dell'animale evocato lo guida e lo possiede interamente. Conoscendo l'identificazione con ogni fenomeno della Natura insita nella SPIRITUALITA' SCIAMANICA, possiamo considerare questa interpretazione fra le più probabili, ovviamente sempre con un margine di dubbio. Forse a causa della posizione contorta e strana delle figure centrali, questo graffito è stato interpretato da alcuni come la rappresentazione di un RITUALE SCIAMANICO incentrato su un SACRIFICIO UMANO. Il SACRIFICIO UMANO, accostato ai nostri antenati primordiali o alle popolazioni native di cui si volevano occupare le terre, è uno dei luoghi comuni che, come l'accusa di CANNIBALISMO, sono stati fatti passare quasi per scontati senza ombra di prove archeologiche e risultati scientifici. In realtà il SACRIFICIO UMANO, per le motivazioni stesse che lo presuppongono (ovvero l'acquisizione di sempre più potere da parte di singoli individui o gruppi) ha assunto più le caratteristiche di una traduzione materiale di antiche narrazioni simboliche, e di una consuetudine del tutto conforme a società fortemente gerarchizzate.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-DkIYn-FgmkE/XjV1rLU1ALI/AAAAAAAAfzo/EIuljbMWPQ0LX-4nA71LwI7i0f9SDVlKgCLcBGAsYHQ/s1600/Palermo-Museo-Archeologico-bjs-11.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="1024" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-DkIYn-FgmkE/XjV1rLU1ALI/AAAAAAAAfzo/EIuljbMWPQ0LX-4nA71LwI7i0f9SDVlKgCLcBGAsYHQ/s320/Palermo-Museo-Archeologico-bjs-11.jpg" width="213" /></a></div>
FOTO: grotta del Monte Addaura, Sicilia: le figure su questa parete (datate 11.000
anni) forse ritraggono un rituale di metamorfosi in cui lo Sciamano si
trasforma in uccello assumendone il potere spirituale: due ali spuntano
nella figura al centro della scena che sembra alzarsi in volo.<br />
<br />
<b>I sacrifici umani come prodotto delle epoche storiche</b><br />
<br />
Le informazioni a noi pervenute riguardo i sacrifici umani presso le civiltà PRECOLOMBIANE sono da considerare con cautela, perchè sempre provenienti da fonti non imparziali; ad ogni modo recenti indagini archeologiche provano che questa pratica, in una qualche misura, avvenne; lo storico-antropologo ROSS HASSIG, uno dei più autorevoli studiosi di culture mesoamericane asserisce, nel suo libro "Il sacrificio e le guerre floride", che durante la cerimonia di riconsacrazione della GRANDE PIRAMIDE DI TENOCHTITLAN, furono sacrificate almeno 80.000 persone. Una fossa sacrificale con numerosi teschi è stata portata alla luce in CINA presso l'antica città di SHIMAO, risalente a 4000 anni fa; sembra che le teste appartenessero a persone decapitate. Si narra che anche all'interno della GRANDE MURAGLIA CINESE siano stati inglobati i corpi di coloro che morirono durante la costruzione; fatto, peraltro, tutto da verificare. Nelle città dell'ANTICA GRECIA vi era un rituale di purificazione diffuso, per il quale veniva scelto un individuo particolarmente sgradevole alla comunità che, dopo essere trattato con tutti gli onori per un certo periodo di tempo, veniva infine scacciato in modo crudele, incontrando spesso la morte; questo rituale era conosciuto come PHARMACOS (da cui l'etimologia "farmaco" come medicina, ovvero "purificazione"), o CAPRO ESPIATORIO. Questa cerimonia era presente anche presso gli EBREI, e si svolgeva nel giorno dell'espiazione in cui un sacerdote caricava tutte le colpe del popolo su un capro allontanandolo nel deserto.<br />
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FOTO: muro "tzompantli" della città azteca di Tenochtitlan. Lo Tzompantli era un'impalcatura di legno nella quale erano inseriti teschi umani di prigionieri di guerra o vittime sacrificali, riscontrata in molti siti delle civiltà mesoamericane. Non si conosce la reale antichità di questa città azteca, ufficialmente datata al 1325 circa d.C.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-4iwdpWRX7E4/XjV6x8turCI/AAAAAAAAf0A/2ywpclVab8Y5bbDLf1EMyY_b6N8n5V5rACLcBGAsYHQ/s1600/sending_out_scapegoat-william_james_webbe_thumb.jpg.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="470" data-original-width="364" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-4iwdpWRX7E4/XjV6x8turCI/AAAAAAAAf0A/2ywpclVab8Y5bbDLf1EMyY_b6N8n5V5rACLcBGAsYHQ/s320/sending_out_scapegoat-william_james_webbe_thumb.jpg.webp" width="247" /></a></div>
FOTO: "l'invio del capro espiatorio", incisione di William James Webbe, 1830-1904.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-lNo-GQOOTkg/XjV7-lifFpI/AAAAAAAAf0I/mHYr87IJoLMf_pAAH30rx6NNwo3-03MSwCLcBGAsYHQ/s1600/shimao-skulls.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="962" data-original-width="1600" height="192" src="https://1.bp.blogspot.com/-lNo-GQOOTkg/XjV7-lifFpI/AAAAAAAAf0I/mHYr87IJoLMf_pAAH30rx6NNwo3-03MSwCLcBGAsYHQ/s320/shimao-skulls.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: la fossa sacrificale con i teschi dell'antica città di Shimao (Cina) datata 4000 anni, descritta nel paragrafo qui sopra.<br />
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<b>I miti della creazione e i parallelismi scientifici</b><br />
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Se analizziamo i MITI DELLA CREAZIONE presso AZTECHI e NAHUA, essi presentano delle valenze simboliche che descrivono in modo quasi "scientifico" le leggi dell'Universo e i meccanismi della ciclicità degli eventi, descritti accuratamente nei testi sacri e nei calendari. Uno di questi è il MITO DEI CINQUE SOLI, secondo il quale l'universo attuale sarebbe stato preceduto da altri quattro mondi, distrutti da catastrofi e dall'ira degli dei. La nostra era veniva denominata l'ERA DEL QUINTO SOLE, e POPOLO DEL SOLE era il nome con cui si definivano gli AZTECHI, i quali compivano sacrifici (che si ritiene fossero umani) al fine di far ascendere l'energia delle vittime permettendo all'astro di nutrirsi e di non morire. Si riteneva infatti che dai sacrifici dipendesse la sopravvivenza dell'intero universo. Ma queste sofisticate descrizioni mitologiche dei meccanismi universali, presenti, in diverse forme, nei miti cosmogonici di tutto il mondo, come si possono conciliare con la credenza che l'intervento di pratiche concrete da parte dell'uomo potessero servire alla perpetuità dei meccanismi universali? Queste antiche descrizioni sembrano, infatti, provenire da una saggezza molto più progredita rispetto al livello evolutivo di ogni civiltà finora conosciuta; ad un'attenta analisi dei testi sacri più antichi di tutte le civiltà, si può ben dedurre che essi tradussero mitologicamente i più profondi ed eterni meccanismi della Psiche e particolari sorprendenti sul funzionamento delle leggi dell'universo, se non pure indizi scientificamente provati sull'esistenza di fenomeni astronomici, come fatto dall'INNO CANNIBALE DELLA PIRAMIDE DEL FARAONE UNAS (2.400 a.C.), in EGITTO, che sembra descrivere, a sua volta, la ciclicità della morte e rigenerazione dell'Universo mediante quella che sembra essere la metafora dell'immenso BUCO NERO che si trova al centro della nostra Galassia e che attrae e "cannibalizza" nel tempo tutta la materia esistente, per poi permettere la nascita di un nuovo Universo. Se presso molte civiltà il messaggio simbolico e psicologico del mito venne tradotto materialmente, ciò può essere accaduto in seguito alla decadenza di un contesto culturale antecedente superiore, che è rimasto immutato nel corso dei millenni, costituendo il filo comune che dalla notte dei tempi ha unito tutte le antiche tradizioni del mondo.<br />
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FOTO: l'Inno Cannibale descritto sulle pareti della Piramide del faraone Unas, 2.400 a.C.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Wc8anb00WYs/XjV-yHO23cI/AAAAAAAAf0c/HVnTy-ylI4kCIlX1oZWG_zvhTmVN_IESQCLcBGAsYHQ/s1600/aztec-calendar-closeup-mexico-john-mitchell.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="602" data-original-width="900" height="214" src="https://1.bp.blogspot.com/-Wc8anb00WYs/XjV-yHO23cI/AAAAAAAAf0c/HVnTy-ylI4kCIlX1oZWG_zvhTmVN_IESQCLcBGAsYHQ/s320/aztec-calendar-closeup-mexico-john-mitchell.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: la Pietra del Sole, calendario azteco conservato al Museo del Messico, diametro 95 cm., basalto.Rappresenta la nascita del quinto sole. E' datato al 1520 d.C.<br />
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<b>Antichi elementi simbolici del percorso interiore e decadenza culturale</b><br />
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Il messaggio più profondo ed universale di un'antico sapere non si può cancellare, è impresso come il marchio indelebile di un tatuaggio, è radicato alle più intime stanze dell'anima; la sua forma può mutare in un'infinità di modi, ma esso rimane eterno e costante nella sua essenza, allo stesso modo in cui il fuoco trasforma ogni cosa rimanendo sempre se stesso; per questo motivo bisogna sapere ben distinguere il MITO dalla RITUALITA': il primo conserva le informazioni della conoscenza dalla quale si è evoluto, la seconda appartiene esclusivamente al particolare contesto di una comunità e alla sua capacità interpretativa. Una traslitterazione dei concetti dell'antico sapere legati alla crescita interiore fu, ad esempio, la suddivisione in caste di gran parte delle antiche comunità, come presso gli INDO-ARIANI, i quali estesero a livello sociale gli elementi costitutivi della natura umana: sapienza (caste sacerdotali); coraggio e forza (casta dei guerrieri); fisicità (plebe o casta dei reietti). La decadenza culturale portò alla traduzione materiale, e conseguente "cristallizzazione", di elementi puramente simbolici indicanti un percorso interiore; infatti la suddivisione in CASTE della società indiana è quanto di più lontano vi possa essere dai principi del messaggio sapienziale vedico, che vanno interpretati come qualità intrinseche all'uomo, al singolo individuo, non come indicazioni per una stratificazione sociale. OGNI MESSAGGIO RELATIVO ALL'ANTICA CONOSCENZA E' SEMPRE LEGATO AD UN PERCORSO INTERIORE ESCLUSIVAMENTE INDIVIDUALE: E' L'ANTICA VIA DELLO SCIAMANO, i cui elementi, in epoca storica, sono stati frammentati e contraffatti al solo fine di ottenere potere e privilegi. Se ne potrebbero fare innumerevoli di esempi sulla traduzione a livello sociale dei principi iniziatici; ad esempio l'idea religiosa dell'unione indissolubile di un uomo e una donna "nel sacro vincolo del matrimonio", che ha riguardato fino a pochi decenni or sono la nostra struttura sociale: non vi è nulla di indissolubile, e tantomeno di "sacro", nella realtà "esteriore" del divenire, il concetto di sacralità del suddetto vincolo costituisce una delle tante "traduzioni sociali" di quello che è il percorso dell'anima (femminile) alla scoperta del proprio principio eterno e spirituale (maschile), attraverso quello che è un cammino evolutivo INTERIORE, e non ha nulla a che vedere con vincoli esterni e formali. <br />
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<b>I miti di emersione nelle varie culture</b><br />
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Parallelismi con la MITOLOGIA GRECA e VEDICA si possono trovare nei miti dei NATIVI AMERICANI "ZUNI", appartenenti alle popolazioni PUEBLO (che significa "popolo" o semplicemente "villaggio"). Con la denominazione generica di PUEBLO sono indicate diverse tribù dei NATIVI AMERICANI, che si pensa siano discendenti degli antichi ANASAZI (il cui nome, in lingua NAVAJO, significa, appunto, GLI ANTICHI), specialmente gli HOPI e gli ZUNI. Gli ANASAZI erano un popolo di cacciatori e agricoltori, sciamani ed esperti astronomi; le rovine dei loro edifici potevano raggiungere i 5 piani d'altezza. Degli ANASAZI, ancora oggi, non si conosce praticamente nulla, a parte le tradizioni e leggende sopravvissute in quelli che dovrebbero essere i loro discendenti, i PUEBLO. Non si sa, ad esempio, se facessero uso di qualche tipo di scrittura. Le testimonianze della loro esistenza risalgono a più di 2.000 anni fa e la loro definitiva estinzione al XIV secolo d.C., probabilmente dovuta alla siccità seguita a quello che viene definito "il periodo caldo medievale", un periodo di quasi 500 anni che colpì tutta la zona del nord-atlantico, dal IX al XIV secolo. Nel 1888 venne scoperto il complesso di edifici di CHACO CANYON, le strutture, comprendenti 700 stanze, sono a ferro di cavallo e risalgono al 1.100 a.C.; queste costruzioni indicano una civiltà con conoscenze molto avanzate, con una cultura incentrata sugli studi delle energie geomagnetiche e sull'astronomia. Alcune teorie fanno risalire questa civiltà a 6.000 anni fa. Le tradizioni mitiche dei PUEBLO risalgono, in forma spuria, alle antiche conoscenze ANASAZI. Molti racconti metaforici delle popolazioni native fanno risalire il "principio" dell'esistenza umana dalle viscere della Terra, da mondi sotterranei e uterini. Questi MITI DI EMERSIONE fanno parte della tradizione di molte tribù native americane: gli esseri umani non furono creati già nella loro forma perfetta, ma dovettero intraprendere il proprio percorso evolutivo nei mondi sotterranei, prima di poter vedere la luce. Fino a che rimangono sotto la superficie, essi si trovano in stato larvale, indifferenziati rispetto alla loro madre (che è la Natura stessa). Questo mito della creazione dell'umanità, in realtà, dovrebbe essere considerato simbolicamente non come un generico atto di creazione della razza umana, o relativo ai primi rappresentanti di quest'ultima, ma nell'ottica di un percorso evolutivo individuale, come passaggio dall'infanzia all'età adulta, dalle tenebre dell'indifferenziato, in cui non si conosce il proprio sentiero, alla luce della consapevolezza. Questi miti, se provengono da una tradizione comune molto più antica, sono comunque da considerare nella loro forma "decadente", ed ogni popolazione nativa del NORD AMERICA ne propone una versione diversa: in molte di queste versioni gli esseri umani primordiali avevano un aspetto animalesco, che prese forma umana solo dopo l'emersione in superficie. In altri, come quello degli IROCHESI, essi avevano già forma umana sotto la superficie, ma si comportavano in modo del tutto infantile, non sapevano cacciare, nè costruire utensili e si nutrivano di animali non più grandi dei topi. Il MITO DI EMERSIONE diviene oscuro e minaccioso per coloro che rifiutano la propria evoluzione, arrendendosi all'ignoranza della propria condizione: essi saranno destinati a regredire fino ad assumere nuovamente una forma animale. I MITI DI EMERSIONE tramandati con più chiarezza sono quelli dei NAVAJO, HOPI, PUEBLO e ZUNI, che comprendono il Sud Ovest degli STATI UNITI. Molti aspetti di queste leggende trovano il parallelo nella MITOLOGIA GRECA, per la quale responsabili dell'iniziale prigionia della razza umana erano le divinità celesti ed il loro capostipite, URANO, il quale non permise alla generazione dei TITANI e dei CICLOPI, a causa della loro immaturità e forma mostruosa, di venire alla luce. La madre, GEA, invitò così i suoi figli costretti nel ventre a vendicarsi del padre URANO, offrendo loro una falce con cui lo avrebbero evirato. A quest'appello rispose KRONOS, che compì il misfatto e liberò i fratelli dall'oscurità. Nella mitologia ZUNI, come in quella greca, si scatenò una guerra fra i mostri che GEA diede alla luce e l'umanità. Nel mito ZUNI i FRATELLI DI LUCE (o GEMELLI) scagliarono fulmini sulla Terra per eliminare le creazioni mostruose, allo stesso modo in cui gli DEI DELL'OLIMPO faranno sprofondare nel TARTARO i TITANI. La stessa storia si ripete nel mito VEDICO, in cui il dio INDRA, per poter creare il mondo, uccide VRITRA, il DRAGO: all'inizio dei tempi VRITRA avvolgeva ogni cosa rendendo l'universo una massa confusa e indifferenziata, e tutto permaneva in una condizione di tenebre e caos. Solo la sua soppressione permise la separazione degli elementi, della Terra, del Cielo, del Mare e di tutto ciò che esiste. Come può essere definito tutto questo se non una metafora sulla nascita della coscienza e, di conseguenza, dell'universo a cui essa sola può dare forma? Questi miti si possono anche collegare al concetto di "evoluzione" della specie umana. Dunque I MITI DI EMERSIONE vengono ad assumere allo stesso tempo una valenza antropologica, di crescita individuale e di sviluppo della coscienza universale.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-DnPFkO0RepU/XjWzBBaWo-I/AAAAAAAAf00/qiOsNIPXw-Yd8UWQIRi4fV8GLiDkIkMvACLcBGAsYHQ/s1600/Pueblo-Bonito-Chaco-Culture-National-Historical-Park-New-Mexico-10.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="525" data-original-width="900" height="186" src="https://1.bp.blogspot.com/-DnPFkO0RepU/XjWzBBaWo-I/AAAAAAAAf00/qiOsNIPXw-Yd8UWQIRi4fV8GLiDkIkMvACLcBGAsYHQ/s320/Pueblo-Bonito-Chaco-Culture-National-Historical-Park-New-Mexico-10.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: una delle strutture a ferro di cavallo di Chaco Canyon, Messico, risalente al 1.100 a.C. attribuite alla civiltà Anasazi. Questi edifici raggiungevano i cinque piani di altezza, descritti nel paragrafo qui sopra.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-kkbMtqsn7AA/XjW0g_H3PXI/AAAAAAAAf1A/DqpWAERbvYgOW30vthV8IXvaIydcYaGHgCLcBGAsYHQ/s1600/chaco%2Bcanyon-anasazi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-kkbMtqsn7AA/XjW0g_H3PXI/AAAAAAAAf1A/DqpWAERbvYgOW30vthV8IXvaIydcYaGHgCLcBGAsYHQ/s320/chaco%2Bcanyon-anasazi.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: gli edifici di Chaco Canyon, Messico, attribuiti alla civiltà Anasazi, risalenti al 1.100 a.C., descritti nel paragrafo qui sopra.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-AKnsnZ5s9J4/XjW955fc06I/AAAAAAAAf1M/FyvcRgA3grYDIVG9vHEYhyUNx_zg_M-TwCLcBGAsYHQ/s1600/pueblo-eagle-dance.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="833" data-original-width="736" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-AKnsnZ5s9J4/XjW955fc06I/AAAAAAAAf1M/FyvcRgA3grYDIVG9vHEYhyUNx_zg_M-TwCLcBGAsYHQ/s320/pueblo-eagle-dance.jpg" width="282" /></a></div>
FOTO: la danza dell'aquila dei nativi Pueblo, Messico, considerati discendenti degli antichi Anasazi, descritti nel paragrafo sopra.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-2_GLq5hlrHo/XjXG1ExND9I/AAAAAAAAf1k/1a2G01ft0BIDAay2SlYk-jbRhM1u1h-qwCLcBGAsYHQ/s1600/anasazi-monument-valley.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="684" data-original-width="1024" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-2_GLq5hlrHo/XjXG1ExND9I/AAAAAAAAf1k/1a2G01ft0BIDAay2SlYk-jbRhM1u1h-qwCLcBGAsYHQ/s320/anasazi-monument-valley.jpg" width="320" /></a></div>
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FOTO: arte rupestre Anasazi presso la Monument Valley, Utah, Stati Uniti, risalente a 1.500 anni fa.</div>
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-1Wlyx1lddV0/XjXKIIunPRI/AAAAAAAAf10/m14qq8HeL_suUJUAJboCnqWMSFsU6nsrgCLcBGAsYHQ/s1600/Aion_mosaic_Glyptothek_Munich_W504-696x636.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="636" data-original-width="696" height="292" src="https://1.bp.blogspot.com/-1Wlyx1lddV0/XjXKIIunPRI/AAAAAAAAf10/m14qq8HeL_suUJUAJboCnqWMSFsU6nsrgCLcBGAsYHQ/s320/Aion_mosaic_Glyptothek_Munich_W504-696x636.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: mosaico di Aion e lo Zodiaco, datato III secolo d.C., dall'antica città di Sentinum, oggi Sassoferrato nelle Marche. Aion (Eone) è una divinità greca che rappresenta il tempo, come Chronos. Era considerato Signore della Luce e associato all'idea del tempo infinito e dell'eternità.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-_0yltZcJzcM/XjXOfOC-YcI/AAAAAAAAf2A/WU8xl31fm8solWgmlBuIafSnGOkOGXJZQCLcBGAsYHQ/s1600/indra-statua-orissa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="616" data-original-width="339" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-_0yltZcJzcM/XjXOfOC-YcI/AAAAAAAAf2A/WU8xl31fm8solWgmlBuIafSnGOkOGXJZQCLcBGAsYHQ/s320/indra-statua-orissa.jpg" width="176" /></a></div>
FOTO: il dio vedico Indra in una scultura proveniente dal tempio del Sole di Orisha, India, risalente al XIII secolo d.C.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-z5jeJ983-Pc/XjXPqYNoajI/AAAAAAAAf2I/lZ7hy3WoohAabaP9nPibjxlIE5fOMR7ZwCLcBGAsYHQ/s1600/giove-fulmina-i-titani.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1313" data-original-width="1011" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-z5jeJ983-Pc/XjXPqYNoajI/AAAAAAAAf2I/lZ7hy3WoohAabaP9nPibjxlIE5fOMR7ZwCLcBGAsYHQ/s320/giove-fulmina-i-titani.jpg" width="246" /></a></div>
FOTO: Zeus sconfigge i Titani, opera di Charles Lamy, XVIII secolo, Parigi, Louvre.<br />
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Analogamente, il mitologico TEMPO DEL SOGNO degli ABORIGENI AUSTRALIANI narra di come all'inizio, prima della creazione del mondo, tutto fosse immerso nelle tenebre dell'indifferenziazione, e di come lo SPIRITO DELLA VITA si fece strada "emergendo" attraverso gli esseri che abitano l'acqua, la terra e l'aria, fino a prendere coscienza nell'umanità. Solo l'umanità, infatti, fu capace di "comprendere" il sogno dello SPIRITO DELLA VITA. Questa la narrazione completa:<br />
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<a href="http://alessia-birri.blogspot.com/2019/02/il-mito-aborigeno-del-tempo-del-sogno.html">http://alessia-birri.blogspot.com/2019/02/il-mito-aborigeno-del-tempo-del-sogno.html</a><br />
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Riguardo ai NATIVI AMERICANI, cambiando un po' discorso, è interessante ricordare anche che le popolazioni ZUNI del NUOVO MESSICO (prevalentemente dedite all'agricoltura), per indicare le cifre 1,5 e 10, usano gli stessi simboli numerici degli ANTICHI ROMANI; a questo punto non possiamo fare a meno di pensare che anche questi costituiscano indizi di una reminiscenza atavica, che scorre immutabile attraverso le ere e le civiltà di tutto il mondo, anche se, in questo caso, non possiamo avere testimonianze sull'origine di questi semplici, ma antichissimi simboli. Il segno V potrebbe indicare una mano aperta; il 5 nella tradizione iniziatica è il numero che rappresenta l'uomo. La X potrebbe simboleggiare l'unione di due opposti, e dunque la perfezione; il numero 10, esotericamente, è legato alla completezza. Il segno I potrebbe forse essere una derivazione del SEGNO CLAVIFORME, presente in moltissimi siti paleolitici in tutta EUROPA.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-WqMpX0HvpcM/XjXR-iNkjeI/AAAAAAAAf2U/ZV_ke8ETRX0t0UdqgzG1_2tT4jOy2FJcwCLcBGAsYHQ/s1600/hopi-catchina-doll.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="700" data-original-width="700" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-WqMpX0HvpcM/XjXR-iNkjeI/AAAAAAAAf2U/ZV_ke8ETRX0t0UdqgzG1_2tT4jOy2FJcwCLcBGAsYHQ/s320/hopi-catchina-doll.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: statuetta lignea degli Hopi raffigurante uno spirito Catchina, XX secolo: i Catchina impersonavano sia gli Antenati che più estesamente principi esistenziali e forze della Natura.<br />
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Il SIMBOLO CLAVIFORME è estremamente schematizzato, ed è costituito da una barra con una sporgenza su un lato a formare una P. Lo si può trovare nei siti paleolitici più importanti, come ALTAMIRA, LA CUEVA DE LA PILETA, NIAUX, LE TROI FRERES, CUEVA DEL PINDAL, TITO BUSTILLO, LA PASIEGA, CULLALVERA, LAS AGUAS...E' stato interpretato in molti modi dai ricercatori più autorevoli: come boomerang, mazza, forma femminile stilizzata...il mistero consiste soprattutto nel fatto che questi segni sono spesso isolati, oppure appaiono in gruppo associati, a volte, ad alcuni punti. L'ipotesi più plausibile è che fossero una specie di "commento", "considerazione" simbolica che riguardava le figure dipinte di animali ed avessero a che fare con qualche tipo di misurazione numerica (e perciò ne fossero spesso presenti molti uno accanto all'altro); oppure, data la sporgenza a semicerchio, potrebbero avere a che fare con i cicli lunari. Questi simboli sono sempre rappresentati in rosso. L'antropologo francese ANDRE' LEROI GOURHAN (1911-1986) li interpretò come estreme stilizzazioni di forme femminili, paragonabili a quelle presenti nel sito di GONNESDORF, in GERMANIA, risalenti al tardo paleolitico, circa 12.000 anni fa.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-44XHcZ5gmwo/XjXS92MpwtI/AAAAAAAAf2c/bUgnfRvb0vIE_8sFYxUjfHWxNiFNKYsOQCLcBGAsYHQ/s1600/el-pindal-cave-claviformi-punti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="580" data-original-width="870" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-44XHcZ5gmwo/XjXS92MpwtI/AAAAAAAAf2c/bUgnfRvb0vIE_8sFYxUjfHWxNiFNKYsOQCLcBGAsYHQ/s320/el-pindal-cave-claviformi-punti.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: simboli claviformi assieme a punti e linee sulle pareti della caverna del Pindal, Spagna, Asturie, nei pressi del fiume Cares Deva, ottenuti con ocra rossa e risalenti a 20.000 anni fa.<br />
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<b>IL CULTO DELL'ORSO E I PRESUNTI RITUALI SACRIFICALI DI RICONCILIAZIONE DALLA CAVERNA DI CHAUVET - LE CERIMONIE AINU - LE TRADIZIONI DELLE VALLI EUROPEE</b><br />
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Un rituale molto simile allo storico CAPRO ESPIATORIO è presente anche in un ambito culturale lontanissimo dall'ANTICA GRECIA e da ISRAELE: il popolo primordiale degli AINU, sull'isola giapponese di HOKKAIDO, è rimasto isolato per millenni prima della conquista da parte degli attuali giapponesi, conservando una struttura tribale e costumi preistorici immutati da tempo immemorabile. Il fatto straordinario che rende questa popolazione interessante dal punto di vista antropologico, è che gli AINU originali (non mescolati con i Giapponesi), che oggi si sono ridotti a poche centinaia di individui, presentano anche fattezze tipicamente europee, unite a tratti orientali: occhi grigio-verde ben aperti e non infossati; pelle chiara; capelli ondulati; moderata dolicocefalia. E per ricollegarci alla tradizione del CAPRO ESPIATORIO presente nell'ANTICA GRECIA, è interessante analizzare la valenza simbolica del rituale più importante che segna l'entrata del nuovo anno presso questo popolo: a marzo si svolge la cattura di un cucciolo di orso, che viene allevato con tutti gli onori dalle donne del villaggio, nutrito dei cibi migliori e trattato come una vera divinità; dopo 3 anni, il mese di febbraio, quando l'animale ha ormai raggiunto un'età adulta, viene sacrificato per divenire messaggero degli Dei e testimoniare all'anima universale di tutti gli orsi l'ottimo trattamento ricevuto durante la sua permanenza nel villaggio; alla fine del cerimoniale, gli uomini bevono il sangue dell'orso e ne mangiano la carne; ciò si ricollega in modo inequivocabile anche alla celebrazione eucaristica cristiana: attraverso le parole del CRISTO "questo è il mio corpo" e "questo è il mio sangue donato in sacrificio per voi" si attua la comunione ("armonizzazione") degli astanti con il Salvatore. E che cos'è il rituale del SACRIFICIO DELL'ORSO degli AINU se non un rituale di riconciliazione dell'uomo con le forze della Natura (con la quale lo SPIRITO DIVINO viene identificato), di cui probabilmente l'orso rappresentava una delle minacce più pericolose per il popolo di cacciatori-raccoglitori? La cerimonia inizia con questo discorso: <br />
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"Ora ti mandiamo dal Padrone degli Orsi. Non soffrirai, ti ucciderà il tiratore più abile. Dimostraci riconoscenza per le cure amorose di cui ti abbiamo finora circondato, raccomandando al Dio di mandarci abbondanza di selvaggina e di pesce. E ritorna tu stesso, insieme a tanti altri orsi, la prossima primavera". (Tratto dal libro "POPOLI CHE SCOMPAIONO", ed.Mondadori 1975, a cura degli antropologi MARIA ANTONIA CAPITANIO e CLETO CORRAIN; pag.50)<br />
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E questo è il CANTO CERIMONIALE AINU per il SACRIFICIO DELL'ORSO:<br />
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"Tu hai mangiato molte bacche; tu hai preso molti pesci; tu hai intimorito molta gente; i tuoi antenati e i tuoi compagni hanno dilaniato molti uomini. Per questo, dunque, tu devi morire. Ma il tuo ospite ti ha nutrito per tre anni interi, non risparmiando il delizioso pesce dissecato; lui ti ha dato l'acqua migliore, lui ti ha preso per passeggiare, lui ti ha bagnato tre volte al giorno nel mese estivo, e per tre inverni sei vissuto in un grazioso e caldo alloggio; lui, il tuo ospite, non ti voleva uccidere; perciò non ti devi lamentare di lui presso il grande Signore delle Montagne". (Tratto dal libro "POPOLI CHE SCOMPAIONO", ed.Mondadori 1975, a cura degli antropologi MARIA ANTONIA CAPITANIO e CLETO CORRAIN; pag.38)<br />
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Il singolo orso, dunque, si fa carico delle colpe di tutti i suoi antenati e contemporanei (come possiamo dedurre dalle parole del canto "Tu hai dilaniato molti uomini, perciò devi morire"); poco importa se l'orso in questione non ha mai ucciso nessuno: la sua anima è considerata inscindibile dall'anima di tutti i componenti della sua specie e delle forze naturali stesse che agiscono mediante lui. Nella mentalità ancestrale nessuna parte era considerata separata dalla totalità del reale, ma vi era la consapevolezza della "continuità", per cui nessun'anima, nessun pensiero e nessun sentimento rimaneva racchiuso e delimitato; perciò anche il concetto di SOLITUDINE o ISOLAMENTO non poteva sussistere.<br />
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FOTO: ragazza Ainu assieme ad un cucciolo d'orso; intorno alle labbra reca il tradizionale tatuaggio che indica il passaggio all'età adulta.<br />
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FOTO: teschio di orso nei pressi di un villaggio dei nativi Ainu, Giappone, Isola di Hokkaido.<br />
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FOTO: fotografia ottocentesca di un membro del popolo nativo Ainu dell'isola di Hokkaido, Giappone. Si possono notare tratti fisiognomici caucasici, non mongolici, con volto allungato e tsta dolicocefala.<br />
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FOTO: nativi Ainu dell'Isola giapponese di Hokkaido in una foto di gruppo forse dei primi del '900.<br />
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Le reminiscenze di questo rituale universale, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, si possono trovare anche molto vicino a noi, nelle culture tradizionali alpine ed appenniniche, come, ad esempio, la cerimonia del LUPO DI CHIANALE, in provincia di CUNEO, in cui il protagonista (un uomo travestito da lupo) viene trascinato per le strade del paese esibendosi in atteggiamenti aggressivi verso gli astanti; la belva viene aizzata e, allo stesso tempo, tenuta sotto controllo da un gruppo di individui che dimostrano la più profonda identificazione con lo spirito del lupo. Ed anche in questo caso, si ripresenta l'antico, ancestrale rito di IDENTIFICAZIONE ed ARMONIZZAZIONE dell'uomo con le forze della Natura e dell'Universo.<br />
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Ma il protagonista principale delle odierne cerimonie nel contesto alpino ed appenninico non è il LUPO, bensì l'ORSO. Nel COMUNE DI MOMPANTERO, nella VALLE DI SUSA, si celebra la FESTA DELL'ORSO, che cade il mese di febbraio. La festa entra nel suo fulcro quando si svolge il BALLO DELL'ORSO: i cacciatori accompagnano l'orso stordito e reso inerme dal vino per essere fatto ballare assieme ad una ragazza, a dimostrazione del fatto che la sua aggressività è stata placata e che la sua forza può essere facilmente controllata. Con ciò si compie l'ESORCIZZAZIONE delle forze della Natura e, per similitudine, l'armonizzazione degli opposti nella psiche che porta alla pacificazione dell'uomo con il Cosmo. Cerimoniali allegorici dei quali l'ORSO è protagonista si possono trovare in molte altre località appenniniche, come VAL STAFFORA, ANDRISTA IN VAL CAMONICA, LAJETTO in VAL DI SUSA e molti altri esempi. Il significato psicologico e simbolico segue un filo rosso che unisce tutte le tradizioni più antiche del mondo.<br />
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FOTO: la tradizionale festa dell'orso in Val di Susa, retaggio di antichissimi rituali preistorici.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-L-qusM5J2us/XjazOYtx9CI/AAAAAAAAf3c/dGtnT809l08gAFkzjNeNmHOoV0yUbIX0ACLcBGAsYHQ/s1600/chianale-festa%2Bdell%2527orso.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="400" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-L-qusM5J2us/XjazOYtx9CI/AAAAAAAAf3c/dGtnT809l08gAFkzjNeNmHOoV0yUbIX0ACLcBGAsYHQ/s320/chianale-festa%2Bdell%2527orso.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: uomo mascherato durante la festa del lupo di Chianale, in provincia di Cuneo.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-yARdGF1ooe0/Xjazo4CZdmI/AAAAAAAAf3k/JmSUCEdThVQC-cojGBdheyc8dvHa6gXJgCLcBGAsYHQ/s1600/orso-di-segale-pianale-piemonte.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="1024" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-yARdGF1ooe0/Xjazo4CZdmI/AAAAAAAAf3k/JmSUCEdThVQC-cojGBdheyc8dvHa6gXJgCLcBGAsYHQ/s320/orso-di-segale-pianale-piemonte.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: la cerimonia dell'orso di segale a Chianale, in provincia di Cuneo.<br />
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Tutti questi variegati panorami tradizionali, distanti fra loro nello spazio e nel tempo, forse trovano la loro convergenza nelle ancestrali e remotissime tracce che, probabilmente, testimoniano il fatto che lo stesso rituale si è perpetuato per decine di migliaia di anni, fino a giungere ai giorni nostri. La "SALA DEL CRANIO": così è stato denominato l'ampio antro della caverna CHAUVET (Francia, monti Pirenei, le cui raffigurazioni artistiche risalgono ad almeno 36.000 anni fa) al centro del quale, posizionato sul bordo di un grosso masso, si trova il cranio di un URSUS SPELAEUS (orso delle caverne), assieme a tracce di legno carbonizzato e a numerose altre ossa; indizi che inducono a pensare che in quel luogo impenetrabile ai profani si svolgessero rituali e cerimonie tese all'evocazione della forza e del carattere di questo animale, forse ucciso e venerato allo stesso tempo. L'ORSO fu il più importante animale sacro di molti popoli nordici, compresi i SAMI (LAPPONI) che abitano l'estremo nord della SCANDINAVIA, parte della NORVEGIA e della FEDERAZIONE RUSSA; la FESTA DELL'ORSO (simile a quelle descritte in precedenza che si svolgono ancora oggi nei paesi alpini ed appenninici), è la più importante ricorrenza rituale dei SAMI: la cerimonia si svolge con uomini e donne che si identificano con quest'animale, il quale viene ringraziato per non aver ucciso nessuno durante le battute di caccia. I SAMI appartengono ad un'etnia che in tempi remoti doveva essere estesa molto più a sud, non sembrano avere legami con altre popolazioni europee e nemmeno con gruppi mongolici: sono biondi, piccoli di statura, hanno gli occhi generalmente azzurri o grigi; sono considerati come un'antica stirpe artica rimasta isolata. Il CULTO DELL'ORSO riveste un ruolo fondamentale anche in una regione che è considerata la culla dello SCIAMANESIMO, la SIBERIA, presso il popolo dei TUNGUSI. Nella CAVERNA DI MORNOVA, in SLOVENIA (dove sono stati trovati numerosi reperti risalenti al periodo PRE-AURIGNAZIANO, più di 40.000 anni fa, e riferibili all'UOMO DI NEANDERTHAL), la mascella inferiore mancante di un orso è stata trovata in una nicchia; allo stesso modo, sulle ALPI AUSTRIACHE, presso la CAVERNA DI SALZHOFEN, i teschi di orso vennero depositati in una nicchia nella parete più interna della caverna e ricoperti da uno spesso strato di carbone; le analisi del DNA hanno stimato un'età di 40.000 anni; vicino a ciascun teschio giacevano ordinatamente alcune ossa d'orso orientate da est a ovest. Presso la CAVERNA DI FURTINS, a Saône-et-Loire, in FRANCIA, sette teschi di orso furono trovati disposti circolarmente su una lastra di pietra. Così, crani di URSUS SPELEUS e ossa degli arti erano esposti con inconfondibile attenzione religiosa nelle parti più remote e più oscure delle caverne recanti le tracce degli insediamenti più antichi.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-XESw4f6vpYs/Xja1UsSmCBI/AAAAAAAAf3w/Q3X2prCIe34WVaMTg9LRfIK-deVgk8u4wCLcBGAsYHQ/s1600/bear-chauvet-cave.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-XESw4f6vpYs/Xja1UsSmCBI/AAAAAAAAf3w/Q3X2prCIe34WVaMTg9LRfIK-deVgk8u4wCLcBGAsYHQ/s320/bear-chauvet-cave.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: il teschio dell'orso nel sancta sanctorum della caverna di Chauvet, posizionato su un altare di pietra, risalente a 36.000 anni fa.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-xBCGEdjvKT0/Xja5iCIW2cI/AAAAAAAAf38/Q24fIIQQPqc_-W7cgZdmwSsrt3xaFK9rACLcBGAsYHQ/s1600/lapponi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="650" data-original-width="564" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-xBCGEdjvKT0/Xja5iCIW2cI/AAAAAAAAf38/Q24fIIQQPqc_-W7cgZdmwSsrt3xaFK9rACLcBGAsYHQ/s320/lapponi.jpg" width="277" /></a></div>
FOTO: Lapponi (o Sami) finlandesi in abito tradizionale. La loro tradizione sciamanica è fra le più antiche del mondo.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-px5lsBKL2X8/Xja7n87jKEI/AAAAAAAAf4I/hKXkR326gpcCFfmwddj274GIZ2_Z4OcPwCLcBGAsYHQ/s1600/sami-family.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="941" data-original-width="1280" height="235" src="https://1.bp.blogspot.com/-px5lsBKL2X8/Xja7n87jKEI/AAAAAAAAf4I/hKXkR326gpcCFfmwddj274GIZ2_Z4OcPwCLcBGAsYHQ/s320/sami-family.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: immagine dei primi del '900 di una famiglia lappone (o Sami) : antica stirpe europea; abitano Scandinavia, Norvegia,
Finlandia, Federazione Russa. In tempi remoti erano estesi molto più a sud, non
hanno legami con altre etnie europee e nemmeno con gruppi mongolici:
sono biondi, piccoli di statura, eredi di una grande tradizione
sciamanica.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-lYoW2V4qRoA/Xja8i0uljEI/AAAAAAAAf4Q/UowssEWTNqE8vKkBERK4VyNy6NIlZvHSgCLcBGAsYHQ/s1600/evenki-siberia-shaman.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="900" height="160" src="https://1.bp.blogspot.com/-lYoW2V4qRoA/Xja8i0uljEI/AAAAAAAAf4Q/UowssEWTNqE8vKkBERK4VyNy6NIlZvHSgCLcBGAsYHQ/s320/evenki-siberia-shaman.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Sciamano degli Evenki (o Tungusi) nativi della Siberia durante un rituale.<br />
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Uno dei siti più sorprendenti riguardo ad un probabile CULTO DELL'ORSO, è la CAVERNA DI DRACHENLOCH (letteralmente "Buco del Drago"), in SVIZZERA, dove sono stati ritrovati almeno 30.000 scheletri di orso accanto a reperti di selce risalenti all'era MUSTERIANA (che comprende un periodo da 300.000 a 30.000 anni fa); alcune ossa dei plantigradi furono trovate stipate in "casse" di pietre scavate nel terreno, e ricoperte da spessi strati di carbone, datato a circa 50.000 anni fa. Il 7 luglio 1917, le ossa furono scoperte e portate giù nella valle dall'insegnante THEOPHIL NIGG di VATTIS e dal suo figlio di 9 anni, TONI NIGG. Lo stesso giorno, questi risultati vennero inviati a San Gallo dal curatore Dr.EMIL BACHLER, che li identificò come ossa di URSUS SPELAEUS. Il deposito nella grotta rivelò contenere un numero immenso di resti di orso delle caverne, tra cui diversi teschi ben conservati e ossa complete degli arti. Con sua sorpresa, BACHLER si rese conto che i teschi e le ossa non erano affatto sparsi a casaccio, al contrario, sembravano essere orientati rigidamente in certe direzioni preferite. Un cranio aveva un femore che gli penetrava la guancia, un accordo che Bächler pensava possibile solo se il femore fosse stato girato mentre veniva spinto all'interno. Si pensò dunque che tutte queste combinazioni non potessero essere naturali, e venne proposta la conclusione che la CAVERNA DI DRACHENLOCH fosse la più antica testimonianza di un CULTO DELL'ORSO risalente ad epoche remotissime. Ma nel sito non sono stati trovati strumenti di selce, nemmeno ossa bruciate o segni di macellazione sulle stesse. Ci sono solo tracce di alcuni focolari, che indicano che un visitatore occasionale o un gruppo hanno fatto una breve sosta. Qualunque prolungata permanenza si sarebbe certamente riflessa nella presenza di numerose selci, ma nulla di tutto ciò.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-wjRrfauZxg4/Xja_ajjf5NI/AAAAAAAAf4c/2WU0iL71QiINATD2GCvmZL_G53ZM1IWQACLcBGAsYHQ/s1600/drachenloch-cave-in-switzerland-l.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-wjRrfauZxg4/Xja_ajjf5NI/AAAAAAAAf4c/2WU0iL71QiINATD2GCvmZL_G53ZM1IWQACLcBGAsYHQ/s320/drachenloch-cave-in-switzerland-l.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO:i teschi d'orso stipati in fosse sotterranee della caverna di Drachenloch, Svizzera. Gli strati di carbone con cui furono ricoperti è datato 50.000 anni ed è attribuito agli uomini di Neanderthal. Leggi il paragrafo qui sopra.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-LaaATzdapeM/XjbBAUwyY2I/AAAAAAAAf4o/pjVPI9q8bNItbIpqr0UjHc7EUMlztUS1gCLcBGAsYHQ/s1600/drachenloch-entrance.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="340" data-original-width="512" height="212" src="https://1.bp.blogspot.com/-LaaATzdapeM/XjbBAUwyY2I/AAAAAAAAf4o/pjVPI9q8bNItbIpqr0UjHc7EUMlztUS1gCLcBGAsYHQ/s320/drachenloch-entrance.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: il paesaggio visto dall'ingresso della caverna di Drachenloch, Svizzera, descritta nel paragrafo qui sopra.<br />
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Insieme alla scoperta di BACHLER, teschi di orso furono trovati da ANDRE' LEROI GOURHAN disposti in un cerchio perfetto in SAONE ET LOIRE: in questo sito, ad un livello attribuito al PALEOLITICO INFERIORE (terminato 200.000 anni fa) vennero ritrovati reperti in selce scheggiati assieme a resti di pietra focaia trasportata. Secondo l'antropologa INA WUNN, l'ipotesi di un CULTO DELL'ORSO è alquanto improbabile, perchè se i NEANDERTHAL veneravano gli orsi, allora se ne drovrebbero trovare tracce anche negli insediamenti in cui essi svolgevano la loro vita quotidiana. Ma anche quest'osservazione sembra opinabile, in quanto si potrebbero portare ad esempio le opere pittoriche del PALEOLITICO, le quali, come descritto molte volte, non si trovano mai nell'antro d'ingresso, ma nelle più inaccessibili profondità delle caverne; questo per mettere in evidenza il fatto che, quanto più si considerava "sacro" qualcosa, tanto più lo si teneva lontano da occhi profani. Questo valeva verosimilmente tanto per gli UOMINI DI CRO MAGNON, quanto per i NEANDERTHAL, i quali furono anch'essi, al pari dei primi, nostri antenati e progenitori. INA WUNN sostiene che il singolare posizionamento delle ossa degli orsi, fu dovuto a fattori come il vento o le sedimentazioni delle acque, e che i numerosi scheletri ivi trovati sarebbero la conseguenza di un'assidua presenza degli orsi che usavano quei luoghi come rifugio invernale e che, per qualche sconosciuto motivo, vi trovavano la morte. Ma non fu dello stesso parere, nel lontano 1917, lo stesso scopritore dei reperti di DRACHENLOCH, l'archeologo EMIL BACHLER, convinto di avere le prove dei cerimoniali di questo culto. Queste due posizioni divergenti però devono suscitare una riflessione che sorge spontanea: se questo culto fosse esistito, si può supporre che 30.000 orsi delle caverne siano stati sacrificati nel sito di DRACHENLOCH? Se così fosse potrebbe essere avvalorata l'ipotesi dell'estinzione dell'ORSO DELLE CAVERNE per mano dell'UOMO DI NEANDERTHAL? Se ciò fosse vero, le cose potrebbero essere andate in questo modo. Ma come possiamo conciliare l'esistenza dell'uomo primordiale, imperniata sul mantenimento di un profondo equilibrio fra le forze che governano il Cosmo, con quello che si potrebbe considerare un "parossismo" ideologico o religioso che, per sua stessa natura, si adatta piuttosto ad epoche storiche conosciute e a società fortemente gerarchizzate? Come al solito, quando proviamo a visualizzare le cause di eventi accaduti nella più lontana preistoria, cediamo alla tentazione di usare il nostro metro di misura, e ciò accade perchè abbiamo smarrito ormai da millenni il contatto con la realtà e con il linguaggio della Terra. Forse questo fantomatico CULTO DELL'ORSO, e la sistemazione non casuale dei crani a partire dalla CAVERNA DI CHAUVET, consisteva in un recupero rituale degli scheletri degli orsi, che per qualche ragione morivano negli antri sotterranei, forse per accidenti sopraggiunti durante il letargo invernale. O forse davvero sarebbe avvenuto il sacrificio rituale di un orso in determinati periodi, ma certamente non nelle misure a cui fanno pensare i ritrovamenti della caverna di DRACHENLOCH, se poi dobbiamo confrontare questa alla GROTTA DEGLI ORSI, in ROMANIA, dove sono stati scoperti 140 scheletri di questi animali, probabilmente morti assieme dopo essere rimasti intrappolati da una frana che ne ostruì l'ingresso. Per qualche motivo, questi animali estinti di cui non possiamo conoscere le abitudini, si raggruppavano nelle caverne e lì molto spesso vi morivano.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-vRVVsM1O6L4/XjbC_KWqgwI/AAAAAAAAf40/FWgNwgLixXYf-HRMgVbVW1mJbExCTWSZwCLcBGAsYHQ/s1600/romania-caverna-dellorso.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-vRVVsM1O6L4/XjbC_KWqgwI/AAAAAAAAf40/FWgNwgLixXYf-HRMgVbVW1mJbExCTWSZwCLcBGAsYHQ/s320/romania-caverna-dellorso.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Caverna dell'Orso, Romania. Uno dei 140 scheletri d'orso ritrovati in questa grotta.<br />
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Un ancestrale CULTO DELL'ORSO è un'ipotesi molto affascinante, a cui pochi hanno saputo resistere, ma i numerosi siti in cui teschi e ossa sono stati trovati, alla luce di un'analisi più accurata non emergono dettagli di alcun intervento umano, nè prima, nè dopo la morte degli orsi, e le cause naturali sono sufficienti a giustificare l'accumulo dei reperti. Anche l'abate HENRI BREUIL, antropologo, si lasciò suggestionare da questo mitico scenario, asserendo che durante l'era MUSTERIANA vi fossero rituali sacrificali con protagonista l'orso, e definì il sito di PETERSHOHLE in GERMANIA come un ciborio paleolitico, per il fatto che cinque teschi di orso vennero trovati in nicchie nelle pareti della caverna, assieme a molte altre ossa, che successivamente si è scoperto essere stati trasportati dall'acqua.<br />
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FOTO: la caverna di Petershole in Germania, nella quale molti studiosi ritengono si siano svolti rituali sacrificali legati al culto dell'orso, descritta qui sopra.<br />
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Nel giudicare la presenza dell'orso nei luoghi frequentati dai nostri antenati, ci lasciamo spesso suggestionare dai parallelismi che ci vengono alla mente pensando ai riti sacrificali AINU, o alla sacralità da cui era pervasa la figura dell'orso nella cultura sciamanica siberiana, assieme a tutte le ricorrenze cerimoniali che vedono protagonista quest'animale ancora oggi nelle valli europee, delle quali abbiamo trattato precedentemente. Certo, l'orso è raffigurato spesso sulle pareti delle caverne, ma assieme ad altri animali; vi sono almeno 100 raffigurazioni di orso finora conosciute nell'ARTE PALEOLITICA, ma tutte fanno pensare a scenari di caccia, non sacrificali. Ciò non esclude che sia esistita una forma settaria di culto, riguardante l'orso, tramandata nel corso dei millenni da popolazioni rimaste isolate come gli AINU, ma è molto più probabile che agli albori di questo rituale (com'è successo per ogni tradizione sapienziale) esso abbia avuto una valenza puramente simbolica ed evocativa, poi "decaduta" e tradotta in pratiche effettive. <br />
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L'orso raffigurato presso la GROTTA DI TROIS FRERES, in FRANCIA, appare come ferito da molte lance e sembra che dalla sua bocca esca del vomito di sangue; dai tratti del muso è considerato un ORSO BRUNO (URSUS ARCTOS), poichè l'ORSO DELLE CAVERNE, vegetariano, aveva un profilo più arrotondato, simile al muso di un maiale. Nella GROTTA DI SANTIMAMIFIE, in SPAGNA, vicino a Santander, si trova una raffigurazione simile a quella sopra descritta; due teste di profilo sono state trovate a LASCAUX e LA MADELEINE; una figurina di orso come monile da appendere al collo e una piccola testa in argilla sono venute alla luce nella caverna di ISTURITZ, sui Pirenei, e tutte rappresentano in modo chiaro i tratti di un orso bruno.<br />
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FOTO: ricostruzione di un graffito presso la caverna di Troi Freres, Ariege, Francia, che ritrae un orso ricoperto di segni simbolici, dalla bocca del quale sembra uscire del sangue, risalente a 15.000 anni fa.<br />
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L'orso della CAVERNA DI LES COMBARELLES (Dordogna, Francia), dove sono state trovate 600 raffigurazioni di un epoca fra 13.000 e 11.000 anni fa, sembra procedere lento ed affaticato, ricoperto di segni che paiono (ma è solo un'ipotesi) essere lance, e mostra tratti di URSUS SPLELAEUS. L'archeologo ALEXANDER MARSHACK (1918-2004) notò che le raffigurazioni vennero ripassate diverse volte nel corso dei millenni in cui la grotta fu frequentata; ciò può indicare lo svolgimento di rituali propiziatori, durante i quali venivano richiamati all'immaginazione gli avvenimenti desiderati allo scopo di influire psichicamente sulle energie cosmiche. Presso la GROTTA DI MONTESPAN, sui PIRENEI francesi, nel 1923 venne scoperta, dallo speleologo NORBERT CASTERET, una scultura raffigurante un'orso modellata nell'argilla fresca, priva della testa, a grandezza naturale, lunga 1,2 metri, datata 20.000 anni. Si suppone fosse originariamente rivestito con la pelliccia di un orso, e dalla sua testa imbalsamata fissata al suo posto su un bastone di legno: questo perchè fra le zampe anteriori della scultura si trovava il teschio dell'animale oggetto del cerimoniale. La scultura è tutta ricoperta di fori evidentemente provocati da lance. Rituali propiziatori di questo genere si possono osservare tutt'oggi presso molte popolazioni indigene, come gli ABORIGENI australiani o il popolo dei NIVKI, presso il fiume AMUR, in RUSSIA, formato da circa 5.000 individui. Lo studioso LOTHAR ZOTZ (1899-1967), affermava esserci stata una fase preistorica incentrata sulla caccia all'orso, rafforzando le teorie di BACHLER e BREUIL.<br />
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FOTO: incisione in cui si nota il profilo di un orso che procede stancamente, mentre sul suo corpo sono state tratteggiate delle linee verticali, dalla caverna Le Combarelle, les Eyzies de Tayac, Dordogna (datazione: 13.000 anni).<br />
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FOTO: l'orso d'argilla della caverna di Montespan, Alta Garonna, Francia del sud-ovest, datato 20.000 anni; in questa ricostruzione è stata tratteggiata la testa dell'animale, che probabilmente consisteva in un cranio di orso sorretto da un bastone.<br />
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FOTO: donna appartenente al popolo Nivkh, sulle rive del fiume Amur, Russia, descritto nel paragrafo qui sopra.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-h3NAbBsWhPQ/Xjb8Ppr3l1I/AAAAAAAAf54/wUPqbTpcIPgQD5uV0J-dKfoDotRxDACUACLcBGAsYHQ/s1600/nivki-statuette.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="685" data-original-width="415" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-h3NAbBsWhPQ/Xjb8Ppr3l1I/AAAAAAAAf54/wUPqbTpcIPgQD5uV0J-dKfoDotRxDACUACLcBGAsYHQ/s320/nivki-statuette.jpg" width="193" /></a></div>
FOTO: statuette lignee raffiguranti entità o spiriti guida del popolo Nivkh, sulle sponde del fiume Amur, Russia, di cui si tratta nel paragrafo qui sopra.<br />
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Gli ORSI DELLE CAVERNE soggiornavano negli antri più profondi durante la stagione invernale andando in ibernazione, cioè rallentando le funzioni vitali fino a raggiungere uno stato di morte apparente. E' probabile che durante questo lungo letargo, della durata di molti mesi, gli esemplari più deboli, i quali non erano riusciti ad accumulare un sufficiente deposito di grasso per il proprio metabolismo, non riuscissero a sopravvivere e morissero nel sonno. Questo il motivo per cui sono stati scoperti numerosi scheletri all'interno delle grotte, i quali, ricordiamo, non presentano alcuna traccia di manomissione con attrezzi di selce o altro, e furono trovati in gran numero anche presso la GROTTA DELL'ORSO in ROMANIA (sito in cui non vi sono tracce di presenza umana). Molti scheletri presentavano quelle che dovevano essere le particolari malattie a cui era soggetta questa specie: fra queste il rachitismo (dovuto a scarsità di luce solare), e osteoartrite, che potevano costituire fattori invalidanti. <br />
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L'ORSO DELLE CAVERNE EUROPEO, diversamente dall'ORSO BRUNO, era vegetariano, e nonostante la mole era un animale innocuo e pacifico, che poteva dimostrarsi aggressivo solo in presenza di minacce serie a sè stesso o alla sua prole. I cuccioli di orso nascono ciechi e immaturi, privi di peluria e la loro sopravvivenza dipende unicamente dalle cure della madre. In genere, l'ORSO è un animale riservato, che si tiene ben lontano da qualsiasi cosa possa disturbare la sua quiete. In presenza di bisonti, mammuth e altra cacciagione, bisognerebbe comprendere quale poteva essere il motivo per cui proprio l'ORSO doveva finire sotto il tiro dei cacciatori paleolitici: probabilmente per l'abbigliamento di pelliccia indispensabile nell'era glaciale, per i denti come amuleti, o per le ossa che con la loro robustezza potevano fungere da attrezzi da scavo o altro. Probabilmente le comunità umane si contendevano i ripari delle caverne con l'orso, ma anche questa è un'ipotesi molto lacunosa.<br />
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Gli OROQEN, o "popolo delle renne", sono un gruppo etnico nativo della MONGOLIA la cui economia si basa sulla caccia alla renna, ed occasionalmente, un tempo, venivano effettuate battute di caccia all'orso: impresa difficilissima, per la quale venivano usate armi che non potevano evitare il pericolo mortale per il cacciatore stesso. L'ultimo SCIAMANO degli OROQEN morì nel 2000; era nato nel 1927 e si chiamava CHUONNASUAN. Per i TUNGUSI, nativi della SIBERIA e famosi per la loro antichissima tradizione sciamanica, lo spirito dell'ORSO pervadeva tutta la foresta ed ascoltava ogni allusione che lo riguardasse; per questo era preferibile non nominarlo invano, o usare altri termini in luogo del suo nome.<br />
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FOTO: Chounnasuan (1927-2000) sciamano degli Oroqen (Popolo delle renne,
Cina), in una foto di Richard Noll del 1994. Il suo nome è onomatopeico e
richiama il verso di un particolare uccello della regione. Apparteneva
ad una potente stirpe di sciamani Manyagir.<br />
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FOTO: uno Sciamano Tungusi, Siberia. I Tungusi (o Evenki) ereditano la più antica tradizione sciamanica del mondo.<br />
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<b>L'Orso come animale totemico</b><br />
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Se un'ancestrale CULTO DELL'ORSO vi fu, fin dai tempi dei nostri antenati neanderthaliani, esso, ai suoi primordi, non doveva riguardare esclusivamente la caccia, il semplice timore che questo imponente animale doveva suscitare, nè tantomeno le contese per il possesso delle caverne, ma piuttosto concerneva le corrispondenze profondamente spirituali che esso comunicava attraverso la sua esistenza e le sue caratteristiche: l'ORSO si ritirava per tutto l'inverno nelle profondità delle caverne, calandosi in un freddo vuoto simile a quella dimensione al di là del tempo e dello spazio evocata di miti degli SCIAMANI ABORIGENI in AUSTRALIA, e chiamata "TEMPO DEL SOGNO"; mediante quest'esigenza naturale, l'ORSO comunicò all'uomo la sua capacità di morire e rinascere molte volte, e la capacità introspettiva che proviene dal silenzio, dalla solitudine e dall'oscurità degli antri sotterranei, dove le energie della Terra fluiscono indisturbate attraverso il corpo e la mente. Questa necessità esistenziale conferisce all'orso un'aura di mistero, un linguaggio soprannaturale, e una forza purificatrice. L'ORSO, infatti, appartiene a due mondi: il mondo reale e la dimensione dell'ALTROVE, nella quale purifica le sue energie, raccoglie le sue forze, disgrega tutti i pesi accumulati nella stagione precedente, per rinascere in una nuova primavera, come uno SCIAMANO. In qualità di ANIMALE TOTEMICO l'ORSO ci comunica un messaggio importante: la nostra forma appartiene alla realtà visibile, ma le nostre radici provengono dal mondo dell'invisibile, delle energie sottili, della dimensione onirica degli elementi "in potenza", e a questa dimensione dobbiamo dare la giusta importanza ed il giusto tempo della nostra esistenza, poichè essa è altrettanto reale di ogni ambiente, oggetto, forma e avvenimento incontrato sul nostro sentiero. L'ORSO ci insegna un'altra qualità fondamentale per divenire individui compiuti: la capacità introspettiva, legata alla ricerca della solitudine e dell'isolamento da tutto ciò che può disturbare l'ascolto dell'interiorità e delle potenze soprannaturali. L'ORSO incarna anche il concetto di estrema aggressività unita ad autocontrollo e fierezza: infatti la sua non è una ferocia gratuita, ma si accende soltanto in presenza di reali minacce alla sua vita o a quella della sua prole; inoltre l'ORSO DELLE CAVERNE era esclusivamente vegetariano, ciò lascia supporre che fosse un animale mite ed inoffensivo. Infine l'ORSO ha molte similitudini comportamentali con l'uomo: i suoi atteggiamenti sono a volte paragonabili ai nostri, al punto che i TUNGUSI della SIBERIA, fra molti altri appellativi, lo chiamano anche "grande bambino". Con il declino di quello che doveva essere un vasto sapere universale, le cui radici affondano in epoche talmente remote da essere sepolte dal tempo, l'antica ritualità simbolica ed introspettiva decadde in riproduzioni concrete del processo psicologico.<br />
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FOTO: donne appartenenti alle antiche stirpi paleo-siberiane; per ciò che riguarda questa foto, non sono sicura se si tratta di Evenki o Kamchatka, entrambe tribù siberiane.<br />
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<b>TERIANTROPIA ED ESTASI SCIAMANICHE</b><br />
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Gli archeologi LEWIS WILLIAMS (nato nel 1934) e JEAN CLOTTES (1933) studiarono a fondo le pitture rupestri presso le grotte franco-cantabriche, riproponendo l'origine sciamanica dell'arte paleolitica nel loro libro "Les chamanes de la prehistoire. Transe et magie dans les grottes ornèes" (1996). Gli animali raffigurati all'interno delle caverne, seguono le forme, le incavature, le sporgenze della roccia, aggiungendo loro un significato: si pensi al cavallo di PECH MERLE (25.000 anni fa), dipinto approfittando di una sporgenza rocciosa simile ad un muso; o quello della CAVERNA DI RUFFIGNAC (13.000 anni fa) dove la testa del cavalluccio è perfettamente integrata con un'insenatura rocciosa che funge da orecchio.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-4qgXQyrE7XU/XjcE1jym3OI/AAAAAAAAf6k/HUiWRlXMcCYxBuywC69Tz9UfCrpZIWVhACLcBGAsYHQ/s1600/rouffignachorse.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="906" height="203" src="https://1.bp.blogspot.com/-4qgXQyrE7XU/XjcE1jym3OI/AAAAAAAAf6k/HUiWRlXMcCYxBuywC69Tz9UfCrpZIWVhACLcBGAsYHQ/s320/rouffignachorse.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: un esempio di integrazione alla conformazione della roccia nell'immagine del cavallo della caverna di Rouffignac, Dordogna, presso il comune di Saint Cernin de Reilhac, Francia, risalente a circa 13.000 anni fa. Questo stile appartiene ad una tradizione durata decine di migliaia di anni.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-OICctQALbJE/XjcF1A_hESI/AAAAAAAAf6s/4M_p3w9ITGk5eUrg3jN4VtfkKYaO7oTQwCLcBGAsYHQ/s1600/pechemerle.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="894" data-original-width="1241" height="230" src="https://1.bp.blogspot.com/-OICctQALbJE/XjcF1A_hESI/AAAAAAAAf6s/4M_p3w9ITGk5eUrg3jN4VtfkKYaO7oTQwCLcBGAsYHQ/s320/pechemerle.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: i cavalli della grotta di Pech Merle, Valle del Celèe, comune di Cabrerets, Francia, risalenti a 25.000 anni fa; uno di essi è stato dipinto approfittando della conformazione della roccia.<br />
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<b>L'Uomo-Bisonte sulla stalattite della Camera finale della caverna Chauvet</b><br />
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Nella CAVERNA DI CHAUVET (36.000 anni fa) uno sperone di roccia è servito alla raffigurazione dell'UOMO BISONTE e della DONNA LEONE, dove i particolari zoomorfi e quelli umani si confondono come in una visione onirica o in un'illusione ottica, in quella che dovrebbe essere una delle più antiche immagini di TERIANTROPO (ibrido uomo-animale) finora conosciuta: se ci si concentra sulla figura dell'uomo, essa sembra emergere integrata alla figura del bisonte cornuto che sporge da un lato della roccia, la cui gobba è ripiegata a formare un addome umano, che termina con una gamba dalle fattezze umane, con il ginocchio ripiegato. Se ci si concentra sulla figura del leone delle caverne, lo si vede avanzare davanti al bisonte, e anch'esso terminare con quella che sembra una gamba umana. Se ci si concentra sulla figura della donna, si nota che il grande triangolo pubico centrale è affiancato ai lati dalle gambe rispettivamente del bisonte e del leone (nella forma di TERIANTROPI), in modo che le gambe semiumane dei due animali formano, nella parte centrale, l'immagine dei fianchi e del pube di una donna. La sala in cui si trova quest'immagine mitica è stata denominata "CAMERA FINALE", perchè si trova negli antri più profondi della caverna, luogo in cui, presumibilmente, erano celebrati rituali iniziatici. Le opere sono state eseguite a carboncino, ricavato dalle braci di pino silvestre. Lo studioso GREGORY CURTIS (1944), autore di "The Cave Painters: probing the mysteries of the world's first artists" (2007), avanza l'ipotesi che la raffigurazione ibrida uomo-bisonte-donna-leone della SALA FINALE della caverna CHAUVET, sia antesignana del mito greco del MINOTAURO, figlio del TORO DI CRETA e della regina cretese PASIFAE, il quale aveva forma ibrida e mostruosa, nato per volontà del dio del mare, POSEIDONE, che in questo modo volle punire il RE DI CRETA, MINOSSE. MINOSSE non era molto apprezzato dai suoi concittadini, poichè non era discendente del suo predecessore ASTERIONE, ma di ZEUS, il padre degli dèi. MINOSSE si fece inviare un bellissimo TORO SACRO dal dio POSEIDONE, promettendo che sarebbe stato sacrificato in suo onore; ma in seguito lo stesso MINOSSE, considerata la bellezza dell'animale, decise di sacrificarne un altro a POSEIDONE, che si irritò. POSEIDONE, per vendicarsi dell'affronto, suscitò una mania nella mente della regina PASIFAE, la quale si innamorò follemente del TORO, unendosi carnalmente ad esso; da ciò la nascita dell'ibrido. Quando CRETA sconfisse ATENE, quest'ultima fu costretta a pagare l'insopportabile tributo di offrire in sacrificio al mostro ogni anno sette fanciulli e sette fanciulle. Se osserviamo le raffigurazioni del MINOTAURO che ci provengono dalle kylix e dall'arte vascolare dell'ANTICA GRECIA, non possiamo fare a meno di cogliere il paragone con l'immagine del MINOTAURO della caverna di CHAUVET! Il prof. GREGORY CURTIS paragona lo spettacolo dei giovani cretesi che saltano in groppa ai tori nei dipinti del PALAZZO DI MINOSSE alla manifestazione della corrida in SPAGNA, aggiungendo che queste tradizioni vengono perpetuate proprio nei territori in cui c'è la più alta concentrazione di siti paleolitici d'arte rupestre. Manifestazioni simili alla corrida (TAUROMACHIA) erano praticate nell'ETA' DEL BRONZO, non solo in SPAGNA, ma presso molte popolazioni mediterranee. Dobbiamo anche ricordare che il CULTO DEL TORO SACRO era presente presso le più importanti civiltà antiche, dall'ANTICO EGITTO con il sacrificio del toro APIS, a BABILONIA (il dio babilonese MARDUK era chiamato TORO DI UTU), dai miti VEDICI al MITRAISMO, dal NEOLITICO all'ETA' DEL BRONZO, il sacrificio del TORO è un filo rosso che unisce le tradizioni e i culti iniziatici delle più grandi culture, collegato a quello della DEA MADRE (la Terra): il TORO, infatti, rappresentava la forza vitale e indomabile della Natura. La sua uccisione aveva un valore di rigenerazione cosmica, ma anche un significato più profondo e spirituale di dominio sulle stesse energie cosmiche. Come per l'UOMO-BISONTE di CHAUVET, i miti e le tradizioni che per decine di migliaia di anni hanno accompagnato l'umanità, condivise universalmente, possono mutare forma, nomi, storie, ma accompagneranno sempre l'uomo nel suo cammino evolutivo.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-7YRQsYfZhX0/XjcG24JlFcI/AAAAAAAAf64/7gEpDnTKEe0Bs7J7cib_eqC9Nf26cLwoACLcBGAsYHQ/s1600/chauvet-minotauro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1274" data-original-width="1000" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-7YRQsYfZhX0/XjcG24JlFcI/AAAAAAAAf64/7gEpDnTKEe0Bs7J7cib_eqC9Nf26cLwoACLcBGAsYHQ/s320/chauvet-minotauro.jpg" width="251" /></a></div>
FOTO: il teriantropo-Minotauro sulla stalattite della Camera Finale della caverna di Chauvet, Pont d'Arc, Ardeche, Francia, risalente a 36.000 anni fa.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-5DIiyvdhvy8/XjcIFHs1grI/AAAAAAAAf7A/zevCV_MRO3EkbzsSfuzFGalC0apLF58kgCLcBGAsYHQ/s1600/Tondo_Minotaur_London_515%2BaC.E4_MAN.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1600" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-5DIiyvdhvy8/XjcIFHs1grI/AAAAAAAAf7A/zevCV_MRO3EkbzsSfuzFGalC0apLF58kgCLcBGAsYHQ/s320/Tondo_Minotaur_London_515%2BaC.E4_MAN.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: kylix greca raffigurante il Minotauro, conservata al British Museum, 515 a.C.; diametro: 33 cm., ceramica. Da confrontare con l'immagine della caverna Chauvet qui sopra.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Md1HgWsLz9I/XjcLL4niiWI/AAAAAAAAf7M/d63pT2sCsAkhDSvBVtJNo5pjTYvsQy7TQCLcBGAsYHQ/s1600/cnosso-tauromachia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="908" data-original-width="1200" height="242" src="https://1.bp.blogspot.com/-Md1HgWsLz9I/XjcLL4niiWI/AAAAAAAAf7M/d63pT2sCsAkhDSvBVtJNo5pjTYvsQy7TQCLcBGAsYHQ/s320/cnosso-tauromachia.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Tauromachia in affresco del Palazzo di Cnosso (Creta), 2000 a.C.
Affrontare il toro significa in senso lato dominare le energie caotiche
mediante la forza interiore, derivata dal superamento della paura:
questa tradizione può avere origini sciamaniche nel Paleolitico
Superiore.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-ffn7twtQFlg/XjcNLlWpnKI/AAAAAAAAf7Y/pcZjBk2pzOIdNBh4d25WK4ymX4J_obxLQCLcBGAsYHQ/s1600/800px-Apis_bull%252C_400-100_BCE%252C_serpentine%252C_Cleveland_Museum_of_Art.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="517" data-original-width="800" height="206" src="https://1.bp.blogspot.com/-ffn7twtQFlg/XjcNLlWpnKI/AAAAAAAAf7Y/pcZjBk2pzOIdNBh4d25WK4ymX4J_obxLQCLcBGAsYHQ/s320/800px-Apis_bull%252C_400-100_BCE%252C_serpentine%252C_Cleveland_Museum_of_Art.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: il Toro Apis, statua in diorite, Egitto, 400 a.C., Museo di Cleveland.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-JHTfYj5_eVU/XjcOTDvbrDI/AAAAAAAAf7g/m-wWIC5aptUn45lbtMN62ezX0Dd9OJ_BACLcBGAsYHQ/s1600/167-Affresco-Mitra.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="456" data-original-width="623" height="234" src="https://1.bp.blogspot.com/-JHTfYj5_eVU/XjcOTDvbrDI/AAAAAAAAf7g/m-wWIC5aptUn45lbtMN62ezX0Dd9OJ_BACLcBGAsYHQ/s320/167-Affresco-Mitra.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: affresco con il dio Mithra che uccide il Toro, dal Mithraeo di Napoli, II secolo d.C. Il sacrificio del toro simboleggiava la rigenerazione cosmica, e il passaggio ad una nuova era, in quanto il toro da sempre incarna le energie ctonie e il potere della Natura in relazione alle energie univrsali.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-x6HBg6SHm8M/XjcP4mwyYSI/AAAAAAAAf7s/_Gak6JRmwD0129hqvs-VKWqibJnp3K7kgCLcBGAsYHQ/s1600/catalhoyuk-bull.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="665" data-original-width="1024" height="207" src="https://1.bp.blogspot.com/-x6HBg6SHm8M/XjcP4mwyYSI/AAAAAAAAf7s/_Gak6JRmwD0129hqvs-VKWqibJnp3K7kgCLcBGAsYHQ/s320/catalhoyuk-bull.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Toro: dipinto da abitazione neolitica del sito di Catalhuyuk, in
Turchia, datato 8000 anni. Largo: circa 1 m. e 50 cm. Fin dalla
preistoria il TORO SACRO ha incarnato il concetto delle forze ctonie e
della loro sublimazione. Le sue corna sono simboli di integrazione
sole-luna.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-P0EADSfiiJw/XjcT4ZkXOqI/AAAAAAAAf74/77uOeMSLefkZMPyl47b-ufZ4HkOThRa4ACLcBGAsYHQ/s1600/800px-Colossal_statue_of_the_god_Nabu%252C_8th_century_BCE%252C_from_Nimrud%252C_Iraq_Museum.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="534" data-original-width="800" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-P0EADSfiiJw/XjcT4ZkXOqI/AAAAAAAAf74/77uOeMSLefkZMPyl47b-ufZ4HkOThRa4ACLcBGAsYHQ/s320/800px-Colossal_statue_of_the_god_Nabu%252C_8th_century_BCE%252C_from_Nimrud%252C_Iraq_Museum.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: statua colossale di Nabu, divinità dalle corna taurine mesopotamica, figlio di Marduk, considerato dio della scrittura e della saggezza. Dalla città di Ninive, VIII secolo a.C., Museo dell'Iraq.<br />
<br />
In un articolo del 1988, "The Signs of All Times", scritto con l'antropologo THOMAS DOWSON, l'archeologo DAVID LEWIS WILLIAMS (nato nel 1934) esplora quello che definisce "un ponte neurologico" per l'età della pietra antica. Gli autori sostengono che modelli neurologici predeterminati nel cervello aiutano a comprendere il significato profondo delle opere artistiche della più remota preistoria. Questo l'incipit dell'articolo citato sopra:<br />
<br />
"L'interpretazione dei segni geometrici nell'arte del Paleolitico superiore è ostacolata dall'assenza di etnografia direttamente rilevante e dall'impossibilità logica di indurre il significato dai dati numerici dell'arte parietale. Questo documento affronta i segni costruendo un modello neuropsicologico dell'apprensione dei fenomeni entoptici in tre fasi di alterazione della coscienza. L'utilità del modello viene valutata applicandola a due siti conosciuti dell'arte rupestre sciamanica, SAN (BOSCIMANI) e SHOSHONEAN COSO. Viene quindi applicato all'arte mobile e parietale del Paleolitico superiore per dimostrare che questa arte era anche associata a stati alterati di coscienza. Alcune delle implicazioni di questa conclusione per comprendere il significato di elementi entoptici, il diverso contesto dell'arte del Paleolitico superiore, la co-occorrenza di segni e arte figurativa e le origini dell'arte sono brevemente considerate". ("The sign of all times"- di Thomas Dowson e David Lewis Williams)<br />
<br />
"I segni sono piccole cose misurabili, ma le interpretazioni sono illimitate". (GEORGE ELIOT, scrittrice britannica, 1819-1880)<br />
<br />
Si può quindi supporre che gli stati alterati di coscienza (fossero indotti da sostanze o da auto-suggestione) causassero una profonda identificazione con il carattere dell'animale evocato, o con le forze cosmiche che accorrevano al richiamo dello SCIAMANO. Un'invocazione talmente profonda e suggestiva che il soggetto poteva cadere in uno stato di trans tale da dimenticare sè stesso, e divenire tutt'uno con la forza evocata. Questo rituale di identificazione ed "invocazione" (prendere dentro di sè) è antico quanto l'uomo, e perdurò per decine di migliaia di anni, per accennare soltanto alle seppur antichissime ere che hanno potuto essere testimoniate da pochi frammenti artistici.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-XXboIanApGw/XjcXqKfd8LI/AAAAAAAAf8E/dw2213kklogNxfNpaveifQ_8iINkWYIiQCLcBGAsYHQ/s1600/coso%2Bmountain.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="636" data-original-width="840" height="242" src="https://1.bp.blogspot.com/-XXboIanApGw/XjcXqKfd8LI/AAAAAAAAf8E/dw2213kklogNxfNpaveifQ_8iINkWYIiQCLcBGAsYHQ/s320/coso%2Bmountain.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: petroglifi di Coso Mountain, Shoshone, Sierra Nevada, California, deserto del Mojave. Quest'arte rupestre appartiene alla tribù nativa Coso e risale ad almeno 1.000 anni fa.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-RufES-K0wWE/XjcZ8B77zGI/AAAAAAAAf8Q/Kt01Yg5B6ecmWq4jI1ZpKs8h6gUZ6pp4wCLcBGAsYHQ/s1600/namibia%2Bsan%2Bart.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-RufES-K0wWE/XjcZ8B77zGI/AAAAAAAAf8Q/Kt01Yg5B6ecmWq4jI1ZpKs8h6gUZ6pp4wCLcBGAsYHQ/s320/namibia%2Bsan%2Bart.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: figure umane in arte rupestre San (Boscimani) in Namibia. Questi ripari sotto roccia ospitano opere risalenti da 6.000 a 2.000 anni fa.<br />
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<b>Lo Sciamano della caverna di Fumane</b><br />
<br />
La più antica raffigurazione di TERIANTROPO oggi esistente si trova presso le CAVERNA FUMANE, nel nord-ovest di VERONA. Le pitture rupestri rinvenute in questo sito potrebbero essere le più antiche del mondo, ma, soprattutto, rappresentare la più ancestrale raffigurazione umana, anche se non si tratta proprio di una figura umana, ma di un ibrido, come trasmesso da decine di migliaia di anni nella tradizione artistica e culturale preistorica. Il TERIANTROPO di VERONA è interamente dipinto in ocra rossa, e sembra che le lastre di roccia su cui è raffigurato siano precipitate dalla volta della caverna mescolandosi con i sedimenti del suolo, che sono stati in un primo momento datati ad almeno 36.000 anni fa. Ma se il frammento di roccia si trovava all'inizio sul soffitto, come pare probabile, allora il dipinto potrebbe essere parecchie migliaia di anni più antico di ciò che risulta dalle analisi al radiocarbonio. E questo è anche il motivo dell'enorme interesse che suscita, perchè se così fosse, esso ci comunicherebbe un messaggio ben più remoto di quanto possiamo immaginare, ben più antico di 36.000 anni. Recenti dati cronologici dimostrano che un'età compresa tra 43.000 e 40.500 anni fa sarebbe più probabile; dunque risalirebbe all'ERA AURIGNAZIANA. Queste conclusioni sono state tratte dallo studio dell'OCRA ROSSA usata per la pittura, lo stesso tipo di materiale presente in genere in tutta l'arte parietale paleolitica. Accanto alla figura del TERIANTROPO-SCIAMANO, in posizione verticale, è raffigurato quello che sembrerebbe un animale con più di 4 zampe (sembra, ma è solo una mia impressione, che il tratto di altre due zampe sia smarrito, forse a causa di scheggiature sul frammento). Il TERIANTROPO, dal canto suo, presenta sulla testa delle corna che sembrano di alce; le braccia formano una croce rispetto al busto, le gambe (togliendo le parti mancanti o consunte) sembrano piegate come se la figura stesse danzando. Dall'addome esce una protuberanza non identificabile. Complessivamente è talmente stilizzato che potrebbe essere considerato quasi un simbolo. Altri frammenti dipinti sono stati ritrovati nella grotta, fra cui uno recante quello che dovrebbe essere un quadrupede, ma con due zampe in più, questa volta molto più evidenti rispetto a quello accanto alla figura dello SCIAMANO. <br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-W804f30hY6g/Xjcappb-epI/AAAAAAAAf8Y/-xGsF4-4-akRF2APSJ6gvhQF5CjbSdwzgCLcBGAsYHQ/s1600/grotta_di_fumane_sciamano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="546" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-W804f30hY6g/Xjcappb-epI/AAAAAAAAf8Y/-xGsF4-4-akRF2APSJ6gvhQF5CjbSdwzgCLcBGAsYHQ/s320/grotta_di_fumane_sciamano.jpg" width="174" /></a></div>
FOTO: il teriantropo-sciamano della caverna di Fumane, Verona, descritto nel paragrafo qui sopra, risalente ad almeno 43.000 anni fa.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-K3AqiHnkk1E/Xjcby7kTTPI/AAAAAAAAf8k/12hqCGx3YIs4H5mJH0dgOHQaRXPU_vDZACLcBGAsYHQ/s1600/Grotta-di-Fumane.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="901" data-original-width="1600" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-K3AqiHnkk1E/Xjcby7kTTPI/AAAAAAAAf8k/12hqCGx3YIs4H5mJH0dgOHQaRXPU_vDZACLcBGAsYHQ/s320/Grotta-di-Fumane.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: ingresso della grotta di Fumane, Verona, descritta nel paragrafo qui sopra.<br />
<br />
<b>L'Uomo-Leone di Holenstein Stadel</b><br />
<br />
La straordinaria statuetta in avorio di mammuth dell'UOMO-LEONE di HOLENSTEIN STADEL, in GERMANIA, appartiene allo stesso periodo del TERIANTROPO DI FUMANE ed è più antica di almeno di almeno 5.000 anni rispetto ai dipinti della CAVERNA DI CHAUVET: la datazione gli attribuisce un'età di almeno 41.000 anni, e questo eccezionale capolavoro preistorico non può fare a meno di suscitare innumerevoli parallelismi ed ipotesi riguardanti la sua correlazione con miti e reminiscenze d'epoca storica. Descriviamo innanzitutto il manufatto: scoperto nel 1939 dallo studioso ROBERT WETZEL all'interno della caverna di HOLENSTEIN STADEL (sito con insediamenti d'epoca AURIGNAZIANA, nella VALLE DEL LONETAL, sulle ALPI SVEVE, in GERMANIA); è stato ricavato da avorio di mammuth; è alto quasi 31 cm. Ritrovato in frammenti, è stato ricomposto. Una statuetta simile, ma di dimensioni inferiori, è stata scoperta presso la CAVERNA DI HOLE FELS (che si trova nello stessa vasta area delle caverne di VOGELHERD, HOLENSTEIN STADEL, GEISSENKLOSTERLE); è alta soltanto 4 cm, ed era verosimilmente un oggetto da viaggio, che i cacciatori indossavano come amuleto; il manufatto di HOLE FELS è molto approssimativo, e solo per paragone si è potuto supporre cosa volesse rappresentare. La statuetta di HOLENSTEIN STADEL, al contrario, date le sue misure eccezionalmente grandi per quel che riguarda i manufatti paleolitici, non fu creata come oggetto trasportabile, è intagliata nell'avorio in modo molto accurato; il muso del leone non è affatto minaccioso, ma ha un'espressione tranquilla; il corpo è ibrido uomo-leone, in posizione eretta; nella parte superiore delle braccia reca incise sei tacche; al posto delle mani dalle braccia pendono due ampie zampe di leone. L'archeotecnico WULF HEIN ha sperimentato la creazione di quest'opera con strumenti di selce, ed il risultato fu che per terminare il lavoro sono necessarie più di 370 ore di lavoro! E' chiaro, a questo punto, che il manufatto rappresentava un preziosissimo oggetto di culto, plasmato da un artista altamente specializzato (e ce ne dovevano essere interi gruppi a quell'epoca, ai quali era assegnato l'importante compito di dare forma ai luoghi dello spirito. Questi artisti erano grandi iniziati e SCIAMANI. Inoltre, questa statuetta non si trovava negli antri d'ingresso alla caverna, ma (come per le più importanti opere pittoriche del PALEOLITICO) nel più profondo ed impenetrabile antro della caverna di HOLENSTEIN STADEL, un luogo in cui gli uomini si potevano avventurare soltanto per scopi rituali ed iniziatici. Osservando le fattezze del personaggio, gli esperti sono concordi nell'affermare che non si tratti semplicemente di un uomo con una maschera da leone, ma della rappresentazione di una METAMORFOSI, di una TRASFORMAZIONE SCIAMANICA nelle qualità psichiche dell'animale e dell'assunzione del suo potere! L'iconografia di questo straordinario manufatto presenta delle forti similitudini con l'arte egizia e sumera, e riporta alla mente le antiche divinità d'epoca storica. Alcuni paragonano l'UOMO LEONE di HOLENSTEIN STADEL ad un AVATAR della divinità vedica VISNU', come abbiamo esposto nel paragrafo "L'EREDITA' SCIAMANICA NELLA MITOLOGIA E NELLA RITUALITA' D'EPOCA STORICA". C'è un'altro dubbio che assale gli esperti: si tratta davvero di un UOMO LEONE, oppure, come ipotizza la studiosa di preistoria ELIZABETH SCHMID evidenziando certe fattezze tipicamente femminili, si trattava di una DONNA LEONE, i cui seni, applicati in un secondo tempo, sono andati perduti? Infatti, a sostegno di questa tesi, c'è la forma del pube della statuetta, che riconduce al tipico stile con cui veniva generalmente rappresentato questo particolare anatomico, inoltre si nota come il passaggio dalle cosce alle natiche sia compatibile con l'anatomia femminile. ELISABETH SCHMID, a questo proposito, ha creato un modello di plastilina che raffigura il soggetto con i seni pieni. In ogni modo, oggi la famosa statuetta che richiama il potere del grande felino, è conosciuta come UOMO-LEONE. Forse non dovremmo giudicare l'arte paleolitica attraverso la lente dei pregiudizi accumulati in questi ultimi millenni, e certamente in epoca ancestrale non vi era una netta distinzione fra i sessi e divisione di ruoli, come suggerisce l'antropologo DEAN SNOW (nato nel 1940), del "Department of Anthropology of the Pennsylvania State University: "Nella maggior parte delle società di cacciatori - raccoglitori, sono gli uomini che si occupano della caccia, ma molto spesso sono le donne che trasportano le prede al campo, per questo sono molto attente ai risultati della caccia”, ha detto SNOW - “Fuori, a caccia di bisonti, non c’erano solo maschi”.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-cl-3nHelUHk/XjccObpo5NI/AAAAAAAAf8s/rG1HGlMqjMw0SvbG6IS_Y0TmcLIplrZgQCLcBGAsYHQ/s1600/Lion-man-angles-Vergleich-drei-Ganzk%25C3%25B6rper-Ansichten.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="1600" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-cl-3nHelUHk/XjccObpo5NI/AAAAAAAAf8s/rG1HGlMqjMw0SvbG6IS_Y0TmcLIplrZgQCLcBGAsYHQ/s320/Lion-man-angles-Vergleich-drei-Ganzk%25C3%25B6rper-Ansichten.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: l'uomo-leone (teriantropo) di Holenstein Stadel, datato 41.000 anni. Altezza: 29 cm., avorio di mammuth, descritto nel paragrafo qui sopra.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-dlA_B3At3dk/Xjcc3MPdrkI/AAAAAAAAf80/iM6HTIAXR5Iz4mOBqp2HZqd0G5Ij2E3HgCLcBGAsYHQ/s1600/lionman-holefels-holenstain-confronto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="482" data-original-width="600" height="257" src="https://1.bp.blogspot.com/-dlA_B3At3dk/Xjcc3MPdrkI/AAAAAAAAf80/iM6HTIAXR5Iz4mOBqp2HZqd0G5Ij2E3HgCLcBGAsYHQ/s320/lionman-holefels-holenstain-confronto.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: confronto fra l'uomo-leone di Holenstein Stadel (a destra) e quello di Hole Fels, alto appena 4 cm., sempre in avorio di mammut (a sinistra).<br />
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<b> L'Uomo-Bisonte di El Castillo</b><br />
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Un'immagine in tutto simile all'UOMO-BISONTE della caverna di CHAUVET, è quella che si può osservare dipinta in carboncino su uno spuntone di roccia presoo la CAVERNA DI EL CASTILLO (SPAGNA, Cantabria, Monte Castillo), datata circa 15.000 anni fa. L'immagine è molto approssimativa, priva di definizione, sembrerebbe quasi un'ombra indefinibile sulla roccia, ma le sue fattezze sono sovrapponibili a quelle del TERIANTROPO accanto al pube femminile di CHAUVET: fra le due raffigurazioni intercorrono almeno 20.000 anni, e la loro connessione testimonia una cultura senza tempo, che per la sua compiutezza non ha mai potuto essere scalfita nei millenni, e che forse affonda le radici in un era inimmaginabilmente più remota di quanto possiamo immaginare.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Awbum98jiRc/XjcdudcKiUI/AAAAAAAAf88/ac5YqlArOaAVY2kKsoIkVZVU-lmc8j1oQCLcBGAsYHQ/s1600/el-castillo-bison-man.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="506" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-Awbum98jiRc/XjcdudcKiUI/AAAAAAAAf88/ac5YqlArOaAVY2kKsoIkVZVU-lmc8j1oQCLcBGAsYHQ/s320/el-castillo-bison-man.jpg" width="215" /></a></div>
FOTO: uomo-bisonte della caverna di El Castillo, descritto nel paragrafo qui sopra, Spagna, Cantabria, Monte Castillo, risalente a 15.000 anni fa.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-l9Suzm5GgtA/XjceUkiH3-I/AAAAAAAAf9I/NlSmWzn5fgASw6KykqyJ5dDBoe1yplEAQCLcBGAsYHQ/s1600/3f7ec68c563b107453a6c5063db322ab--paleolithic-art-archaeology.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="486" data-original-width="236" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-l9Suzm5GgtA/XjceUkiH3-I/AAAAAAAAf9I/NlSmWzn5fgASw6KykqyJ5dDBoe1yplEAQCLcBGAsYHQ/s320/3f7ec68c563b107453a6c5063db322ab--paleolithic-art-archaeology.jpg" width="155" /></a></div>
FOTO: l'uomo-bisonte della caverna di El Castillo, Spagna, Cantabria, Monte Castillo, datato 15.000 anni. Ricostruzione grafica dell'immagine.<br />
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<b>Gli stregoni-teriantropi della caverna di Troi Freres</b><br />
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Altre tre figure ibride sono state rinvenute presso la CAVERNA DI TROI FRERES, nel sud-ovest della FRANCIA, sui MONTI PIRENEI, risalenti ad almeno 15.000 anni fa. Di due di queste figure non risultano documenti fotografici, nè sui libri, nè su Internet, ma soltanto ricostruzioni grafiche che ne evidenziano le fattezze. L'unica che si può ammirare in parecchie fotografie è quella del famoso danzatore-stregone ricostruito dal disegno dell'abate HENRI BREUIL (1867-1961). La raffigurazione originale (o quel che ne è rimasto) lascia molto spazio all'immaginazione: il tratto è sfumato e della testa non è rimasto quasi nulla, anche se si può comprendere, nel complesso, che si tratta evidentemente di uno SCIAMANO, immortalato durante un rituale di trasformazione; l'abate BREUIL, che ha studiato a fondo l'elemento, vi ha aggiunto delle corna di cervo, una lunga barba caprina, degli occhi simili a quelli di una civetta, evidentemente cogliendo qualcosa, osservando da vicino le tracce sulla roccia, che noi non possiamo intravedere con l'aiuto di immagini fotografiche. Sarebbe magnifico se tutti quei particolari fossero ancora visibili e non consumati dal tempo. Altre due immagini di STREGONI danzanti al culmine di una trasmutazione sciamanica si possono trovare nella caverna di TROI FRERES: un UOMO-BISONTE, nel bel mezzo di una massa caotica di animali, che danza suonando uno strumento a fiato. Anche questa raffigurazione non è reperibile se non attraverso schemi grafici come quello che abbiamo pubblicato qui. Ma il TERIANTROPO ricostruito da BREUIL è una pittura a carboncino, mentre per l'UOMO-BISONTE ed un'altra immagine di SCIAMANO, sempre a TROI FRERES (del quale di umano sono rimaste solo le gambe posteriori) si tratta di confusi graffiti difficilmente identificabili in fotografia. Uno dei bisonti in fuga in mezzo alla bolgia presenta una gamba posteriore umana: ciò dev'essere interpretato come l'atto finale di una trasformazione e identificazione dello Sciamano con le forze invocate. Sempre presso la caverna di TROI FRERES, sono graffite due civette nelle quali gli studiosi identificano delle caretteristiche vagamente umanoidi; ma su ciò lasciamo il beneficio del dubbio, in quanto questi rapaci hanno per sè stessi un'espressione quasi umana.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Z4A_OxG_1fM/Xjce9HxYV2I/AAAAAAAAf9Q/L87Yz9J3wQcVg85KSrwa5rV3c2XKTZ2wgCLcBGAsYHQ/s1600/TROIS%2BFRERES%2B1.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="543" data-original-width="904" height="192" src="https://1.bp.blogspot.com/-Z4A_OxG_1fM/Xjce9HxYV2I/AAAAAAAAf9Q/L87Yz9J3wQcVg85KSrwa5rV3c2XKTZ2wgCLcBGAsYHQ/s320/TROIS%2BFRERES%2B1.gif" width="320" /></a></div>
FOTO: ricostruzione del pannello con i graffiti raffiguranti una grande scenografia caotica di animali, in mezzo alla quale vi è l'immagine di uno steregone uomo-bisonte che suona un flauto, descritta nel paragrafo qui sopra. Caverna di Troi Freres, dipartimento Ariege. Datazione: 15.000 anni.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-aNb0uFh8DOE/XjcgINkAk1I/AAAAAAAAf9c/Ym4adJF67ZEJk4xMMlmar3Bn5_OLi_ZiACLcBGAsYHQ/s1600/audsorcerer.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1197" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-aNb0uFh8DOE/XjcgINkAk1I/AAAAAAAAf9c/Ym4adJF67ZEJk4xMMlmar3Bn5_OLi_ZiACLcBGAsYHQ/s320/audsorcerer.jpg" width="239" /></a></div>
FOTO: lo stregone-teriantropo della caverna di Troi Freres, Francia, dipartimento Ariege, descritto nel paragrafo qui sopra. Datazione: 15.000 anni.<br />
<br />
<b>Il teriantropo di Gabillou</b><br />
<br />
Un'altra intrigante effigie di TERIANTROPO si trova presso la CAVERNA DI GABILLOU (nella VALLE DELL'ISLE, in DORDOGNA, FRANCIA), che contiene almeno 200 raffigurazioni datate al periodo MAGDALENIANO, dai 18.000 ai 10.000 anni fa. La grotta fu scoperta nel 1941 e contiene 200 graffiti. L'incisione di questo graffito è molto definita e profonda e mostra quello che si potrebbe ritenere un UOMO-BISONTE (o TORO) danzante, con lunga barba, braccia e gambe umane e corpo d'animale. Se ne può ammirare una ricostruzione fedele nel disegno dell'ABATE BREUIL (1867-1961) che ne evidenzia i tratti. Anche in questo caso ci troviamo di fronte al ritratto di uno SCIAMANO durante il rapimento dell'estasi, nel processo di identificazione con l'energia (in questo caso il bisonte) invocata.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-5AYY37xLUrg/XjcgkvDeERI/AAAAAAAAf9k/6nlXxWijkhcMFm2U2KqPpGbkANHOT1mSwCLcBGAsYHQ/s1600/gabillou-stregone.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="804" data-original-width="563" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-5AYY37xLUrg/XjcgkvDeERI/AAAAAAAAf9k/6nlXxWijkhcMFm2U2KqPpGbkANHOT1mSwCLcBGAsYHQ/s320/gabillou-stregone.jpg" width="224" /></a></div>
FOTO: lo stregone uomo-bisonte della caverna di Gabillou, Francia, datato circa 15.000 anni. Altezza: 25 cm., descritto nel paragrafo qui sopra.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-27t-QG0RZjY/Xjcltqt4vqI/AAAAAAAAf9w/3Lnxvj-Pl10nnv6ezo09S5yFbow5eUKAwCLcBGAsYHQ/s1600/gabillousfirstdaycover2b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="935" data-original-width="607" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-27t-QG0RZjY/Xjcltqt4vqI/AAAAAAAAf9w/3Lnxvj-Pl10nnv6ezo09S5yFbow5eUKAwCLcBGAsYHQ/s320/gabillousfirstdaycover2b.jpg" width="207" /></a></div>
FOTO: lo stregone uomo-bisonte della caverna di Gabillou, Drodogna, Francia, nella ricostruzione dell'abate Breuil, descritta nel paragrafo qui sopra.<br />
<br />
<b>L'Uomo-Uccello della caverna di Lascaux</b><br />
<br />
Uno dei più importanti TERIANTROPI dipinti o graffiti nelle profondità delle caverna paleolitiche è senza dubbio L'UOMO UCCELLO della caverna LASCAUX (i cui dipinti risalgono a quasi 18.000 anni fa). La CAVERNA DI LASCAUX è uno dei più ricchi e sontuosi santuari paleolitici, ed ospita 6.000 figure, per la maggior parte di animali, fra le quali dei capolavori assoluti; ma ne parleremo più avanti, ora facciamo il punto sull'immagine più intrigante che questa grotta ha cutodito per quasi 20.000 anni. L'UOMO con la testa d'UCCELLO raffigurato sulle pareti del cosiddetto "POZZO DELL'UOMO MORTO" (un antro che scende 6 metri in profondità rispetto al resto della caverna) assieme al bisonte e al rinoceronte lanoso dietro a lui, non appaiono raffigurati isolatamente come tutti i soggetti dell'arte paleolitica (che non sono mai parte di una scena, ma galleggiano nel vuoto senza nessuna connessione logica), ma sembra chiaro che descrivano un'evento in successione: abbiamo, di fronte all'uomo stilizzato, la figura ben definita del bisonte, trafitto da una lancia che lo ferisce a tal punto che dal suo ventre fuoriescono le interiora; il bisonte tiene il capo in posizione d'attacco, con le corna puntate verso l'uomo, come in un estremo tentativo di rivalsa; l'UOMO-UCCELLO pare riverso a terra, con le braccia aperte e le mani recanti 4 dita (come quelle degli uccelli); il suo pene è eretto e la testa porta le sembianze di un uccello. Accanto a lui, a terra, si nota quello che sembrerebbe un propulsore per lance; in basso, sotto di lui, sopra un bastone si erge l'effigie di un uccello appollaiato. Dietro di lui compare un rinoceronte lanoso europeo, sotto la cui coda rialzata sono dipinti 6 punti disposti in modo non casuale, ma seguendo una precisa disposizione geometrica. L'ubicazione di questa pittura è molto importante per riuscire a comprenderne il significato: essa si trova nell'antro più difficile da raggiungere, più buio e più profondo della caverna, detto anche "POZZO DELL'UOMO MORTO", che si dirama dalla navata principale; raggiungere questo antro non è un'impresa facile, esso è un vero e proprio "pozzo" (da cui il nome) ben 6 metri più profondo del livello della navata e delle altre gallerie; presumibilmente in questa "cripta" ci si calava per mezzo di funi; la superficie lucida del crepaccio indica che un numero enorme di persone vi discesero nel corso dei millenni. Perchè gli artisti avrebbero dovuto dipingere una semplice scena di caccia così lontano da occhi profani? E' evidente che ci troviamo piuttosto di fronte ad un mito, ad un personaggio leggendario, forse un archetipo dell'uomo, del cacciatore, elevato a simbolo dell'esistenza stessa, o del percorso sciamanico alla conquista del potere spirituale. Lo storico e saggista JOSEPH CAMPBELL (1904-1987) propose una visuale puramente mitologica per questa rappresentazione, contraddicendo coloro che proponevano la riduttiva interpretazione di un incidente di caccia, asserendo:<br />
<br />
"... in una caverna in cui le immagini sono magiche e di conseguenza ci si aspettava che realizzassero situazioni come quelle che rappresentano, una scena di disastro non sarebbe stata collocata nella cripta (il Pozzo), il Sancta Sanctorum".<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-PX_2AfcJNvg/XjcnDGa3_KI/AAAAAAAAf98/n9sKx_wBzwUUcxHaTfCpuyIDWF6bZcZkgCLcBGAsYHQ/s1600/lascaux-uomo-uccello.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1094" data-original-width="1600" height="218" src="https://1.bp.blogspot.com/-PX_2AfcJNvg/XjcnDGa3_KI/AAAAAAAAf98/n9sKx_wBzwUUcxHaTfCpuyIDWF6bZcZkgCLcBGAsYHQ/s320/lascaux-uomo-uccello.png" width="320" /></a></div>
FOTO: la "scena del pozzo dell'uomo morto" della caverna di Lascaux, Dordogna, Montignac, Francia. Al centro della scena, l'uomo-uccello come rappresentazione della trasformazione-sublimazione spirituale dello Sciamano, come descritta nel paragrafo qui sopra. Datazione: 18.000 anni.<br />
<br />
Ed infatti, sarebbe come se un dipinto "per grazia ricevuta" venisse collocato sull'altare di una cattedrale! Non sarebbe possibile! In realtà ci troviamo di fronte ad una sequenza che narra una metamorfosi: l'uomo di fronte al bisonte assume dentro di sè lo spirito dell'uccello e le sue sembianze mutano (testa, mani), mentre l'uccello sul bastone indica la conclusione di questo processo; oppure semplicemente l'uomo è morto e la sua anima spira come il volo di un uccello. Lo spazio già profondo e misterioso di LASCAUX, presso il POZZO DELL'UOMO MORTO diviene addiritttura irreale, mistico, intimamente legato all'oscurità, alla profondità, all'ignoto. Dobbiamo ricordare che proprio in questo antro sono state trovate, assieme ad una varietà di altri reperti, alcune lampade che per essere accese venivano probabilmente riempite con grasso animale. La famosa LAMPADA IN ARENARIA DI LASCAUX è soltanto una di queste, e come le altre venne trovata con il lato bruciato rivolto verso il basso, segno questo (come riferisce l'antropologo LEWIS WILLIAMS) che indica la volontà di estinguere la luce secondo quello che doveva essere un preciso atto rituale. Il POZZO ERA UN SANTUARIO NEL SANTUARIO, un luogo accessibile a pochi individui dotati di conoscenze e doti particolari. La famosa lampada di arenaria, inoltre, oltre ad essere un manufatto di fattura eccellente, levigato e perfetto, presenta sul manico una lunga linea dalla quale si diramano altri segni che, però, non coincidono con la linea centrale, si tratta di linee spezzate, proprio come quelle presenti sul dipinto: la linea del palo su cui è appollaiato l'uccello è spezzata alla base; le linee del propulsore ai piedi dell'uomo sono spezzate, e questo forse indica un rituale di morte, di separazione, allo stesso modo in cui, in tutte le culture primordiali fino a a quelle storiche, l'UCCELLO è sempre stato identificato con il volo dell'anima, o con l'elevazione della coscienza ad uno stato più alto, in grado di avere una visione complessiva della realtà, ma anche come emblema della separazione dell'anima dal corpo dopo la morte. Il prof.DENIS VIALOU (insegnante al MUSEO NAZIONALE DI STORIA NATURALE DI PARIGI ed autore di molti volumi sul PALEOLITICO FRANCO-CANTABRICO) nota:<br />
<br />
"Era l'UOMO UCCELLO, abbattuto dal bisonte che aveva appena sventrato con la sua lunga lancia, vittima di un incantesimo lanciato dall'incantatore-artista che lo ha immortalato nel POZZO DELL'UOMO MORTO, o questi soggetti sono i protaginisti di un mitogramma? Siamo indecisi sul fatto che dovremmo vederlo come un'illustrazione di una storia di vita reale, oppure come la formulazione di un mito". "<br />
<br />
E si doveva trattare di un mito importantissimo, forse la radice di tutti i miti successivi, perchè all'interno di questa "cripta" naturale non ci sono altre raffigurazioni, null'altro può distrarre lo spettatore dalla scena che domina sull'unica parete dipinta; una testa di cavallo appena abbozzata si trova all'ingresso, come a voler tranquillizzare gli avventori, ma null'altro: l'UOMO UCCELLO, il BISONTE FERITO ed il RINOCERONTE LANOSO, nel loro messaggio solenne, campeggiano isolati sulla parete rocciosa. Lo stesso vale per i BISONTI INCROCIATI in fuga divergente: non ci sono figure sovrapposte o mandrie accanto a loro: anch'essi campeggiano solennemente, isolati nel loro monito misterioso.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Q8n8m_heFII/XjcxV5wzGYI/AAAAAAAAf-I/LXjXWJs8v8gXigSOLzXjs-06X4MlJDEowCLcBGAsYHQ/s1600/theshaftsm.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="314" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-Q8n8m_heFII/XjcxV5wzGYI/AAAAAAAAf-I/LXjXWJs8v8gXigSOLzXjs-06X4MlJDEowCLcBGAsYHQ/s320/theshaftsm.jpg" width="167" /></a></div>
FOTO: l'ingresso e la discesa a 6 metri di profondità del "pozzo dell'uomo morto" della caverna di Lascaux, dove si trova raffigurata a famosa scena dell'uomo-uccello e del bisonte ferito, descritta nel paragrafo qui sopra. Datazione: 18.000 anni.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-y1Nzk2kLMCw/XjcyORyDDaI/AAAAAAAAf-Q/cr_2-1x-C38xT3RQtMg2oB8cRvORb_dgQCLcBGAsYHQ/s1600/lamp2sm.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="463" height="207" src="https://1.bp.blogspot.com/-y1Nzk2kLMCw/XjcyORyDDaI/AAAAAAAAf-Q/cr_2-1x-C38xT3RQtMg2oB8cRvORb_dgQCLcBGAsYHQ/s320/lamp2sm.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: la lampada in arenaria scoperta sul terreno del "pozzo dell'uomo morto" della caverna di Lascaux, Drodogna, Francia. Lunghezza: 13 cm.<br />
<br />
<b> L'Uccello come animale totemico di illuminazione spirituale</b><br />
<br />
Le PIUME D'UCCELLO sono sempre state un elemento fondamentale nei costumi delle danze e delle metamorfosi sciamaniche, dai NATIVI AMERICANI, alla cultura dell'ISOLA DI PASQUA, agli INDIOS del BRASILE, alle civiltà MESOAMERICANE, alle ISOLE HAWAII, ai MAORI della NUOVA ZELANDA, senza contare i millenni dell'era NEOLITICA, durante la quale DEE e DEI con la testa d'UCCELLO costituivano le effigi simboliche più diffuse. Costumi e mantelli cerimoniali rivestiti di piume facevano parte delle tradizioni degli ARCIPELAGHI POLINESIANI e ZELANDESI: sfarzosi mantelli da cerimonia ed elmi erano adornati di piume applicate con infinita pazienza, la cui lavorazione richiedeva anche anni di impegno. I NATIVI delle ISOLE HAWAII adornavano in questo modo il capo delle divinità. Lo stesso vale per le ISOLE di PAPUA e NUOVA GUINEA, con la creazione di suggestive maschere di colore sul viso che imitano il rostro degli uccelli, e grandiosi copricapi. Presso l'ISOLA DI PASQUA un'importante cerimonia iniziatica denominata TANGATA MANU (che significa UOMO-UCCELLO nella lingua dei Nativi) consisteva in una gara rituale annuale per determinare chi avrebbe rivestito questo autorevole ruolo. Potenti leader mandavano un rappresentante per scalare le ripide pendici fino al mare e nuotare verso un'isola per raccogliere una delle prime uova deposte da una sterna fuligginosa, riportandole indietro senza danni. Il maestro del vincitore detiene quindi la prestigiosa posizione di UOMO-UCCELLO per un anno, fino alla prossima competizione. Il potere iniziatico dell'UCCELLO risiede nella sua capacità di superare i limiti della materia, nella libertà che comunica mediante la sua capacità di sfuggire ai lacci dello spazio e del tempo, il suo essere sospeso fra cielo e terra, come un messaggero divino, che può viaggiare a piacimento fra il nostro mondo e l'ALTROVE. In sostanza: il volo dell'UCCELLO incarna l'essenza spirituale, la chiamata evolutiva. L'UOVO COSMICO (che accomuna rettili ed uccelli) è un archetipo comune a tutte le grandi civiltà, e simboleggia la genesi dell'Universo, il punto d'origine di tutte le cose, ed anche l'interiorità.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-wnFLbx21950/XjczPsNk01I/AAAAAAAAf-c/4d1GsBuGiqkNcSlt32WnN5fjnmpkowIxACLcBGAsYHQ/s1600/maori-koroway.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="700" data-original-width="525" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-wnFLbx21950/XjczPsNk01I/AAAAAAAAf-c/4d1GsBuGiqkNcSlt32WnN5fjnmpkowIxACLcBGAsYHQ/s320/maori-koroway.jpg" width="240" /></a></div>
FOTO: donne Maori della Nuova Zelanda in una foto antica; indossano il tradizionale mantello Koroway, Questi coloratissimi mantelli
tradizionali sono formati da migliaia di piume cucite una per una; la
loro creazione richiede anche anni di lavoro e una pazienza infinita.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-kUR6JMZXcWw/Xjc14hYYbaI/AAAAAAAAf-w/fODY9RRZ_S4mO7vBbKMXaIEOSapaSctWQCLcBGAsYHQ/s1600/birdman0.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="550" data-original-width="500" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-kUR6JMZXcWw/Xjc14hYYbaI/AAAAAAAAf-w/fODY9RRZ_S4mO7vBbKMXaIEOSapaSctWQCLcBGAsYHQ/s320/birdman0.jpg" width="290" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
FOTO: raffigurazione rupestre di Uomo-uccello dall'Isola di Pasqua, Rapa Nui, dal santuario di Orongo. I bassorilivi e le pitture di questo sito sono datate circa a 500 anni fa. </div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-GBpXX4n-OE4/Xjc23CH7r9I/AAAAAAAAf-4/FLMa6v2wSzUae0rLBbrttjRAvXdTRfBPACLcBGAsYHQ/s1600/P1000495%2B-%2BCopia.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1475" data-original-width="1600" height="295" src="https://1.bp.blogspot.com/-GBpXX4n-OE4/Xjc23CH7r9I/AAAAAAAAf-4/FLMa6v2wSzUae0rLBbrttjRAvXdTRfBPACLcBGAsYHQ/s320/P1000495%2B-%2BCopia.JPG" width="320" /></a></div>
FOTO: Serpente piumato Quetzacoatl, scultura da Chichèn Itza, datata 900-1250
d.C. Le divinità alate presenti in tutte le antiche culture del mondo,
in varie forme, sono reminiscenze del valore totemico dell'uccello nello
sciamanesimo primordiale, considerato intermediario fra i mondi.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-ZyGZJJiADq8/Xjc3XPhpxtI/AAAAAAAAf_E/jqjvnAI3r_0TeEVkKYyNFpSIxrUQax1zACLcBGAsYHQ/s1600/1116-28991.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="668" data-original-width="1000" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-ZyGZJJiADq8/Xjc3XPhpxtI/AAAAAAAAf_E/jqjvnAI3r_0TeEVkKYyNFpSIxrUQax1zACLcBGAsYHQ/s320/1116-28991.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Papua-Nuova Guinea: maschera indigena cerimoniale dai colori sgargianti
che imitano il rostro degli uccelli. Le piume d'uccello sono sempre
state un elemento fondamentale nelle cerimonie sciamaniche delle culture
tradizionali in tutti i continenti, fin dall'epoca ancestrale.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-9WQDCkUG5ZA/Xjc4P_1b6LI/AAAAAAAAf_M/2-WpgTy1pecUdrjDyLTrA7XFy3F3ltRNwCLcBGAsYHQ/s1600/Totem%2Ba%2BThunderbird%2BPark%252C%2BVictoria%252C%2BBritish%2BColumbia%252C%2BCanada..jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="447" data-original-width="795" height="179" src="https://1.bp.blogspot.com/-9WQDCkUG5ZA/Xjc4P_1b6LI/AAAAAAAAf_M/2-WpgTy1pecUdrjDyLTrA7XFy3F3ltRNwCLcBGAsYHQ/s320/Totem%2Ba%2BThunderbird%2BPark%252C%2BVictoria%252C%2BBritish%2BColumbia%252C%2BCanada..jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Wakinyan, l'Uccello del Tuono in un totem della tribù Lakota, Canada,
Thunderbird Park, Victoria. L'Uccello come animale totemico, fin dagli
albori, presso tutte le culture del mondo, indica la visione suprema
dello spirito illuminato, di colui che può spaziare fra cielo e terra.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-a7iG8iLZbQ4/Xjc5J42-abI/AAAAAAAAf_Y/VBzetEaFRGkeMc-IEBdHNFu0E92dFM2MQCLcBGAsYHQ/s1600/P1000497.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1172" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-a7iG8iLZbQ4/Xjc5J42-abI/AAAAAAAAf_Y/VBzetEaFRGkeMc-IEBdHNFu0E92dFM2MQCLcBGAsYHQ/s320/P1000497.JPG" width="234" /></a></div>
FOTO: Uomo-uccello; ceramica della cultura MOCHE (Perù), circa 600 d.C.
L'immagine archetipica dell'"uomo-uccello" è presente in tutte le
antiche culture del mondo ed ha origini sciamaniche e ancestrali.
L'uccello da sempre simboleggia l'anima, ma anche la realizzazione
spirituale.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-I7uWHspRilk/Xjc5i-4BzRI/AAAAAAAAf_g/k-iU-EtPzI4gaq0a5UfeIgXoO_ocJcWKACLcBGAsYHQ/s1600/d685098078073475cc3d031689436ce2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="640" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-I7uWHspRilk/Xjc5i-4BzRI/AAAAAAAAf_g/k-iU-EtPzI4gaq0a5UfeIgXoO_ocJcWKACLcBGAsYHQ/s320/d685098078073475cc3d031689436ce2.jpg" width="213" /></a></div>
foto: Divinità teriantropica uomo-uccello, da un bassorilievo della fortezza
hittita KARATEPE (Armenia): VIII secolo a.C. La tipologia di questo
uccello è identica a quella del rapace sulla Stele dell'Avvoltoio di
Gobekli Tepe e dell'Uccello del Tuono sui totem dei Nativi americani.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-PrWzEtZWqY8/Xjc52hNJfAI/AAAAAAAAf_o/LLq3N9-TCA4WQ7bETTdH5MkwPUgQoTeCACLcBGAsYHQ/s1600/bird-lady-predinastic-3000-3300%2Ba.C.Egypt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-PrWzEtZWqY8/Xjc52hNJfAI/AAAAAAAAf_o/LLq3N9-TCA4WQ7bETTdH5MkwPUgQoTeCACLcBGAsYHQ/s320/bird-lady-predinastic-3000-3300%2Ba.C.Egypt.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Naqada II, Periodo Predinastico: donna-uccello in terracotta, 3650-3300 a.C., da El Mamariya, Egitto. Altezza: 29,3 cm.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-5bJ4fhYSqMM/Xjc6OV--MII/AAAAAAAAf_w/2L68lO9nfCERjAagefFqPxKbtvk7AeSTwCLcBGAsYHQ/s1600/apkallu-ninurta-temple-1860%2Ba.C.2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1063" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-5bJ4fhYSqMM/Xjc6OV--MII/AAAAAAAAf_w/2L68lO9nfCERjAagefFqPxKbtvk7AeSTwCLcBGAsYHQ/s320/apkallu-ninurta-temple-1860%2Ba.C.2.jpg" width="212" /></a></div>
FOTO: Apkallu, Tempio di Ninurta; 1860 a.C. : nella mano reca la "borsa degli
dèi" (simbolo universale presente nelle raffigurazioni di tutte le
antiche culture); gli APKALLU erano i sette saggi del mito sumero,
inizialmente raffigurati come uomini-pesce, in seguito come
uomini-aquile.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-YBVqhY1VDiU/Xjc6qorNh1I/AAAAAAAAf_4/ToHTjPOwwsANENIXIIlZKsMO8DeMuIOvgCLcBGAsYHQ/s1600/Vanth-demone-etrusco.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="674" data-original-width="504" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-YBVqhY1VDiU/Xjc6qorNh1I/AAAAAAAAf_4/ToHTjPOwwsANENIXIIlZKsMO8DeMuIOvgCLcBGAsYHQ/s320/Vanth-demone-etrusco.png" width="239" /></a></div>
FOTO: Vanth, divinità ctonia etrusca, su un’urna di terracotta proveniente da
Chiusi ed oggi custodita al Worcester Art Museum, Massachusetts, II
secolo a.C. L'immagine teriantropica uomo-uccello dal Paleolitico al
Neolitico è l'antesignana di tutte le divinità alate d'epoca storica.<br />
<br />
<b>La Scena del Pozzo di Lascaux come mappa stellare</b><br />
<br />
Ma c'è un altro aspetto forse ancora più importante recentemente portato alla luce dal ricercatore ed archeoastronomo MICHAEL RAPPANGLUECK, che sostiene che la SCENA DEL POZZO in realtà rappresenti una MAPPA STELLARE, relativa al triangolo estivo delle stelle DENEB, VEGA e ALTAIR, evidenziato dalla disposizione dell'occhio dell'UOMO UCCELLO, dell'uccello sul palo e dell'occhio del bisonte, come possiamo vedere nello schema:<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-yEZs0Wqd02s/Xjc7RbWRpOI/AAAAAAAAgAA/piJ3iIlMQlQX2-rbFieABwSN5rW1c2dcQCLcBGAsYHQ/s1600/lascaux02.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="198" data-original-width="708" height="89" src="https://1.bp.blogspot.com/-yEZs0Wqd02s/Xjc7RbWRpOI/AAAAAAAAgAA/piJ3iIlMQlQX2-rbFieABwSN5rW1c2dcQCLcBGAsYHQ/s320/lascaux02.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Egli fa notare che queste stelle, oggi associate al periodo estivo, 17.000 anni fa sarebbero state circumpolari, cioè si trovavano in una posizione rispetto ai poli per cui non tramontavano mai (viste dalle latitudini europee) e sarebbero state particolarmente brillanti nel tardo inverno. Questa teoria rende ancora più ricca di significati questa rappresentazione, associata in questo modo a degli astri la cui maggiore luminosità si sarebbe mostrata proprio nella fase di passaggio dall'inverno alla primavera, ovvero dall'oscurità alla luce! Questo accostamento della parte più profonda della caverna con le stelle più a nord particolarmente brillanti in inverno propone un'interpretazione ancora più interessante dell'oscuro significato di quest'opera: il POZZO DELL'UOMO MORTO poteva essere un luogo riservato a rituali indirizzati all'OSCURITA' e alla MORTE; un luogo riservato a pochi individui dotati di facoltà psichiche speciali, destinato alla comunicazione con la dimensione dell'IGNOTO, con l'ALTROVE, ed in effetti la profonda cavità del POZZO sarebbe stata considerata come una "soglia", un ingresso verso un'altra dimensione oscura perchè ignota, non controllabile dalle leggi della Natura e dalla volontà dell'uomo.<br />
<b><br /></b>
<b>I bisonti incrociati della navata di Lascaux</b><br />
<br />
Gli studiosi JEAN MICHEL GENESTE, TRISTAN HORDE, CHANTAL TANET fanno notere un altra associazione interessante a questo riguardo: i due famosi BISONTI INCROCIATI, che si danno le spalle fuggendo, effigiati sulle pareti della navata, proprio dove la galleria si stringe ad imbuto, isolati e privi di altre figure nelle loro vicinanze o sovrapposizioni, potrebbero rappresentare la separazione di due mondi: quello della vita, relativo alle gallerie in cui sono ritratte tutte le specie animali, nella loro possenza e bellezza, e quello della morte, connesso al POZZO DELL'UOMO MORTO e al culto che vi si celebrava. Le lanterne rovesciate, di cui abbiamo parlato più sopra, sono un indizio, se non una vera prova, di questa prassi.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-YkmlA2BlCvY/Xjc8l8YxEqI/AAAAAAAAgAM/nmGbkl1PR1MhpxClYNSBFglkXhrAcSYFgCLcBGAsYHQ/s1600/bisonti-incrociati-lascaux.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="734" data-original-width="961" height="244" src="https://1.bp.blogspot.com/-YkmlA2BlCvY/Xjc8l8YxEqI/AAAAAAAAgAM/nmGbkl1PR1MhpxClYNSBFglkXhrAcSYFgCLcBGAsYHQ/s320/bisonti-incrociati-lascaux.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: i bisonti incrociati sulle pareti della navata della caverna di Lascaux, Dordogna, Francia. Datazione: 18.000 anni.<br />
<br />
Ma l'interpretazione di questo dipinto (i BISONTI INCROCIATI) e del simbolismo dell'UOMO UCCELLO può addentrarsi ad un livello ancora più profondo, e dunque più elevato, scevro da qualsiasi legame con la realtà ordinaria (seppure anch'essa ricca di suggestioni e vitalità), dell'uomo primordiale: il concetto di "morte" può essere accomunato non solo alla morte fisica, ma al rapimento estatico sciamanico, cioè ad una "contraffazione della morte" (come direbbe Shakespeare), una condizione in tutto simile all'esperienza post-mortem, anche se passeggera, generante lo stesso risultato della morte: l'apertura di un varco nell'ALTROVE. Questa è anche l'opinione dell'archeologo LEWIS WILLIAMS, che così spiega:<br />
<br />
"La morte nel pensiero sciamanico può anche significare viaggiare verso il mondo degli spiriti in stati alterati di coscienza."<br />
<br />
Presso tutte le culture, l'immagine dell'uccello, del suo librarsi negli spazi infiniti, è sempre connessa alla psicologia del desiderio, all'innato anelito dell'uomo verso altri mondi e realtà, alla necessità di affrancarsi dai vincoli fisici: esseri alati hanno percorso l'immaginaario di tutte le epoche e di tutte le civiltà: gli angeli cristiani, le numerose divinità alate delle antiche civiltà, la FENICE comparsa per la prima volta in un racconto di ERODOTO, il dio greco ERMES, il cavallo mitologico PEGASO, QUETZACOATL, il serpente piumato della mitologia azteca, le LASE, divinità alate femminili ETRUSCHE testimoni della condotta del defunto, nei VEDA il nome GARUTMAT SUPARNA (che significa "dalle ali bellissime") indica l'UCCELLO CELESTE UNIVERSALE, a cui appartiene un simbolismo simile a quello della FENICE, l'UCCELLO DEL TUONO dei NATIVI AMERICANI, un gigantesco rapace identificato con il potere del fulmine e della tempesta; provviste di ali erano tutte le divinità EGIZIE: potremo citare il dio THOT, HORUS, e molti altri. Il BA (o "anima") nell'ANTICO EGITTO era rappresentato come un UOMO UCCELLO di LASCAUX al contrario, con la testa d'uomo ed il corpo aviforme; vi è anche l'immagine alata della dea ISIDE. Presso i SUMERI quasi tutte le divinità e figure mitologiche erano alate: i GENI, la dea INANNA, i LAMASSU (che avevano la funzione di angeli custodi), gli ANUNNAKI, DRAGHI e SERPENTI alati, ecc... E tutto questo pantheon variopinto e complesso non è altro che la frammentazione dell'antico UOMO UCCELLO della tradizione sciamanica, del quale l'immagine presente nella caverna di LASCAUX forse non è altro che la versione paleolitica più recente di un mito ereditato e memorizzato a partire da decine di migliaia di anni prima. Il potere dell'UCCELLO è immenso, perchè incarna la realizzazione finale nel suo essere psicopompo, intermediario e catalizzatore delle energie dell'Universo. <br />
<br />
"Dalle prove a nostra disposizione appare assodato che l'idea della metamorfosi uomo-animale , nonchè affreschi e sculture che mostrano questi esseri alterati, fossero presenti fin dall'inizio e siano sopravvissuti fino all'epilogo dell'arte rupestre in Europa". (GRAHAM HANCOCK: "Sciamani", pag.86)<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-4diEr5wi1FE/Xjc_dMABfvI/AAAAAAAAgAY/FgZZ9JTic74cALIGjHo-imQYBGP1TccsgCLcBGAsYHQ/s1600/D3BN6ngWoAAxFWq.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="960" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-4diEr5wi1FE/Xjc_dMABfvI/AAAAAAAAgAY/FgZZ9JTic74cALIGjHo-imQYBGP1TccsgCLcBGAsYHQ/s320/D3BN6ngWoAAxFWq.jpg" width="240" /></a></div>
FOTO: bassorilievo raffigurante il dio egizio Thot dalla testa di ibis, da Luxor, Egitto, circa 1.400 a.C.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-RF_XLvPpg-Y/XjdBQrYG0cI/AAAAAAAAgAk/AAH3qN5aAGEGssJChAArYHUzUNgetLlAgCLcBGAsYHQ/s1600/horus-statue.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="978" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-RF_XLvPpg-Y/XjdBQrYG0cI/AAAAAAAAgAk/AAH3qN5aAGEGssJChAArYHUzUNgetLlAgCLcBGAsYHQ/s320/horus-statue.jpg" width="195" /></a></div>
FOTO: statua di Horus dalla testa di falco dal tempio di Amenophi III a Tebe, Egitto. Diorite, XVIII Dinastia, 1360 a.C.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-f7I6tudUkv8/XjdB-Qek69I/AAAAAAAAgAs/tcGtFejRep89cMT5Y_B3q2Q190fsAyNYgCLcBGAsYHQ/s1600/Representation%252Bof%252Bthe%252Bhuman-headed%252BBa%252Bsoul%252Bhovering%252Bover%252Bthe%252Bmummy%252C.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-f7I6tudUkv8/XjdB-Qek69I/AAAAAAAAgAs/tcGtFejRep89cMT5Y_B3q2Q190fsAyNYgCLcBGAsYHQ/s320/Representation%252Bof%252Bthe%252Bhuman-headed%252BBa%252Bsoul%252Bhovering%252Bover%252Bthe%252Bmummy%252C.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: rappresentazione del Ba (anima) del defuntocome uccello dalla testa umana nel famoso papiro egizio intitolato "Dialogo di un uomo con la sua anima", risalente alla XII Dinastia, dal 1990 al 1780 a.C. <br />
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<b>Il cosiddetto Unicorno di Lascaux</b><br />
<br />
Nel misterioso e fiabesco animale non identificato dipinto sulle pareti della SALA DEI TORI della CAVERNA di LASCAUX, qualcuno vuole individuare dei tratti umani per quel che riguarda le forti zampe posteriori, o in alcuni particolari del profilo nel quale, con l'aiuto di un po' d'immaginazione, vi si potrebbe scorgere un volto umano con barba, confuso fra le sfumature che delineano quello che potrebbe sembrare il muso di un grande felino. Un'ipotesi alquanto forzata, ma non del tutto da escludere. Le zampe posteriori, a mio avviso, sono del tutto compatibili con quelle di un grande bovide, ma il polpaccio è arrotondato come quello di un uomo; il muso potrebbe corrispondere a quello di molti animali...insomma, questa "chimera" ante litteram potrebbe corrispondere a molte cose (fra le quali, come affermano altri, l'ELASMOTHERIUM SIBIRICUM: una specie di rinoceronte munito di un unico grosso corno, estinto al ritorno dell'ultimo massimo glaciale circa 30.000 anni fa), ma sulla denominazione di "unicorno" si potrebbe discutere, poichè le corna sono due, in quanto i tratti non convergono; inoltre, ed anche la corporatura del rinoceronte eurasiatico era completamente diversa.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-dbFYHPc19Og/XjdFrZidc1I/AAAAAAAAgA4/m6viTx4u_W02VwDWL8pniOowgoq06rcJgCLcBGAsYHQ/s1600/lascauxunicorn.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="1242" height="247" src="https://1.bp.blogspot.com/-dbFYHPc19Og/XjdFrZidc1I/AAAAAAAAgA4/m6viTx4u_W02VwDWL8pniOowgoq06rcJgCLcBGAsYHQ/s320/lascauxunicorn.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: il cosiddetto "unicorno" della sala dei tori della caverna di Lascaux, Drodogna, Francia (18.000 anni dal presente), descritto nel paragrafo qui sopra.<br />
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<b>I teriantropi della caverna Apollo 11 in Namibia</b><br />
<br />
La caverna denominata APOLLO 11 (in onore allo sbarco sulla Luna del veicolo satellitare APOLLO 11 avvenuto lo stesso anno della scoperta della grotta, 1969), si trova in NAMIBIA, nell'AFRICA DEL SUD-OVEST, e all'interno di essa sono stati portati alla luce numerosi esempi di arte mobile datati ad almeno 30.000 anni fa, sotto forma di 7 placchette di pietra scrostata dal soffitto della grotta, tutte dipinte con animali fra cui un TERIANTROPO, e trovate ad un livello di successione stratigrafica del terreno riconducibile a 25.000 o 30.000 anni fa, nel contesto di strati culturali che ricoprono almeno 100.000 anni. Le placchette sono larghe dai 9 ai 12 cm. Fra le altre cose nella grotta sono stati trovati manufatti litici appartenenti all'ETA' DELLA PIETRA MEDIA, lame di selce e raschietti, resti di gusci di uova di struzzo con all'interno tracce di ocra rossa che provano che sono stati usati come contenitori per il pigmento. I dipinti sulle placchette sono monocromi; il TERIANTROPO (UOMO FELINO), di cui parleremo innanzi, è dipinto interamente di nero, lo stesso vale per gli altri 6, la maggior parte dei quali in pessimo stato di conservazione, per cui se ne intravede appena il tratteggio. Dobbiamo ricordare che la comunità accademica considera ancora oggi l'AFRICA MERIDIONALE come la culla dell'evoluzione anatomica dell'uomo; dunque il fatto che testimonianze di TERIANTROPIA si possano trovare in questo luogo, riconducibili ad epoche così remote, può connettere la nascita di questi archetipi ai primordi della coscienza stessa? Possiamo dubitare sul fatto che l'AFRICA sia stata effettivamente un crogiolo di evoluzione, dato che ci sono prove archeologiche che attestano la presenza dell'uomo moderno negli altri continenti fin da epoche altrettanto ancestrali, e che santuari paleolitici ricchi di splendide pitture rupestri risalenti anche a 50.000 anni fa, si possono trovare dall'AUSTRALIA (NAWARLA GABARNMANG) all'INDONESIA (caverna di SULAWESI). E' possibile, inoltre, che le placchette dipinte della caverna APOLLO 11 siano molto più antiche di ciò che attesta la datazione ufficiale: gli esperti, in ogni caso, le hanno datate in corrispondenza alla datazione dello strato sedimentario in cui si trovavano, e quindi dal momento in cui sono cadute dal soffitto, sul quale, presumibilmente, queste immagini furono dipinte molti millenni prima. Si ripresenta, in questo caso, lo stesso dilemma sulla datazione dello SCIAMANO della caverna di FUMANE, di cui abbiamo trattato sopra. Fra tutte le raffigurazioni, gli studiosi sono riusciti ad identificare cinque animali, fra essi un rinoceronte e due zebre. Alcuni reperti sono irriconoscibili per la consunzione del tempo, ma spicca per la sua aura mitica e ricca di significati l'effigie di quello che è evidentemente un TERIANTROPO UOMO-FELINO, probabilmente un leone, immortalato nell'attimo della metamorfosi e riconoscibile dalle ginocchia umane nelle gambe posteriori: quest'immagine, proveniente da un luogo così lontano dalle valli europee, attesta l'universalità di questo rituale. Le tradizioni e la cultura dei SAN (BOSCIMANI) dell'AFRICA MERIDIONALE, forse creano un ponte lungo decine di migliaia di anni con la cultura che dipinse le immagini delle placchette della grotta APOLLO 11. I BOSCIMANI (SAN) hanno ritratto immagini teriantropiche fino al secolo XIX ; in seguito, questa antichissima eredità, fu condannata alla decadenza e all'estinzione.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-_1Qwbn6hbEw/XjdHu8lEVYI/AAAAAAAAgBE/pTPpSTRcDFIDYJh81bupD4liuA90F13OQCLcBGAsYHQ/s1600/PALEOLITHIC%252BTHE%252BSTONE%252BAGE%252BImage%252Bgallery%252BPALEOLITHIC%252BMESOLITHIC.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-_1Qwbn6hbEw/XjdHu8lEVYI/AAAAAAAAgBE/pTPpSTRcDFIDYJh81bupD4liuA90F13OQCLcBGAsYHQ/s320/PALEOLITHIC%252BTHE%252BSTONE%252BAGE%252BImage%252Bgallery%252BPALEOLITHIC%252BMESOLITHIC.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: una delle placchette litiche dipinte dalla caverna Apollo 11 in Namibia, raffigurante un teriantropo uomo-felino (pare); gli elementi umani si notano nella postura delle gambe posteriori.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-HcSgFT25Pho/XjdKVERpJ-I/AAAAAAAAgBQ/GA2oyJY2ZQcPC8s3hp0MhufzLsNN4a0iACLcBGAsYHQ/s1600/ew-inside-Nawarla-Gabarnmang-Photograph-Jean-Jacques-Delannoy.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="522" data-original-width="850" height="196" src="https://1.bp.blogspot.com/-HcSgFT25Pho/XjdKVERpJ-I/AAAAAAAAgBQ/GA2oyJY2ZQcPC8s3hp0MhufzLsNN4a0iACLcBGAsYHQ/s320/ew-inside-Nawarla-Gabarnmang-Photograph-Jean-Jacques-Delannoy.png" width="320" /></a></div>
FOTO: lo splendido complesso di arte rupestre aborigeno del luogo sacro di Nawarla Gabarnmang, Australia, datato 50.000 anni, fra i più antichi dl mondo.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-qZ7uEJPJslQ/XjdQSU_ipsI/AAAAAAAAgBc/_V5D_NaV_p0YzZuyHVV6bIPOzPW_LrWlQCLcBGAsYHQ/s1600/zimbabwe-san-rockart.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="693" data-original-width="1024" height="216" src="https://1.bp.blogspot.com/-qZ7uEJPJslQ/XjdQSU_ipsI/AAAAAAAAgBc/_V5D_NaV_p0YzZuyHVV6bIPOzPW_LrWlQCLcBGAsYHQ/s320/zimbabwe-san-rockart.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: arte rupestre San (Boscimani) in cui è raffigurato un teriantropo uomo-antilope durante una trans sciamanica. Zimbabwe, Sud Africa, circa 2000 anni dal presente.<br />
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E' importante puntualizzare sul fatto che in tutta l'AFRICA non esistono altre caverne o ripari sotto roccia con opere attribuibili ad un'era così antica; le placchette della NAMIBIA sembrano un'oasi nel deserto, come se fossero state catapultate da un'altra dimensione: chi erano coloro che le hanno dipinte? E dove hanno lasciato altre prove artistiche coeve della loro esistenza? Erano antenati dei SAN, i quali sarebbero rimasti isolati e uguali a sè stessi per ben 27.000 o 30.000 anni? Inoltre: le prime testimonianze d'arte rupestre dei SAN risalgono ad "appena" 10.000 anni fa (datate dall'archeologo JOHN PARKINGTON, del DIPARTIMENTO DI ARCHEOLOGIA DELL'UNIVERSITA' DI CITTA' DEL CAPO, SUD AFRICA), e le placchette della NAMIBIA sono 20.000 anni più antiche, esibendo, comunque, uno stile in tutto simile a quello degli odierni SAN, come se per 20.000 anni essi fossero scomparsi nel nulla. La datazione delle placchette della grotta APOLLO 11 sono, peraltro, incontrovertibili, accertate in modo assoluto da ben 30 esami al radiocarbonio. <br />
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<b>I teriantropi di Niaux</b><br />
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Tre immagini ambigue, di difficile interpretazione, si trovano all'interno della caverna di NIAUX (Alpi francesi, Dipartimento Ariege), un sistema di passaggi sotterranei e antri di almeno 14 chilometri, con testimonianze dell'epoca MAGDALENIANA, compresa dai 17.000 agli 11.000 anni fa. Una di queste immagini si trova sulle pareti del SALON NOIRE della caverna: si tratta di un bisonte ritratto di profilo, sul corpo del quale sono posizionate due frecce nere che non sono conficcate nella preda, ma sembrano indicare qualcosa; in ogni modo, quest'immagine sembra avere poco a che vedere con la caccia, ma piuttosto appare pervasa da un aura esoterica, un messaggio indecifrabile ma che assumeva una grande importanza nell'ambito della magia e dell'invocazione sciamanica. Cosa indicano quelle frecce? Peraltro (attribuite ad un'epoca successiva) sono state aggiunte due frecce rosse. Altre raffigurazioni di bisonti nella stessa caverna sono contrassegnate da frecce indicative sul corpo: un altro bisonte reca 4 frecce, un altro ancora 2 frecce, un altro 1 freccia grande senza linea ma solo con il segno indicativo, un altro ancora nella GALLERIA PROFONDA, graffito, mostra 3 fori indicati dalle solite frecce. Inoltre il muso del bisonte viene da molti interpretato come un ibrido, un TERIANTROPO UOMO-BISONTE, per il fatto che il muso dell'animale sembra costituito da una maschera, a giudicare dal tratto disegnato verso l'interno, e a ben vedere da questo stesso tratto sembra delinearsi un orecchio umano; il muso stesso del bisonte assume un'espressione quasi umana: un grande naso tondeggiante pare sovrapposto ad un altro tentativo di delineare un naso più sottile, sotto il naso sembra configurato un mento umano con barba, il tutto tratteggiato in modo da sembrare un ritaglio, il tentativo di isolare il muso (o viso) dalla massiccia corporatura del bisonte.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-5R1ZRZqlKF0/XjdRt62M8pI/AAAAAAAAgBo/952zP8G8HbIRm_uGA3lVe1XQz0iWPKftQCLcBGAsYHQ/s1600/niaux-teriantropo-bisonte.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="722" data-original-width="1107" height="208" src="https://1.bp.blogspot.com/-5R1ZRZqlKF0/XjdRt62M8pI/AAAAAAAAgBo/952zP8G8HbIRm_uGA3lVe1XQz0iWPKftQCLcBGAsYHQ/s320/niaux-teriantropo-bisonte.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: l'uomo-bisonte della caverna di Niaux, Alpi francesi, Ariege, Francia. Datazione: 17.000 anni. Il bisonte a destra sembra mostrare un volto umano con barba, come rappresentazione della metamorfosi dello sciamano mentre assume le potenzialità e le sembianze dell'animale. Descritto nel paragrafo qui sopra.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-kLSLCWs56hM/XjdT4qxYKPI/AAAAAAAAgB0/_ePL4lrMfE8ePvCrck1zndEG2PbtUfE9wCLcBGAsYHQ/s1600/niaux-bisonte-freccia2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="925" data-original-width="1409" height="210" src="https://1.bp.blogspot.com/-kLSLCWs56hM/XjdT4qxYKPI/AAAAAAAAgB0/_ePL4lrMfE8ePvCrck1zndEG2PbtUfE9wCLcBGAsYHQ/s320/niaux-bisonte-freccia2.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: uno dei bisonti misteriosi contrassegnato da frecce come messaggio simbolico della caverna di Niaux, Alpi francesi, datata 17.000 anni. Il muso del bisonte osserva un volto umano posto di fronte a lui. Descritto nel paragrafo qui sopra.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-4RtXmQ0h7UM/XjdUqTWgybI/AAAAAAAAgB8/mXiUc4SkXqAmWVWu4s2WhS4DT92n3WB0gCLcBGAsYHQ/s1600/niaux-bisonte-freccia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="448" data-original-width="813" height="176" src="https://1.bp.blogspot.com/-4RtXmQ0h7UM/XjdUqTWgybI/AAAAAAAAgB8/mXiUc4SkXqAmWVWu4s2WhS4DT92n3WB0gCLcBGAsYHQ/s320/niaux-bisonte-freccia.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: il terzo bisonte contrassegnato da una freccia nella caverna di Niaux, Alpi francesi, 17.000 anni dal presente. Descritto nel paragrafo qui sopra.<br />
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<b>La Donna-serpente della Grotta del Principe ai Balzi Rossi</b><br />
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Un monile di serpentino traslucido dal grande significato simbolico, proveniente dalla GROTTA DEL PRINCIPE, appartenente al complesso di grotte dei BALZI ROSSI (LIGURIA, ITALIA), risalente a circa 24.000 anni fa: ritrae una figura femminile unita di spalle ad un'enigmatica effigie che potrebbe rappresentare un'immagine maschile, uno spirito o un animale; oppure ci troviamo di nuovo di fronte ad un TERIANTROPO? Se osserviamo bene il suo "volto", simmetrico e simile ad una maschera, in cui naso e fronte sono indistinti, esso potrebbe suggerire le parvenze di molti animali: potrebbe essere un UOMO-UCCELLO, ed avere un significato spirituale ultraterreno, oppure potrebbe essere interpretato come un UOMO-SERPENTE: ed infatti dalla forma della testa ci si potrebbe intravedere l'immagine di un serpente, le cui curve sinuose formano l'anello superiore, includendo il capo della donna, unendosi successivamente alle sue spalle e scivolando dietro di lei, fino a formare un'ulteriore anello e unirsi di nuovo alle estremità inferiori. Se osserviamo bene la figura di fronte (come dalla foto) non possiamo evitare di imbatterci in un serpente, o in un UOMO-SERPENTE, ed infatti l'artista, a quanto pare, ha inciso delle tacche lungo il corpo della figura come a voler imitare le squame di un rettile; vi si aggiunge la sinuosità del soggetto visto di fronte, il cui corpo si restringe circa verso la metà. Riguardo il materiale in cui è stato istoriato questo monile (il serpentino), dobbiamo cogliere un interessante correlazione con le epoche storiche a noi conosciute, poichè questo materiale ha avuto un valore esoterico presso molte antiche civiltà, a partire dai SUMERI dov'era conosciuto come ZA TU MUSH GIR ("tu lucente serpente divino: za=tu/ tu=lucente/ mush=serpente/ gir=divino), ASSIRI, AZTECHI (che lo usarono per decorare l'interno dei templi), fino alla CINA e all'INDIA antica, dove è stato impiegato nella creazione di statue e ornamenti. Il SERPENTINO è una pietra che (ufficialmente) deve il suo nome alle numerose sfumature di colore cangiante, che possono essere paragonate all'iridescenza della pelle squamosa del serpente. Fondamentalmente, questo materiale è sempre stato usato per la fabbricazione di talismani dalla funzione protettiva. Possiamo quindi ipotizzare un'eredità ancestrale che connette la cultura paleolitica della costa ligure (BALZI ROSSI) alle tradizioni delle antiche civiltà conosciute.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-T7UbIGVbO9E/XjdWLXFNywI/AAAAAAAAgCI/uThZuypwJyQXT8OXe2IJ7aUaZeP_7NizwCLcBGAsYHQ/s1600/balzi-rossi-monile.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="948" data-original-width="1600" height="189" src="https://1.bp.blogspot.com/-T7UbIGVbO9E/XjdWLXFNywI/AAAAAAAAgCI/uThZuypwJyQXT8OXe2IJ7aUaZeP_7NizwCLcBGAsYHQ/s320/balzi-rossi-monile.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: L'enigmatica "COPPIA" scoperta presso la GROTTA DEL PRINCIPE (Liguria). La figura femminile (riconoscibile dall'anatomia) è unita di
spalle ad una figura maschile o ibrida , forse un'immagine mitica.
Materiale: serpentina. Misure: 5 cm. Funzione: ciondolo. Data: 24.000 anni.<br />
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<b>La maschera felina dei Balzi Rossi</b><br />
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Sempre presso il complesso di 7 grotte dei BALZI ROSSI (Liguria, ITALIA), i cui reperti paleolitici sono stati scoperti nel XIX secolo, un minuscolo manufatto in steatite, che misura 1,9 x 3 cm., forse ritrae un'immagine TERIANTROPICA o TERIOMORFA. Questa MASCHERA, compresa fra le 15 figurine scoperte dall'archeologo LOUIS ALEXANDRE JULIEN fra il 1883 e il 1885, presenta tre fori che ne delineano gli occhi e il naso, assieme ad una decorazione a raggiera lungo la circonferenza e due piccole infossature per le narici ottenute con l'uso di un punteruolo. Un foro in mezzo alla fronte costituisce un particolare molto interessante e può assumere un importante valore simbolico: anch'esso è circondato da un'enigmatica decorazione a raggiera. Il foro sulla fronte e i fori centrali degli occhi sono stati evidentemente ottenuti mediante l'uso di un bulino, particolare sottolineato dalla loro precisione. L'oggetto potrebbe ritrarre la figura di un felino (dedotta dal labbro rialzato) oppure quella di un volto ibrido umano-felino, in cui la caratteristica umana potrebbe essere sottolineata dalla forma a mandorla degli occhi. Le tacche a raggiera della circonferenza forse indicano la peluria. Quest'immagine potrebbe avere qualche attinenza con la rappresentazione dell'UOMO-LEONE di HOHLENSTEIN STADEL e con il suo potere evocativo del leone come ANIMALE TOTEMICO e di potere? Forse questa minuscola icona vuole raffigurare in piccola scala le sembianze di un tipo di maschera indossata dagli SCIAMANI durante le danze e i rituali? In quest'ultimo caso, se ne potrebbe ben comprendere l'ambiguità delle sembianze, classificandola come una delle numerose immagini TERIANTROPICHE del PALEOLITICO (che sono state poi ereditate in epoca NEOLITICA fino all'età STORICA).<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-LGePYxqNmMo/XjdY2HV0JpI/AAAAAAAAgCU/L4Un9h9yHhEY88g5mijrEeLMdPW1N7d9ACLcBGAsYHQ/s1600/mask-balzi-rossi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="460" data-original-width="550" height="267" src="https://1.bp.blogspot.com/-LGePYxqNmMo/XjdY2HV0JpI/AAAAAAAAgCU/L4Un9h9yHhEY88g5mijrEeLMdPW1N7d9ACLcBGAsYHQ/s320/mask-balzi-rossi.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: <span class="css-901oao css-16my406 r-1qd0xha r-ad9z0x r-bcqeeo r-qvutc0">La maschera della Grotta Grimaldi (</span><span class="css-901oao css-16my406 r-1qd0xha r-ad9z0x r-bcqeeo r-qvutc0">Balzi Rossi, Liguria, Italia): piccolo manufatto in steatite (2,9 X 3 cm.), scoperta dall'archeologo Louis Alexandre Julien nel 1885, risalente a circa 24.000 anni fa. E' evidentemente un oggetto dal grande valore simbolico.</span><br />
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<b>Gli Uomini-insetto di Kondoa e il mito della Mantide dei San (Boscimani)</b><br />
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Fra i luoghi che ospitano le più antiche testimonianze di arte rupestre si annovera certamente la lunga serie di raffigurazioni in ocra rossa che si snodano lungo ben nove chilometri di ripari sotto roccia, presso la provincia di KONDOA, in TANZANIA (AFRICA MERIDIONALE). Fra la maggior parte di dipinti datati non più antichi di 2000 anni, alcuni (fra i quali gli UOMINI-INSETTO) vengono ritenuti antichi almeno 50.000 (cinquantamila) anni. Gli UOMINI-INSETTO DI KONDOA sono i più antichi TERIANTROPI raffigurati al mondo, coevi allo SCIAMANO della caverna di FUMANE (VERONA) e più antichi di 25.000 anni delle placchette della CAVERNA APOLLO 11 in NAMIBIA. In tutta l'AFRICA MERIDIONALE le immagini TERIANTROPICHE d'arte rupestre sono innumerevoli, presenti come un mantra, e le più antiche rappresentazioni mostrano degli interessanti parallelismi con l'odierna espressione artistica dei SAN (BOSCIMANI dell'AFRICA sud occidentale); i SAN sono un popolo nomade di cacciatori-raccoglitori che comprende oggi circa 90.000 persone. Si ripropone la questione sollevata riguardo le placchette dipinte della CAVERNA APOLLO 11 in NAMIBIA: i BOSCIMANI sono i discendenti degli antichi popoli che dipinsero i ripari sotto roccia della TANZANIA? Nonostante possano, ad un primo sguardo, sembrare degli stregoni con dei vistosi copricapi, le immagini effigiate sulle rocce di KONDOA immortalano con tratto deciso il processo di una TRASFORMAZIONE SCIAMANICA: gli UOMINI-INSETTO sono fra i dipinti di maggior valore artistico e meglio conservati di tutto il lungo complesso di ripari sotto roccia, nel contesto di un paesaggio affascinante e suggestivo; costituiscono tre figure sulla cui testa spuntano delle lunghe antenne orizzontali disposte a pettine; uno di questi mostra due antenne verticali; il corpo a forma di stecco, la breve coda ed i piedi biforcuti sono caratteristici degli insetti; la postura è l'unico particolare umano di questi esseri. Una barra trasversale unisce i tre personaggi. Sono dipinti anch'essi con ocra rossa. La connessione del popolo SAN (che vive ora nel deserto del KALAHARI, nel BOTSWANA e in SUD AFRICA) all'antichissima tradizione sciamanica che ha prodotto gli UOMINI INSETTO di KONDOA, si riflette nella sua attuale espressione artistica, che rievoca, fra le altre cose, questa significativa metamorfosi uomo-insetto. Nella mitologia SAN, infatti, il dio creatore prese la forma di una MANTIDE RELIGIOSA, e perciò essa è sempre stata un insetto sacro in questa tradizione. La MANTIDE (o meglio, la divinità universale sotto le spoglie di quest'ultima), nel mito SAN era la creatrice di ogni cosa, nei tempi antichi conviveva con gli umani. Ma l'ignoranza degli uomini la respinse non riconoscendone l'essenza divina, e condannando alla fame i propri discendenti. La MANTIDE, come insetto che incarnava la divinità, si poteva trasformare in qualsiasi animale volesse, ma soprattutto le piaceva diventare un "toro eletto". Gli Eletti sono sempre stati i suoi preferiti, e solo loro sapevano sempre dove si trovava. La MANTIDE è presente in una raffigurazione SAN risalente a circa 10.000 anni fa: data ufficiale della comparsa dell'arte rupestre sicuramente attribuita a questa popolazione. Il fatto certo è che gli UOMINI INSETTO costituiscono un elemento comune che unisce le icone teriantropiche dei SAN a quelle delle forme artistiche risalenti a decine di migliaia di anni prima. Nella leggenda dei BOSCIMANI (SAN) dello ZIMBABWE, gli animali potevano parlare ed erano indistinguibili dagli umani. Le "prime persone", gli antenati degli uomini, erano ritenute non intelligenti; solo in seguito ad una seconda creazione l'ordine del mondo venne stabilito, separando gli umani dagli animali: questa è la traduzione mitologica della spinta evolutiva che distingue il regno degli esseri "parziali" (gli animali) dalla complessità inclusiva degli umani. La MANTIDE è un insetto che ha sempre esercitato un grande fascino; originario dell'AFRICA si è diffuso in EUROPA e ASIA. In greco antico MANTIS significa "VEGGENTE" o "PROFETA", forse per il suo aspetto semi-umano ed il suo altrettanto enigmatico atteggiamento: introspettivo, riflessivo e che precede l'azione decisa verso il proprio obiettivo; il messaggio psicologico che ne deriva determina il valore della MANTIDE RELIGIOSA come ANIMALE DI POTERE SCIAMANICO. I BOSCIMANI (oggi circa 9.000 persone) sono stati costretti ad abbandonare la loro vita nomade, il percorso di grandi distanze delle epoche antiche che permetteva loro seguire gli spostamenti della selvaggina e la ricerca delle risorse per la sopravvivenza, confinati nel deserto del CALAHARI, in BOTSWANA, con il risultato che la loro cultura ed il loro tenore di vita si sono inevitalmente immiseriti, ma in passato essi erano distribuiti in quasi tutto il SUD AFRICA: ANGOLA, AFRICA DEL SUD OVEST, REPUBBLICA SUDAFRICANA. Le loro espressioni artistiche più recenti narrano la lotta sostenuta contro i Negri del Nord e contro i Bianchi conquistatori del sud del continente. Il loro aspetto sembra l'insieme confuso di molti gruppi etnici: la pelle è scura ma non come quella dei Negri; il cranio è dolicocefalo ma i tratti del viso non sono prognati, presentano anzi caratteristiche asiatiche con zigomi pronunciati; i capelli sono crespi. Complessivamente è sempre stato un popolo mite, generoso e saggio.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-2upyzuoCy6M/XjdZieJu1UI/AAAAAAAAgCc/_fW5uXFBlCggPi3JzCS3wUvv_dt2qL50gCLcBGAsYHQ/s1600/Kondoa_mchoro_mwambani_2012_Tamino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="683" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-2upyzuoCy6M/XjdZieJu1UI/AAAAAAAAgCc/_fW5uXFBlCggPi3JzCS3wUvv_dt2qL50gCLcBGAsYHQ/s320/Kondoa_mchoro_mwambani_2012_Tamino.jpg" width="213" /></a></div>
FOTO: <span class="css-901oao css-16my406 r-1qd0xha r-ad9z0x r-bcqeeo r-qvutc0">Immagini dell'antica arte rupestre di </span><span class="css-901oao css-16my406 r-1qd0xha r-vw2c0b r-ad9z0x r-bcqeeo r-qvutc0">Kondoa</span><span class="css-901oao css-16my406 r-1qd0xha r-ad9z0x r-bcqeeo r-qvutc0"> (Tanzania), che copre 9 km di ripari sotto roccia, risalente fino a 50.000 anni fa. Vi compaiono anche le evocative figure degli </span><span class="css-901oao css-16my406 r-1qd0xha r-vw2c0b r-ad9z0x r-bcqeeo r-qvutc0">U</span><span class="css-901oao css-16my406 r-1qd0xha r-ad9z0x r-bcqeeo r-qvutc0">omini-insetto (riconoscibili dalle antenne sul capo e dai piedi biforcuti).</span><br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Gbo4KK9_Gn0/XjdabL4jLUI/AAAAAAAAgCo/KKF52IpwdhYkCZaFDf2elHryIPvAE_kGgCLcBGAsYHQ/s1600/raffigurazione%2Bdi%2B%25E2%2580%259CUOMO-MANTIDE%25E2%2580%259D%2Bin%2Buna%2Bpittura%2Brupestre%2Bdi%2BTRANSKEI%252C%2Buna%2Bprovincia%2Bdel%2BCAPO%2BORIENTALE%2B%2528SUD%2BAFRICA%2529%252C%2Brisalente%2Ba%2B12.000%2Banni%2Bfa..jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="716" data-original-width="832" height="275" src="https://1.bp.blogspot.com/-Gbo4KK9_Gn0/XjdabL4jLUI/AAAAAAAAgCo/KKF52IpwdhYkCZaFDf2elHryIPvAE_kGgCLcBGAsYHQ/s320/raffigurazione%2Bdi%2B%25E2%2580%259CUOMO-MANTIDE%25E2%2580%259D%2Bin%2Buna%2Bpittura%2Brupestre%2Bdi%2BTRANSKEI%252C%2Buna%2Bprovincia%2Bdel%2BCAPO%2BORIENTALE%2B%2528SUD%2BAFRICA%2529%252C%2Brisalente%2Ba%2B12.000%2Banni%2Bfa..jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Uomo-mantide in una pittura rupestre di Transkei (Sud Africa), risalente
a 10.000 anni fa attribuita al popolo San (Boscimani). La mantide,
nella tradizione San, incarna la divinità universale e i suoi poteri
sciamanici sulla psiche sono relativi a introspezione e concentrazione.<br />
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<b>La maschera zoo-antropomorfa di El Juyo, il simbolismo del "doppio-volto", dell'Orco, della Trinità, del Guardiano della Soglia e le loro radici sciamaniche</b><br />
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All'interno della grotta di EL JUYO (espressione dialettale cantabrica che significa "l'occhio", o "hojo" in spagnolo) nella provincia di SANTANDER, sulla CORDIGLIERA CANTABRICA, venne scoperto un monolito del peso di quasi una tonnellata, posizionato sopra un rialzo di terra, sul quale era collocata una scultura di pietra raffigurante (anche se in modo molto approssimativo) un doppio-volto metà uomo metà animale; la separazione delle due parti è stata agevolata da una spaccatura naturale della roccia. Questa testa litica, datata 14.000 anni, è alta cm. 35, larga cm.32,5 e testimonia il fatto che la maschera di EL JUYO fosse prodotta da una tradizione diversa da quella paleolitica MAGDALENIANA europea (caratterizzata dalle grandi opere pittoriche all'interno degli antri più impenetrabili delle caverne, ma priva di elementi trasportati e separati dalla conformazione naturale della roccia), indicando un luogo di culto in cui probabilmente venivano riposte offerte a una divinità primordiale. Questo è ciò di cui sono convinti la maggior parte degli studiosi. Ma si ritiene difficile che l'uomo primordiale mostrasse devozione o adorasse le forze cosmiche rappresentandole sotto forma di qualche divinità, in un'epoca in cui i rituali consistevano fondamentalmente in un'"invocazione" e in un'identificazione totale con queste forze. La concezione gerarchica uomo-divinità avvenne in seguito ad una decadenza culturale, in epoca storica. Dunque, l'altare e il doppio volto di EL JUYO non rappresentavano simboli di devozione come li possiamo concepire oggi, ma erano "strumenti" di invocazione, evocazione ed identificazione con la potenze cosmiche; da qui la raffigurazione della maschera in cui elementi ferini ed umani si trovano indistintamente fusi: questa, a mio avviso, costituisce l'icona ancestrale dell'assunzione del POTERE SCIAMANICO. La scoperta di questo sito paleolitico, che viene considerato come la più antica manifestazione templare dell'umanità, fu annunciata nel 1981 dal paleontologo LESLIE GORDON FREEMAN (1935-2012) e dall'archeologo JOAQUIN GONZALES ECHEGARAY (1923-2013). Le fattezze di questo masso a un primo sguardo potrebbero sembrare di origine naturale, facendo pensare, al massimo, ad una connessione con fenomeni mentali di pareidolia; nonostante ciò sembra chiaro che si tratti di un artefatto, il significato esoterico del quale si ricollega alle immagini raffiguranti il doppio volto create in epoca storica: le maschere AZTECHE, la statuetta bifronte in bronzo a quattro facce, appartenente all'antico periodo babilonese,(XVIII-XVII secolo a.C.), le antiche immagini di divinità bifronte sui templi induisti, la classica icona di Giano, le sculture lignee africane, ecc...La complementarietà degli opposti è sempre stato un tema fondamentale presso le tradizioni di tutte le civiltà antiche, e le sue origini risalgono ad epoca ancestrale; di certo l'immagine di EL JUYO è la più antica finora conosciuta di questo genere, ma quest'icona è stata diffusa in tutto il mondo fin da epoche remotissime, ed appartiene, quindi, a un patrimonio comune di trasmissione della conoscenza. Potrebbe essere la più antica immagine del Grande Spirito, concepita come colui che soprintende alla dualità. Se prendiamo in esame alcune ceramiche AZTECHE, che non rappresentano maschere da indossare, ma comunicano un importante messaggio simbolico, vediamo che l'immagine è concepita secondo lo stesso schema dell'ORCO DI EL JUYO: si tratta di due opposti (uomo-animale, o vita-morte) dei quali è posta in risalto la complementarietà nella "divisione-unione" delle figure. Nell'AFRICA EQUATORIALE quest'iconografica duale è presente in moltissimi manufatti, e ricopre un ruolo importantissimo in ambito simbolico. Il BIFRONTISMO comprende sia le due figure che guardano in direzioni opposte, sia le doppie facce divise a metà; la cosa certa è che questo simbolismo è presente in tutto il mondo, in particolar modo in EUROPA per quel che riguarda il PALEOLITICO SUPERIORE, e le sue origini risalgono al tempo stesso della formazione della coscienza. Dunque, l'immagine di EL JUYO raffigurerebbe la più antica concezione del COSMO, la cui realtà è fondata sulla simmetria di opposti che si resistono e sono perfettamente uguali, cioè imprescindibili. Se le immagini storiche di GIANO BIFRONTE (con un volto rivolto al passato ed uno al futuro) simboleggiano la preveggenza, l'iconografia induista della TRIMURTI rappresenta il dio universale BRAHMA, le cui tre teste sono composte dai rispettivi principi dell'esistenza: BRAHMA (il Creatore), VISNU' (il Conservatore); SHIVA (il Distruttore). La TRINITA' come concetto universale costituisce la reminiscenza della più antica rappresentazione della divinità: il DOPPIO VOLTO presente sull'altare monolitico di EL JUYO. Il cane ARGO (Cerbero) della MITOLOGIA GRECA (guardiano di ZEUS) era un essere onniveggente dotato di cento occhi, metà dei quali aperti e metà chiusi quando dormiva: anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un perfetto equilibrio degli opposti. Queste iconografie duali trasmettono anche un profondo messaggio psicologico a chi le osserva, in quanto sottolineano l'importanza dell'equilibrio e della moderazione, per cui se c'è sopraffazione da una delle due parti, si genera una condizione patologica. E' proprio questo il più grande compito dello SCIAMANO: conservare l'equilibrio, la salute psico-fisica della comunità. Pressi i SUMERI la più importante divinità BIFRONTE era ISIMUD, ministro della TRIADE "AN-ENLIL-ENKI", raffigurato su cilindri e tavolette. L'effigie del DOPPIO, nel caso della maschera di EL JUYO, potrebbe evocare, oltre all'unione di due forze complementari, anche l'essenza inquietante e caotica del Cosmo, come entità minacciosa ed incontrollabile nei suoi mutamenti, per cui vi è il volto umano da un lato, ed un'immagine inquietante e ferina dall'altro, la più esauriente manifestazione di forze soprannaturali e occulte. Gli studiosi IRENAUS EIBL EIBESFELDT e CHRISTA SUTTERLIN interpretano l'immagine di EL JUYO: <br />
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"E' in ogni caso interessante che l'impressione decisa dello spettrale si verifichi concordemente e sia vincolante per diversi luoghi di ritrovamento del PALEOLITICO".<br />
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La CAVERNA DI EL JUYO è uno dei più rilevanti siti del tardo PALEOLITICO spagnoli. Scoperta per la prima volta negli anni '50, gli scavi più importanti furono portati a termine a partire dal 1978 dal paleontologo LESLIE GORDON FREEMAN (1935-2012) e dall'archeologo JOAQUIN GONZALES ECHEGARAY (1923-2013), che per dieci estati vi diressero i lavori. Si tratta di una falda (dolina) di 300 metri di profondità, a cui si accede attraverso uno stretto passaggio che conduce all'antro principale, con tracce di occupazione da 13.000 a 15.000 anni fa; contiene gallerie di medie dimensioni. All'interno vi sono stati scoperti numerosissimi reperti d'EPOCA MAGDALENIANA (13.000-15.000 anni fa), fra cui aghi in osso, manufatti litici, punte di lance, oggetti decorati.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-5ZGiKN2O_tg/XjgiXM5oamI/AAAAAAAAgC0/-kioQ6kHo3sVCjAXagq0HUAkGbaHBxVzwCLcBGAsYHQ/s1600/El-Juyo-level-4-limestone-and-sandstone-block-interpreted-as-the-representation-of-a.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="522" data-original-width="850" height="196" src="https://1.bp.blogspot.com/-5ZGiKN2O_tg/XjgiXM5oamI/AAAAAAAAgC0/-kioQ6kHo3sVCjAXagq0HUAkGbaHBxVzwCLcBGAsYHQ/s320/El-Juyo-level-4-limestone-and-sandstone-block-interpreted-as-the-representation-of-a.png" width="320" /></a></div>
FOTO: manufatto raffigurante un doppio volto (ovvero un'immagine metà uomo e
metà fiera) alta 35 cm., dalla grotta di EL JUYO (Santander, Spagna),
datata 14.000 anni, descritta nel paragrafo qui sopra. Queste icone erano frequenti nell'arte paleolitica e
sono antesignane del doppio-volto simbolico d'epoca storica.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-XC1XpYUzQ_g/XjgjvJr5LCI/AAAAAAAAgDA/ap98KWc0TicKOaORfw7kIolrvOAPeu8WQCLcBGAsYHQ/s1600/Statuetta%2Bbifronte%2Bin%2Bbronzo%2Ba%2Bquattro%2Bfacce%252C%2Bantico%2Bperiodo%2Bbabilonese%252C%2BXVIII-XVII%2Bsecolo.%2BaC.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="277" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-XC1XpYUzQ_g/XjgjvJr5LCI/AAAAAAAAgDA/ap98KWc0TicKOaORfw7kIolrvOAPeu8WQCLcBGAsYHQ/s320/Statuetta%2Bbifronte%2Bin%2Bbronzo%2Ba%2Bquattro%2Bfacce%252C%2Bantico%2Bperiodo%2Bbabilonese%252C%2BXVIII-XVII%2Bsecolo.%2BaC.jpg" width="177" /></a></div>
FOTO: statuetta babilonese di divinità, probabilmente il dio Isimud, con quattro facce, XVIII e XVII secolo a.C.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-CjVDgkRX7_k/XjgmI53Lc4I/AAAAAAAAgDM/5XAbTHuA5QMIVp8IvTA4UpToYSZuvPvjQCLcBGAsYHQ/s1600/TRIMURTI%2Ba%2BELEPHANTA%2BCAVES%252C%2BMaharashtra%252C%2BINDIA.%2BLe%2Bgrotte%2Bcontengono%2Bsculture%2Binduiste%2Bcreate%2Bdalla%2Bsetta%2BSHAIVA%252C%2Bun%2Bgruppo%2Breligioso%2Blegato%2Bal%2Bculto%2Bdel%2Bdio%2BSHIVA%252C%2Bdatate%2Bdal%2BV%2Ball%2527VIII%2Bsecolo%2Bd.C..jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="683" data-original-width="1024" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-CjVDgkRX7_k/XjgmI53Lc4I/AAAAAAAAgDM/5XAbTHuA5QMIVp8IvTA4UpToYSZuvPvjQCLcBGAsYHQ/s320/TRIMURTI%2Ba%2BELEPHANTA%2BCAVES%252C%2BMaharashtra%252C%2BINDIA.%2BLe%2Bgrotte%2Bcontengono%2Bsculture%2Binduiste%2Bcreate%2Bdalla%2Bsetta%2BSHAIVA%252C%2Bun%2Bgruppo%2Breligioso%2Blegato%2Bal%2Bculto%2Bdel%2Bdio%2BSHIVA%252C%2Bdatate%2Bdal%2BV%2Ball%2527VIII%2Bsecolo%2Bd.C..jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: la Trimurti induista presso le grotte di Elephantina, Maharashtra, India. Le grotte contengono sculture induiste create dalla setta Shaiva, un gruppo religioso legato al culto del dio Shiva, datate dal V all'VIII secolo d.C.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-YxB8N5UuMBQ/Xjgn-PM42XI/AAAAAAAAgDY/qaCxG4nfQw07BFQDS8Xeur1WsgwBzkiIwCLcBGAsYHQ/s1600/cerberus-william-blake.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="740" height="216" src="https://1.bp.blogspot.com/-YxB8N5UuMBQ/Xjgn-PM42XI/AAAAAAAAgDY/qaCxG4nfQw07BFQDS8Xeur1WsgwBzkiIwCLcBGAsYHQ/s320/cerberus-william-blake.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: "Cerbero", il cane infernale della mitologia greca, opera di William Blake (1757-1827)<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-LA3nHg00gWY/XjgpIOeVIJI/AAAAAAAAgDg/UuTUzjJkjGAPPItlRBwydtdjEtaAFM8qACLcBGAsYHQ/s1600/GIANO%2BBIFRONTE%252C%2Bda%2BVULCI%253B%2BII%2Bsec.%2Ba.C.%2BRoma%252C%2BMuseo%2BNazionale%2BEtrusco%2Bdi%2BVilla%2BGiulia..png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="531" data-original-width="500" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-LA3nHg00gWY/XjgpIOeVIJI/AAAAAAAAgDg/UuTUzjJkjGAPPItlRBwydtdjEtaAFM8qACLcBGAsYHQ/s320/GIANO%2BBIFRONTE%252C%2Bda%2BVULCI%253B%2BII%2Bsec.%2Ba.C.%2BRoma%252C%2BMuseo%2BNazionale%2BEtrusco%2Bdi%2BVilla%2BGiulia..png" width="301" /></a></div>
FOTO: Giano Bifronte, da Vulci; II sec. a.C. Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-s04O5rMe68s/Xjgp7hwuplI/AAAAAAAAgDo/PP-9l4sQ23Uw2rZHF2U0E7yskc9hGFYswCLcBGAsYHQ/s1600/buddadoppiatesta%252C%2B%2Bh.%2B62%2Bcm.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1124" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-s04O5rMe68s/Xjgp7hwuplI/AAAAAAAAgDo/PP-9l4sQ23Uw2rZHF2U0E7yskc9hGFYswCLcBGAsYHQ/s320/buddadoppiatesta%252C%2B%2Bh.%2B62%2Bcm.jpg" width="224" /></a></div>
FOTO: Buddha dalla doppia testa, Cina, Impero Tangut, XIII-XIV secolo d.C.;
dalla città medievale di Khara Khoto. Alto: 62 cm; argilla con pitture
minerali e dorature. Museo Statale Russo, San Pietroburgo. L'archetipo
del "doppio" appartiene a tutti i continenti e a tutte le epoche.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-9reV6sui5qE/XjgqUv_AIbI/AAAAAAAAgDw/TI7QS2veJx84z9l6Wqm-r-zWvLlU8th3wCLcBGAsYHQ/s1600/messico-doppio-volto%2Bcm.22%252C8%252CIIIsec.a.C..jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="437" data-original-width="452" height="309" src="https://1.bp.blogspot.com/-9reV6sui5qE/XjgqUv_AIbI/AAAAAAAAgDw/TI7QS2veJx84z9l6Wqm-r-zWvLlU8th3wCLcBGAsYHQ/s320/messico-doppio-volto%2Bcm.22%252C8%252CIIIsec.a.C..jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Doppio volto, metà umano e metà ferino: terracotta Maya, Messico, alta
23 cm., III secolo a.C. Questo archetipo primordiale ha valore
armonizzante: dell'uomo con la Natura, della psiche con il suo lato
oscuro e nascosto, del reale nei confronti delle potenze dell'ignoto.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Wtoio3YOEYM/XjgqtotkqiI/AAAAAAAAgD4/gCEZRxn6dYojw9_pIpjnzP4zzuOJ8uXawCLcBGAsYHQ/s1600/african-lega-mask-bwami-03-large.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="600" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-Wtoio3YOEYM/XjgqtotkqiI/AAAAAAAAgD4/gCEZRxn6dYojw9_pIpjnzP4zzuOJ8uXawCLcBGAsYHQ/s320/african-lega-mask-bwami-03-large.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Maschera dal doppio volto del popolo WARENGA (Congo, Africa). L'immagine
del "doppio", in tutte le sue tipologie, è presente in tutte le
culture, ha origini sciamaniche ed ancestrali, e richiama il concetto di
armonizzazione in senso esteso della doppia essenza di ogni realtà.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-T6kbkQ2MmDc/XjgrSbzsksI/AAAAAAAAgEE/_Y2xzUxh2Xs4RUkZVdXoM04viBijRh6IACLcBGAsYHQ/s1600/papua.newguinea-mask.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="700" data-original-width="467" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-T6kbkQ2MmDc/XjgrSbzsksI/AAAAAAAAgEE/_Y2xzUxh2Xs4RUkZVdXoM04viBijRh6IACLcBGAsYHQ/s320/papua.newguinea-mask.jpg" width="213" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
FOTO: Papua-Nuova Guinea: maschera tribale dal doppio volto riflesso; riporta
alla mente le raffigurazioni delle doppie figure riflesse del
paleolitico, come la Venere della carta da gioco della grotta di Laussel
o la doppia Venere di Avdeevo, risalenti a decine di migliaia di anni
fa.</div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Kolj2fNn_Jg/XjgsiMAuZWI/AAAAAAAAgEU/d5nFsh3HNvMttqP1WfckczJ76r_1euBgwCLcBGAsYHQ/s1600/totonachi-testa.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1331" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-Kolj2fNn_Jg/XjgsiMAuZWI/AAAAAAAAgEU/d5nFsh3HNvMttqP1WfckczJ76r_1euBgwCLcBGAsYHQ/s320/totonachi-testa.JPG" width="266" /></a></div>
FOTO: Testa in calcare dei Totonachi: civiltà precolombiana, Messico, Vera
Cruz. Non trovo altre informazioni su questo manufatto, forse datato
qualche secolo d.C. Rappresenta la metà oscura della realtà, l'ignoto,
proprio come molte maschere preistoriche, tribali e di antiche civiltà.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-tJvo82vsTus/XjgtKIVyg6I/AAAAAAAAgEc/mQuI-Y_ssmM6jpeCGnLqIHfXyPdXpO-JwCLcBGAsYHQ/s1600/tenochtitlan-3-faces.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1193" data-original-width="1600" height="238" src="https://1.bp.blogspot.com/-tJvo82vsTus/XjgtKIVyg6I/AAAAAAAAgEc/mQuI-Y_ssmM6jpeCGnLqIHfXyPdXpO-JwCLcBGAsYHQ/s320/tenochtitlan-3-faces.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Maschera in terracotta da Teotihuacan, Messico, 300 d.C.); è stata
denominata "le tre età dell'uomo", ma non ha nulla a che vedere con le
età, bensì con i tre livelli dell'essenza: il 1° è superficiale,
dormiente; il 2° è l'anima; il 3° è la parte più profonda: lo Spirito.<br />
<br />
Vi è poi un'altra possibile reminiscenza storica di questa immagine simbolica ancestrale: l'icona mitologica dell'ORCO, presente dagli ETRUSCHI, ai GRECI, ai ROMANI fino alla tradizione NORRENA. Nell'ANTICA GRECIA "HORKOS" (che significa "giuramento") era colui che puniva chi contravveniva alle proprie promesse; presso i ROMANI era una divinità legata al mondo degli INFERI, anzi, era identificato con essi. Ma la sua origine più documentata storicamente risale agli ETRUSCHI; nelle iconografie etrusche questo essere mitologico è raffigurato come un mostro ibrido, gigantesco e peloso. Nella MITOLOGIA NORRENA il mostruoso GRENDEL viene affrontato dall'eroe BEOWULF nel famoso poema medievale. In ogni caso, questo essere inquietante e semi-umano fin dai tempi antichi era associato all'idea della morte, dell'ignoto e della prova, delle forze incontrollabili del destino che incombono sull'uomo sprovveduto, su colui che non le può riconoscere e cavalcare. Allo stesso modo l'immagine del DOPPIO VOLTO presente nella CAVERNA DI EL JUYO e nelle maschere PRECOLOMBIANE avrà la stessa valenza simbolica dell'ORCO di pietra rappresentato dall'artista iniziato che ha modellato le statue del BOSCO SACRO DI BOMARZO: il GUARDIANO DELLA SOGLIA fra il mondo della manifestazione e l'ALTROVE. Il filo conduttore è molto lungo e affonda sempre ed inesorabilmente le radici nell'era PALEOLITICA, che rappresenta il punto massimo della consapevolezza umana. La fiaccola dello SCIAMANO non smetterà mai di condurci sul giusto percorso verso la riscoperta dei nostri autentici, sani e primigeni valori.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-IsawE3_4fwI/XjgtrPydaFI/AAAAAAAAgEk/gD1L7bjJoVkFxUG8GW5PMRlpfexfW7mDQCLcBGAsYHQ/s1600/Quadriga-infernale-e1488484679216%2B-%2BCopia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="613" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-IsawE3_4fwI/XjgtrPydaFI/AAAAAAAAgEk/gD1L7bjJoVkFxUG8GW5PMRlpfexfW7mDQCLcBGAsYHQ/s320/Quadriga-infernale-e1488484679216%2B-%2BCopia.jpg" width="255" /></a></div>
FOTO: tomba etrusca della Quadriga Infernale (IV sec.a.C., necropoli delle
Pianacce, Siena). Caronte (o una divinità ctonia) reca il defunto al
mondo infero; la figura in primo piano è affiancata da un'ombra nera,
come dimensione dell'ignoto incarnata dall'archetipo dell'Orco.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-AgTMfCys1DU/XjguAzuuMoI/AAAAAAAAgEs/ka_5WmtoxkI2cp_vQq45CJwEzhRUHTvHwCLcBGAsYHQ/s1600/orco.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="275" data-original-width="400" height="220" src="https://1.bp.blogspot.com/-AgTMfCys1DU/XjguAzuuMoI/AAAAAAAAgEs/ka_5WmtoxkI2cp_vQq45CJwEzhRUHTvHwCLcBGAsYHQ/s320/orco.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Il demone Tuchulcha in un affresco della Tomba dell'Orco, Tarquinia,
Viterbo, risalente al IV sec. a.C. L'Orco è presente nella mitologia
degli EtruschiI, Greci, Romani, Norreni. In Grecia Horkos puniva i
traditori dei giuramenti. Questo mito ha radici sicuramente ancestrali.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-ixEkYzQn2VQ/XjguuDOuH3I/AAAAAAAAgE0/xUxxcWq93zUdNYVj_o3pyaU3WaUI8J3EwCLcBGAsYHQ/s1600/boccamostro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="352" data-original-width="306" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-ixEkYzQn2VQ/XjguuDOuH3I/AAAAAAAAgE0/xUxxcWq93zUdNYVj_o3pyaU3WaUI8J3EwCLcBGAsYHQ/s320/boccamostro.jpg" width="278" /></a></div>
FOTO: La scultura monumentale dell'Orco del Bosco Sacro di Bomarzo, Viterbo, Lazio. Il complesso monumentale del parco risale al XVI secolo d.C. , commissionato da Pier Francesco Orsini nel 1547. <br />
<b><br /></b>
<b>La maschera zoo-antropomorfa di Altamira</b><br />
<br />
Un'immagine del tipo zoo-antropomorfo dalla funzione presumibilmente simile a quella di EL JUYO (di cui abbiamo trattato nel paragrafo precedente) è la suggestiva scultura che raffigura un volto indefinibile presente nella CAVERNA DI ALTAMIRA (Spagna, Cantabria), modellata su uno spuntone di roccia e alta 17 cm. Nella stessa caverna (che è uno dei più importanti santuari paleolitici europei, e contiene innumerevoli immagini dipinte di animali e mani umane risalenti dai 14.000 ai 15.000 anni fa) assieme a quella più nota, sono presenti altre due maschere simili, abbozzate su rilievi di pietra dalla configurazione già predisposta, sui quali sono state aggiunte levigature e fori. Questo volto inquietante può essere notato soltanto dopo aver raggiunto la parte finale ripercorrendo all'inverso le tappe del viaggio nelle profondità delle gallerie e dei passaggi. Un solo occhio è stato tratteggiato con un segno circolare a carboncino. La collocazione stessa e l'impatto simbolico di questa scultura ne denotano il rilievo cultuale. Gli altri due volti, fra cui uno simile al muso di un orso, compaiono lungo le gallerie.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-BG1WX1y4Ki8/XjgwVB3orfI/AAAAAAAAgFA/1g6dzvd8oAQYBjjvSkv_gIryJfKL-JYOgCLcBGAsYHQ/s1600/altamira.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="797" data-original-width="1200" height="212" src="https://1.bp.blogspot.com/-BG1WX1y4Ki8/XjgwVB3orfI/AAAAAAAAgFA/1g6dzvd8oAQYBjjvSkv_gIryJfKL-JYOgCLcBGAsYHQ/s320/altamira.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: anche la maschera zoo-antropomorfa della caverna di Altamira, descritta nel paragrafo qui sopra, presenta un doppio volto, per metà tratteggiato e per metà indefinito. Altezza: 17 cm. Datazione: 15.000 anni.<br />
<b><br /></b>
<b>La maschera zoo-antropomorfa di Roche Cotard</b><br />
<br />
Nel 1975, una maschera in pietra focaia, modellata in modo che potesse assomigliare a un volto, venne scoperta nella grotta di ROCHE COTARD (Francia, Comune di Langeais, sulle rive del fiume Loira). Un foro naturale di questa roccia è stato usato per infilare un osso animale che fuoriesce da entrambe le parti al posto degli occhi. Viene attribuita all'UOMO DI NEANDERTHAL, misura 10,5 x 15 cm. circa ed è fatta risalire a circa 33.000 anni fa. Vista di fronte presenta una specie di becco, le orbite sono grandi ed accentuate dall'osso che trapassa il foro , a formare gli occhi. si direbbe il rostro di un uccello, ma da un altro punto di vista potrebbe assomigliare anche ad un teschio, umano o animale. E' molto difficile dividere gli elementi nell'arte preistorica, tutto si sovrappone e si confonde in un universo che non conosce dualismo, perciò, se dobbiamo comprendere queste espressioni profondamente, dobbiamo imparare ad osservare il tutto con una mentalità libera, olistica, priva di linee di demarcazione. In questo caso, la presente maschera potrebbe non essere solo il rostro di un uccello o un teschio semi-umano...ma tutti e due!<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-L1SkLJNpi_o/Xjhg_Kg8YGI/AAAAAAAAgFM/TtiSe4fa_BAL3QY9zB6uNm7bUWhuxsoGwCLcBGAsYHQ/s1600/MASCHERA%2Bdella%2Bcaverna%2Bdi%2BROCHE%2BCOTHARD%253B%2Brisale%2Ba%2B33.000%2Banni%2Bfa%2Be%2Bmisura%2B10%252C%2B15%2Bcm..jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="470" data-original-width="610" height="246" src="https://1.bp.blogspot.com/-L1SkLJNpi_o/Xjhg_Kg8YGI/AAAAAAAAgFM/TtiSe4fa_BAL3QY9zB6uNm7bUWhuxsoGwCLcBGAsYHQ/s320/MASCHERA%2Bdella%2Bcaverna%2Bdi%2BROCHE%2BCOTHARD%253B%2Brisale%2Ba%2B33.000%2Banni%2Bfa%2Be%2Bmisura%2B10%252C%2B15%2Bcm..jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Maschera in selce dalla grotta di Roche Cotard (Francia, Langeais,
vicino al fiume Loira), misura 10x15 cm., datata 33.000 anni è
attribuita all'Uomo di Neanderthal. Un osso animale trapassa entrambe
gli occhi. Può essere un'immagine teriantropica, forse di uomo-uccello o
altro.<br />
<br />
Focalizziamo di nuovo la nostra attenzione sui TERIANTROPI del contesto franco-cantabrico: secondo JEAN CLOTTES (studioso di Preistoria, nato nel 1933) e DAVID LEWIS WILLIAMS (archeologo sudafricano) le profonde e ampie caverne, in epoca paleolitica, potrebbero essere state luoghi in cui si svolgevano importanti rituali di "passaggio", iniziazioni sciamaniche durante le quali il candidato doveva cadere in uno stato alterato di coscienza, favorito dall'ambiente surreale della caverna, dagli echi, dalla rifrazione delle fiaccole sulle pareti, dall'energia stessa che promana da questi luoghi, non scelti a caso dagli iniziati. L'oscurità, il silenzio, l'isolamento...sono elementi fondamentali, nella preistoria come nelle epoche successive, per entrare in contatto con il mondo interiore o le dimensioni extrasensibili. Con l'aggiunta di certi estratti allucinogeni che verosimilmente venivano usati (sempre con margine di dubbio) nel già onirico ambiente sotterraneo, SCIAMANI o aspiranti SCIAMANI potevano facilmente entrare in trans ed attraversare tutte le fasi descritte da chi ha sperimentato l'uso di queste sostanze: visione di punti e figure geometriche, flash di luci abbaglianti, tunnel...fino alla visione di creature chimeriche e favolose. Durante questo rapimento psichico totalizzante l'individuo poteva accedere ad una dimensione talmente profonda da permettere la completa identificazione con qualsiasi essere fosse in quel momento immaginato: uccello, orso, leone, ecc...e con le sue caratteristiche peculiari, fino a percepirne le fattezze e ad assumere l'intera indole (o potere) dell'animale invocato. Questo succede perchè il potere introspettivo raggiunto durante lo stato di trans sciamanica diviene assoluto, e, di conseguenza, assoluta è la coscienza dell'individuo di essere uno con il cosmo, e di poter assumere qualsiasi potere, qualsiasi energia dentro di sè. Questa condizione, per parallelismo, corrisponde allo stadio più profondo della meditazione orientale, il SAMADHI. Questi rituali non avevano certo una funzione utilitaristica (come viene descritto da JEAN CLOTTES e DAVID LEWIS WILLIAMS), cioè relativa ad una battuta di caccia proficua o comunque legata alla sopravvivenza, alla sfera riproduttiva, ecc...ma assumevano un'importanza estesa al percorso della conoscenza dell'Universo e della Natura, dell'equilibrio psico-fisico della persona e della comunità. E' difficile trovare immagini semplicemente umane nell'arte delle caverne paleolitiche, cioè che non ritraggano esseri ibridi uomo-animale, mentre solo all'inizio dell'era NEOLITICA si iniziano a disporre in vere e proprie scene di vita quotidiana anche schematiche figure umane...perchè? Forse perchè solo durante l'ERA NEOLITICA l'uomo ha iniziato a conoscere veramente sè stesso percependosi come essere separato e distinto dal resto della Natura e del mondo animale? Anzi, ad una considerazione più profonda e meno banale, diremmo proprio il contrario: è quando l'uomo ha iniziato a percepirsi come entità separata dal tutto che la sua coscienza si è smarrita, soprattutto la coscienza di sè stesso. L'uomo paleolitico non aveva bisogno di ritrarre sè stesso; egli era consapevole di essere il contenitore di tutte le cose, e che ogni forma vivente, energia e potere passavano attraverso di lui, ed erano contenute in lui: quando l'uomo paleolitico ritraeva il bisonte, il cervo, il cavallo, ecc...egli li ritraeva come forze potenziali emergenti da lui, non come uno spettatore che "fotografa" qualche cosa per conservarne il ricordo. Questa era la bellezza e la pienezza dalle quali i nostri antenati di decine di migliaia di anni fa erano pervasi, ed era una condizione che oggi soltanto pochi individui particolarmente dotati riescono a raggiungere. Gli antichi SCIAMANI erano quotidianamente immersi in ciò che i santi medievali riuscivano a conquistare soltanto dopo il ritiro volontario in lontane spelonche tra fame e ristrettezze. Il mondo era totalmente diverso, la realtà era totalmente diversa da tutto ciò che noi coscientemente riusciamo ad immaginare: la realtà di cui era circondato l'uomo primordiale forse ci può fare visita attraverso i sogni, quando emergono gli strati più profondi dell'inconscio individuale e collettivo, dove dimora tutto ciò che è sacro. <br />
<br />
<b>Gli spiriti guardiani</b><br />
<br />
Gli SPIRITI GUARDIANI, nella TRADIZIONE SCIAMANICA di tutto il mondo, sono sempre stati incarnati da animali, detti "ANIMALI GUIDA". Secondo i NATIVI AMERICANI per ognuno ce ne sono almeno 9. L'ANIMALE GUIDA ed il FAMIGLIO associato alla STREGONERIA hanno molti tratti in comune, e si suppone provengano entrambi dalla stessa radice primordiale: l'ANIMALE GUIDA sciamanico viene riconosciuto dal suo corrispondente umano nel corso della sua vita, trasmettendo i suoi poteri a colui che ne percepisce l'affinità; il FAMIGLIO è anch'esso un animale (per lo più un gatto o un animale facile da addomesticare) destinato al servizio della STREGA o dello STREGONE. Gli ANIMALI TOTEMICI sono connessi alle caratteristiche psicologiche, all'indole e all'inconscio individuale, hanno un'attinenza più simbolica e per questo sono definiti anche ANIMALI DI POTERE; i FAMIGLI sono animali presenti fisicamente accanto alla STREGA o allo STREGONE, e venivano spesso identificati con il loro stesso possessore, essendone il tramite: infatti è noto il mito della STREGA che si trasforma in gatto nero o qualsiasi altro animale l'accompagni.<br />
<br />
<br />
<b>IL SEGRETO DEGLI UOMINI FERITI - IL SACRIFICIO DELLO SCIAMANO</b><br />
<br />
Uno degli enigmi più coinvolgenti riguardanti l'arte paleolitica europea è un'iconografia ricorrente ed evidentemente ricca di significato simbolico e sciamanico, che ritrae (nel contesto delle manifestazioni artistiche delle caverne) figure semi-umane, il più delle volte con testa simile a quella di un uccello, trapassate da linee simili a lance in varie parti del corpo. Immagini simili sono presenti nell'arte preistorica dell'AFRICA MERIDIONALE e della cultura dei BOSCIMANI. Queste figure di uomini ibridi apparentemente trafitti da zagaglie non sono correlate ad alcun intento narrativo, ma spaziano isolatamente in un vuoto che ne mette in evidenza il puro valore simbolico, come tutte le altre raffigurazioni presenti nell'arte paleolitica europea. L'archeologo sudafricano DAVID LEWIS WILLIAMS (nato nel 1934), tentò di decifrare il messaggio di queste immagini secondo un approccio neuropsicologico, nel suo saggio del 2002 "The mind and the cave-consciusness and the origins of art". Il MODELLO NEUROPSICOLOGICO prende in esame gli effetti psicologici e fisiologici degli STATI ALTERATI DI COSCIENZA. Secondo la tesi di WILLIAMS lo stato alterato di coscienza è alla base delle produzioni artistiche paleolitiche e del loro significato. Può non essere stato necessario l'uso di sostanze allucinogene per quel che riguarda i santuari paleolitici all'interno delle caverne europee, perchè l'ambiente stesso, la mancanza di ossigeno a grande profondità, gli echi prodotti nelle enormi sale e le luci ed ombre diffuse sulle pareti rocciose traslucide, unite all'atmosfera irreale della caverna, potevano creare, in una mente già predisposta alla percezione e libera da ogni elemento di disturbo, una condizione in cui l'inconscio poteva proiettare i suoi spettri come in un film. Il probabile uso di sostanze allucinogene avrebbe ulteriormente amplificato la percezione già acuta dello SCIAMANO PALEOLITICO, permettendogli di superare quella soglia che si apre su altre realtà. Queste realtà si manifesta nella fase preliminare mediante fenomeni entoptici (come flash, visioni di figure geometriche, colori, ecc...) simile in tutte le popolazioni del mondo, ma interpretate secondo le diverse culture. Il modello interpretativo di LEWIS WILLIAMS si basa sulla sperimentazione degli STATI ALTERATI DI COSCIENZA e sulla diversa interpretazione degli stessi dal punto di vista individuale e culturale. Effetti simili si possono verificare anche in particolari condizioni psico-fisiche: in seguito a traumi, durante un prolungato isolamento, o per molti altri motivi. Visioni e "parossismi" di consapevolezza, per cui l'individuo "muore a sè stesso" in quel preciso momento per accedere ad altri livelli di realtà. Senza temere di compiere confronti azzardati, possiamo intuire un parallelismo simbolico fra l'iconografia dell'UOMO FERITO delle pitture parietali paleolitiche e le classiche immagini di SAN SEBASTIANO o la scultura che ritrare SANTA TERESA trafitta dall'angelo di GIAN LORENZO BERNINI. Tutti sappiamo che l'antico sapere emerge simbolicamente nelle iconografie religiose di ogni epoca. Tutte le divinità storiche legate al concetto di illuminazione sono congiunte al concetto di "sacrificio", inteso come dura prova esistenziale e offerta del proprio intero essere alla forza universale che muove il Cosmo. Il SACRIFICIO, in era paleolitica, venne simboleggiato dall'immagine dell'uomo trafitto da lance; in epoca storica esso assunse diverse altre forme, fra le quali, come abbiamo già detto, le ferite da zagaglie o lance. Tutti gli Dei e tutte le figure mitologiche d'epoca storica sono frammentazioni della funzione dello SCIAMANO PRIMORDIALE, ed esso vive in ogni cosa. <br />
<br />
"Le attività di uno sciamano come mago, o il suo atto cosciente di ingresso nel mondo soprannaturale, consistevano in una sorta di "uccisione ". (James David Lewis-Williams, La mente nella caverna: coscienza e origini dell'arte)<br />
<br />
Separare la mente da ogni impulso esteriore, dimenticare sè stessi, sono condizioni necessarie alla "conversione" verso il nucleo interiore, il punto centrale dell'Essere, che consiste nel superamento stesso delle barriere del reale per attraversare la "soglia" verso il luogo in cui tutto si origina, oltre il velo della materia, ed abbracciare l'INFINITO: è l'ESTASI DELLO SCIAMANO. Questi concetti saranno meglio affrontati analizzando una per una le immagini presenti sulle pareti delle caverne, come faremo ora.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-z3KiLa9ge38/Xjhm0KsdLKI/AAAAAAAAgFc/eBfqArllrlIYKWFtcDRlQisSeJpvSWzWQCLcBGAsYHQ/s1600/CapeTown.SouthAfricanMuseum.LintonPanel-1024x683.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="683" data-original-width="1024" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-z3KiLa9ge38/Xjhm0KsdLKI/AAAAAAAAgFc/eBfqArllrlIYKWFtcDRlQisSeJpvSWzWQCLcBGAsYHQ/s320/CapeTown.SouthAfricanMuseum.LintonPanel-1024x683.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: il cosiddetto "Linton Panel" al Museo di Città del Capo, Sud Africa. Questo grandioso esempio di arte parietale dei San (Boscimani) raffigura uno Sciamano mentre si trasforma in un animale ungulato, circondato da diversi animali chimerici e antilopi. Il blocco roccioso misura 8 x 2 metri ed è stato rimosso e trasportato in museo nel 1918. Si stima possa risalire al XVIII-XIX secolo d.C.<br />
<br />
<b>L'"Uomo ferito" di Pech Merle</b><br />
<br />
Quella di PECH MERLE (FRANCIA, Valle del Célée, regione MIDI-PIRENEI) è una delle più grandi caverne contenenti pitture rupestri paleolitiche che sono fatte risalire a circa 25.000 anni fa. E' formata da 7 sale dipinte con figure animali e umane, oltre alle numerose impronte di piedi fossilizzate nel fango e mani impresse con ocra rossa sulle pareti rocciose. Sotto la volta della SALA DELLE PITTURE è ritratto lo SCIAMANO FERITO (o UOMO-FERITO): un'immagine semi-umana attraversata da 4 lance in punti precisi del corpo; tutte passano da parte a parte, tre alla schiena e una alla base del collo. Sopra di lui incombe un simbolo geometrico detto "aviforme", molto comune nella simbologia paleolitica, simile alla figura di un grande volatile. L'aspetto presenta caratteri ibridi UOMO-UCCELLO: la rotondità della testa, il becco al posto del profilo, l'espressione degli occhi, l'abbozzo di due piccole ali che si protendono dalle spalle connettono quest'immagine allo stesso simbolismo dell'UOMO UCCELLO della caverna di LASCAUX e, soprattutto, si ripresenta lo stesso clichè della scena di metamorfosi UOMO-UCCELLO dei graffiti della GROTTA DELL'ADDAURA (Sicilia): anche nei graffiti del MONTE ADDAURA (risalenti a 13.000 anni fa) lo SCIAMANO (immortalato attraverso le diverse sequenze della trasformazione) presenta una testa d'uccello con lungo becco e un abbozzo di ali che si protendono dalle spalle; anche se nessuna lancia trapassa il suo corpo, il simbolismo dell'uccello è comunque legato all'idea della morte, intesa non come morte "fisica", ma come soglia della rinascita spirituale di colui che è destinato a rispondere alla propria CHIAMATA SCIAMANICA, che può vivere fra due mondi (terra e cielo) proprio come i volatili, e che quindi può affrontare da vivo la soglia che può essere raggiunta solo dalla morte, per comunicare con le dimensioni impercettibili alla mente cosciente. L'UOMO FERITO di PECH MERLE è tratteggiato con ocra rossa, misura 75 cm.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-XiuRMtD8kwA/XjhpGLfg02I/AAAAAAAAgFo/8GrLNxY73NgK4qvVfWeVQ5YuLfYSzKBcQCLcBGAsYHQ/s1600/pech-merle-uomo-ferito.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="577" data-original-width="847" height="217" src="https://1.bp.blogspot.com/-XiuRMtD8kwA/XjhpGLfg02I/AAAAAAAAgFo/8GrLNxY73NgK4qvVfWeVQ5YuLfYSzKBcQCLcBGAsYHQ/s320/pech-merle-uomo-ferito.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: L'"uomo ferito" tratteggiato in ocra rossa dalla caverna di Pech Merle,
Francia, datato 25.000 anni: quest'icona ritrae il sacrificio simbolico
dello sciamano ed è ripetuta in tutta l'arte paleolitica, dall'Europa al
Sud Africa nelle antiche pitture dei Boscimani.<br />
<br />
<b>Gli "Uomini feriti" di Cougnac</b><br />
<br />
Due rappresentazioni di UOMINI FERITI ricche di significato si trovano presso la caverna di COUGNAC (Francia, Payrignac, Dipartimento Lot, Midi-Pirenei) scoperta nel 1949. Il sito si inoltra per 200 metri in profondità, ed è costituito dalla diramazione di due grotte separate. Le raffigurazioni contenute risalgono a circa 25.000 (per una delle due grotte) e 14.000 (per l'altra) anni fa, e fanno parte di due occupazioni temporali differenti: la più antica GRAVETTIANA, la più recente MAGDALENIANA. Sono presenti 60 figure animali, 50 impronte di mani e 3 rare figure umane; due di queste ritraggono uomini feriti. La più complessa delinea con il tratto nero del carboncino una figura semi-umana, dai glutei simili a quelli di un orso, le gambe che svaniscono in terminazioni appuntite, la testa informe, ovale in senso orizzontale, il busto lunghissimo e due protuberanze simili ad ali d'uccello che si protendono dalle spalle: lo stesso identico modello ripetuto presso la caverna di PECH MERLE (di cui abbiamo trattato sopra). In questo caso pare sia assente il rostro d'uccello al posto del profilo e lunghe lance trafiggono il personaggio alla sommità del capo, alle spalle, all'addome e alla schiena. La particolarità interessante è che questa figura si trova inclusa all'interno del corpo tratteggiato con ocra rossa di un mammuth, occupandone la testa e la groppa; sotto l'uomo è tratteggiato un grosso segno rosso con due biforcazioni. Sulla stessa parete, poco più in là, è rappresentato un altro UOMO FERITO, ma privo di testa e busto, dallo stesso aspetto animalesco, due lance alla schiena e una all'altezza dei glutei, senza alcuna traccia di sangue rappresentato. La figura del secondo uomo non è certo stata lasciata in sospeso per negligenza o approssimazione, ma vi è evidentemente un messaggio racchiuso in questo schema, come in ogni più piccolo dettaglio dell'arte paleolitica, e l'impressione che l'artista ha voluto comunicare è forse quella di un'entità che "emerge" dalla superficie della roccia stessa (ovvero della materia), e il messaggio suggerisce l'idea di un'altra dimensione, un'ALTROVE in cui affondano le radici della nostra realtà: seguendo questo concetto le parti mancanti della figura "svaniscono" al di là del "reale" in un viaggio oltre le barriere dello spazio e del tempo, nel mondo degli spiriti e delle forze fondamentali che determinano le leggi e gli eventi del Cosmo: IL VIAGGIO DELLO SCIAMANO verso la dimensione-matrice, dalla quale scaturisce il nostro mondo. E queste conoscenze intuitive ed ancestrali non corrispondono forse a teorie e ricerche avanzate dalla scienza stessa da più di un secolo riguardo i livelli più profondi della realtà? A pagina 241 del libro di DAVID LEWIS WILLIAMS "A COSMOS IN STONE" (del 2002), viene esposta una teoria alternativa secondo la quale le lance che attraversano il corpo dello SCIAMANO corrisponderebbero a "forze vitali", o punti energetici corrispondenti a zone in cui il sistema nervoso verrebbe stimolato durante gli stati alterati di coscienza. Sempre in questo libro, alla pagina successiva, viene riferita l'esperienza descritta dai BOSCIMANI (SAN) durante lo stato di trans sciamanica, ovvero la sensazione di un intenso formicolio sul capo che precede la vera e propria estasi; i BOSCIMANI (i quali, ricordiamolo, sono fra i popoli più antichi del mondo e custodiscono tradizioni ancestrali universali) considerano questa parte anatomica come il punto d'uscita dello spirito dal corpo. I testi più antichi in cui vengono descritti i 7 centri energetici corrispondenti alle parti anatomiche del corpo sono i VEDA, gli scritti sacri dell'INDIA, che sono fatti risalire a 5.000 anni fa. I VEDA sono i testi sapienziali più antichi della storia, e il profondo livello della loro introspezione psicologia non può che risalire alle radici ancestrali e sciamaniche della consapevolezza.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-zu28TMvvxRA/Xjhp-ZMdNAI/AAAAAAAAgFw/5FLdcm9ZDBkbUUO4Dlgeep_R43wMGuvegCLcBGAsYHQ/s1600/cougnac80308cy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1066" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-zu28TMvvxRA/Xjhp-ZMdNAI/AAAAAAAAgFw/5FLdcm9ZDBkbUUO4Dlgeep_R43wMGuvegCLcBGAsYHQ/s320/cougnac80308cy.jpg" width="213" /></a></div>
FOTO: Uomo ferito dalla grotta di Cougnac, Francia, datato 25.000 anni. Nel
libro "A cosmos in the stone", David L. Williams ipotizza che le lance
sul corpo dello sciamano corrispondano a punti energetici in zone in cui
il sistema nervoso è stimolato negli stati alterati di coscienza.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-B1p4QgQmocw/Xjhqg2oh6pI/AAAAAAAAgF8/TOLTojg2Qk0cY1Se8qnCKoe22E7XakcMgCLcBGAsYHQ/s1600/cougnac80213cy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1066" data-original-width="1600" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-B1p4QgQmocw/Xjhqg2oh6pI/AAAAAAAAgF8/TOLTojg2Qk0cY1Se8qnCKoe22E7XakcMgCLcBGAsYHQ/s320/cougnac80213cy.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Il 2° uomo ferito della grotta di Cougnac (Francia) datato 25.000 anni.
L'icona simbolica del sacrificio dello sciamano, in questo caso, non è
incompiuta, ma indica la volontà dell'artista di far emergere la figura
dalla roccia, come in molte altre immagini dell'arte paleolitica.<br />
<br />
<b>L'"Uomo ferito" di Cosquer</b><br />
<br />
L'iconografia simbolica dell'UOMO FERITO è comunque (per ciò che ad oggi abbiamo potuto constatare) un soggetto molto raro per quel che riguarda l'arte rupestre delle caverne europee, e uno di questi esempi è costituito dal graffito presente all'interno della caverna sommersa di COSQUER, alla quale si può accedere solo attraversando un tunnel sottomarino che conduce alla grotta sopraelevata sotterranea. La CAVERNA DI COSQUER (Francia; Marsiglia) contiene testimonianze pittoriche e graffiti risalenti a 27.000 anni fa, e in EPOCA GLACIALE era collocata alla sommità di una collina. Venne scoperta nel 1991 da un subacqueo francese di nome HENRI COSQUER. Fra le altre interessanti raffigurazioni di questo sito, ne compare una che, ad una prima considerazione, potrebbe sembrare il malriuscito tentativo artistico, ma, come ben sappiamo, nulla si da al caso nell'ARTE PALEOLITICA, ogni deformazione è tutt'altro che casuale, e corrisponde ad un messaggio preciso simbolico e psicologico. Questo è il caso dello strano dipinto di cui molti si sono occupati elaborando diverse teorie: il cosiddetto "UOMO UCCISO" o ferito, di COSQUER. Questa figura è incerta, confusa, indecifrabile; potrebbe corrispondere a tutto e a nulla, alcuni ne identificano i tratti di una foca, altri di un TERIANTROPO...ma il modello simbolico è sempre lo stesso: il corpo attraversato da alcune linee simili a lance. Un corpo semi-umano dalla sagoma tozza e rigonfia, come quello della CAVERNA DI COSQUER, si può osservare nel graffito dell'ADDAURA, dove, al centro della scena con sagome umane rappresentate in modo molto naturalistico, compare una figura pesciforme, simile ad una foca, con una lunga protuberanza che parte dal volto; non è possibile che l'artista non sia stato in grado di delineare una figura come quelle presenti nel resto della scena, che ricordano quasi i modelli dello stile mesopotamico e sumero, quindi si tratta certamente di una deformazione deliberata, appartenente ad una lunga tradizione figurativa e simbolica. In questo caso la figura si trova a testa in giù, gambe all'aria e una strana appendice al posto della testa; le linee attraversano tutte la testa, le spalle, la schiena, una linea trapassa l'addome; gambe e braccia sono appena accennate: stesso modello dello strano essere raffigurato nella grotta dell'ADDAURA. <br />
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<br /></div>
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-VzYkY8DrHLo/XjhyPbD8hHI/AAAAAAAAgGU/rGiQm6BpRBcumrQiPUVoIHcYij65BgUTwCLcBGAsYHQ/s1600/cosquer-cave-wounded-man.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-VzYkY8DrHLo/XjhyPbD8hHI/AAAAAAAAgGU/rGiQm6BpRBcumrQiPUVoIHcYij65BgUTwCLcBGAsYHQ/s320/cosquer-cave-wounded-man.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: lo strano teriantropo graffito nella caverna di Cosquer, Marsiglia, Francia, risalente a 27.000 anni fa, descritto nel paragrafo qui sopra.<br />
<br />
Linee simili attraversano diverse figure presenti nell'arte paleolitica europea, compreso il TERIANTROPO DI GABILLOU (dalla CAVERNA DI GABILLOU, che contiene circa 200 raffigurazioni datate 17.000 anni fa) di cui abbiamo trattato in un paragrafo precedente in riferimento alle immagini teriantropiche. Lo SCIAMANO TERIANTROPO DI GABILLOU comunica, infatti, un simbolismo molto complesso e più completo rispetto alle altre immagini di UOMINI FERITI considerate. <br />
Gli esperti concordano sul fatto che "senza una scoperta straordinaria è un'illusione pensare che un giorno si giungerà a qualche certezza in questo settore o in tanti altri". Ma, nonostante i punti interrogativi siano comunque numerosi, l'interpretazione che più sembra concordare con i principi fondamentali della visione del mondo sciamanica è quella secondo la quale le linee trasversali sui corpi di queste figure (che rappresentano evidentemente un rituale magico) costituiscano rappresentazioni di "forze" ed energie invocate o evocate dallo STREGONE.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Fm2jFLO6L04/XjhzFtKIBgI/AAAAAAAAgGg/6Vlvrhf7b8w85FgI8UrbEOZk-xAltz2dACLcBGAsYHQ/s1600/Gabillou_Sorcier-wounded-man.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="640" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-Fm2jFLO6L04/XjhzFtKIBgI/AAAAAAAAgGg/6Vlvrhf7b8w85FgI8UrbEOZk-xAltz2dACLcBGAsYHQ/s320/Gabillou_Sorcier-wounded-man.png" width="320" /></a></div>
FOTO: ricostruzione dello stregone della caverna di Gabillou, Dordogna, Francia: anch'esso è trafitto da zagaglie. Datazione: 15.000 anni.<br />
<br />
<b>Gli uomini feriti nell'arte rupestre dei Boscimani</b><br />
<br />
Su un fatto bisogna focalizzare l'attenzione: gli elementi simbolici dell'arte rupestre paleolitica europea presentano molti punti in comune, soprattutto riguardo l'iconografia dell'UOMO FERITO, frequente anche nelle antichissime pitture sudafricane dei BOSCIMANI (o SAN), ma esempi ne esistono anche nel continente australiano. In questo caso le figure assumerebbero un valore puramente simbolico, e testimonierebbero il filo comune che univa le tradizioni sciamaniche di tutto il mondo.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-OJsrWmwy4Lw/Xjh_uMvrp2I/AAAAAAAAgGs/Fo7P5oRIx6UVQrKoJ6YnfMniuzHekETRACLcBGAsYHQ/s1600/wounded%2Bman%2Bsan%2Brock%2Bart.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="993" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-OJsrWmwy4Lw/Xjh_uMvrp2I/AAAAAAAAgGs/Fo7P5oRIx6UVQrKoJ6YnfMniuzHekETRACLcBGAsYHQ/s320/wounded%2Bman%2Bsan%2Brock%2Bart.jpg" width="198" /></a></div>
FOTO: lo Sciamano ferito da lance in un dipinto rupestre San (Boscimani) dell'Eastern Free State, Sud Africa. L'iconografia dello Sciamano ferito rappresenta la sua grande forza spirituale. Le pitture del luogo sacro di Korannaberg (Eastern Free State) ricoprono un arco di tempo da 3.500 a 200 anni fa.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-U_4_tbcJhyE/XjiBZB5hLEI/AAAAAAAAgG4/aS6Ch1AZ_FQljVaBDSHmp67iFzqmMnBaQCLcBGAsYHQ/s1600/shaman%252Bdaniel%252Bshimout%252B8%252Bx%252B12%252Bx%252B5%252Bbone%252B%25241500.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1047" data-original-width="1280" height="261" src="https://1.bp.blogspot.com/-U_4_tbcJhyE/XjiBZB5hLEI/AAAAAAAAgG4/aS6Ch1AZ_FQljVaBDSHmp67iFzqmMnBaQCLcBGAsYHQ/s320/shaman%252Bdaniel%252Bshimout%252B8%252Bx%252B12%252Bx%252B5%252Bbone%252B%25241500.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Statuetta in osso dell'artista INUIT canadese Daniel Shimout, 1972; alta
12 cm. Raffigura la trasformazione dello Sciamano; come nei dipinti del
Paleolitico Superiore, lo Sciamano è trafitto da una lancia evocando la
morte iniziatica; le ali esprimono l'illuminazione spirituale.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-q2u5WWUI8ng/XjiBv180-TI/AAAAAAAAgHA/UO3hmfwExqwrg4u5CtrbUIloMYQ8Xvp5ACLcBGAsYHQ/s1600/900_San%2BSebastiano-mantegna.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="837" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-q2u5WWUI8ng/XjiBv180-TI/AAAAAAAAgHA/UO3hmfwExqwrg4u5CtrbUIloMYQ8Xvp5ACLcBGAsYHQ/s320/900_San%2BSebastiano-mantegna.jpg" width="167" /></a></div>
FOTO: San Sebastiano in un'opera di Andrea Mantegna. Tempera su tela, 257 x 142 cm., datato 1481, custodito al Museo del Louvre. Questa immagine archetipica è una reminiscenza dello Sciamano ferito primordiale.<br />
<br />
<br />
<br />
<b>SIMBOLOGIA PALEOLITICA</b><br />
<br />
<b>Le pitture paleolitiche delle caverne europee come mappe astronomiche </b><br />
<br />
Prima di trattare l'argomento sul simbolismo astronomico connesso all'arte parietale paleolitica dobbiamo rivolgere la nostra attenzione a ciò che la CAVERNA, nel suo valore mistico ed iniziatico, ha rappresentato nel corso dei millenni nella storia di ogni civiltà, fino a giungere alle radici della più profonda consapevolezza in epoca ancestrale. La caverna, nell'ambito di ogni cultura sapienziale, è sempre stata collegata alla visione dell'Universo, l'immagine dell'oscurità da cui scaturisce la luce, l'antro in cui si concentrano le energie ctonie e le forze legate alla rinascita e alla trasformazione. Perciò la caverna è da sempre il luogo di connessione del MACROCOSMO con il MICROCOSMO, il luogo da cui tutto scaturisce e a cui tutto ritorna in attesa della rinascita ad un nuovo e superiore piano esistenziale. La CAVERNA in cui gli SCIAMANI del PALEOLITICO SUPERIORE trasmettevano la propria conoscenza alle generazioni future, in epoca storica si trasmutò in diverse rappresentazioni simboliche, come l'UOVO COSMICO o la PIRAMIDE: quest'ultima fu traduzione architettonica della MONTAGNA COSMICA all'interno della quale si diramano i meandri della corrispondente CAVERNA COSMICA, ed entrambi gli elementi (la montagna come simbolo di elevazione e la caverna come simbolo di discesa agli INFERI nei quali viene forgiata l'anima ed il cuore) costituiscono gli elementi inseparabili dell'Essenza. Nel MITO PLATONICO la CAVERNA era luogo d'illusione, il mondo delle apparenze, delle ombre da cui l'anima si deve affrancare, e nel quale riceve la spinta verso il mondo superiore, della luce e della conoscenza. Nella MITOLOGIA GRECA la dea CERERE discende nell'oscura caverna degli INFERI per cercare la figlia<br />
perduta, PROSERPINA. Nella tradizione religiosa ZOROASTRIANA il mondo era rappresentato da una caverna naturale creata dal dio MITHRA, e proprio in un luogo simile venivano officiati i rituali. La CAVERNA è il luogo di nascita di ogni essere divino, compreso DIONISO e GESU' CRISTO; nell'ambito dell'INDUISMO KHRISNA, incarnazione di VISNU' nacque in una grotta della montagna sacra denominata MERU.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-V0qVtZyjgKY/XjigF7bKr-I/AAAAAAAAgHM/u76gvxVTNOo2Klqd08GUpuBlQJLwZv1hQCLcBGAsYHQ/s1600/duino-mithra.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="720" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-V0qVtZyjgKY/XjigF7bKr-I/AAAAAAAAgHM/u76gvxVTNOo2Klqd08GUpuBlQJLwZv1hQCLcBGAsYHQ/s320/duino-mithra.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: La caverna neolitica di Duino Aurisina (Trieste) trasformata in luogo di
culto del dio MITHRA nel V sec. d.C. Nella tradizione religiosa
Zoroastriana il mondo era rappresentato da una caverna naturale creata
dal dio Mithra e proprio in questi luoghi venivano officiati i rituali.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-yZ-1gl2rYbY/XjignsvpVJI/AAAAAAAAgHU/sbTaC_XCujIF0F8BbenPBjb6LJo5-n5aQCLcBGAsYHQ/s1600/proserpina1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-yZ-1gl2rYbY/XjignsvpVJI/AAAAAAAAgHU/sbTaC_XCujIF0F8BbenPBjb6LJo5-n5aQCLcBGAsYHQ/s320/proserpina1.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Cerere, Bosco Sacro di Bomarzo (Viterbo), XVI secolo. Come altre
analoghe divinità in tutto il mondo, nella mitologia greca questa dea
discende nell'oscura caverna per cercare la figlia perduta, Proserpina.
La caverna, fin dal Paleolitico Superiore, è luogo sacro di generazione.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-8L8pMVAJkc4/XjiiHi2FFxI/AAAAAAAAgHg/27jXtd5O9TsuBKPnziMvTu-pz_jdkwV9ACLcBGAsYHQ/s1600/Bhutanese_thanka_of_Mt._Meru_and_the_Buddhist_Universe.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1108" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-8L8pMVAJkc4/XjiiHi2FFxI/AAAAAAAAgHg/27jXtd5O9TsuBKPnziMvTu-pz_jdkwV9ACLcBGAsYHQ/s320/Bhutanese_thanka_of_Mt._Meru_and_the_Buddhist_Universe.jpg" width="221" /></a></div>
FOTO: la montagna cosmica Meru della mitologia induista, in una caverna della quale nacque il dio Krishna. Dipinto su tela proveniente dal Buthan del XIX secolo.<br />
<br />
La trattazione sulla SIMBOLOGIA PALEOLITICA potrebbe riempire le pagine di un'enciclopedia, ed è certamente il capitolo di più grande interesse per comprendere i fondamenti ed il significato profondo di tutte le rappresentazioni e le allusioni miitologiche e simboliche di epoca storica.<br />
<br />
Sotto il velame dei miti e dei simboli, vi è sempre custodito<br />
l'atavico messaggio dello SCIAMANO PRIMORDIALE, che accompagna le generazioni future verso la riconnessione alle nostre radici più profonde ed imprescindibili.<br />
<br />
Il paleoantropologo FRANCESCO D'ERRICO dell'Università di Bordeaux, in Francia, afferma giustamente che "la capacità degli esseri umani di produrre un sistema di segni non è chiaramente qualcosa che inizia 40.000 anni fa. Questa capacità risale a almeno 100.000 anni". Noi saremmo d'accordo nel retrodatarla ancora di più, visto che esempi di segni astratti graffiti su una conchiglia appartenuta all'HOMO HERECTUS, risalente a 500.000 anni fa, sono stati scoperti nel 1890<br />
dall'antropologo olandese EUGENE DUBOIS (1858-1940) sulle rive del fiume SOLO, a GIAVA, in INDONESIA. Ad un'epoca molto più recente (70.000 anni fa) risale il blocco di ocra inciso con tratteggio incrociato simile a quello della conchiglia di Giava, scoperto presso la caverna di BLOMBOS, in SUDAFRICA, nel 1991 dal prof.CHRISTOPHER S. HENSHILWOOD dell'Università di Cambridge. La caverna di BLOMBOS si presentò come un ricco giacimento di gusci di conchiglie, perline, strumenti per la lavorazione delle ossa e della pietra. Il TRATTEGGIO INCROCIATO si può dunque considerare come il più antico elemento simbolico rappresentato dall'uomo. Ma i dipinti della caverna di CHAUVET (36.000 anni), la straordinaria scultura in avorio del LEONE DI HOLENSTEIN STADEL (40.000 anni), il BRACCIALE DI DENISOVA (60.000 anni)...e molti altri manufatti e creazioni artistiche risalenti ad epoche ancestrali, indicano un retaggio infinitamente più antico di quanto le convinzioni accademiche possano immaginare. Il futuro ci riserverà sorprese inimmaginabili che ora giacciono silenziose proprio sotto di noi, cariche di messaggi per la nostra evoluzione.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-QbVDg3vQ1Hs/XjijA3hyVDI/AAAAAAAAgHo/sIHqhYQCm9A25wFgNZtcXRK9yutlYuLSACLcBGAsYHQ/s1600/image_2317_2e-Homo-erectus-Engraving-945x637.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="637" data-original-width="945" height="215" src="https://1.bp.blogspot.com/-QbVDg3vQ1Hs/XjijA3hyVDI/AAAAAAAAgHo/sIHqhYQCm9A25wFgNZtcXRK9yutlYuLSACLcBGAsYHQ/s320/image_2317_2e-Homo-erectus-Engraving-945x637.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Conchiglia incisa dall'Homo Herectus, risalente a 500.000 anni fa,
scoperta nel 1890 dall'antropologo olandese Eugene Dubois sulle rive del
fiume Solo, a Giava, in Indonesia, testimonia la nascita del retaggio
simbolico in un epoca molto più antica di quanto possiamo immaginare.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Bb4cloI9w2Y/Xjikd01gAkI/AAAAAAAAgH0/BUm9yNppdnAomxttsEK86Rlxiss5SljAACLcBGAsYHQ/s1600/blombos-cave.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="477" data-original-width="667" height="228" src="https://1.bp.blogspot.com/-Bb4cloI9w2Y/Xjikd01gAkI/AAAAAAAAgH0/BUm9yNppdnAomxttsEK86Rlxiss5SljAACLcBGAsYHQ/s320/blombos-cave.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Ciottolo d'arenaria proveniente dalla caverna di Blombos (Sud Africa)
datato 70.000 anni, considerato la più antica testimonianza di
espressione simbolica.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-86z0L7RozUA/XjilbrLY5AI/AAAAAAAAgH8/7Fh0oGCo15ApJ9FjEUiEaI968q4m5iWlQCLcBGAsYHQ/s1600/bracelet-denisova.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="636" data-original-width="720" height="282" src="https://1.bp.blogspot.com/-86z0L7RozUA/XjilbrLY5AI/AAAAAAAAgH8/7Fh0oGCo15ApJ9FjEUiEaI968q4m5iWlQCLcBGAsYHQ/s320/bracelet-denisova.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: <span class="css-901oao css-16my406 r-1qd0xha r-ad9z0x r-bcqeeo r-qvutc0">bracciale di Denisova - datazione: 70.000 anni fa. Materiale: clorite. Ritrovamento: caverna di </span><span class="css-901oao css-16my406 r-1qd0xha r-vw2c0b r-ad9z0x r-bcqeeo r-qvutc0">Denisova</span><span class="css-901oao css-16my406 r-1qd0xha r-ad9z0x r-bcqeeo r-qvutc0">, presso i Monti Altai in Siberia.</span><br />
<br />
L'unico tempio sacro che l'uomo, nelle sue piene e sane facoltà<br />
mentali, è portato a riconoscere in modo innato, è la Natura, il Cosmo, poichè solo dietro il pesante velo di ISIDE (della Materia) si nascondono le forze della rigenerazione, dell'ordine cosmico e del principio vitale di ogni cosa. Tutto ciò che esiste proviene dal basso, da queste forze eterne e indistruttibili, le quali generano, ma non sono generate. Si narra che nei pressi di MENFI, in EGITTO, in epoca romana fu costruita una statua di ISIDE ricoperta da un velo nero, sul basamento della quale compariva quest'iscrizione:<br />
<br />
"Io sono tutto ciò che fu (QUID FUIT),<br />
ciò che è (QUID EST),<br />
ciò che sarà (QUID ERIT)<br />
e nessun mortale ha ancora osato sollevare il mio velo."<br />
<br />
Questo è il messaggio che più di ogni altro connette la conoscenza iniziatica, riservata a pochi, dell'epoca storica alla luce della consapevolezza ancestrale dell'ANTICO SCIAMANO, e all'ETA' DELL'ORO, che, nonostante le sovrastrutture che la confondono, costituisce la parte viva e vitale della nostra psiche e della nostra interiorità. Tutto il resto è fumo, illusione e pervertimento. Le straordinarie opere artistiche paleolitiche sono state pazientemente dipinte nei meandri più profondi delle caverne, tuttavia oggi gli studiosi sono concordi nel riconoscere in esse rappresentazioni astronomiche, i cicli cosmici e la PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI (calcolata in 26.000 anni), che evidentemente i nostri antenati avevano osservato con estrema precisione ed accuratezza. Le caverne in cui queste opere furono rappresentate non erano luoghi ameni ed accoglienti; i pericoli che questi artisti dovettero affrontare per dare vita a questi capolavori erano innumerevoli: fra i cunicoli e le gallerie che si diramavano nell'oscurità poteva esservi la tana di un orso, o di un leone delle caverne; le strettoie, il fango, il pericolo di crolli e di rimanere intrappolati incombeva sulla coraggiosa determinazione dei<br />
nostri antenati, spinti da una forza interiore che oggi potremmo attribuire soltanto ad un raro uomo di genio. Ciò che li spingeva era la consapevolezza del divino, dal quale si sentivano pervasi, e del quale costituivano una parte inscindibile. La radice della Fede di cui si parla negli antichi VEDA non è altro che la coscienza innata dell'uomo di essere tutt'uno con la coscienza dell'universo; l'uomo che non si concepisce separatamente ed in modo conflittuale con il Cosmo è un vero uomo, un uomo che può tutto, perchè in ogni manifestazione della Natura riconosce sè stesso, non si piega alle forze, ma comunica con esse, non si umilia davanti ai propri simili, riconosce in ogni altro il proprio stesso potere, manifesto o latente, e la propria assoluta indipendenza.<br />
<br />
<b>Il simbolo cruciforme della caverna di Chauvet</b><br />
<br />
Detto ciò iniziamo la nostra indagine da una delle più antiche<br />
testimonianze di arte rupestre esistenti al mondo: la CAVERNA DI CHAUVET, ovvero un santuario paleolitico inviolato per più di 20.000 anni dopo il crollo che ne sigillò l'ingresso, che custodisce dipinti risalenti a 36.000 anni fa. La famosa CROCE dipinta con ocra rossa che compare in una delle gallerie dell'immensa caverna, è stata considerata da molti studiosi come una rappresentazione dei cicli solari, dei Solstizi e degli Equinozi; osservando attentamente questo simbolo, esso forma un asse (albero) spezzato nella parte superiore da una linea trasversale che raffigura l'orizzonte ed il punto in cui l'astro solare sprofonda e riemerge dagli abissi (come narrano anche i miti egizi); un'altra linea inclinata trapassa il punto d'intersezione delle due assi, e potrebbe simboleggiare l'inclinazione dell'eclittica rispetto al piano equatoriale. Ai piedi della croce è tratteggiato un cespuglio di linee ricurve, simile ad un'esplosione; a lato è dipinta un'altra croce, più piccola, posta obliquamente rispetto all'altra. Il pannello del Sacro Cuore in cui si trova l'immagine della CROCE (così denominato per questa ragione) è uno spazio di 6 metri per 3 ricoperto di macchie rosse formate premendo il palmo della mano coperto di vernice sulla parete. Oltre il pannello, ad un insieme di stalagmiti sono state aggiunte linee di contorno a formare l'immagine di un mammuth.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Y9B2LnXsOF4/XjkzJtrgMwI/AAAAAAAAgII/e8GoNIk4KL4j87f0j4S0U5_dF7aZW7piQCLcBGAsYHQ/s1600/chauvet%2B%25282%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="764" data-original-width="1000" height="244" src="https://1.bp.blogspot.com/-Y9B2LnXsOF4/XjkzJtrgMwI/AAAAAAAAgII/e8GoNIk4KL4j87f0j4S0U5_dF7aZW7piQCLcBGAsYHQ/s320/chauvet%2B%25282%2529.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: la croce in ocra rossa sulle pareti della caverna di Chauvet, descritta nel paragrafo qui sopra. <br />
<br />
<b>Il simbolismo dell'Albero e della Croce</b><br />
<br />
La simbologia della CROCE è, inoltre, strettamente connessa<br />
a quella dell'ALBERO COSMICO, presente in tutte le culture del mondo, la quale affonda le radici in epoca ancestrale e paleolitica. L'ALBERO e la CROCE si diramano entrambi in due direzioni opposte, unite da un pilastro centrale indivisibile, e contemporaneamente si estendono fra due mondi: verso la profondità oscura della materia e verso la luce dello spazio infinito. L'ALBERO come simbolo di equilibrio, conoscenza e creazione è presente nella cultura celtica rappresentato<br />
dalla QUERCIA SACRA YGGDRASILL, ai piedi della quale i DRUIDI<br />
celebravano le loro cerimonie, e che rappresentava il potere derivato dall'equilibrio fra i due mondi, in virtù della possenza delle sue radici e dell'imponenza del suo aspetto; sull'albero sacro il dio che diede all'uomo spirito e vita sacrificò sè stesso, ottenendo in questo modo la conoscenza trasmessa all'umanità attraverso le RUNE. Nei TESTI VEDICI (che sono le più antiche scritture del mondo) l'albero cosmico era denominato SKAMBAH, e simboleggiava il pilastro indifferenziato sul quale si regge il mondo, superiore ad esso; vi si legge:<br />
<br />
"...quello sul quale il Signore della Vita si appoggiò per sostenersi quando mise in moto il mondo" (Atharva Veda -Conoscenze del Sacerdote del Fuoco; XV-XVII secolo a.C.)<br />
<br />
"E' lo SKAMBHA che mantiene immobili il fuoco, la luna, il sole<br />
e il vento, e sostiene allo stesso tempo il cielo, la terra e l'atmosfera immensa, così come le sei vaste dimensioni dell'universo" (Atharva Veda)<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-rIkUxOp1VKc/XjlGhSADsWI/AAAAAAAAgIU/XGZ1_G2zyqU943MgqZE6a5v4Dt6uHlYMwCLcBGAsYHQ/s1600/pyreaus_tarot_Odin_Yggdrasil_full.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1231" data-original-width="913" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-rIkUxOp1VKc/XjlGhSADsWI/AAAAAAAAgIU/XGZ1_G2zyqU943MgqZE6a5v4Dt6uHlYMwCLcBGAsYHQ/s320/pyreaus_tarot_Odin_Yggdrasil_full.jpg" width="237" /></a></div>
FOTO: il dio Odino sacrifica sè stesso sull'Albero sacro Yddgrasyl, ottenendo la conoscenza e l'illuminazione. Viene ripresa in quest'immagine la simbologia dell'Appeso dei Tarocchi (che rappresenta il capovolgimento iniziatico della coscienza che vede oltre la realtà ordinaria); la lancia che trafigge il suo costato richiama il sacrificio dello Sciamano raffigurato nelle caverne paleolitiche di cui abbiamo trattato nei capitoli precedenti. Non ho potuto, purtroppo, trovare informazioni sull'autore di quest'opera e ringrazierei chiunque me le volesse fornire.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-1GqOFls7DBU/XjlKEoyPmCI/AAAAAAAAgIg/8NCxz6cWSJEM3zvtL2yk1GKXgJnivXUxQCLcBGAsYHQ/s1600/Kirti%2BStambh%252C%2BHutheesing%2BTemple.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="599" data-original-width="398" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-1GqOFls7DBU/XjlKEoyPmCI/AAAAAAAAgIg/8NCxz6cWSJEM3zvtL2yk1GKXgJnivXUxQCLcBGAsYHQ/s320/Kirti%2BStambh%252C%2BHutheesing%2BTemple.JPG" width="212" /></a></div>
afoto: Nel corso della storia l'Albero sacro è stato semplificato da molte
civiltà come PILASTRO, rappresentando la dimensione dell'indifferenziato
sulla quale si regge il Cosmo. Nei Veda è denominato SKAMBHA. Foto:
torre-pilastro Skambha nel tempio giainista di Hutheesing (India,1848).<br />
<br />
La BETULLA è l'ALBERO SACRO degli SCIAMANI SIBERIANI, considerato come un portale verso altri mondi, asse del mondo ai piedi del quale si svolgevano i rituali iniziatici tesi ad invocare la forza,l'equilibrio e la guarigione.<br />
<br />
Presso i NATIVI DEL NORD AMERICA il simbolismo dell'ALBERO ricopre un ruolo centrale. Il popolo CHEROKEE considera sacro il CEDRO, denominato A TSI NA TLU GV, nel tronco del quale sarebbero contenute le anime di tutti coloro che rinnegarono il mondo delle ombre ricercando unicamente la luce, verso la ricerca della perfezione, per cui l'albero insegna loro che l'unica perfezione consiste nell'accettazione e nella consapevolezza che nulla è da rigettare, ma tutto contribuisce all'armonia della creazione cosmica.<br />
<br />
L'ALBERO SACRO HULUPPU della mitologia SUMERA fu piantato nel suo giardino dalla dea INANNA, sulle rive del fiume EUFRATE.<br />
Presso gli ANTICHI EGIZI era considerata sacra l'ACACIA, per la sua resistenza e adattabilità ad ogni clima, simboleggiava la rinascita e l'immortalità dell'anima.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-wRfF7Dhmd_M/XjlK7mj4vCI/AAAAAAAAgIs/1nYowlQLhvUdXoJE4bRe0y2hZ2eOsI6-QCEwYBhgL/s1600/Middle%2BAssyrian%2BRed%2BSard%2BCylinder%2BSeal%252C%2BSouth%2BMesopotamia%252C%2B12th-11th%2Bcentury%2BBC.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="386" data-original-width="800" height="154" src="https://1.bp.blogspot.com/-wRfF7Dhmd_M/XjlK7mj4vCI/AAAAAAAAgIs/1nYowlQLhvUdXoJE4bRe0y2hZ2eOsI6-QCEwYBhgL/s320/Middle%2BAssyrian%2BRed%2BSard%2BCylinder%2BSeal%252C%2BSouth%2BMesopotamia%252C%2B12th-11th%2Bcentury%2BBC.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Sigillo assiro che raffigura il demone Apkallu di fronte all'albero
della vita Huluppu, XII sec. a.C., Iraq. L'albero sacro Huluppu della
mitologia Sumera fu piantato nel suo giardino dalla dea Inanna, sulle
rive del fiume Eufrate.<br />
<br />
L'ALBERO DELLA VITA della tradizione CABALISTICA consiste in una schematizzazione del percorso dell'anima verso la riunificazione con la propria componente superiore, spirituale ed immortale.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-gJdVM7WKJjQ/XjlL-23gs_I/AAAAAAAAgI0/qZCyhZoVxEUDBmmLh-G1v1t_Tea0jjzAACLcBGAsYHQ/s1600/AlberodellaVitaedellaMorte.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="799" data-original-width="559" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-gJdVM7WKJjQ/XjlL-23gs_I/AAAAAAAAgI0/qZCyhZoVxEUDBmmLh-G1v1t_Tea0jjzAACLcBGAsYHQ/s320/AlberodellaVitaedellaMorte.jpg" width="223" /></a></div>
FOTO: l'Albero della Vita Cabalistico; anch'esso "affonda le radici" nell'archetipo dell'Albero sacro dello Sciamanesimo primordiale.<br />
<br />
Ogni civiltà considera sacro l'albero più caratterstico della propria terra, ed esso è sempre stato un simbolo cosmico universale; BUDDHA raggiunse l'illuminazione ai piedi di un grande albero; inoltre, l'archetipo dell'ALBERO con il suo carico di significati psicologici e cosmici è talmente radicato nell'INCONSCIO COLLETTIVO ed individuale da presentarsi come una metafora comune del percorso esistenziale nei sogni di ogni individuo. Esso si manifesta ovunque: in forma semplificata come PILASTRO, oppure come CROCE nella modalità in cui<br />
è raffigurata presso la CAVERNA DI CHAUVET. Riguardo a quest'ultima, se la osserviamo bene dal punto di vista del simbolismo cosmico, ai suoi piedi sono tratteggiate delle linee parallele ricurve che sembrano simboleggiare una dimensione caotica dalla quale emerge la forma definita mediante la quale l'Universo si regge e si equilibra. La posizione isolata e la cura con cui l'artista ha tracciato ogni particolare della rappresentazione, indicano l'assoluta importanza simbolica che ogni tratto di questo pittogramma riveste. Un fatto è indiscutibile: la CROCE e l'ALBERO sono equivalenti,<br />
e l'estrema semplificazione dell'ALBERO SACRO fin dagli albori della consapevolezza umana è stata la CROCE.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-MR4BFu8UU3s/XjlNfydkzMI/AAAAAAAAgJA/itfa4JRnZ38CnHRvgKlOglsewdVqA57xACLcBGAsYHQ/s1600/buddha-albero.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="756" data-original-width="1024" height="236" src="https://1.bp.blogspot.com/-MR4BFu8UU3s/XjlNfydkzMI/AAAAAAAAgJA/itfa4JRnZ38CnHRvgKlOglsewdVqA57xACLcBGAsYHQ/s320/buddha-albero.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: "In alto ed in basso si estendono i suoi rami, alimentati dai modi
dell’esistenza, i suoi germogli sono i sensi, le sue radici si
prolungano giù nel mondo degli uomini, legate alle azioni” (Baghavad
Gita) Foto: volto di Buddha fra le radici di un albero, Ayutthaya,
Thailandia.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-vWad3o_1PRw/XjlOSW41HTI/AAAAAAAAgJI/AkuZdLn9ghI5bMNdS9qhbR_fvP5wHAkdwCLcBGAsYHQ/s1600/Simone_Martini_Crucifixion.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="622" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-vWad3o_1PRw/XjlOSW41HTI/AAAAAAAAgJI/AkuZdLn9ghI5bMNdS9qhbR_fvP5wHAkdwCLcBGAsYHQ/s320/Simone_Martini_Crucifixion.jpg" width="199" /></a></div>
FOTO: "Crocefissione" di Simone Martini (1284-1344), tempera su pannello ligneo; altezza 24,4, larghezza: 15,5 cm. Soprattutto nell'iconografia cristiana si ripete l'archetipo dello Sciamano che sacrifica sè stesso; la lancia che trafigge Odino sull'Albero Sacro Yddgrasyl e quelle che trafiggono gli Sciamani nelle raffigurazioni del Paleolitico Superiore europeo e nell'arte rupestre dei San (Boscimani) del Sud Africa, così come quella che trafigge il costato di Cristo, sono emblema del tormentoso percorso dell'illuminazione sciamanica.<br />
<br />
<br />
<b>La conoscenza dei cicli solari, delle fasi lunari e delle costellazioni</b><br />
<br />
La conoscenza dei cicli solari, delle fasi lunari e<br />
delle costellazioni in epoca paleolitica era molto sviluppata ed accurata, al punto che fu proprio l'era più lunga di tutta la storia dell'umanità, il PALEOLITICO, la culla delle successive definizioni astrologiche e del simbolismo che ogni singolo astro assunse nell'ambito psicologico, spirituale e degli eventi cosmici. Anche gli animali raffigurati nella CAVERNA DI CHAUVET, considerandone la disposizione e certi strani accostamenti, potrebbero essere rappresentazioni astronomiche, proprio come i dipinti della CAVERNA DI LASCAUX, che quasi tutti gli studiosi concordano nel considerare come mappe stellari. Abbiamo già preso in considerazione la stalattite dipinta della SALA DEL FONDO della caverna<br />
CHAUVET, che pende dal soffitto a 1,20 m. da terra, sulla quale è raffigurato un'essere ibrido, mezzo bisonte e mezzo uomo, che con la sua immagine sovrasta quello che viene considerato un pube femminile, o più semplicemente un triangolo rovesciato.<br />
Lo studioso GABRIELE VENTURI, nel suo saggio "IL CODICE SNEFRU"<br />
(parte 6°) identifica nell'immagine dell'UOMO-BISONTE sul pendente roccioso (di cui abbiamo trattato in un altro paragrafo) la chiara rappresentazione simbolica del CICLO PRECESSIONALE; osservando bene la figura del cosiddetto MINOTAURO, infatti, si nota che essa si "avvita" attorno alla stalattite compiendo un giro completo intorno ad essa, in senso antiorario, fino a ricongiungersi al lato opposto del triangolo rovesciato; il triangolo è considerato generalmente come un pube femminile, ma, come giustamente fa notare GABRIELE VENTURI, è affiancato da due zampe di bisonte, e non v'è<br />
traccia di forme femminili nel complesso. L'intera figura è concepita per essere visualizzata dal basso; il pube potrebbe rappresentare la CAVERNA (triangolo rovesciato) come luogo di rigenerazione e trasformazione, l'oscurità in cui si<br />
compie il "reset" cosmico in vista dell'inizio di una nuova Era.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-OXHxjlzCWpo/XjlSqOthagI/AAAAAAAAgJU/YSVXIcqtjNs0nT1YQC9iEzCqfL3U0NMMQCLcBGAsYHQ/s1600/precessione-degli-equinozi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="307" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-OXHxjlzCWpo/XjlSqOthagI/AAAAAAAAgJU/YSVXIcqtjNs0nT1YQC9iEzCqfL3U0NMMQCLcBGAsYHQ/s320/precessione-degli-equinozi.jpg" width="218" /></a></div>
FOTO: schema della Precessione degli Equinozi, sovrapponibile alla raffigurazione del cosiddetto Monotauro dipinto sulla stalattite della Caverna di Chauvet, datato 36.000 anni (Pont d'Arc, Francia)<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-8VscJbj5etU/XjlTN4588lI/AAAAAAAAgJc/oauW_drSFpockKvmSDpD-SVc4gTfVscNQCLcBGAsYHQ/s1600/chauvet-cave-equinox.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="636" data-original-width="457" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-8VscJbj5etU/XjlTN4588lI/AAAAAAAAgJc/oauW_drSFpockKvmSDpD-SVc4gTfVscNQCLcBGAsYHQ/s320/chauvet-cave-equinox.jpg" width="229" /></a></div>
FOTO: confronta con l'immagine della Precessione degli Equinozi qui sopra il dipinto del "Minotauro" sulla stalattite della caverna Chauvet (Pont d'Arc, Francia), datato 36.000 anni.<br />
<br />
La PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI (ovvero il leggero spostamento annuale della linea degli equinozi) è causata dal moto di rotazione terrestre che muta lentamente nel tempo il suo asse di rotazione rispetto alla posizione delle stelle fisse (cioè i corpi celesti più abissalmente lontani rispetto alla Terra da sembrare immobili all'osservatore, in opposizione ai pianeti che, invece, appaiono come corpi erranti). L'intera inversione dell'asse di rotazione avviene ogni 25.765 anni; infatti,<br />
a metà del percorso che corrisponde a 13.000 anni, la posizione delle stelle sarà considerevolmente mutata, in modo che, fra 13.000 anni sarà la Stella VEGA, e non l'attuale POLARIS, ad indicare il Polo Nord.<br />
<br />
"E' vero senza menzogna, è certo e verissimo: com'è sotto, così è sopra; com'è sopra, così è sotto per compiere i miracoli della Cosa Una". (ERMETE TRISMEGISTO)<br />
<br />
Ed è questo il messaggio che riecheggia dai profondi meandri dei santuari paleolitici, l'insegnamento più antico del mondo, espresso proprio imprimendo le volte del cielo sulle rocce degli antri più oscuri ed impenetrabili delle caverne: l'energia tellurica e le forze che si sprigionano dalle profondità della Terra, corrispondono alle stesse forze che dall'universo giungono fino a noi, poichè tutto è "Uno" e tutto istantaneamente comunica senza limiti di spazio e di tempo. Abbiamo avuto bisogno della fisica quantistica, dei telescopi, delle indagini nell'infinitamente piccolo e nell'infinitamente grande per comprendere ciò di cui decine di migliaia di anni fa i nostri antenati non avrebbero mai dubitato.<br />
<br />
La prima indagine approfondita sul significato astronomico delle pitture rupestri della caverna di LASCAUX (Francia, Nuova Aquitania, Montignac) risalenti a 17.000 anni fa, la fece la ricercatrice indipendente CHANTAL JEGUES WOLKIEWIEZ, etnoastronoma, psicologa, antropologa. Nel 1999 la ricercatrice ottenne il permesso, dai custodi del sito, di entrare nella caverna di LASCAUX per provare direttamente e di persona le sue teorie, che a quel tempo erano avversate e derise dalla comunità accademica. Mediante calcoli archeoastronomici si potè così constatare che 17.000 anni fa (cioè l'epoca a cui risalgono i dipinti) la luce del sole al solstizio invernale attraversava tutto il passaggio che porta alla prima sala dipinta, illuminando le pitture sulla parete rocciosa. Da ciò si evince, analizzando il significato astronomico delle raffigurazioni, che la caverna fosse un luogo adibito al calcolo del tempo: secondo l'inclinazione dei raggi solari le popolazioni potevano avere certezza del periodo annuale in cui si trovavano e degli eventi climatici che si sarebbero verificati conseguentemente, potendosi organizzare per tempo. Questa funzione determinava la sacralità del luogo. Questo ancestrale metodo di calcolo del tempo adottato presso le caverne santuario paleolitiche, corrisponde esattamente allo stesso sistema in uso in EPOCA NEOLITICA, durante l'ETA' DEL FERRO, nell'architettura delle PIRAMIDI EGIZIE ed in quella di tutte le più importanti opere monumentali d'epoca storica. In seguito a queste scoperte, le raffigurazioni dell'ARTE<br />
RUPESTRE PALEOLITICA, che si estendono nelle buie profondità delle caverne, vengono ad assumere un significato connesso alla luce e ai cicli solari; alla rinascita della luce nel solstizio d'inverno e alla scomparsa del sole sotto l'orizzonte. In questo modo il mondo della luce e il mondo delle ombre potevano esprimere la loro profonda unione ed anche i rituali sciamanici che vi si svolgevano potevano evocare un potere occulto ed esoterico che non avrebbe potuto essere esternato altrove.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-480GG4YfYtE/XjlUmj963YI/AAAAAAAAgJo/r0sNetzGlbYQmalRE8C1D_olJVLvEu6MwCLcBGAsYHQ/s1600/Lascaux%2BStar%2BMap%252C%2Bcarnivoraforum.com.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1228" data-original-width="1600" height="245" src="https://1.bp.blogspot.com/-480GG4YfYtE/XjlUmj963YI/AAAAAAAAgJo/r0sNetzGlbYQmalRE8C1D_olJVLvEu6MwCLcBGAsYHQ/s320/Lascaux%2BStar%2BMap%252C%2Bcarnivoraforum.com.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: le corrispondenze astronomiche nelle raffigurazioni della Sala dei Tori della caverna di Lascaux (Nuova Aquitania, Francia), datate 18.000 anni.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-MmRSquPhfug/XjlXwWegOII/AAAAAAAAgJ0/JRqENAyuLM8WmobSZ25rQ09d1x_4QZWfgCLcBGAsYHQ/s1600/pleiadi-manufatti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="960" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-MmRSquPhfug/XjlXwWegOII/AAAAAAAAgJ0/JRqENAyuLM8WmobSZ25rQ09d1x_4QZWfgCLcBGAsYHQ/s320/pleiadi-manufatti.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: la costellazione delle Pleiadi dalle pitture della caverna di Lascaux (18.000 anni fa) ai manufatti delle antiche civiltà in tutto il mondo.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-ka2Ap5l7Od0/XjlaEpDxNfI/AAAAAAAAgKA/b83frjirjrQzD3XEPvm4LzqZsX1748JuACLcBGAsYHQ/s1600/piramidi-pleiadi.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="602" data-original-width="588" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-ka2Ap5l7Od0/XjlaEpDxNfI/AAAAAAAAgKA/b83frjirjrQzD3XEPvm4LzqZsX1748JuACLcBGAsYHQ/s320/piramidi-pleiadi.png" width="312" /></a></div>
FOTO: la costellazione delle pleiadi è riprodotta nella disposizione delle piramidi di Giza, Egitto.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-wHG0IjiA6rg/XjlaVMiIw4I/AAAAAAAAgKI/js-6S-5NCL86SSBRHfG5BMGVgBFBeK9MgCLcBGAsYHQ/s1600/tikal-piramidi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="628" data-original-width="864" height="232" src="https://1.bp.blogspot.com/-wHG0IjiA6rg/XjlaVMiIw4I/AAAAAAAAgKI/js-6S-5NCL86SSBRHfG5BMGVgBFBeK9MgCLcBGAsYHQ/s320/tikal-piramidi.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: la costellazione delle Pleiadi riprodotta dalla disposizione delle piramidi della città Maya di Tikal, Guatemala, 700-800 d.C.<br />
<br />
<a href="http://www.archeociel.com/index.html">http://www.archeociel.com/index.html</a><br />
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<a href="https://www.athensjournals.gr/history/2018-1-X-Y-Sweatman.pdf">https://www.athensjournals.gr/history/2018-1-X-Y-Sweatman.pdf</a><br />
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<a href="https://www.media.inaf.it/2018/11/28/astronomia-complessa-nellarte-preistorica/">https://www.media.inaf.it/2018/11/28/astronomia-complessa-nellarte-preistorica/</a><br />
<a href="https://www.blogger.com/goog_213597438"><br /></a>
<a href="http://www.archeociel.com/index.html">http://www.archeociel.com/index.html</a><br />
<br />
La retrodatazione della conoscenza astronomica ha implicazioni enormi che riguardano tutta la considerazione dell'uomo, della psiche, dell'evoluzione...compreso lo sviluppo della scienza, della matematica e dellaspiritualità: sfere che l'antica consapevolezza considerava,ovviamente, inscindibili.<br />
<br />
Eredità della profonda conoscenza astronomica dell'Era Paleolitica sono i simboli dello ZODIACO, i più antichi dei quali vengono attribuiti ai SUMERI, e che evidentemente, in seguito allo studio dei dipinti presenti nelle caverne europee, sono anch'essi destinati ad essere retrodatati, come molte altre conoscenze considerate coeve all'apparire delle grandi civiltà. Infatti, sovrapponendo i simboli ZODIACALI alle raffigurazioni del primo antro della caverna di LASCAUX, la studiosa CHANTAL WOLKIEWIEZ ha potuto constatare che combaciano perfettamente con le sporgenze e il posizionamento degli animali raffigurati. Per questo motivo alcune rappresentazioni ci appaiono piuttosto strane, come figure di animali a testa in giù, corpi lasciati a metà, altri che vengono sovrapposti a quelli dipinti precedentemente come se non ci fosse abbastanza spazio: osservati in un'ottica astronomica e sciamanica al contempo, ogni particolare acquista un senso; per fare un esempio fra tutti, lo strano animale detto "UNICORNO" di LASCAUX, si accorda perfettamente alla costellazione del CAPRICORNO, così come la figura dell'URO (grande bovino estinto) sullo stesso pannello corrisponde alla costellazione del TORO, e un altro URO viene messo in confronto con la costellazione del LEONE.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-f50F9YlqOWU/XjldjPey-VI/AAAAAAAAgKU/NdFf4sbKv5gp5pCvY741YMnaRFnR1xujACLcBGAsYHQ/s1600/astronomia-lascaux.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1132" data-original-width="1600" height="226" src="https://1.bp.blogspot.com/-f50F9YlqOWU/XjldjPey-VI/AAAAAAAAgKU/NdFf4sbKv5gp5pCvY741YMnaRFnR1xujACLcBGAsYHQ/s320/astronomia-lascaux.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: corrispondenze astronomiche nelle raffigurazioni della Sala dei Tori della caverna di Lascaux, Nuova Aquitania, Francia, tatate 18.000 anni.<br />
<br />
Il ricercatore MARTIN B. SWEATMAN, dell'Università di Edimburgo, e ALISTAIR COOMBS, dell'Università del Kent, nel documento "Decoding european paleolithic art: extremely ancient knowledge of precession of the equinoxes" (Decodificata l'arte paleolitica europea: una conoscenza estremamente antica della precessione degli equinozi)<br />
<br />
<a href="https://www.athensjournals.gr/history/2018-1-X-Y-Sweatman.pdf">https://www.athensjournals.gr/history/2018-1-X-Y-Sweatman.pdf</a><br />
<br />
indicano il filo conduttore che connette il messaggio dell'ARTE<br />
PALEOLITICA EUROPEA a quello espresso nei siti megalitici risalenti al NEOLITICO, ad esempio CATALHOYUK in TURCHIA e, sempre in TURCHIA, nei bassorilievi e strutture presenti nel TEMPIO PALEOLITICO di GOBEKLI TEPE (che erroneamente viene spesso catalogato come "neolitico", ma in verità appartenuto alla cultura dei cacciatori-raccoglitori, e testimonia una perfetta coesione sociale già presente prima di ogni frammentazione dei ruoli e dei mestieri, nell'ambito di una società fondamentalmente egualitaria). Questo messaggio (assieme al valore sciamanico ed evocativo delle rappresentazioni) consiste in un accurato registro della PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI, della posizione delle stelle visibile all'epoca, degli avvenimenti astronomici che si sono succeduti nel corso di migliaia di anni, come il passaggio di comete, le catastrofi avvenute in seguito alla caduta di meteoriti, le eclissi, ecc...La scoperta della PRECESSIONE DEGLI EQUINIZI è sempre stata attribuita convenzionalemente<br />
agli ANTICHI GRECI, e precisamente ad IPPARCO DI NICEA (200 a.C.-120 a.C.) Gli ANIMALI-SIMBOLO raffigurati in questi luoghi sacri costituiscono le più antiche rappresentazioni dei SEGNI ZODIACALI a noi conosciuti. Evidentemente, il valore di questi complessi TEMPLI DELLA MEMORIA e della Conoscenza, non svolgevano soltanto una funzione di "registro" degli eventi, del trascorrere del tempo e delle stagioni, ma questo ruolo era integrato alla divinazione, al calcolo dell'inizio e della fine degli Eoni, al riconoscimento dei segni particolari mediante i quali la Natura comunica il sopraggiungere di cambiamenti che coinvolgono sia lo Spirito umano che i cicli cosmici. Per comprendere a fondo il messaggio di questi complessi templari ed artistici, dobbiamo fare appello alla nostra coscienza profonda e indivisa, essenzialmente contemplativa, che non separa lo spazio siderale dalle profondità della Terra, l'uomo dagli altri esseri viventi, la dimensione sacra dalla dimensione quotidiana: tutto è uno per la consapevolezza dello Sciamano, e dunque questi spazi svolgevano sì la funzione di OSSERVATORI ASTRONOMICI, ma erano anche luoghi di guarigione, strumenti psicologici di armonizzazione interiore, e luoghi spirituali scelti soprattutto per essere dei punti di forza in cui si incontrano le potenti correnti d'energia elettromagnetica che percorrono il globo come una fitta ragnatela. L'impatto della COMETA registrato a LASCAUX viene decodificato come risalente a 15.150 a.C., quindi esattamente più di 17.000 anni fa; questo evento è registrato anche da un carotaggio effettuato nell'antico ghiaccio della GROENLANDIA. Indizi di queste ancestrali codificazioni si possono trovare anche nel sito NEOLITICO di CATALHOYUK, nell'ANATOLIA MERIDIONALE, nella grotta di HOLENSTEIN STADEL (Germania-40.000 anni fa); a CHAUVET (Francia-36.000 anni fa), ad ALTAMIRA (Spagna - 15.000 anni fa); in linea con il sistema di datazione presente a GOBEKLI TEPE (Turchia-12.000 anni fa). Lo stesso identico sistema adottato nella SCENA DEL POZZO della caverna di LASCAUX, si trova istoriato sui bassorilievi della STELE DELL'AVVOLTOIO di GOBEKLI TEPE, anche se gli eventi narrati simbolicamente divergono di almeno 5.000 anni, e quasi 20.000 da LASCAUX a CHAUVET. I detrattori della teoria di CHANTAL WOLKIEWIEZ, MARTIN B. SWEATMAN e ALEISTER COMBS, come DAVID PEARCE dell'Università di WITWATERSRAND e PAUL PETTITT della Durham University, non apportano, comunque, prove valide a favore della confutazione, al di là di critiche sulla qualità degli studi intrapresi. Gli stessi MARTIN B. SWEATMAN e ALEISTER COMBS aggiungono questa<br />
affermazione:<br />
<br />
"Essenzialmente, il nostro risultato statistico è così forte che, a meno che non venga trovato un difetto significativo nella nostra metodologia, sarebbe irrazionale dubitare della nostra ipotesi. Ne consegue che ogni proposizione su queste opere che è incoerente con la nostra ipotesi può essere automaticamente respinta - è certamente sbagliato, poiché la nostra ipotesi è quasi certamente<br />
corretta".<br />
<br />
E inoltre:<br />
<br />
"Il nostro lavoro dimostra essenzialmente che i simboli animali usati nell'arte rupestre del Paleolitico rappresentano costellazioni di stelle", dice Sweatman. "Lo sappiamo, perché quando confrontiamo<br />
le date di quest'arte, determinate dal metodo del radiocarbonio, con le nostre previsioni basate sul nostro metodo zodiacale, troviamo un livello straordinario di accordo per tutta l'arte paleolitica europea".<br />
<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-WrskzE2XsCw/XjlegIMNp4I/AAAAAAAAgKc/a1RuMZUjFxoA7v9euzsk-pCXDZTajOjHACLcBGAsYHQ/s1600/GobekliDeciphermentMap1.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="608" data-original-width="689" height="282" src="https://1.bp.blogspot.com/-WrskzE2XsCw/XjlegIMNp4I/AAAAAAAAgKc/a1RuMZUjFxoA7v9euzsk-pCXDZTajOjHACLcBGAsYHQ/s320/GobekliDeciphermentMap1.png" width="320" /></a></div>
FOTO: una possibile mappatura stellare nella planigrafia del santuario megalitico di Gobekli Tepe, Turchia, datato 13.000 anni.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-ykvq4LRFb-U/XjlfpLNvl8I/AAAAAAAAgKw/WVmxlxmOoGsz404eSV2tfFzQKBQmthEXACLcBGAsYHQ/s1600/56fff3c196e45480224013035b787c9b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="455" data-original-width="640" height="227" src="https://1.bp.blogspot.com/-ykvq4LRFb-U/XjlfpLNvl8I/AAAAAAAAgKw/WVmxlxmOoGsz404eSV2tfFzQKBQmthEXACLcBGAsYHQ/s320/56fff3c196e45480224013035b787c9b.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: corrispondenze astronomiche nei bassorilievi del sito megalitico di Gobekli Tepe, Turchia, datato 13.000 anni.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-jhmP7qfE2uA/XjlglPYgxSI/AAAAAAAAgK8/sWDcpk4-UYcpV2G2jiqZWci-AgBtJEtpQCLcBGAsYHQ/s1600/P43%2Bopener%2Bcopy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="1183" height="165" src="https://1.bp.blogspot.com/-jhmP7qfE2uA/XjlglPYgxSI/AAAAAAAAgK8/sWDcpk4-UYcpV2G2jiqZWci-AgBtJEtpQCLcBGAsYHQ/s320/P43%2Bopener%2Bcopy.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: le corrispondenze astronomiche della Stele dell'Avvoltoio del santuario megalitico di Gobekli Tepe, datato 13.000 anni, in Turchia.<br />
<br />
L'osservazione dell'astronomo greco IPPARCO DI NICEA (190-200 a.C.), che scoprì il movimento degli Equinozi lungo il piano dell'orbita terrestre, denominando questa dinamica PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI (la quale determina l'avvento delle stagioni) dev'essere dunque declassata a "riscoperta" di ciò che i nostri antenati avevano compreso decine di migliaia di anni fa. Il Sole, durante l'anno, sembra navigare attraverso queste costellazioni che assumono forme di animali la cui più antica definizione veniva generalmente attribuita ai SUMERI.<br />
<br />
Inoltre, una rappresentazione dell'ERA ASTROLOGICA del tempo potrebbe essere la statuetta di UOMO LEONE di HOLENSTEIN STADEL, che sembra accennare un sorriso, dimostrando lo spirito dell'epoca in cui è stata creata, 40.000 anni fa, che corrisponde, appunto, all'ETA' DELL'ORO, ovvero l'Era del LEONE.<br />
<b><br /></b>
<b>Il significato astronomico del tempio megalitico di Gobekli Tepe </b><br />
<br />
Il Tempio megalitico di GOBEKLI TEPE (risalente a più di 12.000 anni fa) venne costruito dopo la mini era glaciale seguita allo schianto della meteorite, la memoria del quale è registrata accuratamente sulla STELE DELL'AVVOLTOIO. Questo periodo gelido fu presumibilmente della<br />
durata di 1000 anni, e causò l'estinzione di gran parte della megafauna del PLEISTOCENE, nonchè la perdita di molte vite umane e, probabilmente, la cancellazione di una grande civiltà globale, molto<br />
diversa da ciò a cui noi siamo abituati ad attribuire questo nome; una civiltà di segno esattamente opposto a ciò che noi abbiamo conosciuto in 5000 anni, radicata alla naturale armonia fra uomo, universo e natura, ad una profonda conoscenza del Cosmo e delle energie che lo pervadono, della connessione fra psiche e realtà materiale. In sostanza, non una cultura o più culture, ma l'originale ed<br />
insostituibile legge dell'equilibrio e dell'armonizzazione, universalmente riconosciuta, imprescindibile dal benessere e da un'esistenza sana, quindi, dalla sopravvivenza stessa. Nel 2015, sotto i ghiacci della GROENLANDIA, nell'ambito di un progetto dei mappatura satellitare, è stato scoperto un cratere meteoritico di 30 chilometri di diametro, risalente a 12.800 anni fa, ed una stratificazione nera opaca è stata esaminata dai paleontologi in CILE, costituita da microsferule prodotte dalla fusione delle rocce in seguito all'impatto con corpi celesti di grandi dimensioni, risalente anch'essa a 12.800 anni fa, che testimonia ulteriormente questa catastrofe globale. I bassorilievi di GOBEKLI TEPE sono dunque un registro della MEMORIA, non solo della catastrofe descritta nella STELE DELL'AVVOLTOIO, ma della conoscenza universale e della civiltà globale che univa ogni popolazione del mondo. La STELE ricoperta di simboli in tutto simili ai geroglifici egizi, riporta sicuramente una forma di scrittura ed un messaggio molto importante che, forse, non potrà facilmente essere decifrato senza ulteriori testimonianze o termini di paragone. La STELE DELL'AVVOLTOIO (pilastro n.43) descrive in questo modo l'evento che ha segnato il percorso dell'umanità e il destino di molte specie: nel punto centrale della raffigurazione vi è una sfera, che<br />
rappresenta il POLO terrestre; gli animali raffigurati corrispondono alle costellazioni com'erano posizionate e visibili ai 4 equinozi e solstizi dell'anno 10.950 a.C. (ovvero 12.950 anni fa).<br />
<br />
MARTIN B. SWEATMAN e ALEISTER COMBS affermano, giustamente, che<br />
<br />
"...la probabilità che i modelli animali sulla Stele dell'Avvoltoio siano stati collocati nelle loro rispettive posizioni per puro caso è nella regione di 1 su 140 milioni. Poiché questa è una possibilità<br />
così piccola, affermiamo di aver interpretato correttamente questo pilastro".<br />
<br />
CATALHOYUK è uno dei più antichi insediamenti d'epoca NEOLITICA, in ANATOLIA MERIDIONALE, abitato da circa 8.000 persone, risalente dal 7400 al 5700 a.C., 6000 anni più recente di GOBEKLI TEPE. Le abitazioni di CATALHOYUK sono costruite in mattoni d'argilla, con<br />
interni bianchi in calcestruzzo, soffitti in travi di legno e stanze a cui si accedeva dai tetti a terrazzo; tutte le abitazioni erano collegate una all'altra tramite accessi interni; non vi è traccia di<br />
strade o viottoli. Le abitazioni erano pulitissime, essendoci, esternamente, costruito un ottimo sistema di smaltimento di rifiuti e scarichi fognari. L'intera città era costituita da case esattamente<br />
uguali quanto a comfort e servizi; non vi è traccia di abitazioni più ricche o di divisioni sociali: l'intera comunità era basata sulla parità ed uguaglianza fra tutti i cittadini, senza alcuna distinzione<br />
fra uomini e donne, esattamente come in epoca PALEOLITICA. Le analogie riscontrate fra i simboli e le raffigurazioni di GOBEKLI TEPE e di CATALHUYUK non devono certo sorprendere, poichè testimoniano una continuità culturale, di matrice universale, risalente a decine di migliaia di anni fa adottata, in varie forme, dal NEOLITICO alle civiltà a noi conosciute. Molto prima di CATALHUYUK, della CIVILTA' MINOICA e di quella EGIZIA, il simbolo delle CORNA come simbolo lunare di unità nella dualità, dell'energia di trasformazione e rigenerazione è presente a GOBEKLI TEPE, e prima ancora nei dipinti delle caverne europee e di tutto il mondo. A GOBEKLI TEPE si riscontra il simbolismo del SERPENTE, del LEONE, del TORO e molti altri segni che si possono trovare perfino nei tatuaggi del lontano popolo degli ABORIGENI<br />
AUSTRALIANI. Numerose installazioni murali di corna taurine sono state scoperte nelle abitazioni di CATALHUYUK, in locali che probabilmente svolgevano la funzione di santuari. All'interno di queste stanze candide, ridipinte annualmente con calcestruzzo e perfettamente asettiche, vi appaiono simboli corrispondenti all'uro, all'ariete, al leopardo e anche quello che è stato interpretato come un possibile orso; riscontriamo dunque la stessa iconografia presente nel Tempio di GOBEKLI TEPE. Inoltre, MARTIN B. SWEATMAN e ALEISTER COMBS hanno rilevato a CATAHUYUK lo stesso codice simbolico relativo ai solstizi e agli equinozi presente a GOBEKLI TEPE. Il bassorilievo di un<br />
quadrupede a testa in giù (che molti interpretano come un orso) è riprodotta esattamente nello stesso modo sia a GOBEKLI TEPE (sul pilastro n.43), che a CATALHUYUK (dove è stato collocato sopra un bucranio in una delle stanze-santuario del complesso; il bassorilievo di CATALHUYUK è differente solo per le solcature ad intreccio che lo percorrono, del resto la forma dell'immagine riproduce lo stesso simbolo stilizzato. E' evidente che si tratta di una forma di scrittura, un'icona corrispondente ad un concetto. MARTIN B. SWEATMAN e ALEISTER COMBS interpretano quest'animale a testa in giù (nella parte superiore destra del pilastro 43 di GOBEKLI TEPE) come un orso che simboleggia il solstizio d'estate, ed è a testa in giù come il sole a picco nel giorno più lungo dell'anno. Nel pilastro n.2 di GOBEKLI TEPE compare la figura di un URO, che viene interpretata come la COSTELLAZIONE DEL CAPRICORNO. Iconografie di URO si trovano anche nelle stanze-santuario di CATALHUYUK, e vengono interpretate come la raffigurazione dell'EQUINOZIO D'AUTUNNO. Un LEONE e un LEOPARDO compaiono sul pilastro 51 di GOBEKLI TEPE, la cui corrispondenza con qualche costellazione dev'essere ancora riscontrata, allo stesso modo il LEOPARDO appare in molti luoghi importanti a CATALHUYUK. Comunque, la COSTELLAZIONE DEL CANCRO può essere configurata come un LEOPARDO o un LEONE che corre. A CATALHUYUK i due LEOPARDI sono raffigurati uno di fronte all'altro, evidenziando la conformazione simmetrica della COSTELLAZIONE DEL CANCRO: in base a questa corrispondenza riscontrata a CATALHUYUK si è dunque portati a considerare anche il LEOPARDO e il LEONE di GOBEKLI TEPE come rappresentazioni della COSTELLAZIONE DEL CANCRO. Per cui viene identificata la COSTELLAZIONE DELL'ARIETE (raffigurata come un ARIETE) e la COSTELLAZIONE DEL CANCRO raffigurata in ogni caso con un grande felino (LEONE o LEOPARDO, in questo caso).<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-6mV2S4XYb-w/XjljkBgELGI/AAAAAAAAgLI/wyWe1JzEMkA8VfkjyA9gS2sZf4kf7z92wCLcBGAsYHQ/s1600/88847-50-Anotolian-Museum-Ankara-Catalhoyuk-wall-art-leopard.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="323" data-original-width="650" height="159" src="https://1.bp.blogspot.com/-6mV2S4XYb-w/XjljkBgELGI/AAAAAAAAgLI/wyWe1JzEMkA8VfkjyA9gS2sZf4kf7z92wCLcBGAsYHQ/s320/88847-50-Anotolian-Museum-Ankara-Catalhoyuk-wall-art-leopard.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: due leopardi si fronteggiano raffigurando la disposizione simmetrica della costellazione del Cancro, dalla città neolitica di Catal Huyuk, Anatolia, risalente a 8000 aanni fa.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-u9HzSBPelb8/XjlkYyZUQUI/AAAAAAAAgLQ/EnISkRjXe4YhsQWSIAdqPuzMtld8EguywCLcBGAsYHQ/s1600/3c9049ce9a241fad65a250f73ca866be.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="922" data-original-width="1200" height="245" src="https://1.bp.blogspot.com/-u9HzSBPelb8/XjlkYyZUQUI/AAAAAAAAgLQ/EnISkRjXe4YhsQWSIAdqPuzMtld8EguywCLcBGAsYHQ/s320/3c9049ce9a241fad65a250f73ca866be.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: il leone su un bassorilievo dei pilastri del sito megalitico di Gobekli Tepe, Turchia, risalente a 13.000 anni fa, forse rappresenta la costellazione del Cancro.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-I1JnKCNkN6o/XjllKWlU4cI/AAAAAAAAgLc/eQ--fDWRo0otnzKcd1Hc5bHD1g03zVo2ACLcBGAsYHQ/s1600/14370xcitefun-gobekli-tepe-4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="575" data-original-width="468" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-I1JnKCNkN6o/XjllKWlU4cI/AAAAAAAAgLc/eQ--fDWRo0otnzKcd1Hc5bHD1g03zVo2ACLcBGAsYHQ/s320/14370xcitefun-gobekli-tepe-4.jpg" width="260" /></a></div>
FOTO: un felino su un pilastro del sito megalitico di Gobekli Tepe come rappresentazione del solstizio estivo. Turchia, datazione: 13.000 anni.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-uhFvzmVb0-g/XjlnM9rEpiI/AAAAAAAAgLo/to4bTx7AqK8eD7yZdYPQ8BU95QCOXDWCACLcBGAsYHQ/s1600/img.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="1294" height="158" src="https://1.bp.blogspot.com/-uhFvzmVb0-g/XjlnM9rEpiI/AAAAAAAAgLo/to4bTx7AqK8eD7yZdYPQ8BU95QCOXDWCACLcBGAsYHQ/s320/img.png" width="320" /></a></div>
FOTO: Il bassorilievo raffigurante un orso dal Tempio di Gobekli Tepe (le 2
foto a sinistra) in Turchia, datato 13.000 anni e un sigillo con figura
simile ritrovato a Catalhoyuk (complesso abitativo neolitico sempre in
Turchia, datato 8000 anni)<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Ogz7Padk-7U/XjlnagZODYI/AAAAAAAAgLs/ZrZ7yKMSfOIESh62rbD1eARXBvx36kNSwCLcBGAsYHQ/s1600/catal-huyuk-room.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="623" data-original-width="900" height="221" src="https://1.bp.blogspot.com/-Ogz7Padk-7U/XjlnagZODYI/AAAAAAAAgLs/ZrZ7yKMSfOIESh62rbD1eARXBvx36kNSwCLcBGAsYHQ/s320/catal-huyuk-room.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Ricostruzione di una casa di CATAL HUYUK (Turchia, data: 8000 anni). Le
case erano tutte simili e unite da accessi che si aprivano sui tetti,
testimonianza dell'egualitarismo sociale delle altamente evolute culture
neolitiche e la continuità cuturale con il Paleolitico Superiore.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-rdsTPG_C9AY/Xjln9fqfmrI/AAAAAAAAgL4/aC1l_8uVpHscyHQbzGAlHtN-YeQCzZGJACLcBGAsYHQ/s1600/9rqg5l.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="540" height="177" src="https://1.bp.blogspot.com/-rdsTPG_C9AY/Xjln9fqfmrI/AAAAAAAAgL4/aC1l_8uVpHscyHQbzGAlHtN-YeQCzZGJACLcBGAsYHQ/s320/9rqg5l.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: una veduta del sito megalitico di Gobekli Tepe, Turchia, datato 13.000 anni.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-V6qmEQhhgOY/XjloMhtpT5I/AAAAAAAAgL8/EMo6945Mm7kiFPiwuSFW1TGfj0PNbD2GQCLcBGAsYHQ/s1600/gobekli-tepe1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="465" data-original-width="600" height="248" src="https://1.bp.blogspot.com/-V6qmEQhhgOY/XjloMhtpT5I/AAAAAAAAgL8/EMo6945Mm7kiFPiwuSFW1TGfj0PNbD2GQCLcBGAsYHQ/s320/gobekli-tepe1.jpg" width="320" /></a></div>
foto: ricostruzione del sito megalitico di Gobekli Tepe, Turchia, datato 13.000 anni.<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-SWv7c6gDLOw/XjlvNcLJ06I/AAAAAAAAgMg/-6fcPXkeCQMCXaZNMGsLgLd_F195kn0XQCLcBGAsYHQ/s1600/AboriginalGobekli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="835" data-original-width="1013" height="263" src="https://1.bp.blogspot.com/-SWv7c6gDLOw/XjlvNcLJ06I/AAAAAAAAgMg/-6fcPXkeCQMCXaZNMGsLgLd_F195kn0XQCLcBGAsYHQ/s320/AboriginalGobekli.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Il pilastro 28 dal tempio di Gobekli Tepe (Turchia, datato 13.000 anni) e
un'illustrazione dal libro "People of all nations" (John Alexander
Hammerton-1922) con l'Uomo-Medicina aborigeno: lo stesso simbolo
conferma una cultura globale molto più antica di quanto s'immagini.<br />
<br />
ALEXANDER MARSHACK (1918-2004 - archeologo statunitense specialista del Paleolitico) ha messo in chiaro che lo sviluppo della scienza affonda le radici in epoca ancestrale; fu il primo studioso che riuscì ad interpretare le tacche e i punti incisi su placchette ossee preistoriche come calendari che illustravano le fasi lunari permettendo al possessore di calcolare il passare del tempo. In<br />
particolare analizzò lo schema inciso sulla placca ossea della GROTTA DI THAIS, nel Sud della FRANCIA, risalente a 12.000 anni fa, affermando che i segni indicavano la durata di due LUNAZIONI. MARSHACK non si concentrò sul lato artistico, romantico o iniziatico dei<br />
dipinti paleolitici all'interno delle caverne, ma sul loro valore scientifico, matematico, di profonda conoscenza delle dinamiche universali, che è stata adottata successivamente dalle civiltà<br />
storiche a noi conosciute. MARSHACK, che era uno studioso indipendente e quindi immune ai dogmi accademici, considerò la conoscenza astronomica dell'era paleolitica aveva raggiunto un livello molto avanzato. I punti incisi su placche di pietra o d'osso, ad una prima analisi potevano sembrare semplici decorazioni: ma a che scopo si sarebbero decorate con delle serie di punti disposti evidentemente in modo da illustrare un percorso preciso? L'arte portatile paleolitica<br />
poteva essere figurativa (ciondoli a forma di animale o figure femminili, denti di animali incisi con immagini faunistiche, ecc...), ma le placchette non costituiscono applicazioni da cucire su abiti, nè<br />
pendenti da portare al collo. La loro unica funzione doveva essere quella indispensabile del calcolo del tempo. Lo SCIAMANO PALEOLITICO era, prima di ogni altra cosa, un grande astronomo, e mediante l'astronomia erano identificate le energie interagenti con la Terra e gli eventi ciclici. La forma a SPIRALE con la quale solitamente venivano descritte le fasi lunari, può essere correlata al<br />
simbololismo stesso della SPIRALE che, come sappiamo, ha origini ancestrali, è universale e comune a tutte le epoche. In conformità al principio secondo il quale "così è sopra, come sotto", di cui abbiamo trattato precedentemente, la SPIRALE integra la fissità del CERCHIO (la cui circolarità descrive la dimensione più elementare dei fenomeni ciclici, che rimane sempre uguale a sè stessa) ad una progressione infinita che, al recupero dei principi fondamentali della coscienza, aggiunge sempre nuova complessità. Così la SPIRALE descritta dalle lunazioni si connette agli eventi ciclici della Terra estendendosi a quelli dell'intero universo, senza soluzione di continuità. Un esempio<br />
di questo sistema può essere osservato dalla SPIRALE puntiforme incisa sulla placchetta d'avorio di mammuth proveniente dal sito paleolitico di MALTA, in SIBERIA, datata 24.000 anni fa, avente la funzione di CALENDARIO LUNARE; misura 1,38 cm. x 98 mm. e sul lato opposto vi sono<br />
incisi tre serpenti; il numero 3 riveste un ruolo molto importante nella tradizione sciamanica dei MONTI ALTAI, se vogliamo prendere ad esempio le conoscenze ereditate dalle odierne popolazioni di quei luoghi. Nello SCIAMANESIMO SIBERIANO il concetto della REINCARNAZIONE<br />
assume un ruolo fondamentale, ed il numero 3 rispecchia gli elementi della rinascita e della trasformazione, sotto forma di ANIMA MADRE, ANIMA PADRE, ANIMA DELLA REINCARNAZIONE. Considerando il fatto che quello siberiano è uno dei CULTI SCIAMANICI più antichi del mondo, se non il più antico, queste informazioni possono aiutare molto la comprensione delle espressioni artistiche e simboliche paleolitiche.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-lqomStuVEps/XjlxNrMEStI/AAAAAAAAgMs/B8WWRg2F4ZQ783NZQoANBG0bdogtYlVAQCLcBGAsYHQ/s1600/img.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span class="emoji" data-name="deer" style="background-image: url(https://cdn.mewe.com/emoji/default/sprites-3.1def0.png); background-position: -286px -154px; background-size: 418px 418px;"></span><img border="0" data-original-height="1052" data-original-width="1598" height="210" src="https://1.bp.blogspot.com/-lqomStuVEps/XjlxNrMEStI/AAAAAAAAgMs/B8WWRg2F4ZQ783NZQoANBG0bdogtYlVAQCLcBGAsYHQ/s320/img.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Calendario lunare ricavato da corno di renna dal rifugio di Abri
Blanchard, simile a quello della grotta di Thais, (Francia, Dordogna). L'oggetto intero è lungo circa 8 cm. e
risale almeno a 34.000 anni fa. Le fasi lunari sono differenziate
mediante incisioni più o meno profonde sulla superficie.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-BdyQDhQUDbY/XjlyiO9KU-I/AAAAAAAAgM4/N49pnQDnJ7ktntKordwHkFu5GyPeR18nACLcBGAsYHQ/s1600/maltaplate2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="410" data-original-width="700" height="187" src="https://1.bp.blogspot.com/-BdyQDhQUDbY/XjlyiO9KU-I/AAAAAAAAgM4/N49pnQDnJ7ktntKordwHkFu5GyPeR18nACLcBGAsYHQ/s320/maltaplate2.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: il calendario lunare su placca d'avorio dal sito paleolitico di Mal'ta Buret, Siberia, datato 24.000 anni.<br />
<br />
<b>INTERPRETAZIONE ASTRONOMICA DELLA SCENA DEL POZZO DI LASCAUX.</b><br />
<br />
Dalla metà dell'800 fino a pochi decenni fa, molte sono state le interpretazioni che nel tempo sono state confutate riguardo l'arte paleolitica europea, fra le quali la più semplicistica fu quella dei<br />
rituali propiziatori della caccia; poi ci fu l'interpretazione puramente estetica, in seguito la teoria dell'archeologo e antropologo francese ANDRE' LEROI GOURHAN (1911-1986) che considerò l'arte paleolitica in una più profonda accezione: come un metodo per evocare e sottolineare la dualità dell'esistenza, come maschile-femminile, luce-oscurità, ecc...ma anche questa seppur non banale prospettiva venne nel tempo superata, fino ad arrivare alla più alta decodificazione come espressione di un avanzato sistema di mappatura astronomica, di calcolo del tempo e di previsione degli eventi. La SCENA DEL POZZO della caverna di LASCAUX non sfugge a questo contesto, e ciò (dobbiamo sottolineare) non è affatto in contrasto con l'interpretazione sciamanica di evocazione delle forze, delle caratteristiche psichiche degli animali totemici, ecc...anzi, integra tutte queste formule ad un ambito universale connesso alle meccaniche dell'infinito.<br />
<br />
Interpretazione spirituale, astronomica, mitologica e simbolica non si escludono a vicenda, sono bensì comprese come in un gioco di scatole cinesi dall'artista paleolitico e dalla sua visione integrativa della realtà. Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, la SCENA DEL POZZO della caverna di LASCAUX (che, come abbiamo già osservato, si trova raffigurata sulle pareti di un profondo antro raggiungibile mediante l'apporto di funi) venne interpretata in diversi e non discordi modi<br />
dagli studiosi che più se ne sono occupati, a partire dall'interpretazione dualistica di LEROI GOURHAN, a quella di HENRI BREUIL (1877-1961) secondo cui la "cripta" naturale avrebbe potuto essere la sepoltura di un uomo morto durante un incidente di caccia (teoria poi rivelatasi inconsistente); l'interpretazione di DAVID LEWIS WILLIAMS (1934) considera invece la scelta stessa di una tale profondità sotterranea come la ricerca di un ingresso psichico verso<br />
stati alterati di coscienza, considerando le figure come messaggi atemporali e scollegati dalla realtà ordinaria. La SCENA DEL POZZO è stata infine decodificata come MAPPA ASTRONOMICA dagli archeoastronomi MARTIN SWEATMAN e ALEISTER COMBS, che ne mettono in risalto la correlazione con l'intero complesso di pitture della caverna. L'isolamento di questa raffigurazione ed il difficile accesso alla cripta pongono l'accento sul sostanziale significato di queste immagini, che assumono il valore di un apice descrittivo raggiunto solo dopo un lungo percorso attraverso gallerie e cunicoli. La scena, che raffigura un uomo-uccello di fronte ad un bisonte ferito e alle spalle del quale è tratteggiato in modo incompleto un rinoceronte, risulta compatibile con la descrizione delle costellazioni dei GEMELLI (rappresentate dall'uomo), del TORO (a cui si riferisce il bisonte) del LEONE (nella figura del rinoceronte) e del CANCRO (contrassegnata dalla serie di punti fra le due figure). <br />
<br />
<b>LA TEORIA DEGLI ARCHETIPI DI EDMOND FURTER.</b><br />
<br />
La scena del POZZO DELL'UOMO MORTO della caverna di LASCAUX viene spesso identificata come una mappa astrologica del TORO, che è posizionato di fronte ad ORIONE il CACCIATORE, ma secondo EDMOND FURTER (antropologo, archeoastronomo e ricercatore svizzero, direttore della rivista "Stoneprint Journal", che si occupa di antropologia strutturale e archeoastronomia) è più probabile che sia la rappresentazione di uno sciamano che invoca la pioggia con i suoi strumenti prima di una visione del TORO come simbolo del Tuono, tutto in termini concettuali. L'episodio narrato da queste figure coincide con il mito e le costellazioni, tuttavia le scene, secondo questa interessante teoria, non sono state concepite come una mappa stellare. La metà posteriore del TORO è in GEMELLI, la sua ferita intestinale o la borsa genitale si trova sulla PORTA GALATTICA. La lunga lancia corrisponde all'ammasso delle IADI della costellazione del TORO (all'altezza del muso del bisonte); l'uccello e i sei punti sono le 7 PLEIADI sempre nel complesso del TORO, e il rinoceronte è ARIETE. L'angolo dello STREGONE DELLA PIOGGIA si adatta alla posizione dell'EQUATORE CELESTE nell'età TORO. Gli artisti non fanno affidamento sui concetti di costellazione, poiché hanno accesso diretto a concetti intuitivi, a simboli e icone semi-coscienti e all'ologramma subconscio, che corrisponde al bagaglio archetipico. Dipingere l'astrologia sarebbe limitante come dipingere con i numeri. L'artista è guidato da forze scaturite dal profondo, che nella loro essenza atemporale e archetipica guidano la realizzazione dell'opera senza che egli ne sia cosciente. Ma se questa teoria fosse plausibile, in questo modo fra la conoscenza archetipica e la conoscenza concreta e cosciente (esteriore) si realizzerebbe una convergenza che annullerebbe ogni contrapposizione con l'ipotesi delle mappe astronomiche. Sotto questo aspetto il pensiero di EDMOND FURTER si rivelerebbe superiore perchè conciliante, mentre l'unione di concetti inconsci e conoscenza sarebbe perfettamente coerente con la visione olistica ed unitaria del Cosmo, così come fra mente cosciente ed inconscia.<br />
<br />
L'antropologo CLAUDE LEVI STRAUSS (1908-2009) sulle orme della teoria degli ARCHETIPI della PSICOANALISI JUNGHIANA, fu il primo ad elaborare uno strumento analitico unificante che trovasse una spiegazione logica alla diffusione di concetti, simboli e tradizioni condivisi fin dal PALEOLITICO da tutte le popolazioni e culture del mondo, lontane fra loro nello spazio e nel tempo; questa teoria è denominata STRUTTURALISMO, e definisce ogni espressione (sia artistica, sociale e linguistica) sulla base di "strutture psichiche " predeterminate e universali, radicate nell'inconscio sia a livello individuale che collettivo, le quali non permetterebbero spazi di libero arbitrio all'azione creativa umana, ma ne accompagnerebbero ogni gesto senza che il soggetto ne sia cosciente. E' praticamente la storia dell'artista che non conosce il significato profondo e la finalità della sua opera, ma è unicamente guidato da forze più profonde; più l'artista è geniale (ossia la sua espressione non si limita ad una mera riproduzione della realtà) più le forze che agiscono in lui attingono al profondo e all'assoluto. Queste "strutture psichiche" corrispondono agli ARCHETIPI e, secondo la teoria psicoanalitica di CARL GUSTAV JUNG (1875-1961), determinerebbero l'interconnessione fra i fenomeni sociali e culturali delle popolazioni del mondo, agendo a livello inconscio. Ogni ARCHETIPO come istanza profonda ed assoluta è relativizzato, dunque, dalle espressioni tradizionali di ogni gruppo etnico o culturale. È importante ricordare che JUNG sosteneva che le immagini archetipiche si possono trovare ovunque nell'arte, riconoscibili da motivi identici o molto simili, e manifestate a prescindere dal contesto socio-culturale. JUNG ha scoperto modelli archetipici e immagini nei miti e sogni delle culture di tutto il mondo e nel corso di tutta la storia umana. Non è tuttavia verosimile, a nostro avviso, che nel corso di tutta la PREISTORIA umana, ed in ambito universale, non si sia mai vericata un'"emergenza" cosciente delle informazioni espresse mediante raffigurazioni, simboli e racconti mitici; che, ad esempio, la nozione della PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI, descritta in modo così preciso, secondo le osservazioni degli studiosi, nei dipinti rupestri paleolitici europei, sia davvero stata per la prima volta coscientemente calcolata dall'astronomo greco IPPARCO DI NICEA (190-120 a.C.), senza che nessuno, durante tutta la precedente storia umana, abbia avuto quest'intuizione pur rappresentandola per decine di migliaia di anni fin da epoche remotissime? E i segni astratti? Questi ultimi non possono certo essere stati aggiunti a caso, o a puro scopo decorativo, alle figure animali presenti sulle pareti delle caverne, anche perchè si intuisce chiaramente che essi comunicano un messaggio, come una sorta di scrittura universale. Le mani della GROTTA DI GARGAS (Francia, Comune di Aventignan, Monti Pirenei), risalenti a circa 27.000 anni fa, sono state impresse in ocra rossa e carboncino, e presentano l'enigmatica caratteristica delle dita mancanti, che sono state oggetto di molte interpretazioni. Sembra plausibile, comunque, che non si trattasse di una assenza fisica delle dita mancanti, ma di un intenzionale volontà di raffigurarle in questo modo, perchè ciò esprimeva una forma di linguaggio perfettamente comprensibile agli artisti e agli avventori dell'epoca. Pensiamo, pertanto, che fra strutture psichiche inconsce e comprensione cosciente di questi messaggi si sia verificata una convergenza molto precoce nella storia umana, risalente ad epoca ancestrale, e conservata da rituali e trdaizioni iniziatiche che si sono diffuse decine di migliaia di anni fa in tutto il mondo.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-e-H4-0eh158/XjlzbYAoSsI/AAAAAAAAgNA/FAuqwPrD-qMMbJu4xzcv37zdl3yCPiGyQCLcBGAsYHQ/s1600/Gargas_-_Grande_Paroi_-_Panneau_6-_Mains_noires_et_rouges_doigts_incomplets_sauf_pouce_-_YR.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-e-H4-0eh158/XjlzbYAoSsI/AAAAAAAAgNA/FAuqwPrD-qMMbJu4xzcv37zdl3yCPiGyQCLcBGAsYHQ/s320/Gargas_-_Grande_Paroi_-_Panneau_6-_Mains_noires_et_rouges_doigts_incomplets_sauf_pouce_-_YR.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Mani con le dita monche della caverna di GARGAS (Pirenei-Francia-datate
27.000 anni). Su una parete della grotta si trovano 15 di queste
impronte, le quali, beninteso, non indicano invalidità fisica, ma sono
state ottenute ripiegando le dita in una forma di linguaggio dei segni. <br />
<br />
<br />
<b>TEORIE SUI SIMBOLI ASTRATTI DELL'ARTE PALEOLITICA - SIGNIFICATI</b><br />
<b>ARCHETIPICI - STATI ALTERATI DI COSCIENZA ED ESTASI SCIAMANICHE -</b><br />
<b>REALTA' EXTRADIMENSIONALI</b><br />
<br />
Lo studio sui segni e simboli astratti e geometrici associati ai grandi complessi figurativi dell'arte paleolitica europea ha compiuto importanti progressi in questi ultimi anni, mediante le ricerche e le<br />
teorie di molti studiosi, come GENEVIEVE VON PETZINGER (antropologa dell'Università di Victoria, Canada) che ha effettuato una scrupolosa catalogazione dei segni astratti presenti nell'arte preistorica, i cui risultati sono esposti nel libro "The first signs: unlocking the mysteries of the world's oldest symbols", del 2016. In seguito ad approfondite indagini VON PETZINGER ha scoperto un modello ripetuto di simboli graffiti o dipinti sulle pareti delle caverne, o incisi sugli oggetti ornamentali risalenti a decine di migliaia di anni fa, riuscendo a formulare un database composto da 5000 segni ricorrenti presenti in 146 siti paleolitici europei, e suscitando un interesse universale. Questo quanto ha dichiarato:<br />
<br />
"La capacità di disegnare realisticamente un cavallo o un mammuth è assolutamente impressionante. Ma chiunque può disegnare un quadrato, giusto? Per disegnare questi segni non ci si affida a persone dotate di talento artistico. In un certo senso, l'umile natura di tali forme le rende più universalmente accessibili - una caratteristica importante per un efficace sistema di comunicazione". (Genevieve Von<br />
Petzinger)<br />
<br />
Questo sistema di comunicazione era riconosciuto universalmente, considerate le similitudini presenti nelle raffigurazioni simboliche di ogni parte del mondo. In particolare analizzando i tratteggi incisi<br />
sui denti di cervo di una collana appartenuta ad una donna vissuta 16.000 anni fa, presso il riparo roccioso di SAINT GERMAIN DE LA RIVIERE (Francia, Regione Aquitania) VON PETZINGER riuscì ad identificare dei motivi ripetuti in modo identico sulle pareti della grotta di LES EYZIES DE TAYAC (Francia, Dordogna), evidenziando il modo ricorrente in cui due linee fiancheggiano una X: 48 di questi denti sono stati decorati in questo modo e molte di queste combinazioni sono state individuate nelle caverne. Osservando le incisioni su questi monili, a dire il vero, anche un profano potrebbe notare che queste non sembrano essere semplici decorazioni o segni composti allo scopo di riempire la superficie, soprattutto se si considera il profondo significato che nella visione del mondo<br />
primordiale veniva attribuito ad ogni elemento, segno o fenomeno. In realtà, com'è convinzione di VON PETZINGER, ciò che noi oggi possiamo osservare riguardo l'arte paleolitica non è altro che un frammento (seppure monumentale) di una cultura universale complessa ed evoluta, in grado di comunicare ed elaborare concetti di altissimo livello, mediante segni geometrici semplici che ogni individuo, all'epoca, era in grado di comprendere.<br />
<br />
Ma una cosa è certa: ciò che è primordiale è innato, e l'unico modo non-convenzionale per indagarne gli enigmi è quello di aprire le porte della nostra mente profonda, per attingere a quelle informazioni<br />
incancellabili che hanno permesso all'uomo di evolvere e che costituiscono la radice della coscienza stessa, come vedremo in seguito. Se i segni gemetrici che affiancano le grandi figure naturalistiche di animali nell'arte rupestre costituiscono il più antico sistema di scrittura, che precede di decine di migliaia di anni quello storicamente riconosciuto SUMERO ed EGIZIO, ci troviamo di<br />
nuovo davanti ad un capovolgimento della prassi scientificamente formulata, la quale suppone che le immagini ideografiche (formate da figure riconoscibili, come parti anatomiche o elementi naturali,<br />
riconducibili a un concetto; ad esempio: piede=camminare) precedano i simboli puramente astratti, essendo considerate come la forma più arcaica di scrittura; la semplificazione dei concetti in segni<br />
non-figurativi è sempre stata considerata come frutto di un lungo processo evolutivo, per cui la mente umana è in grado di "astrarre" dalla realtà ordinaria concetti anche complessi e profondi,<br />
trasferendoli in una realtà a priori, superiore ad ogni manifestazione materiale. Infatti, quelli che si possono osservare accanto alle grandi figure animali dell'era glaciale, non sono segni che riproducono elementi fisici riconoscibili come occhi, piedi, uccelli appollaiati, piante, ecc...bensì spirali, punti, aste, segni in ogni caso non identificabili con oggetti fisici reali. La nostra idea odierna e scientifica del percorso evolutivo funziona al contrario rispetto a come sembra essersi svolto in realtà. Forse dovremmo abbracciare la realtà capovolta percepita dalla visione dell'iniziato, che demolisce le percezioni illusorie in cui la mente precipita quando si allontana dall'unione con la Natura e con il proprio senso di scopo profondo.<br />
<br />
Secondo l'archeologo tedesco LUDWIG MORENZ (nato nel 1965) dell'Università di Bonn, anche i simboli raffigurati sui monoliti del tempio di GOBEKLI TEPE (Turchia; risalenti a 13.000 anni fa),<br />
riassumono dei messaggi precisi, corrispondenti ai primi elementi che precedono una forma di scrittura. E i segni astratti delle caverne che precedono GOBEKLI TEPE di decine di migliaia di anni? Non può forse essere possibile che questo tempio non rappresenti l'inizio di espressioni complesse, ma costituisca piuttosto uno strascico (così come tutta l'arte paleolitica europea) di culture precedenti, altamente evolute, ancora da scoprire, sepolte dagli strati di decine di migliaia di anni? Il Prof.MARTIN KUCKENBURG (archeologo, antropologo, scrittore, nato nel 1955) considera allo stesso modo i simboli presenti accanto alle raffigurazioni naturalistiche delle caverne europee come una forma di scrittura, nonostante la conoscenza, all'epoca, venisse trasmessa soprattutto oralmente. L'archeologo tedesco esperto del Paleolitico JOACHIM HAHN (nato nel 1962, formantosi all'Università di Tubinga) disse a proposito della placchetta in avorio di mammuth (che misura 3,8 cm. x 1,4 cm.) della grotta di GEISSENKOSTERLE, in Germania:<br />
<br />
“Fino a che punto questi segni siano incisioni intenzionali, magari le sequenze temporali di una specie di calendario, è difficile dirlo. Si potrebbe immaginare che il numero 13 corrisponda ai cicli della luna (pro anno solare). La figura potrebbe rappresentare una persona umana collegata al ciclo dell’anno oppure addirittura una divinità del cielo.”<br />
<br />
La placchetta è lavorata su ambo i lati: su un lato compare una figura con gambe e braccia in posizione "adorante", sul lato opposto è incisa una serie di punti evidentemente non raggruppati a caso, ma utilizzati come uno strumento per calcolare determinati cicli temporali. La figura, ricordiamolo, presenta due ali al posto delle braccia, e sul suo capo, ritratto di profilo, campeggia un enorme occhio che si stende da un punto all'altro. L'archeologo e antropologo francese ANDRE' LEROI GOURHAN (1911-1986) ai suoi tempi considerò le espressioni artistiche paleolitiche come MITOGRAMMI, ovvero come raffigurazioni di qualcosa che poteva essere compreso soltanto<br />
conoscendone l'equivalente mitologico, che veniva trasmesso oralmente, e i segni astratti erano, ovviamente, legati a tutto ciò.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-7TZwMMBxOfE/Xjl0SgGAjFI/AAAAAAAAgNM/8pKWTE-cm10I92sXSIaMJjlfFg1e9NKnwCLcBGAsYHQ/s1600/geissen%2Bklosterle.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="533" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-7TZwMMBxOfE/Xjl0SgGAjFI/AAAAAAAAgNM/8pKWTE-cm10I92sXSIaMJjlfFg1e9NKnwCLcBGAsYHQ/s320/geissen%2Bklosterle.jpg" width="284" /></a></div>
FOTO: Placchetta d'avorio di mammut dalla caverna di GEISSENKLOSTERLE detta
"L'adorante", Giura Svevo, Germania, datata 35.000 anni; alta 3,8 cm.,
da un lato è presente una figura uomo-uccello. Oggi gli studiosi
riconoscono nelle file di punti sul lato posteriore un calendario
lunare.<br />
<br />
<br />
<b>L'INTERPRETAZIONE DEI SIMBOLI ASTRATTI PALEOLITICI COME FENOMENI ENTOPTICI LEGATI AGLI STATI ALTERATI DI COSCIENZA</b><br />
<br />
Ma nel variegato universo delle interpretazioni riguardo i segni astratti non possiamo trascurare la spiegazione neuropsicologica di DAVID LEWIS WILLIAMS (archeologo sudafricano, nato nel 1934), il quale relaziona queste geometrie ricorrenti durante tutto il Paleolitico europeo come tentativi, da parte degli artisti, di riprodurre flash e immagini originate da particolari condizioni alterate di coscienza, a cui ricorrevano gli sciamani allo scopo di indagare nelle profondità<br />
inconsce riuscendo a penetrare in altri livelli di realtà, in cui avrebbero potuto comunicare con entità non umane, e con dimensioni invisibili ai sensi ordinari. I FENOMENI ENTOPTICI sono le<br />
allucinazioni che si producono spontaneamente nella prima fase di trans sciamanica o mistica (che siano o meno indotte da particolari sostanze) e corrispondono a forme geometriche luminose generate<br />
direttamente all'interno del globo oculare, che esperimenti scientifici e indagini antropologiche hanno dimostrato manifestarsi in modo simile presso tutte le culture e popolazioni del mondo, e in<br />
relazione a individui radicalmente diversi: dal contadino peruviano al colto borghese delle metropoli occidentali, dall'Africa, all'Asia, all'Australia, all'Europa, alle Americhe. In ogni parte del mondo e in<br />
ogni dimensione della realtà umana, sempre gli stessi schemi, sempre le stesse figure luminose che si ripetono come una sorta di cifra primordiale della mente umana, denominate anche COSTANTI DI FORMA.<br />
<br />
Come ogni teoria, quella di LEWIS WILLIAMS può essere considerata secondo una prospettiva valorizzante, oppure può essere trasformata in un'ipotesi riduttiva che lascia il tempo che trova. Se noi ci limitassimo ad interpretare questi "fosfeni" entottici come mere manifestazioni neurologiche, rimarremmo intrappolati nel circolo vizioso della scienza accademica, per la quale tutto si riduce ad una logica utilitaristica o ad un meccanismo fisiologico, e il messaggio<br />
sapienziale dell'arte paleolitica non contribuirebbe ad espandere la nostra percezione della realtà, accettando il fatto che essa è molto più complessa ed insondabile di quanto si potrebbe pensare: la nostra dimensione è una debole lunghezza d'onda che si manifesta sul palcoscenico infinito delle possibilità, in un labirinto di realtà impercettibili ai sensi ordinari, ma altrettanto e forse più reali del<br />
limitato mondo in cui ci dibattiamo; oggi, in seguito agli sviluppi della fisica teorica, queste nozioni sono comunemente accettate, permettendo ancora una volta alla consapevolezza degli antichi<br />
Sciamani di convergere con le scoperte scientifiche più rivoluzionarie.<br />
<br />
Nella visione integrativa della realtà, fenomeni fisiologici e concetti iniziatici e gnoseologici non sono separabili, ma corrispondono a diverse prospettive dei medesimi elementi e principi<br />
dell'inconscio individuale e collettivo. Nell'esperienza degli STATI ALTERATI DI COSCIENZA indotti da sostanze allucinogene la prima fase si manifesta attraverso "FOSFENI ENTOPTICI", o immagini allucinatorie formate da semplici schemi geometrici o segnali luminosi astratti; la<br />
seconda fase è caratterizzata dall'emergere di forme iconiche, chimere, ambientazioni surreali come si può osservare dalle opere pittoriche dello Sciamano peruviano PABLO AMARINGO, che in esse<br />
illustra le proprie esperienze con la potente sostanza allucinogena in uso fra gli indigeni dell'AMAZZONIA, l'"AYAHUASCA". Il semplice fatto che le visioni siano universali e si presentino in modo simile nella mente di soggetti diversissimi e lontani sia culturalmente che geograficamente, deve per forza essere spiegato con il fatto che le reazioni del sistema nervoso umano sono strettamente connesse alle informazioni di base e ai fattori primordiali che hanno permesso, e<br />
permettono, la spinta evolutiva che ha caratterizzato la nostra specie. Questi sono gli elementi archetipici con i quali lo Sciamano doveva entrare in contatto per conoscere sè stesso e per potere, di<br />
conseguenza, interagire con le energie e le dimensioni invisibili che costituiscono le vere radici della realtà.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-zVVv2kuVVIo/Xjl05yYV11I/AAAAAAAAgNU/tEwAEcgSVWo_OWtSAe6_qSbu5hRm6Tn_ACLcBGAsYHQ/s1600/unai_shipash-rgb-correct.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="598" data-original-width="800" height="239" src="https://1.bp.blogspot.com/-zVVv2kuVVIo/Xjl05yYV11I/AAAAAAAAgNU/tEwAEcgSVWo_OWtSAe6_qSbu5hRm6Tn_ACLcBGAsYHQ/s320/unai_shipash-rgb-correct.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: un'opera dello sciamano peruviano Pablo Amaringo (1938-2009), come descritto nel paragrafo sopra.<br />
<br />
Dunque i simboli non sono stati visti e, in seguito, interpretati a piacimento dalle varie culture come deduce LEWIS WILLIAMS, ma (all'opposto) sono stati interpretati e assunti a simboli perchè visti<br />
e riconosciuti nel loro valore intrinseco da individui votati all'INIZIAZIONE SCIAMANICA. Lo SCIAMANO attinge alle risorse della mente profonda per interagire con le forze occulte che soprintendono l'Universo. "Come sotto, così sopra" (Ermete Trismegisto) significa<br />
che tutto ciò che è contenuto nella mente umana, trova il proprio riflesso nell'infinità dello spazio-tempo e dell'Universo, così come l'uomo assume contemporaneamente il ruolo di spettatore-creatore.<br />
<br />
"L'enfasi occidentale contemporanea sul valore supremo dell'intelligenza tende a sopprimere certe forme di coscienza e a considerarle irrazionali, marginali, aberranti o addirittura patologiche e quindi a eliminarle dalle indagini sul passato profondo". (dal libro "LA MENTE NELLA CAVERNA" di David Lewis Williams; pag.121)<br />
<br />
Lo sviluppo ipertrofico della razionalità occidentale, in questi ultimi secoli, ha portato a marginalizzare l'aspetto oscuro, inconscio dell'intelligenza, che è la radice e il motore stesso della creatività e della genialità umana. Possiamo affermare che la razionalizzazione<br />
ossessiva dei fenomeni universali in meccanismi prevedibili e catalogabili scientificamente sia il risultato di una spasmodica necessità di sicurezza, di fuga da quella che possiamo altrettanto<br />
considerare come la vera realtà: invisibile, intangibile, le cui dinamiche non corrispondono alle leggi fisiche con cui interagiamo coscientemente, ma che sfugge ad ogni "catalogazione" e comprensione<br />
razionale, e che ha a che fare più con le leggi della psicologia che della chimica e della struttura materiale del Cosmo; più con la velocità del pensiero che con quella della luce. Per comprendere a<br />
fondo la CONSAPEVOLEZZA SCIAMANICA dobbiamo considerare ogni opposto<br />
come il lato A e il lato B dello stesso soggetto, e come la luce e l'ombra che ci permettono di individuare le immagini nello spazio. Ciò che è razionale è un'emeregenza di ciò che è irrazionale, e la radice di tutto ciò che accade è nella mente: la mente del TUTTO e la mente individuale sono espressione di un unica energia, e le finalità del TUTTO convergono con le finalità autentiche individuali. Le funzioni degli STATI ALTERATI DI COSCIENZA sono proprio quelle di attingere al<br />
substrato archetipico della coscienza, alle forme "a priori" che fanno parte dell'inconscio collettivo, concettualizzato ed astratto, che non corrispondono ad assiomi rigidi ed assoluti, ma a princìpi base dai quali si dipanano infinite espressioni e possibilità.<br />
<br />
"... l'audio-guida, come il tambureggiare prolungato, stimolazioni visive, come luci lampeggianti e balli ritmici sostenuti , come i Dervisci, hanno un effetto simile sul sistema nervoso. Dobbiamo anche<br />
menzionare la fatica, il dolore, il digiuno e, naturalmente, l'ingestione di sostanze psicotrope come mezzo per spostare la coscienza lungo la traiettoria intensificata verso il rilascio di immagini generate interiormente. Infine, ci sono stati patologici, come la schizofrenia e l'epilessia del lobo temporale, che prendono coscienza lungo la traiettoria intensificata. Le allucinazioni possono<br />
quindi essere deliberatamente ricercate, come nell'ingestione di sostanze psicotrope, oppure potrebbero non essere ricercate, come in molte altre modalità di induzione che ho menzionato". (dal libro "LA MENTE NELLA CAVERNA" di David Lewis Williams; pag.121)<br />
<br />
Ed è proprio considerando l'approccio neuro-psicologico agli effetti degli STATI ALTERATI DI COSCIENZA di LEWIS WILLIAMS come un'indagine degli input evolutivi primordiali della mente umana, e non come pure reazioni elettrochimiche a sostanze o a particolari stimoli fisici ed<br />
uditivi, che finalmente possiamo effettuare la conciliazione degli opposti, spaziando oltre il "loop" meccanicistico, e aprendo la nostra comprensione (proprio come dei veri Sciamani) alle dinamiche<br />
dell'Infinito. Il premio Nobel per la fisica (1932) WERNER HEISENBERG (1901-1976), uno dei fondatori della MECCANICA QUANTISTICA, affermò:<br />
<br />
"La scienza contemporanea, oggi più che mai, è stata costretta dalla Natura stessa a porre nuovamente la questione della possibilità di comprendere la realtà attraverso processi mentali." (WERNER HEISENBERG)<br />
<br />
In sostanza, tutto ciò che è calcolabile, tangibile e che sembra seguire le leggi di causa-effetto, scaturisce da una matrice ideale, intangibile, non-misurabile e non prevedibile; una matrice MENTALE universale.<br />
<br />
Lo scienziato e medico statunitense ROBERT LANZA (1956), a capo dell'"Astanga Global Regenerative Medicine" e del "Scientific Officer dell'Astellas Institute for Regenerative Medicine, professore aggiunto presso la "Wake Forest University School of Medicine", ha formulato la<br />
teoria del BIOCENTRISMO come chiave per la comprensione profonda dell'Universo, che corrisponde al postulato secondo il quale:<br />
<br />
"non è l'universo a creare la vita, ma è la vita stessa a creare l'Universo".<br />
<br />
Questa teoria è fondata su attenti studi sulle COSTANTI UNIVERSALI, sulle leggi e sulle forze che, per loro stessa natura, sono indirizzate e sincronizzate unicamente verso la direzione<br />
dell'esistenza: la vita, dunque, è un fatto inevitabile, assoluto ed eterno, e tutto ciò che accade nella dimensione del DIVENIRE, compresa la morte fisica, non è altro che illusione, proprio perchè la<br />
coscienza è antecedente alla manifestazione materiale, ed è l'elemento infinito che gli antichi Sciamani indagavano al fine di modificare ed interagire con la realtà partendo dalle sue radici psichiche ed inconsce. Secondo ROBERT LANZA, lo spazio-tempo non è un elemento a cui la nostra mente è sottoposta, ma uno strumento intrinseco con cui ella indaga sè stessa. In realtà la coscienza esiste fuori dallo spazio-tempo, ed è in grado di essere ovunque in qualsiasi momento, dentro il corpo o fuori da esso e, in STATI ALTERATI DI COSCIENZA, potrebbero aprirsi delle porte verso dimensioni multiple o universi paralleli. LANZA ipotizza che la nostra coscienza, dopo la morte<br />
fisica, potrebbe essere assorbita, in modo più o meno istantaneo, in altre dimensioni. Possiamo considerare la Scienza come la versione pragmatica dello SCIAMANESIMO, se consideriamo (com'è vero) che ogni interazione che avviene a livello subatomico o macroscopico nel nostro Universo, trova il parallelo negli stati soggettivi della mente umana, anzi: l'uno è il corrispettivo dell'altra, non può esistere senza di essa.<br />
<br />
"Portiamo lo spazio e il tempo assieme a noi, come le tartarughe con i propri gusci" (Robert Lanza)<br />
<br />
LEWIS WILLIAMS descrive tre stadi progressivi dello STATO ALTERATO DI COSCIENZA:<br />
<br />
"Nello <b>stadio 1</b>, i soggetti sperimentano solo i fenomeni entottici. Nello <b>stadio 2</b>, i soggetti cercano di dare un senso ai fenomeni entottici, rielaborandoli in forme iconiche (per esempio una linea<br />
entottica a zig zag potrebbe essere interpretata come un serpente). Quando i soggetti passano da questo stadio allo <b>stadio 3</b>, nell'immaginario si verificano marcati cambiamenti. Molti soggetti da<br />
laboratorio riferiscono di avere visto un vortice o un tunnel rotante che sembrava circondarli. Le pareti del vortice sono segnate da un reticolo di quadrati simili a schermi televisivi. Le immagini su<br />
questi schermi sono le prime allucinazioni iconiche prodotte spontaneamente; alla fine esse ricoprono il vortice nel momento in cui le forme entottiche cedono il passo alle immagini iconiche (per<br />
esempio allucinazioni a grandezza naturale)". (dal libro "THE SIGNS OF ALL TIMES" di LEWIS WILLIAMS e DOWSON, pag.204)<br />
<br />
Sulla base di queste considerazioni LEWIS WILLIAMS indica gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA come catalizzatori dell'ispirazione artistica e dello sviluppo stesso della cultura universale. Questa teoria può rispondere certamente a molti interrogativi se gli STATI ALTERATI DI<br />
COSCIENZA, come detto in precedenza, vengono considerati come stimoli alla manifestazione delle risorse della mente profonda, attingendo al pozzo infinito di possibilità ed energie nascoste nell'INCONSCIO; se considerate in modo riduttivo come semplici reinterpretazioni di<br />
reazioni entottiche tutta la teoria neuropsicologica terminerebbe in un vicolo cieco.<br />
<br />
Detrattori della teoria di LEWIS WILLIAMS sono i ricercatori PATRICIA ANN HELVENTSON (nata nel 1940) e PAUL BAHN (nato nel 1953, archeologo e scrittore britannico), per i quali l'ipotesi di WILLIAMS non può essere valida in quanto le tre fasi descritte relative agli STATI ALTERATI DI COSCIENZA possono essere indotte da sostanze contenute in piante che nell'EUROPA dell'ERA GLACIALE non erano disponibili, per ovvie ragioni climatiche. Le piante allucinogene sono tipiche di ambienti tropicali, come, ad esempio, la foresta amazzonica o l'Africa Equatoriale.<br />
<br />
Ma è assolutamente necessario l'uso di sostanze per il raggiungimento di STATI ALTERATI DI COSCIENZA? Molte popolazioni native, compresi gli ABORIGENI AUSTRALIANI e i BOSCIMANI dell'AFRICA del Sud, riescono ad ottenere i medesimi risultati mediante azioni ripetitive come il suono dei tamburi e le danze estenuanti. Inoltre,le profondità stesse delle<br />
caverne presenti nelle zone montuose d'EUROPA si potevano trasformare in ambienti isolati e surreali in grado di alterare la percezione della realtà, come detto in un paragrafo precedente. Per la mente umana, precipitare in STATI ALTERATI DI COSCIENZA non è un fatto così straordinario come si potrebbe pensare, non serve nemmeno essere individui eccezionali per sperimentare situazioni in cui la realtà come la conosciamo sembra sfaldarsi, o che improvvisamente le barriere<br />
spazio-temporali appaiano annullate: la mente è legata a questa "lunghezza d'onda" della realtà ordinaria, in cui tutto segue una logica di causa effetto ed è delimitato e circoscritto, perchè per<br />
evolvere ha bisogno di limitazioni che possano metterne alla prova la passione, l'energia e la determinazione; ma questa "lunghezza d'onda" in cui la realtà si manifesta non è affatto stabile, ma può essere paragonata ad un canale trasmesso in una vecchia Tv, che a volte subisce interferenze da altre stazioni; basta una situazione di forte chock, una febbre, una particolare condizione ambientale d'isolamento, o di silenzio prolungato, per assistere, spesso, alla manifestazione di altri livelli di realtà.<br />
<br />
Peraltro, intense esperienze in cui la realtà ordinaria si è momentaneamente modificata sono state condivise da persone che, in quel momento, si trovavano in condizioni psico-fisiche perfettamente<br />
normali. Gli ABORIGENI AUSTRALIANI non facevano affatto uso di sostanze, ma raggiungevano la trans sciamanica mediante i rituali all'interno di una grotta considerata come un portale verso un altro mondo. La deprivazione sensoriale, i digiuni, le danze estenuanti a cui molte tribù native ricorrono in tutte le parti del mondo costituiscono degli ottimi mezzi per estraniare la mente dalla realtà, cadere in una condizione di auto-ipnosi e comunicare consapevolmente con le proiezioni dell'INCONSCIO, come può succedere quando si fanno SOGNI LUCIDI. Sono gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA ad aver permesso all'uomo di conoscere sè stesso innescando i meccanismi dell'evoluzione e della creazione artistica. La realtà è una fragile trama; si pensi che, su questa stessa trama, due individui diversissimi che pure si percepiscono fisicamente tra loro possono<br />
esistere su livelli completamente separati e percepire lo stesso mondo in un modo diverso anni luce uno rispetto all'altro.<br />
<br />
Lo psicologo e filosofo statunitense WILLIAM JAMES (1842 - 1910), fratello dello scrittore HENRI JAMES (1843 - 1916), dopo un'esperienza indotta da sostanze psicoattive nel 1901, affermò:<br />
<br />
"Allora la mia mente fu costretta a pervenire a una conclusione della cui veridicità in seguito non ho mai dubitato. Si trattava di questo: la nostra normale coscienza in stato di veglia, la coscienza<br />
razionale, come noi la chiamiamo, è solo uno specifico tipo di coscienza, là dove intorno ad essa, e da essa separati da un sottilissimo diaframma, sussistono potenziali forme di coscienza<br />
affatto diverse. Potremmo vivere tutta la vita senza sospettare che esistano. Ma se si applica lo stimolo necessario, ecco che al contatto le potenzialità si mostrano a noi in tutta la loro completezza.<br />
Nessuna descrizione dell'Universo nella sua totalità può essere definitiva qualora in essa si ignorino queste forme di coscienza altre. E, in ogni caso, esse ci impediscono di chiudere prematuramente<br />
i nostri conti con la realtà". (dal libro "The varieties of religious experience" di WILLIAM JAMES, pubblicato nel 1902)<br />
<br />
Negli anni '50 è stato compiuto un esperimento nell'ambito della ricerca pionieristica del Prof.JOHN CUNNINGHAM LILLY (1915 - 2001), neuroscienziato statunitense, mediante quella che viene definita "VASCA DI DEPRIVAZIONE SENSORIALE": uno strumento che durante la Seconda Guerra Mondiale veniva usato per le esercitazioni da immersione dei sommozzatori. La vasca (con chiusura a coperchio superiore) permetteva al soggetto di galleggiare in una condizione di totale assenza di udito, tatto, vista, gusto e olfatto, allo scopo di osservare le reazioni del cervello qualora le "trasmissioni" del mondo circostante fossero sospese. I risultati dell'esperimento furono<br />
sorprendenti, in quanto la fragile trama della realtà iniziò un po' alla volta a sgretolarsi, a decomporsi come un castello di carte, lasciando spazio a visioni, stati di profonda introspezione, e una<br />
sensazione liberatoria di annullamento dei limiti fisici. Le onde cerebrali prodotte in queste condizioni sono in prevalenza le cosiddette THETA, legate alle condizioni di dissociazione dalla realtà e a stati ipnotici ed allucinatori. Nell'arco di un'ora di isolamento totale, gli effetti benefici si notano dal completo rilassamento delle tensioni, dal ridimensionamento di eventuali problematiche<br />
psicologiche, e dal rilascio di endorfine a livello biochimico. Condizioni simili potevano essere raggiunte dagli SCIAMANI all'interno delle caverne più imponenti d'EUROPA, ed in particolare dopo una lunga permanenza nei meandri più profondi, bui e isolati dal mondo di superficie? Possiamo aggiungere questa considerazione: proviamo ad entrare in una stanza normale completamente vuota: percependo la nostra voce come un eco, non ci sopraggiunge già in questa semplice circostanza una sensazione straniante?<br />
<br />
Il filosofo e storico rumeno MIRCEA ELIADE (1907-1986) considerava gli ARCHETIPI connessi allo sviluppo della spiritualità e della conoscenza, semplificati sotto forma di simboli, come elementi<br />
eterni di cui, una volta conosciuti, non ci si può più liberare. L'uomo, allorchè divenne SCIAMANO, mutò radicalmente la propria natura primordiale (se mai vi fu una condizione precedente) percependo il Cosmo e la Natura da un punto d'osservazione che lo rese simile a un dio. La "comprensione" è una condizione dalla quale non ci si può affrancare, e i simboli costituiscono il marchio della sua astrazione, sono gli emblemi della nascita spirituale dell'uomo: se sei nato non puoi decidere di non esserlo più, non si può far ritorno all'utero materno, bisogna percorrere il sentiero fino in fondo, e sempre oltre. Lo SCIAMANO è colui che si è risvegliato alla realtà vera, che consiste nella percezione della sacralità in ogni gesto della vita quotidiana; non vi è nulla di banale e di trascurabile nel mondo intorno a noi: ogni cosa può essere associata ad un segnale mediante il quale l'energia oscura dell'Universo comunica per accompagnare i nostri passi.<br />
<br />
“L’uomo potrebbe sfuggire da ogni cosa, meno che dalle sue intuizioni archetipiche, create nel momento in cui ha preso coscienza della sua posizione nel Cosmo. La spiritualità arcaica, così come l’abbiamo decifrata, assetata di ontico, continua fino ai giorni nostri”. (MIRCEA ELIADE)<br />
<br />
“Gli atti elementari diventano, per l'uomo primordiale, un rito; la sua mediazione aiuta l’uomo ad avvicinare la realtà, a inserirsi nell’ontico, liberandosi dagli automatismi (privi di contenuto e di<br />
significato) del divenire, del profano, del nulla”. (MIRCEA ELIADE)<br />
<br />
Il SIMBOLISMO PALEOLITICO, nella sua semplificazione astratta o nella rappresentazione figurativa di un oggetto comune, o di un astro, o di una vulva femminile, o di una mano, o di una lancia che attraversa il corpo di un uomo o di un animale, ecc...supera la manifestazione della<br />
realtà materiale, trasformandosi in una delle modalità in cui un principio universale si manifesta, che non è limitata alla funzione fisica di quell'oggetto particolare, ma dev'essere considerata nel suo valore infinito di "potenza", di "forza" e di "energia" cosmica che si può esprimere in infiniti modi.<br />
<br />
Le cosiddette VENERI paleolitiche non sono simboli di un'esaltazione della funzione materna e procreativa, tantomeno amuleti di fertilità (come le molte vulve stilizzate in avorio o pietra scoperte nelle tombe preistoriche, o incise sulle pareti delle caverne) ma simboli della potenza generatrice che sottende l'esistenza stessa dell'Universo. Se consideriamo, ad esempio, la CROCE dipinta in ocra<br />
rossa nella caverna di CHAUVET (risalente a 36.000 anni fa), considerata la sua conformazione viene spontaneo pensare che essa sia correlata alla rappresentazione schematica di un albero, allo scopo di astrarre simbolicamente il principio che l'albero incarna dell'energia creatrice universale. Un grande Re dell'ANTICO EGITTO, AKHENATON (1335 a.C.), svelò l'essenza del sapere iniziatico per mezzo del culto solare, non perchè ATON rappresentasse la Luce o il Sole, bensì la realizzazione spirituale dell'uomo e il suo nucleo immortale. In questo modo il SIMBOLO affranca il principio dalle sue manifestazioni limitate nel "divenire", riproducendo le trasfigurazioni simboliche preesistenti nell'INCONSCIO COLLETTIVO indicative delle potenze che soprintendono le leggi e le manifestazioni universali.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-s4Vtaa85O5Y/XjmTh3zWb2I/AAAAAAAAgNg/sjfXpR9BrQkWIbMjyQjFF0BWkY9WYiVDwCLcBGAsYHQ/s1600/venus_willendorf_fertility_sy_hi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="734" data-original-width="450" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-s4Vtaa85O5Y/XjmTh3zWb2I/AAAAAAAAgNg/sjfXpR9BrQkWIbMjyQjFF0BWkY9WYiVDwCLcBGAsYHQ/s320/venus_willendorf_fertility_sy_hi.jpg" width="196" /></a></div>
FOTO: Venere di Willendorf, calcare, alta 11 cm., datata 23.000 anni, scoperta
nel comune austriaco Willendorf in der Dachau nel 1908 dall'archeologo
Josef Szombathy. Le abbondanti forme femminili evocano estesamente
l'ineludibile forza creativa universale e i cicli stessi della vita.<br />
<br />
Nella mentalità sciamanica, che poi corrisponde alla vera natura del reale, ogni oggetto, animale o avvenimento nel mondo è collegato nello stesso tempo a tutti i piani di realtà interconnessi nella struttura del Cosmo. La funzione del SIMBOLO, nella sua smaterializzazione, è<br />
quella di integrare i vari livelli dell'esistenza in un SISTEMA, che può essere stato il trampolino di lancio per un sistema più complesso di scrittura. Quando il valore multidimensionale del SIMBOLO decade verso interpretazioni fattuali e materiali (come, ad esempio, può essere la glorificazone di un essere fisico, sia esso uomo o donna; oppure a concretizzazioni di eventi del tutto simbolici, come il compimento di sacrifici animali o umani) si verifica il decadimento della cultura. I SIMBOLI presenti nell'arte paleolitica, in quest'ottica, sono da considerare come riproduzioni di immagini metafisiche ed archetipiche presenti nell'INCONSCIO ancor prima che la consapevolezza umana venisse alla luce, e che da esso sono state estratte e riconosciute come elementi "in sonno" della spinta evolutiva. I simboli dipinti e graffiti fino a 40.000 anni fa in tutto il mondo, sono gli stessi simboli che nel tempo si sono evoluti e trasformati durante il NEOLITICO fino all'epoca storica, integrando<br />
progressivamente sempre più elementi e significati relativi al principio che ognuno di essi richiama. I SIMBOLI non sono fattori fissi, invariabili, ma fungono da catalizzatori di possibilità e trasformazioni infinite nella coscienza: con il progredire della storia, essi integrano ed assimilano realtà sempre più complesse.<br />
<br />
<br />
<b>LA REALTA' ESTESA, LA QUARTA DIMENSIONE SPAZIALE E GLI STATI ALTERATI DI COSCIENZA</b><br />
<br />
Presso il Laboratorio Europeo di Spettroscopia Non Lineare (LENS) dell'Università di FIRENZE, è stato condotto un esperimento ad opera dei ricercatori MASSIMO INGUSCIO e LEONARDO FALLANI, allo scopo di indagare l'esistenza di altre dimensioni spaziali nell'universo dell'infinitamente piccolo: raffreddando un gas (l'ittebrio) fino a temperature vicine allo 0 assoluto (punto in cui le particelle raggiungono una condizione d'immobilità osservabile) e mediante<br />
l'interazione di un fascio di luce laser, si è potuta constatare l'esistenza di una 4° dimensione spaziale, indicata dalla traiettoria curva che gli atomi compiono quando sono stimolati da un campo elettromagnetico artificiale. Spiega MASSIMO INGUSCIO, ordinario di Fisica della Materia:<br />
<br />
"La luce del laser può fare assumere agli atomi di itterbio fino a sei colori diversi, corrispondenti ad altrettante posizioni lungo una nuova dimensione dello spazio. Abbiamo verificato l'esistenza di<br />
questa extradimensione osservando le traiettorie curve degli atomi quando sono messi in moto da un campo magnetico artificialè indotto dalla luce laser".<br />
<br />
Aggiunge LEONARDO FALLANI, associato di Fisica della Materia:<br />
<br />
"La possibilità di manipolare a piacere la dimensionalità spaziale di un sistema quantistico apre le porte a prospettive rivoluzionarie che vanno oltre il campo di ricerca della Fisica atomica. L'idea di un mondo a più dimensioni non è nuova: ci sono teorie fisiche che, per unificare la descrizione delle forze fondamentali esistenti in Natura, ipotizzano uno spazio compenetrato da dimensioni<br />
aggiuntive, fino a oggi rimaste invisibili alla nostra percezione tridimensionale del mondo". (Fonte: "La Repubblica")<br />
<br />
Le implicazioni di quest'esperimento sono gigantesche, e includono anche (e soprattutto) i diversi livelli di realtà con cui la mente può interagire, dentro e fuori sè stessa. Perchè dentro e fuori? Per il<br />
semplice principio secondo cui "ciò che è sopra è come ciò che è sotto", così possiamo aggiungere "ciò che è dentro rispecchia ciò che è fuori", per cui le stesse dimensioni dello spazio nella realtà<br />
ordinaria (tridimensionale) e nella realtà che si estende al di là delle tre dimensioni (altezza, larghezza, profondità) corrispondono ad altrettanti livelli di "espansione" della coscienza che, considerati dalla prospettiva della dimensione in cui ora ci troviamo, sono denominati "STATI ALTERATI DI COSCIENZA".<br />
<br />
Il mondo subatomico è il punto in cui l'Universo svela la propria natura mentale, e riuscire a padroneggiare le leggi di questo mondo scoprendo l'anello di congiunzione fra la FISICA QUANTISTICA e la RELATIVITA' GENERALE formulata da EINSTEIN comporterebbe, per l'uomo, un potere quasi assoluto sulla realtà. Materialmente ci troviamo sulla<br />
soglia di questa svolta epocale; ma psichicamente, per ovvie ragioni, non siamo pronti ad assumerci una tale responsabilità. Questo il frutto dell'esperimento del LENS di Firenze: la velocità degli atomi<br />
di cui è composto ogni elemento reale è elevatissima, dunque per poter effettuare l'esperimento essi devono essere, in qualche modo, rallentati; mediante l'utilizzo dei laser gli atomi "congelati" ad una<br />
temperatura estrema possono essere manipolati; ad esempio (com'è stato fatto) cambiando la direzione del loro SPIN QUANTISTICO (o "moto di rotazione": momento angolare intrinseco dell'atomo che ruota su sè stesso). Un gas che si espande a temperatura ambiente può essere<br />
portato a -273,15 gradi, che corrispondono allo 0 assoluto (questa è la cifra più bassa a cui si giunge nelle aree più desolate dell'Universo). Gli atomi possono assumere numerose inclinazioni di<br />
SPIN vorticando su sè stessi, e ad ogni inclinazione diversa corrisponde un colore diverso che essi assumono alla luce del laser. Durante l'esperimento al laboratorio LENS il comportamento di questi<br />
atomi si rivelò non corrispondente ad un gas presente in uno spazio a 3 dimensioni, bensì a 4 dimensioni, poichè il loro moto nella traiettoria (dopo che il loro SPIN è stato modificato) ha compiuto una curvatura insolita per mezzo della quale la particella si è potuta<br />
"affacciare" in una dimensione extra: la 4° dimensione, assumendo una colorazione diversa.<br />
<br />
Sulla base di questi nuovi apporti scientifici, per quel che riguarda il nostro argomento, che cosa ne possiamo dedurre? Che, molto probabilmente, SCIAMANI e VEGGENTI nel corso della storia e della preistoria dovevano le proprie facoltà all'interazione con la QUARTA DIMENSIONE, che costituisce un'estensione ulteriore della realtà che non possiamo percepire coscientemente, una breccia che si apre, evidentemente, nelle profondità dell'INCONSCIO, attraverso uno spazio<br />
non delimitato e chiuso in un'armatura tridimensionale, ma un luogo in cui un'ulteriore campo spaziale permette l'integrazione di diversi elementi e prospettive, in modo che un luogo potrebbe non essere soltanto "quel" luogo delimitato e costituito dalle proprie precise componenti, ma andare oltre, assumendo diverse prospettive potenziali nel medesimo tempo, proprio come succede nei sogni, permettendo un livello di libertà che gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA possono sprigionare. Questa libertà impossibile nel contesto della realtà ordinaria è dovuta anche alla fusione, in questo ambito, dei diversi piani della realtà (emozionale, spirituale, immaginativo, mentale) la quale permette una vitalità e una potenza assolutamente maggiore alla psiche, aprendola alla conoscenza delle sue facoltà altrimenti nascoste.<br />
<br />
A questo straordinario piano del reale ci si può interfacciare, ad esempio, attraverso i SOGNI LUCIDI: condizione in cui durante il sonno profondo (fase REM) il sognatore è perfettamente cosciente di essere addormentato, esplorando in piena consapevolezza le istanze dell'INCONSCIO e modificando, in seguito, la propria realtà nella TERZA DIMENSIONE. A livello meramente psicologico l'ONIRONAUTICA (o SOGNO LUCIDO) può rivelarsi estremamente terapeutico per il<br />
superamento di varie problematiche legate a paure, blocchi e diverse altre difficoltà, armonizzando l'individuo dal punto di vista interiore. Si capisce che nei sogni ordinari il soggetto è sballottato<br />
dagli eventi che l'INCONSCIO gli propone allo stesso modo in cui è coinvolto dalle vicende esistenziali nella realtà cosciente, "suonato come una zampogna" (così direbbe Shakespeare) dai capricci della sorte. Interagire coscientemente con la realtà interiore, al contrario, permette la comunicazione e l'integrazione fra MENTE CONSCIA e MENTE INCONSCIA. La QUARTA DIMENSIONE, a sua volta, consiste in un progresso della coscienza pronta ad abbracciare nuovi livelli di realtà, assumendo il fatto che la dimensione ordinaria è, sostanzialmente, soltanto il primo dei gradini che essa deve superare. Essa non costituisce un mondo appartato e indipendente, ma più<br />
probabilmente si sviluppa in uno spazio di potenzialità, come un varco che possiamo aprire per attingere ad ulteriori gradi di percezione e consapevolezza: una nuova dimensione che dovrà essere integrata alla nostra allorchè avremo effettuato il prossimo passo evolutivo nella COSCIENZA COLLETTIVA. Dunque il progresso della consapevolezza non dovrà essere realizzato nel raggiungimento di una dimensione "aliena", o "superiore", ma proprio come affermavano gli scrittori russi FEDOR DOSTOEVSKIJ (1821-1881), VASILIJ VASILEVIC ROZANOV (1856-1919),<br />
NICOLAJ FEDOROVIC FEDOROV (1829-1903) la coscienza non sarà proiettata verso altri impercettibili reami, ma il "mondo nuovo" riguarda l'espansione di questa dimensione, e della realtà in cui viviamo.<br />
<br />
Facciamo un esempio: noi ora siamo desti a questa dimensione che consideriamo assolutamente reale in virtù delle leggi fisiche che ci sovrastano, e non ci permettono il grado di creatività che<br />
desidereremmo, facendoci impressionare, spaventare, emozionare nel bene o nel male da ogni avvenimento intorno a noi; ma se ci assalisse un sussulto di coscienza e ci rendessimo conto, anche solo per pochi attimi, dell'illusorietà dei limiti di questa "frequenza" dimensionale, durante quei pochi istanti di lucidità avremmo acquisito la consapevolezza dell'"altrove", degli infiniti livelli che a questa stessa realtà potremmo aggiungere, potremmo renderci conto che essa è solo il trampolino di lancio, non una prigione di leggi restrittive, e proveremmo lo stesso identico sentimento del sognatore che, durante il sonno, improvvisamente riconosce di essere addormentato: ovvero PIENEZZA, ARMONIA e una profonda fede nelle nostre capacità. La QUARTA DIMENSIONE è considerata la dimensione dell'anima appunto per la sua natura integrativa, e dunque armonizzante. Questo livello può essere raggiunto facilmente nei momenti in cui le situazioni reali assumono una connotazione particolarmente virulenta, parossistica: prendiamo ad esempio il sentimento di distacco dalla realtà espresso dal protagonista di ""Guerra e pace" (di Tolstoj) nel bel mezzo della battaglia, quando l'atmosfera era interamente pervasa dal fragore delle bombe e dalle grida dei combattenti. Può sembrare non molto politicamente corretto, ma la spinta emozionale verso un livello<br />
superiore di realtà non avviene quando ci si rilassa in un bel giardino, o quando si ascolta una sinfonia di Behetoven, o quando si respira l'incenso in cattedrali solenni, tantomeno quando ci si sforza di meditare in silenzio in un tempio tibetano, bensì è nelle situazioni traumatiche, tragiche, violente, in cui le nostre emozioni vengono scosse in modo estremo che viene innescata la spinta verso una superiore consapevolezza, e la possibilità di percepire livelli di realtà che fino a quel momento non avevamo immaginato.<br />
<br />
Nelle condizioni di rischio e pericolo per la propria vita, la coscienza si ritrae assumendo una visione telescopica del mondo reale, emergendo per pochi istanti dalla condizione immersiva della sua<br />
esperienza ordinaria. Per l'uomo comune un'esperienza traumatica può rimanere tale per tutta la vita, se non viene adeguatamente elaborata da un percorso introspettivo; per colui che possiede un retroterra di ricerca interiore e che ha compiuto, bene o male, un lavoro su di sè nella vita, l'esperienza traumatica si può trasformare in un trampolino di lancio, una scossa preziosa per la sua crescita personale. Il bene non nasce dal bene; in realtà dal bene non nasce nulla, poichè esso consiste in un prodotto postumo, scaturito dalla trasmutazione di tutto ciò che non ci piace. Da qui ci possiamo riallacciare al discorso dell'UOMO FERITO raffigurato dalle caverne europee ai ripari rocciosi del Sudafrica, per comprendere il perchè l'iniziazione dello SCIAMANO PRIMORDIALE (e delle sue contraffazioni in epoca storica) implicasse una sorta di sofferenza profonda e lacerante per il raggiungimento dell'illuminazione. Presso i nativi POMO del nord della CALIFORNIA (l'origine del loro nome è ancora oggi sconosciuta) veniva celebrata la CERIMONIA DEI FANTASMI, dedicata alla divinità KUKSU. KUKSU era un'entità che viveva all'estremità del mondo, il suo nome significa "zanzara". I celebranti indossavano grandi copricapi di piume e dipingevano i loro corpi di nero,<br />
esibendosi per sei giorni in balli estenuanti; nel corso della cerimonia i bambini dai sei ai dieci anni venivano sottoposti a dure prove fisiche e mentali, al limite della tortura, inflitte dai ballerini mascherati come doveva apparire l'aspetto della divinità invocata. Dopo di ciò le "vittime" si potevano considerare Iniziati e degni di accedere alla conoscenza sciamanica.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-xzK3W2JuI0k/XjmUrzUskII/AAAAAAAAgNo/e3VxPnLFyRMNp_VmK82T8IzxP9Marmx5gCLcBGAsYHQ/s1600/pomo%2Bksu%2Bceremony.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-xzK3W2JuI0k/XjmUrzUskII/AAAAAAAAgNo/e3VxPnLFyRMNp_VmK82T8IzxP9Marmx5gCLcBGAsYHQ/s320/pomo%2Bksu%2Bceremony.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: una ricostruzione artistica della cerimonia dedicata alla divinità Kuksu presso i Nativi Pomo della California, descritta nel paragrafo qui sopra.<br />
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Nella tradizione delle più antiche culture sciamaniche l'esperienza dell'Iniziato consisteva fondamentalmente nell'indurre una profonda crisi, con sofferenze psicologiche e fisiche determinanti nel processo di morte e resurrezione che decreta la sottomissione dello SCIAMANO ad<br />
un ordine di conoscenza superiore. In realtà lo SCIAMANO non si sottomette a nulla se non al suo proprio livello di conoscenza superiore, dal quale non si può retrocedere, come non si può decidere<br />
di non guardare tenendo gli occhi aperti. La condivisione universale di questa immagine sacrificale, le cui testimonianze più antiche sono presenti nella caverna di PECH MERLE e risalgono a 25.000 anni fa, è attestata da prove archeologiche, studi e ricerche antropologiche attestate, peraltro, nel famoso libro di MIRCEA ELIADE (filosofo e antropologo - 1907 - 1986) "Lo sciamanesimo e le tecniche dell'estasi", oppure in quello di JOAN HALIFAX (antropologa ed ecologista americana - nata nel 1942): "Lo sciamano: il guaritore ferito". Sarebbe scorretto e morbosamente esagerato attribuire gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA esclusivamente all'intervento di sostanze<br />
presenti in particolari piante, o all'induzione mediante rozze tecniche di sofferenze fisiche, che, a nostro parere, sono molto probabilmente indici della decadenza di quella che dovette essere una grande cultura precedente gestita a livello simbolico, che verosimilmente era riuscita ad influenzare le popolazioni con cui venne in contatto a livello globale.<br />
<br />
Come abbiamo appurato in precedenza, gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA possono essere ottenuti in moltissimi modi al di là dell'induzione forzata dell'uso di sostanze: isolamento, deprivazione sensoriale in ambienti sotterranei come le caverne, sogni lucidi, danze o atti<br />
ripetitivi, ecc...Siamo propensi a pensare che possano avere un valore solo le esperienze derivate da esercizio, lavoro su di sè, meditazione. Con ciò non si vuole ignorare il fatto che le visioni<br />
entottiche conseguenti alla somministrazione di sostanze allucinogene siano simili, se non uguali, presso tutte le culture del mondo e riguardo a individui assolutamente diversi e distanti, poichè sono le informazioni archetipiche contenute nell'INCONSCIO COLLETTIVO ad emergere; ciò che è fondamentale, però, è capire se le loro associazioni sono autentiche o deformate.<br />
<br />
Il famoso psichiatra RICK STRASSMANN (nato nel 1952), dell'Università della California, ha condotto numerose ricerche sulle sostanze psichedeliche finanziate dallo stesso Governo degli Stati Uniti per oltre 20 anni; nel 1984, presso l'Università del New Mexico, ha potuto documentare l'importanza dell'ormone prodotto dalla GHIANDOLA PINEALE: la MELATONINA, rilevandone gli indubitabili effetti psicoattivi e non soltanto fisiologici; in seguito approfondì l'indagine<br />
sull'allucinogeno DMT come molecola psicoattiva presente ovunque in natura, compreso il cervello umano, che, se rilasciata in modo superiore alla norma, è responsabile di esperienze mistiche e di<br />
pre-morte. RICK STRASSMANN è stato anche per lungo tempo consulente dell’Istituto Nazionale sull’Abuso di Droghe, del Social Security Administration degli Stati Uniti. Questa è una sua dichiarazione rilasciata durante un'intervista al giornalista e ricercatore scozzese GRAHAM HANCOCK (nato nel 1950), presente alle pagine 644-645 del libro "Sciamani" (2005) riguardo alla "democratizzazione" dell'utilizzo delle sostanze allucinogene che, nell'antichità, erano appannaggio di<br />
Iniziati e Sciamani o, comunque, di coloro che avevano intrapreso un sentiero di conoscenza:<br />
<br />
"E' necessario avere una personalità e una psicologia il più possibile pure. Non importa quanto potente può essere una droga, ma se essa agisce su un livello di coscienza contaminato, avido e sadico, non saremo in grado di percepire cose che qualcuno che lavora da decenni su sè stesso può invece essere in grado di cogliere. E, una volta che usciamo dal livello di coscienza allargato, quello che possiamo ricordare, e poi mettere in pratica, dipende certamente dall'organizzazione e dalla struttura della nostra preesistente personalità". (Rick Strassmann)<br />
<br />
Il prof.STRASSMANN, peraltro, nel suo libro "DMT:la molecola dello spirito", ipotizza che le esperienze allucinatorie legate all'uso di sostanze psicoattive, siano da considerare piuttosto come<br />
intercettazioni di DIMENSIONI PARALLELE, o MATERIA OSCURA, di cui il 90% della massa dell'Universo è composta. La MATERIA OSCURA, in effetti, potrebbe essere la chiave dell'esistenza di ogni oggetto esistente nella dimensione della materia ordinaria: una rete invisibile composta da una sostanza completamente diversa e, forse, a noi inconcepibile, costituisce la trama grazie alla quale le leggi fisiche del nostro Universo possono essere ordinate. In buona sostanza: l'esistenza della MATERIA OSCURA è stata scoperta dal calcolo secondo il quale la materia visibile di ogni galassia non è sufficiente a creare quella forza gravitazionale necessaria a fare in modo che l'universo non si sfaldi disperdendo negli abissi del nulla stelle, pianeti, nebulose, e tutto ciò di cui è costituito ai nostri<br />
occhi. Questa materia spettrale, secondo gli scienziati, è composta da particelle quantistiche disposte a nubi e aloni che interconnettono i duemila miliardi di galassie che compongono il nostro Universo.<br />
Miliardi di queste particelle, che pervadono ogni punto del nostro spazio, attraversano i nostri corpi ogni secondo. L'interazione della MATERIA OSCURA ha plasmato tutto ciò che è visibile nel nostro<br />
Universo; questa dimensione e quest'energia inafferrabile può aver avuto un ruolo importantissimo, se non fondamentale, nella nostra evoluzione. Subito dopo il BIG BANG si presume che la formazione della MATERIA OSCURA abbia preceduto di molto quella della materia ordinaria: le collisioni fra particelle di MATERIA OSCURA avrebbero generato le particelle della materia di cui è costituito l'Universo visibile. Si ipotizza che la MATERIA OSCURA sia formata da grosse particelle, che però non possono interagire con gli elementi di ciò che possiamo osservare. La MATERIA OSCURA è la forza creativa dominante nel nostro Universo, e molti scienziati, oggi, sono convinti<br />
che abbia innescato il processo evolutivo della nostra specie. Vediamo come.<br />
<br />
Il geologo MIKE RAMPINO della Columbia University di New York è convinto che ci sia uno schema relativo alla frequenza con cui sul nostro pianeta si verifica la collisione con asteroidi di dimensioni tali da causare vere e proprie estinzioni di massa, come quella dei dinosauri 65 milioni di anni fa. Il prof.RAMPINO afferma che ci sia una sorta di ciclicità nei fenomeni geologici, che copre un arco di circa 30 milioni di anni: da che cosa potrebbe essere determinata questa regolarità? Il sole impiega 250 milioni di anni per compiere il giro completo intorno alla VIA LATTEA, e nel percorso la sua traiettoria segue delle oscillazioni che, come delle onde, attraversano dall'alto in basso e viceversa il disco piatto della Galassia, un po' come l'ago e il filo entrano ed escono in continuazione da un tessuto: ognuna di queste oscillazioni copre un arco di 30 milioni di anni. Durante queste fluttuazioni il nostro Sole si potrebbe trovare immerso letteralmente e ciclicamente in un sistema<br />
di MATERIA OSCURA INTERAGENTE posizionato come una spirale parallela a quella della nostra GALASSIA; questo strato di MATERIA OSCURA esercita una considerevole trazione gravitazionale e, durante l'attraversamento del nostro sistema solare potrebbe condizionare le orbite delle comete della nube di OORT, facendo in modo che esse si dirigano verso la Terra. Il prof.RAMPINO è convinto che proprio questa interazione fra due dimensioni di materia abbia causato le grandi estinzioni di massa del nostro pianeta, non solo in seguito allo schianto di asteroidi, ma anche riguardo le eruzioni vulcaniche disastrose che si sono susseguite nella storia del pianeta. La Terra, infatti, durante l'immersione in questo fascio di MATERIA OSCURA INTERAGENTE,<br />
assorbirebbe enormi quantità di energia che andrebbero ad alimentarne il nucleo incandescente, causando violenti risvegli di grandi vulcani, gli effetti dei quali sono i repentini cambiamenti climatici. Ad oggi non conosciamo la composizione della MATERIA OSCURA, possiamo solo<br />
dedurne l'esistenza dagli effetti gravitazionali indispensabili a fare in modo che le nostre galassie ruotino seguendo una forma a spirale e non siano smembrate dalla forza centrifuga. In realtà la MATERIA OSCURA potrebbe essere costituita da un tipo di particelle ancora sconosciute. In questo caso l'ipotetico FOTONE OSCURO sarebbe la quinta forza agente nell'Universo, che connetterebbe la MATERIA OSCURA con la nostra dimensione, e andrebbe ad unirsi alle 4 forze fondamentali: gravitazionale, elettromagnetica, nucleare debole, nucleare forte, con la funzione di messaggero; il FOTONE OSCURO, però, a differenza del fotone ordinario, sarebbe dotato di una piccola<br />
massa. Ricolleghiamoci ora al ragionamento di RICK STRASSMANN riguardo le comuni esperienze riscontrate dai volontari sotto l'effetto della DMT, ed esaminiamone le connessione con le attuali teorie scientifiche sull'universo invisibile:<br />
<br />
"...i volontari cominciarono a confidare sempre di più nell'assoluta singolarità delle loro esperienze sotto l'effetto della DMT. Inoltre potevo basarmi in maniera più agevole e lavorare più sollecitamente<br />
sulle esperienze dei volontari, perchè emergevano questi elementi comuni tra loro. E se erano davvero quello che sembravano essere, allora dove potevano trovarsi quelle realtà? E' stato a quel punto che ho cominciato ad affacciarmi all'idea che la DMT fornisca una porta per dimensioni alternative della realtà, forse universi paralleli, o MATERIA OSCURA, su cui speculo un po' a ruota libera nel libro" (dal libro "Sciamani" di GRAHAM HANCOK, nel capitolo "Intervista con Rick<br />
Strassmann", pag.645-646)<br />
<br />
Facciamo il punto: la MATERIA OSCURA, ovvero il 90% dell'Universo invisibile ai nostri sensi ordinari, è semplicemente una componente supplementare della materia ordinaria, di cui siamo costituiti, o possiede anche una vita propria, indipendente dalla nostra dimensione? Perchè ciò sia possibile le sue particelle devono avere delle proprietà auto-interagenti, e se così fosse, intorno a noi ci potrebbero essere intere galassie, pianeti, mondi probabilmente abitati da entità intelligenti o intere civiltà galattiche...completamente invisibili ai nostri occhi per il semplice fatto che la natura della loro struttura materiale non può interagire sensibilmente con la nostra; fino a un certo punto però, come esposto in precedenza, poichè l'influenza complessiva di questa dimensione nel nostro Universo è fondamentale. Nel 2018, a questo proposito, sono state osservate due GALASSIE ULTRA-DIFFUSE (ovvero con una massa almeno mille volte più rada di quella della maggior parte dei normali ammassi, distanti circa 60 milioni di anni luce; le dua galassie sono state denominate Df2 e Df4 ed il loro straordinario interesse consiste nel fatto che, a quanto rilevato dalle osservazioni, non possiedono MATERIA OSCURA parallela. Questo non va a detrimento dell'esistenza della MATERIA OSCURA, anzi, ne consolida ancor di più la consistenza, poichè ciò significa che essa è indipendente dalla materia ordinaria, organizzandosi come DIMENSIONE PARALLELA nel nostro stesso Universo.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-YM6pW5LrMrU/XjmVRTXl9MI/AAAAAAAAgNw/YhN2g_0XeVg0RALxwU5avnHjrJ3YrzjrACLcBGAsYHQ/s1600/materia-oscura1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="438" data-original-width="648" height="216" src="https://1.bp.blogspot.com/-YM6pW5LrMrU/XjmVRTXl9MI/AAAAAAAAgNw/YhN2g_0XeVg0RALxwU5avnHjrJ3YrzjrACLcBGAsYHQ/s320/materia-oscura1.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: schema che illustra la percentuale di energia oscura e materia oscura nell'Universo.<br />
<br />
Allora il "mondo degli spiriti" degli antichi SCIAMANI potrebbe assumere nuovi significati e più consistenti considerazioni. Ma, se ci dovessimo basare sulle esperienze di coloro che hanno assunto sostanze allucinogene allo scopo di raggiungere STATI ALTERATI DI COSCIENZA, comprese le opere d'arte dell'artista peruviano PABLO AMARINGO (1938 - 2009) che riproducono le visioni sotto l'effetto dell'HAYAUASCA, questi mondi alternativi assumerebbero più l'aspetto di una dimensione caotica, in cui forme archetipiche si alternano e sovrappongono creando uno scenario suggestivo. Ammettendo che, durante gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA, le facoltà della mente vengano potenziate al punto da rendere possibile un contatto telepatico con una dimensione<br />
parallela, essa potrebbe essere riconosciuta come la 4° DIMENSIONE, che esotericamente è considerata la dimensione dell'anima, e dunque non un vero e proprio "mondo" organizzato, ma una specie di "zona di transito" grazie alla quale si può accedere (con la conquista di un buon livello evolutivo) ad una realtà di ordine superiore, che è fondamentalmente un'acquisizione di "complessità", che dovrà essere integrata alla realtà di questo mondo inducendone una progressiva<br />
trasmutazione. Potremmo considerarla, come esposto precedentemente, come un ricco deposito di potenzialità a cui la psiche può attingere per espandere le trame della propria percezione nella realtà che ci circonda, la quale, in questo modo, non apparirebbe più come "ordinaria", ma come la piattaforma di lancio di una COSCIENZA INFINITA.<br />
<br />
I fisici stessi descrivono questa QUARTA DIMENSIONE spaziale come una realtà più estesa, che offre quindi maggiori spazi di libertà rispetto all'approccio tridimensionale; per raggiungere questa realtà (che è fondamentalmente una realtà mentale, come ogni cosa nell'Universo) è necessario che la mente stessa abbia ottenuto un buon livello di complessità e di auto-coscienza. In sostanza: se il mondo ordinario ci appare nemico della nostra volontà e creatività è perchè noi stessi<br />
siamo sopraffatti da forze meccaniche, di cui non abbiamo il controllo, che ci mettono in condizioni di difficoltà; quando otterremo un buon livello evolutivo integrando tutte le sfaccettature della realtà che innescano la nostra avversione, potremmo dire di esserci elevati al livello della "COMPRENSIONE"; a quel punto il mondo della QUARTA DIMENSIONE si concretizzerà dentro di noi, e la realtà assumerà un aspetto completamente diverso, più esteso e più libero. Immaginate se la nostra mente sciogliesse un giorno le catene invisibili che la soggiogano ad una dimensione esistenziale frustrante, se cadessero tutti i muri delle paure infondate, dei blocchi emotivi, delle ossessioni, del tempo...se un giorno la psiche si risvegliasse nel superamento della più grande delle paure, che da migliaia di anni ha semiparalizzato ogni suo slancio, che è la PAURA DELLA MORTE? Come apparirebbe il mondo ad una mente che non si identificasse più con la propria condizione individuale, percependosi bensì come scintilla d'Infinito? Continuerebbe ad esistere sempre in questo stesso mondo, che nel frattempo avrebbe assunto un aspetto completamente diverso; è sempre lo stesso canale: non ci sono UFO, o mondi lovecraftiani, o civiltà aliene...ma da uno schermo a bassissima definizione, per di più in bianco e nero, siamo passati ad un'altissima definizione, piena di colori, dove si può osservare molto più lontano e cose che prima non riuscivamo a vedere semplicemente perchè sfuggivano alla nostra visione sfocata, dove azione, sentimento, emozione e spazio vitale si coordinano e si sovrappongono senza soluzione di continuità: questa è la QUARTA DIMENSIONE mentale. Riconoscendo l'assunto secondo cui CIO' CHE E' MATERIALE E' MENTALE e viceversa, possiamo riuscire a comprendere meglio anche i raffronti scientifici, che costituiscono un diverso approccio (appunto, scientifico) allo stesso fenomeno.<br />
<br />
"Tutti gli dei, tutti gli inferni, tutti i paradisi sono dentro di noi." (Joseph Campbell)<br />
<br />
Prendiamo ad esempio le vicissitudini della nostra esistenza: quando siamo pervasi da preoccupazioni o siamo stati scossi da tristi vicende, come ci appare la realtà intorno a noi? Una grande prateria<br />
fiorita davanti a un grandioso panorama ci sembrerebbe comunque simile ad una fredda ed impersonale sala d'attesa; mentre se improvvisamente una splendida notizia ci sopraggiungesse, anche una fredda sala d'attesa assumerebbe l'aspetto di un paradiso, di un luogo infinito, appunto perchè in quel preciso momento, l'Infinito si manifesterebbe in noi, poichè è l'unica realtà vera. L'interiorizzazione di questo concetto è il frutto di ogni percorso iniziatico, ed è stata la scintilla che ha permesso all'uomo di divenire SCIAMANO, e poi ARTISTA, e MAGO, e SCIENZIATO, che sono tutte qualità dovute alla connessione della mente con l'ETERNITA'.<br />
<br />
In rapporto al lato "materiale" dell'Universo è proprio corretto definirlo tale? Più le particelle sono inconsistenti, ovvero non contengono massa (come i fotoni) e più il loro comportamento dipende<br />
dal pensiero e dall'interazione con l'osservatore; dulcis in fundo: esse cambiano posizione all'atto dell'osservazione; non solo: cambiano forma da onda a particella nel momento in cui lo sperimentatore le richiama attraverso lo sguardo. Dunque, che senso ha parlare di "Universo materiale"? Qual'è il confine fra fisico e mentale? Come sempre, non esiste nessuna linea di demarcazione tracciabile, e la "consistenza" materiale dell'Universo è determinata da forze invisibili di cui noi possiamo considerare solo gli effetti, senza conoscerne l'origine: le leggi e le costanti universali (elettromagnetismo, gravità, forza nucleare debole e forza nucleare forte) costringono la nostra percezione alla dimensione ordinaria, facendocela apparire come ineludibile. In realtà la materia è vuota, e la sua consistenza è dovuta alla carica elettromagnetica che crea una barriera fra gli oggetti, in modo che essi non si possono compenetrare. Se teniamo sempre ben presente l'assioma secondo cui<br />
<br />
"Tutto è Mente. L'Universo è mentale e risiede nella Mente del Tutto" (Il Kybalion)<br />
<br />
allora tutto ci sembra più chiaro. Ma, se oggettivamente l'Universo è un fantasma, per noi non potrebbe essere più concreto, solido e fatale, poichè siamo soggetti alle sue leggi. Perchè appunto di<br />
"leggi" si tratta, ovvero di entità astratte a cui siamo sottoposti finchè non riusciamo a compiere il prossimo salto evolutivo. Osserviamo il comportamento del COLIBRI', un animale TOTEM della<br />
cultura sciamanica: esso non sembra essere soggetto ai nostri limiti, può volare avanti e indietro, fermarsi a mezz'aria, racchiude la natura dell'uccello e, nello stesso tempo, dell'insetto; esso ci<br />
comunica l'essenza del futuro Universo, quando l'uomo avrà infranto le barriere delle limitazioni padroneggiando il mondo della MECCANICA QUANTISTICA. Sarebbe sciocco vivere rigettando tutto come "illusione", comportandoci come dei sonnambuli, questo ci condurrebbe ad un delirio<br />
alienante. Almeno finchè la Scienza (che è il braccio operativo della Magia) non troverà il modo di interagire con la dimensione quantistica della realtà.<br />
<br />
"Dopo una vita consacrata alla scienza, la più razionale possibile, posso dirvi che la materia come tale non esiste. Tutta la materia esiste in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e mantiene insieme il minuscolo sistema solare di un atomo. E' come uno spirito, intelligente e cosciente. Questo spirito è la ragione di ogni materia" (MAX PLANCK - fisico tedesco, fra i fondatori della Meccanica<br />
Quantistica - 1858 - 1947)<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-EpXGusd9910/XjmWPj19kGI/AAAAAAAAgN8/mFTadRcZsjggVKTe42o77IitykZxQMG3gCLcBGAsYHQ/s1600/colibr%25C3%25AC-mask-native-canada.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="375" data-original-width="500" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-EpXGusd9910/XjmWPj19kGI/AAAAAAAAgN8/mFTadRcZsjggVKTe42o77IitykZxQMG3gCLcBGAsYHQ/s320/colibr%25C3%25AC-mask-native-canada.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: Maschera Colibrì dei Nativi canadesi (contemporanea): il Colibrì è un
importante animale totemico, sembra non essere soggetto alle nostre
leggi fisiche, è in grado di volare avanti e indietro, di soffermarsi a
mezz'aria, è sia uccello che insetto, come se vivesse già nell'universo del futuro.<br />
<br />
Il pensiero espresso da GRAHAM HANCOCK ("Sciamani"-2005) e da RICK STRASSMANN ("DMT: la molecola dello spirito") è quello secondo cui le visioni degli STATI ALTERATI DI COSCIENZA proverrebbero da altre realtà, indipendenti ed autonome, da dimensioni extra nelle quali risiederebbe la matrice delle leggi fisiche e degli avvenimenti nel nostro Universo. Leggiamo le riflessioni di GRAHAM HANCOCK alla pag.56 del libro "Sciamani":<br />
<br />
"Materia e spirito. Sopra come sotto. La scienza ci insegna a credere che il mondo materiale sia la sola ed essenziale realtà. Ma dalla prospettiva dell'ayahuaska non è affatto così. Quello che chiamiamo "mondo materiale", la nostra realtà consensuale è solo una parte del disegno, e probabilmente neanche quella più importante. Con le lenti dell'ayahuaska un altro mondo, un'altra realtà (forse più di una) diventano visibili. E poichè questi modi compenetrano il nostro, può<br />
capitare che gli effetti che si vedono in questo trovino le loro cause in altri mondi. Forse il mondo materiale è stato davvero creato dagli spiriti, ma se è così, è probabile che essi l'abbiano creato perchè ne avevamo bisogno (per ragioni di esperienza, evoluzione, sviluppo?) Il mondo materiale, separato da quello degli spiriti, resta vuoto e privo di significato. Dunque il mondo materiale ha bisogno anche del mondo degli spiriti. L'ayahuasca, assieme ad altre piante guida, sembra capace di fornire agli esseri senzienti del mondo materiale un canale di comunicazione diretto con il regno degli spiriti..." (GRAHAM HANCOCK)<br />
<br />
Dello stesso parere era lo scrittore britannico ALDOUS HUXLEY (1894-1963) e lo scrittore peruviano CARLOS CASTANEDA (1925-1998). Provenendo da questi pulpiti autorevoli tali deduzioni devono indurci a riflettere su questa possibilità, ovvero che si tratti di frequenze<br />
che il cervello riceve da altre realtà indipendenti e non semplicemente messaggi archetipici o scenari appartenenti all'inconscio collettivo? Sebbene l'opinione precedentemente esposta<br />
sia più propensa a considerare queste dimensioni come "magazzini di potenzialità", dobbiamo ricordare i cardini paradossali dell'Universo, per cui due teorie apparentemente incompatibili, possono essere entrambi vere. Gli UNIVERSI PARALLELI sono oggi una nozione scientifica dedotta da innegabili equazioni matematiche, ma sono le DIMENSIONI EXTRA della nostra realtà che in questo caso devono essere chiamate in causa. Il campo speculativo su questa questione è fin<br />
troppo vasto, ma siamo intuitivamente propensi a persistere sulla prima ipotesi che considera queste esperienze come balzi ad un livello intermedio della coscienza, che funge da traghettatore, ma che<br />
tuttavia si presenta intriso di nozioni e figure leggendarie presenti nella cultura del soggetto. Infatti, le visioni, comprese quelle relative ai famosi ALIENI di moda nella nostra epoca, seguono un clichè comune, ma cambiano forma a seconda del periodo storico in cui ci si trova. La questione dei rapimenti da parte di entità extra-dimensionali è atavica, appartiene a quasi tutte le culture primordiali e storiche (come ben descritto nel libro di GRAHAM HANCOCK), e anche il particolare secondo cui queste entità sottoporrebbero i rapiti a qualche tipo di atroce tormento si inserisce nel clichè comune; ma il fatto che questi esseri cambino forma adeguandosi al livello di comprensione del soggetto (o vittima) induce a pensare che davvero, in questo caso, stiamo parlando di fasi preparatorie, di processi inconsci che stimolano l'emergere di nozioni per un salto evolutivo, fermo restando che le dimensioni della nostra realtà, del nostro Universo (senza scomodare universi paralleli) sono<br />
presumibilmente infinite. I processi e i prototipi presenti nell'INCONSCIO si travestono da qualsiasi cosa possa rientrare nell'immaginario dell'epoca del soggetto che li percepisce, per<br />
facilitare la comprensione del messaggio. E' ovvio che gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA indotti da sostanze allucinogene, in soggetti che non ne assumono a scopo introspettivo, hanno l'effetto esattamente contrario a quello di un'espansione della consapevolezza. Perciò la banalizzazione di questo strumento si è dimostrata, nella civiltà contemporanea, assolutamente deleteria; mentre può darsi che, al contrario, in epoca ancestrale sia servita ad estendere la percezione<br />
complessiva della realtà anche a coloro che non possedevano la facoltà introspettiva naturale di pochi prescelti, come ipotizzato da HANCOCK in "Sciamani".<br />
<br />
L'esistenza delle DIMENSIONI EXTRA nell'ambito della nostra stessa realtà e di infiniti UNIVERSI PARALLELI, come abbiamo già precisato, è un fatto difficilmente confutabile; le stesse perfette ed armoniche equazioni matematiche della TEORIA DELLE STRINGHE perfezionata da BRIAN GREENE (fisico statunitense, tra i più autorevoli del mondo, nato nel 1963) nel suo libro "L'Universo elegante" del 1999, dimostrano come ormai ci stiamo affacciando sulle soglie dell'ignoto, dell'ispezione visiva che può essere realizzata dagli esperimenti compiuti al CERN di GINEVRA, grazie all'acceleratore di particelle LARGE HADRON COLLIDER. Già nel 2015 gli scienziati hanno annunciato che la scoperta concreta delle REALTA' EXTRADIMENSIONALI potrebbe essere vicina. Ciò sarebbe possibile mediante la creazione di micro buchi neri, che avrebbero una durata di circa 27 secondi. Durante la fusione di due BUCHI NERI, l'esistenza di dimensioni nascoste sarebbe<br />
in grado di influenzare le onde gravitazionali che si producono sulle increspature dello spazio-tempo, in modo misurabile e prevedibile per i dispositivi attuali. I membri del team di ricercatori del Max Planck Institute di Potsdam (Germania) in un articolo pubblicato dal "Journal of Cosmology and Astroparticle Physics", affermano:<br />
<br />
"se esistono dimensioni nascoste, come suggerisce la Teoria delle stringhe, queste potrebbero in qualche misura influenzare le onde gravitazionali che si producono nell’universo in corrispondenza di<br />
eventi eccezionali come la fusione di due buchi neri. Le conseguenze di dimensioni aggiuntive sulle increspature dello spazio-tempo sono prevedibili e misurabili".<br />
<br />
I sensibilissimi strumenti in uso per questi esperimenti dovrebbero essere in grado di captare il cambiamento del fenomeno ondulatorio dettato dal "modello standard", che descrive le quattro forze<br />
fondamentali ("elettromagnetica", "gravitazionale"", "nucleare forte" e "nucleare debole") in relazione al comportamento delle particelle elementari. Qualsiasi deviazione dalla norma del modello standard durante gli esperimenti sarebbe dovuta a fattori extradimensionali. Il primo scienziato ad ipotizzare l'esistenza di realtà extradimensionali fu il tedesco THEODOR KALUZA (1885-1954) nel 1929, mediante una teoria volta ad unificare il "campo gravitazionale" descritto dalla RELATIVITA' GENERALE di EINSTEIN, con il "campo elettromagnetico" descritto dalle EQUAZIONI DI MAXWELL, introducendo l'anello di congiunzione di una QUINTA DIMENSIONE spaziale. Negli anni '60 si fece poi strada la più elaborata TEORIA DELLE STRINGHE, detta anche LA TEORIA DEL TUTTO, perchè, se confermata, sarebbe in grado di spiegare ed unificare ogni interazione nell'Universo conosciuto, confermando anche l'esistenza di infinite dimensioni ed UNIVERSI PARALLELI.<br />
<br />
La TEORIA DELLE STRINGHE (o TEORIA DEL TUTTO) ipotizza che il nostro Universo non sia altro che una membrana tridimensionale fra infinite altre membrane di altri universi, e mediante questa teroria, nata da precise equazioni matematiche, potrebbe essere dimostrata anche l'esistenza di almeno 11 DIMENSIONI EXTRA nel nostro stesso Universo. Gli ATOMI, particelle di cui è composto ogni elemento in Natura e nell'Universo, sono a loro volta composti da particelle subatomiche come elettroni, neutroni, protoni e, infine quark. Questi ultimi, considerati i mattoni fondamentali della materia, potrebbero essere in realtà costituiti da minuscoli anelli detti STRINGHE VIBRANTI DI ENERGIA, fino ad un milione di volte più piccole di uno stesso quark; questi filamenti ad anello, se fossero scientificamente confermati dall'osservazione, potrebbero spiegare in modo incontrovertibile l'armonia fondamentale del Tutto. Per dimostrare quanto queste stringhe sono infinitesimali, possiamo immaginare un atomo portato alle dimensioni dell'intero sistema solare, in proporzione al quale una stringa raggiungerebbe la grandezza di un albero. Come agirebbero questi filamenti fondamentali di energia? Possiaamo paragonare le vibrazioni dei minuscoli anelli contenuti nelle particelle quantistiche alle note prodotte dalle corde di un violino: la diversa frequenza che esse propagano determina la creazione di un diverso fenomeno in Natura e nell'Universo; la vibrazione che crea la forza gravitazionale, ad esempio, è diversa da quella che compone un organismo biologico, così come la frequenza vibrazionale delle stringhe assegna ad ogni particella elementare la sua funzione specifica, la massa e la carica. Sulla base di questi presupposti, l'armonia universale potrebbe essere espressa come una "sinfonia cosmica", che potrebbe fungere da anello di congiunzione fra i caotici processi subatomici e l'ordinata dimensione del cosmo macroscopico. La<br />
TEORIA DELLE STRINGHE può in questo caso chiarire la relazione fra le leggi della MECCANICA QUANTISTICA (fondamentalmente anti-intuitive) e la RELATIVITA' GENERALE elaborata da EINSTEIN, superando il concetto di particelle corpuscolari ed estendendolo ad entità formate da anelli filamentosi di energia vibrante. In questo caso il CAOS QUANTISTICO<br />
continuerebbe ad esistere, con la sua imprevedibilità ed indeterminatezza, ma sarebbe molto meno assurdo agli occhi della logica, armonizzandosi discretamente con le leggi di causa-effetto che<br />
governano il macrocosmo descritte dalla RELATIVITA' GENERALE. Le STRINGHE, basate su complesse equazioni matematiche, costituirebbero l'elemento unificante di tutte le forze e le forme materiali dell'universo. Ma osservare particolari microscopici così infinitesimali è complicato come lo sarebbe osservare al telescopio il paesaggio di un pianeta che ruota intorno ad una stella lontana negli abissi della Galassia; ad oggi, non esistono strumenti in grado di guardare così a fondo nell'infinitamente piccolo. In ogni caso, equazioni così complesse e, nello stesso tempo, irrinunciabili per la creazione di una configurazione cosmica armonica e funzionale, impongono l'esistenza di infiniti UNIVERSI PARALLELI e di DIMENSIONI EXTRA (quest'ultime nel nostro stesso Universo) che si potrebbero ricollegare agli STATI ALTERATI DI COSCIENZA e all'INTUIZIONE come mezzo fondamentale di conoscenza.<br />
<br />
L'aver attinto a queste percezioni estese della realtà costituì, fin dai primordi, il principale fattore evolutivo della coscienza umana, dal quale l'intelligenza e l'intuizione stessa si sono potute accrescere. In realtà, conoscendo il comportamento sempre più elusivo delle particelle quanto più a fondo riusciamo ad osservare, la reale natura ologrammatica della materia, l'invisibilità delle forze<br />
interagenti fondamentali dell'Universo, l'ipotesi più concreta ed intuitiva è quella secondo la quale esistono infiniti altri universi, e altrettanto infiniti livelli di realtà nel nostro stesso mondo. Quando pensiamo a qualcosa di finito, nello spazio e nel tempo, seppure siano milioni di anni luce o miliardi di galassie, la mente si ribella, non può sopportare alcun tipo di restrizione, di limite, seppure inconcepibilmente esteso: la mente non può fluire che nell'INFINITO e non può concepire che l'INFINITO. Ed intuitivamente, al di là delle conferme scientifiche, la dimensione dell'infinitamente<br />
piccolo è davvero un abisso senza fondo, come descritto dallo schema del matematico polacco BENOIT MANDELBROT (1924-2010), allo stesso modo l'Universo macroscopico che osserviamo è illimitato, riproducendo galassie su galassie e creando tutte le altrettanto infinite possibilità; quello in cui viviamo è presumibilmente soltanto uno degli infiniti universi che vengono creati in continuazione come bolle dal corpo di BRAHMA, che si trova al di là di tutto ciò che esiste, ed<br />
è perciò identificato dalla filosofia orientale come il NULLA CREATIVO (ricordando la natura fondamentalmente paradossale del Cosmo).<br />
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FOTO: immagine che riproduce gli spazi extradimensionali e la loro sovrapposizione.<br />
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Lo scienziato tedesco THEODOR KALUZA (1885-1954) nel 1919 elaborò per la prima volta una teoria secondo la quale una QUINTA DIMENSIONE spaziale sarebbe necessaria al fine di produrre gli effetti dell'ELETTROMAGNETISMO: se EINSTEIN, nel 1916, aveva già dimostrato che la GRAVITA' nasce dall'effetto di deformazioni e onde nelle quattro direzioni spazio-temporali, KALUZA dedusse che anche l'ELETTROMAGNETISMO potesse essere costituito da onde, ma, perchè ciò possa accadere, queste onde dovrebbero essere prodotte nell'ambito di un'ulteriore dimensione spazio-temporale, oltre le quattro accertate (altezza, larghezza, profondità e tempo). Il fisico svedese OSKAR KLEIN (1894-1977) maturò l'idea che sarà fondamentale per la successiva TEORIA DELLE STRINGHE (che nacque negli anni '60), e cioè che le dimensioni extra della realtà si trovino "arrotolate" su se stesse, così strettamente da non poter essere osservate. Le due ipotesi comparate di KALUZA e KLEIN definirono quella che viene denominata TEORIA DI KALUZA-KLEIN. Questa teoria permise di unire il concetto di onda a quello di particella, affermando che le componenti delle dimensioni extra, al pari di un cavo elettrico, si possano configurare allo stesso tempo come anelli arrotolati su se stessi e come filamenti estesi di energia vibrante. In sintesi: in ogni punto dello spazio tridimensionale in cui viviamo si trova un anello di questa QUINTA DIMENSIONE, talmente infinitesimo da non poter essere osservato con i moderni microscopi; nel loro insieme, questi anelli di energia, al loro passaggio, formano estese "stringhe" che pervadono<br />
tutto l'Universo. Esempio: se osserviamo un cavo elettrico orizzontalmente ci sembra una linea in uno spazio bidimensionale; se lo tagliamo e lo osserviamo da un altro punto di vista, esso assume<br />
l'aspetto di un anello; allo stesso modo sono conformate le STRINGHE COSMICHE. Secondo la TEORIA DELLE STRINGHE, le particelle elementari (o quantistiche) sarebbero generate da questi filamenti di energia le cui disposizioni ed intensità vibrazionali ne determinerebbero le proprietà ed il funzionamento. JOSEPH LYKKEN (nato nel 1957), fisico teorico statunitense, direttore della ricerca del Fermi National Accelerator Laboratory, afferma:<br />
<br />
"Quando parliamo di dimensioni extra, itendiamo vere dimensioni spaziali, al pari delle dimensioni spaziali che percepiamo". (JOSEPH LYKKEN)<br />
<br />
Se potessimo osservare queste formazioni ad anello nelle loro circonvoluzioni, potremmo cogliere i diversi ed infiniti modi in cui questi anelli di energia si intersecano ed interagiscono fra loro,<br />
influenzando la forma dello spazio e del tempo. Gli scienziati hanno rilevato 20 NUMERI FONDAMENTALI relativi alle COSTANTI in natura (tali numeri comprendono: il peso di un elettrone, la forza di gravità, la forza elettromagnetica, la forza nucleare forte e la forza nucleare<br />
debole); se attraverso l'uso di un sofisticato computer assemblassimo tutti questi valori, sul monitor comparirebbe l'Universo in cui viviamo. Modificando anche di poco una di queste costanti, l'Universo a noi conosciuto scomparirebbe divorato dal caos. Se questo non succede, se il nostro mondo è così perfettamente calibrato, le sue leggi non possono trovare fondamento nella dimensione ordinaria, sarebbe come supporre che un albero appoggiasse verticalmente il tronco sul terreno sostenendosi da se stesso; com'è ovvio che il sostegno dell'albero sono le sue radici profonde che non possiamo vedere, parallelamente il sostegno del nostro Universo, il luogo in cui le sue leggi sono formate, si trova in un'altra dimensione, impercettibile ai sensi, ma ancor più concreta della nostra. Ogni punto ed ogni oggetto nel nostro Universo è composto da minuscoli anelli vibranti, detti STRINGHE. La TEORIA DELLE STRINGHE suppone l'esistenza di 11 DIMENSIONI relative al nostro stesso Universo; dimensioni che, prima della scienza moderna e dell'acceleratore di particelle del CERN di GINEVRA, gli antichi SCIAMANI hanno attraversato e sperimentato risvegliando i poteri della propria mente.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-mjxtGaysKnc/XjmXujSYMzI/AAAAAAAAgOQ/hnxvwKg4X7ERW2oAWikh7gbetrE09RRHgCLcBGAsYHQ/s1600/32169860_10213793255078011_3363913489688035328_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-mjxtGaysKnc/XjmXujSYMzI/AAAAAAAAgOQ/hnxvwKg4X7ERW2oAWikh7gbetrE09RRHgCLcBGAsYHQ/s320/32169860_10213793255078011_3363913489688035328_n.jpg" width="320" /></a></div>
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Nel corso degli anni '80 il mondo scientifico si trovò di fronte a cinque diverse versioni della TEORIA DELLE STRINGHE, che si basavano sugli stessi presupposti generali, ma sembravano escludersi nei dettagli. Alcune versioni prevedevano filamenti d'energia chiusi, altre aperti, alcune teorie affermavano l'esistenza di 26 dimensioni...e tutte erano apparentemente valide. Se riuscissimo a supervisionare le infinite diverse configurazioni di questi anelli di energia, avremmo davvero elaborato la TEORIA DEL TUTTO, e nelle nostre mani ci sarebbe la chiave dell'Universo, in grado di aprire le porte di ogni possibilità, finanche i viaggi nello spazio-tempo; ma forse questa chiave, molto prima di averla fra le mani, l'abbiamo avuta, e ce l'abbiamo, nei poteri della nostra psiche. Nel 1995 i fisici teorici di tutto il mondo si riunirono all'University of Southern California per il convegno annuale, e fra loro non poteva mancare uno dei più grandi scienziati del mondo: il matematico e fisico statunitense EDWARD WITTEN (nato nel 1951), che unificò le cinque apparentemente inconciliabili teorie intuendo che esse non rappresentano altro che cinque diverse prospettive della stessa cosa; la nuova TEORIA DELLE STRINGHE UNIFICATA di EDWARD WITTEN venne<br />
denominata TEORIA "M" (ad oggi nessuno ha saputo dare una spiegazione su che cosa si intendesse per "M"). Prima dell'elaborazione della TEORIA M, si pensava che le STRINGHE operassero in un quadro a 10 dimensioni (1 per il tempo, tre per lo spazio, più 6 dimensioni extra risultanti dalle equazioni matematiche), ma quest'ultima prevedeva un'UNDICESIMA DIMENSIONE SPAZIALE. Le dimensioni spaziali determinano i gradi di libertà in cui ci si può muovere; dunque, più dimensioni<br />
possiamo riuscire a controllare, più estesa e libera sarà la nostra volontà. L'UNDICESIMA DIMENSIONE introdotta da WITTEN consente alle STRINGHE di organizzarsi in membrane (o BRANE) che avrebbero l'aspetto di "lenzuola" bidimensionali nel complesso, ma ospiterebbero al loro interno altri universi tridimensionali. A questo punto la nostra visione del TUTTO si estenderebbe al punto che il nostro Universo apparirebbe come una membrana infinita in mezzo ad altre membrane infinite di infiniti UNIVERSI PARALLELI. Secondo alcuni teorici questi<br />
UNIVERSI PARALLELI potrebbero trovarsi a meno di un millimetro da noi, ma noi non possiamo interagire con la loro forma materiale. Ad un tratto, nell'intera concezione della nostra esistenza si potrebbe innescare la scintilla del desiderio di espansione, di evasione da una realtà che fino ad ora abbiamo considerato come assoluta e ineluttabile. Questa consapevolezza profonda, probabilmente, è stata il motore dell'evoluzione della coscienza umana, e consiste nel desiderio di superare le barriere del reale.<br />
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<b>CONCLUSIONE</b><br />
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La coscienza sciamanica è l'Alfa e l'Omega dell'interminabile viaggio dell'evoluzione umana, ovvero ciò che non può mutare ma dal quale si diparte ogni trasmutazione, ogni fuga verso l'infinito, ogni traguardo, ogni parabola ascendente e discendente nella storia dell'umanità. Tutti gli ancestrali archetipi, le aspirazioni dei nostri lontani antenati, le esperienze fisiche e psicologiche susseguite nell'arco di decine di migliaia di anni, dormono nelle profondità del nostro inconscio, dove regna il silenzio, nel più segreto punto d'unione. Lo SCIAMANESIMO, come nucleo della coscienza umana, e come fondamentale perno dalla sua stessa essenza, non potrà mai essere superato o estinto, i suoi principi si possono trasmutare, divenire più complessi, abbracciare nuovi orizzonti, nascondersi dietro maschere contraffatte nelle età della decadenza, o durante la notte oscura dell'anima, senza tuttavia esserne mai corrotti, solo temporaneamnte messi da parte, in sonno. Ma tutti i nostri ragionamenti, la nostra aspirazione a far riemergere quel nucleo profondo, allo scopo di avviare il lungo processo di guarigione dell'umanità assieme all'intero pianeta e al campo d'interconnessione che ci avvolge finirà per rimanere solo una grossolana e superficiale auto-convinzione se non si accompagna ad un autentica volontà di cambiamento radicale dell'intera struttura sociale nella quale siamo cresciuti e che ha profondamente condizionato ogni più piccolo comportamento e aspetto della nostra esistenza: il nucleo profondo, sano e armonico della nostra essenza non può coesistere con un sistema fondamentalmente fallimentare, basato su competizione, sfruttamento e profitto esclusivo; come abbiamo appurato nei primi capitoli di questo saggio, il benessere individuale non può essere disgiunto dal benessere collettivo, tanto meno a discapito di quest'ultimo. La coscienza sciamanica può essere paragonata all'imperturbabilità degli elementi che costituiscono la realtà fondamentale a livello quantistico: quanto nell'ambito della reatà macroscopica dominano le leggi del "divenire" ed eventi di ogni natura si susseguono come un'esplosione, le particelle elementari rimangono sempre sè stesse, del tutto estranee a quanto scorre sulla pellicola del film nella realtà tangibile. La consapevolezza dello sciamano primordiale fu per l'uomo la vera scoperta della libertà, perchè interagisce con il campo di forze fondamentale (quantistico e mentale) libero dal meccanicismo che domina i fenomeni di superficie, dove la coscienza viene generata e dal quale ogni cosa emerge: questo concetto è espresso perfettamente dalle raffigurazioni incompiute dell'arte rupestre del Paleolitico Superiore, dove gli artisti hanno richiamato le forme degli animali come in un atto creativo, lasciandone intuire l'emersione dalla dimensione indifferenziata dell'Ignoto. Lo Sciamano che è in noi osserva, ci guida attraverso il presente preparandoci al futuro, attende il momento e il modo in cui si paleserà attraverso le prossime generazioni, attuando la convergenza magica fra l'ancestrale consapevolezza e i nuovi progressi della scienza. Alla fine coloro che riconosceranno in sè stessi questo codice senza tempo porranno le fondamenta delle epoche future. Si attuerà una grande e generale convergenza nella quale l'uomo riconoscerà in sè stesso e nella sua osmosi con la Natura ogni autentica potenzialità, al di là di ogni invenzione, e al di là di ogni nuova scoperta nel mondo fisico, capirà che non vi saranno nuovi pianeti da raggiungere o segreti svelati nelle pieghe della complessità dell'universo se prima di ogni altra cosa non smetterà di fuggire da sè stesso. <br />
<br />
Ciò che è primordiale è regale, imprescindibile, connesso alla dignità e alla pienezza esistenziale. La consapevolezza sciamanica, come il campo unificato della realtà fondamentale, guida ogni trasformazione dalla sua profondità imperturbabile. L'antico Sciamano è l'Alpha e l'Omega del percorso evolutivo dell'umanità: tutti gli dei, tutte le conoscenze, tutte le potenzialità sono dentro di lui: egli è il punto di convergenza, il cardine delle dinamiche della coscienza. <br />
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<b>Alessia Birri</b><br />
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<b><br /></b>
<b>CONTINUA LA LETTURA CON I SEGUENTI APPROFONDIMENTI:</b><br />
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(Connessi a "LA MEMORIA SACRA DELLO SCIAMANO" sono i seguenti saggi, pubblicati separatamente per ragioni legate alla lunghezza del post)<br />
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"<b>TOMBE E ACCAMPAMENTI DEL PALEOLITICO SUPERIORE</b>":<br />
<a href="http://alessia-birri.blogspot.com/2020/01/tombe-e-accampamenti-del-paleolitico.html">http://alessia-birri.blogspot.com/2020/01/tombe-e-accampamenti-del-paleolitico.html</a><br />
<br />
"<b>LE CAVERNE PALEOLITICHE D'EUROPA</b>":<br />
<a href="https://alessia-birri.blogspot.com/2019/11/le-caverne-paleolitiche-deuropa.html">https://alessia-birri.blogspot.com/2019/11/le-caverne-paleolitiche-deuropa.html</a><br />
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<b>PER UN ULTERIORE AUSILIO D'IMMAGINI VISITA GLI ALBUM DI GOOGLE FOTO:</b><br />
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Arte paleolitica - figura umana:<br />
<a href="https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipMa6kLrUCH1H7HQRZYfVUI8GBCPegAcWSVsDeru">https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipMa6kLrUCH1H7HQRZYfVUI8GBCPegAcWSVsDeru</a><br />
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Arte paleolitica - animali:<br />
<a href="https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipM0qDKXQN2nnq9gAgJaaRWn1AjjMNM3zAhVIUdr">https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipM0qDKXQN2nnq9gAgJaaRWn1AjjMNM3zAhVIUdr</a><br />
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Paleolitico - simbologia:<br />
<a href="https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipOuKQAjRYe4FZhUPUK8GZ-slCXFXJKPBsw8wpyN">https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipOuKQAjRYe4FZhUPUK8GZ-slCXFXJKPBsw8wpyN</a><br />
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Paleolitico - ornamenti:<br />
<a href="https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipMULtJh_g-IF2Xyj_UBdcmY3gw-VYAcgvST--RL">https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipMULtJh_g-IF2Xyj_UBdcmY3gw-VYAcgvST--RL</a><br />
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Paleolitico - strumenti musicali:<br />
<a href="https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipMSUTlocB6lvPZ2XsVKX_cY-Lfd5DphqQ51HUtN">https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipMSUTlocB6lvPZ2XsVKX_cY-Lfd5DphqQ51HUtN</a><br />
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Paleolitico - armi - strumenti - accessori:<br />
<a href="https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipNmj7gjaE7QlfsyNCQzGLNovYSQnv_H7RGRqkK4">https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipNmj7gjaE7QlfsyNCQzGLNovYSQnv_H7RGRqkK4</a><br />
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<b>FONTI E ARTICOLI CORRELATI:</b><br />
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I miti di emersione nelle tradizioni dei Nativi americani:<br />
<a href="https://hyperborea.live/2017/10/21/i-miti-di-emersione-nelle-tradizioni-dei-nativi-americani/">https://hyperborea.live/2017/10/21/i-miti-di-emersione-nelle-tradizioni-dei-nativi-americani/</a><br />
<br />
Arte rupestre dei San-Boscimani del Sud Africa:<br />
<a href="http://paleolithic-neolithic.com/overview/bushman-rock-art/">http://paleolithic-neolithic.com/overview/bushman-rock-art/</a><br />
<br />
Visione a distanza e influenza remota - di John Hall:<br />
<a href="https://stalking-organizzato.ch/visione-distanza-influenza-remota-viaggio-astrale-onde-elf-controllo-mentale-telapatia-cia-haarp-guinea-pigs-john-hall.html">https://stalking-organizzato.ch/visione-distanza-influenza-remota-viaggio-astrale-onde-elf-controllo-mentale-telapatia-cia-haarp-guinea-pigs-john-hall.html</a><br />
<br />
Esoterismo e comunismo - di Daniele Mansuino:<br />
<a href="https://www.riflessioni.it/esoterismo/esoterismo-comunismo-1.htm">https://www.riflessioni.it/esoterismo/esoterismo-comunismo-1.htm</a><br />
<br />
Le origini sciamaniche della cultura europea - di Francesco Dal Pino:<br />
<a href="https://francescodalpino.org/2018/05/27/le-origini-sciamaniche-della-cultura-europea/">https://francescodalpino.org/2018/05/27/le-origini-sciamaniche-della-cultura-europea/</a><br />
<br />
"Prehistory decoded" - Martin Sweatman official website (in questo sito potete trovare i saggi di M. Sweatman dove sono illustrate le corrispondenze astronomiche dei dipinti e dei bassorilievi dei siti relativi al Paleolitico Superiore, compreso Gobekli Tepe, fino all'era neolitica):<br />
<a href="http://martinsweatman.blogspot.com/">http://martinsweatman.blogspot.com/</a><br />
<br />
"Archeociel" - sito ufficiale di Chantal Jègues-Wolkiewiez, l'antropologa che per prima ha decodificato il codice astronomico della caverna di Lascaux:<br />
<a href="http://www.archeociel.com/">http://www.archeociel.com/</a><br />
<br />
Tavola dei simboli della proto-scrittura riconosciuti dalla studiosa Genevieve Von Petzinger:<br />
<a href="http://www.bradshawfoundation.com/news/rock_art.php?id=Proto-Writing-System">http://www.bradshawfoundation.com/news/rock_art.php?id=Proto-Writing-System</a><br />
<br />
"Therianthropy and theriomorphism in shamanic religions" di Przemyslaw Bryk:<br />
<a href="http://www.academia.edu/28071580/Therianthropy_and_theriomorphism_in_shamanic_religions">http://www.academia.edu/28071580/Therianthropy_and_theriomorphism_in_shamanic_religions</a><br />
<br />
"Lo sciamano che è in noi" di Tiziana Ciavardini:<br />
<a href="https://www.riflessioni.it/sacro/sciamano.htm">https://www.riflessioni.it/sacro/sciamano.htm</a><br />
<br />
"Il cranio di Dmanisi: nonostante le smentite è un importante punto a sfavore della teoria neodarwiniana" di Enzo Pennetta:<br />
<a href="http://www.enzopennetta.it/2013/10/il-cranio-di-dmanisi-nonostante-le-smentite-e-un-importante-punto-a-sfavore-della-teoria-neodarwiniana/">http://www.enzopennetta.it/2013/10/il-cranio-di-dmanisi-nonostante-le-smentite-e-un-importante-punto-a-sfavore-della-teoria-neodarwiniana/ </a><br />
<br />
"Connessione tra sciamanesimo e fisica quantistica-nuovi studi":<br />
<a href="https://www.corsipiu.it/la-connessione-tra-sciamanesimo-e-fisica-quantistica/">https://www.corsipiu.it/la-connessione-tra-sciamanesimo-e-fisica-quantistica/</a><br />
<br />
"Il simbolo della caverna" di Moreno Neri:<br />
<a href="http://www.ritosimbolico.it/rsi/2012/08/il-simbolo-della-caverna/">http://www.ritosimbolico.it/rsi/2012/08/il-simbolo-della-caverna/</a><br />
<br />
"Infinite realtà? Una scoperta conferma i paradossi della fisica quantistica" di Roberto Paura:<br />
<a href="https://scienze.fanpage.it/infinite-realta-una-scoperta-conferma-i-paradossi-della-fisica-quantistica/">https://scienze.fanpage.it/infinite-realta-una-scoperta-conferma-i-paradossi-della-fisica-quantistica/</a><br />
<br />
"L'esperimento della doppia fenditura spiegato dal Dott.Quantum - YouTube:<br />
<a href="https://www.youtube.com/watch?v=LXf35olSYcw">https://www.youtube.com/watch?v=LXf35olSYcw</a><br />
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<br />Alessia Birrihttp://www.blogger.com/profile/09538305177304729903noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-8043033874697774236.post-88882724095875826832016-07-25T07:20:00.002-07:002023-01-06T05:44:37.888-08:00LA SCINTILLA DIVINA DI ENKILA MITOLOGIA SUMERA, AL PARI DELLE ALTRE, NARRA I CONFLITTI DEGLI DEI COME PERCORSI INTERIORI DELL'UOMO SULLA VIA DELLA CONSAPEVOLEZZA. TUTTO PROVIENE DAL BASSO IN UN PROCESSO ALCHEMICO DI EVOLUZIONE. ENKI, DIVINITA' INTERIORE DELL'UOMO E COSTRUTTORE DELL'UNIVERSO, E' L'UOMO STESSO NELLA SUA REALIZZAZIONE ED ACCEZIONE DIVINA.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-K9MikU6YkDk/V5Xyfav1L-I/AAAAAAAATkI/JKmVWuHhhGUtlVjQMxNtr0_T-6Bmycw_ACLcB/s1600/fc2b22171eb2a60e47541b318eca36e7.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://2.bp.blogspot.com/-K9MikU6YkDk/V5Xyfav1L-I/AAAAAAAATkI/JKmVWuHhhGUtlVjQMxNtr0_T-6Bmycw_ACLcB/s320/fc2b22171eb2a60e47541b318eca36e7.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: bassorilievo raffigurante il dio Enki sotto forma di uomo-pesce, dal palazzo del Re Sargon II, 700 - 721 a.C., da Dur Sharken. British Museum.<br />
<br />
"Non si raggiunge l'illuminazione immaginando figure di luce, ma portando alla coscienza l'oscurità interiore. Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia". (Carl Gustav Jung)<br />
<br />
"Uomo, conosci te stesso e conoscerai l'Universo e gli Dèi" (Iscrizione sul tempio dell'Oracolo di Delfi)<br />
<br />
PREMESSA<br />
<br />
Le testimonianze scritte a noi pervenute sotto forma di miti, pur essendo molto antiche, tuttavia rappresentano l'ultima propaggine dell'eredità sapienziale umana, relativa a quella piccola parte della storia che noi oggi conosciamo grazie all'archeologia, ma le cui radici si propagano in tempi tanto remoti quanto per noi oggi sarebbe difficile immaginare. Che il mito del diluvio riporti un'avvenimento geologico realmente accaduto (presumibilmente durante la deglaciazione, circa 13.000 anni fa) ha per noi un'importanza relativa, poichè le antiche mitologie rispecchiano negli eventi naturali gli stessi percorsi della psiche, grazie alla comprensione che tutto è correlato ed obbedisce alle stesse leggi universali: microcosmo e macrocosmo non devono mai essere considerati come due enti separati ed ogni evento cosmico ha il suo equivalente psichico nel progresso individuale. Solo partendo da questi presupposti potremo usufruire del tesoro nascosto nei versi e custodito gelosamente attraverso i millenni. La molteplicità degli dèi, le lotte che essi intraprendono fra di loro e l'apparente contrapposizione di entità, come ENKI ed ENLIL, non devono trarre in inganno, poichè, come per ogni antica spiritualità (non "religione": il termine "religione" sarebbe riduttivo e avvilente riferito alla somma conoscenza degli antichi, ed un concetto ch'essi per certo non riconoscevano) la chiave di lettura deve seguire una visione enoteistica dell'universo, dove le divinità sono concepite come forze legate dall'unità nella molteplicità, ossia diverse manifestazioni dell'Uno. Il conflitto fra il dio ENKI ed ENLIL, espone, a livello psichico, la contrapposizione fra elementi regressivi della coscienza (ENLIL) e potenzialità evolutive e creatrici (ENKI) come aspetti della stessa essenza universale. A livello cosmico e materiale, il conflitto fra ENKI ed ENLIL potrebbe costituire la contrapposizione fra forza centripeta (ENLIL) e forza centrifuga creatrice (ENKI).<br />
Il dio AN, facilmente intercambiabile con ENLIL, personificherebbe il principio ancora privo di individuazione dell'Universo che, successivamente, prende coscienza di sè stesso attraverso l'Uomo e l'azione di ENKI, dio che agisce sugli elementi sotterranei permettendone la sublimazione. Gli dei del cielo rappresentano, dunque, la coscienza non ancora definita, infantile, come il feto nell'utero materno, mentre ENKI, dio degli abissi, è il vero architetto dell'Universo, la guida intelligente che ci accompagna attraverso le trasformazioni. La triade AN - ENLIL - ENKI, mancando dell'elemento femminile, può essere paragonata alla TRIMURTI indiana con BRAMHA (il principio emanatore), VISHNU (conservatore dell'ordine costituito), SHIVA (la distruzione dell'ordine costituito necessaria all'evoluzione). A che cosa è stato dovuto il decadimento dell'antica consapevolezza e la conseguente scissione dell'uomo da sè stesso e dall'universo circostante? Al passaggio, a un certo punto della storia, della mente umana dal mondo reale, panteistico, in cui fra spirito e materia non vi era alcuna distinzione, ad una realtà illusoria, schizofrenica, in cui spirito e materia vengono divisi, i necessari principi trasformatori demonizzati assieme alle divinità che li soprintendono, rimanendo la realtà delle cose solo appannaggio di pochi e la superstizione foraggio dei molti; fu così che la religione prese il posto della Conoscenza, il monoteismo quello del Panteismo. Perciò è fondamentale il recupero delle nozioni tramandate nell'antica mitologia, perchè esse non sono archeologia, non sono filologia, non sono antropologia: in esse ci sono le chiavi della nostra stessa esistenza, del nostro equilibrio, del nostro futuro, e se non ritroviamo quelle chiavi eterne (Ekam Sat) continueremo a sognare, come va molto di moda oggi, ma non ci sveglieremo mai e saremo sempre portati come bambini per mano da qualcun'altro. Ma per fare questo dobbiamo sempre tenere alta l'attenzione, guardare dritto verso il punto focale di tutti i messaggi racchiusi nel mito, che pongono sempre come fine ultimo la realizzazione dell'uomo, non la sua nascita biologica (ENKIDU) ma la sua realizzazione spirituale e divina: ENKI.<br />
<br />
IL MITO UNIVERSALE DEGLI UOMINI PESCE E I SETTE APKALLU INVIATI DA ENKI. GLI ARCHETIPI CUSTODITI NELL'APSU DI ENKI. <br />
<br />
In questo paragrafo compareremo la rappresentazione del dio sumero ENKI sotto forma di uomo-pesce con le analoghe antiche mitologie universali, relative agli AVATAR della divinità inviati in aiuto agli uomini. Altro importante simbolo del dio ENKI era la capra, unita anch'essa alla figura del pesce, ed associata agli abissi marini in quanto animale goloso di sale. L'icona di ENKI sotto forma di capra con la coda di pesce è stata ereditata dallo ZODIACO nella figura del CAPRICORNO. <br />
<br />
Quando parliamo di ENKI, lo definiamo come "il dio sumero ENKI", per una questione di chiarezza, ma dobbiamo sempre tener presente che si tratta di un'idea eterna e universale e le sue manifestazioni sono innumerevoli, perchè incarna la massima espressione dell'Uomo e costituisce perciò la mèta che ognuno deve raggiungere, un sentiero faticoso di conoscenza e realizzazione: ogni Uomo completo è ENKI (cielo e terra, spirito e materia in perfetto equilibrio), perchè il suo pensiero unito alla conoscenza di sè prende vita nell'eternità; ogni uomo che non ha costituito il suo nucleo individuale e non ha sviluppato le proprie potenzialità è ENKIDU: colui che è destinato a morire perchè non ha compiuto la grande opera. ENKI è fuori e dentro l'Uomo, è la potenzialità che lo conduce verso l'Essenza, perchè non basta l'emanazione ad opera di ANU (il principio), nemmeno il soffio vitale (o anima) che sostiene la mera esistenza di ENLIL, ma solo il nucleo spirituale, scaturito dall'azione di ENKI, dalla conoscenza del mondo e di sè stesso, può donare all'Uomo la vera vita.<br />
<br />
Sappiamo che il racconto del diluvio è presente nelle memorie ancestrali delle civiltà di tutto il mondo, che costituiscono i molteplici rami dell'albero della conoscenza universale, così come i rispettivi dèi presenti in questi racconti (come allegorie di manifestazioni psichiche o fenomeniche) attraverso i millenni destinarono alla mente umana il medesimo messaggio in diverse forme. Agli albori delle civiltà a noi conosciute, ovvero quelle relative al tempo posteriore al grande diluvio (che dovette corrispondere, presumibilmente, alla deglaciazione avvenuta circa 11.000 anni fa) apparvero contemporaneamente sulla terra figure di divinità salvifiche che permisero all'umanità di sopravvivere e di conservare la conoscenza degli antenati, permettendo ai sopravvissuti di continuare il cammino verso il proprio perfezionamento. Questi esseri divini furono rispettivamente OSIRIDE e THOT per quel che riguarda l'ANTICO EGITTO (dèi della civilizzazione e della conoscenza), il pesce MATSYA (primo avatar di VISHNU) nel racconto del PURANA indiano, il quale predisse a MANU (progenitore dell'umanità) l'avvento del diluvio indicandogli la costruzione dell'arca che avrebbe salvato le specie viventi; l'uomo-pesce HSI compilatore dell'I CHING cinese; il NOMMO dell'antica tradizione della tribù malese dei DOGON; il VIRACOCHA delle leggende andine, apparso dal lago TITICACA; l'OANNES della tradizione babilonese di cui narra lo storico del III secolo a.C. BEROSO, descritto come metà uomo e metà pesce, uscito dalle acque che lambivano BABILONIA per impartire gli insegnamenti della civiltà e identificato come il figlio di ENKI, ADAPA, nonchè i SETTE SAPIENTI che ENKI invia presso gli uomini, descritti come esseri semidivini, metà uomini e metà pesci, emersi dall'abisso APSU, e denominati APKALLU, custodi dei grandi Archetipi (ME). I ME individuano i principi di tutte le cose e sono custoditi da ENKI nel suo regno abissale, l'APSU: sono le idee immutabili, necessarie e i procedimenti creativi legati a tutto ciò che esiste. <br />
<br />
I 69 ME DI ENKI:<br />
<br />
La sovranità<br />
La divinità<br />
La corona sublime e permanente<br />
Il trono reale<br />
Lo scettro sublime<br />
Le insegne reali<br />
Il sublime santuario<br />
La dignità di Pastore<br />
La regalità<br />
La Signoria durevole<br />
La Signora divina (dignità sacerdotale)<br />
L'Ishib (dignità sacerdotale)<br />
Il Lumah (dignità sacerdotale)<br />
Il Gutig (dignità sacerdotale)<br />
La Verità<br />
La discesa agli inferi<br />
La risalita dagli inferi<br />
Il Kurgarru (sorta di eunuco)<br />
Il Girdabara (sorta di eunuco)<br />
Il Sagursag (sorta di eunuco)<br />
Il vessillo delle battaglie<br />
Il diluvio<br />
Le armi <br />
I rapporti sessuali<br />
La prostituzione<br />
La Legge <br />
La calunnia <br />
L'Arte<br />
La Sala del culto<br />
Lo Ierodulo del cielo<br />
Il Gusilim (strumento musicale)<br />
La musica<br />
<br />
I sette APKALLU inviati da ENKI erano consiglieri dei Re antidiluviani e questi i loro nomi:<br />
<br />
Adapa - Oannes<br />
U'an (Apkallu del re Ayalu)<br />
U'anduga (Apkallu del re Alalgar)<br />
Ammelu'anna (Apkallu del re Enmeduga)<br />
Enmegalamma (Apkallu del re Ammegalanna)<br />
Enmegulubba (Apkallu del re Enme'usumgalamma)<br />
Utu'abzu (Apkallu del re Enmeduranki)<br />
<br />
Si potrebbero riportare molti altri esempi relativi ad epoche più recenti legati alla simbologia dell'uomo-pesce. Tutti questi esseri divini erano comunemente riconosciuti come PESCATORI DI UOMINI ed erano associati alle acque ed agli abissi o, come OSIRIDE, al viaggio agli Inferi, come individuazione degli elementi nell'indefinito (inconscio) e loro trasformazione in potenzialità sviluppate e conoscenza. Il PESCE è un elemento psichico "penetrante" che accompagna l'uomo verso la conoscenza che è dentro di lui e, di conseguenza, fuori di lui, per questo l'"iniziato" viene visto come UOMO PESCE. Il nome dei SETTE SAGGI inviati da ENKI, infatti, è ABGALLU, che si traduce: AB = ACQUA - GAL = GRANDE - LU = UOMO, che compongono la parola che significa SAGGIO. E' saggio infatti colui che ha viaggiato negli abissi dell'indefinito portando alla luce le cose nascoste, trasformando gli elementi altrimenti distruttivi in elementi positivi.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-uxUf1XXPfi4/V5X1ALlPVcI/AAAAAAAATkU/Gs0wjmuRMY8jYzXRZ5CzwDrG6jMh859IQCLcB/s1600/Ea_%2528Babilonian%2529_-_EnKi_%2528Sumerian%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="203" src="https://4.bp.blogspot.com/-uxUf1XXPfi4/V5X1ALlPVcI/AAAAAAAATkU/Gs0wjmuRMY8jYzXRZ5CzwDrG6jMh859IQCLcB/s320/Ea_%2528Babilonian%2529_-_EnKi_%2528Sumerian%2529.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: sigillo cilindrico d'epoca accadica raffigurante il dio Enki, al centro della scena, con i fiumi Tigri ed Eufrate che sgorgano dalle sue spalle ed un aquila che si posa sulla sua mano; alle sue spalle il dio bifronte Usimu; davanti a lui la dea Inanna e il dio Shamash con i raggi solari sulle spalle spalle; ai piedi di Enki la capra come suo simbolo. 2300 a.C. circa; materiale: pietra verde; altezza 3,9 cm.; British Museum.<br />
<br />
LA TRIADE SUMERA E LA SUA VALENZA UNIVERSALE<br />
<br />
La civiltà sumera concepiva, a livello cosmico, tre dimensioni: la terra, intesa come mondo sotterraneo; l'atmosfera, ovvero lo spazio fra cielo e terra in cui vive l'umanità, e la dimensione celeste, ovvero la dimensione dell'essenza come elemento che deve essere "elaborato" per divenire Coscienza.. Questi tre livelli cosmologici sono, ovviamente, interdipendenti. Infatti come soprintende all'espansione del cosmo, ENKI determina similmente l'espansione della conoscenza e della coscienza. La TRINITA' sumera, che corrisponde alla stessa formula espressa dalle mitologie di tutte le civiltà del mondo, esprime i tre aspetti interpendenti dell'unica entità, paragonabili agli organi vitali che formano un corpo. Il dio ENKI è infatti il grande mediatore - alchimista, Colui che dall'elemento femminile (terra - acqua e oscurità) porta alla luce l'elemento divino maschile: l'illuminazione, la consapevolezza e la somma conoscenza dell'Uomo, che è quella di sè stesso, come principio e fine dell'Universo. L'esistenza dell'Uomo è necessaria, eterna, perchè incarnazione stessa della divinità.<br />
<br />
LA TRIADE SUMERA come unione di tre aspetti in un solo essere: AN - ENLIL - ENKI<br />
<br />
AN: il dio del cielo, principio indefinito che comprende tutte le vie possibili; ENLIL: il dio dell'aria, o soffio vitale; ENKI: il dio degli abissi, nei quali viene custodita tutta la conoscenza e i suoi principi. Dividere questi tre principi significa creare una realtà illusoria e generare aberrazioni, significa dividere il principio dal suo divenire e determinare l'annullamento del progetto universale.<br />
<br />
ENLIL ed ENKI sono fratelli, entrambi figli del dio AN. L'etimologia del nome EN-KI, nonostante la difficoltà degli studiosi nel dare un esatto significato ai nomi sumeri, si può tradurre: EN=Signore e KI=terra, ovvero SIGNORE DELLA TERRA. EN-LIL viene più comunemente tradotto come EN=Signore e LIL=aria: SIGNORE DELL'ARIA, o dell'atmosfera. AN, o ANUM, o ANU in lingua accadica è colui che appartiene ai cieli, praticamente l'ATUM egizio, il principio, dal quale si può far derivare il termine greco "atomos" (indivisibile). <br />
<br />
La formula trinitaria sappiamo che fu alla base di tutti i percorsi sapienziali più antichi, contemporanei e posteriori ai miti sumeri. Facciamone l'elenco:<br />
<br />
Un'altra trinità sumera era composta da: dio della Luna, Signore dei cieli e dio solare.<br />
<br />
Trinità egizia: Horus, Osiride, Iside<br />
<br />
T.babilonese: Ishtar, Sin e Shamash, ma in Babilonia esistevano diverse trinità di dei.<br />
<br />
T.babilonese: Anu apparteneva al cielo, Enlil dominava la terra, Ea divenne sovrano delle acque. Insieme costituivano la triade dei grandi dei Annunaki. <br />
<br />
T.assira: Assur, Nabu e Marduk, anche in assiria esistevano diverse trinità.<br />
<br />
T.fenicia: El, Asera e Baal<br />
<br />
T.persiana: Ormuz, mithra e Ariman<br />
<br />
T.buddista: Buddha Dharma e Sangha<br />
<br />
T.indù: Shiva il distruttore, Brahma il creatore, Vishnu il preservatore. Per indicare che queste tre figure non sono altro che uno, le tre divinità vengono riunite in un unica rappresentazione.<br />
<br />
T.greca: Zeus, Atena e Apollo<br />
<br />
T.romana: Giove, Minerva e Apollo<br />
<br />
T.scandinava: Odino, Freya e Thor<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-DYQCZl7McZc/V5X--lVPI8I/AAAAAAAATkk/zTEpzBhXo_we6hJQYiVZ7oIrKbLDDRChwCLcB/s1600/hb_40.156.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-DYQCZl7McZc/V5X--lVPI8I/AAAAAAAATkk/zTEpzBhXo_we6hJQYiVZ7oIrKbLDDRChwCLcB/s320/hb_40.156.jpg" width="201" /></a></div>
FOTO: statua di uomo orante. Data: 2900 - 2600 a.C.. Provenienza: Mesopotamia, Eshnunna (Iraq). Cultura: Sumera. Materiale: alabastro, gesso, conchiglia, calcare nero, bitume. Misure: 29,5 x 12,9 x 10 cm. <br />
<br />
ANUNNAKI E IGIGI: SOPRINTENDENTI E INTERMEDIARI<br />
<br />
Come abbiamo già appurato, ENLIL ed ENKI, nelle più antiche versioni della mitologia sumera, sono fratelli essendo entrambi figli del dio dei cieli ANU. Questi sono tuttavia tre aspetti della stessa entità e formano, come già detto, una TRINITA' simile a quelle presenti nelle culture di tutto il mondo antico. Queste tre divinità fanno parte della stirpe degli dèi ANUNNAKI, che sono, appunto, i "figli di An", come dice l'etimologia, e sono fondamentalmente 7; la figura di MARDUK, in ambito arcaico, era poco definita, venne successivamente sviluppata in epoca babilonese, sotto il regno di HAMMURABI (1792-1750 a.C.), inglobando le caratteristiche di ENKI (come figlio di quest'ultimo) e di ENLIL (come Re degli dèi). In ogni modo, con l'aggiunta dell'8° MARDUK, gli ANUNNAKI principali sono questi:<br />
<br />
AN o in accadico ANU: dio del cielo.<br />
<br />
KI o URASH: dea della terra, moglie di AN<br />
<br />
ENLIL o in accadico ELLIL: dio dell'aria (atmosfera), dio della seconda generazione divina.<br />
<br />
ENKI o in accadico EA: dio della conoscenza creatore dell'uomo.<br />
<br />
NANNA o SIN: dio della luna, figlio di ENLIL, padre di SHAMASH.<br />
<br />
ISHTAR o INANNA in sumerico: dea dell'amore.<br />
<br />
SHAMASH o UTU in lingua sumera, o BAAL: il sole, o dio del sole, protettore di GILGAMESH.<br />
<br />
MARDUK o BEL - ZEUS BELO (BAAL in lingua semitica): signore della terza generazione divina.<br />
<br />
Le versioni più antiche conosciute sul mito di ANUNNAKI e IGIGI (ZIUSUDRA è la versione sumera più antica del diluvio - circa 2000 a.C.) rappresentano gli ANUNNAKI come divinità ctonie, giudici del mondo sotterraneo, mentre gli IGIGI sono alleati del dio dell'aria ENLIL e sono identificati come divinità celesti. Nell'ATRAMKHASIS babilonese (1700 a.C. circa: opera narrante il mito del diluvio) gli ANUNNAKI, invece, rappresentano gli dèi superiori a capo di divinità minori identificate con gli IGIGI. L'etimologia del termine ANUNNAKI viene generalmente tradotta dagli studiosi come "i figli di Anu", ignorando l'ultima sillaba "ki" (= terra); d'altra parte in epoca sumera il loro nome era semplicemente ANUNNA (tradotto come "Progenie di Principi"), ed è in epoca accadica che viene aggiunta la desinenza "ki", ma siccome non è concepibile un errore da parte dei trascrittori accadici nei confronti della lingua sumera, che era molto meno complessa, ne consegue che la desinenza "ki" definisse realmente la natura delle divinità in questione, come coloro che soprintendevano al cielo (AN) e alla terra (KI), ovvero i Principi (o più precisamente "Principii" o Archetipi) da cui scaturiva ogni elemento cosmologico con il suo parallelo psichico. Gli dèi immediatamente sottoposti agli ANNUNAKI (ma che nei tempi più antichi non erano distinguibili da essi) sono denominati IGIGI (o IGIGU), nome di difficile traduzione ma che il Sumerian Dictionary interpreta come "Coloro che vedono e osservano". <br />
<br />
Il mito racconta che gli dèi IGIGI, costretti ad un incessante lavoro sulla terra dagli ANNUNAKI, si ribellarono, costringendo gli ANNUNAKI, di cui faceva parte ENKI, a creare gli esseri umani che li sostituissero. Il mito è riportato nell'EPOPEA DI GILGAMESH (XVII secolo a.C.); nell'ATRAHASIS ("Il Grande Saggio"), composizione paleobabilonese risalente al 1700 circa a.C.; nell'ENUMA ELISH, che risale all'epoca di NABUCODONOSOR DI BABILONIA, nel XII secolo a.C. Come per ogni altra mitologia, anche per le vicende narrate in questi testi i parallelismi con le altre culture sono puntuali: ad esempio in Grecia il mito dei TITANI alleati del dio CRONO contro gli dèi capeggiati da ZEUS; in INDIA nella tradizione induista si vede il dio SHIVA contro il dio VISHNU e loro rispettivi alleati.<br />
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-D1aZovxuQWA/V5YHyZ1rLqI/AAAAAAAATk0/r0Wg3jFVZFso_QNvIP1LXJom08GiWvQdACLcB/s1600/uruk_stone_vessel_miv_pergamonmuseum_07.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="233" src="https://2.bp.blogspot.com/-D1aZovxuQWA/V5YHyZ1rLqI/AAAAAAAATk0/r0Wg3jFVZFso_QNvIP1LXJom08GiWvQdACLcB/s320/uruk_stone_vessel_miv_pergamonmuseum_07.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: scena cerimoniale da vaso cultuale proveniente da Uruk; fine del IV millennio a.C.; Museo nazionale dell'Iraq.<br />
<br />
L'ILLUSORIA MOLTEPLICITA' DELLE DIVINITA' E GLI ANUNNAKI COME 7 ARCHETIPI FONDAMENTALI<br />
<br />
Ma, oltre la complessità del mito, ANUNNAKI e IGIGI non sono altro che elementi interdipendenti dell'essenza universale, gli antichi non si sarebbero mai sognati di creare favoritismi fra le divinità, per questo le caratteristiche degli dèi sfumano spesso da un soggetto all'altro. ANUNNAKI e IGIGI non devono essere concepiti come divinità superiori (ANUNNAKI) o divinità minori (IGIGI), come si è portati tendenzialmente a considerare, ma come aspetti indivisibili e circolari nel percorso della realizzazione dell'Uomo e dell'intero Universo: gli elementi archetipici della realtà, che si manifestarono come realizzazioni fenomeniche nel tempo e nello spazio dal momento in cui vennero pronunciati verbalmente dalla TRIADE AN - ENLIL - ENKI, che istituirono i ME come leggi fondamentali su cui si basa l'evoluzione di tutto ciò che esiste e alle quali cosmo e uomini devono necessariamente sottostare. Mediante le forze intermedie (IGIGI) gli uomini realizzano le proprie potenzialità, e tutto ciò non dev'essere considerato come una successione di avvenimenti, ma è immanente e unitario, si verifica incessantemente. L'attributo dei ME è "ku-g", cioè "puri e sacri". Non esiste essenza senza forma o forma senza essenza: nei miti vengono impiegate delle formule immaginarie, che descrivono le ostilità fra gli dèi, per poter spiegare il Tutto mediante la divisione dei suoi elementi fisici e psichici, per poter descrivere i percorsi interiori in relazione ai fenomeni dell'Universo, che gli iniziati conoscono come indivisibili e interconnessi. La fine coincide con l'inizio, perchè non può esistere spirito senza materia, non può esistere essenza senza forma e l'unica divinità esistente è l'Uomo. Divinità minori, divinità superiori, elementi positivi, elementi negativi...sono dei puri e semplici strumenti per la comprensione dell'Universo e dell'Uomo mediante linee immaginarie. L'Uomo che conosce sè stesso è egli stesso ANUNNAKI (figlio del cielo e della terra, ovvero dell'idea e della sua matrice) ed è egli stesso ENKI: ovvero l'Uomo cosciente di sè che ha superato le limitazioni divenendo infinito. Il "Dio nascosto", l'Uno, necessita di compiere il percorso attraverso tutte le esperienze fenomenologiche ed umane per conoscere e creare sè stesso mediante il processo del "divenire"; tutti gli Dèi sono sue manifestazioni; tutti gli Dèi sono fuori e dentro l'Uomo.<br />
<br />
Gli ANUNNAKI personificano mitologicamente i 7 archetipi fondamentali che i Sumeri attribuivano all'unica divinità denominata ANU: quindi ANU corrisponde al Re archetipico, allo stesso modo di Ra presso gli Egizi, Zeus presso i Greci e il padre degli dei in tutte le mitologie del mondo; KI o NINURSAG rappresenta l'aspetto femminile della divinità o anche la madre; ENLIL l'archetipo del soffio vitale; ENKI l'archetipo del salvatore responsabile della realizzazione dell'opera universale; il dio SIN o NANNA associato alla luna rappresenta il mondo inconscio dei sogni e dell'immaginazione come principio femminile; la dea ISHTAR il principio dell'attrazione e dell'amore; SHAMASH il dio del sole come principio assoluto maschile e luce intellettuale. Detto ciò si possono confrontare facilmente le mitologie di tutto il mondo per evidenziare come tutte, con nomi e storie diverse, ricalchino sempre lo stesso percorso sapienziale. Gli IGIGI sumeri come i TITANI della mitologia greca, come gli ASURA dei VEDA schierati contro le armate di BRAMHA, ecc...<br />
<br />
Le caratteristiche di IGIGI e ANUNNAKI quali concetti racchiudono e quali sono le loro funzioni nella ciclicità dell'esistenza? Essi sono rispettivamente l'aspetto discendente, e cioè relativo alla dimensione celeste (ANUNNAKI), e l'aspetto ascendente, quindi relativo alla dimensione terrestre (IGIGI) dell'Essere e costituiscono un'unica identità, come l'albero e le sue radici, quindi spesso vengono confusi. Da qui la natura intermediaria degli IGIGI, che svolgono, appunto, i lavori necessari al percorso di rigenerazione divina sulla terra e che, per questo, necessitarono che fosse creato l'Uomo come loro incarnazione ad opera del dio ENKI. Poichè tutti i processi cosmologici vengono vissuti nel campo della coscienza, la lotta interiore nella psiche dell'Uomo fra elementi ascendenti e discendenti viene descritta mitologicamente attraverso figure di dèi, così nella mitologia sumera come, ad esempio, nel MAHABARATA indiano, nel POPOL VUH maya e in tutte le saghe mitologiche universali. Gli IGIGI non sono altro che i GENI ispiratori delle attività umane, potrebbero essere gli stessi JINN della cultura araba antica, protagonisti anche del racconto LE MILLE E UNA NOTTE, prima che essi venissero relegati ad entità maligne in seguito all'imbarbarimento dovuto all'ascesa del monoteismo odierno.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/--84Ynlg1V3k/V5YJFFVeoII/AAAAAAAATk8/4Z3skCB8XO8yG-FSK4BuGRf1rSb3PW73ACLcB/s1600/eridu3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="203" src="https://3.bp.blogspot.com/--84Ynlg1V3k/V5YJFFVeoII/AAAAAAAATk8/4Z3skCB8XO8yG-FSK4BuGRf1rSb3PW73ACLcB/s320/eridu3.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: ricostruzione della città di Eridu, sacra ad Enki.<br />
<br />
LA CITTA' DI ERIDU E IL TEMPIO DI ENKI<br />
<br />
ERIDU, la città dai sette colli, nei miti sumeri era definita come la prima città del mondo, fondata dallo stesso dio ENKI sulle rive dell'EUFRATE, il primo luogo sulla terra a prendere forma uscendo dal caos primordiale, dunque più antica delle altre antichissime roccaforti sumere, come UR, URUK e KISH. Si presume che il primo agglomerato urbano si sia formato almeno nel 5000 a.C. e si trovava inizialmente ai margini di una palude. Le altre città erano dedicate rispettivamente a: INANNA a URUK, ENLIL a NIPPUR, SIN a UR. E proprio in ERIDU si trovava il più antico tempio dedicato ad ENKI (o EA in accadico), denominato E-ABZU; infatti ABZU significa "acqua profonda" in cui vive il dio degli abissi. Dagli abissi di ENKI venne creata la vita, perchè egli è custode degli archetipi fondamentali di tutte le cose. I livelli archeologici risalenti alle prime costruzioni in mattoni (5000 a.C.) testimoniano lo sviluppo di edifici cultuali con l'edificazione di piccole cappelle in cui si svolgevano i rituali. Verso il 2000 a.C. la città iniziò a cadere in abbandono, anche se continuò, in modo marginale, ad essere abitata per un certo periodo successivamente, fino ad essere completamente abbandonata nel 600 a.C. Gli scavi, iniziati nel 1918 da Reginald Campbell Thompson e Henry Reginald Holland Hall, poi proseguiti durante tre campagne, fino al 1949 (l'ultima diretta dall'iracheno Fuad Safar), portarono alla luce ben 19 livelli archeologici che hanno consentito di evidenziare una lunga sequenza cronologica che giunge fino alle dinastie preistoriche. In particolare l'antico tempio di ENKI venne restaurato da UR NAMMU (circa 2000 a.C.), Re babilonese della terza dinastia di UR, sovrano famoso anche per un piccolo codice di leggi che prevedevano il principio della "compensazione" anzichè la "legge del taglione" che sarà successivamente istituita da HAMMURABI. Nella LISTA REALE SUMERA (testo risalente al 2000 circa a.C) ERIDU viene descritta come città delle prime dinastie:<br />
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"Dopo che la regalità calò dal cielo, il regno ebbe dimora in Eridu. In Eridu, Alulim divenne re; regnò per 28.800 anni. Alaljar regnò per 36.000 anni. Questi 2 re hanno regnato per 64.800 anni. Quindi Eridu cadde e la regalità passò a Bad-tibira'"<br />
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Il MITO DI ERIDU è narrato su una tavoletta denominata GENESI DI ERIDU, risalente al 1700 a.C. e contiene il racconto del DILUVIO e quello della creazione. ZIUSUDRA, l'eroe del racconto, corrisponde al NOE' biblico e all'UTANAPISHTIM dell'EPOPEA DI GILGAMESH: fu l'unico uomo a cui fu concessa l'immortalità per essere stato l'unico ad essere riuscito a scampare al diluvio decretato dagli dèi.<br />
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La città di ERIDU, all'estremo Sud della Mesopotamia, ci ha lasciato in eredità la sovrapposizione di 18 santuari, il più antico dei quali era quello dedicato al dio fondatore della città: ENKI. Al XVI livello archeologico si trova la più antica struttura costituita da una sala rettangolare divisa in un corridoio centrale con due navate laterali; due blocchi in mattoni delimitano l'area del culto: l'abside con il basamento per la statua del dio e, nella sala, l'altare destinato alle offerte. Le architetture templari dei millenni successivi, comprese le chiese cristiane, hanno mantenuto lo stesso stile dei primi templi sumeri, che hanno posto le basi per l'architettura di ogni epoca.<br />
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SIMBOLI ED EMBLEMI DI ENKI: IL SERPENTE<br />
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Uno dei simboli più antichi del mondo riguardo il percorso evolutivo dell'Uomo è il SERPENTE, ed anche il dio ENKI, come dio della Conoscenza, veniva simboleggiato da questo soggetto. Il serpente fu emblema di rinascita ad un livello di coscienza superiore sia presso i SUMERI che presso gli EGIZI, ma le sue origini si perdono nelle nebbie del tempo, essendo presente, da sempre, nelle raffigurazioni neolitiche e perfino nel santuario paleolitico di GOBLEKI TEPE (11.000 a.C.) che ci offre esattamente la stessa simbologia e che precede gli EGIZI e i SUMERI di 8.000 anni; quindi, quando si studia questo simbolo antichissimo si deve tenere presente che esso è profondamente radicato nell'inconscio collettivo e indissolubilmente legato ai percorsi della storia umana, che corrispondono agli stessi percorsi dell'esperienza individuale. Il serpente è un animale accomunato alla terra, al sottosuolo, un animale ctonio che striscia e si inoltra negli anfratti sotterranei, seguendo lo stesso movimento psichico dell'Uomo che, per scoprire il suo potere, la sua grandezza e la sua essenza superiore ha bisogno dell'esperienza, di percorrere le strade del mondo, di inoltrarsi in ogni buio anfratto in cerca degli elementi che potranno innescare la sua trasformazione, allo stesso modo in cui la terra trasforma ciò che è morto in natura vivente, ha bisogno di ATTRAVERSARE, perchè solo ciò che ATTRAVERSA i percorsi del mondo si può sollevare, solo ciò che striscia si potrà rialzare e, finalmente, divenire spettatore del cosmo dall'alto delle sue conquiste. Ed ecco che il SERPENTE si ricollega anche alla caratteristica acquatica di ENKI, perchè negli anfratti sotterranei si trovano i corsi d'acqua e le sorgenti, assieme a tutto ciò ciò che, trasformandosi, è destinato a risalire: così per gli elementi naturali come per l'evoluzione spirituale e individuale. L'acqua sale verso il sole per ridiscendere nelle profondità e risalire di nuovo, così il sole e l'acqua, il cielo e la terra, lo spirito e la materia costituiscono i due indissolubili princìpi della vita, l'uno scaturisce dall'altro; in questo modo la materia e lo spirito sono radici e chiome dello stesso albero. Una delle carattersistiche che hanno reso il SERPENTE nei millenni e presso tutte le civiltà del mondo simbolo di resurrezione è il suo letargo stagionale e la sua muta, che rappresentano il perenne ciclo di morte e rinascita; in particolare la morte iniziatica, seguita dal percorso verso la consapevolezza.<br />
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Il simbolo di ENKI viene ripreso nelle raffigurazioni sumere come un CADUCEO, formato da due serpenti attorcigliati lungo un'asse, che rappresentano le due polarità dell'esistenza, l'energia positiva e negativa, il maschile e il femminile in perfetto equilibrio. Il CADUCEO di ENKI è stato ereditato nei millenni successivi dalle varie scuole iniziatiche ed è diventato anche il simbolo della medicina, come vediamo nelle insegne delle farmacie, perchè il potere che esso suscita è proprio quello della guarigione, in tutti i sensi, attraverso la trasformazione che spinge l'individuo verso il divenire, trasportandolo verso l'ascesa e la rigenerazione ad un livello superiore di coscienza, "guarendo", appunto, da tutto ciò che impedisce la realizzazione terrena dell'Uomo.<br />
<br />
Il SERPENTE come simbolo di conoscenza e rinascita costituisce il filo conduttore della sapienza ancestrale che ha attraversato nei millenni tutte le civiltà e le culture del mondo: QUETZACOATL presso la civiltà AZTECA; il simbolo di RA, l'UREO, presso gli EGIZI; nella filosofia dello YOGA il serpente attorcigliato è simbolo della KUNDALINI addormentata in attesa del risveglio; nei TAROCCHI si trova nell'ARCANO MAGGIORE DELL'EREMITA; anche il dio MERCURIO veniva rappresentato a volte con in mano un caduceo; riguardo all'India KRISHNA è associato alla figura dei serpenti; il primo Re mitico di Atene, CECROPE, era metà uomo e metà serpente; dal mesolitico tempio di GOBLEKI TEPE (11.000 a.C.) fino agli OPHITI GNOSTICI cristiani del II secolo d.C., i quali adoravano il serpente e lo ponevano come emblema del CRISTO GNOSTICO. Ma il discorso diverrebbe lunghissimo se dovessimo citare tutte le simbologie del mondo riguardanti quest'immagine.<br />
<br />
A questo punto sarebbe doveroso disquisire su come i simboli della saggezza antica, soprattutto quello del SERPENTE, siano stati successivamente condannati con lo sviluppo del moderno monoteismo (il serpente schiacciato sotto i piedi, ad esempio, è un insulto contro la stessa dignità umana e contro il suo "divenire", un messaggio di morte assoluta), ma preferiamo concentrarci sulla grandezza della civiltà sumera e sul soggetto del nostro articolo: il dio della Conoscenza ENKI, occupandoci, nei prossimi paragrafi, degli altri simboli a lui riferiti.<br />
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-XBdjA8_XhzQ/V5YKO5R2EpI/AAAAAAAATlE/xc1q_Skd6H4u-2Y0r551PJANRxmQnsiugCLcB/s1600/wpid-Photo-201403080226232.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-XBdjA8_XhzQ/V5YKO5R2EpI/AAAAAAAATlE/xc1q_Skd6H4u-2Y0r551PJANRxmQnsiugCLcB/s320/wpid-Photo-201403080226232.jpg" width="251" /></a></div>
FOTO: capra rampante su una pianta a rosette, dal cimitero reale di Ur; 2400 a.C.; British Museum<br />
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ALTRI SIMBOLI DI ENKI: CAPRA, CORNA, PIANETA MERCURIO, CORVO<br />
<br />
Oltre a quelli di cui abbiamo già ragionato nei paragrafi precedenti (UOMO-PESCE e SERPENTE), le altre simbologie e iconografie riferite al dio ENKI sono: la CAPRA, l'AQUILA e le CORNA SULLA FRONTE con le quali viene spesso raffigurato. Com'è noto, la rappresentazione del CAPRICORNO nei TAROCCHI, come figura ibrida per metà pesce e per metà capra, rappresenta anch'esso una delle moltissime eredità sapienziali attribuite al dio ENKI, le quali, peraltro, erano conosciute universalmente. Una delle caratteristiche più straordinarie della CAPRA è quella di essere un'animale abile nello scalare i picchi rocciosi delle montagne, ed è perciò associata all'elevazione spirituale; come animale munito di corna, inoltre, viene associato alla forza proveniente dalle energie della terra, e come animale notoriamente prolifico è legato alla creatività come virtù propria del dio ENKI. La figura della CAPRA associata a quella del pesce (CAPRICORNO), simboleggia il movimento dell'anima umana dall'abisso (acqua - tesori nascosti ancora indefiniti) alla sommità (montagne - illuminazione e realizzazione). Dalle energie della terra proviene la forza vitale rappresentata dagli animali muniti di corna (nelle pitture preistoriche, come a LASCAUX e ALTAMIRA, dominano le raffigurazioni di bisonti), energia e forza che si eleva ad un livello superiore sublimandosi, così come le corna sulla testa di ENKI simboleggiano l'"aprirsi il cammino", l'estensione e la comprensione. Dunque ciò che è legato alla sessualità e alle energie terrene (simbolicamente raffigurati dalle corna e dall'animale) contiene gli elementi della sublimazione spirituale e gli strumenti per la sua espansione senza discontinuità. <br />
<br />
Un breve compendio sul carattere universale del simbolismo delle corna:<br />
<br />
Il dio egizio AMON: le sue corna d'ariete avevano un carattere solare.<br />
<br />
Gli dèi greco-romani PAN e DIONISO, naturalmente, il quale aveva gambe e zoccoli caprini.<br />
<br />
Anche il dio sumero SHAMASH è raffigurato con le corna come ENKI, le caratterstiche delle divinità non sono statiche e definite ma vengono scambiate e confuse, costituendo tutte aspetti diversi del Tutto.<br />
<br />
Il dio celtico della fecondità CERNUNNOS.<br />
<br />
Il dio indù degli animali PASHUPATI.<br />
<br />
Lo sciamano paleolitico raffigurato nella caverna dell'ARIEGE, con corna d'alce, risalente al 13.000 a.C.<br />
<br />
Il dio SHARDAN degli SHARDANA: divinità identificata anche con il babilonese MARDUK, l'indiano VISNU, il greco DIONISO. Il dio SHARDAN ha 4 occhi come MARDUK (figlio di ENKI), 4 braccia come gli dèi vedici, e corna come quelle degli dèi sumeri.<br />
<br />
Anche il biblico MOSE' era raffigurato con le corna, poichè la Bibbia conserva fra le righe, oltre la superficie accessibile all'individuo comune, l'antica conoscenza decodificabile solo dai pochi conoscitori.<br />
<br />
MERCURIO: Il pianeta associato al dio ENKI era MERCURIO, o NABU in sumero; verso il 500 a.C., in epoca tarda, venne definito come SHIHTU: "Colui che si alza". così come in EGITTO era associato al dio THOT (lo stesso "ENKI-dio della conoscenza" in versione egizia). In Mesopotamia, dove veniva applicato il culto lunare, il pianeta MERCURIO veniva indicato come il seguito di NANNA, la luna.<br />
<br />
Il simbolo del CORVO. Così è narrato per bocca dell'immortale UTANAPISHTIM nell'EPOPEA DI GILGAMESH (2400 a.C. circa) il momento in cui, dopo il diluvio, proprio il CORVO (uno degli emblemi di ENKI) da lui liberato dall'ARCA fu il primo a trovare la terraferma:<br />
<br />
"Quand'ecco, venuto il settimo giorno, <br />
feci uscire una colomba: <br />
la colomba volò via e poi tornò: <br />
non v’era posto per posarsi, così tornò. <br />
Feci uscire una rondine: <br />
la rondine volò via e poi tornò: <br />
non v'era posto per posarsi, così tornò. <br />
Feci uscire un corvo: <br />
anche il corvo volò via; vedendo dove l'acqua stava scemando, <br />
mangiò frugò gracchiò e non fece ritorno. <br />
Allora lasciai uscire tutti quanti ai quattro venti; apparecchiai un sacrificio, <br />
una libagione offersi sulla cima del monte: <br />
sette vassoi e sette posai <br />
su legno di cedro, mirto e canne".<br />
<br />
Il principale elemento di confronto che possiamo desumere dal mito sumero rispetto allo stesso mito biblico del diluvio, è proprio l'evidente rovesciamento dei significati e dei messaggi ereditati dall'antica conoscenza: nel racconto biblico, infatti, è la bianca e spiritualizzata colomba a trovare la terraferma, mentre il corvo ritorna all'ARCA per non aver raggiunto punti d'approdo; nel racconto sumero, invece, è il CORVO a trovare la terraferma per primo, perchè l'antica sapienza insegna che sono gli elementi della trasformazione, dell'oscurità e del "passaggio" quelli che accompagnano lo spirito verso l'elevazione e le proprie metamorfosi; chi volge gli occhi verso il cielo è alienato; chi guarda la terra e segue le sue passioni si nobilita e si eleva acquisendo la vera vita. Il dogma vuole che sia la colomba a trovare la terraferma perchè rifiuta il percorso della conoscenza e della trasformazione rappresentato dal CORVO come emblema di ENKI, ma è proprio lui che ci guida verso la concretizzazione di ciò che è ancora indefinito nel mare dell'inconscio facendolo emergere come vita e terraferma.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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FOTO: <span data-darkreader-inline-bgcolor="" data-darkreader-inline-color="" face=""roboto" , "arial" , sans-serif" style="--darkreader-inline-bgcolor: #2a2e2f; --darkreader-inline-color: #baae82; background-color: #383838; color: #b6aa7b; display: inline; float: none; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: 18px; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">tavoletta originale in accadico cuneiforme dell'Atramkhasis; 1700 a.C.</span><br />
<br />
ATRAMKHASIS: INTERPRETAZIONE<br />
<br />
Questo poema mitologico espone il racconto del diluvio universale, che vede protagonista il dio ENKI come creatore dell'Uomo e avversario delle divinità dei cieli (che erano capeggiate da ENLIL) le quali si erano proposte di sopprimere l'umanità, infastidite dal trambusto di quest'ultima. L'unico sopravvissuto a questa distruzione fu ATRAMKHASIS (nome accadico di UTANAPISHTIM), l'eroe costruttore dell'arca, divenuto immortale per volontà degli dei, del quale GILGAMESH, nel famoso poema, andò in cerca per scoprire il segreto della vita eterna, anche se, nelle versioni più antiche del GILGAMESH, il racconto del diluvio non è compreso, essendo un'aggiunta d'epoca ninivita (650 a.C. circa), per la quale gli scribi attinsero all'HATRAMKHASIS, i cui manoscritti più antichi risalgono al 1700 a.C., ritrovati presso la roccaforte di NIPPUR.<br />
<br />
1- ENKI crea l'uomo per alleviare la fatica degli dèi<br />
<br />
Gli dei IGIGI, dei quali ci siamo ampiamente occupati nei paragrafi precedenti, rappresentavano l'aspetto terreno e materiale della divinità, destinati, con il loro lavoro, a realizzare le opere necessarie alla sopravvivenza, fra le quali lo scavo dei fiumi TIGRI ed EUFRATE. Gli ANUNNAKI erano gli dèi dei cieli, anche se, nelle versioni più arcaiche, gli stessi ANUNNAKI erano concepiti come divinità sotterranee. Come abbiamo appurato nei paragrafi precedenti, i ruoli delle divinità non erano separati e definiti, ma spesso intercambiabili, rappresentando ognuna un diverso aspetto dell'unica sostanza universale. Il primo verso del poema "Quando gli dèi erano uomini" allude al processo immanente ed inseparabile fra uomo e divinità; infatti "Quando gli dèi erano uomini" potrebbe sembrare assurdo se si cerca di dividere "dèi e uomini", appunto perchè, nel mito, in quel tempo gli uomini non erano ancora stati creati; ed, in effetti, gli avvenimenti descritti in successione nel poema, le assemblee degli dèi, le decisioni, ecc...sono da considerare come mitizzazioni di meccanismi non delimitati nel tempo, che fanno parte di un processo "continuo" inerente la realtà, che si realizza ininterrottamente come Universo e come Uomo. Leggiamo il primo passo dell'opera:<br />
<br />
"Quando gli dei erano uomini,<br />
Sottostavano alla corvée, portavano il canestro di lavoro;<br />
<br />
il canestro di lavoro degli dei era troppo grande,<br />
il lavoro oltremodo pesante, la fatica enorme ;<br />
<br />
i grandi Anunnaki, i sette,<br />
avevano imposto la corvée agli Igigi:<br />
<br />
Anu, il loro padre, era il re,<br />
il loro mentore era l'eroe Enlil;<br />
<br />
il loro maggiordomo era Ninurta,<br />
e il loro gendarme Ennugi.<br />
<br />
Essi avevano battuto le mani,<br />
avevano gettato le sorti, e così gli dei si erano suddivise le competenze:<br />
<br />
Anu era salito in cielo,<br />
Enlil aveva preso per sé la terra con gli esseri viventi;<br />
<br />
il chiavistello, lo sbarramento del mare,<br />
essi avevano dato ad Enki, il Principe".<br />
<br />
Vediamo come gli archetipi (i princìpi fondamentali dell'universo rappresentati dagli stessi ANUNNAKI), vengono da essi imposti come basi fondamentali e imprescindibili dei destini.<br />
<br />
2- ENKI avverte ATRAMKHASIS (UTANAPISHTIM) dell'imminente diluvio universale<br />
<br />
Il racconto tradizionale del DILUVIO è condiviso da tutti i popoli e le civiltà della terra, tranne l'Africa. Oggi gli sviluppi della scienza permettono di confermare la sua realtà storica, coincidente, con tutta probabilità, con l'era della deglaciazione avvenuta 13.000 anni fa, per cui gran parte delle zone costiere continentali venne ricoperta dalle acque che si allargarono a buona parte del territorio. Ma, come dicemmo, i fenomeni fisici e gli eventi naturali possiedono sempre il loro parallelismo psichico nel percorso individuale e, in senso più allargato, si riflettono attraverso le tappe della storia umana. Dunque, il mito del DILUVIO, pur avendo attinto da fatti ancestrali realmente avvenuti, nella sua accezione simbolica non è da considerare un evento cristallizzato in tempi remoti, ma si identifica in un processo ciclico che non smette mai di avverarsi, sia individualmente che a livello storico e universale. Come per la terra le inondazioni e i fenomeni inerenti il movimento dell'acqua hanno una funzione rigenerativa, così riguardo all'anima umana e ai suoi percorsi di maturazione il mito del DILUVIO apporta la certezza della rinascita mediante i frutti raccolti durante il percorso; ogni percorso è giusto, non esistono errori, soltanto infiniti sentieri che possono sembrare giusti o sbagliati solo attraverso una visuale limitata, ma che nell'insieme dell'evoluzione universale sono inevitabili, indispensabili e giusti. A livello storico questo mito simboleggia la fine di un ciclo e coincide con il segno zodiacale dei PESCI. ATRAMKHASIS (UTANAPISHTIM), ovvero il saggio che fabbricò l'arca su suggerimento del dio ENKI, il quale gli disse, fingendo di rivolgersi alla capanna, ma pur sapendo di essere ascoltato da lui:<br />
<br />
"Parete, acoltami!<br />
Parete di canna, indaga ogni mia parola!<br />
<br />
abbatti la tua casa, costruisci una nave,<br />
abbandona la ricchezza, cerca la vita!"<br />
<br />
costruì l'arca che lo porterà verso la salvezza proprio con i materiali della sua casa, ovvero con i frutti del suo percorso esistenziale, che lo porteranno a conquistare l'immortalità dal momento in cui comprese che la divinità era in lui, e quindi al pari degli dei (che simboleggiano le leggi necessarie ed immutabili) divenne immortale. Ma senza il materiale di quella casa, l'arca non avrebbe potuto costruirla. Infatti se l'uomo segue la sua divinità interiore, umana e terrena, che è data da ENKI, conquista la consapevolezza che ciò che è divino è umano e perciò non sarà più dominato dagli aspetti inconsci che non conosce, saprà vedere le relazioni esistenti fra le leggi cosmiche e gli aspetti individuali, diventerà egli stesso un dio e solo lui, dal quel momento, sarà l'artefice del suo destino, dominando e riconoscendo gli dei e le dee che sono dentro di lui e fuori di lui, i responsabili dei destini: gli ANUNNAKI.<br />
<br />
3- Il rumoreggiare degli uomini infastidisce gli dèi <br />
<br />
Il rumoreggiare degli uomini che tanto infastidiva le divinità celesti potrebbe alludere al genio umano (di cui erano emblema gli dei IGIGI) e alla sua opera orientata al progresso e alla conoscenza, cosicchè gli dèi, rappresentanti le rispettive leggi che soprintendono il cosmo, secondo il mito temettero che il genere umano si rendesse indipendente da loro, iniziando a conoscere i princìpi dell'universo e, di riflesso, i meccanismi della propria psiche definendo la propria volontà vera. La volontà vera si conosce portando alla luce i meccanismi inconsci che guidano i nostri desideri e le nostre azioni, ovvero conoscendone le vere motivazioni, le radici. In questo modo l'Uomo non sarà più passeggero ma timoniere, non avrà più parte passiva, ma attiva nei confronti della natura e del proprio destino. Leggiamo il brano dell'Hatramkhasis in cui il dio ENLIL si lamenta del rumoreggiare umano, non potendo prendere sonno, nel desiderio, appunto espresso dal sonno, di riportare il mondo all'incoscienza infantile:<br />
<br />
"Il paese rumoreggiava come un toro,<br />
il dio si inquietò per il loro frastuono.<br />
<br />
Enlil udì il loro clamore;<br />
così parlò ai grandi dei:<br />
<br />
Il tumulto dell'umanità mi è diventato insopportabile,<br />
a causa del loro frastuono non posso prendere sonno!"<br />
<br />
In questo caso l'atteggiamento degli dèi del cielo nel mito esprime un atteggiamento psicologico consistente nel desiderio di ritornare all'origine, bloccando il percorso esperenziale, mentre il dio ENKI, che impersona le energie terrene e il cammino della conoscenza e delle mutazioni, si assume il ruolo di salvatore dell'umanità, perchè solo la conoscenza salva e purifica: chi volge lo sguardo al cielo è estraniato, chi volge lo sguardo al suo dio interiore, ENKI, conosce sè stesso e l'universo, sostituendo gli dèi e può, in questo modo, attraverso la purificazione delle acque della conoscenza, iniziare un nuovo percorso, sia individualmente che a livello della storia umana universale.<br />
<br />
4- Il dio WE' (INTELLIGENZA E SPIRITO) viene sacrificato per creare l'uomo<br />
<br />
Il mito del dio sacrificato, con il cui sangue viene creato l'Uomo, è anch'esso comune a tutta l'umanità; basti pensare allo stesso mito del PURUSA nei VEDA indiani, o al mito del gigante YMIR della tradizione norrena, secondo la quale, proprio come il PURUSA vedico, il corpo di YMIR, dopo essere stato ucciso, venne usato per creare la terra ed il suo sangue per creare il mare. Allo stesso modo nei VEDA il gigante cosmogonico PURUSA viene smembrato per creare il cosmo con i suoi elementi corporei: dalla mente la luna, dall'occhio il sole, dalla testa il cielo, dal respiro il vento, ecc...; ma, soprattutto, dal suo corpo nascono le possibilità umane: udito, respiro, intelligenza, vista e parola. Allo stesso modo ENKI ordina il sacrificio del dio WE' (ovvero la componente relativa all'intelligenza dell'unico spirito universale) in modo che il suo sangue mescolato all'argilla possa dare vita all'Uomo; all'Uomo viene posto un marchio che non si può cancellare, l'ETEMMU, ovvero il marchio della sua origine divina, il quale aiuta a comprendere che dio è l'Uomo stesso; il "sacrificio" indica la volontà dello spirito universale di individuarsi entrando nello spazio-tempo, manifestandosi come Uomo, conoscendo e, allo stesso tempo, creando sè stesso mediante il percorso esperenziale umano. Il mito, inoltre, lega indissolubilmente spirito e materia: il sangue del dio e l'argilla con cui viene plasmato l'Uomo, come l'albero e le sue radici, cosicchè l'Uomo è mortale e immortale allo stesso tempo: mortale per quel che riguarda l'aspetto individuale e passeggero, immortale per quel che riguarda la permanenza delle sue passioni e del suo pensiero nell'eternità.<br />
<br />
"Nintu aprì la sua bocca<br />
e parlò ai grandi dei:<br />
<br />
"Io non ho il potere di fare ciò,<br />
solo con l'aiuto di Enki è possibile la sua realizzazione;<br />
<br />
è proprio egli che può rendere pura ogni cosa<br />
che egli mi dia dell'argilla, in modo che io possa far ciò".<br />
<br />
Enki aprì allora la sua bocca<br />
e disse ai grandi dei:<br />
<br />
Per il primo, il settimo e il quindicesimo giorno del mese<br />
voglio istituire un rito purificatorio, un bagno;<br />
<br />
Che un dio venga immolato,<br />
e quindi gli dei si purificheranno mediante immersione.<br />
<br />
Con la sua carne e il suo sangue<br />
possa Nintu mescolare l'argilla,<br />
<br />
in modo che dio e uomo<br />
siano mescolati insieme nell'argilla.<br />
<br />
Che nei tempi futuri noi ascoltiamo il tamburo,<br />
grazie alla carne del dio che vi sia l'etemmu;<br />
<br />
che esso venga inculcato al vivente come suo marchio,<br />
un marchio che non deve essere fatto cadere in oblio, l'etemmu!"<br />
<br />
Nell'assemblea essi risposero "si",<br />
i grandi Anunnaki,i responsabili dei destini".<br />
<br />
ATRAMKHASIS - TESTO INTEGRALE:<br />
<a href="http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/atramkhasis.html">http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/atramkhasis.html</a><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-TpBdUzLag7M/V5YOAkYIc3I/AAAAAAAATlc/kK0i1Hg3jTIlMk27mh8mP8nnZdFPkynhgCLcB/s1600/louvre-statuettes-d039hommes-barbus-nus.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-TpBdUzLag7M/V5YOAkYIc3I/AAAAAAAATlc/kK0i1Hg3jTIlMk27mh8mP8nnZdFPkynhgCLcB/s320/louvre-statuettes-d039hommes-barbus-nus.jpg" width="252" /></a></div>
FOTO: due statue di re sacrdote da Uruk; 3800 a.C.; pietra calcarea; altezza: 30,50 cm.; Museo del Louvre<br />
<br />
ENKI NEL MITO DELL'ENUMA ELISH<br />
<br />
Dopo esserci occupati dell'HATRAMKHASIS (racconto babilonese del diluvio), l'interpretazione dell'ENUMA ELISH segue più o meno la stessa linea, anche se i protagonisti e i ruoli sono diversi, non dobbiamo considerare le caratteristiche delle divinità come maschere fisse, ma sempre ambigue e sfumate, essendo manifestazioni dell'unica essenza universale. l'ENUMA ELISH è il poema sumero della creazione e le tavolette più antiche in lingua accadica risalgono al 1750 a.C., durante il regno di HAMMURABI. Dobbiamo sempre tener conto del fatto che si tratta di rielaborazioni tarde di miti antichissimi, che forse hanno subito l'influsso dell'epoca, anche se, al tempo dell'IMPERO BABILONESE, l'antica conoscenza, almeno fino all'epoca assira, si poteva considerare ancora incontaminata, non avendo subito le assurde degenerazioni sopravvenute con il monoteismo biblico. La novità in quest'opera, rispetto ai miti più arcaici, è l'ascesa del dio MARDUK, figlio di ENKI e patrono di BABILONIA, che in passato fu una divinità poco definita. ENUMA ELISH significa letteralmente "Quando in alto", essendo i titoli degli antichi poemi sumeri sempre costituiti dalla frase d'apertura. La scoperta delle tavolette è dovuta all'assirologo GEORGE SMITH, nel 1875, che, oltretutto, scoprì tempo prima anche quelle dell'HATRAMKHASIS.<br />
<br />
Al di là della complessità del mito, come abbiamo appurato nei precedenti paragrafi, dobbiamo sempre considerare gli avvenimenti mitologici e le traversie degli dèi non come avvenimenti succedutisi nel tempo, ma come come eventi continui e necessari alla perpetuazione dell'universo e della vita. Leggiamo l'incipit, in cui viene descritto il caos primordiale come un'universo in cui non esisteva ancora cielo e terra, perchè non individuati da una coscienza che li potesse distinguere e riconoscere chiamandoli per nome; infatti gli autori hanno sottolineato "non aveva ancora un nome", ponendo la coscienza umana come atto creativo.<br />
<br />
"Quando Lassù<br />
Il cielo non aveva ancora nome,<br />
E quaggiù la terra ferma<br />
Non era ancora chiamata con un nome,<br />
Soli, APSU il primo,<br />
Loro progenitore,<br />
E madre TIAMAT,<br />
Genitrice per tutti loro,<br />
Mescolavano insieme,<br />
Le loro acque:<br />
Nè banchi di canne vi erano ancora raggruppati<br />
Nè canneti vi erano distinguibili".<br />
<br />
Nella narrazione successiva viene descritta la creazione degli altri dèi da parte di ANSAR e KISAR, il dio del cielo e la dea della materia (del basso), i quali crearono insieme il dio ANU (dio del cielo), che a sua volta creò ENKI (dio della terra): ovvero formarono le proprie concretizzazioni. Da questa inscindibilità fra ANSAR e KISAR si deduce che gli antichi, giustamente, non concepivano un dio creatore superiore alle proprie forme e realizzazioni materiali: materia e spirito, dèi e uomini sono interdipendenti. Infatti in questo brano ENKI, come dio della terra, viene definito "ordinatore dei propri genitori", e quindi principio a sua volta, senza il quale nulla esisterebbe, e immensamente superiore ai suoi fratelli. Dunque ENKI è ordinatore e costruttore dell'universo, "ampio d'intelletto" e "saggio" quale divinità esistente fuori e dentro l'Uomo; "dotato di una forza immensa" perchè dalla terra e dagli abissi si genera l'energia necessaria a sublimare lo spirito.<br />
<br />
"Grandi e forti,<br />
Furono creati ANSAR E KISAR,<br />
che erano loro superiori (agli altri dèi).<br />
Quando ebbero prolungato i loro giorni,<br />
Moltiplicato i propri anni<br />
ANU fu il primo nato,<br />
Simile ai suoi genitori.<br />
Come ANSAR aveva fatto simile a lui<br />
ANU, suo rampollo,<br />
ANU ugualmente, a propria somiglianza<br />
Creò NUDIMMUD (EA - ENKI )<br />
Ora NUDIMMUD (EA - ENKI), egli,<br />
Fu ordinatore dei suoi genitori<br />
Era di ampio intelletto, saggio<br />
E dotato di una forza immensa;<br />
Ben più potente<br />
Del cretore di suo padre, ANSAR,<br />
Non aveva eguali, <br />
A confronto con gli dèi suoi fratelli".<br />
<br />
Nel brano successivo, qui sotto, si ripete la storia narrata nell'HATRAMKHASIS, cambiando solo i protagonisti; in questo caso non furono gli uomini, ma gli dèi generati da APSU e TIAMAT a turbare il riposo dei genitori, che per questo li volevano sopprimere. TIAMAT (dea primordiale degli oceani e madre di tutto il cosmo) ed APSU (dio delle acque dolci) erano gli dèi dai quali nacquero i due serpenti acquatici LAKHMU e LAKHAMU; da quest'ultimi nacquero ANSAR e KISHAR. TIAMAT e APSU erano, infatti, gli dèi (o elementi non ancora ordinati) del caos, e dunque a monte di ogni altro princìpio. Il fatto che volessero sopprimere i propri figli per poter riposare in pace esprime il principio regressivo della coscienza, che si manifesta nel rifiuto della propria evoluzione; si può descrivere figuratamente come un desiderio di ritorno allo stato fetale, nell'indefinito. A livello cosmico la volontà distruttiva di TIAMAT e APSU nei confronti degli dèi figli si può considerare come forza centripeta in opposizione alla spinta centrifuga, le quali, insieme, permettono l'esistenza del Tutto.<br />
<br />
Avendo dunque formato una banda,<br />
Questi dèi-fratelli<br />
Disturbarono TIAMAT<br />
Abbandonandosi al trambusto:<br />
Sconvolgendo<br />
L'interno di TIAMAT,<br />
Turbarono, coi loro svaghi,<br />
L'interno dell'Anduruna (dimora divina).<br />
APSU non riusciva<br />
A placare il tumulto.<br />
<br />
E qualche riga più avanti notiamo come gli dèi del caos si fossero "pentiti" della creazione universale, ovvero della loro propria espansione; il MUMMU è una divinità delle nebbie, servitore di APSU:<br />
<br />
"O MUMMU, tu, mio paggio<br />
che mi appaghi l'anima,<br />
vieni,<br />
Andiamo a trovare TIAMAT!<br />
Se ne andarono, dunque,<br />
E, seduti innanzi a TIAMAT,<br />
Chiacchierarono e discussero,<br />
A proposito degli dèi, loro rampolli.<br />
APSU,<br />
Avendo aperta la bocca,<br />
Alzò la voce<br />
E disse a TIAMAT:<br />
La loro condotta<br />
Non mi piace:<br />
Di giorno, non mi riposo;<br />
Di notte, non dormo!<br />
Voglio ridurli in nulla<br />
E abolire la loro attività<br />
Affinché sia ristabilito il silenzio<br />
E che noi possiamo dormire!"<br />
<br />
Ma la dea TIAMAT non era dello stesso avviso di APSU, dicendo: <br />
<br />
Perchè, noi stessi<br />
Distruggeremmo quello che abbiamo creato?<br />
La loro condotta è molto spiacevole?<br />
Pazientiamo con benevolenza!<br />
<br />
In seguito gli dèi figli vennero a conoscenza delle intenzioni di APSU, avvertiti da MUMMU (dio delle nebbie) e si acquietarono alquanto:<br />
<br />
Avendolo appreso<br />
Questi dèi si agitarono,<br />
Poi si azzittirono<br />
E rimasero cheti.<br />
<br />
A questo punto il dio ENKI, saputa l'intenzione di APSU e del suo paggio MUMMU di annientare gli dèi-figli, escogitò un piano contro di loro e, in particolare, contro APSU, che addormentò mediante un sortilegio irresistibile, per ucciderlo in seguito:<br />
<br />
D'intelligenza superiore,<br />
esperto, astuto,<br />
EA(NUDIMMUD - ENKI ) che tutto comprende <br />
intuì il loro piano.<br />
Contro il fine di APSU, pensò<br />
E dispose un piano d'insieme:<br />
Avendo adottato contro di lui<br />
Il suo augusto Sortilegio, il più forte,<br />
Glielo recitò<br />
E, con un filtro, lo fece riposare:<br />
Il sonno lo pervase<br />
E dormiva beatamente.<br />
Quando ebbe addormentato APSU<br />
Pervase il sonno.<br />
<br />
In questo modo ENKI s'impadronì della corona di APSU stabilendo la propria dimora negli abissi che prima appartenevano a quest'ultimo: una bellissima ed efficace mitizzazione della continua trasformazione della coscienza dall'indefinito al definito e, a livello cosmico, della resistenza alle forze centripete e di gravità; il dio ENKI (dio dell'espansione e della realizzazione e divinità interiore dell'Uomo) deve stabilire la propria dimora nel regno sotterraneo ed abissale di APSU per permettere all'universo di esistere e all'Uomo di evolvere, essendo egli architetto universale e coscienza espansa. Così descrivono meravigliosamente i versi successivi dell'opera:<br />
<br />
Fu troppo inebetito per stare in guardia;<br />
EA (NUDIMMUD - ENKI )staccò la fascia frontale di APSU<br />
E gli tolse la corona;<br />
Gli sottrasse il Fulgore soprannaturale <br />
E se ne rivestì lui stesso;<br />
Poi, avendolo abbattuto,<br />
Lo mise a morte<br />
E rinchiuse MUMMU<br />
Sbarrando su di lui la porta.<br />
Stabilì allora in APSU<br />
La sua abitazione,<br />
E s'impadronì di MUMMU<br />
Che teneva al guinzaglio.<br />
Una volta che EA (NUDIMMUD - ENKI ) ebbe immobilizzato<br />
E abbattuto questi malvagi,<br />
E riportato<br />
Il suo trionfo su questi avversari,<br />
Nei suoi appartamenti<br />
si riposò nella più totale calma:<br />
Chiamò questo palazzo Apsu,<br />
e vi stabilì le sale della cerimonia.<br />
Sempre la, stabilì<br />
La sua camera nuziale,<br />
Dove EA (NUDIMMUD - ENKI ), con DAMKINA, sua sposa <br />
Sedettero in maestà.<br />
<br />
Da questo momento l'opera prosegue in una direzione più nazionalistica, eleggendo MARDUK come dio patrono di BABILONIA ed innalzandolo, perciò, rispetto al ruolo oscuro che aveva nei miti più arcaici. Ne viene descritta la nascita come figlio di ENKI e DAMKINA (compagna di ENKI), ne vengono enumerate le qualità straordinarie, stabilendo il principio di una nuova epoca, quella babilonese, appunto. MARDUK rimaneva, in sostanza, un'ulteriore sviluppo del dio ENKI. MARDUK veniva identificato come una divinità dai 4 occhi e 4 orecchi; il numero 4 rappresenta la stabilità del mondo fisico del quale, nell'ENUMA ELISH, il dio MARDUK è sostenitore:<br />
<br />
In questo Santuario dei Destini,<br />
Questa Cappella delle Sorti,<br />
Fu procreato il più intelligente,<br />
Il Saggio degli dèi, il Signore:<br />
Nell'Apsu,<br />
MARDUK fu messo al mondo. <br />
Lo mise al mondo<br />
EA/NUDIMMUD/ENKI, suo padre,<br />
E lo partorì<br />
Sua madre, DAMKINA.<br />
<br />
In seguito l'opera ripercorre un po' le stesse tappe simboliche precedenti, con la dea TIAMAT (la madre-abisso primordiale) questa volta infastidita dall'irrequietezza di MARDUK e, peraltro, incitata da altri dèi per non essersi opposta all'assassinio del paredro APSU. Così TIAMAT creò degli esseri mostruosi da scatenare contro MARDUK: draghi, leviatani, idre, mostri marini...offrendo al potente demone KINGU la TAVOLA DEI DESTINI che gli permetterà di dominare il vuoto, il caos primordiale, ed eleggendolo suo sposo.<br />
<br />
Nella TAVOLA II il dio ENKI consiglia a MARDUK di rivolgersi ad ANSAR per avere consiglio contro la furia di TIAMAT.<br />
<br />
Nella TAVOLA III il dio ANSAR si rivolge ai serpenti marini LAHMU e LAHAMU per avere consiglio sulle vicende e gli dèi decidono per il trionfo di MARDUK. Queste le parole dell'assemblea degli dèi: <br />
<br />
"D'ora in avanti il tuo verdetto non deve essere più cambiato;<br />
è in tuo potere l'innalzare e l'umiliare<br />
la tua parola è efficace, il tuo comando non può più essere contraddetto;nessuno degli dèi oltrepasserà più il confine da te stabilito.<br />
Per le abitazioni degli dèi sarà richiesto l'approvvigionamento,<br />
affinché tu nei luoghi di culto, trovi posto!<br />
Tu sei Marduk, il nostro vendicatore,<br />
noi ti abbiamo conferito la regalità sulla totalità dell'universo intero;<br />
prendi posto nell'assemblea: là la tua parola sia preminente .<br />
Le tue armi non devono fallire, ma colpire i tuoi nemici!<br />
Bel, a chi confida in te, risparmia la sua vita,<br />
ma annienta il dio che ha tramato il male!"<br />
<br />
Infine MARDUK sconfisse TIAMAT mentre lei, aprendo la bocca, cercava di inghiottirlo scatenando contro la sua bocca aperta venti furiosi che le riempirono il ventre e cercando di catturarne gli intestini con una rete. A TIAMAT vengono levati gli intestini e perforato il cuore.<br />
<br />
Dopo averla uccisa, MARDUK creò il mondo con gli elementi del suo cadavere.<br />
<br />
Nella TAVOLA V viene descritta l'opera di creazione del cosmo da parte di MARDUK, con la collocazione delle stelle, dei pianeti, del sole, della luna, dei fiumi, ecc...In conclusione della TAVOLA V l'epopea svela il suo intento nazionalistico con il dio MARDUK che si proclama protettore di BABILONIA (la casa dei "grandi dei") e pone il suo regno nella zona intermedia: sopra l'APSU di ENKI e sotto il CIELO. <br />
<br />
La creazione dell'uomo<br />
<br />
TAVOLA VI: Al dio MARDUK, nell'ENUMA ELISH, venne concesso il compito della creazione dell'Uomo, consigliandosi con il padre ENKI sull'intenzione di creare LULLU (l'Uomo), con il sangue ed il cadavere del dio KINGU, creato da TIAMAT contro MARDUK ed ucciso perciò dopo che gli dèi IGIGI denunciarono la sua fedeltà alla dea primordiale. Anche se alquanto diverso dall'HATRAMKHASIS (nel quale l'Uomo viene creato dal dio WE', che simboleggiava spirito e intelligenza) il mito di MARDUK conserva sempre il messaggio dell'inseparabilità fra umano e divino, con la differenza che in questo caso con KINGU (creato dalla dea del caos primordiale e posto alla testa del suo esercito) viene posto in evidenza l'aspetto inconscio e ancora indefinito dell'essenza umana, mentre nell'HATRAMKHASIS, con il dio WE, viene considerato l'aspetto intellettivo e spirituale, ma, come sappiamo, i due aspetti sono facce della stessa medaglia e l'uno scaturisce dall'altro.<br />
<br />
Il poema si conclude elencando i 50 nomi di MARDUK.<br />
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ENUMA ELISH - TESTO INTEGRALE:<br />
<a href="http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/enuma-elish.html">http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/enuma-elish.html</a><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-3Te9YPkGWWU/V5Yd9tpOIiI/AAAAAAAATmw/mK3nmPSY4isDLOXuiV6otLcMOMquDK1hACLcB/s1600/inanna-sumerian-god-annunaki%252B--%252Bishtar%252Bowl.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-3Te9YPkGWWU/V5Yd9tpOIiI/AAAAAAAATmw/mK3nmPSY4isDLOXuiV6otLcMOMquDK1hACLcB/s320/inanna-sumerian-god-annunaki%252B--%252Bishtar%252Bowl.jpeg" width="251" /></a></div>
FOTO: altorilievo Burney, risalente al periodo antico babilonese (1800 a.C.); il luogo del ritrovamento non è conosciuto; altezza 50 cm. ; terracotta; British museum<br />
<br />
I MITI DI ENKI E INANNA<br />
<br />
1 - ENKI E INANNA<br />
<br />
I miti relativi alle vicende del dio della conoscenza ENKI e della dea INANNA (Signora del cielo), vennero scritti per la prima volta su tavolette d'argilla in un periodo compreso fra il 3500 e il 1900 a.C., quindi dobbiamo tener presente che i messaggi e i decreti in essi contenuti corrispondono a tradizioni millenarie precedenti alla testimonianze a noi pervenute. <br />
<br />
Riassunto del primo mito - Nel mito intitolato ENKI E INANNA si narra di come la dea INANNA, protettrice della città di URUK (successivamente, in epoca babilonese, identificata come la dea dell'amore ISHTAR) si fosse recata a far visita al dio ENKI presso la sua dimora di ERIDU, partecipando ad una festa da lui organizzata. ENKI tentò di ubriacare INANNA per farla cedere alle sue lusinghe, ma ella non si lasciò irretire, cosicchè l'unico a cadere preda degli effetti della birra fu ENKI, che a causa della debolezza sopraggiunta decise di fare dono ad INANNA dei princìpi cardine (i ME) dell'evoluzione umana. Il giorno seguente ENKI si rese conto di essere stato derubato dei tesori gelosamente custoditi nei suoi abissi, e il messaggero ISIMUD gli riferì che egli stesso ne fece dono a INANNA la sera della festa, così decise di inviare il demone infero GALLU all'inseguimento della dea nel tentativo di recuperarli. Alla fine del racconto ENKI ed INANNA si riconciliarono decretando pace eterna fra la roccaforte di URUK (patria di INANNA) e quella di ERIDU (patria di ENKI). <br />
ISIMUD, divinità minore e messaggero di ENKI, era un dio raffigurato con due volti: uno rivolto al futuro e uno al passato, e può essere associato al GIANO BIFRONTE, guardiano della soglia, una delle più antiche divinità romane che simboleggiava il "divenire" e, probabilmente, ISIMUD, essendo messaggero di ENKI, ne costituiva il prototipo sumero.<br />
<br />
Interpretazione - C'è poco da aggiungere rispetto a quanto già spiegato nei paragrafi precedenti, dove abbiamo appurato la natura dei ME di ENKI come princìpi fondamentali riguardanti l'evoluzione umana attraverso il corso della storia; originariamente erano 100 gli archetipi di ENKI, ma ce ne sono noti meno di 70, elencati nel secondo paragrafo. L'unica novità che questo mito presenta è il cambio di egemonia dalla città di ERIDU a quella di URUK, con il relativo passaggio di testimone dal dio ENKI alla dea INANNA, che da quel momento ne svolgerà le funzioni, avendolo derubato dei ME. E' lo stesso passaggio di testimone che si verifica con lo sviluppo del culto di MARDUK, descritto nell'ENUMA ELISH, il quale sostituì anch'esso ENKI come divinità principale decretando l'inizio dell'epoca babilonese. Passo in cui ENKI ordina a ISIMUD di far ubriacare INANNA: <br />
<br />
"Vieni, mio messaggero, Isimud, presta orecchio alle mie istruzioni,<br />
ogni parola che ti dirò, credi alla mia parola.<br />
La cameriera, tutta sola, ha diretto i suoi passi all'Abzu,<br />
Inanna, tutta sola, ha diretto i suoi passi all'Abzu,<br />
così entri la cameriera nell'Abzu di Eridu,<br />
entri Inanna nell'Abzu di Eridu,<br />
dalle da mangiare la torta d'orzo con il burro<br />
versa per lei l'acqua fresca che rinfresca il cuore,<br />
dalle da bere vino stagionato davanti al volto del leone,<br />
...per lei...fare per lei...,<br />
Al tavolo puro, la tavola del cielo,<br />
parla con Inanna parole di saluto".<br />
<br />
ISIMUD, il messaggero, fece esattamente quello che ENKI gli aveva ordinato dando inizio al banchetto. In seguito il passaggio che comprende la conversazione di ISIMUD con INANNA, in cui quest'ultima ricorda la slealtà di ENKI, che prima le porse dei doni e, in seguito, cercò di riprenderseli, rappresenta uno dei passi più piccanti della letteratura sumera:<br />
<br />
"Il principe chiama il suo messaggero ISIMUD,<br />
il Principe chiama il suo messaggero Isimud,<br />
Enki dà la parola al buon nome del cielo:<br />
"Oh mio messaggero Isimud, il mio buon nome del cielo!"<br />
"Oh mio Re Enki, qui mi trovo, per sempre a te lode!"<br />
"La barca del cielo dov'è ora giunta?"<br />
"Al molo Idal è arrivato".<br />
"Va', e lascia che i mostri marini la catturino".<br />
Isimud fa come richiesto: sorpassa la barca del cielo, e dice di Inanna:<br />
"Oh mia regina, tuo padre mi ha mandato da te,<br />
Oh Inanna, tuo padre mi ha mandato da te,<br />
tuo padre, esaltato è il suo discorso,<br />
Enki, esaltata è la sua espressione,<br />
le sue grandi parole non possono rimanere inascoltate!"<br />
Santa Inanna gli risponde:<br />
"Mio padre, che cos'ha parlato a te, che cos'ha detto a te?<br />
Lem sue grandi parole non devono rimanere inascoltate, quali sono le sue preghiere?"<br />
<br />
"Il mio Re mi ha parlato,<br />
Enki mi ha detto:<br />
lascia Inanna andare ad Erec,<br />
ma tu, riporta la barca dei cieli ad Eridu!"<br />
Santa Inanna dice al messaggero Isimud:<br />
"Mio padre, il motivo per cui ha cambiato la sua parola nei miei confronti,<br />
perchè ha rotto la sua parola giusta per me,<br />
perchè ha contaminato le sue grandi parole per me?<br />
Mio padre mi ha detto menzogne, mi ha riferito falsità,<br />
falsamente ha pronunciato il nome del suo potere, il nome dell'Abzu!"<br />
<br />
Se avesse pronunciato apertamente queste parole, <br />
i mostri marini avrebbero sequestrato la barca del cielo".<br />
Inanna dice al suo messaggero Ninshubur:<br />
"Vieni, mio vero messaggero di Eanna, <br />
mio messaggero di parole favorevoli,<br />
mio portatore di parole vere,<br />
la cui mano non vacilla<br />
salva la barca del cielo e i decreti presentati da Inanna".<br />
Questo Ninshubur fa. Ma Enki non si arrende".<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-vIfQFZs93dI/V5YUpUB3OxI/AAAAAAAATmE/WYmVXepO9FEr9mbVuSouQOR9uQIQfL6_gCLcB/s1600/P31111791e.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-vIfQFZs93dI/V5YUpUB3OxI/AAAAAAAATmE/WYmVXepO9FEr9mbVuSouQOR9uQIQfL6_gCLcB/s320/P31111791e.jpg" width="240" /></a></div>
FOTO: particolare della facciata del tempio di Inanna ad Uruk; 3000 a.C.; Pergamon Museum, Berlino<br />
<br />
IL MITO DELLA DISCESA DI INANNA AGLI INFERI - INTERPRETAZIONE<br />
<br />
Il secondo mito di cui ci occuperemo riguardante ENKI e INANNA, narra simbolicamente il viaggio dell'anima verso la Conoscenza, l'incontro e la valorizzazione del suo lato oscuro, simboleggiato dalla Signora degli Inferi (il Mondo di Sotto) ERESHKIGAL. INANNA era figlia del dio della luna NANNA e nipote di ENLIL. Faremo una breve sintesi del contenuto che potete leggere integralmente cliccando sul link alla fine del paragrafo: <br />
<br />
1: INANNA decise di partire per un viaggio nel MONDO DI SOTTO e per fare questo dovette abbandonare i SETTE POTERI (ME) che le erano propri, essendo ella venerata in sette città della MESOPOTAMIA; ma questi SETTE POTERI erano anche rappresentati dai sette "abiti" che la dea indossò prima di partire e che, nella sua immaturità "celestiale", credeva potessero servire da "protezione" contro gli influssi del MONDO DI SOTTO: la corona, le collane di perle di lapislazzuli, il copriseno "Uomo-vieni-vieni", i braccialetti reali, il tirabaci ad ornamento della fronte, il trucco, il mantello reale. La sottrazione della corona, in primis, simboleggia la privazione della connessione che INANNA voleva mantenere con il cielo durante la sua permanenza nel MONDO DI SOTTO e l'abbandono della sua alterigia; poi le vennero tolte le perle di lapislazzuli come simboli dei suoi poteri magici; le due file di perle intorno al collo come simbolo dello splendore; il copriseno denominato "Uomo-vieni-vieni" come scudo emozionale; infine i braccialetti d'oro, il trucco, il mantello reale, il tirabaci...le vennero sottratti come espressioni non autentiche della sua individualità, come frutto di "costruzioni" sociali esibite per piacere ad altri e che quindi erano di impedimento al percorso di conoscenza interiore che INANNA intendeva intraprendere, nel tentativo di "sottrarre" i tesori nascosti della sorella ERESHKIGAL, che simboleggiava la parte oscura (ovvero non sviluppata, non ancora realizzata) della stessa INANNA (che personificava l'anima umana). Dobbiamo sempre ricordare che le potenzialità non sviluppate e gli aspetti trascurati dell'individualità nei miti antichi vengono sempre raffigurati come fenomeni minacciosi e mostruosi, per il fatto che sono ancora sconosciuti, sono ombre che vogliono, con rabbia e desiderio di rivalsa, essere portate alla luce per dare luogo al processo alchemico della trasformazione. Quando INANNA attraversò le sette porte del MONDO DI SOTTO, PETU', capo-portiere degli INFERI, alle proteste di lei, che veniva spogliata dei suoi indumenti, così rispose: "I poteri del mondo di sotto sono irreprensibili! Non protestare contro i riti del mondo di sotto!"; vale a dire che le leggi eterne dell'universo e della sua evoluzione (simboleggiate dagli dèi-giudici ANUNNAKI) non possono essere contraddette, ma comprese ed accettate. Quando ad INANNA viene chiesto il perchè del suo viaggio nel "PAESE SENZA RITORNO", questo significa che solo coloro che riescono a svolgere il processo alchemico della trasformazione della conoscenza in empatia, potranno raggiungere la vera vita e formare il proprio nucleo spirituale, in poche parole, fondersi con l'infinito.<br />
<br />
2: Ed è per questo che la REGINA DEGLI INFERI, ERESHKIGAL, come aspetto trascurato, abbandonato e "in potenza" dell'anima, si infuriò quando venne a sapere che la sua parte celestiale (INANNA) bussava con la tracotanza degli immaturi alle porte del MONDO DI SOTTO, avvertita dal guardiano-portiere PETU'. PETU', su ordine di ERESHKIGAL, aprì le porte a INANNA, che venne quindi spogliata dei sette attributi e, come ordinato, trascinata davanti ad ERESHKIGAL che solo con lo sguardo pieno d'odio e con le parole furibonde che le rivolse fece scendere su di lei il gelo della morte. Il cadavere di INANNA venne affisso ad un chiodo dove rimase appeso per tre giorni e tre notti, durante i quali la sua fedele messaggera NINSHUBUR si recò, come promesso, alla porte dei templi degli dei per chiedere aiuto: prima si rivolse ad ENLIL, dal quale ricevette solo indifferenza; poi si rivolse a NANNA, dio della luna, e nemmeno da questo potè avere alcun aiuto; infine si rivolse all'unica divinità che poteva possedere gli strumenti e l'empatia per riportare alla vita il cadavere di INANNA: il dio della sapienza ENKI, ovvero l'intermediario cconoscitore della natura, delle passioni e dei percorsi dell'anima, nonchè dell'origine del rancore di ERESHKIGAL. Solo la CONOSCENZA è, infatti, salvezza e, per raggiungerla, occorre che l'anima si separi dal proprio punto d'origine estraniato ed infantile, ATTRAVERSANDO le vie infinite dell'esistenza, senza paura di infangarsi ed accettando pienamente anche gli aspetti tragici del cammino come percorsi inevitabili e necessari al raggiungimento della consapevolezza e, quindi, al nutrimento della realizzazione spirituale e matura dell'universo. ERESHKIGAL può essere paragonata alla stessa LILITH, distruttrice di tutto ciò che non è autentico nel nostro percorso; l'aspetto oscuro di LILITH è, infatti, proprio quello che sbarra le porte verso i percorsi sbagliati che, però, all'individuo incosciente possono sembrare giusti; ella non accompagna verso la consapevolezza, non è costruttrice, ma piuttosto impedisce lo svolgimento di esperienze futili che ci sviano dalla nostra vera essenza.<br />
<br />
3: Il dio ENKI, secondo l'empatia che solo la conoscenza e l'intelligenza possono dare, non poteva certo assumere l'atteggiamento infantile e intollerante del dio ENLIL (che impersonava il lato immaturo e grezzo dell'anima ancora priva di esperienza, il "nato una volta sola"), nemmeno quello di NANNA (il dio dei cicli lunari); si mostrò perciò preoccupato per la sorte di INANNA ed attuò un piano per portarla alla resurrezione. ENKI, infatti, era l'unico a conoscere il modo d'interagire con le manifestazioni del MONDO DI SOTTO perchè queste potessero essere utili all'alchimia della trasformazione e alle potenzialità trascurate della dea oscura ERESHKIGAL. Fu così che, dalla terra depositata sotto le sue unghie, ENKI creò due esseri asessuati ed istintuali: KURGARRA e GALATUR, perchè potessero intercedere presso la dea ERESHKIGAL (la madre-genitrice) che si lamentava per la sofferenza del suo cuore e delle sue membra; ella non poteva sopportare l'idea di aver desiderato la morte della sorella INANNA, che rappresentava l'altro lato di sè stessa, e i lamenti di ERESHKIGAL ("Ah il mio cuore", "Ah le mie membra") sono da considerare come il tormento dell'anima divisa in sè stessa dalle sue contraddizioni. I tre giorni in cui il cadavere di INANNA rimase in attesa della resurrezione, devono essere considerati come il superamento (simboleggiato dal numero 3) di queste contraddizioni. L'atteggiamento compassionevole dei demoni di ENKI: KURGARRA e GALATUR, nei confronti della sovrana dolente (ripetendo essi stessi i suoi lamenti) dimostrarono il sorgere dell'empatia come elemento necessario all'unione dell'anima con il Tutto; solo ENKI, divinità interiore ed evoluta dell'uomo, "ha causato il flusso delle acque del cuore", dell'empatia nei confronti di tutti gli esseri, come descritto nel mito di ENKI E NINHURSAG. Dopo aver espresso i loro lamenti come eco dei lamenti di ERESHKIGAL, KURGARRA e GALATUR vennero presi in simpatia dalla dea, la quale, come ricompensa per il conforto ricevuto, offrì loro dei doni di fertilità, ma essi, seguendo il consiglio di ENKI, li rifiutarono, chiedendo, al loro posto, il dono più difficile da offrire per la dea: il cadavere di sua sorella INANNA. In questo modo, la saggezza del dio ENKI diede a KURGARRA e GALATUR, suoi demoni, il potere di rimuovere l'angoscia ed il rimorso dal cuore di ERESHKIGAL per aver causato la morte di una parte di sè stessa. INANNA venne così resuscitata, dopo tre giorni in cui giacque morta, superando, in questo modo, le contraddizioni fra il MONDO DI SOTTO e il MONDO DI SOPRA, ma, quando giunse il momento in cui la dea doveva risalire verso il cielo, gli dèi ANUNNA l'apostrofarono con queste parole:"Chi, dunque, sceso nel Mondo di Sotto ne è mai uscito libero?", pretendendo da lei un sostituto da trattenere agli INFERI. La dea INANNA non poteva, infatti, dopo aver conosciuto la natura e le leggi del MONDO DI SOTTO, andarsene voltando di nuovo le spalle alla sorella ERESHKIGAL, e l'atto di lasciare come suo sotituto in mano ai demoni qualcuno a cui teneva molto, avrebbe permesso ad essa di mantenere una comunicazione sempre aperta con il MONDO DI SOTTO, permettendo alla totalità dell'anima di raggiungere il suo perfetto equilibrio fra la dimensione spirituale e quella materiale (che sono inscindibili), e liberarsi, in questo modo, da ogni angoscia e pregiudizio dovuti alla primitiva ignoranza. Solo l'ignoranza, infatti, è sofferenza, solo la conoscenza dona equilibrio nella comprensione ed accettazione delle leggi dell'universo.<br />
<br />
4: Attraverso le tappe che INANNA percorse assieme ai demoni degli INFERI nel tentativo di scegliere un suo sostituto, essi le proposero la messaggera NINSHUBUR, ma INANNA si rifiutò di offrire lei lodando i suoi pregi; poi le proposero di lasciare SHARA, il suo cantore, ma la dea si rifiutò lodando anche i talenti di quest'ultimo. Infine, giunta al PAESE DI KULABA, dove soggiornava lo sposo reale DUMUZI, ch'ella aveva incoronato come RE DI SUMER, vide lui che se la spassava tranquillo, nella sua celestiale beatitudine, senza nemmeno un segno di lutto o di preoccupazione per la sorte della sposa nel MONDO DI SOTTO. INANNA, infuriata, disse ai demoni "E' lui, prendetelo!", e lasciò che i demoni se lo portassero come suo rimpiazzo nel MONDO DI SOTTO. Era ovvio che, alla fine, dovesse essere DUMUZI, come sposo reale e quindi avente pari dignità, a sostituire INANNA agli INFERI, fungendo da collegamento perenne fra il MONDO DI SOPRA e il MONDO DI SOTTO, perchè questo significa proprio che i due mondi hanno pari dignità, sono aspetti inscindibili dell'Universo che, attraverso di essi e mediante lo sviluppo della coscienza umana, conosce sè stesso.<br />
<br />
5: L'ampia porzione di testo che è andata perduta, e il cui contenuto ci è pervenuto mediante altri miti correlati, narra di come DUMUZI, nel tentativo di sfuggire ai demoni GALLA, si trasformò in un serpente, poi in una gazzella, e questo significa che anche lui, durante il soggiorno nel MONDO DI SOTTO, subì il processo evolutivo e di trasformazione interiore. Realizzando il fatto che non avrebbe più potuto rimanere al fianco del suo sposo, INANNA, madre e sorella al tempo stesso di DUMUZI, iniziò a piangere per la sua assenza. A questo punto, GESHTINANNA (il cui nome significa "Vigna dei Cieli, e che simboleggia un'ulteriore aspetto dell'anima "INANNA") decide di sacrificare sè stessa per prendere il posto di DUMUZI nel MONDO DI SOTTO, permettendo, in questo modo, il ricongiungimento della parte femminile e della parte maschile dell'essenza umana, anima e spirito. Il gesto di GESHTINANNA dev'essere interpretato come un gesto di salvezza per l'intera umanità, tramite il sacrificio che implica il percorso della conoscenza ed è con questo epilogo che termina l'intero processo d'iniziazione: la dea GESHTINANNA, infatti, era conosciuta anche con il nome di "Donna Saggia", e rappresentava l'aspetto dell'anima "intermediario", "volontario", che con passione e sacrificio riceve i doni della Conoscenza. DUMUZI divenne quindi sposo della dea composita INANNA-ERESHKIGAL, e questo processo universale perpetuo corrisponde alla legge necessaria dell'Universo che conosce sè stesso, che dal suo punto di partenza della prima nascita infantile (ENLIL) raggiunge la conoscenza e la maturità spirituale (ENKI), mediante la seconda nascita come COSCIENZA UNIVERSALE.<br />
<br />
Parallelamente al significato psicologico e metafisico, il mito si interpreta anche come narrazione simbolica dei cicli delle stagioni e delle leggi della natura, che rispondono agli stessi processi delle prime: così sopra come sotto. La narrazione termina con la lode ad ERESHKIGAL, dea del MONDO DI SOTTO, grazie alla quale l'Universo e l'anima possono ottenere l'energia e gli strumenti per potersi elevare ad un livello del "sentire" e del comprendere non più filtrato da false sovrastrutture psicologiche e culturali.<br />
<br />
VIAGGIO DI INANNA AGLI INFERI - TESTO INTEGRALE:<br />
<a href="http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/viaggio-di-inanna-agli-inferi.html">http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/viaggio-di-inanna-agli-inferi.html</a><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-1Mb8Zg8PPjE/V5YX8X_wO3I/AAAAAAAATmQ/3obnOI5Pw_0CDNRVFRKNKDny9MYMs3JmQCLcB/s1600/Goatfishes_Louvre_Sb19.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="https://4.bp.blogspot.com/-1Mb8Zg8PPjE/V5YX8X_wO3I/AAAAAAAATmQ/3obnOI5Pw_0CDNRVFRKNKDny9MYMs3JmQCLcB/s320/Goatfishes_Louvre_Sb19.jpg" width="320" /></a></div>
FOTO: pesce-capra, simbolo di Enki, raffigurato su un contenitore del 1500 a.C.<br />
<br />
INANNA E SHUKALLITUDA - INTERPRETAZIONE<br />
<br />
Purtroppo la tavoletta d'argilla è spezzata proprio nel punto in cui la dea INANNA, non riuscendo a trovare colui che si approfittò di lei mentre dormiva, ovvero il saggio giardiniere SHUKALLITUDA, chiese aiuto ad ENKI. SHUKALLITUDA, dal canto suo, consigliato dal padre, trovò riparo presso il PAESE DI SUMER per sfuggire alla vendetta della dea; "sag-giga-teste nere" sono gli uomini, "fratelli" di SHUKALLITUDA. INANNA, peraltro, si vendicò insanguinando acque, fiumi e giardini. INANNA è dea dell'amore sensuale, ma è anche simbolo dell'anima umana, quindi, essendo il sesso espressione fisica delle energie psichiche e spirituali, il mito dovrebbe simboleggiare il risveglio della coscienza rappresentata da SHUKALLITUDA (il giardiniere che studiò il cosmo e i cicli della natura) che possedette l'anima ancora dormiente (INANNA), la quale, accortasi di ciò che era successo, decise di vendicarsi insanguinando pozzi, fiumi, giardini, ecc...Si potrebbe interpretare questo mito come il passaggio alchemico dell'anima dal bianco (albedo) al rosso (rubedo), e come una metafora della vita e della passione (entusiasmo) conseguente al risveglio dell'anima, che possono essere associati al sangue e al fuoco. Il poema si concludeva, nella porzione finale mancante, con INANNA che si sarebbe recata da ENKI per chiedere aiuto, e possiamo immaginare ch'egli le abbia donato gli strumenti per saper incanalare e sublimare la passione e l'entusiasmo verso la conoscenza di sè e del cosmo.<br />
<br />
INANNA E SHUKALLITUDA - TESTO INTEGRALE:<br />
<a href="http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/inanna-e-shukallituda.html">http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/inanna-e-shukallituda.html</a><br />
<br />
IL MITO DI ENKI E NINHURSAG (2000 a.C.) - INTERPRETAZIONE<br />
<br />
Teniamo sempre presente che i miti descrivono, attraverso racconti metaforici, quelli che sono i principi fondamentali inerenti all'esistenza stessa. Quello intitolato "ENKI E NINHURSAG" è un classico mito sulla genesi del cosmo, in cui i protagonisti (ENKI e NINHURSAG) simboleggiano l'unione degli opposti, la dualità maschile-femminile, che permette l'esistenza dell'universo e della vita. E' il più antico dei miti riguardanti ENKI, le cui testimonianze scritte risalgono a oltre il 2000 a.C. Il testo qui pubblicato non è integrale, perciò dscriveremo le parti mancanti interpretandone il significato. <br />
<br />
In questo mito vengono descritti metaforicamente i processi fisici sui quali si basa l'esistenza. Il poema inizia con la descrizione del luogo paradisiaco in cui vivevano ENKI e NINHURSAG prima che la realtà fosse formata, denominato DILMUN, in cui ogni elemento era chiuso in sè stesso, privo di ogni relazione, in cui non esisteva alcun tipo di aggressività o movimento; questo stato di cose viene così descritto:<br />
<br />
"il corvo ferito non gridava, il leone non veniva ucciso, il lupo non afferrava l'agnello, sconosciuto era l'uccisore del cane infanticida, sconosciuto era il grano divorato dal cinghiale".<br />
<br />
Ovviamente non si tratta di un luogo fisico, ma di uno stato della coscienza che si deve ancora formare mediante i percorsi esistenziali della molteplicità, lo stato fetale dell'Essere che, incarnandosi successivamente nell'Uomo ed esprimendosi attraverso le forme del cosmo, si auto-realizza nella sua polarità consapevole. Questo "nulla" edenico, in cui i pensieri devono ancora concretizzarsi, venne reso reale da ENKI il quale <br />
<br />
"ha causato il flusso delle acque del cuore",<br />
<br />
come viene riferito nel testo originale, dove per "acque del cuore" si deve intendere "passione" e "volontà" che permettono ai soggetti di relazionarsi per quel che riguarda la dimensione umana; allo stesso modo agisce l'acqua fisica e materiale per quel che riguarda la dimensione cosmologica e naturale. Così ENKI rese fertile NINHURSAG, la sua consorte (la terra). <br />
<br />
ENKI, essendo, in seguito, abbandonato da NINHURSAG, si unì alla figlia avuta da quest'ultima, NINSAR, non riconoscendola a causa della sua somiglianza con la consorte; dall'unione di ENKI e NINSAR venne alla luce NINKURRA: signora della fecondità e dell'attività pastorale. Lasciato solo anche da NINSAR, ENKI si unì a NINKURRA e dalla loro unione nacque il ragno tessitore dei giorni della vita: UTTU. Ma UTTU non si lasciò sedurre a sua volta da ENKI, seguendo l'avvertimento di NINHURSAG che lo consigliò di stare lontano dalle acque e dai luoghi in cui regnava ENKI. Ma c'è un'altra versione del mito secondo la quale ENKI, mangiando delle piante seminate da NINHURSAG, divorò il suo stesso sperma dal quale queste erano germogliate; questo il brano originale:<br />
<br />
"Enki, nella palude, nella palude giace disteso, Cosa è questo, cosa è questo. Il suo messaggero Isumud gli risponde, Mio Re, questo è un albero-pianta, gli dice. Lo taglia per lui ed Enki lo mangia". <br />
<br />
A questo punto ENKI cadde in uno stato di gravidanza che, non possedendo un utero, gli causò rigonfiamenti terribili in tutte le parti del corpo, facendolo soffrire moltissimo. Una volpe si offerse di portare al suo cospetto NINHURSAG dietro ricompensa, così dicendo:<br />
<br />
"Se porto Ninhursag al tuo cospetto, quale sarà la mia ricompensa?"<br />
<br />
La dea NINHURSAG, convinta dalla volpe, prese dell'acqua-seme dal corpo di ENKI e ne fece scaturire gli dèi della guarigione: ABU per la mascella, NINSUTU per i denti, DAZIMUA per i fianchi, ESHAGAG per le articolazioni e, in ultimo, NINTI, che corrisponde alla dea della vita ed è identificabile con la stessa NINHURSAG. Tutti questi intrighi vogliono descrivere l'interdipendenza e la circolarità della vita: ENKI ha bisogno della dea NINHURSAG così come la dea-terra NINHURSAG ha bisogno del paredro maschile ENKI per dare vita al cosmo. Inoltre non dobbiamo dimenticare che ENKI era anche dio della guarigione, per cui fino ad oggi, il simbolo del caduceo, suo emblema, è anche lo stemma che viene usato in medicina.<br />
<br />
1 - Gli IGIGI come divinità intermediarie si lamentano del troppo lavoro e inducono ENKI a creare l'uomo<br />
<br />
Esattamente come narrato nell'HATRAMKHASIS, le lamentele degli dèi IGIGI (o GENI, rappresentazioni simboliche delle facoltà umane ancora "in potenza") vennero riferite ad ENKI dalla dea NAMMA, ed egli decise, perciò, di creare l'uomo per "alleviare la fatica degli dei" e perchè ne svolgesse i compiti. Da ciò si deduce che gli IGIGI, come elementi cosmici "in potenza", si realizzano di riflesso a livello materiale nel "divenire" mediante l'attività e la ragione umana, ed ENKI, come costruttore dell'Universo, ascoltate le lamentele di queste divinità-astrazioni oberate da "troppa fatica", creò così l'Uomo creando sè stesso. In questo caso la "fatica" degli IGIGI si può tradurre come "desiderio di realizzazione" e l'alleviamento della fatica apportato dalla creazione dell'Uomo come la "realizzazione" degli elementi astratti che entra nel divenire.<br />
<br />
2 - La saggezza di ENKI riguardo l'integrazione degli esseri imperfetti <br />
<br />
Le tavolette che riguardano la creazione dei primi esseri umani da parte di ENKI e NINHURSAG, in questo mito, elaborano una descrizione metaforica di come l'intelligenza e la ragione (proprie del dio ENKI) riescano ad integrare e a dare un senso, nel complesso sistema dell'esistenza, anche alle "imperfezioni"; questa parte del mito vuole anche comunicare il concetto che la perfezione stessa sarebbe un'imperfezione, perchè priva di vita e di divenire. Peraltro dobbiamo ricordare che le anormalità, nei tempi antichi e presso i popoli primitivi, venivano considerate segno di poteri straordinari; in alcune mitologie gli esseri fisicamente anormali vengono identificati con la luna. <br />
<br />
Nell'ultima parte dell'opera la tavoletta risulta molto danneggiata, perciò di difficile interpretazione; si capisce soltanto che ENKI rimprovera a NINHURSAG di non aver saputo impiegare una delle creature malate (UMUL) come dovuto e come aveva fatto lui nei casi precedenti. NINHURSAG rimprovera a sua volta ENKI di non essersi curato di lei quando un'incendio devastò la sua città ed ella dovette abbandonare il tempio EPUR (tempio di NIPPUR), ed anche suo figlio (il cui nome è andato perso) fu costretto a fuggire. Tutto termina con una riconciliazione fra ENKI e NINHURSAG e con la lode ad ENKI.<br />
<br />
ENKI E NINHURSAG - FRAMMENTI DEL TESTO:<br />
<a href="http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/enki-e-ninhursag.html">http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/enki-e-ninhursag.html</a><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-IN-zgGk2ZNk/V5Yajg7t8qI/AAAAAAAATmc/UV8CDpnftmEPVfpFRWL6e7_7HzzY6yn9QCLcB/s1600/Lahmu%252C_the_protective_spirit_from_Nineveh%252C_Mesopotamia..JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-IN-zgGk2ZNk/V5Yajg7t8qI/AAAAAAAATmc/UV8CDpnftmEPVfpFRWL6e7_7HzzY6yn9QCLcB/s320/Lahmu%252C_the_protective_spirit_from_Nineveh%252C_Mesopotamia..JPG" width="212" /></a></div>
FOTO: raffigurazione di Lahmu, divinità a guardia dell'Apsu di Enki; terracotta; altezza: 50 cm.; 1800 a.C.; British Museum<br />
<br />
ENKI NEL POEMA DI "ENMERKAR E IL SIGNORE DI ARATTA"<br />
<br />
Le vicende narrate in questo poema, risalente al 3000 a.C. e costituito da 636 versi, sono probabilmente reali, e vedono come protagonisti ENMERKAR, sovrano di URUK, e il re di ARATTA, città non bene identificata, menzionata in diversi poemi sumeri come: ENMERKAR E IL SIGNORE DI ARATTA, ENMERKAR E EN-SUHGIR-ANA (quest'ultimo era Re di ARATTA, chiamato anche ENSUHKESHDANNA); in LUGALBANDA NELLA GROTTA DELLA MONTAGNA, infine LUGALBANDA E L'UCCELLO ANZUD. Ma ARATTA è menzionata marginalmente anche in moltissime altre opere sumere. Nel presente poema era la città in cui aveva dimora la dea INANNA. Questa città viene oggi collocata quasi unanimamente dagli studiosi sull'altopiano iranico. Il poema è basato su uno scambio epistolare fra il re di URUK e quello di ARATTA circa gli scambi commerciali in materie prime, legname e lapislazzuli. Seguono minacce d'invasione e intimidazioni da parte del Re di URUK che aveva ambizioni espansionistiche sul territorio, con il proposito di conquistare ARATTA. Il passo più straordinario è costituito dall'occasione colta dal narratore per descrivere simbolicamente la nascita della scrittura, facendola quasi magicamente inventare in un baleno dal Re di URUK per alleviare la fatica del messaggero che doveva riferire parola per parola la volontà dell'interlocutore, riuscendoci difficilmente; questo il passo in questione relativo ai versi 500-514: <br />
<br />
"Il messaggero aveva la lingua pesante, non era capace di riportare il messaggio;<br />
poiché il messaggero aveva la lingua pesante e non era capace di riportare il messaggio,<br />
il Signore di Kullab (Uruk) impastò l'argilla e vi incise le parole come in una tavoletta;<br />
- prima nessuno aveva mai inciso parole nell'argilla -<br />
Ora, quando il dio Sole risplende, ciò fu manifesto:<br />
le parole che il signore di Kulab (Uruk) aveva inciso come in una tavoletta, divennero visibili.<br />
<br />
Enmerkar, il figlio del Sole, mi ha consegnato una tavoletta di argilla;<br />
o Signore di Aratta, esamina la tavoletta, prendi il cuore della sua parola;<br />
ordinami ciò che debbo riferire riguardo al messaggio ricevuto.<br />
Il Signore di Aratta dall'araldo prese la tavoletta lavorata artisticamente;<br />
il Signore di Aratta scrutò la tavoletta:<br />
- la parola detta ha forma di chiodo, la sua struttura trafigge -<br />
il signore di Aratta scruta la tavoletta lavorata artisticamente.<br />
<br />
1 - ENKI e lo sviluppo dell'individualità e della complessità come cardini dell'evoluzione<br />
<br />
Un passo interessante relativo all'opera di ENKI come divinità che accompagna l'Uomo verso la propria evoluzione, è quello in cui il Re ENMERKAR narra di come, in un tempo lontano, gli esseri umani si esprimessero in un unico idioma universale, ed in cui (proprio come nel luogo paradisiaco descritto in ENKI E NINHURSAG, di cui abbiamo trattato nel paragrafo precedente) non esistevano leoni, serpenti, scorpioni, ecc...Il che vuol dire che la coscienza umana si trovava in una condizione di immobilità, priva di ispirazione e di volontà, circonfusa dall'influenza di ENLIL: il dio della semplice esistenza statica priva di elemento spirituale. L'intelligenza di ENKI (divinità interiore dell'Uomo e costruttore stesso dell'universo) intervennero risvegliando ciò che era in potenza nell'essere umano, mediante lo sviluppo dell'individualità e di tutte le possibilità che si sarebbero concretizzate, a livello universale, attraverso il corso della storia. Infatti la confusione delle lingue descritta nel poema e i conflitti che ne sono scaturiti, vuole mettere in luce il valore della complessità senza la quale non ci può essere trasformazione e l'esistenza umana non potrebbe, dunque, raggiungere mète più alte; questo sia per quel che riguarda lo sviluppo individuale che, parallelamente, per quel che riguarda le tappe storiche verso il perfezionamento umano. Il dio ENKI costituisce, infatti, l'elemento psichico che nell'Uomo aggiunge all'anima lo spirito, all'esistenza la vita. "NUDIMMUD" (nu, somiglianza, dim-mud, generare) è uno dei nomi con i quali veniva identificato ENKI, come all'inizio dei seguenti versi:<br />
<br />
Versi 134-155: "Canta per lui il canto sacro, l'incantesimo cantato nelle sue camere - l'incantesimo di Nudimmud: Una volta non c'erano serpenti, non c'erano scorpioni,<br />
Non c'erano le iene, non c'erano i leoni,<br />
Non c'erano cani selvaggi, nessun lupo,<br />
Non c'era paura, nessun terrore,<br />
L'uomo non aveva rivali.<br />
In questi giorni, le terre di Subur e Hamazi,<br />
Le lingue sumere unite in armonia, le grandi terre dei decreti dei principi,<br />
Uri, la terra di cui tutto era appropriato,<br />
La terra di Martu, riposava in sicurezza,<br />
L'intero universo, le persone all'unisono<br />
Per Enlil in una lingua sola. (Allora) Enki, il Signore dell'Abbondanza (di cui) i comandi sono fidati Il Signore della Saggenza, che comprende la terra,<br />
Il signore degli dei,<br />
Dotato di saggezza, il Signore di Eridu<br />
Cambiò la lingua nelle loro bocche, ha portato discordia in essa<br />
Nella parlata dell'uomo che fino ad ora era una".<br />
<br />
2 - Frammento relativo ai versi che fanno riferimento agli scambi commerciali fra ARATTA e URUK, ai conflitti e all'invenzione della scrittura:<br />
<br />
"Un tempo fu che il Re, da Inanna eletto nel suo santo cuore,<br />
eletto della terra di Shuba da Inanna nel suo santo cuore,<br />
Enmerkar, figlio di Utu, <br />
una preghiera rivolgesse alla sorella,<br />
la benevola regina, la sacra Inanna:<br />
O sorella mia Inanna, per Erech<br />
fa' che la gente di Aratta dia forma d'arte a oro ed argento,<br />
fa' che porti a valle dai monti il puro lapislazzuli,<br />
fa' che porti gemme e lapislazzuli;<br />
a Erech, sacra terra...,<br />
alla casa di Anshan, ove tu stai,<br />
fa' che costruiscano il suo...<br />
del sacro Gipar, ove tu hai dimora.<br />
Possa il popolo di Aratta adornare con arte le pareti.<br />
Io, io pregherò...nel mezzo di esso.<br />
<br />
Fa' che Aratta si sottometta a Erech,<br />
fa' che il popolo di Aratta,<br />
tradotta la roccia dal suo altipiano alla valle,<br />
a me edifichi la grande casa di preghiera, la grande Arca innalzi,<br />
che dinanzi a me sorga la grande Arca, l'Arca degli dèi,<br />
che per me si compiano in Kullab le mie divine leggi,<br />
per me facciano dell'Abzu un sacro altipiano,<br />
per me purifichino Eridu come un monte,<br />
per me facciano erigere come una grotta la sacra casa di preghiera dell'Abzu.<br />
E quand'io pronunzierò le divine leggi di Eridu,<br />
quando farò fiorire come una...la pura autorità dell'En,<br />
quando a Erech, a Kullab calcherò sul mio capo la corona,<br />
possa il...essere portato dalla grande casa di preghiera nel Gipar,<br />
possa il...essere portato dal Gipar nella grande casa di preghiera,<br />
possa il popolo assistere ammirato,<br />
possa Utu assistere con sguardo lieto!<br />
<br />
Dice l'araldo al Signore di Aratta:<br />
"Mi manda, mio Re, il padre tuo,<br />
il Signore di Erech, il Signore di Kullab è colui che mi manda".<br />
"Che ha detto, quali parole ha pronunciato il tuo Re?"<br />
"Mio Re, queste parole ha pronunciato, questo ha detto:<br />
Il mio Re, dal giorno della sua nascita vipera di Sumer, colui che come...<br />
l'ariete colmo di principesco potere sull'altipiano cinto di vallo, <br />
il pastore che...<br />
nato dalla vacca fedele nel cuore dell'altipiano,<br />
Enmerkar, figlio di Utu, mi manda,<br />
mio Re, ecco quello che egli ti dice:<br />
Io caccerò gli abitanti della città, così che essi fuggano come uccello...dal suo albero.<br />
Io li caccerò, così che volino come un uccello nel nido del vicino.<br />
E distruggerò Aratta come luogo di...,<br />
Io la stenderò nella polvere come una città rasa al suolo,<br />
Aratta, la dimora maledetta da Enki:<br />
questo luogo io intendo distruggere come un luogo che giace distrutto.<br />
Contro di essa Inanna si è levata in armi,<br />
ha dato la parola, l'ha maledetta.<br />
Come sabbia accumulata io intendo accumulare sabbia sulla città.<br />
Quando sarà fatto l'oro dal suo magma,<br />
pressato...l'argento nella sua polvere,<br />
forgiato l'argento...,<br />
i basti fissati sulla groppa degli asini di montagna:<br />
il...casa del giovane Enlil di Sumer,<br />
eletto da Enki, il Signore, nel suo santo cuore,<br />
fa' che il popolo dell'altipiano edifichi per me secondo le pure, sacre leggi,<br />
fa' che esso per me fiorisca come bossolo,<br />
illuminalo per me come Utu quando incede dal Ganun,<br />
adorna per me le sue soglie.<br />
<br />
Ma Aratta rifiuta ed Enmerkar dice le parole nuove all'araldo.<br />
<br />
Il messaggero aveva la lingua pesante, non era capace di riportare il messaggio;<br />
poiché il messaggero aveva la lingua pesante e non era capace di riportare il messaggio,<br />
il Signore di Kullab (Uruk) impastò l'argilla e vi incise le parole come in una tavoletta;<br />
- prima nessuno aveva mai inciso parole nell'argilla -<br />
Ora, quando il dio Sole risplende, ciò fu manifesto:<br />
le parole che il signore di Kulab (Uruk) aveva inciso come in una tavoletta, divennero visibili.<br />
<br />
Enmerkar, il figlio del Sole, mi ha consegnato una tavoletta di argilla;<br />
o Signore di Aratta, esamina la tavoletta, prendi il cuore della sua parola;<br />
ordinami ciò che debbo riferire riguardo al messaggio ricevuto.<br />
Il Signore di Aratta dall'araldo prese la tavoletta lavorata artisticamente;<br />
il Signore di Aratta scrutò la tavoletta:<br />
- la parola detta ha forma di chiodo, la sua struttura trafigge -<br />
il signore di Aratta scruta la tavoletta lavorata artisticamente".<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-UZGDv6sqlsE/V5YcTxxhx8I/AAAAAAAATmo/Z6J-NdHAzlcssfJB-_rN4Pa-arFej_a7wCLcB/s1600/EnkiCloseupBirdman.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-UZGDv6sqlsE/V5YcTxxhx8I/AAAAAAAATmo/Z6J-NdHAzlcssfJB-_rN4Pa-arFej_a7wCLcB/s320/EnkiCloseupBirdman.jpg" width="295" /></a></div>
FOTO: Enki raffigurato su un bassorilievo sumero in una vecchia foto.<br />
<br />
CONCLUSIONE: IL MESSAGGIO DI ENKI<br />
<br />
ENKI è dunque la divinità interiore dell'Uomo, l'intelligenza che lo accompagna verso la Conoscenza e la realizzazione di sè stesso; è costruttore dell'Universo perchè costituisce lo stesso elemento cosciente che si oppone alle forze primordiali del caos e alle componenti regressive della psiche; ENKI è l'alchimista interiore che trasforma in potenzialità e qualità compiute gli elementi indefiniti dell'inconscio, è l'Uomo adulto che nasce dal percorso esperenziale guidato dalla fiaccola dell'intelligenza e della ragione, sole guide che portano alla comprensione e all'empatia universale, all'espansione della coscienza, all'equilibrio delle forze interiori, alla felicità. I testi sumeri, come appurato nei numerosi paragrafi precedenti, descrivono attraverso figure simboliche di divinità, i percorsi interiori dell'anima umana, fino alla comprensione che solo il Signore della terra (ENKI) può essere sentiero del divenire che porterà, infine, alla consapevolezza che non vi è alcuna divinità al di sopra e al di fuori dell'uomo, che Dio e materia sono inscindibili e che solo la Natura e l'Uomo equivalgono alla divinità; quando l'Uomo avrà raggiunto questa illuminazione, liberato da ogni pregiudizio, chimera e ignoranza, sarà finalmente libero e responsabile, il fanciullo cederà il posto all'adulto e in lui sarà sconfitta ogni forma di intolleranza e di prevaricazione verso i propri simili come elementi scaturiti dall'infantilismo e dall'ignoranza, ovvero dagli elementi regressivi ai quali ENKI si oppone. ENKI, come narrato nell'ATRAMKHASIS, nell'ENUMA ELISH e nell'EPOPEA DI GILGAMESH, si oppone alla volontà distruttiva degli dei del cielo e delle forze del caos (che volevano sterminare l'umanità), come elementi regressivi della coscienza che desiderano proseguire il loro sonno senza essere disturbati dal trambusto causato dal progresso e dall'evoluzione umana. ENKI è il serpente androgino nato dall'ABZU e dall'oceano cosmico, il mediatore che simboleggia il raggiungimento, nell'uomo, del perfetto equilibrio fra elemento maschile e femminile e la concretizzazione della mèta suprema dell'umanità; l'Uomo è androgino come realtà antropologica e la separazione dei caratteri corrisponde ad una forzatura culturale. L'Uomo può conoscere ogni cosa perchè ogni cosa proviene dalla sua coscienza infinita; egli non può liberarsi dalla materia e il frutto del suo percorso evolutivo dev'essere concretizzato sulla terra attraverso la storia; le sue concezioni materiali del mondo sono riflesse nelle intuizioni spirituali come in un processo alchemico: tutto proviene dal basso verso la formazione dell'entità spirituale e cosciente dell'Universo. La Natura è la casa dell'Uomo e l'Uomo è assolutamente NECESSARIO perchè è lo stesso Dio che crea continuamente se stesso.<br />
<br />
"Esiste un solo bene, la Conoscenza, e un solo male, l'ignoranza".<br />
(Socrate, in Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, III sec.)<br />
<br />
<br />
Alessia Birri, 25 luglio 2016<br />
<br />
TESTI INTEGRALI DEI MITI SUMERI ESAMINATI:<br />
<br />
ENUMA ELISH:<br />
<a href="http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/enuma-elish.html">http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/enuma-elish.html</a><br />
<br />
ATRAMKHASIS:<br />
<a href="http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/atramkhasis.html">http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/atramkhasis.html</a><br />
<br />
VIAGGIO DI INANNA AGLI INFERI:<br />
<a href="http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/viaggio-di-inanna-agli-inferi.html">http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/viaggio-di-inanna-agli-inferi.html</a><br />
<br />
INANNA E SHUKALLITUDA:<br />
<a href="http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/inanna-e-shukallituda.html">http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/inanna-e-shukallituda.html</a><br />
<br />
ENKI E NINHURSAG - non integrale:<br />
<a href="http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/enki-e-ninhursag.html">http://alessia-birri.blogspot.com/2018/10/enki-e-ninhursag.html</a><br />
<br />
ARTICOLI CORRELATI:<br />
<br />
ENKI - Wikipedia:<br />
<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Enki">https://it.wikipedia.org/wiki/Enki</a><br />
<br />
ENMERKAR E IL SIGNORE DI ARATTA - Wikipedia:<br />
<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Enmerkar_e_il_signore_di_Aratta">https://it.wikipedia.org/wiki/Enmerkar_e_il_signore_di_Aratta</a><br />
<br />
LA DISCESA DI INANNA AGLI INFERI - Wikipedia:<br />
<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Discesa_di_Inanna_negli_Inferi">https://it.wikipedia.org/wiki/Discesa_di_Inanna_negli_Inferi</a><br />
<br />
ATRAMKHASIS - Homolaicus:<br />
<a href="http://www.homolaicus.com/storia/antica/gilgamesh/atramkhasis.htm">http://www.homolaicus.com/storia/antica/gilgamesh/atramkhasis.htm</a><br />
<br />
MITOLOGIA SUMERA - Wikipedia:<br />
<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Mitologia_sumera">https://it.wikipedia.org/wiki/Mitologia_sumera</a><br />
<br />
SUMERIAN DICTIONARY:<br />
<a href="http://www.lowchensaustralia.com/names/sumerian-dictionary.htm">http://www.lowchensaustralia.com/names/sumerian-dictionary.htm</a><br />
<br />Alessia Birrihttp://www.blogger.com/profile/09538305177304729903noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-8043033874697774236.post-67220390970325457392015-05-22T13:23:00.000-07:002015-05-23T23:57:09.006-07:00LA GRANDE OPERA DI RAMSETE IILE OPERE E IL LUNGO REGNO DI RAMSETE II COSTITUIRONO PER LA CIVILTA' EGIZIA UN'APICE DI CREATIVITA' E GRANDEZZA. I SOGNI E LE AMBIZIONI DI QUESTO FARAONE SARANNO ANCHE UN OCCASIONE PER CONOSCERE LA CIVILTA' EGIZIA E I POPOLI CON CUI INTERAGI', LE DIVINITA', I MITI E LE RADICI COMUNI DELLE ANTICHE CULTURE, OVVERO LA NOSTRA IDENTITA'.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-vWtz2rSC4uM/VV9R_vt55YI/AAAAAAAASBw/6UgTod4tM_g/s1600/ramsesii%2B008.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://4.bp.blogspot.com/-vWtz2rSC4uM/VV9R_vt55YI/AAAAAAAASBw/6UgTod4tM_g/s320/ramsesii%2B008.JPG" width="215" /></a></div>
Foto: Statua di Ramses II al Museo Egizio di Torino. 1279 - 1213 a.C.; XIX dinastia; materiale: tonalite nera; altezza: cm. 194; provenienza: Tebe; regno di Ramsete II; collezione Drovetti (1824)<br />
<br />
"I paesi stranieri che mi hanno visto pronunceranno il mio nome, lontano, in paesi stranieri sconosciuti." (Ramses II il Grande, Poema di Pentaur)<br />
<br />
<br />
PARTE PRIMA - RAMSETE II E IL CULTO DI SETH <br />
<br />
<br />
Ramsete II nacque ad AVARIS, ex capitale del regno degli invasori asiatici Hyksos della XV dinastia (1786-1567 a.C.Secondo Periodo Intermedio), nel 1297 a.C. AVARIS, sul Delta del Nilo, oltre ad essere stata capitale degli invasori, poi sconfitti dal faraone AHMOSE, venne anche istituita come sede del culto di SETH, il fratello di OSIRIDE che assassinò, come narra il mito, per invidia. RAMSETE II, in ossequio alla propria estrazione culturale, ricollocò ad AVARIS la capitale del regno, al posto di TEBE, sede del potente culto di AMON. Il fondatore della XIX dinastia fu RAMSETE I, proveniente da una famiglia militare di AVARIS legata al clero di SETH. La devozione al culto di SETH RAMSETE II la dimostrò soprattutto con l'edificazione della STELE DEI QUATTROCENTO ANNI, fatta scolpire nei primi anni del suo regno proprio per celebrare i quattro secoli trascorsi dall'ingresso degli HYKSOS in Egitto e la conseguente fondazione del tempio dedicato al dio SETH, o BAAL SUKHET. Infatto gli HYKSOS ritennero più vicina la figura di SETH a quella del loro dio SUTHEK, piuttosto che quella di RA, il dio nazionale egizio. La STELE DEI 400 ANNI rappresenta un vero rompicapo per gli studiosi; secondo l'egittologo FERNAND CROMBETTE la discendenza HYKSOS potrebbe essersi protratta fino al fondatore della XIX dinastia, RAMSETE I, ma è un'ipotesi controversa e non universalmente accettata; tuttavia a noi sembrerebbe la più attendibile, vedremo in seguito perchè. Intanto esaminiamo quello che è rimasto del testo della Stele che, purtroppo, essendo in molti punti danneggiato non è completamente leggibile:<br />
<br />
STELE DEI 400 ANNI - TESTO<br />
<br />
"Lunetta superiore:<br />
<br />
Oh Seth / Sutekh, possa vivere in eterno Usermaatra Setepenra, Ramesse Meri Amon (Ramesse II).<br />
Sia data donazione di vino al padre (celeste) che gli ha dato la vita.<br />
Per il Ka di Seth, figlio di Nut.<br />
Possa tu donare un bel periodo di vita, consentendo di seguire il tuo Ka, al Ka del principe, il sindaco della città, scriba reale, intendente dei cavalli, governatore delle terre straniere e della fortezza di Tjaru.<br />
<br />
Registro inferiore:<br />
<br />
Possa vivere l’Horo, il toro possente, amato da Maat, signore delle feste Sed, come suo padre Ptah-Tenen,il re dell'Alto e Basso Egitto “Usermaatra Setepenra”, figlio di Ra “Ramesse Meri Amon”.<br />
Dia vita Ra, padre dagli dèi, colui che rende fertili le Due Terre, al sovrano: Le Due Signore.<br />
<br />
Protettore dell'Egitto e conquistatore dei paesi stranieri, l’Horo d'oro Ricco di anni e grande di vittorie. Possa Ra brillare nel cielo con ciò che desidera il re dell’Alto e Basso Egitto “Usermaatra Setepenra”, figlio di Ra “Ramesse Meri Amon”, il principe che ha dotato le Due Terre di monumenti in suo nome.<br />
Sua Maestà ha ordinato di erigere una grande stele in granito con inciso il grande nome dei suoi padri, affinché si glorifichi il nome di suo padre, il re dell’Alto e Basso Egitto “Menmaatra”, figlio di Ra “Sethy Merenptah”.<br />
<br />
Anno 400 (in rosso),<br />
4° mese della stagione di Shemu, 4° giorno il re dell’Alto e Basso Egitto “Sutekh, grande di potere”, figlio di Ra “Il suo amato nubty Sutekh”, amato da Ra-Harakhty che esisterà per sempre e in eterno.<br />
…<br />
Venga il principe reggente, sindaco della città, visir, portatore del flabello al seguito del re, il capo delle truppe, capo degli arcieri, governatore delle terre straniere e della fortezza di Tjaru, Sethy, giusto di voce, figlio del principe reggente, sindaco della città, visir, il capo degli arcieri, governatore delle terre straniere e della fortezza di Tjaru, scriba reale, il sovrintendente dei cavalli, Paramessu, giusto di voce, nato dalla signora della casa delle Due Cantanti, Paratiu, giusta di voce".<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-iPUj8v1JNj0/VV9UDrK6c3I/AAAAAAAASB8/tFfoWb9uSzo/s1600/stele400anni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-iPUj8v1JNj0/VV9UDrK6c3I/AAAAAAAASB8/tFfoWb9uSzo/s320/stele400anni.jpg" width="249" /></a></div>
Foto: una ricostruzione della Stele dei 400 anni di Ramses II.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-9jtAaOh6oM8/VV9WA549UQI/AAAAAAAASCI/wLVk9klNqEA/s1600/TANIS2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="241" src="http://4.bp.blogspot.com/-9jtAaOh6oM8/VV9WA549UQI/AAAAAAAASCI/wLVk9klNqEA/s320/TANIS2.jpg" width="320" /></a></div>
Statua colossale di Ramses II nella città di Tanis, che si trova nella parte nord est del Nilo.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-YQ5hhtVUSmg/VV9XOX-4oWI/AAAAAAAASCQ/-LVdjLh-4cs/s1600/4834985117_9d4acc2ecd.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/-YQ5hhtVUSmg/VV9XOX-4oWI/AAAAAAAASCQ/-LVdjLh-4cs/s320/4834985117_9d4acc2ecd.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="-webkit-text-size-adjust: auto; -webkit-text-stroke-width: 0px; background-color: #383838; color: #b6aa7b; display: inline !important; float: none; font-family: arial, sans-serif; font-size: xx-small; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: 18px; orphans: 2; text-align: left; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;"></span>Un'altro colosso di Ramses II a Tanis, sulle sponde nord orientali del Nilo.<br />
<br />
Ma se gli HYKSOS avessero avuto componenti mitanniche-hurrite, quindi indoeuropee, come sostiene lo studioso ANTONIO CRASTO, allora ci sembrerebbe plausibile la teoria di COMBETTE, perchè, durante la dinastia precedente, ovvero la XVIII, a partire da THUTMOSE IV, ci furono molti matrimoni politici di principesse mitanniche con faraoni egizi, che avrebbero a loro volta costituito un legame culturale con i precedenti usurpatori HYKSOS, per cui RAMSETE II, detto il rosso a causa della sua capigliatura ramata, volle commemorare l'inizio della dinastia HYKSOS e l'introduzione del culto dEL dio SETH-SUTEKH. Gli HYKSOS erano una popolazione di origine orientale la cui etnia ed identità non è ancora stata definita con certezza dagli storici, ma probabilmente furono di origine indoeuropea con apporti hurriti e mitannici; quando scesero verso Sud, passando dalle zone caucasiche, si insediarono presso il delta del Nilo fondando la capitale: AVARIS, adottando la scrittura egizia, le leggi egizie, l'intera cultura del posto. Bisogna però precisare la reale inconsistenza di una diversità effettiva fra le culture e le divinità dei popoli antichi, poichè vi è sempre stato un'universale filo conduttore che ha sempre unito, attraverso i millenni partendo da epoche ancestrali, le varie mitologie, divinità, culti e simbologie. Le analogie fra gli dèi egizi ed hurriti (cioè indoeuropei) sono incontrovertibili; ad esempio: il dio hurrita dei cieli TESHUB è ricollegabile a RA HORAKHTY; la dea madre HEBA si può assimilare ad HATOR; i MITANNI-HURRITI concepivano il male assoluto legato al caos universale sotto forma del serpente HEDAMMU, simile in tutto al serpente egizio APOPHI, con lo stesso valore simbolico. A partire da THUTMOSE IV, la XVIII dinastia (ovvero quella precedente la dinastia ramesside) suggellò numerosi matrimoni politici di principesse hurrite-mitanniche che si unirono al sangue reale egizio; questo può spiegare il recente rilevamento di DNA caucasico nelle mummie della XVIII dinastia e anche i capelli ramati di RAMSETE II, del bel THUTMOSE IV, dai lineamenti molto europei, e di molte altre mummie reali. Gli storici MASSIMO BONTEMPELLI e ETTORE BRUNI, secondo me giustamente, rivalutano l'importanza dell'apporto culturale HYKSOS alla civiltà egizia, per millenni svalutato da opportunismi ideologici di varia natura, con queste affermazioni: <br />
<br />
“l’Egitto, sotto le dinastie faraoniche degli Hyksos, non subì alcun impoverimento economico ed alcun imbarbarimento culturale. Al contrario, i legami tribali mantenuti dagli Hyksos con il retroterra asiatico da cui provenivano, fecero uscire l’Egitto dal suo isolamento rispetto all’Asia e gli fecero per la prima volta annodare direttamente e per via terrestre relazioni commerciali con l’area siro-palestinese, avvenute sino ad allora solo indirettamente, attraverso Byblos e soltanto mediante le spedizioni marittime compiute nel porto di quella città. In seguito a questi nuovi contatti, gli Egizi passarono dall’età del rame all’età del bronzo, impararono a conoscere e ad usare i cavalli, principiarono a praticare l’apicoltura, trapiantarono la vite palestinese nelle oasi africane sino a non dover più importare da Creta il vino, diventandone anzi esportatori. Dal punto di vista culturale, gli Hyksos si fecero custodi delle millenarie tradizioni egizie e ridiedero prestigio al potere faraonico, limitando i privilegi del clero di Ammon-Ra.”<br />
<br />
Questo per chiarire il fatto che gli HYKSOS, (nonostante fossero demonizzati dopo la riconquista dei territori ad opera di KAMOSE prima e di AHMOSE poi nel 1540 circa a.C, i quali riunificarono l'Egitto diviso in tre regni: gli HYKSOS a nord presso il Delta del Nilo, a sud i NUBIANI, trovandosi il legittimo re egizio relegato al centro fra due nemici) furono profondamente ricettivi nei confronti della cultura egizia ed, anzi, apportarono importanti innovazioni come l'uso del carro da guerra, del cavallo, di una migliore tecnica di lavorazione del bronzo e di costruzione dell'arco. Era, infatti, consuetudine, presso gli antichi popoli, l'assorbimento degli aspetti culturali superiori dei regni conquistati integrandolo alle proprie conoscenze, poichè non concepivano estremismi religiosi di matrice regressiva introdotti con l'avvento degli attuali monoteismi.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-ZarCWr4ssF4/VV9YbSkZHTI/AAAAAAAASCY/P1bEx8RptM4/s1600/ramesses-coffin.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="179" src="http://4.bp.blogspot.com/-ZarCWr4ssF4/VV9YbSkZHTI/AAAAAAAASCY/P1bEx8RptM4/s320/ramesses-coffin.jpg" width="320" /></a></div>
Sarcofago ligneo di Ramses II.<br />
<br />
Come dicemmo, è difficile parlare di assimilazione fra le culture antiche, perchè sostanzialmente erano unite da un filo comune di miti, simbologie, conoscenze...per cui già fondamentalmente accomunate a livello universale. Ma questo sottofondo è un elemento che risale ad epoca ancestrale, rimasto sempre presente come sottostrato: il culto di SATURNO che, assieme a quello solare e lunare, si perde nella notte dei tempi. Archeologi ed egittologi si chiedono da sempre come mai una divinità presumibilmente negativa come SETH fosse stata elevata ad emblema di una dinastia. Per rispondere a questo "enigma" dobbiamo tenere presente che per gli egizi, come per ogni civiltà antica, l'elemento negativo non era mai concepito come qualcosa di separato e contrapposto all'elemento positivo legato all'ordine e alla luce, ma entrambi erano accomunati da una stessa origine, da un piano universale teso allo svolgimento dei cicli e alla rinascita. Per questo SETH rappresentava il lato oscuro dello stesso dio RA, il Sole, e non era un dio negativo, ma rappresentava il male necessario agli scopi evolutivi ed al rinnovamento, per cui era intrinsecamente legato alla conoscenza. Non dimentichiamo che lo stesso THOT, dio della conoscenza, suggerì al fratello SETH il metodo con cui tendere un tranello ad OSIRIDE per poterlo intrappolare, poi uccidere. Quando ISIDE e NEPHTY trovarono il cadavere di OSIRIDE si lacerarono il petto e coinvolsero tutti gli dèi nel proprio dolore; ma SETH e THOT osservarono la scena impassibili, consci della necessità del tragico avvenimento. Inoltre, il dio RA, il Sole, come avrebbe dovuto punire un tale atto contro OSIRIDE se non annientando SETH o, perlomeno, relegandolo in qualche lugubre prigione? Invece no, SETH riceve una ricompensa da RA HORAKTY perchè viene eletto a guardiano della BARCA SOLARE nel suo tragitto attraverso gli INFERI, dove avrebbe dovuto ogni notte sconfiggere il terribile serpente APOPHI, incarnazione del vero male, quello assoluto, legato alle forze regressive e cieche, al caos primordiale e alla distruzione dell'universo, quindi dell'uomo stesso. Ecco perchè, attraverso i millenni, velato dietro i suoi molteplici aspetti di superficie, vi è sempre l'atavico ed ancestrale culto di SETH-SATURNO, che fu il vero Re del Mondo dell'Età dell'Oro. Infatti "alcuni Egittologi hanno ipotizzato che si sia voluto considerare Seth-Sutekh come sovrano della dinastia degli dèi" (citazione da Antonio Crasto sulla Stele dei 400 anni).<br />
<br />
Allora perchè, dopo la XIX dinastia, ci fu una progressiva demonizzazione di SETH, se gli egizi, come ogni popolo antico, erano consci della fondamentale unione dei due principi: bene e male? Generalmente gli studiosi sono concordi nell'addossare la colpa all'identificazione di SETH con la dominazione HYKSOS della XV dinastia, per una questione di orgoglio nazionale. E finora non pensiamo ci possano altre spiegazioni plausibili, sebbene gli HYKSOS si fossero dimostrati popolo civile ed evoluto.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-NlG7sObM3uI/VV9ggGhM4rI/AAAAAAAASCo/rf_iE0FwGMk/s1600/KV9-Apep-bound-detail-Egypt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://3.bp.blogspot.com/-NlG7sObM3uI/VV9ggGhM4rI/AAAAAAAASCo/rf_iE0FwGMk/s320/KV9-Apep-bound-detail-Egypt.jpg" width="320" /></a></div>
Il dio Seth affronta il serpente Apophis in un affresco della tomba KV9 di Ramses V.<br />
<br />
RAMSETE II - PARTE II<br />
<br />
"I paesi stranieri che mi hanno visto pronunceranno il mio nome, lontano, in paesi stranieri sconosciuti." (Ramses II, Poema di Pentaur)<br />
<br />
USERMAATRA SETEPENRA RAMESSE MERIAMON: Potente giustizia di Ra - Prescelto di Ra - Ramesse Amato da Amon. Ramsete II è considerato il più grande faraone d'Egitto e, aggiungiamo noi, anche uno dei più grandi sovrani del mondo intero. Fu Re magnanimo, amatissimo dal popolo, attento ai bisogni di ognuno. Nacque ad AVARIS, sul delta del Nilo, nel 1297 a.C.; morì nella nuova città di PI-RAMESSE (casa di Ramses), fatta edificare da lui come un prolungamento della vecchia capitale hyksos AVARIS (da cui distava pochi chilometri), nel 1213 a.C. a quasi 97 anni, avendo regnato ben 67 anni! Fu il terzo sovrano della XIX dinastia, dopo RAMSETE I (suo nonno) e Sety I suo padre. A suo fianco vi era la famosa sposa reale NEFERTARI (il cui nome significa "bella fra le belle"), oltre la quale ebbe un numero imprecisato di mogli, che gli diedero quasi 100 figli! Nei prossimi paragrafi ci occuperemo delle sue guerre contro gli HITTITI di MUWATTALI II e della storica battaglia di QADESH, nonchè degli scontri con gli SHARDANA, i POPOLI DEL MARE. I monumenti da lui fatti edificare sono impressionanti e grandiosi, sfidano il tempo e, all'epoca, mettevano in soggezione i nemici.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-H-jQpluRgRE/VV9jL0IoyzI/AAAAAAAASC0/sKGwWcuFUIY/s1600/Egypte_louvre_127.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-H-jQpluRgRE/VV9jL0IoyzI/AAAAAAAASC0/sKGwWcuFUIY/s320/Egypte_louvre_127.jpg" width="247" /></a></div>
<span style="-webkit-text-size-adjust: auto; -webkit-text-stroke-width: 0px; background-color: #383838; color: #b6aa7b; display: inline !important; float: none; font-family: Roboto, arial, sans-serif; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: 18px; orphans: 2; text-align: start; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;"></span><br />
Foto: anello d'oro di Ramses II raffigurante i due cavalli che lo accompagnarono alla battaglia di Qadesh, chiamati "Vittoria in Tebe" e "Letizia di Mut". Museo del Louvre.<br />
<br />
RAMSETE II ricevette un educazione molto raffinata da un funzionario scelto dal padre SETY I: PASER, gran sacerdote di Amon, che lo istruì sulla guerra, sulla politica e sull'astronomia. I sacerdoti egizi erano, infatti, principalmente degli astronomi. Senza dimenticare il funzionario IMENEMIPET di stanza in Nubia, anch'esso valente precettore del nostro RAMSETE. Le responsabilità non tardarono ad arrivare, e ad appena dieci anni d'età RAMSETE partecipò alle sue prime campagne militare al fianco del padre; a quindici anni venne incaricato di sedare alcune rivolte in LIBIA e, nello stesso periodo, nominato principe reggente. Ma RAMSETE doveva affrontare un'altro importante problema, poichè durante il regno dell'ultimo faraone della XVIII dinastia, HOREMHEB, dopo la parentesi amarniana, venne restaurato il potere del clero di AMON il quale minacciava pericolosamente l'autorità del faraone, e motivo per cui SETY I decise di ricoprire di importanti nomine il figlio ancora giovanissimo, per timore che il clero di AMON potesse usurparne i poteri. Nello stesso anno RAMSETE sposò quella che dovette essere la moglie principale anche in futuro: NEFERTARI, famosa per bellezza e intelligenza. A ventidue anni RAMSETE sedò una rivolta nella turbolenta NUBIA. Dopo diciotto anni di coreggenza con il figlio, SETY I morì e RAMSETE salì al trono all'età di venticinque anni.<br />
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RAMSETE II E GLI "SHARDANA DAL CUORE RIBELLE CHE NESSUNO PUO' CONTRASTARE"<br />
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" I Shardana sono venuti con le loro navi da guerra dal mezzo del Gran Mare, nessuno può resistergli" (Poema di Pentaur)<br />
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Prima di occuparci degli ambivalenti rapporti di RAMSETE II con gli SHARDANA, ovvero i POPOLI DEL MARE, abitanti della SARDEGNA e provenienti da oriente, cerchiamo di capire la cultura e le origini di questo affascinante popolo. Quando si studiano gli antichi popoli bisogna dire, innanzitutto, che è molto difficile avere delle preferenze, perchè più si approfondiscono le conoscenze più ci si rende conto che tutto è indissolubilmente interconnesso e che non si sarebbe potuto fare a meno dell'apporto di nessuno! Ecco com'erano definiti gli SHARDANA nei numerosi testi egizi che parlano di loro:<br />
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"Sconosciuti" - "Capi dei paesi stranieri" - "Re delle isole dell'Occidente" - "Re delle isole che sono nel cuore del grande mare" - "Venuti dalle isole e dalla terra posti sul grande cerchio d'acqua" - Venuti dall'Isola Basilea, alta, con rocce bianche rosse e nere, ricca di rame".<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-xp1dfgJ-gRk/VV9l9i9WMmI/AAAAAAAASDA/P5-1zy6obPc/s1600/Guerriero-4-occhi-Abini.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-xp1dfgJ-gRk/VV9l9i9WMmI/AAAAAAAASDA/P5-1zy6obPc/s320/Guerriero-4-occhi-Abini.jpg" width="155" /></a></div>
Foto: bronzetto raffigurante il dio degli Shardana, Shardan, alto 19 cm., proveniente dalla Sardegna. Dovrebbe risalire a circa il 1000 a.C. La figura presenta 4 occhi e 4 braccia, sorregge due scudi e porta due corna sull'elmo terminanti con due sfere. Indossa stivaletti che giungono fino alle ginocchia; gli scudi presentano un disegno a raggera.<br />
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Gli SAHARDANA erano pirati, grandi navigatori e depositari di tradizioni antichissime, poichè il loro bagaglio culturale proveniva, probabilmente, da ogni civiltà e conoscenza che assimilarono nel loro peregrinare attraverso quasi tutti i paesi allora conosciuti. Provenivano certamente dall'oriente. Avevano due dèi principali: una dea raffigurante la Madre Terra, un dio guerriero enigmatico che si può considerare un ibrido di molte divinità, chiamato SHARDAN, identificato con gli dèi vedici (poichè esso era raffigurato con quattro braccia), con il semitico BAAL e con il MARDUK babilonese; la cosa stupefacente è la raffigurazione di questa divinità come un guerriero con quattro occhi, due corna sull'elmo, due scudi e quattro braccia, caratteristiche alle quali si potrebbero riportare fiumi di significati, ma ci vorrebbe un articolo dedicato soltanto a questo. I loro simboli principali erano: l'universale raffigurazione del LABIRINTO, presente in tutto il mondo ed in tutte le epoche, a partire dalla preistoria, ed il serpente alato, o DRAGONE. Gli SHARDANA compaiono nelle cronache greche ed egizie come insidiosi pirati che saccheggiavano le città costiere. Erano fabbri, architetti, carpentieri, guerrieri e venivano spesso assoldati negli eserciti stranieri come mercenari, infatti vedremo come anche RAMSETE II si servì di loro. Si suppone che siano stati proprio loro ad innalzare il complesso megalitico di STONEHENGE, nella lontana Inghilterra, poichè là vi sono tracce del loro passaggio. L'ingegno più prodigioso gli SHARDANA lo dimostrarono nella costruzione delle loro navi, che erano dotate di vele moderne, non avevano fori per i remi ed, in cima all'albero, avevano un misterioso anello rotante sormontato da due corna a mezzaluna. L'archeologo MARIO PINCHERLE ipotizzò si potesse trattare di una bussola che usava la mezzaluna come magnete. In ogni modo gli SHARDANA furono precursori di moltissime "innovazioni" dei secoli e millenni successivi, che in realtà furono soltanto delle "riscoperte" dovute al possesso di importanti documentazioni, fra tutte: bussole, sestante, mappe di correnti atlantiche e la vela triangolare, o "vela latina". Un'altra ipotesi interessantissima, avanzata dallo studioso LEONARDO MELIS (che ha dedicato ben 30 anni della sua vita allo studio di questo popolo, raccogliendo indizi in tutto il mondo) è quella secondo cui i NURAGHI possano essere retrodatati di molti millenni rispetto alla versione ufficiale, poichè non potevano essere delle costruzioni difensive per conformazione non adatta a questo uso, ma dei veri e propri santuari, dedicati al culto del Sole e della Luna, quindi i NURAGHI erano già presenti quando gli SHARDANA, provenienti da Oriente, occuparono la Sardegna, ed erano stati costruiti da popolazioni precedenti, addirittura circa 9000 anni a.C. Gli SHARDANA, politicamente, preferivano essere organizzati in città-stato piuttosto che in un unico regno, perciò non ebbero mai un'impero: erano certamente spiriti liberi ed indomiti.<br />
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Già il padre di RAMSETE II, SETY I, aveva ingaggiato nel suo esercito mercenari SHARDANA contro gli HITTITI di MUWATTALI. Così RAMSETE II dovette affrontare l'aggressione degli SHARDANA che saccheggiarono le località costiere egizie, sconfiggendoli ed, infine, nel 1294 a.C., assumendoli come mercenari nel proprio esercito contro il re hittita HATTUSA, come fece suo padre. Infatti importantissimo fu l'ausilio di questi abili guerrieri nelle file del faraone, perchè questi gli permisero di sopravvivere alla devastazione del proprio accampamento da parte degli HITTITI, essendo difeso da almeno 250 guardie del corpo SHARDANA, riuscendo così a far indietreggiare il nemico. Ramsete disponeva di almeno 200.000 fanti, ma di appena 200 carri da guerra, mentre gli HITTITI potevano schierarne fino a 3000 di quest'ultimi. In ogni modo un cospicuo numero di SHARDANA venne ingaggiato anche nelle file hittite che combattevano gli egizi. Peraltro gli SHARDANA, che non conoscevano alleanze e non combattevano per amore di nessuno, nel 1290 ripresero ad attaccare l'Egitto dal mare. RAMSETE II li definirà "Shardana del mare, dal cuore ribelle, senza padroni, che nessuno aveva potuto contrastare". I guerrieri SHARDANA sono presenti nelle raffigurazioni del Tempio di ABU SIMBEL, eretto per commemorare la vittoria della BATTAGLIA DI QADESH e per intimidire i nemici nubiani dalla cui parte sono rivolte le statue colossali del faraone. Sono raffigurati anche sulle pareti del TEMPIO DI AMON RA a KARNAK.<br />
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RAMSETE II, GLI HITTITI, LA BATTAGLIA DI QADESH E IL TRATTATO DI PACE<br />
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"Spedì un suo messaggero con una lettera in mano, indirizzata alla Mia Maestà: (lettera del re ittita) - Dice questo tuo servo "Si è conosciuto che sei figlio di Ra, uscito dal suo corpo. Egli ti ha dato tutte le terre riunite insieme. Quanto alla terra d'Egitto e alla terra di Kheta, esse sono tue serve, sono sotto i tuoi piedi. Te le ha date il tuo venerabile padre Ra prima che tu prevalessi contro di noi. Ecco, la tua forza è grande, il tuo valore pesa sulla terra di Kheta. E' forse bello se uccidi i tuoi servi? Il tuo volto è minaccioso contro di noi, non sei clemente: ecco, ieri hai agito e hai fatto massacro di milioni; sei venuto oggi e non hai lasciato truppe. Non far violenza alle tue cose, re potente che preferisce la pace alla guerra! Dacci il fiato! -""<br />
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Dal Poema della Battaglia di Qadesh: alla fine della composizione viene riportata questa lettera del principe ittita spedita a Ramsethe II (XIX dinastia-in carica dal 1279 a.C.-1212 a.C.) per chiedere la pace.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-yvcqSHAdIDE/VV9oq_wQhkI/AAAAAAAASDM/p_TNWoN3DjA/s1600/ramsessulcocchio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="235" src="http://2.bp.blogspot.com/-yvcqSHAdIDE/VV9oq_wQhkI/AAAAAAAASDM/p_TNWoN3DjA/s320/ramsessulcocchio.jpg" width="320" /></a></div>
Ramses II sul cocchio in un bassorilievo del tempio di Abu Simbel, mentre un leone, simbolo regale, corre assieme ai suoi cavalli.<br />
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RAMSETE II fu Re saggio, equilibrato e giusto, venerato come un dio grazie alla sua vita piena di opere buone e utili; ma, mentre a TEBE veniva completata la grande sala ipostila del TEMPIO DI AMON, il sovrano non si dava pace, a causa della sua aspirazione più bruciante, che lo assillava continuamente: concludere una volta per tutte la partita con gli HITTITI ed ampliare l'Impero Egizio fino ai confini dell'Asia. Impresa che i suoi predecessori tentarono invano, compreso suo padre, SETY I. Noi avremmo parteggiato per gli Egizi, ovviamente; ma gli HITTITI, chi erano? Sul grande scacchiere internazionale dell'epoca anch'essi apportarono elementi di civiltà importantissimi, come vedremo facendo un rapido resoconto prima di occuparci delle strategie di RAMSETE. <br />
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Al tempo di RAMSETE II sul trono hittita sedeva il Re MUWATTALI II, col quale si scontrò durante la BATTAGLIA DI QADESH. Gli HITTITI erano un nobilissimo popolo di stirpe indoeuropea, dalla cultura progredita e ricettiva. I primi HITTITI fecero la loro comparsa in Asia Minore intorno al 1700 a.C. In cima alla loro organizzazione sociale, basata su ordinamenti feudali, vi era il Re, il quale non aveva un potere assoluto e non era considerato l'incarnazione di una divinità, come nelle altre monarchie orientali, ma era sottoposto al giudizio degli UGUALI, suoi PARI, che lo dovevano eleggere alla morte del predecessore. L'ordinamento sociale era costituito da : Re, Nobili e Sacerdoti (che componevano l'assemblea costituzionale), Militari, Artigiani, Servi. Il loro aspetto fisico era nobile e dai caratteri europei; possiamo immaginare i lunghi capelli biondi che incorniciavano il loro bellissimo viso, i corpi perfetti, le tuniche strette in vita da una cintura, dalle larghe maniche, con le spalle a volte coperte da un mantello. Diversamente dalle altre culture mesopotamiche, basate sull'epica e sulla mitologia, gli HITTITI coltivavano una propensione all'introspezione, alla conoscenza d'insieme e all'indagine filosofica, che si può ipotizzare ereditata dalle antiche radici vediche. Vi fu infatti un trattato fra HITTITI e MITANNI in cui si nomina degli dei Vedici: VARUNA, MITRA, NATASATYA. Anche i MITANNI, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, erano di stirpe indoeuropea e, quindi, probabilmente depositari della conoscenza più antica del mondo. Inoltre, mentre presso gli atri popoli mesopotamici vigeva la legge del taglione ed il CODICE DI HAMMURABI, gli HITTITI svilupparono un codice di leggi che prevedeva, nella maggior parte dei casi, pene pecuniarie o detentive. Oltre a questo bisogna ricordare che la monarchia hittita precedette di millenni le moderne monarchie costituzionali: i nobili avevano il diritto di governare le aree ad essi sottoposte e nominavano il sovrano. Pur essendo stirpe di guerrieri, gli HITTITI non umiliarono mai i popoli conquistati, ma ne rispettavano la cultura e la dignità facendoseli fedeli alleati. Il loro equipaggiamento militare consisteva in leggerissimi e veloci carri da guerra bronzei, che li avvantaggiavano nelle manovre in battaglia; inoltre lance, frecce, bipenni e lunghe spade ricurve. Distintivo della dignità regale era il bastone ricurvo, detto LIUTO. Adottarono due sistemi di scrittura: geroglifica e cuneiforme (quest'ultima usata nei rapporti diplomatici); scrivevano su tavolette di legno muniti di pennello e inchiostro. Le loro terre erano fertili, producevano orzo, grano e vite. Il pantheon delle divinità era costituito dal DIO DELLE TEMPESTE e dalla DEA DEL SOLE ad esso sposata; ma gli dei che regolavano il comportamento umano erano: il dio WASTULASSIS (che personificava l'idea del peccato), HANTASSAS (l'Equità) e ISTAMANASSAS (Esaudimento). Anch'essi avevano, nella loro mitologia, il concetto del caos rappresentato da un serpente, ILLUYANKAS, sconfitto dal DIO DELLE TEMPESTE portatore dell'ordine universale. L'arte e l'architettura hittita risentì dell'influsso sumero e assiro, e produsse palazzi, templi e mura dalla struttura colossale e poderosa; i siti archeologici principali sono CATAL HUYUK (già esistente ma da essi occupata intorno al 2000 a.C.), HATTUSA e YAZILIKAYA, nell'attuale Turchia.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-skbpxe95mKg/VV9q1L-vpsI/AAAAAAAASDY/bOHbSgDAHiE/s1600/abu-simbel.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="222" src="http://2.bp.blogspot.com/-skbpxe95mKg/VV9q1L-vpsI/AAAAAAAASDY/bOHbSgDAHiE/s320/abu-simbel.jpg" width="320" /></a></div>
Ramses II sul carro di battaglia in un bassorilievo del tempio di Abu Simbel.<br />
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LA BATTAGLIA DI QADESH<br />
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Al tempo di RAMSETE II l'impero hittita era al massimo della sua potenza occupando tutta la Siria del nord, compresa QADESH (KINZA in lingua hittita), nella parte occidentale del paese, sulle rive dell'ORONTE. Era lo stesso periodo storico in cui si svolse la GUERRA DI TROIA, circa 1294-1275 a.C. La BATTAGLIA DI QADESH fu lo spartiacque che segnò i rapporti fra Egitto e Impero Hittita, con i conseguenti trattati di pace, come vedremo. Prima di intraprendere questa azione di guerra definitiva, RAMSETE studiò a lungo tutti i comportamenti strategici, assicurandosi innanzitutto approvvigionate basi d'appoggio sulla costa fenicia, sede di regni vassalli d'Egitto, munite di arsenali e magazzini. Il Re hittita MUWATTALI fu, dal canto suo, avvertito dei preparativi egizi e si preparava allo scontro, provvisto di un esercito di circa 30.000 uomini. Gli HITTITI avevano anch'essi un gran numero di alleati, nemici storici dell'Egitto: ARVAD, CARCHEMISH, QADESH, UGARIT e ALEPPO. In più avevano assoldato moltissimi mercenari, fra i quali: MISI, PALASATI, LUKKI, SCEKELESH e gli stessi SHARDANA che affollavano anche l'esercito di RAMSETE. Per parte sua RAMSETE aveva mercenari NUBIANI, ASIATICI, SHARDANA; l'esercito egizio era costituito da 4 divisioni con 5000 uomini ciascuna, che portavano i nomi degli dèi principali d'Egitto: divisione AMON, divisione PTAH, divisione RA, divisione SUTEK (SETH, che veniva definito con il nome hyksos). Il mese di aprile il faraone si mise in marcia verso la Siria; raggiunta la Valle dell'ORONTE stranamente non incontrò ancora nessuno e pose gli accampamenti a un giorno di marcia dalla città di QADESH. Gli egizi catturarono due disertori che li informano della presenza degli accampamenti hittiti più a nord. In testa alla divisione AMON il faraone non si fece attendere dal nemico e presto fu sotto le mura di QADESH. Ma i due disertori facevano parte di un tranello teso ai danni degli egizi, che in questo modo si trovarono in una posizione pericolosa e troppo avanzata rispetto alla collocazione del nemico e RAMSETE si trovò scoperto e troppo distaccato dalle altre divisioni, che non lo avevano ancora raggiunto e si trovavano a chilometri di distanza. La divisione SETH, ad esempio, si trovava ad una tale distanza che non potè nemmeno partecipare alla battaglia. MUWATTALI non pose tempo in mezzo: attaccò la divisione RA che si trovava in assetto di marcia, cogliendola di sorpresa e facendola disperdere in una fuga che travolse l'accampamento della divisione AMON. Immediatamente gli HITTITI accerchiarono il campo degli EGIZI con i loro veloci carri da guerra. Sembrava la fine di tutto, un sogno che si infrangeva rovinosamente sulle rive dell'ORONTE. Ma il faraone resistè imperterrito, combattendo contro tutti, cercando di spezzare l'accerchiamento. Lo si può immaginare con la sua corporatura robusta, alto e dalla fulva capigliatura battersi come un eroe omerico, quasi posseduto da una misteriosa forza interiore, come nelle spire di un sogno angoscioso. Alla fine riuscì ad aprirsi un varco fra i nemici, che invasero l'accampamento egizio ed, abbacinati dalle ricchezze che vi trovarono, si abbandonarono al saccheggio e si distrassero dalla battaglia. Quando meno se lo sarebbe aspettato il faraone vide comparire in mezzo al subbuglio un manipolo di reclute egizie che salvarono la situazione sbaragliando gli HITTITI che alla fine si tricerarono entro le mura di QADESH. Il giovane faraone fu così orgoglioso di questo risultato che lo fece commemorare su ogni supporto possibile: su papiro, sulle mura dei templi di LUXOR, KARNAK, ABIDOS, ABU SIMBEL, DENDERA...ed era l'argomento preferito degli artisti di corte!<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-urEaQ8X0jjY/VV9tKZnqRvI/AAAAAAAASDk/lWx1XXfNvqU/s1600/Ramses-II-relief-from-Memphis.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-urEaQ8X0jjY/VV9tKZnqRvI/AAAAAAAASDk/lWx1XXfNvqU/s320/Ramses-II-relief-from-Memphis.jpg" width="284" /></a></div>
Ramsete II afferra i nemici, dal palazzo di Ramsete II a Menphis. Il faraone tiene in pugno le chiome di un nubiano, un asiatico e un cananeo.<br />
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POEMA DI PENTAUR<br />
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A questo punto il Poema di Pentaur (Pentaur non è il nome dell'autore, ma del copista che ha firmato il PAPIRO SAILER che riporta l'epopea di QADESH, scritto una generazione più tardi) così descrive quei memorabili eventi, per bocca del faraone stesso:<br />
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"Allora la mia Maestà si levò simile a suo padre Monthu, indossò l'armatura di battaglia. La sua pariglia si chiamava Vittoria in Tebe e Letizia di Mut. Poi sua Maestà si lanciò all'attacco e penetrò nell'esercito del vinto di Khatti, ed era solo, non c'era assolutamente nessuno a suo fianco; quando Sua Maestà si voltò, vide di esser circondato da 2.500 pariglie con tre uomini per cocchio. - (Si passa alla prima persona, il faraone parla) - Non c'è nessuno con me, non un fante, non un auriga, non un soldato di carriera. Il mio esercito è stato distrutto e non c'è nessuno per combattere contro il nemico! O Padre mio Amon, forse che un padre ignora il proprio figlio?! Io grido a te, Padre mio Amon! Mi trovo tra gente sconosciuta, tutti i paesi stranieri sono uniti contro di me! Il mio grande esercito mi ha abbandonato e nessuno dei miei soldati è con me! Se li chiamo, nessuno risponde...Ma io chiamo Amon, che è utile a me più di migliaia di fanti e di migliaia di carri, più di decine di migliaia di fratelli e figli uniti in una sola volontà! - (Il dio Amon risponde) - Avanti, avanti! Io, tuo padre, sono con te e con te è il mio braccio! - (A questo punto un pavido auriga si rivolge al faraone) - O mio buon Signore, o valoroso sovrano e difensore dell'Egitto nel dì della battaglia! Noi siamo soli fra i nemici! Ecco l'esercito tutto ci ha abbandonati! Vuoi tu rimanere finchè ci tolgono il respiro dalle labbra?! Salviamoci o grande Ramsete! - (Ramsete risponde) - Coraggio! Rinfranca il tuo cuore o mio auriga! Io penetrerò tra i nemici come falco! Io uccido, massacro, anniento! - (il Poema narra poi la ripresa della battaglia il giorno successivo) - Il sacro Ureo sputa fiamme sul nemico facendone strage, tanto che non rimangono che cataste di cadaveri dinanzi ai miei cavalli!"<br />
<br />
"BUONA PACE E FRATERNITA' ETERNA" <br />
<br />
Ma in realtà non ci fu nessuna battaglia il giorno dopo e QADESH continuò a rimanere in mani hittite. Nonostante la narrazione celebrativa e propagandistica presentasse una vittoria che in realtà non ci fu, bisogna tuttavia riconoscere il grande coraggio ed eroismo dimostrato da RAMSETE, che per certo è riportato in tutta la sua autenticità. La realtà fu molto meno brillante, poichè tutto si risolse in un nulla di fatto e con ingenti perdite egizie. Ma tutto questo "rumore per nulla", si può dire, fu molto più fruttifero di qualsiasi vittoria, perchè costrinse HITTITI ed EGIZI ad un TRATTATO DI PACE che permise al regno di RAMSETE II di essere ricordato come il più tranquillo della storia. Il Re hittita MUWATTALI, protagonista della BATTAGLIA DI QADESH, morì poco tempo dopo questo evento ed, in seguito, ci fu un periodo di disordine dovuto ad una crisi dinastica, che vide l'ascesa al trono di HATTUSILI III, fratello del Re defunto. Gli HITTITI a questo punto non se la sentirono di proseguire le ostilità con l'Egitto, poichè un'altra minaccia incombeva già alle porte del loro impero: quella degli ASSIRI. Fu allora che Re HATTUSILI III si riappacificò con RAMSETE, stipulando quello che fu il primo trattato internazionale di pace del mondo. Due copie di questo trattato, su tavole d'argilla sono state trovate ad HATTUSA e a TEBE. <br />
<br />
IL TRATTATO DI PACE:<br />
<br />
"Il grande capo degli Hittiti non invaderà mai più il territorio dell'Egitto e, da parte sua, il grande signore e dominatore dell'Egitto non invaderà mai più, a scopo di preda, il territorio degli Hittiti. Se un altro nemico attaccherà il territorio di Ramses e questi manderà a dire al grande capo degli Hittiti: "Vieni in mio aiuto contro di lui", il grande capo degli Hittiti accorrerà a sconfiggere il nemico. Ed egualmente, se un altro nemico verrà contro il grande capo degli Hittiti e questi chiederà a Ramses aiuto e rinforzi, questi verrà per sconfiggere il nemico oppure manderà la sua fanteria e i suoi carri da guerra. Questi patti sono scritti su tavolette di argento del paese ittita e del paese di Egitto. Chi dei due contraenti non li osserverà, mille Dei del paese degli ittiti e mille Dei del paese degli egizi distruggano la casa, la terra, i sudditi. Al contrario, chi osserverà questi patti, egizio e ittita che sia, mille Dei del paese degli ittiti e mille Dei del paese degli egizi, facciano che egli viva in buona salute e con lui la sua casa, il suo paese i suoi sudditi."<br />
<br />
Il Trattato si conclude con l'augurio rispettivo dei sovrani di "buona pace e fraternità eterna" e fu ulteriormente rafforzato dal matrimonio di RAMSETE II con una figlia di HATTUSIL III, a cui fu dato il nome egizio di MAET NEFERU RA, successivamente anche con una seconda figlia di quest'ultimo. Il matrimonio fu celebrato nella città di PI RAMESSE alla presenza del sovrano hittita, dei re dei regni vassalli e dai soldati dei rispettivi eserciti. RAMSETE aveva allora circa 50 anni. Nonostante i convenevoli, però, RAMSETE celebrò comunque il concluso Trattato come una valorosa vittoria, aggiungendo al proprio protocollo questi aappellativi:<br />
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"Toro fra i dominatori che traccia i confini dei due Paesi fin dove Egli vuole"<br />
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Si diede così inizio ad un lungo e prospero regno pacifico, durante il quale RAMSETE II dimostrò tutta la sua grandezza nella riorganizzazione del Paese, come vedremo nel successivo capitolo.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-0J9v8QCjCKs/VV9vefYGH4I/AAAAAAAASDw/n0APeAIv8lM/s1600/Kadesh.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-0J9v8QCjCKs/VV9vefYGH4I/AAAAAAAASDw/n0APeAIv8lM/s320/Kadesh.jpg" width="239" /></a></div>
Copia del trattato fra egizi e hittiti, conservato al Museo archeologico di Istanbul.<br />
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RAMSETE II E L'ORGANIZZAZIONE SOCIALE NELL'ANTICO EGITTO (parte V)<br />
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"O voi, bravi giovani che non siete mai stanchi e che ogni giorno vegliate sul lavoro...Io, Ramesse Meriamon, vi dichiaro che i viveri affluiscono davanti a voi e non ci sarà più un "ah, se avessi...". Realizzerò i vostri bisogni in ogni cosa, sicchè voi lavoriate per me con cuore amante. Io sono un difensore vigile della vostra condizione: le provviste in vostro possesso saranno più pesanti delle vostre prestazioni. Io conosco il vostro eccellente mestiere, e anche che ci si rallegra di lavorare quando il ventre è pieno. Ciascuno di voi ha un anticipo di un mese sul salario. Si riempiono per voi d'ogni cosa i magazzini, di pane, di carne, di dolci, sandali, vesti e unguenti abbondanti in modo che vi ungiate la testa ogni dieci giorni, vi rivestiate a nuovo ogni anno e i vostri piedi siano solidamente calzati in ogni tempo. Ho fatto tutto questo affinchè siate prosperi e lavoriate per me d'un solo cuore." (traduzione di Edda Bresciani)<br />
<br />
Dalla STELE DI KUBAN, di Ramesse II, datata all'8° anno del suo regno (1267 a.C. circa), rivolta agli operai delle cave di pietra, che estraevano i blocchi per le statue del re fra i quali vi erano, oltretutto, soprattutto prigionieri di guerra.<br />
<br />
Questo capitolo sugli aspetti sociali della civiltà egizia è particolarmente importante per le sue implicazioni odierne, quindi è utile fare alcune premesse: la storia e l'archeologia sono sempre state il campo di battaglia di teorie pseudo-scientifiche, convinzioni religiose, ideologie; quando determinati personaggi, considerati dei seri studiosi, non cercano la verità storica, ma la conferma di racconti biblici o, non si sa se peggio ancora, la legittimazione di teorie pseudo-scientifiche come il darwinismo sociale (in voga nel XIX secolo allo scopo di avallare sopraffazione sociale, liberismo e discriminazioni razziali) poi è molto difficile riuscire a scardinarle, sebbene le prove contrarie parlino da sole a suon di papiri, iscrizioni, reperti archeologici...Questo vale soprattutto per quel che riguarda l'organizzazione sociale della civilissima società egizia, la conoscenza della quale dovette essere una spina nel fianco per coloro che avrebbero voluto la civiltà umana nata da principi di prevaricazione e non, com'è più plausibile, dalla generale collaborazione. Oggi nessuno, a meno che non sia vissuto sulla luna negli ultimi 100 anni, può credere ancora che nell'Antico Egitto possa essere esistita la schiavitù, ma attraverso insinuazioni in documentari appositamente costruiti e nuovi kolossal biblici appena usciti nelle sale cinematografiche, ci si vorrebbe, rasentando il ridicolo, ancora nostalgicamente aggrappare all'idea di un Egitto popolato da schiavi che anelavano la fuga. <br />
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Leggiamo, a proposito della società egizia, un brano di EDDA BRESCIANI, egittologa e archeologa di fama mondiale, nel capitolo sull'Antico Egitto da lei curato del primo volume dell'enciclopedia "La Storia" di Mondadori:<br />
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LE CLASSI SOCIALI (a cura di Edda Bresciani)<br />
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"C'era un'uguaglianza assoluta tra le varie classi della popolazione (benchè certamente siano diverse per censo), il livello di vita era alto, la piccola proprietà era diffusa. Oltre alla classe dei funzionari e degli appartenenti al clero, la massa della popolazione era formata da contadini che lavoravano per i privati, o i domini regi o i templi, con un contratto di lavoro, registrato in un ufficio statale , che definiva esattamente le prestazioni cui i lavoratori si impegnavano e alle quali i datori di lavoro dovevano attenersi, a rischio d'esser citati nei tribunali locali; c'erano inoltre gli affittuari, che prendevano a lavorare, con un contratto scritto, una certa terra pagando un tanto. C'erano poi gli operai dello Stato, addetti alle cave e alle miniere. C'era anche la classe artigiana, essenzialmente urbana, formata da gente libera: falegnami, lavandai, fornai, vasai, muratori. C'erano i commercianti e, soprattutto nelle città del Delta, c'erano i marinai, che esercitavano il commercio marittimo verso Creta, Cipro, il Libano, esportando e importando. C'era anche un'altra classe, la più bassa, formata da persone che "appartenevano" al Re o ai templi, o a privati, alle quali non è esatto dare il nome di schiavi, ma piuttosto quello di servi: uomini addetti soprattutto al lavoro dei campi e donne addette specialmente alla casa. Decreti regali proteggevano nell'Antico Regno il lavoro dei servi dipendenti dai templi; d'altra parte il trattamento di quest'umile categoria era, a quanto si sa, buono".<br />
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Vi erano certo dei casi di costrizione e lavori forzati a cui venivano sottoposti particolari criminali per scontare la propria pena o in altre eventualità, ma si trattava comunque di una condizione intermedia, poichè il soggetto poteva possedere le sue proprietà, si poteva sposare e la legge lo proteggeva da maltrattamenti. Dopotutto, negli Stati Uniti oggi non si mettono ai lavori forzati i galeotti? E forse si sarebbero trovati meglio nell'Antico Egitto! :-D <br />
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Gli antichi egizi erano un popolo fondamentalmente pacifico, mite e tollerante, le guerre erano quasi sempre intraprese a scopo di difesa o per creare zone cuscinetto ai confini del Paese. Una delle molte testimonianze sulla società egizia è il villaggio operaio di DEIR EL MEDINAH, una valle sulle rive del Nilo, di fronte a TEBE, uno dei tre esempi di villaggio operaio scoperti dell'Antico Egitto, oltre quello di AMARNA e KAHUN, che testimonia la vita quotidiana dei lavoratori addetti alla costruzione delle tombe della VALLE DEI RE. I reperti di questo villaggio dimostrano un livello di vita più che dignitoso: venivano regolarmente pagati a scadenza mensile; vi era il tribunale, l'assistenza medica e la scuola, come si può evincere dal grado di alfabetizzazione testimoniato dalle innumerevoli ostraka trovate nel villaggio. Non dobbiamo pensare che fossero lavoratori privilegiati, provenivano anzi da molte etnie diverse, perciò fra loro vi erano anche prigionieri di guerra; inoltre le categorie erano disparate: dall'artigiano professionista al servo e alla lavandaia, e le prove archeologiche testimoniano che il trattamento era ugualmente dignitoso per tutti.<br />
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Ecco un brano dello studioso FEDERICO ARBORIO MELLA, tratto dal bellissimo libro L'EGITTO DEI FARAONI (edito da Mursia):<br />
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"Non sappiamo con esattezza quali fossero le condizioni dei prigionieri di guerra, ma comunque è certo che non erano schiavi. Venivano reclutati con nome e cognome e trattati come tutti gli altri operai. Certamente non avevano la facoltà di scegliersi il lavoro e a loro erano affidati quelli più impegnativi. Ma, trascorso un certo periodo potevano anche tornarsene a casa oppure accasarsi in Egitto con assoluta parità di diritti. Lo stesso Erodoto, parlando dell'Egitto, non accenna mai all'esistenza di schiavi. I lavori veramente pesanti, per esempio, quelli in miniera o nelle cave del Sinai erano invece con ogni probabilità compiuti da condannati ai lavori forzati, cioè assassini, predoni, e altri criminali del genere".<br />
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Leggiamo anche le parole di un'altro studioso, VIVIANO DOMENICI, firma storica della pagina scientifica del Corriere della Sera, in un suo importante articolo:<br />
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"Un esempio per tutti è dato dai documenti trovati nel villaggio di Deir el Medineh, non lontano da Tebe, dove vivevano operai specializzati e artigiani addetti alla necropoli reale. Da questi documenti scopriamo una realtà decisamente moderna. Il lavoro degli operai era regolamentato da un vero e proprio contratto garantito dal faraone. I lavoratori erano organizzati in gruppi diretti ciascuno da un capomastro che teneva un minuzioso rendiconto dell'andamento dei lavori e della gestione del personale. Orario, quantità di lavoro e compensi erano stabiliti con precisione. Il salario veniva versato giornalmente sotto forma di viveri e, ogni dieci giorni, con razioni di unguenti (indispensabili per chi doveva lavorare sotto il sole); vesti e sandali erano invece forniti periodicamente, secondo le esigenze. La retribuzione totale prevedeva comunque un saldo periodico sotto forma di lingotti di rame, equivalente della moneta. Una squadra di venti operai era affiancata da un guardiano, due manovali, due serve e un pompiere; inoltre, come ha scritto lo storico Jaques Pirenne, "un medico era addetto alla squadra a cui andava regolarmente a fare visita, in virtù di leggi sull'igiene del lavoro il cui testo non ci è giunto ma di cui sappiamo che riguardavano permessi di lavoro, precauzioni contro il caldo, mantenimento degli opifici, igiene del vestiario, alloggi, rifornimenti, ripartizione equa del lavoro". Era formalmente vietato il prolungamento dell'orario di lavoro, il sequestro degli arnesi o la trattenuta dello stipendio. La proprietà dell' abitazione da parte degli operai era favorita da specifiche leggi e, da una certa epoca in poi, gli operai vennero esentati dal pagamento delle tasse sulla casa. Motivi di assenza dal lavoro (che non pare prevedessero detrazioni sul salario) potevano essere la malattia, il compleanno della madre, la lite con la moglie e persino la malattia dell'asino con il quale l'operaio raggiungeva il luogo di lavoro. Il capomastro registrava tutto, ma spettava poi alla commissione composta dai rappresentanti dei lavoratori esaminare i diversi casi e prendere eventuali provvedimenti. L' attività di questi tribunali operai era comunque controllata dagli scribi statali che potevano denunciare al capo della polizia di zona eventuali irregolarità riscontrate. L'operaio che riteneva di aver subito una condanna ingiusta da parte dei suoi stessi colleghi giudici poteva appellarsi agli scribi, al capo della polizia o direttamente al faraone. È noto il caso di un'operaia tessile, licenziata per aver sbagliato un lavoro, che si appellò al capo della polizia e venne reintegrata nel posto di lavoro. Nonostante un'organizzazione così articolata e capillare, nel villaggio di Deir el Medineh si verificarono a più riprese proteste e scioperi causati soprattutto dall'inadeguatezza degli alloggi e dai ritardi nel versamento degli alimenti stabiliti. In occasione di uno di questi scioperi fu lo stesso faraone Ramses II ( XIII secolo a. C.) a doversi rivolgere agli operai e per convincerli a sospendere l'agitazione dovette accettare tutte le loro richieste." <a href="http://archiviostorico.corriere.it/2005/giugno/14/antico_Egitto_paradiso_della_classe_co_9_050614021.shtml">http://archiviostorico.corriere.it/2005/giugno/14/antico_Egitto_paradiso_della_classe_co_9_050614021.shtml</a><br />
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ROGER SABBAH, uno dei fratelli Sabbah, archeologi, filologi studiosi di lingue antiche, che hanno scritto il libro I SEGRETI DELL'ESODO dopo vent'anni di ricerche nei siti archeologici, così si esprimono a proposito degli Ebrei in un intervista rilasciata ad ADRIANO FORGIONE, ex direttore della rivista Hera:<br />
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"Chi erano? Degli schiavi del faraone? Lo sappiamo, la civiltà egizia non è mai stata schiavista". <a href="http://mikeplato.myblog.it/2009/09/13/l-esodo-ebraico-secondo-roger-sabbah/">http://mikeplato.myblog.it/2009/09/13/l-esodo-ebraico-secondo-roger-sabbah/ </a><br />
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Inoltre ci sono documenti scritti che confermano l'esistenza del diritto di sciopero, come quello del famoso PAPIRO DELLO SCIOPERO conservato al Museo Egizio di Torino, compilato intorno alla metà del XII secolo a.C. dallo scriba AMENNAKHTE presso lo stesso villaggio di DEIR EL MEDINA, risalente al regno del successore di RAMSETE II: RAMSETE III. <br />
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RAMSETE II in particolare si interessò sempre personalmente delle condizioni di vita del popolo, promulgando nuove leggi sull'igiene, affidando agli operai stessi le decisioni sulle questioni del loro lavoro, esentò dalle tasse le classi povere. Tutto il popolo così migliorò le proprie condizioni, la piccola proprietà venne incoraggiata con conseguente sviluppo di classi medie. La lungimirante liberalità di RAMSETE II permise il progresso delle arti e dell'artigianato: mobilieri, vasai, pittori, scultori, decoratori...si poterono dedicare ad un'eccezionale richiesta del loro talento.<br />
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RAMSETE II: I MONUMENTI (parte VI)<br />
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Il lunghissimo regno di Ramsete II (1297 a.C.- 1213 a.C.) permise a questo faraone di portare a termine gran parte delle opere monumentali che progettò, e di completare anche quelle che suo padre, SETHY I, lasciò in sospeso, come il tempio di ABYDOS, il quale sulle pareti del viale d'ingresso reca la lunga iscrizione in onore del padre e degli dèi, che potete leggere qui, assieme alla descrizione del luogo:<br />
<a href="https://www.blogger.com/goog_1986962028"><br /></a>
<a href="https://plus.google.com/112628118463774814307/posts/BDSvB4PZhXV">https://plus.google.com/112628118463774814307/posts/BDSvB4PZhXV</a><br />
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Faremo un breve sorvolo sui monumenti eretti in 67 anni di regno. <br />
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IL TEMPIO DI ABYDOS<br />
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L'insediamento di ABYDOS risale alla preistoria, come preistorica fu la prima divinità qui adorata: KHANTEMENTYU, un dio dalle fattezze di sciacallo legato al culto dei morti e alla custodia delle necropoli. Solo in epoca più tarda vi fu istituito il culto di Osiride, durante la XII dinastia. Moltissime furono le ricostruzioni architettoniche del luogo durante 30 dinastie; in particolare il padre di RAMSETE II, SETHY I, vi fece costruire un nuovo tempio, separato da quello antico; opera che non riuscì a completare e successivamente compiuta da RAMSETE.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-v7icRsGfB34/VV9xDvJAaZI/AAAAAAAASD8/v-r4rK_E5Tc/s1600/ramessesiitempleatabydos9.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://4.bp.blogspot.com/-v7icRsGfB34/VV9xDvJAaZI/AAAAAAAASD8/v-r4rK_E5Tc/s320/ramessesiitempleatabydos9.jpg" width="320" /></a></div>
Il dio androgino del Nilo e la dea Iside in un bassorilievo del Tempio di Abydos, offre le ricchezze dell'Egitto.<br />
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IL TEMPIO MAGGIORE E TEMPIO MINORE DI ABU SIMBEL<br />
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Il TEMPIO MAGGIORE di ABU SIMBEL, scavato nella roccia e costituito da 4 enormi statue colossali alte 20 metri poste ai lati dell'ingresso, è stato costruito sulle fondamenta di un tempio antichissimo dedicato al dio HORUS, che RAMSETE II non si fece scrupolo a demolire per sostituirlo con il nuovo monumento. Si trova nella parte meridionale dell'Egitto, lungo il NILO. Quattro statue alte 20 metri sono rivolte proprio verso la NUBIA, con il chiaro intento di porre in soggezione le turbolente popolazioni nubiane dopo che furono sconfitte e ammansite. All'interno del tempio vi è scritto il nome del capo degli scultori che si occupò di dirigere i lavori: PYAY. Ai lati delle gambe del faraone seduto, sono raffigurate in piedi le statue della madre TUYA e della moglie NEFERTARI, mentre, al centro delle gambe, si trovano le statue più piccole dei figli, riconoscibili per la treccia infantile ricadente su un lato del capo. Una delle statue è rovinosamente crollata e se ne possono vedere i resti a terra davanti al tempio, rimanendo integre solo le gambe. All'interno del TEMPIO MAGGIORE si trova la GRANDE SALA IPOSTILA, il cui soffitto è sorretto da 8 pilastri sui quali sono addossate altrettante statue di RAMSETE II in veste di OSIRIDE; il soffitto è dipinto con figure di avvoltoi nella navata centrale, con stelle nelle navate laterali. Le pitture alle pareti narrano la BATTAGLIA DI QADESH, come in tutti i monumenti di RAMSETE II. Da qui si accede ad una sala più piccola dove si illustra l'accesso del Re al mondo degli dèi.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-uvyl8XbKLC0/VV9yg3CkkJI/AAAAAAAASEM/X0-rX8z2qwM/s1600/121687-lets-discover-egypt-temple-of-abu-simbel-in-egy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://2.bp.blogspot.com/-uvyl8XbKLC0/VV9yg3CkkJI/AAAAAAAASEM/X0-rX8z2qwM/s320/121687-lets-discover-egypt-temple-of-abu-simbel-in-egy.jpg" width="320" /></a></div>
Le statue colossali davanti al Tempio di Abu Simbel.<br />
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La Sala ipostila del Tempio di Abu Simbel con le statue di Osiride addossate ai pilastri.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-ttYnNsBkl50/VV92QCjCZGI/AAAAAAAASEs/buGiAilkmV0/s1600/camerainternaabusimbel.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="214" src="http://3.bp.blogspot.com/-ttYnNsBkl50/VV92QCjCZGI/AAAAAAAASEs/buGiAilkmV0/s320/camerainternaabusimbel.jpg" width="320" /></a></div>
Le quattro statue sedute del santuario interno del Tempio di Abu Simbel. Da sinistra a destra: il dio Ptah (protettore degli artisti), Amon Ra di Tebe (padre degli dèi e dio del sole), Ramses II e Ra Harakhti di Eliopoli (il falco con il disco solare).<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-TnHCBteaMqg/VV93yFvmMfI/AAAAAAAASE4/A-emE5i8haM/s1600/camp.8.16a_temple_move.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-TnHCBteaMqg/VV93yFvmMfI/AAAAAAAASE4/A-emE5i8haM/s320/camp.8.16a_temple_move.jpg" width="250" /></a></div>
Foto: il rimontaggio del Tempio di Abu Simbel che venne spostato dopo la costruzione della diga di Assuan.<br />
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Il TEMPIO MINORE, dedicato alla regina NEFERTARI associata alla dea HATOR, si trova a pochi metri di distanza da quello maggiore e presenta 6 statue alte 10 metri, in cui il faraone viene raffigurato nelle stesse misure della regina e questo è un caso davvero singolare secondo i canoni dell'epoca, che conferma la particolare intesa esistente tra RAMSETE II e la sposa reale. Ai lati delle gambe, come nel TEMPIO MAGGIORE, vi sono rappresentati, in piccola misura, i figli, mentre all'interno vi è una sala con 6 pilastri con capitello di forma hatorica. Sulle pareti di questo tempio il faraone dedica alla regina questa iscrizione definendola come ""Colei che fa risplendere il sole". Le pareti interne della sale sono decorate con scene che raccontano la vita del faraone e della regina.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-qq54Yuu6hVA/VV94qZID3qI/AAAAAAAASFA/iz3puro1QCA/s1600/HathorTempleAbuSimbel.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="http://1.bp.blogspot.com/-qq54Yuu6hVA/VV94qZID3qI/AAAAAAAASFA/iz3puro1QCA/s320/HathorTempleAbuSimbel.jpg" width="320" /></a></div>
Il Tempio minore di Abu Simbel, dedicato alla regina Nefertari e alla dea Hator.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-vmw54yjhH8k/VV95jqPiNbI/AAAAAAAASFM/GGn535IzhHM/s1600/16%2BPillars%2Bin%2Bhypostyle%2Bhall.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-vmw54yjhH8k/VV95jqPiNbI/AAAAAAAASFM/GGn535IzhHM/s320/16%2BPillars%2Bin%2Bhypostyle%2Bhall.jpg" width="320" /></a></div>
Sala ipostila del Tempio minore di Abu Simbel e i pilastri con l'effige della dea Hator.<br />
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ABU SIMBEL: IL TRASFERIMENTO IN SEGUITO ALLA COSTRUZIONE DELLA DIGA DI ASSUAN NEL 1968<br />
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In seguito alla costruzione della grande diga di Assuan, si decise di smontare i due templi per salvarli dalle acque del Nilo. Con un magistrale lavoro essi sono stati separati dalla roccia della collina, sezionati e ricostruiti completamente ad una maggiore altitudine. Nel 1968 venne inaugurata la fine dei lavori e la collocazione del monumento nella nuova sede. <br />
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IL RAMESSEUM<br />
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L'architetto di corte PENRA venne incaricato della costruzione del complesso funerario di RAMSETE II: il RAMESSEUM, destinato alla celebrazione dei riti funebri in onore del sovrano, non alla custodia delle sue spoglie, che vennero portate altrove. Si trova a TEBE, sede del clero di AMON, nell'Alto Egitto. La denominazione del sito così recitava originariamente: CASA DI MILIONI DI ANNI DI USERMAATRA SETEPENRA CHE UNISCE LA CITTA' DI TEBE CON I DOMINI DI AMON. Col nome di "Ramesseum" venne indicato poi da JEAN FRANCOIS CHAMPOLLION che nel 1829 ne visitò le rovine. Vent'anni ci vollero per completare quest'opera. Il viale d'ingresso era costituito da due file di piloni in pietra, che conducevano ad un ampio cortile al centro del quale si trovava un colosso di Ramsete II, i cui resti caduti a terra sono ancora conservati sul posto; un secondo cortile precedeva l'accesso alla grande sala ipostila, il cui soffitto era sorretto da ben 48 colonne colossali che facevano da cornice al santuario interno. Neanche a dirlo, le mura d'ingresso e le poderose colonne interne al tempio vennero istoriate con la famosa BATTAGLIA DI QADESH, croce e delizia del faraone. La STATUA COLOSSALE DEL PRIMO CORTILE DEL TEMPIO, i cui resti si trovano sul posto, era alta ben 19 metri e pesava 1000 tonnellate! L'ingresso del tempio era fiancheggiato da due statue del faraone: una in granito rosa, l'altra in granito nero. Al BRITISH MUSEUM possiamo oggi ammirare una delle teste di queste statue che venne rimossa per essere portata in Europa. Il tempio è relativamente ben conservato, poichè ben 31 colonne su 48 sono rimaste in piedi, alte 41 metri! Ma il RAMESSEUM non era costituito soltanto dal tempio commemorativo di RAMSETE II, ma tutto il suo circondario brulicava di attività: botteghe, magazzini, una scuola di scribi e anche dei templi minori eretti alla memoria della madre TUYA e della moglie principale NEFERTARI. DIODORO SICULO (90 a.C. circa – 27 a.C.), storico autore dell'opera Bibliotheca historica, comprendente la storia universale, descrive le enormi statue di RAMSETE, che allora dovevano essere meglio conservate, con enorme stupore e ne grecizza il nome in OSIMANDIA, dedicandogli questi versi:<br />
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"Sono Ozymandyas, il Re dei Re. Se qualcuno vuole sapere quanto grande io sia e dove giaccio, superi qualcuna delle mie imprese".<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-vXJGQxsnl60/VV96kHEsrnI/AAAAAAAASFU/oAOqwOJO5tg/s1600/Luxor_Ramesseum_R02%2B-%2BCopia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="219" src="http://1.bp.blogspot.com/-vXJGQxsnl60/VV96kHEsrnI/AAAAAAAASFU/oAOqwOJO5tg/s320/Luxor_Ramesseum_R02%2B-%2BCopia.jpg" width="320" /></a></div>
Facciata del Ramesseum con le statue colossali di Ramses II.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-3qKUNBsfIa8/VV97TZsCHHI/AAAAAAAASFc/pdVmZGLNB0E/s1600/Egypt.Ramesseum.03.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-3qKUNBsfIa8/VV97TZsCHHI/AAAAAAAASFc/pdVmZGLNB0E/s320/Egypt.Ramesseum.03.jpg" width="240" /></a></div>
Testa colossale di una statua di Ramsete II davanti al Ramesseum, o Tempio funerario.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-rTiSTBCa8Og/VV989rahkLI/AAAAAAAASFo/zerimddsuzg/s1600/ramesseum.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-rTiSTBCa8Og/VV989rahkLI/AAAAAAAASFo/zerimddsuzg/s320/ramesseum.jpg" width="320" /></a></div>
I resti di una statua colossale posta nel cortile del Ramesseum, o Tempio funerario di Ramsete II.<br />
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LA CITTA' DI PI-RAMESSE<br />
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Il suo nome significa "Casa di Ramsete" e costituiva una propaggine della vecchia capitale hyksos AVARIS, a cui il faraone si sentiva legato per i motivi esposti nel precedente paragrafo "RAMSETE II E IL CULTO DI SETH". RAMSETE II non fu il primo costruttore di questa città, ma la sua edificazione risale ai primi regni successivi alla parentesi amarniana di AKHENATON, da HOREMHEB prima e da RAMSETE I poi. Il faraone SETHY I fece in modo che il tempio di SETH della vicina AVARIS (capitale hyksos) fosse incluso nel nuovo complesso cittadino di PI-RAMESSE, in onore alla divinità ufficiale del vecchio regno HYKSOS con cui, probabilmente, avevano legami di sangue, come ipotizzò l'egittologo FERNAND CROMBETTE. RAMSETE II contribuì all'ulteriore ampliamento della città che fu la la capitale del regno per tutta la dinastia dei RAMESSIDI. Durante la successiva dinastia, la XX, le diramazioni del NILO che lambivano la città si prosciugarono, decretando la fine dell'insediamento che venne saccheggiato del suo materiale edilizio per la costruzione della nuova capitale TANIS, situata pochi chilometri più a nord. L'abitudine di smatellare le vestigia dei regni precedenti deriva dall'antica concezione secondo cui ad ogni nuova dinastia corrispondeva una nuova èra, un nuovo mondo come una nuova vita.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-1LiaPuUf9T0/VV9-c9EDyPI/AAAAAAAASFw/EebPsAcNVBM/s1600/6457608_orig.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-1LiaPuUf9T0/VV9-c9EDyPI/AAAAAAAASFw/EebPsAcNVBM/s320/6457608_orig.jpg" width="320" /></a></div>
Una ricostruzione della città di Pi Ramesse.<br />
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LA SALA IPOSTILA DEL TEMPIO DI KARNAK<br />
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La parte meridionale del TEMPIO DI KARNAK (TEBE) venne arricchita da RAMSETE II, che vi aggiunse sulle pareti le scene della BATTAGLIA DI QADESH, dopo gli interventi che, a sua volta, fece il padre SETHY I. Il complesso templare di KARNAK, dedicato al dio AMON, alla sua sposa MUT e al figlio KHONSU, venne anch'esso molte volte riedificato, ed è tutt'oggi difficile risalire alla sua prima fondazione, che si dovrebbe riallacciare alla XII dinastia, sotto il Re SESOSTRI I (1919 a.C.). Dalla XII dinastia alla XXX ogni faraone volle farsi ricordare sulle mura del TEMPIO DI KARNAK. Come abbiamo precisato più sopra, ogni dinastia era concepita come un nuovo inizio, perciò ogni regnante si sentiva legittimato ad usurpare il materiale più antico per sostituire la propria immagine a quella dei predecessori. La GRANDE SALA IPOSTILA venne fatta edificare da SETHY I, occupa ben 5000 metri quadrati ed è anche oggi costituita da 134 colonne su 16 file, alte 23 metri. Il portico d'accesso, che costituiva le colonne delle due file centrali, un terzo più alte delle altre, furono opera di AMENHOTEP III (XVIII dinastia, 1411 a.C. e oltre).<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-nXZ-TueqwWE/VV9_1wcBNjI/AAAAAAAASF8/tC__s3g8HVI/s1600/karnak.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-nXZ-TueqwWE/VV9_1wcBNjI/AAAAAAAASF8/tC__s3g8HVI/s320/karnak.jpg" width="212" /></a></div>
Colonnata centrale della Sala Ipostila di Ramsete II nel Tempio di Karnak.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-6ppODiL-0kA/VV-CT4mQn0I/AAAAAAAASGI/5bBIfHfDkPc/s1600/Karnak%2B%25282%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-6ppODiL-0kA/VV-CT4mQn0I/AAAAAAAASGI/5bBIfHfDkPc/s320/Karnak%2B%25282%2529.jpg" width="320" /></a></div>
Viale d'accesso al Tempio di Karnak con le sfingi leonine.<br />
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MENPHIS, O MENNOF RA<br />
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MENPHIS è il nome grecizzato della prima capitale dell'ANTICO REGNO, del I nomo (distretto territoriale) del BASSO EGITTO e che ERODOTO dice essere stata fondata da MENES, il faraone unificatore dell'Egitto. Era il centro del culto del dio PTAH, patrono degli artisti. Raggiunse il suo massimo splendore durante la VI dinastia, per poi decadere fino ad essere rivalutata da RAMSETE II, che apportò migliorie al TEMPIO DI PTAH, ampliandolo, come egli stesso dice, ed erigendovi davanti le GRANDI STATUE COLOSSALI che ritraggono il faraone, delle quali una si trova al MUSEO EGIZIO DEL CAIRO che, a causa delle sue immense dimensioni, la espone adagiata a terra, l'altra nella Piazza della stazione al Cairo. Poco distante dai colossi di RAMSETE II si trova una statua di SFINGE di alabastro forse creata al tempo di AMENOPHI II. In un epigrafe trovata ad ABU SIMBEL RAMSETE II si rivolge al dio PTAH con queste parole:<br />
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"A Menphis ho ampliato la tua casa, l'ho eretta con assiduo lavoro, con oro e costose pietre vere..."<br />
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Ma a Menphis avevano sede anche le fabbriche dei carri di guerra, che costituivano un settore importantissimo in campo militare. A MENPHIS forse lavorò l'architetto IMHOTEP, che iniziò la CITTADELLA DALLE MURA BIANCHE. Sulle mura del PALAZZO DI RAMSETE II, comprendente una sala ipostila di cui rimangono solo i basamenti delle colonne, è raffigurato il famoso bassorilievo del faraone che afferra i nemici per i capelli, rispettivamente un nubiano, un asiatico e un semita.<br />
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Statua colossale di Ramsete II da Menphis, esposta al Museo del Cairo.<br />
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Ramsete II afferra i nemici, bassorilievo dal Palazzo Reale di Menphis, ora esposto al Museo Egizio del Cairo.<br />
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RAMSETE II: IL TRAMONTO (parte VII)<br />
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Diverse generazioni di egizi non conobbero altro faraone che RAMSETE II, che visse fino a 97 anni e ne regnò almeno 67, al punto che i sudditi, quando morì, nel 1213 a.C., credettero che il sole non sarebbe più sorto, e che il mondo sarebbe finito da lì a poco, perchè davvero, a causa della sua longevità, ci fu l'universale persuasione che Ramsete fosse l'incarnazione del dio, e che la sua morte avrebbe portato disgrazie e catastrofi. Man mano che il Re invecchiava e la sua determinazione veniva meno, lo stesso Impero cominciava a mostrare le prime crepe, dopo 67 anni di prosperità, pace con i vicini e creatività artistica e monumentale. La progressiva debolezza del faraone permise la rimonta politica del clero di AMON, che iniziò ad intromettersi sempre più negli affari di stato. Le diseguaglianze sociali si accentuarono, favorendo privilegi di classi agiate, in contrasto con le riforme sociali di RAMSETE che, all'inizio del suo regno, apportarono protezione e facilitazione per le classi più povere, innanzitutto con l'eliminazione delle tasse per le categorie più disagiate; miglioramenti furono apportati dal faraone anche a favore delle classi lavoratrici addette ai monumenti, con la delega agli operai stessi sulle decisioni relative alle condizioni di lavoro. Inoltre, il regno alleato degli HITTITI era minacciato da altre popolazioni provenienti dai Balcani e dai Paesi del nord, costituendo così anche una minaccia per l'EGITTO, che sarebbe stato a sua volta conquistato se il regno hittita fosse caduto. La crisi di successione e la confusione scaturita alla morte di RAMSETE II rincuorarono i nemici nei loro propositi di conquista. Successore al trono del vecchio faraone fu il tredicesimo dei suoi figli, MERENPTAH, figlio della seconda sposa reale dopo la morte di Nefertari: ISINOFRET. MERENPTAH era già un uomo attempato quando salì al trono, aveva 60 anni. L'Egitto faceva da sempre gola a tutti, con le sue ricchezze naturali, il NILO, le miniere d'oro in NUBIA, ecc...e MERENPTAH, non più giovane, dovette affrontare tutti questi problemi, con i NUBIANI di nuovo in rivolta a sud, i PALESTINESI e i POPOLI DEL MARE a nord, i LIBI a occidente. I LIBI furono da lui fatti indietreggiare ma non sconfitti, in quanto verranno debellati in seguito da RAMSETE III. MERENPTAH fece del suo meglio per proteggere l'Egitto dalle mire straniere, si instaurò così un periodo di effimera tranquillità. Questo faraone fu comunque riconosciuto come un eroe che riportò la sicurezza ai confini del Paese. Alla sua morte su succederono diversi Re di passaggio: SETHY II, SIPTAH e una donna, la regina TAUSERT, che si suppone fosse una consorte di SETHY II, la quale, però, durò poco, morendo in circostanze misteriose, forse in seguito ad una congiura di corte. Dalle nebbia della confusione e degli interregni, uscì il fondatore della XX dinastia: SETHNAKHT, il quale, stranamente, salì al trono quando la regina TAUSERT era ancora viva. La situazione non era rosea, anche se il valore di MERENPTAH assicurò un periodo di relativa pace, e SETHNAKHT dovette di nuovo prendere iniziative militari contro gli invasori che premevano ai confini, lasciando di sè un ricordo positivo. RAMSETE III fu il successore di SETHNAKHT; anch'egli realizzò grandi imprese e regnò dal 1197 al 1165 a.C. Ma questa è un'altra storia.<br />
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RAMSETE II: KV7, LA TOMBA (parte VIII)<br />
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La tomba di RAMSETE II è denominata con la sigla KV7, che sta per "King Valley 7", ovvero la tomba n.7 della Valle dei Re. Possiamo dire che RAMSETE II non potè certo stare tranquillo dopo la morte: infatti il suo corpo venne più volte trasferito da un luogo all'altro, a causa del pericolo rappresentato dai saccheggi dei ladri, che costrinsero, appunto, i regnanti a farsi seppellire in tombe scavate nella VALLE DEI RE, accanto alla città di TEBE, i cui accessi venivano sapientemente mascherati e confusi con la parete rocciosa, ma, a quanto pare, anche questo servì a poco. Secondo il "PAPIRO DELLO SCIOPERO" al Museo di Torino, due tombaroli tentarono di entrare nella KV 7 nell'anno di regno 29 di RAMSETE III, durante la XX dinastia. Durante la XXI dinastia, la mummia di RAMSETE II èvenne spostata prima alla KV 17, poi nella tomba della regina INHAPY a DAYR AL BAHRI, TT 320, dove fu ritrovata nel 1881. La mummia del faraone, di cui parleremo nel prossimo paragrafo, è conservata in modo eccezionale e permette di conoscere molte cose su du lui. La tomba originale di RAMSETE II, KV7, è larga circa 100 metri, praticamente una delle tombe più grandi della Valle dei Re; tre corridoi inclinati portano ad una camera sotterranea e ad un'altra con il soffitto sorretto da pilastri con due camere laterali. Un corridoio in discesa centrale e due laterali portano ad un'altra camera. In questa camera un cambiamento dell'asse verso destra porta alla camera sepolcrale e alle sue sei camere adiacenti. La progettazione della tomba è conforme al metodo dell'asse inclinato; l'ingresso è scavato nella roccia di calcare del fondovalle della collina; il passsaggio scende per circa 58 metri all'interno della roccia. Poichè l'ingresso della tomba si trova in un punto particolarmente basso della valle, nei millenni l'interno è stato più volte soggetto a inondazioni; a causa di queste flussi d'acqua del Nilo le pitture sulle pareti sono danneggiate o mancanti, ma la maggior parte delle scene possono essere interpretate dai frammenti e raffigurano: "IL LIBRO DELLE PORTE", "IL LIBRO DEI MORTI", "IL LIBRO DELLA VACCA CELESTE", "IL LIBRO DELL'AMDUAT", "LE LITANIE DI RA", "IL RITUALE DELL'APERTURA DELLA BOCCA", infine il Re assurto a divinità. La tomba è stata trafugata nell'antichità, ed è stata quasi completamente riempita di detriti dalle inondazioni fin da allora. E' stata scoperta dall'egittologo HENRY SALT (Lichfield, 14 giugno 1780 – Desuke, 30 ottobre 1827) nel 1817.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-DMO1PVENE68/VV-GBW9D4HI/AAAAAAAASGk/grJIDuLv8os/s1600/TOMBE%2BS05.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="179" src="http://3.bp.blogspot.com/-DMO1PVENE68/VV-GBW9D4HI/AAAAAAAASGk/grJIDuLv8os/s320/TOMBE%2BS05.jpg" width="320" /></a></div>
Foto: una delle sale affrescate della tomba KV7 di Ramsete II (1297 - 1213 a.C.), nella Valle dei Re; si notano i danni prodotti dalle inondazioni del Nilo nella parte sottostante delle pareti.<br />
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RAMSETE II: LA MUMMIA (IX e ultima parte)<br />
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Eccoci giunti all'argomento più scabroso: quello sulla mummia ed, inevitabilmente, sulle teorie che riguardano l'appartenenza etnica di RAMSETE II, e degli egizi in generale; argomento che, ogni volta che viene affrontato, non può evitare di suscitare polemiche e scaldare gli animi di coloro che vorrebbero gli Egizi a propria immagine e somiglianza, cioè praticamente tutti. Perciò eviteremo di parteggiare e ci limiteremo ad esporre il risultato di esami sulla mummia e teorie, ricordando sempre che le sponde del NILO, fin da epoca preistorica, furono teatro dell'incontro di diverse popolazioni e gruppi etnici e che la distribuzione geografica delle etnie, migliaia di anni fa a partire dalla preistoria, era molto diversa da quella odierna.<br />
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Il governo egiziano, nel 1975, permise ai francesi di trasportare la mummia di Ramsete II a Parigi, per trattamenti di conservazione. Sono stati eseguiti numerosi test, per determinare precise affinità razziali del faraone. Questa decisione venne presa in seguito alle dichiarazioni dello studioso senegalese CHEIKH ANTA DIOP, il quale volle in quegli anni rivendicare la negritudine degli antichi egizi. I risultati dello studio vennero pubblicati in un lavoro ampiamente illustrato, a cura di LIONEL BALOUT, COLETTE ROUBET, CHRISTIANE DESROCHES NOBLECOURT, ed è stato intitolato "La Momie de Ramses II: Contributo Scientifique à l'Égyptologie" (1985). Le analisi rilevarono la presenza di un fungo che faceva deteriorare la mummia e perciò si intervenne con un trattamento ai raggi gamma, che permise l'eliminazione dei parassiti. Si scoprì che il faraone morì per un'infezione dovuta ad un ascesso dentale, notando anche che molti denti mancano alla mummia.<br />
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Il professor PIERRE FERNAND CECCALDI, assieme ad un un team di ricerca, studiò le radici rimosse dal cuoio capelluto della mummia. RAMSETE II aveva più di 90 anni quando è morto, quindi i suoi capelli erano ovviamente bianchi e lo stesso professor CECCALDI affermò che il colore rosso ramato della capigliatura del faraone era dovuto ad una speciale tintura che gli egizi usavano con una soluzione diluita di HENNE', o HENNA: un arbusto spinoso che produce una molecola di colorante rosso, detto anche "acido hennotannico", in uso anche oggi come soluzione erboristica. E' famosa la cura maniacale che gli egizi avevano per il corpo ed erano molto vanitosi! Ma, nonostante i capelli del faraone fossero evidentemente tinti, si potè comunque analizzarne le radici, poichè in quest'ultime rimangono sempre le tracce del colore originale, anche in tarda età. Infatti gli esami microscopici scoprirono che le radici dei capelli contenevano ancora tracce di pigmenti naturali che corrispondevano al colore della tintura artificiale. Si può pensare che l'anziano faraone si tingesse abitualmente i capelli in ricordo della sua gioventù. CECCALDI, inoltre, dalla forma ovale della sezione del capello affermò che Ramsete aveva i capelli mossi. Infine, concluse che RAMSETE II fosse un individuo dalla pelle bianca. <br />
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Diverso è l'aspetto delle sezioni dei capelli delle varie forme: quelli lisci o leggermente ondulati sono chiamati "LISSOTRICHI" e presentano una sezione rotonda o leggermente ovale, tipici della razza bianca o orientale; "CHIMOTOTRICHI" sono invece quelli grossi e fortemente ondulati, con una sezione decisamente ovale; "ULOTRICHI" sono denominati quelli crespi e folti e presentano una sezione "a scimitarra", molto stretta. Gli ultimi due tipi appartengono alla razza negroide. A quanto pare gli studiosi, sotto la supervisione del prof.CECCALDI, analizzando la sezione dei capelli di RAMSETE, conclusero che RAMSETE appartenesse al primo tipo e quindi fosse di razza bianca mediterranea.<br />
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Ecco un brano di un paragrafo del libro "Ramsete II, figlio del sole" (1996) di CHRISTIANE DESROCHES NOBLECOURT:<br />
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"Rivolgiamo ora l'attenzione alle ricerche condotte sulla splendida capigliatura del re, ancora morbida e setosa, che dopo essere stata delicatamente spazzolata riprese l'aspetto naturale con larghe onde inanellate. Subito dopo aver tolto le bende (1° giugno 1896 n.d.t.), Maspero aveva constatato che i capelli del sovrano, divenuti bianchi, erano stati tinti con l'hennè e questo resta un fatto incontestabile". <br />
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BALOUT e ROUBET non ebbero dubbi riguardo il significato di questa scoperta e conclusero come segue:<br />
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"Dopo aver terminato questo immenso lavoro, una importante conclusione scientifica resta da trarre: lo studio antropologico e l'analisi microscopica dei capelli, realizzato da quattro laboratori: Magistratura Medecine (Professor Ceccaldi), Société L'Oréal, Atomic Energy Commission, e Institut Textile de France ha mostrato che Ramses II era un 'leucoderma', che è un uomo di carnagione chiara, vicino ai mediterranei preistorici o, al massimo, ai Berberi del nord Africa". (1985)<br />
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Il colore rosso dei capelli non è solo d'interesse antropologico, ma ha anche una grande importanza simbolica. Il dio SETH (di cui abbiamo ampiamente trattato nel paragrafo "Ramsete II e il culto di Seth" qui sopra) era associato al colore rosso e rossa era la sua chioma. Ma "dai capelli rossi" venivano considerati anche gli adoratori di questa divinità. I RAMESSIDI (appartenenti al ramo dinastico di Ramsete II) erano destinati al culto di SETH e si credeva fossero i discendenti divini del dio, adducendo il colore della capigliatura come prova del proprio lignaggio. Il nome stesso SETI significa "amato da Seth". Secondo DESROCHES NOBLECOURT la stirpe di RAMSETE II avrebbe strumentalizzato la propria caratteristica capigliatura fulva per ascendere al potere sul trono dei faraoni e RAMSETE II stesso, quindi, sarebbe disceso da una famiglia che vantava diverse generazioni di individui dai "capelli rossi".<br />
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L'antropologo e fisico senegalese CHEIK ANTA DIOP (1923 - 1986), dal canto suo, espose le sue teorie denominate "AFROCENTRICHE", fra le quali vi è, ad esempio, la somiglianza della corona faraonica KHEPRESH con una particolare foggia dei capelli usata dai Watussi. Queste le sue affermazioni:<br />
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"Gli egizi erano neri del tipo di tutti i popoli nativi dell'Africa tropicale. Questo è particolarmente vero quando si tratta di Ramses II, suo padre Seti I e Thutmose III." <br />
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Una delle più importanti affermazioni di DIOP, era che RAMSETE II avesse i capelli lanosi. Egli credeva che questo fosse dimostrato da una famosa statua ritratto di granito di RAMSETE, che attualmente risiede nel Museo Egizio di Torino, dove il faraone indossa la CORONA KHEPRESH, i cui cerchi che ne decorano la superficie furono interpretati dallo studioso come capelli crespi. Infatti poi l'egittologo PETER CLAYTON confutò questa interpretazione, facendo presente che RAMSETE in quella statua indossa una particolare corona militare, chiamata "corona blu" o "corona di guerra", pertanto quelle in superficie sono decorazioni su un casco, non capelli lanosi.<br />
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CARATTERISTICHE FISICHE DI RAMSETE II<br />
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Dopo essere stata trasferita innumerevolte da una tomba all'altra a causa del pericolo rappresentato dai ladri di tombe (come abbiamo descritto nel paragrafo precedente "Ramsete II: la tomba"), l'ultima dimora della mummia del faraone fu un nascondiglio segreto vicino al tempio di HATSHEPSUT nei pressi di TEBE, ovvero la tomba DB320, dove fu scoperta dall'egittologo GASTON MASPERO nel 1881. Le caratteristiche fisiche riscontrate dalla mummia del faraone sono:<br />
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ALTEZZA: in età giovanile il Re doveva raggiungere il metro e 85 cm. di altezza; la mummia misura 173 cm.<br />
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ASPETTO FISIOGNOMICO: il cranio del faraone presenta caratteristica marcatamente dolicocefala, tipica degli egizi, equlibrata da fronte sfuggente e naso aquilino; il mento è molto alto e appuntito e le mascelle robuste. Si nota il disegno della stempiatura e capelli rosso fulvo. <br />
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ASPETTO FISICO: il fisico del faraone presenta generalmente un aspetto slanciato, armonioso, il quale denota che in gioventù il faraone dev'essere stato un'individuo atletico e forte di costituzione.<br />
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LE STATUE<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-ZlPqSVvE7l0/VV-J1KWg6CI/AAAAAAAASG8/x0TmID4ki30/s1600/British%2BMuseum%2BTop%2B20%2B02-2%2BColossal%2BBust%2Bof%2BRamesses%2BII.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-ZlPqSVvE7l0/VV-J1KWg6CI/AAAAAAAASG8/x0TmID4ki30/s320/British%2BMuseum%2BTop%2B20%2B02-2%2BColossal%2BBust%2Bof%2BRamesses%2BII.jpg" width="320" /></a></div>
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Busto colossale di Ramses II: 1295 - 1186 a.C.; XIX dinastia; regno di Ramsete II. Materiale: granito. Altezza: 2 metri e mezzo. Provenienza: Ramesseum, Tebe. Esposto al British Museum.<br />
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Del peso di 7,25 tonnellate, alto poco più di 2 metri e mezzo dalla cima del copricapo, questo "frammento" di una statua colossale di RAMSETE II è stato lavorato da un unico blocco di granito. Il faraone è raffigurato con il copricapo NEMES sormontato dal diadema del COBRA. Lo sguardo del Re è leggermente volto verso il basso, per dare l'impressione che stia guardando l'osservatore: un'iniziativa che supera i canoni dell'epoca donando a quest'opera il tocco originale dell'artista che la creò. Il materiale è bicolore fino alle spalle. Il capolavoro è stato recuperato dal TEMPIO FUNERARIO DI RAMSETE II, detto RAMESSEUM, da GIOVANNI BATTISTA BELZONI (pioniere dell'archeologia, 1778-1823) nel 1816. Belzoni scrisse un racconto affascinante dei suoi tentativi per rimuoverlo. Il foro sul lato destro del busto si dice che sia stato fatto dai membri della spedizione di NAPOLEONE in Egitto alla fine del XVIII secolo, in un tentativo fallito di rimuovere la statua.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-1SPiBe1QAB4/VV-Lqtbu6KI/AAAAAAAASHI/geKljsCfJCA/s1600/4253670349_19104bc6f1_b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-1SPiBe1QAB4/VV-Lqtbu6KI/AAAAAAAASHI/geKljsCfJCA/s320/4253670349_19104bc6f1_b.jpg" width="223" /></a></div>
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Triade di Ramsete II tra la dea Mut e il dio Amon: 1279 - 1213 a.C.; XIX dinastia; Nuovo Regno; regno di Ramsete II; provenienza: Tebe; materiale: granito rosa; altezza: cm. 174; Museo Egizio di Torino (collezione Drovetti 1824).<br />
Il faraone, immortalato nel classico aspetto eternamente adolescenziale, fuori dal tempo, siede sul trono tra le due divinità: il dio AMON (= il "misterioso", il "nascosto", origine di tutti gli dèi) e la dea MUT (consorte di quest'ultimo e protettrice della maternità). La corona che il faraone porta sul capo reca uno dei tipici attributi del dio AMON: le corna d'ariete che sorreggono il disco solare. Il simbolismo delle corna era ufficialmente legato ad un'idea di potenza terrena, ma anche di elevazione; sappiamo che non esistono culti originali nel mondo, ogni mito e simbologia si dirama in modo capillare attraverso tutte le culture del globo; le corna, in questo caso, erano comuni ad AMON, GIOVE, MOSE', DIONISO, CERAUNNOS, BAPHOMET...ma se ne potrebbero elencare molti altri. Certamente anche il simbolismo delle corna, legato alla potenza rigeneratrice della natura (pensiamo alla classica icona del TORO SACRO), ha origini preistoriche, e perciò ricordiamo la famosa figura dello sciamano con corna di cervo che si trova nella caverna LE TROI FRERES, in Francia, risalente al Paleolitico, circa 13.000 a.C. Molto più numerose sono le raffigurazioni sciamaniche in costume cerimoniale con il capo sormontato da corna di epoca neolitica. Il BUDDHA stesso viene spesso raffigurato mentre con la mano fa il segno delle corna, per allontanare gli spiriti maligni. Le corna d'ariete di AMON rappresentano la mediazione fra le potenze naturali e il disco solare simbolo di luce e illuminazione che esse incorniciano. Per lo stesso motivo il dio MITHRA è raffigurato mentre sacrifica un toro. Ma ci ho preso troppo gusto con quest'argomento, che avrebbe bisogno di un'articolo a parte...Allora, continuiamo: sopra il disco solare della corona sul capo del faraone si ergono due lunghe piume, simbolo della giustizia di MAAT. Inoltre il copricapo di stoffa NEMES porta sulla fronte il classico UREO. Il dio AMON indossa un copricapo di metallo sormontato da due alte piume. Sul petto dei tutte e tre le figure c'è l'ampio collare chiamato USEKH. Le bordure di vesti aderenti fasciano il petto delle statue. AMON e il faraone indossano il classico gonnellino di stoffa, mentre la dea NUT è coperta fino alle caviglie dalla usuale veste attillata femminile. Le statue sono inglobate al pilastro dorsale, com'era in uso nella statuaria egizia che non liberava mai totalmente le figure dal blocco da cui erano ricavate, tranne rari casi. L'alta spalliera del trono riporta i nomi dei soggetti e la titolatura reale nei caratteristici CARTIGLI.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-rpIPcNX8TYw/VV-MiVHHBMI/AAAAAAAASHQ/Cab51fMcWIY/s1600/Ramesses_II_as_child.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-rpIPcNX8TYw/VV-MiVHHBMI/AAAAAAAASHQ/Cab51fMcWIY/s320/Ramesses_II_as_child.jpg" width="239" /></a></div>
Statua di Ramsete II bambino: 1279 - 1213 a.C; XIX dinastia; regno di RAMSETE II; scoperta a TANIS, presso il TEMPIO DI AMON dall'archeologo PIERRE MONTET nel 1934. Materiale: granito e calcare. Misure: cm. 231 x 133 x 64,5. Museo Egizio del Cairo.<br />
Colossale statua in granito raffigurante RAMSETE II bambino nelle sembianze di HARPOCRATE, denominato così per la grecizzazione del nome egizio HOR PA KHRED: manifestazione di HORUS FANCIULLO, lo stesso che veniva raffigurato sulle ginocchia della dea ISIDE sulle sue statue. Il suo culto è antico quanto quello della classica iconografia di HORUS-FALCO. In epoca greco-romana il suo dito sulle labbra venne interpretato come simbolo del silenzio nella custodia dei sacri misteri. Questa scultura venne rinvenuta in un sito del Delta orientale, a TANIS, dall'archeologo francese PIERRE MONTET (1885-1966). Ma la statua non era originaria del luogo, poichè fu trasportata a TANIS successivamente dai faraoni della XXI dinastia per abbellire i loro palazzi. La figura di RAMSETE BAMBINO è protetta dal dio falco cananeo HURUN, un antico dio straniero dalle stesse sembianze e caratteristiche di HORUS, tanto che, durante il MEDIO REGNO (1987 a.C. ed il 1780 a.C.) i due dèi vennero associati. Ai tempi del faraone AMENHOTEP II (1427-1401 a.C.) fu dedicato un tempio a questa divinità a GIZA. Il faraone, raffigurato accovacciato fra le zampe del dio, porta i tipici attributi dell'infante: nudità, indice alla bocca e lunga treccia laterale. Il bambino, inoltre, porta sulla testa un copricapo sormontato da un disco solare e nella mano sinistra stringe il giunco, simbolo dell'Alto Egitto. Il nome del faraone è scritto su tre lati del basamento della scultura, diviso in: RA - MES - SU ( = è Ra che lo ha generato).<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-5qXYpA5h-SI/VV-NSS80i8I/AAAAAAAASHc/rs98knHPszQ/s1600/ramses-offerente.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-5qXYpA5h-SI/VV-NSS80i8I/AAAAAAAASHc/rs98knHPszQ/s320/ramses-offerente.jpg" width="226" /></a></div>
Ramsete II omaggia gli dèi: datato al 1280 circa a.C.; XIX dinastia; regno di Ramsete II; Nuovo Regno. Materiale: calcare. Luogo del ritrovamento: Abydos. Altezza: 171 cm. Peso: 700 Kg. Esposto al British Museum.<br />
Questa statua di RAMSETE II ritrae il faraone mentre omaggia gli dèi; egli è inginocchiato e sulle braccia reca una tavola per le offerte, di valore simbolico perchè sulla tavola non c'è nulla. Davanti a lui c'è un vaso con iscritto il nome di RAMSETE II e la titolatura. Anche sulle spalle e nella parte posteriore si trovano le stesse iscrizioni. Il faraone porta il copricapo NEMES sormontato dall'UREO. Indossa il classico gonnellino finemente lavorato per dare l'impressione della stoffa di lino. Il viso del faraone sembra non essere immortalato nell'usuale espressione amena e serena, ma pare più serio e riflessivo. Dobbiamo ricordare che, caratteristica delle statue e raffigurazioni di Ramsete II rispetto alle iconografie degli altri sovrani prima e dopo di lui, è l'assoluta idealizzazione dell'immagine del Re, che non tradisce mai caratteristiche individuali che, invece, si manifestano nella statuaria della gran parte dei sovrani, come, ad esempio, Amenemhat III, Thutmose III, Sesostri III, ecc...solo per dirne alcuni, dei quali si può dire esistano dei veri e propri ritratti, seppur con elementi di idealizzazione. Ma molti altri vi si potrebbero aggiungere. RAMSETE II, invece, presenta di sè un'immagine imperturbabile, trascendente, assolutamente distante, probabilmente da egli stesso richiesta agli artisti. Possiamo ipotizzare, forse, il tentativo del faraone di rendere sempre meno terrena e più divina la figura del Re, per intimidire la crescente influenza del clero di AMON che ne minacciava il potere? Fu anche per questo che Ramsete II trasferì a PI-RAMESSE, la sua nuova città, la capitale del regno, per sfuggire ai condizionamenti dei sacerdoti tebani. Ma forse ci sono anche dei risvolti psicologici relativi al bisogno di compensazione in seguito alla delusione del Re per non aver potuto debellare definitivamente i vecchi nemici hittiti; questa ossessione è testimoniata dalla ridondante rappresentazione della BATTAGLIA DI QADESH sui monumenti e la necessità di ricordare al Paese che, nonostante il compromesso cui dovette giungere con gli HITTITI, egli era sempre un dio.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-xktPPIAL47I/VV-Oo9DRNXI/AAAAAAAASHo/tPeOeXVWfkA/s1600/Picture%2B047%2B5%2Bramesses.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-xktPPIAL47I/VV-Oo9DRNXI/AAAAAAAASHo/tPeOeXVWfkA/s320/Picture%2B047%2B5%2Bramesses.jpg" width="212" /></a></div>
Grande statua di Ramsete II al Museo Egizio di Torino (vedi anche la foto all'inizio dell'articolo): 1279 - 1213 a.C.; XIX dinastia; materiale: tonalite nera; altezza: cm. 194; provenienza: Tebe; regno di Ramsete II; collezione Drovetti (1824)<br />
<br />
Eccoci giunti alla presentazione dell'orgoglio del Museo Egizio di Torino: la statua di Ramsete II in tonalite (roccia eruttiva composta principalmente da quarzo e plagioclasio sodico). Ci troviamo davanti, evidentemente, ad un vero capolavoro: la veste del faraone è lavorata in modo da riprodurre la pieghettatura e la leggerezza del lino in modo sopraffine. Sul capo porta la corona KHEPRESH, tipica corona di colore blu con decorazione sulla superficie a nido d'ape, identificata (forse) come un elmo di guerra, ma oggi gli egittologi ammettono di non conoscere la vera origine di quest'icona, che sembrava fare la sua prima apparizione durante il Nuovo Regno (1567-1075 a.C), ma dopo si scoprirono altre raffigurazioni di essa durante il Primo Periodo Intermedio (2192 a.C. al 2040 a.C.). Comunque questa corona compare di solito nelle rappresentazioni a carattere militare, o su bassorilievi in cui si celebrano le vittorie. Sul piedistallo della statua, sul davanti, ai piedi del faraone, c'è la rappresentazione simbolica dei nemici vinti in forma dei Nove Archi schiacciati dai piedi del Re, che indossa un tipico paio di sandali regali egizi. Ai lati delle gambe del Re sono raffigurati, in dimensioni ridotte, il figlio prediletto AMONHERKHEPESCEF da una parte e la moglie principale NEFERTARI dall'altra. Il figlio compare con la tipica capigliatura infantile ed adolescenziale che presentava il capo rasato con un solo ciuffo di capelli lunghi da un lato, raccolti in una treccia, in questo caso tre trecce. Il giovane principe veste col classico costume egizio e impugna un flabello, insegna regale. La regina NEFERTARI allunga un braccio verso le gambe del faraone, indossa un abito raffinato ed aderente; porta la corona delle regine, costituita da due alte piume su un disco solare incorniciato da corna bovine. Il nome di RAMSETE II è inciso sulla veste del faraone lungo le ginocchia e sul pilastro su cui poggia la schiena il Re. <br />
<br />
<br />
In coclusione: grazie al Trattato di pace con gli Hittiti e al lungo regno pacifico che ne conseguì, Ramsete II fu promotore dell'epoca più creativa e più gloriosa della storia egizia.<br />
<br />
Alessia Birri, 22 maggio 2015<br />
<br />
TESTI DELLE STELI ED ISRIZIONI - APPROFONDIMENTI:<br />
<br />
LA STELE DEL MATRIMONIO DI RAMSES II CON LA PRINCIPESSA DI HATTI:<br />
<a href="https://plus.google.com/112628118463774814307/posts/9duRscWx9in">https://plus.google.com/112628118463774814307/posts/9duRscWx9in</a><br />
<br />
LA STELE DI BENTRESH:<br />
<a href="https://plus.google.com/112628118463774814307/posts/2SyRCWCHzHQ">https://plus.google.com/112628118463774814307/posts/2SyRCWCHzHQ</a><br />
<br />
GRANDE ISCRIZIONE DEDICATORIA DEL TEMPIO DI ABYDOS:<br />
<a href="https://plus.google.com/112628118463774814307/posts/2SyRCWCHzHQ">https://plus.google.com/112628118463774814307/posts/2SyRCWCHzHQ</a><br />
<br />
KHAEMWASET: IL FIGLIO INTELLETTUALE DI RAMSETE II:<br />
<a href="https://plus.google.com/112628118463774814307/posts/QfcgRXA5YBU">https://plus.google.com/112628118463774814307/posts/QfcgRXA5YBU</a><br />
<br />
QV66 - LA TOMBA DELLA REGINA NEFERTARI:<br />
<a href="https://plus.google.com/112628118463774814307/posts/CRwBJrdPZwa"> https://plus.google.com/112628118463774814307/posts/CRwBJrdPZwa</a><br />
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"Ramses II" - Wikipedia:<br />
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<br />
Ramses II: vita famigliare, campagne militari, monumenti, morte, curiosità:<br />
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La battaglia di Qadesh - Wikipedia:<br />
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Gli Shardana, il misterioso popolo del mare:<br />
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<br />
La civiltà degli Hittiti:<br />
<a href="http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/percorso/7/le-grandi-civilta-antiche-hittiti-mitanni-hurriti">http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/percorso/7/le-grandi-civilta-antiche-hittiti-mitanni-hurriti</a>Alessia Birrihttp://www.blogger.com/profile/09538305177304729903noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8043033874697774236.post-40445469518081215412015-03-07T06:49:00.000-08:002015-03-10T01:06:48.978-07:00L'INNO CANNIBALE DALLA PIRAMIDE DEL FARAONE UNASL'INNO CANNIBALE E' GIUNTO FINO A NOI DA EPOCHE REMOTE COME UN RIFLESSO DELLA SMARRITA COSCIENZA UNIVERSALE, E SEMBRA DESCRIVERE IN CHIAVE MITOLOGICA FENOMENI ASTRONOMICI DA POCO SCOPERTI. IL RE ANCESTRALE, COME "PRIMO FRA GLI UOMINI", DETERMINAVA L'ORDINE COSMICO COME ESTENSIONE DELLA PROPRIA INCORRUTTIBILE VOLONTA', ASSIMILANDO LA MAGIA DEI SUOI PREDECESSORI CON IL RITO ANTROPOFAGO. COSI' IL RE DAVA INIZIO AD UNA NUOVA ERA, COME LA NASCITA DI UN NUOVO UNIVERSO.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-In5hKDOAxI8/VPr70HGvJnI/AAAAAAAAQMk/1TucCPe6Uds/s1600/6471778791_d4023231ef_z.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-In5hKDOAxI8/VPr70HGvJnI/AAAAAAAAQMk/1TucCPe6Uds/s1600/6471778791_d4023231ef_z.jpg" height="212" width="320" /></a></div>
Foto: la parete della piramide di Unas, a Saqqara, in Egitto, con i geroglifici del Rito Cannibale.<br />
<br />
"L’Ieri mi ha generato. Ecco l'Oggi. Io creo il domani" (dal Libro dei Morti)<br />
<br />
“Io sono l’Uno che presiede l’Abisso Primordiale e i miei poteri sono i poteri degli Dei. Io provengo da Atum. Io ho conoscenza.” (Formula per affrontare il serpente Apophi)<br />
<br />
<br />
L'Inno Cannibale è un documento letterario straordinario. Si compone di due incantesimi (Testi delle Piramidi 273 e 274) iscritti sul frontone orientale dell'anticamera della tomba del faraone UNAS a SAQQARA (Unas o Wenis, ca. 2378-2348 a.C.) , l'ultimo re della V dinastia (ca. 2487 - 2348 aC) e il suo successore, il faraone TETI (ca. 2348-2198 aC), ha avviato la VI dinastia dell'Antico Regno (ca. 2670-2205 aC). L'Inno cannibale aveva origini antichissime, di sicuro addirittura preistoriche e predinastiche. Trasmesso oralmente di generazione in generazione da tempi remotissimi, venne composto in forma scritta dai sacerdoti della III e IV dinastia (2700 a.C. al 2620 a.C). Alcune trascrizioni dei libri narranti la creazione dell'universo si trovarono sulle pareti della piramide di UNAS, e dovevano servire ad accompagnare il Re defunto nel suo viaggio nell'oltretomba. Il DUAT, nei tempi più antichi, era considerato una regione celeste, comprendente Orione, il Leone e l`Orsa Maggiore e raffigurato con una stella racchiusa in un cerchio; in seguito all'evoluzione del mito venne riconsiderato come un cielo sotterraneo chiamato "la terra di sotto". Nel DUAT l'anima del faraone si trovava in uno stato di sospensione, fuori dal tempo, in balìa di numerosi pericoli che si annidavano fra l'oscurità, fra cui l'intervento del serpente APOPI, incarnazione del male assoluto, in attesa della resurrezione. Il DUAT era la regione del nulla, il polo negativo, al quale l'anima (KA) del faraone, dopo molte prove, non doveva soccombere, provando il suo valore, allo stesso modo in cui l'universo non potrebbe esistere senza l'espressione della volontà, il VERBO, rappresentato dalla presenza del RE. Nemmeno gli dèi avrebbero potuto esistere se il RE non fosse risorto incarnandosi nel suo successore. MAAT (l'ordine e l'armonia universale che determina la vita) è la polarità opposta al DUAT (tenebra, disordine ed annichilimento). Per poter compiere interamente il percorso e superare gli ostacoli del DUAT, il RE doveva integrare la magia e l'energia creativa del suo predecessore, a ritroso nel tempo, fino al primo RE DIVINO: OSIRIDE, confermando in questo modo la chiusura del cerchio dei cicli dell'universo e l'eterna rinascita di ogni elemento, garantiti dalla resurrezione del RE che incarnava l'essenza stessa del TUTTO, e garantiva l'ordine della MAAT attraverso il potere della magia che gli dèi gli avevano conferito. Dobbiamo sempre ricordare l'enorme arco temporale che la civiltà egizia ricopre, o piuttosto quello di cui possiamo avere testimonianze, poichè nemmeno gli antichi egizi conservavano memoria dell'origine della propria antichissima civiltà, essa si perse nella notte dei tempi, fu forse cancellata da disastri naturali, dall'innalzamento delle acque durante la deglaciazione...insomma, forse solo pochi sacerdoti e faraoni iniziati si potevano tramandare le informazioni sulle origini. Basti pensare che la più grande piramide di GIZA viene definita "di CHEOPE" per il semplice fatto che nelle sue fondamenta venne trovata un'approssimativa iscrizione riportante il nome CU-PHU, CHEOPE appunto, ma molti più indizi la fanno risalire ad epoche inimmaginabili che la comunità accademica non potrebbe mai ammettere. La civiltà egizia conosciuta si estende per 5000 anni fino al 30 a.C., per 33 dinastie, e durante questo immenso arco di tempo la concezione dell'aldilà, la filosofia sulla vita e sulla morte, i rituali, ecc... si modificarono molto. Ad esempio fino all'XI dinastia (1991 a.C. circa), il viaggio nell'aldilà e la resurrezione dopo la morte era prerogativa esclusiva del FARAONE, perchè egli rappresentava la coscienza reggitrice del mondo, l'ordine di MAAT (derivante dalla consapevolezza-conoscenza perfetta dell'UOMO DIVINO, il RE) senza il quale l'universo si sarebbe annullato. Il potere della magìa donato dagli dèi al FARAONE consisteva soprattutto nell'evocazione: evocare il nome delle cose e delle entità consisteva nell'impossessarsi della loro essenza, nel divenire parte del loro destino, ed era il primo atto creatore; per gli egizi il nome aveva un'importanza fondamentale così come la magia che esso avviava.<br />
<br />
L'INNO CANNIBALE E IL PARALLELISMO CON LE NUOVE TEORIE SCIENTIFICHE<br />
<br />
Secondo l'INNO ANTROPOFAGO l'ultimo faraone avrebbe divorato tutti i suoi predecessori continuando il suo pasto fino a quando il "cielo fosse sceso in terra e fosse anch'esso divorato dalle viscere della terra". Il DUAT, come abbiamo descritto, era il polo negativo della filosofia e della vita, l'annichilimento dell'esistenza, il nulla, concepito come un mondo sotterraneo che il FARAONE, dopo la morte, doveva superare in vista della resurrezione, per dare inizio ad una nuova Era. Per rinascere e rigenerare sè stesso il FARAONE doveva cannibalizzare, come descrive l'Inno, i suoi predecessori per assimilarne il potere e la MAGIA. La MAGIA, nell'Antico Egitto, aveva un ruolo fondamentale, nella consapevolezza dell'essenziale azione della mente immaginativa sulla realtà: "IN ME MAGO AGERE", tradotta in verbo e volontà. Detto questo non si può fare a meno, come infatti hanno pensato molti studiosi, di cogliere il parallelismo con i recenti studi astrofisici che hanno ipotizzato, al centro della nostra GALASSIA, la presenza di un enorme BUCO NERO di altissima densità che starebbe inghiottendo la VIA LATTEA e sarebbe la causa della sua conformazione spiraliforme, allo stesso modo in cui, nel MITO ANTROPOFAGO, il faraone, dopo la morte, avrebbe divorato ogni cosa nell'universo, allo scopo di rigenerare sè stesso e la realtà cosmica. Se davvero la nostra GALASSIA sarà destinata ad essere annichilita dal GRANDE VORTICE, l'universo non finirà comunque, perchè la materia compressa risucchiata dal BUCO NERO genererà una nuova esplosione, creando un nuovo universo. E l'esplosione di MATERIA sarà fondamentalmente un'esplosione d'INFORMAZIONE, un BIT BANG (essendo la materia, infatti, "informazione", pensiero), correlata perciò perfettamente al concetto di VOLONTA', VERBO, espresso dal FARAONE-UOMO-DIO nell'atto creativo. La concezione della VIA LATTEA come un sentiero per il raggiungimento del mondo degli dèi apparteneva a quasi tutte le antiche civiltà del pianeta, compresi i MAYA, che la definivano "ALBERO DEL MONDO". L'INNO CANNIBALE è strettamente legato al mito di OSIRIDE e al viaggio del faraone attraverso il fiume cosmico dopo la morte. Gli egizi consideravano ABYDOS, luogo in cui si trova la tomba sotterranea di OSIRIDE, (l'OSIREION), come il luogo da cui furono dettati i principi della conoscenza ancestrale ad opera, appunto, dello stesso OSIRIDE, RE-DIO testimone e divulgatore presso gli uomini, in ogni angolo del pianeta, di una cultura antichissima di cui gli Egizi stessi persero memoria, pur essendone gli eredi. La speranza di resurrezione legata al culto di OSIRIDE attirava ad ABYDOS masse di pellegrini che vi compivano sacrifici ed innalzavano preghiere. SESOSTRI III (1878-1841 a.C.) fece scolpire una statua con l'effigie segreta del dio, ricoperta poi con l'oro predato durante le campagne militari in NUBIA, descritta nei testi egizi come "suo padre Osiride, primo degli Occidentali (Khantiamenthiu). Il corpo del faraone defunto, incarnazione di OSIRIDE, è molto probabile fosse mummificato nell'OSIREION di ABYDOS, dove i "MUMIA", gli imbalsamatori con il capo coperto dalla maschera di ANUBI, procedevano alla creazione della mummia reale. I 70 giorni utili alla preparazione della mummia, che alla fine veniva immersa in una vasca piena di natron (sale, dall'antico egizio Ntry= puro, divino, a sua volta derivante da "Ntr"= dio) si accordavano con lo stesso periodo del ciclo di SIRIO prima che scomparisse all'orizzonte, dopo i quali il corpo del faraone veniva levato in piedi e si concludeva, così, il ciclo della morte e rinascita. "Come sopra, così sotto": gli egizi consideravano ogni manifestazione terrena come lo specchio di una superiore manifestazione divina, in questo modo la VIA LATTEA verso il mondo degli dèi era considerata come la continuazione celeste del fiume Nilo. I greci, all'epoca di OMERO, chiamavano la VIA LATTEA "Okeanos", "Eridanos", lo stesso nome con cui veniva chiamato il NILO. <br />
<br />
INNO CANNIBALE:<br />
<br />
<br />
<br />
"Cadde giù dall'acqua del cielo,<br />
Tremarono le stelle,<br />
Scosse le ossa di Aker,<br />
Coloro che stavano sotto volarono quando videro<br />
La resurrezione di Unas<br />
<br />
L'Akh di Unas è dietro di lui,<br />
I conquistati sono sotto i suoi piedi,<br />
I suoi dei sono dentro di lui,<br />
I suoi Uraei sono sulla sua fronte.<br />
Le parole di Unas lo proteggono.<br />
Unas, questo toro del cielo<br />
Che si è fidato della sua volontà<br />
<br />
Vivendo sulle emanazioni di fuoco dal<br />
Lago di fiamme.<br />
Unas, che divorò gli uomini e visse sopra gli dei.<br />
Unas, l’assassino degli dei.<br />
<br />
Osserva Amkebu che li catturò per Unas.<br />
Osserva Tecber Tep F che li ha conosciuti e<br />
li ha guidati da Unas.<br />
Osserva Her Tbertu che li ha catturati<br />
Osserva Khensu il macellatore di signori<br />
che ha tagliato le loro gole per Unas.<br />
Osserva Shesemu che li ha fatti a pezzi per Unas.<br />
<br />
Unas ha ingerito i loro spiriti<br />
e ha fatto festa sulla loro immortalità.<br />
Egli ha consumato le loro ombre<br />
Unas, l’assassino degli dei.<br />
<br />
Unas il grande Sekhem.<br />
Il Sekhem dei Sekhemn.<br />
Unas il grande Ashem.<br />
L’ Ashem degli Ashemn.<br />
Osserva Orione…la resurrezione di Unas.<br />
Osserva Orione…la resurrezione di Unas.<br />
<br />
Unas ha preso possesso<br />
dei cuori degli dei.<br />
Unas si è nutrito delle loro interiora.<br />
Egli si è ingozzato delle loro sacre parole non dette.<br />
Egli ha assimilato la saggezza degli Dei.<br />
La sua esistenza è eterna.<br />
<br />
Osserva le anime degli dei che sono in Unas.<br />
I loro spiriti sono in Unas.<br />
Le fiamme di Unas nelle loro ossa.<br />
Le loro ombre sono con le loro forme.<br />
Unas sta sorgendo.<br />
Nascosto, nascosto".<br />
<br />
CONCLUSIONE<br />
<br />
DUAT e MAAT (caos e realizzazione) non dovevano essere intesi come due mondi separati, ma l'uno come il completamento dell'altro, attraverso il percorso guidato dalla CONOSCENZA, il vero elemento fondamentale che determinava l'autorità del FARAONE. Le più antiche civiltà da noi conosciute e le loro caste, specialmente quella egizia, furono le ultime depositarie della naturale consapevolezza del COSMO concepito come estensione dell'essenza dell'uomo, in questo caso, l'uomo-dio, il FARAONE. Il concetto di "regalità" primordiale era essenzialmente legato non al potere in sè, ma alla CONOSCENZA, intesa come garanzia della giustizia e dell'equilibrio universale, espresso dall'ordine di MAAT. L'Inno Cannibale era intrinsecamente legato al mito di Osiride come garanzia per l'uomo di resurrezione e reintegrazione nei cicli della natura e dell'universo, espressione del volere degli dèi: "così sopra, come sotto", senza soluzione di continuità. <br />
<br />
Alessia Birri 7 marzo 2015<br />
<br />
Galleria fotografica:<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-mDYO_QpKxe8/VPr8mtNyKFI/AAAAAAAAQMs/QpvxlwK6Q1I/s1600/398px-Unas_stelae.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-mDYO_QpKxe8/VPr8mtNyKFI/AAAAAAAAQMs/QpvxlwK6Q1I/s1600/398px-Unas_stelae.jpg" height="320" width="212" /></a></div>
Stele del faraone Unas con il nome e la titolatura del sovrano.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-gFlLYR_Amoo/VPr9TxoNEZI/AAAAAAAAQM4/bcDVxae3X1s/s1600/Saqqarah_Ounas_06.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-gFlLYR_Amoo/VPr9TxoNEZI/AAAAAAAAQM4/bcDVxae3X1s/s1600/Saqqarah_Ounas_06.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
Quel che rimane della piramide del faraone Unas a Saqqara e il viale cerimoniale.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-1KOHobgALB0/VPr-C-2juaI/AAAAAAAAQNA/S2ig_CJG3s0/s1600/iunas5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-1KOHobgALB0/VPr-C-2juaI/AAAAAAAAQNA/S2ig_CJG3s0/s1600/iunas5.jpg" height="192" width="320" /></a></div>
Mappa della piramide di Unas.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-Dlu5jfYtlFk/VPr-mnFc2YI/AAAAAAAAQNI/y3g7eWM3Ies/s1600/iunas2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-Dlu5jfYtlFk/VPr-mnFc2YI/AAAAAAAAQNI/y3g7eWM3Ies/s1600/iunas2.jpg" height="162" width="320" /></a></div>
Mappa delle camere e dei tunnel della piramide di Unas.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-gq_rflv6aBg/VPr_JeXuYkI/AAAAAAAAQNQ/5oZv1gNpYIE/s1600/iunas.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-gq_rflv6aBg/VPr_JeXuYkI/AAAAAAAAQNQ/5oZv1gNpYIE/s1600/iunas.gif" /></a></div>
Geroglifico con il nome del faraone Unas.<br />
<br />
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<br />
Il mito di Osiride:<br />
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Faraone Unas; Wikipedia:<br />
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Unis">http://it.wikipedia.org/wiki/Unis</a><br />
<br />
<br />
<br />
<br />Alessia Birrihttp://www.blogger.com/profile/09538305177304729903noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8043033874697774236.post-72786217462495236932014-11-12T15:53:00.000-08:002014-11-12T15:53:17.654-08:00L'ENOTEISMO INIZIATICO DI AKHENATONLA RIFORMA DI AKHENATON FU DI NATURA POLITICA, NON RELIGIOSA, IN QUANTO
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MOLTEPLICE (PANTHEON DELLE DIVINITA' INCARNAZIONI DEI FENOMENI COSMICI)
COME INSEPARABILI NEL CONTESTO DI UN'ASSOLUTA CONSAPEVOLEZZA DELL'UNITA'
COSMICA: LA MATERIA STESSA E' SPIRITO. LA RIFORMA DI AKHENATON FU
UNICAMENTE TESA A SPODESTARE IL POTERE CRESCENTE DEL CLERO DI AMON, CHE
MINACCIAVA L'AUTORITA' DEL FARAONE. LA SCISSIONE TRA MONOTEISMO E
POLITEISMO APPARTIENE AD UNO SVILUPPO SUCCESSIVO DETERMINATO A RIVELARE
(NASCONDERE) LA REALTA' DELL'ORDINE COSMICO ALL'UOMO COMUNE.<br />
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-nPWVN1lKtkk/VGO8lfLfXvI/AAAAAAAAPJ4/dYcZn74jcuA/s1600/Busto_Akhenaton-600x936.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-nPWVN1lKtkk/VGO8lfLfXvI/AAAAAAAAPJ4/dYcZn74jcuA/s320/Busto_Akhenaton-600x936.jpg" width="205" /></a></div>
Busto di Akhenaton da Karnak. Museo Egizio del Cairo.<br />
<br />
"Tu crei di continuo milioni di forme di tè stesso, Tu che sei Unico". (Inno ad Aton)<br />
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La cosiddetta "riforma" amarniana in realtà affonda le radici nell'ancestrale conoscenza egizia e cercare di descriverla come un cambiamento radicale di natura religiosa significa falsare la storia e la memoria, promuovendo una visione fuorviante della cultura egizia che ci impedisce di riscoprire gli ideali e le dottrine del nostro passato, ostacolando lo stesso futuro dell'evoluzione psichica umana. Affronteremo questo viaggio tenendo ben presente il fatto che gran parte del sito della città di AKHETATON (Amarna) è ancora da scoprire ed esaminando le ipotesi e le teorie più sensate su di lui e sul suo progetto politico e ideologico, ovviamente tralasciando le speculazioni più assurde che sono state fatte da decenni e che non hanno alcun fondamento, come quella, solo per fare un esempio, che fosse addirittura una donna o, peggio, un individuo affetto da patologie congenite; la più subdola e diffusa delle convinzioni è comunque quella che fosse "monoteisma" nel senso odierno del termine, mentre il suo profilo ideologico dovrebbe essere definito più correttamente come "enoteista", poichè il faraone non rinnegò mai il pantheon delle divinità e molto spesso lo si vede raffigurato come oSIRIDE; ma approfondiremo nei paragrafi successivi questo importante aspetto. Assurdità dovute alla nostra mente offuscata dalla presunzione di poter giudicare un grande passato sulla base di frammenti e un personaggio straordinario sulla base di pregiudizi ideologici. Ovviamente, per incamminarci su questo sentiero, dobbiamo liberare la mente dall'inquinamento delle convinzioni secolari e delle convenzioni accademiche, che non ci permetterebbero di viaggiare nella mente di Akhenaton, di capire quali erano i suoi obiettivi e perchè furono rovinosamente falliti. Come afferma Zahi Hawass in una sua intervista circa il regno di Akhenaton: "Il periodo di Amarna è come un gioco non finito. Sappiamo come fu il suo inizio, ma non siamo mai riusciti a scoprire la sua fine".<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-VJtMT2h5-YM/VGO_TOvqbvI/AAAAAAAAPKE/RyZ0XS94MI0/s1600/pillar_statue_of_akhenaton1318300984821.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-VJtMT2h5-YM/VGO_TOvqbvI/AAAAAAAAPKE/RyZ0XS94MI0/s320/pillar_statue_of_akhenaton1318300984821.jpg" width="320" /></a></div>
Statua colossale di Akhenaton. Museo Egizio del Cairo.<br />
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BREVE COMPENDIO BIOGRAFICO<br />
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Titolatura reale del sovrano: NEFERKHEPRURA-WAENRA AKHENATON: "LE TRASFORMAZIONI (KHEPER) DI RA SONO BELLE (NEFER)" - UNICO (UA) DI RA (ENRA) - GRADITO (AKHEN) AD ATON". Inizialmente fu AMENHOTEP IV (AMON E' CONTENTO), poi trasformato in Akhenaton in seguito alla riforma religiosa.<br />
<br />
E' doverosa una panoramica biografica prima di approfondire il nostro argomento: AKHENATON salì al trono a 16 anni nel 1353 circa a.C. e regnò per 18 anni; fu l'ultimo sovrano della XVIII dinastia, figlio di Amenhotep III e della regina TIYE, donna di modeste origini nelle cui vene scorreva sangue nubiano. Ad AMENHOTEP III avrebbe dovuto succedere il principe ereditario THUTMOSE, fratello di AKHENATON, che però morì prima di poter ereditare il trono, lasciando campo libero a quello che poi sarà considerato "il faraone eretico". In seguito allo spostamento del potere all'Alto Egitto, proprio durante la XVIII dinastia, il clero di AMON risiedente a TEBE assunse un potere sempre più influente, fino a rientrare nella sfera politica compromettendo le decisioni del faraone stesso; ufficialmente AKHENATON istituì il culto dell'unico dio ATON (il sole), personificato dal sovrano, per destituire il potente clero di AMON e, di conseguenza, degli altri dèi le cui caste sacerdotali erano sempre più invadenti, con l'intenzione di ripristinare il primordiale potere del re. Per questo spostò il vertice amministrativo nella nuova città di AKHETATON (splendore di Aton) da lui fatta costruire nell'Alto Egitto. Il tempio di KARNAK, posto sulla riva opposta a TEBE e principale sede del clero tebano, raggiunse una ricchezza ed un potere tale da essere considerato uno stato nello stato, con i suoi possedimenti in terre e le ricche donazioni che nei secoli vi furono elargite. Sua consorte fu principalmente NEFERTITI (la bella è arrivata), visto che AKHENATON sostituì la monogamia alla poligamia dei predecessori. Vedremo come di fondamentale importanza per il suo operato fu l'appartenenza alle antichissime scuole misteriche d'Egitto, alle conoscenze iniziatiche delle quali veniva formata la stirpe regale. Il regno del padre, AMENHOTEP III, fu relativamente pacifico e prospero, ma già premevano ai confini dell'Impero le minacce ittite che la successiva politica di AKHENATON non riuscì ad affrontare. AKHENATON non era un ingenuo amante della pace come potremmo definirlo con il nostro metro di giudizio (e lo si deduce dal bassorilievo con la regina NEFERTITI, che fu un'autentica guerriera, mentre brandisce una mazza sulla testa del nemico presso il tempio di KARNAK) ma si può affermare che non avesse una mente strategica, avendo un'indole contemplativa e, forse, in seguito alla morte prematura di NEFERTITI, sua consigliera, fu colto da sconforto ed allentò così le redini dell'impero, che, alla fine del suo regno, era praticamente in rovina, con gli invasori che saccheggiavano e facevano scorribande in tutti i territori. NEFERTITI, forse figlia di un ufficiale del padre di AKHENATON, AMENHOTEP III, ebbe un ruolo molto importante: sembra, infatti, che AKHENATON avesse lasciato l'amministrazione dell'Impero alla moglie mentre egli era occupato nel suo ruolo di PONTEFICE MASSIMO, non occupandosi molto delle sorti dell'Egitto. Ma la figura di NEFERTITI scompare misteriosamente dalla scena a partire dal 12° anno di regno, sostituita da una nuova moglie di AKHENATON di nome KIYA. Ma la vera correggente di AKHENATON dopo la scomparsa di NEFERTITI fu la figlia avuta da quest'ultima MERITATON (amata da Aton), raaffigurata accanto a suo padre a formare la coppia reale. Anche se il suo ruolo non è stato ancora chiarito, comunque sembra che MERITATON abbia sostituito la madre assumendosi le responsabilità dell'Impero. Alcuni attributi di MERITATON trovati sulle iscrizioni amarniane:<br />
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s3t-niswt-nt-kht.f-meryt.f hmt-niswt-wrt mr-t-itn <br />
Trad.: La Figlia del Re del suo corpo, la sua amata, Grande Sposa Reale MeritAton <br />
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Titolo ulteriore, presente su alcuni monumenti Amarniani: <br />
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s3t-niswt-nt-kht.f-meryt.f-mr-t-itn-ms-n-hmt-niswt-wrt-meryt.f-nbt-t3wy-(itn-nfr-u-nfr-tyit)| anx-s <br />
Trad.: La figlia del Re, del suo corpo, la sua amata MeritAton, nata dalla Grande Sposa Reale, la sua amata, Signora delle Due Terre (Neferneferuaton)| possa ella vivere.<br />
<br />
Forse l'universalismo della mentalità di AKHENATON e forse il suo progetto di riunire sotto la sua divinità i diversi popoli dell'Impero, impedì a lui di valutare realisticamente il pericolo che incombevaa ai confini, a partire già dall'epoca del padre. Questo frammento di una lettera scritta ad AMENHOTEP III dal re di MITANNI TUSHRATTA fa luce sul pericolo ittita che alla fine del regno del padre AMENHOTEP III premeva alle porte dell'Impero:<br />
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"Quando il nemico invase le mie terre, il Mio Signore, il Dio delle Tempeste lo consegnò nelle mie mani ed Io lo sgominai. Ecco, ti mando un carro, due cavalli, un ragazzo e una fanciulla che ho predato agli Ittiti".<br />
<br />
Non ci sono certezze sulle cause della caduta del regno di AKHENATON e sul fallimento del suo progetto, se si trattò di una sconfitta politica, militare o della diffusione di un'epidemia che decimò, forse, la popolazione, come potrebbe suggerire il ritrovamento dei moltissimi scheletri di adolescenti della necropoli di AKHETATON, le cui ossa mostrano deformazioni e segni di malattia. Il tentativo di spodestare il clero di AMON, comunque, fu anticipato da parecchi sovrani prima di AKHENATON, compresi THUTMOSE IV e suo padre AMENHOTEP III, fallendo inevitabilmente. AKHENATON portò le proprie decisioni alle estreme conseguenze, mentre i suoi predecessori si limitarono, al massimo, ad insediare propri sacerdoti fedeli presso i santuari più importanti.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-SohFMfabMhs/VGPAo8CRxYI/AAAAAAAAPKQ/Bfx41yw7hSU/s1600/osiride_pillar_amenophis_iv_a_hi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-SohFMfabMhs/VGPAo8CRxYI/AAAAAAAAPKQ/Bfx41yw7hSU/s320/osiride_pillar_amenophis_iv_a_hi.jpg" width="169" /></a></div>
Akhenaton identificato con Osiride nei frammenti di questa statua colossale. Museo Egizio del Cairo. <br />
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ENOTEISMO DI AKHENATON. ATUM-AMON-ATON. <br />
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Quella egizia, come ogni religione antica, comprendeva i due aspetti della realtà: quello del molteplice e quello del principio unico da cui scaturiscono tutte le manifestazioni percepibili ai nostri sensi. Nella loro immensa saggezza, gli antichi non divisero mai questi due elementi, che si compenetrano e non possono essere separati, in quanto ogni divisione corrisponde ad illusione (ISIDE-MAYA). Nell'Antico Egitto si contavano centinaia di dee e dei, che personificavano ogni fenomeno cosmico o potenzialità umana; ma questi erano immaginati nel contesto di un grande pensiero armonizzante che concepiva l'uomo come misura imprescindibile del mondo, un grande pensiero che riconosceva il divino in tutte le manifestazioni multiple di un principio unico. In questo contesto AKHENATON non apportò nessuna rivoluzione, nè tantomeno dev'essere considerato "eretico" nei confronti del culto di AMON e degli altri dèi: egli tolse il velo al dio nascosto dietro tutte le cose AMON-ATON e lo caratterizzò non più come requisito al quale potevano avere accesso solo pochi iniziati dalla consapevolezza superiore, ma come mèta spirituale ed evolutiva accessibile a tutti, senza più veli nè misteri, perchè da quel momento in poi il faraone avrebbe personificato, come nei tempi ancestrali, il dio stesso, il sole: ATON, luce spirituale di consapevolezza e, seppur riconoscendo sempre il valore delle altre divinità, ne abolì però i santuari per evitare che caste sacerdotali sempre più potenti, come il clero di AMON con sede a TEBE, compromettessero il potere decisionale del re.<br />
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-iqhhZDglM9Q/VGPDx2GoXtI/AAAAAAAAPKc/qv4-R6yIr0Q/s1600/AP100311157711.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-iqhhZDglM9Q/VGPDx2GoXtI/AAAAAAAAPKc/qv4-R6yIr0Q/s320/AP100311157711.jpg" width="288" /></a></div>
<br />La stele al Museo Egizio del Cairo, raffigurantre il faraone AKHENATON, NEFERTITI e le loro figlie inneggianti ad ATON (1350 a.C.; XVIII dinastia). Si notano le forme femminili del corpo di AKHENATON, ma nemmeno questo costituì una novità assoluta, poichè le rappresentazioni di personaggi divinizzati (come, ad esempio, la statuina seduta dell'architetto e medico IMHOTEP d'epoca tolemaica) erano spesso associate alla forma androgina a raffigurare l'uomo che, appunto, diviene simile a un dio e dio esso stesso integrando i due principi dell'esistenza: maschile (volontà) e femminile (rappresentazione, o aspetto materiale). Quindi AKHENATON volle in questo modo raffigurare il suo aspetto interiore e spirituale di grande iniziato piuttosto che quello d'impatto politico e legato alla potenza ed al vigore (volontà) delle classiche raffigurazioni dei faraoni suoi predecessori. Non che questi non avessero intrapreso lo stesso percorso iniziatico e non avessero la stessa conoscenza di AKHENATON (che veniva tramandata di generazione in generazione ai membri della stirpe reale), ma AKHENATON mise semplicemente in risalto questo aspetto, perfino esageratamente.<br />
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-IRcaIhwKZOE/VGPF_skjB3I/AAAAAAAAPKo/XSEKcrefYJI/s1600/Imhotep.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-IRcaIhwKZOE/VGPF_skjB3I/AAAAAAAAPKo/XSEKcrefYJI/s320/Imhotep.jpg" width="255" /></a></div>
<br />Statuina assisa dell'architetto e medico IMHOTEP, in bronzo, d'epoca tolemaica, alta 14 cm. Museo del Louvre, Parigi. IMHOTEP fu famoso architetto, medico e ministro della III dinastia (2700-2625 a.C.), all'epoca del faraone ZOSER (Antico Regno). Imhotep fu divinizzato molti secoli dopo la sua morte. Numerosissime sono le statuine come questa d'epoca tolemaica che lo raffigurano, sparse in tutti i musei del mondo, e molte lo ritraggono idealmente con gli stessi attributi di AKHENATON, come possiamo vedere qui: amplificazione della dolicocefalia, per indicare un alto livello di consapevolezza; le forme femminili per manifestare il raggiungimento del livello assoluto d'unione dei due principi dell'esistenza: "essenza e spirito" maschile e sua "manifestazione materiale" femminile.<br />
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-iFRNN-UFfps/VGPNpbqu_KI/AAAAAAAAPLA/-bmXd5AMQ-c/s1600/115467138.ZfTWwDqV.RomeOct08412.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-iFRNN-UFfps/VGPNpbqu_KI/AAAAAAAAPLA/-bmXd5AMQ-c/s320/115467138.ZfTWwDqV.RomeOct08412.jpg" width="214" /></a></div>
Una statua d'epoca romana raffigurante il dio androgino egizio HAPY, divinità del Nilo. HAPY fu fin dall'epoca più remota rappresentato con queste fattezze, che AKHENATON ha voluto attribuire a sè stesso come incarnazione del dio universale ATON. <br />
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TESTIMONIANZE<br />
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Come testimoniano i cartigli che celebrano i primi otto anni di regno di AKHENATON, egli non rinnegò mai le divinità; infatti su quest'ultimi si legge :"E' VIVO RA-HORAKTY, CHE SI RALLEGRA ALL'ORIZZONTE NEL SUO NOME DI CHOU CHE E' NEL DISCO SOLARE"; vi sono citati i tre aspetti principali della divinità (Trinità). A ciò si deve aggiungere l'iscrizione di una delle pietre di confine della città di AKHETATON, che recita: "LA TOMBA DEL TORO MNEVIS SARA' SCAVATA NELLA MONTAGNA ORIENTALE, NELL'ORIZZONTE DI ATON E IVI SARA' SEPOLTO", con chiaro riferimento al toro sacro che veniva custodito dai sacerdoti e ciclicamente sacrificato. All'interno della città stessa di AKHETATON si sono trovati santuari dedicati al dio AMON, che AKHENATON aveva fatto spodestare per colpire il suo clero. Inoltre, perchè AKHENATON dovrebbe essere raffigurato nella sua essenza interiore androgina, su statue e bassorilievi, se avesse rinnegato le manifestazioni deificate del principio unico? Rinnegare il molteplice significa rinnegare il femminile, o "l'eterno femminino" rappresentato dalla MAAT-eria, che non si crea e non si distrugge; ma, anzi, AKHENATON esalta questo aspetto, facendosi raffiguraare come androgino e ponendo in rilievo l'aspetto femminile del suo essere interiore. AKHENATON, mediante l'aspetto androgino dei suoi ritratti, vuole lanciare un messaggio per il raggiungimento dell'evoluzione psichica dell'uomo: il princìpio (maschile assoluto) e la sua manifestazione (femminile del mondo materiale) sono inscindibili e non potrebbero esistere l'uno senza l'altro. In sostanza: TUTTO E' UNO: dèi, dee, assoluto e relativo e il dualismo trova la sua unità-completezza nell'androgino. La materia stessa (MAAT) è spirito. Il faraone, pertanto, doveva essere adorato come dio non per egocentrismo o megalomania (come molti definiscono il carattere di AKHENATON usando metri di giudizio che appartengono alla nostra epoca) ma perchè egli incarnava l'Uomo stesso nella sua pienezza, quindi l'Uomo-dio origine stessa dell'universo, il re del mondo. Questa profonda consapevolezza che egli semplificò nel culto di ATON si può dedurre dalle opere artistiche innovative che caratterizzano il suo regno e di cui parleremo nei prossimi paragrafi.<br />
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-4If8x4DpE-8/VGPQ890hNwI/AAAAAAAAPLM/WBxVKL4tIy8/s1600/005_nefertiti-et-akhenaton_theredlist.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-4If8x4DpE-8/VGPQ890hNwI/AAAAAAAAPLM/WBxVKL4tIy8/s320/005_nefertiti-et-akhenaton_theredlist.jpg" width="240" /></a></div>
Passeggiata in giardino": così è stato battezzato questo bassorilievo policromo proveniente da AKHETATON (Amarna) (1350 a.C.; XVIII dinastia). E' dubbia l'identità dei personaggi raffigurati, probabilmente il fratellastro di AKHENATON: SMENKHARA con la consorte MERITATON (figlia di AKHENATON e NEFERTITI), oppure AKHENATON e NEFERTITI. Berlino, Museo Egizio.Da questa foto con la luce radente si può apprezzare la tecnica ad incavo per i bassorilievi introdotta da AKHENATON, che permetteva, come si vede, di valorizzare i contorni delle figure e renderle vibranti alla luce. Notare la morbidezza e sinuosità dei corpi, che sottolineano la sensualità dei personaggi, correlata alla stessa elevazione spirituale. Questo evidenzia lo spirito umanistico del periodo amarniano.<br />
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LA SCUOLA INIZIATICA DI ELIOPOLI. IL MITO DEL DIO DEL SOLE ATUM-ATON E LA NASCITA DEL MONDO. <br />
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La divinità accentratrice di AKHENATON, nonostante, per superficialità, venga associata al classico monoteismo (che si è sviluppato invece nei millenni successivi svincolandosi dalle premesse originarie, allo scopo di creare scissione e velare la realtà), era intrinsecamente legata alla conoscenza e aveva importanti connotazioni umanistiche, come ben si evince dalle caratteristiche della sua riforma artistica, con opere scultoree e pittoriche dalle quali traspare tutta l'altezza d'animo e la consapevolezza egizia. AKHENATON non rinnegò mai il pantheon degli dèi egizi, era un illuminato, apparteneva all'antichissima scuola iniziatica di ELIOPOLI, uno dei centri di culto più importanti dell'Antico Egitto. ELIOPOLI, la città del sole come indica il suo nome grecizzato, in lingua egizia era chiamata IUNU (che significa "pilastro"), ed era il principale centro di culto e di conoscenza iniziatica consacrato al dio ATUM ("Il Completo), che in seguito AKHENATON denominerà ATON, la cui etimologia significa "neutro", che può essere anche "completo" come ATUM: ovvero il dio nascosto dietro tutte le cose, l'universo invisibile, il Tutto. La città si trovava nel Basso Egitto ed era la capitale del IX distretto amministrativo. ATUM (trasformato poi in ATON) fu il primo dio comparso dal caotico oceano primordiale e si manifestò alla sua origine come astro solare emerso dalle acque. Nei TESTI DEI SARCOFAGI così ATUM descrive l'inizio dei tempi: <br />
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"Io, ATUM, ero ancora da solo nelle acque, in uno stato d'inerzia. Non avevo ancora trovato un luogo dove stare in piedi o seduto e IUNU non era ancora stata fondata perchè io potessi essere lì..."<br />
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Prima di sorgere dalle acque primordiali, ATUM diede forma alle prime creature: SHU e TEFNET, e diede a SHU il nome di "Vita" e a TEFNET il nome di "ordine". Fu così che colui che era Uno divenne Tre generando il primo concetto di TRINITA' egizio. Dal TESTO DELLE PIRAMIDI eliopolitano N.527, di epoca tarda: <br />
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"Atum fu creativo in quanto si mise a masturbarsi a ELIOPOLI. Egli prese il suo pene in mano affinchè potesse ottenere in questo modo il piacere dell'orgasmo. E nacquero fratello e sorella, vale a dire SHU e TEFNET". <br />
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In questo testo si intuisce l'intenzione della casta sacerdotale di ELIOPOLI, a cui appartenne AKHENATON, di assumere nel proprio centro il luogo d'origine del cosmo. La nascita di ATUM causò l'innalzamento della COLLINA PRIMORDIALE, prima terra ferma dalla quale si sarebbe poi formato il mondo ed il santuario di ELIOPOLI sarebbe stato fondato, secondo la leggenda, in tempi ancestrali per testimoniare quell'evento. Nel santuario sarebbe stata custodita la PIETRA BENBEN, o prima sostanza solida creata dal seme del dio ATUM; questa pietra era a forma di piccola piramide ed era custodita all'interno di un particolare edificio dove veniva venerato assieme ad essa l'uccello BENNU, o airone-fenice, che personificava il verbo della forza creatrice, poichè fu il primo volatile ad appoggiarsi sulla terra ferma e a instillare l'energia creatrice con il suo grido.<br />
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-16AWskB0JuQ/VGPUpUBv00I/AAAAAAAAPLs/jA-zrkNvz3Q/s1600/atum.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-16AWskB0JuQ/VGPUpUBv00I/AAAAAAAAPLs/jA-zrkNvz3Q/s320/atum.jpg" width="208" /></a></div>
Il dio nascosto ATUM, padre di tuuti gli dèi, antesignano di ATON.<br />
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RIVOLUZIONE POLITICA, NON RELIGIOSA<br />
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Innanzitutto, per capire come lo spirito di AKHENATON fosse profondamente radicato alla conoscenza iniziatica egizia, basti pensare all'iconografia androgina del dio HAPY, il dio delle inondazioni del NILO, che per la sua natura creativa porta gli attributi del principio maschile e della materia (MAAT) femminile. AKHENATON spodestò il clero delle molte divinità, soprattutto quello di AMON, confiscandone i beni, abolendone le festività religiose, facendo convogliare le ricchezze nelle casse dello stato e queste azioni furono certamente compiute con la violenza e con l'intervento dell'esercito reale. Fu una rivoluzione amministrativa e politica, non religiosa, poichè le classi aristocratiche egizie ed il loro seguito non facevano distinzione fra monoteismo e politeismo, sebbene il popolo prediligesse evocare divinità multiple, non vi era il concetto di separazione tra principio e manifestazione, tra l'UNO ed il molteplice e, infatti, AKHENATON, nonostante, per motivi politici, avesse fatto rimuovere i nomi delle divinità ed abbandonare i loro santuari, non rinnegò mai le divinità-manifestazioni di ATON, ciò non avrebbe avuto un senso e sarebbe corrisposto a follia, ma egli non era un folle, ma un intellettuale ed un iniziato e, infatti, si fece sempre, in molti casi, raffigurare nelle spoglie di OSIRIDE o con la corona del dio AMON, che è lo stesso ATON, munita di corna d'ariete. La popolazione, peraltro, continuava ad adorare gli dèi, così come continuavano a fare gli importanti funzionari del faraone. Fu semplicemente un cambiamento dal punto di vista amministrativo dell'Impero, ed un cambiamento nell'approccio con il sacro, non più segretato in santuari bui e misteriosi, ma esposto con i suoi altari alla luce del sole; infatti le cerimonie religiose si svolgevano all'aperto all'interno di cortili nei quali si trovava l'altare del dio, che chiunque poteva invocare. Riferiamo su questo ciò che si trova scritto nel sito ufficiale dell A.M.O.R.C (l'Ordine dei Rosacroce):<br />
<br />
"Akhenaton non è il fondatore del monoteismo in quanto tale, poiché gli Iniziati delle scuole di misteri dell'Egitto erano monoteisti. Diciamo che fu il primo a rivelarlo apertamente e a farne una religione di stato".<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-xi3ONINVpHo/VGPXmhMos1I/AAAAAAAAPL4/sd9t-zg31yc/s1600/Akhenaton_louvre.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-xi3ONINVpHo/VGPXmhMos1I/AAAAAAAAPL4/sd9t-zg31yc/s320/Akhenaton_louvre.jpg" width="136" /></a></div>
Collezione Egizia del Louvre: statua raffigurante AKHENATON. Questa misteriosa statua, perfettamente conservata, siede su un trono senza iscizioni e senza attribuzione, ed il mistero è costituito da un braccio che cinge i fianchi del faraone e si nota benissimo guardando la statua da dietro: potrebbe indicare la presenza della sposa reale, o quella della madre TYIE, ma non si capisce come il trono possa essere allora concepito per un solo personaggio.<br />
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IL FARAONE COME RIEVOCAZIONE DEL RE DIVINO E UOMO PERFETTO, GARANTE DELL'EQUILIBRIO COSMICO<br />
<br />
Quello di AKHENATON fu un tentativo di ristabilire il primigenio ordine di MAAT, l'equilibrio e la giustizia universale, che fin dai tempi ancestrali veniva garantito dalla figura del RE, il quale era concepito come la personificazione, prima che del dio, dell'Uomo puro e perfetto, matrice della realtà visibile e del suo equilibrio. Il RE, ovvero l'UOMO-DIO, era incarnazione della divinità che si manifestava come causa prima nell'astro solare, rappresentava la coscienza pura ed incorruttibile e il padre di tutti gli dèi e di tutte le manifestazioni; da lui dipendeva il sorgere del sole, il sopraggiungere della notte, la maturazione delle messi, ogni elemento del ciclo naturale. In epoca preistorica il RE SACRO veniva sacrificato in giovane età adulta (sui 30 anni), in pieno vigore fisico, poichè la corruzione del suo corpo e della sua anima, con il sopraggiungere della vecchiaia, avrebbe spezzato gli equilibri cosmici di morte e rinascita e impedito la maturazione dei raccolti e l'avvicendarsi delle stagioni. Il suo corpo veniva fatto a pezzi e le membra cosparse sulle piantagioni; il suo sangue veniva bevuto dai presenti come simbolo di vita. In questo modo lo spirito del re sacrificato poteva risorgere nella sua purezza ed incarnarsi nel corpo del successore. In epoche successive l'uccisione ed il seppellimento del re vennero sostituiti dal sotterramento simbolico di una statua al suo posto, mentre il sovrano poteva rigenerare il suo vigore tramite la magia. Questa pratica la si può trovare nel rituale HEB SED, o FESTA DEL GIUBILEO del faraone, durante il quale il re rinnovava magicamente i suoi poteri mediante un rito di morte e rinascita. Secondo gli studi di FLINDERS PETRIE il faraone beveva una pozione ricavata da fiori di loto che lo portava in uno stato di catalessi, dopodichè veniva deposto in un sarcofago per 3 giorni, fino al suo risveglio che costituiva una rinascita fisica e mentale. Così il re dimostrava di essere ancora all'altezza dei suoi doveri e in grado di difendere il Paese. Il faraone era il punto di riferimento assoluto ed il suo potere garantiva pace, uguaglianza e benessere: proprio questo tipo di potere avrebbe forse voluto ripristinare AKHENATON, riferendosi all'antica tradizione dell'assolutismo reale non per scopi egoistici, come molti vorrebbero accusandolo di megalomania ed egocentrismo, ma ai fini del bene universale. D'altronde, un megalomane avrebbe rappresentato sè stesso come un superuomo, forte e potente; invece AKHENATON, attraverso la sua immagine, riconduce all'idea dell'androgino primordiale, il cui potere non è determinato da cause esteriori, ma da qualità interiori, ovvero l'UOMO-DIO coscienza del mondo, il RE SACRO preistorico che avrebbe garantito il mantenimento dell'ordine di MAAT, la materia-illusione della vedica MAYA, ovvero "il tempo eterno" retto dall'ordine divino.<br />
<br />
Questi i principali cambiamenti introdotti da akhenaton:<br />
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Vennero aboliti i rituali legati alla morte e le sepolture non dovevano contenere oggetti preziosi.<br />
Venne istituita l'universalità del culto in tutto l'Impero.<br />
Venne introdotta la monogamia.<br />
Le rendite delle varie divinità dovevano far parte del tesoro dello stato e del faraone-dio.<br />
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Ritratto di principessa da AMARNA (AKHETATON), forse MERITATON o NEFERTITI.<br />
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IL CODICE CIFRATO DELLA BIBBIA E IL CULTO DI AKHENATON<br />
<br />
"O voi che avete gl'intelletti sani,<br />
mirate la dottrina che s'asconde<br />
sotto il velame delli versi strani!"<br />
(Dante-Inf.IX,61-63)<br />
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Le nostre indagini in questo paragrafo sono basate soprattutto sugli studi archeologici condotti negli anni '90 dai fratelli MESSOD e ROGER SABBAH, linguisti e cabalisti francesi i quali confermano l'origine egizia del popolo ebraico, e lo fanno supportati da evidenti documenti archeologici scoperti nella VALLE DEI RE, i quali riconducono inesorabilmente a simboli ebraici. Quello di AMARNA (AKHETATON) è il contesto in cui si inseriscono i racconti biblici dell'esodo ebraico e di MOSE'. Prima di inoltrarci in questo discorso dobbiamo aver chiaro il fatto che la BIBBIA che oggi conosciamo è tutt'altro che un'elemento originale: fu rimaneggiato con aggiunte e revisioni che coprono un'arco di 1500 anni, circa dal 15° secolo a.C. al 1° secolo d.C. ad opera di più di 40 autori di ogni estrazione sociale (al XV secolo a.C. viene fatta risalire la stesura delle tavole della TORAH da parte di MOSE', ma, secondo l'esegesi biblica moderna, sarebbe una raccolta di scritti di epoca più antica. Questa scoperta fu divulgata dapprima in forma anonima da BARUCH SPINOZA nel 1670, poi, sempre sotto anonimato, da JEAN ASTRUC nel 1753). Le prime fonti scritte risalgono ad appena il V secolo a.C. Come direbbe GURDJIEFF: "Gli esseri detentori di potere di molte comunità di laggiù, al fine di servire i loro scopi hasnamussiani, si misero a insaporire quell'insegnamento divino con delle spezie di loro invenzione e il risultato fu una combinazione il cui segreto avrebbe destato l'invidia di tutti i famosi pasticceri e capi-cuochi europei del giorno d'oggi." (da "I racconti di Belzebù a suo nipote"; pag.558). Con ogni probabilità le elite israelitiche che promossero il monoteismo ebraico furono di stirpe egizia, gli stessi sacerdoti di ATON perseguitati dalle successive dinastie che restaurarono il culto di AMON e degli dèi; ancor più probabilmente, aristocratici appartenenti alla stessa famiglia di AKHENATON, come si può dedurre dallo stesso simbolismo legato a MOSE'.<br />
<br />
Il MOSE' DI MICHELANGELO, da cui spuntano due piccole corna sulla fronte, fu il cruccio di SIGMUND FREUD, che ci meditò molto sopra giungendo alla conclusione ch'egli avesse un'origine egizia; infatti quelle protuberanze altro non sono che i segni di AMON, denominato anche il dio cornuto e sono il segno di riconoscimento degli iniziati alla conoscenza alchemica. Non mi è mai piaciuto FREUD e molte delle sue riflessioni sull'argomento appartengono alla sua visione basata su teorie abbastanza assurde, ma su quest'ultimo punto si può dire abbia perfettamente ragione. Ma come mai, se i protagonisti dell'esodo furono seguaci di ATON, riportano i simbolismi di AMON? La risposta dovrebbe inserirsi nella stratificazione della lettura biblica, come di ogni testo sapienziale: la superficie (fatta di regole morali e precetti) fu adattata alla gente comune e al controllo delle masse ed aveva un fine politico e strategico; il messaggio profondo e scritto fra le righe, nascosto sotto il velo di associazioni mentali che solo l'iniziato poteva comprendere, era (ed è) il nutrimento di pochi eletti che non rinnegarono affatto la conoscenza ancestrale della civiltà egizia politeista, ma la "rivelarono", la nascosero di nuovo, sotto codici impossibili da decifrare ai profani, tranne ai conoscitori della KABALA. AKHENATON, infatti, viene erroneamente considerato un'eretico e traditore del politeismo; egli non fu mai monoteista nel senso che noi oggi diamo a questo termine, ma il suo dovrebbe essere considerato più correttamente come ENOTEISMO, poichè non vi fu cesura, ma continuità. Ma di questo ci occuperemo negli altri paragrafi di questo lunghissimo articolo.<br />
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<br />
Il termine KABALA è formato dalle parole egizie "KA BA ANKH” dove KA vuol dire "doppio eterico", BA "anima", ANKH "aura". E questa fu la conoscenza custodita per millenni dagli egizi sotto le spoglie del dio THOT. La KABALA ebraica è un tesoro di conoscenza tramandato oralmente fin dal tempo dei patriarchi, dei profeti e dei saggi, praticata fino al X secolo a.C. in modo aperto e senza segreti dagli abitanti d'ISRAELE, ma in seguito fu resa occulta dai capi del SINEDRIO, preoccupati che la sua volgarizzazione portasse a pericolose deviazioni del significato originale e anche per proteggerla dai conquistatori stranieri. La KABALA, infatti, non è un elemento confessionale, ma mistico, e contiene i fondamenti della comprensione dell'universo e del legame che sussite fra assoluto e relativo, definisce la natura dell'uomo, interpreta il significato più profondo dei concetti che costituiscono la ragione umana ai fini della realizzazione terrena e spirituale. Alcuni storici ed accademici sono propensi ad attribuire il nome KABALA solamente alle dottrine che furono trasmesse per iscritto a partire dal MEDIOEVO, per distinguerle dalle più antiche (risalenti al 200-700 d.C.) della scuola mistica denominata MERKABAH, corrispondente alle parole egizie MER (luce della piramide), KA (forza vitale-spirito), BA (l'anima correlata all'Io), le quali si focalizzavano sul culto del Carro divino.<br />
<br />
Ogni richiamo, simbolismo, etimologia, compresa l'ARCA DELL'ALLEANZA sorretta dai cherubini alati che la proteggevano è descritta nella Bibbia in tutto simile al sarcofago di pietra di THUTANKAMON, protetto dalle dee alate ISIDE e NEITH, e similmente i tabernacoli e cofanetti provenienti dalla tomba del faraone recano tutti le effigi di dee che ne proteggono il contenuto. Dopo la scoperta della tomba intatta da parte di HOWARD CARTER, qualcuno fece sparire la tenda di lino stesa sopra il tabernacolo e il sarcofago del faraone perchè la stessa tenda, nei racconti biblici, veniva stesa sopra l'ARCA DELL'ALLEANZA e il sarcofago di GIUSEPPE. Il serpente di rame che MOSE' fa applicare sulla punta di uno stendardo per ordine di Dio è un'ancestrale simbolo della stirpe reale egizia, alla quale egli apparteneva. A partire dal nome di MOSE', dall'egizio "MOSE", ovvero "figlio" o "discendente", ogni elemento biblico è puramente egizio e ogni racconto "storico" dev'essere inteso in chiave simbolica e non può avere riscontri realistici; ecco perchè non vi sono tracce archeologiche dell'esistenza dei più antichi patriarchi, e il racconto biblico non riporta mai il nome di alcun faraone, essendo le vicende stesse del tutto anacronistiche rispetto all'epoca in cui avrebbero dovuto svolgersi. Solo per supposizione vengono citati dagli storici i nomi di MERENPTAH e RAMSETE II. Peraltro, nel periodo in cui dovrebbe essere avvenuto l'esodo biblico, è già attestata l'esistenza d'ISRAELE e lo conferma la famosa "STELE D'ISRAELE", fatta erigere dal sovrano egizio AMENHOTEP III (regno circa 1387 a.C.-1348 a.C.) e modificata successivamente da MERENPTAH (regno circa 1213 a.C. -1203 a.C.). <br />
<br />
L'ESODO, la separazione delle acque, la terra promessa, rappresentano dunque delle conquiste spirituali in chiave simbolica, non episodi storici e possiamo in questo essere supportati dalle affermazioni del ricercatore FEDERICO ARBORIO MELLA nel suo libro "L'EGITTO DEI FARAONI": "...l'ESODO non è che un mito senza alcun fondamento storico e MOSE' una figura puramente simbolica che incarna un ideale israelitico di capo carismatico, re e profeta". Il pensiero dei fratelli MESSOD E ROGER SABBAH, autori del libro "I SEGRETI DELL'ESODO", afferma che il popolo ebraico com'è descritto nella BIBBIA non è mai esistito, innanzitutto perchè la civiltà egizia non fu mai schiavista (ogni categoria di operai, dalla più umile alla più specializzata, aveva gli stessi diritti, compreso quello di sciopero e qualche lavoratore poteva fregiarsi dell'appellativo di "favorito del faraone" per merito acquisito) e perciò quella storia non potrà mai essere confermata archeologicamente, oltretutto l'equivoco del termine "schiavo" viene svelato proprio dal più importante testo della tradizione cabalistica, lo ZOHAR, il quale definisce "schiavo" come colui che esercita i servizi cultuali del tempio del dio, o "servo del dio", sacerdote, come evidenziano MESSOD e ROGER SABBAH.<br />
<br />
Poichè tutto ciò che è ebraico è anche egizio le affinità da enumerare sono così numerose da poter riempire un grosso tomo, ma noi elencheremo solo le più importanti. La scittura ebraica, ad esempio, come semplificazione dei geroglifici egizi; lo scrittore ed occultista francese FABRE D'OLIVET (1767-1825) già prima dello CHAMPOLLION, era riuscito a scoprire un codice di decodifica della lingua ebraica attraverso la KABALA, che si ricollegava ai geroglifici egizi e, seppur all'epoca i geroglifici non fossero ancora decodificati, egli ne intuì comunque la correlazione; il più antico lessico ebraico è costituito, in effetti, da un'idioma segreto usato dagli iniziati nell'Antico Egitto. Infatti i ritrovamenti nella tomba inviolata di THUTANKAMON sono, praticamente, la prova tangibile delle descrizioni bibliche sulla conformazione dell'ARCA DELL'ALLEANZA, gli esseri alati protettori di quest'ultima posti nella medesima posizione delle dee alate che proteggono il sarcofago di THUTANKAMON, poste proprio l'una di fronte all'altra come sono descritti i cherubini nella BIBBIA; in ebraico la parola ARON significa "arca" ma anche "sarcofago", il sarcofago nel quale veniva trasportato il corpo mummificato di GIUSEPPE, accanto all'ARCA DELL'ALLEANZA. <br />
<br />
Inoltre il SALMO 104 della BIBBIA è in effetti la copia dell'INNO AD ATON di AKHENATON. E fu proprio questo SALMO, confrontato con l'INNO AD ATON, a far riflettere molti ricercatori e studiosi, compreso SIGMUND FREUD, fino a giungere alla conclusione che il popolo ebraico non fosse un popolo straniero in Egitto, ma fossero gli stessi seguaci di AKHENATON ed abitanti di AKHETATON, la sua nuova città, dispersi e fuoriusciti dall'Egitto dopo il ripristino del culto di AMON da parte di THUTANKAMON e AY, successore di THUTANKAMON (figlio di AKHENATON), il cui regno durò solo 4 anni. AY, durante il regno di AKHENATON, venne designato "Portatore del flabello alla destra di sua maestà, Capo di tutti i cavalli del re, Primo degli scribi di sua maestà, Padre del dio". Ma il faraone AY fu soprattutto il generale dell'esercito di AKHENATON che favorì la fuoriuscita dalla città della popolazione e dei sacerdoti di ATON (gli YAHUD, o GIUDEI) dopo la caduta del suo regno, evitando le persecuzioni che sarebbero cadute su di loro e prima che questa città fosse demolita per il riuso del materiale e la cancellazione del ricordo del faraone riformatore, permettendo loro di stanziarsi presso la terra di CANAAN, che in futuro sarà ISRAELE. Infatti CHAMPOLLION stesso, al ritrovamento del cartiglio del faraone AY, indicato con la doppia YOD egizia, non tardò a confrontarlo con la stessa doppia YOD con cui viene indicato in ebraico il nome di YAHWE. Dunque dietro il nome del dio ebraico si cela il nome del faraone-salvatore dei seguaci di AKHENATON! Gli YEHUDIM (in aramaico YEHUDAE') erano i massimi sacerdoti di ATON, che furono seguiti, durante la persecuzione ad opera delle dinastie restauratrici del politeismo, dalla popolazione amarniana composta in un periodo storico in cui l'Egitto era ormai cosmopolita; AKHENATON, con il suo nuovo culto solare, tentò infatti di trovare un elemento comune che fungesse da elemento di coesione. Gli YEHUDIM, ovvero le famiglie della casta sacerdotale, tennero sempre le dovute distanze dalla gente comune e dalla popolazione che dovevano governare, appunto perchè i personaggi di rilievo erano nobili egizi e sacerdoti iniziati; era infatti impossibile che MOSE' fosse un "figlio della sabbia", come venivano denominate con disprezzo le tribù nomadi, e avesse potuto far carriera nella società egizia: gli egizi erano orgogliosi, si facevano chiamare "gli Uomini" per designare la propria unicità e tenersi distinti dal resto delle popolazioni. <br />
<br />
I fratelli ROGER e MESSOD SABBAH affermano, infatti, che MOSE' fosse un generale dell'esercito di AKHENATON e identificano AKHENATON stesso con il patriarca ABRAMO. I due studiosi hanno capito l'etimologia del nome ABRAMO: AB=padre di; RA=il Dio Sole; HAM=AMON. Quindi: ABRAHAM=il padre di RA e di AMON. L'equazione è semplice: il padre di tutti gli dèi poteva essere solo il dio unico incarnato nella figura del sovrano: AKHENATON. Confontiamo l'INNO AD ATON con il SALMO 104 e ci renderemo conto di come il primo sia dettato da un'autentica ispirazione, mentre il secondo lascia intendere uno sforzo da parte dell'autore per farlo sembrare originale, per nascondere la sua derivazione:<br />
<br />
INNO AL SOLE DI AKHENATON <br />
<br />
Magnifico risplendi tu <br />
Sull’orizzonte del cielo, Tu sole vivente <br />
Che determini la vita! <br />
Tu sorgi dall’orizzonte d’oriente <br />
E colmi ogni terra della tua bellezza. <br />
Magnifico, grande e raggiante, <br />
alto sopra tutti i paesi della terra. <br />
<br />
I tuoi raggi abbracciano le nazioni <br />
Fino al termine di tutto quello che hai creato. <br />
Tu sei Ra quando raggiungi i loro confini <br />
E li inclini per il tuo figlio amato. <br />
Sei lontano, ma i tuoi raggi sono sulla terra; <br />
sei nel suo volto, ma la tua via è inesplorabile. <br />
<br />
Quando riposi oltre l’orizzonte occidentale, <br />
il mondo è immerso nelle tenebre, <br />
a somiglianza della morte. <br />
I dormienti sono nelle stanze <br />
Con il capo velato e nessun occhio scorge l’altro. <br />
<br />
Tutti gli averi che tengono sotto la testa vengono loro rubati - <br />
Non se ne accorgono. <br />
Ogni animale da preda è uscito dal proprio covile <br />
E tutti i serpenti mordono. <br />
L’oscurità è una tomba, <br />
la terra giace attonita, <br />
poiché il suo creatore è tramontato all’orizzonte. <br />
<br />
Al mattino però eccoti di nuovo al di sopra dell’oriente <br />
E brilli come sole nel dì; <br />
scacci le tenebre e scocchi i tuoi raggi. <br />
Le Due Terre sono ogni giorno in festa, <br />
gli uomini sono desti <br />
e si levano in piedi, poiché tu li hai fatti alzare. <br />
Il loro corpo è pulito e hanno indossato abiti, <br />
le loro braccia si levano in preghiera al tuo sorgere <br />
la terra intiera compie la sua opera. <br />
<br />
Tutto il bestiame si pasce del proprio foraggio, <br />
alberi ed erbe verdeggiano. <br />
Gli uccelli hanno lasciato i nidi, <br />
i loro voli lodano il tuo Ka. <br />
Tutti gli animali selvatici stanno all’erta, <br />
tutto ciò che si agita e ondeggia nell’aria vive, <br />
poiché sei sorto per loro. <br />
Le grandi barche risalgono la corrente <br />
E poi la ridiscendono, <br />
ogni viaggio è aperto dal tuo sorgere. <br />
I pesci nell’acqua saltano dinnanzi al tuo apparire, <br />
i tuoi raggi penetrano nel fondo del mare. <br />
<br />
Tu che fai germinare il seme nelle donne, <br />
Tu che procuri “il liquido” agli uomini <br />
Tu che mantieni in vita il figlio nel corpo di sua madre <br />
E lo acquieti così che le sue lacrime si asciughino - <br />
Tu, balia nel corpo della madre! - <br />
Tu che doni il respiro <br />
Perché tutte le creature possano vivere. <br />
Quando il bimbo esce dal corpo delle madre <br />
E respira nel giorno della nascita, <br />
gli apri la bocca completamente <br />
e ti preoccupi di quel che a lui serve. <br />
<br />
Al pulcino nell’uovo, <br />
Che già si fa sentire nel guscio - Tu concedi l’aria e lo fai vivere. <br />
Hai stabilito per lui il momento <br />
Quando è tempo di rompere il guscio; <br />
ed esce allora dall’uovo <br />
per rispondere al termine fissato, <br />
cammina già sui suoi piedi, quando esce dall’uovo. <br />
<br />
Quanto sono numerose le tue opere <br />
Che si nascondono allo sguardo, <br />
tu unico dio, del quale non esistono eguali! <br />
Hai creato la terra secondo il tuo desiderio, da solo, <br />
con uomini bestiame e ogni animale, <br />
con tutto quello che sta sulla terra, <br />
con tutto quello che si muove sui piedi <br />
con tutto quello che sta in alto e si muove con le ali. <br />
<br />
I paesi stranieri di Siria e Nubia, <br />
e con essi la terra d’Egitto - <br />
hai collocato al posto dove si trovano e ti preoccupi dei loro bisogni, <br />
tutti hanno nutrimento e il termine della loro esistenza è stabilito. <br />
Le lingue sono diverse nei discorsi <br />
E così pure i lineamenti; <br />
il colore della pelle è differente, poiché tu distingui i popoli. <br />
<br />
Nel mondo sotterraneo crei il Nilo <br />
E lo porti poi in superficie a tuo piacimento, <br />
per mantenere in vita gli uomini che tu hai creato. <br />
Sei il signore di tutti che per tutti si affatica, <br />
tu padrone di ogni terra che per te si schiude, <br />
tu sole del giorno, potente nell’alto! <br />
Tu mantieni in vita anche le terre più lontane, <br />
hai posto un Nilo anche nel cielo <br />
perché possa giungere a loro <br />
e infrangere onde sui monti, come il mare <br />
e rendere umidi i loro campi con ciò di cui hanno bisogno. <br />
Quando sorgi essi si risvegliano e rivivono per te. <br />
Crei le stagioni perché le tue creature si possano sviluppare - <br />
L’inverno, per dar loro frescura, <br />
il caldo dell’estate perché godano della tua presenza. <br />
Hai posto lontano il cielo per salire fino a lui <br />
E osservare tutto quello che hai creato. <br />
<br />
Sei unico quando sorgi, <br />
in tutte le tue forme di apparizione come Aton vivente, <br />
che brilla e risplende, <br />
lontano e vicino; <br />
tu crei milioni di esseri da te solo - Città, villaggi, e campi coltivati, <br />
ruscelli e fiumi. <br />
Tutti gli occhi si vedono di fronte a te, <br />
quando ti levi sulla terra come sole del giorno. <br />
<br />
Quando tramonti, il tuo occhio non è più qui, <br />
quello che tu hai creato per loro, <br />
così non vedi te stesso come unico, ciò che hai creato - anche allora resti nel mio cuore <br />
e non c’è nessuno che ti conosce <br />
al di fuori di tuo figlio Neferkheprure Uanre <br />
al quale hai fatto conoscere il tuo essere e la tua forza. <br />
<br />
Il mondo sorge al tuo cenno, come tu lo hai creato. <br />
Quando ascendi nel cielo essi vivono, <br />
quando tramonti, essi muoiono; <br />
sei il tempo stesso della vita, tutti vivono per te. <br />
Gli occhi posano sulla bellezza fino a quando non scompari, <br />
ogni opera viene tralasciata quando declini ad occidente. <br />
Colui che si leva rafforza ogni braccio per il re <br />
E ogni piede si affretta. <br />
<br />
Da quando hai creato il mondo, lo fai sorgere <br />
Per tuo figlio che è nato dal tuo corpo, <br />
il re del duplice Egitto, Neferkheprure Uanre, <br />
Figlio di Ra, che trae vita da Maat, <br />
il signore del diadema, Akhenaton, grande nella sua esistenza, <br />
e la grande sua sposa e regina, che egli ama, <br />
la signora di entrambi i paesi, Nefertiti, <br />
che è piena di vita e giovane <br />
per tutta l’eternità. <br />
<br />
SALMO 104 <br />
<br />
Benedici il Signore, anima mia, <br />
Signore, mio Dio, quanto sei grande! <br />
Rivestito di maestà e di splendore, <br />
avvolto di luce come di un manto. <br />
Tu stendi il cielo come una tenda, <br />
costruisci sulle acque la tua dimora, <br />
fai delle nubi il tuo carro, <br />
cammini sulle ali del vento; <br />
fai dei venti i tuoi messaggeri, <br />
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri. <br />
Hai fondato la terra sulle sue basi, <br />
mai potrà vacillare. <br />
L'oceano l'avvolgeva come un manto, <br />
le acque coprivano le montagne. <br />
Alla tua minaccia sono fuggite, <br />
al fragore del tuo tuono hanno tremato. <br />
Emergono i monti, scendono le valli <br />
al luogo che hai loro assegnato. <br />
Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno, <br />
non torneranno a coprire la terra. <br />
Fai scaturire le sorgenti nelle valli <br />
e scorrono tra i monti; <br />
ne bevano tutte le bestie selvatiche <br />
e gli ònagri estinguono la loro sete. <br />
Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo, <br />
cantano tra le fronde. <br />
Dalle tue alte dimore irrighi i monti, <br />
con il frutto delle tue opere sazi la terra. <br />
Fai crescere il fieno per gli armenti <br />
e l'erba al servizio dell'uomo, <br />
perché tragga alimento dalla terra: <br />
il vino che allieta il cuore dell'uomo; <br />
l'olio che fa brillare il suo volto <br />
e il pane che sostiene il suo vigore. <br />
Si saziano gli alberi del Signore, <br />
i cedri del Libano da lui piantati. <br />
Là gli uccelli fanno il loro nido <br />
e la cicogna sui cipressi ha la sua casa. <br />
Per i camosci sono le alte montagne, <br />
le rocce sono rifugio per gli iràci. <br />
Per segnare le stagioni hai fatto la luna <br />
e il sole che conosce il suo tramonto. <br />
Stendi le tenebre e viene la notte <br />
e vagano tutte le bestie della foresta; <br />
ruggiscono i leoncelli in cerca di preda <br />
e chiedono a Dio il loro cibo. <br />
Sorge il sole, si ritirano <br />
e si accovacciano nelle tane. <br />
Allora l'uomo esce al suo lavoro, <br />
per la sua fatica fino a sera. <br />
Quanto sono grandi, Signore, <br />
le tue opere! <br />
Tutto hai fatto con saggezza, <br />
la terra è piena delle tue creature. <br />
Ecco il mare spazioso e vasto: <br />
lì guizzano senza numero <br />
animali piccoli e grandi. <br />
Lo solcano le navi, <br />
il Leviatàn che hai plasmato <br />
perché in esso si diverta. <br />
Tutti da te aspettano <br />
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno. <br />
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, <br />
tu apri la mano, si saziano di beni. <br />
Se nascondi il tuo volto, vengono meno, <br />
togli loro il respiro, muoiono <br />
e ritornano nella loro polvere. <br />
Mandi il tuo spirito, sono creati, <br />
e rinnovi la faccia della terra. <br />
La gloria del Signore sia per sempre; <br />
gioisca il Signore delle sue opere. <br />
Egli guarda la terra e la fa sussultare, <br />
tocca i monti ed essi fumano. <br />
Voglio cantare al Signore finché ho vita, <br />
cantare al mio Dio finché esisto. <br />
A lui sia gradito il mio canto; <br />
la mia gioia è nel Signore. <br />
Scompaiano i peccatori dalla terra <br />
e più non esistano gli empi. <br />
Benedici il Signore, anima mia.<br />
<br />
Leggiamo ora un'affermazione dello studioso, archeologo e cabalista ROGER SABBAH durante l'intervista di ADRIANO FORGIONE (direttore della rivista Hera):<br />
<br />
"Si deve precisare che il Dio degli Ebrei (Adonai, Yahvé o Elohim) non è limitato al dio amarniano Aton o al faraone Ay. Ingloba l’insieme degli dèi egizi per quasi quattro millenni di civiltà. Nella Cabala, il nome Adonai proviene dalla radice Adone: “Adone, questo sole che rischiara il mondo”. Il disco solare Aton era conosciuto da oltre mille anni prima di Akhenaton, era una figura universale. Suggerire che Yahvé, Adonai, Elohim significhino “gli dèi egizi” è un’idea proveniente dalle Sacre Scritture, come dallo Zohar, il Libro dello Splendore: “L’idolatria “stessa” è chiamata Elohim”.<br />
Secondo i fratelli MESSOD e ROGER SABBA, linguisti e cabalisti francesi di origine ebraica, gli ebrei, per l'influenza che ebbero sulla civiltà siriana, babilonese, persiana e poi anche nel mondo latino e greco, non potevano avere radici beduine e pastorali. ABRAMO è spesso indicato come re solare e MOSE' stesso, nel libro della KABALA, viene descritto sul trono di dio e all'interno dei suoi palazzi, tutti elementi che riconducono ai Misteri delle scuole iniziatiche egizie. Riguardo la SIMBOLOGIA, ogni simbolo ebraico è anche un simbolo egizio. <br />
<br />
Ma ci si potrebbe chiedere perchè gli ebrei avrebbero celato la propria origine egizia sotto una caterva di falsità storiche. E la risposta ci viene dallo studio dei fratelli SABBAH, i quali affermano che l'inimicizia verso gli egizi nella versione biblica spuria che oggi conosciamo fu dovuta alla necessità di tutelare l'incolumità della comunità ebraica a causa dell'avversità nei confronti degli egizi di NABUCODONOSOR re di BABILONIA, le cui conquiste si estesero su tutto l'EGITTO e, ricordiamoci che all'inizio di tutta questa storia gli ebrei furono alleati degli egizi contro l'impero BABILONESE; siamo nel 587 a.C. quando inizia per il popolo ebraico il periodo della cattività babilonese. Cosa sarebbe accaduto ai prigionieri ebrei sotto NABUCODONOSOR, che odiava visceralmente gli egizi perchè voleva conquistarne i territori, se essi avessero ammesso di essere di stirpe egizia? NABUCODONOSOR conquistò l'Egitto e destituì i faraoni: la sottomissione ai conquistatori doveva per forza rispecchiarsi anche nei testi sacri. Queste le parole di ROGER SABBAH: "Che cosa sarebbe accaduto al popolo giudeo esiliato a Babilonia se avesse osato proclamarsi erede d’Egitto dinnanzi a Nabucodonosor, il re dei re che pretendeva, più che il Faraone stesso, di sedersi sul trono di Dio? C’è da fare un distinguo. Gli YAHUD erano nobili e sacerdoti egizi e divennero I “Giudei” che giunsero a Canaan mentre gli ebrei rappresentavano la massa del popolo che si rifugiò nelle zone di confine".<br />
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L'origine egizia del popolo ebraico può, inoltre, far luce su tutte le contraddizioni bibliche nelle quali è detto tutto e il contrario di tutto: gli egizi sono persecutori e, nel medesimo tempo, stimati e vietata la maledizione nei loro confronti; l'Egitto è terra da cui fuggire da schiavitù e, nello stesso tempo, è descritto come un'eden di cui avere nostalgia. Uno dei nomi di dio, ADONAI, non è altro che la traduzione di ATON. L'invocazione stessa AMEN sta per AMON, il dio nascosto. In realtà le contraddizioni bibliche svelano le contraffazioni, perchè comunicano il doppio messaggio: quello più nobile ed elevato per l'iniziato, o colui che conosce l'origine, e uno per la gente comune che doveva sottostare a regole diverse e non poteva conoscere la verità, svelata da AKHENATON e rivelata dalla tradizione ebraica, che la seppe ben conservare, fra le pieghe di racconti metaforici e attraverso la KABALA in cui è criptata la sapienza ancestrale di THOT. La storia stessa di MOSE'salvato dalle acque è tutt'altro che realistica, perchè è in tutto identica al destino di molti antichi eroi: PERSEO, SARGON DI AKKAD, ROMOLO E REMO...che neonati furono tutti abbandonati in ceste sulle acque di un fiume in balìa del destino e salvati da coloro che poi li adottarono. Il diluvio universale è un archetipo globale che investe la coscienza collettiva di tutti i popoli del mondo; i DIECI COMANDAMENTI dettati a Mosè sono gli stessi del LIBRO DEI MORTI egizio, l'unica differenza sta nell'approccio: nel LIBRO DEI MORTI è passivo in quanto il defunto elenca i peccati che non ha commesso, in quello biblico è imperativo, in quanto sono elencati i peccati da non commettere come ordini da seguire. <br />
<br />
In particolare, l'episodio della separazione delle acque del MAR ROSSO da parte di MOSE' costituisce la reminiscenza di un racconto narrato nel PAPIRO WESTCAR, risalente al Medio Regno, in cui viene riportato un prodigio straordinario: un Mago accorre in aiuto a una fanciulla che aveva perso un gioiello nel lago, ne separò le acque permettendo il recupero dell'oggetto e poi le fece richiudere miracolosamente. I maghi erano creduti detentori d'immenso potere nell'Antico Egitto: si pensava potessero resuscitare i morti, modellare figurine di cera e dotarle di vita, volare, uccidere con lo sguardo. Dunque, di cosa stiamo parlando? Non di similitudini, ma di traduzioni.<br />
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Il rabbino LEE LEVINE (Docente di Storia ebraica alla Hebrew University di Gerusalemme), nei suoi scritti spiega come l'identità ebraica sia il frutto di un lungo percorso di affermazione culturale che unì le masse fuoriuscite dall'Egitto. A questa linea si uniscono anche le conclusioni dello storico e archeologo MARIO LIVERANI. A queste masse eterogenee i sacerdoti egizi di ATON vollero dare una coesione mediante le regole e i precetti biblici, nascondendo sotto il velo di "versi strani" (come direbbe DANTE) la vera conoscenza di cui erano depositari. Un altro punto importante da sottolineare in comune con la civiltà egizia è la discendenza matrilineare ebraica: ebrei si nasce per trasmissione materna, secondo le norme codificate della legge ebraica HALAKHAH. Gli antenati del popolo ebraico, secondo la BIBBIA, furono Abramo, Isacco e Giacobbe e le quattro matriarche Sara, Rebecca, Rachele, Leah. Nell'Antico Egitto mai un principe poteva diventare faraone essendo figlio di suo padre, ma doveva essere marito della figlia della moglie del faraone. Nell'HAREM reale c'era dunque sempre una GRANDE REGINA, la quale, essendo la moglie principale del faraone, trasmetteva la regalità. All'elenco degli egittologi di fama mondiale che danno per scontato il nesso indissolubile fra conoscenza ebraica ed egizia si deve aggiungere senz'altro l'archeologa ed egittologa francese CHRISTIANE DESROCHES NOBLECOURT, per decenni responsabile del Dipartimento di Egittologia del Museo del Louvre, Parigi, la quale si è sempre basata sulla Bibbia ebraica per lo studio della religione, e non solo la religione, degli antichi egizi.<br />
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C'è un altra fonte controversa che durante la storia è stata considerata attendibile, ma che, successivamente, è stata ridimensionata come un rimaneggiamento del testo di MANETONE. MANETONE, sacerdote egizio tolemaico del III secolo a.C., secondo ciò che riferisce GIUSEPPE FLAVIO (37 d.C., 100 d.C.), storico latino di origine ebraica, avrebbe narrato nella sua "Storia d'Egitto" la vicenda di un sacerdote di nome OSARSEPH, appartenente al clero di OSIRIDE della città di ELIOPOLI, vissuto in un tempo imprecisato in cui avrebbe regnato un certo faraone Amenophi non meglio identificato, il quale ebbe molti seguaci fra le file di lebbrosi e "intoccabili", per cui fu esiliato dal suddetto faraone a CANAAN. Questo sacerdote fece ritorno in Egitto destituendo il faraone e facendo mutilare e distruggere le rappresentazioni delle divinità. Venendo poi sconfitto e riconquistato il trono da parte del faraone, uscì con il suo seguito dall'Egitto fondando la città di GERUSALEMME. GIUSEPPE FLAVIO non tardò ad identificare OSARSEPH con MOSE' e gli invasori di stirpe semita HYKSOS (che avrebbero usurpato il trono egizio per 400 anni fondando la XV dinastia e sconfitti poi dal faraone AHMOSE) come gli ebrei fondatori d'ISRAELE cacciati dall'EGITTO dal legittimo re. MANETONE, peraltro, dipinse in modo esagerato la dominazione dei sovrani HYKSOS, attribuendo loro un'occupazione generale del Paese che non ha riscontri nella realtà ed è smentita proprio dall'iscrizione di KAMOSE, in cui si afferma che gli invasori non superarono GEBELEN ed, anzi, furono costretti a porre il loro confine meridionale a KHMUN. L'esagerazione di MANETONE fu dovuta alla volontà di dare maggior lustro alle gesta del sovrano che vinse gli invasori. Il primo ad identificare gli ebrei con gli HYKSOS fu ERODOTO nel V secolo a.C. Gli HYKSOS, in ogni caso, furono tutt'altro che barbari, ma seppero far propria interamente la cultura egizia; il barbaro, invece, non riconosce la cultura superiore.<br />
Per quel che riguarda il nome stesso d'ISRAELE, lo studioso ROGER SABBAH lo riconduce ad una chiara etimologia egizia, composta dai nomi ISIDE-RA e dal dio di tutti gli dèi siriano EL.<br />
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RIASSUMENDO:<br />
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1. Il faraone egizio AKHENATON fonda la nuova città di AKHETATON svelando la natura del dio nascosto ATON nella sua ipostasi solare e concentrando il potere nelle mani del re mediante quello che erroneamente si definisce monoteismo, ma più correttamente si deve definire enoteismo. In questo modo allontana il potere dalle mire dell'intransigente clero di AMON, risiedente a TEBE.<br />
<br />
2. Dopo 18 anni il regno di AKHENATON crolla per cause ancora sconosciute e la città di AKHETATON viene demolita dalle dinastie successive per il riutilizzo dei materiali. Si ripristina così il culto di AMON ed il politeismo tradizionale.<br />
<br />
3. La popolazione di AKHETATON, compresi i sacerdoti di ATON, vengono esiliati e uno dei successori di AKHENATON, AY (identificato dallo CHAMPOLLION con il dio biblico Yehova), favorisce la fuoriuscita dei seguaci di AKHENATON con la promessa di un territorio sicuro in cui rifugiarsi nella terra di CANAAN, allora dominio egizio.<br />
<br />
4. Nel tempo la popolazione fuggita assieme ai nobili sacerdoti di ATON viene ad assumere un'identità separata dalle origini egizie e riconosciuta come ebraica. La terra su cui questi esuli fondarono un nuovo regno venne denominata Israele. <br />
<br />
5. In seguito alla conquista babilonese e alla cattività della popolazione ebraica deportata da NABUCODONOSOR, allo scopo di tutelare l'incolumità del proprio popolo i sacerdoti ebraici velarono l'identità egizia del proprio culto e della propria stirpe dietro racconti allegorici che vedono gli egizi come nemici degli ebrei in tempi in cui l'identità ebraica ancora non esisteva.<br />
<br />
In conclusione: il monoteismo biblico dev'essere considerato nel contesto della DUPLEX RELIGIO, ovvero da un lato come religione pubblica, garante della coesione sociale, fatta di precetti e sentenze, dall'altro come conoscenza segreta, di valore esoterico-iniziatico, accessibile ai pochi che, per valore individuale, intellettuale e morale, ne erano e ne sono degni. Il concetto di "religione-doppia", o misterica, si ritrova anche negli scritti di MOSE' BEN MAIMON (MAIMONIDE), filosofo, rabbino e medico spagnolo (1135-1204), che nel suo "Guida dei perplessi" allude ad un'"astuzia di Dio", per cui i concetti astratti e sostanziali espressi dal monoteismo iniziatico sarebbero pericolosi se divulgati alle masse ignoranti, poichè incapaci di comprenderli e renderli universalmente utili, provocandone il decadimento a barbare pedanterie. E questo fu il più grande errore di AKHENATON; errore dovuto forse alla buona fede e al suo entusiasmo nel volersi rendere utile al bene universale; un'umanità che, però, in ogni epoca e paese sarà sempre composta per la stragrande maggioranza da individui ordinari destinati a gregge. Il gregge è inevitabile, la libertà è solo dell'uomo che conosce sè stesso. <br />
<br />
Il filosofo tedesco KARL LEONARD REINHOLD, nel 1787, riprende nella sua opera "I misteri ebraici, ovvero la più antica massoneria" l'iscrizione tolemaica che si trovava nel tempio di ISIDE a SAIS, in Egitto, e descritta da PLUTARCO (45 d.C.-120 d.C.) in "De Iside et Osiride": <br />
<br />
"IO SONO TUTTO CIO' CHE E', E' STATO E SARA', NESSUN MORTALE HA SOLLEVATO IL MIO VELO".<br />
<br />
Ai piedi della statua di ISIDE era scritto: <br />
<br />
"IO SONO CIO' CHE E'".<br />
<br />
Questo concetto fondamentale, ripreso dalla BIBBIA, indica il velo steso dalla natura (ISIDE) sulla realtà vera degli elementi; la natura elettromagnetica del nostro mondo come velo della verità che la sovrasta e che ne è causa. AKHENATON non adorava il sole nell'accezione astronomica, ma in quella di "manifestazione" della realtà immutabile al di là del fluire del tempo, oscura ai nostri occhi. Ed è perciò "padre e madre", ovvero essenza (maschile) e paravento (femminile). "Quid fuit, quid est, quid erit". E corrisponde al vedico velo della MAYA. "Uno riuscì ad alzare il velo della dea di Sais, ma cosa vide? Vide, meraviglia delle meraviglie, se stesso" (Novalis: Gli apprendisti di Sais). L'uomo ordinario è velato a sè stesso, l'iniziato è colui che riconosce l'universo come estensione della propria coscienza.<br />
<br />
IL MESSAGGIO DELL'ARTE AMARNIANA<br />
<br />
Ad una considerazione superficiale si potrebbe, come generalmente viene fatto, considerare l'arte del periodo amarniano come assolutamente "realistica", addirittura "caricaturale" e tesa ad esasperare le caratteristiche fisiche, soprattutto dei regnanti. Nulla di più fuorviante, anche se il realismo e, in alcuni casi, l'iperrealismo dei volti, come quelli ritratti dallo scultore di corte THUTMOSE, potrebbero far pensare ad una esltazione della nuda realtà. Lo stile a cui AKHENATON e i suoi artisti illuminati diedero forma, bensì, corrisponde esattamente ad un superamento dei canoni della realtà, ad un andare oltre ciò che l'uomo ordinario può percepire, per esprimere l'essenza delle cose. Se l'arte amarniana fosse realistica, dovremmo dare per assodato che AKHENATON avesse davvero un'aspetto insolito e questo è stato escluso dagli esami sulla sua malconcia mummia, che però raffigura un uomo perfettamente normale. Oppure che le figlie avessero davvero dei crani sproporzionatamente dolicocefali, ma la mummia di THUTANKAMON (figlio di AKHENATON) mostra delle proporzioni normali. Giudicare queste esagerazioni come caricature esprime un giudizio grossolano e insensato, poichè, soprattutto nell'arte antica, non c'è nulla che non abbia un senso e non sia lì per il motivo di voler comunicare qualcosa a chi è in grado di recepirlo. Per esempio, l'esagerazione della dolicocefalia potrebbe manifestare il raggiungimento di un alto livello di consapevolezza; la stessa forma allungata del volto di AKHENATON si può inserire all'interno di un'AURA ELLITTICA, che l'iniziato riconosce come rappresentazione spirituale che sfugge al cerchio e ha due fuochi, anzichè uno. Il cerchio è il simbolo della perfezione manifesta e percepibile, l'ELLISSE è simbolo della conoscenza segreta e dell'illuminazione. Gran parte dei ritratti di AKHENATON, in veste di faraone, deformano volutamente la realtà e potrebbero voler richiamare la forma ellittica perchè, probabilmente, egli volle farsi raffigurare come l'uomo in cui i due princìpi (maschile e femminile) si integrano a formare l'UOMO-COSCIENZA DELL'UNIVERSO, la cui anima avvolgente (aura) si estende all'infinito al di là del tempo e dello spazio. L'ELLISSE è inoltre simbolo del SUPERCONSCIO: condizione di consapevolezza totalizzante comprensiva di ogni sfaccettatura del nostro essere. Per quel che riguarda l'arte scultorea, viene introdotta la morbidezza delle forme corporee e l'aderenza delle vesti ad accentuarne la sensualità, in contrapposizione alla staticità delle opere classiche egizie. Si percepisce in esse una particolare carica erotica tesa a comunicare la correlazione e l'inscindibilità fra erotismo ed evoluzione spirituale. Lo scultore di corte meglio conosciuto è THUTMOSE, di cui si conosce il nome perchè è stato rinvenuto, al di sopra del luogo del ritrovamento, un oggetto in avorio con inciso il suo nome in geroglifico. Nel suo laboratorio presso la città di AKHETATON sono stati ritrovati numerosi calchi in gesso di volti, fra i quali quello del generale AY, il ritratto di un'anziana iperrealistico, un volto della seconda moglie di AKHENATON, KIYA, uno del padre di AKHENATON, uno di NEFERTITI e molto altro. L'illuminazione di AKHENATON non poteva che svelarsi attraverso le opere artistiche che caratterizzarono il suo regno. AKHENATON non fu un passivo committente di ritratti e opere d'arte, ma fu circondato da scultori e pittori che ebbero accesso alla stessa visione del mondo e conoscenza iniziatica del loro re. Partendo dal presupposto che per creare bisogna "essere", nessun artista avrebbe potuto seguire alla cieca le istruzioni del re, ma doveva aver raggiunto, di faatto, lo stesso traguardo spirituale; e, quando diciamo "spirituale", intendiamo la profonda consapevolezza che rende inscindibile conoscenza ed essenza. Nel famoso bassorilievo policromo conservato al Museo Egizio di Berlino, raffigurante presumibilmente AKHENATON e NEFERTITI in giardino, i vestiti sono trasparenti ed attillati, le forme del corpo morbide e sinuose lasciano intendere la correlazione fra sensualità ed elevazione spirituale. Si conoscono due nomi importanti fra gli artisti di AKHENATON: THUTMOSE e lo scultore BAK, figlio di MEN, che fu a sua volta scultore di AMENHOTEP III ed è raffigurato in adorazione di questo sovrano; BAK, invece, è raffigurato in adorazione di ATON; BAK si definisce addirittura, sulle pareti della sua tomba, "allievo" del faraone. I bassorilievi vennero fregiati con una tecnica diversa da quella classica egizia, usando il metodo dell'incavo dei contorni, in modo da ottenere effetti di luce del tutto innovativi. Di esempi dell'arte pittorica amarniana, invece, ce ne sono pervenuti pochissimi che, però, testimoniano, per la loro qualità, i meravigliosi e poetici scenari parietali che dovevano costituire. Il famoso busto di NEFERTITI al museo di Berlino, proveniente dal laboratorio di THUTMOSE, sarebbe presumibilmente falso (a detta di molti realizzato nel 1912 da GERHARD MARCKS su commissione dello stesso LUDWIG BORCHARDT che scoprì all'epoca la bottega dello scultore THUTMOSE), dai risultati di una Tac (pubblicati dalla rivista scientifica Radiology) dalla quale è stata rilevata l'esistenza di un secondo volto di NEFERTITI, sotto gli stucchi di quello superficiale, che sarebbe simile ma non identico a quest'ultimo, in quanto avrebbe tratti più attempati, con evidenti rughe intorno alle labbra. Non ce la sentiamo di fare ipotesi al riguardo.<br />
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Affresco raffigurante le principesse reali, dal palazzo reale di Amarna.<br />
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Ritratto di donna anziana, dalla bottega dello scultore THUTMOSE, ad Amarna.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Z_r4Hb_19Kg/VGPfPfpebKI/AAAAAAAAPMo/d5s-l54IUH0/s1600/yh52f63e79.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="250" src="https://1.bp.blogspot.com/-Z_r4Hb_19Kg/VGPfPfpebKI/AAAAAAAAPMo/d5s-l54IUH0/s320/yh52f63e79.jpg" width="320" /></a></div>
Bassorilievo con AKHENATON, NEFERTITI e le figlie in una scena di vita quotidiana.<br />
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-f2Z9DWk4Q3I/VGPgnFztatI/AAAAAAAAPM0/CMTzpW9IZBo/s1600/Principessa_amarniana.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-f2Z9DWk4Q3I/VGPgnFztatI/AAAAAAAAPM0/CMTzpW9IZBo/s320/Principessa_amarniana.jpg" width="163" /></a></div>
Statua frammentaria di principessa, da Amarna (Akhetaton).<br />
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-6_suefmIR8I/VGPtQ4xJoJI/AAAAAAAAPOU/MNb1f6a5AQg/s1600/91727029-amarnian-princess-limestone-sculpture-gettyimages.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-6_suefmIR8I/VGPtQ4xJoJI/AAAAAAAAPOU/MNb1f6a5AQg/s320/91727029-amarnian-princess-limestone-sculpture-gettyimages.jpg" width="203" /></a></div>
Busto in calcare della principessa MERITATON, figlia di AKHENATON.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-IGFEWiYruks/VGPu_TGxLzI/AAAAAAAAPOg/XGVkFB8zFK4/s1600/NefertitiRelief_SmitingSceneOnBoat-CloseUp.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-IGFEWiYruks/VGPu_TGxLzI/AAAAAAAAPOg/XGVkFB8zFK4/s320/NefertitiRelief_SmitingSceneOnBoat-CloseUp.png" width="295" /></a></div>
La regina NEFERTITI si avventa su un nemico, dal tempio di KARNAK; bassorilievo.<br />
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-o7kgJp4LWd8/VGPxKi_evNI/AAAAAAAAPOs/EzXeCJcqrCk/s1600/unfinished%2Bstatue.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-o7kgJp4LWd8/VGPxKi_evNI/AAAAAAAAPOs/EzXeCJcqrCk/s320/unfinished%2Bstatue.jpg" width="196" /></a></div>
Statua incompiuta che ritrae AKHENATON mentre bacia una figlia.<br />
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LA CITTA' DI AKHETATON<br />
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AKHENATON fondò una nuova città, praticamente dal nulla, in un luogo dove, presumibilmente, non sorsero mai prima altri insediamenti, molto probabilmente affascinato dalla conformazione delle due collinette che sembrano riprendere la forma del geroglifico che indica "la porta della terra", in mezzo alle quali si vede sorgere il sole. La città occupa un territorio di 220 km². Tre quartieri corrispondevano ad altrettanti palazzi reali: quartiere nord, sud e centrale; nel quartiere centrale si trovava il palazzo del governo. Sul cortile principale del palazzo reale vi eraala FINESTRA DELLE APPARIZIONI, dalla quale i regnanti si affacciavano per gratificare i funzionari meritevoli. L'intento era chiaro: dare inizio ad una nuova era secondo degli ideali che non erano nuovi, ma assumevano delle diverse sembianze. La località si trova in Medio Egitto, appositamente lontana da TEBE e da MENFI, sedi del clero di AMON e di PTAH. Il suo nome AKHETATON significa "SPLENDORE DI ATON". AKHENATON deve aver nutrito una vera ossessione per la sua città e per i monumenti insoliti che vi fece costruire; fece delimitare laa città con 14 steli, su una delle quali si trova scritto: "NON SCONFINERO' A SUD IN ETERNO". Era ovvio che AKHENATON desiderasse costruire al più presto la nuova città e, se si fossero usati i consueti blocchi monumentali, probabilmente il faraone non avrebbe potuto conseguire in vita i suoi obiettivi. Fu così che vennero ideati i mattoni denominati TALATAT (di tre palmi) in pietra arenaria, che potevano essere trasportati da un solo uomo e posizionati facilmente. Quando la città di AKHETATON fu demolita per il riuso del materiale da parte delle dinastie successive, per esempio da RAMSETE II per la costruzione dei piloni del tempio di KARNAK, ciò permise che molti reperti amarniani con rispettive figure affrescate venissero conservati nei millenni. Nel quartiere centrale della città si trovava il PALAZZO REALE con la rispettiva "finestra delle apparizioni" di cui abbiamo accennato.<br />
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-yLH8HezNmxA/VGPiTwjur2I/AAAAAAAAPNA/eoTeSitDldc/s1600/akhetaten-concept.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-yLH8HezNmxA/VGPiTwjur2I/AAAAAAAAPNA/eoTeSitDldc/s320/akhetaten-concept.jpg" width="320" /></a></div>
Ricostruzione della città di AKHETATON.<br />
<br />
IL TEMPIO DI ATON<br />
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La concezione stessa della struttura templare fu praticamente rovesciata rispetto all'architettura classica, che comportava un approccio misterioso e suggestivo alla divinità, il cui altare era posto in fondo ad una lunga serie di navate e corridoi il cui soffitto e le cui pareti si restringevano fino a giungere in prossimità della statua del dio, posta nell'oscurità: tutto questo sottintendeva la conoscenza segreta iniziatica, che doveva rimanere lontana da occhi profani e a cui avevano accesso solo i sacerdoti più illuminati. Il NAOS, sede del dio, si trovava in fondo al tempio che era concepito come il corpo di un uomo (Uomo-cosmico) di cui l'altare, nel luogo più oscuro e misterioso, raffigurava la testa, la mente dell'uomo iniziato, dell'uomo che conosce sè stesso e, quindi, la divinità. I templi di AKHETATON, invece, rompono definitivamente questi canoni, perchè ATON rappresentava il dio manifesto e privo di intermediazione, la semplice realtà visibile, raffigurata dal disco solare e dai suoi raggi, rispetto ad AMON che era concepito in forma antropomorfa ed evocava il potere riflessivo e la capacità di trascendere la realtà percepibile, per questo motivo il suo altare era posto nell'oscurità. Vedremo nel prossimo paragrafo come, in realtà, la "riforma" di AKHENATON, in questo senso, non sia consistita nello "svelare" la divinità, ma nel "rivelarla" in modo in modo ancor più efficace di ciò che fecero i suoi predecessori e di come la luce solare stessa (raffigurata dal disco munito di braccia) servisse da "schermo" alla conoscenza. Per cui i templi di AKHETATON vennero ideati come sequenze di sale luminose ed aperte, accessibili a chiunque, come ben dimostra il grande tempio di ATON: all'interno del tempio si trovavano due strutture principali: il GEM ATEN (il luogo in cui si trova ATON) ed il santuario; a questi si accedeva mediante una corte chiamata PER-HAI: casa della gioia. Diversamente dai precedenti templi dedicati alla divinità, le sale che a mano a mano si avvicinavano all'altare del dio divenivano sempre più luminose ed aperte e nulla era lasciato al mistero. Dentro un portico vicino alla sala GEM ATEN si trovava una colossale statua di AKHENATON ed una stele di quarzite istoriata con scene del faraone assieme alla sua sposa NFERTITI; questa stele s'immagina essere posta in sostituzione della pietra BENBEN, che nel tempio di ELIOPOLI rappresentava la prima materia creata dal dio ATUM. Il tempio venne portato alla luce dagli scavi di FLINDERS PETRIE nel 1891 e mappato successivamente, ma fu nel 1798, durante una spedizione napoleonica, che venne steso il primo abbozzo della planimetria della città.<br />
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-5N7_-VH8Qtw/VGPjk0yktHI/AAAAAAAAPNI/ib4C3rXIhII/s1600/amarna02-950x420.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="179" src="https://2.bp.blogspot.com/-5N7_-VH8Qtw/VGPjk0yktHI/AAAAAAAAPNI/ib4C3rXIhII/s320/amarna02-950x420.jpg" width="320" /></a></div>
Ricostruzione del tempio di ATON, ad AKHETATON.<br />
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IL TEMPIO DI ATON COME REMINISCENZA DEL TEMPIO SOLARE DELLA V DINASTIA. LA DOPPIA VALENZA DEL CULTO DI ATON. <br />
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Ma quella di AKHENATON non fu un'innovazione nel vero senso della parola: l'architettura templare solare di AKHETATON (Amarna) in realtà volgeva lo sguardo al passato, ai tempi della V dinastia durante la quale vennero edificati i primi templi dedicati al dio RA (sole), i quali capovolgevano completamente la struttura architettonica tradizionale e il concetto stesso di "percorso" verso la divinità. Al tempio solare della V dinastia si accedeva mediante un percorso attraverso locali bui che proseguivano verso strutture sempre più luminose ed aperte, fino a raggiungere la dimora del dio esposto ai raggi solari; in questo modo il visitatore poteva, durante il percorso, interiorizzare il messaggio d'illuminazione spirituale come un cammino dalle tenebre dell'incoscienza, verso la luce della conoscenza simboleggiata dalla luce solare. A questo punto non "osservando" ma "essendo" la stessa luce che illumina. Attenzione però, perchè, ovviamente, questo messaggio lo poteva cogliere solo colui che possedeva già un'essenza interiore; la mente dell'uomo comune (a cui era permesso per la prima volta nella storia l'accesso alla sede del dio) veniva comunque catturata dal simbolo solare inteso però come "altro da sè", rischiando di trasformarsi in elemento straniante. Gli edifici dedicati alle altre divinità, invece, erano concepiti come un percorso verso la conoscenza nascosta e la segretezza iniziatica; vi si accedeva attraverso locali luminosi e via via sempre più bui e misteriosi, con una struttura detta "a cannocchiale" perchè i soffitti si abbassavano sempre più e le sale si restringevano fino a giungere al "naos" dov'era custodita la statua del dio in un'oscurità totale e alla quale potevano avere accesso solo gli iniziati. Il culto solare di ATON era "fede" nel mondo manifesto, il culto antropomorfo di AMON era conoscenza dell'intima essenza dell'uomo, che esiste al di là del tempo. Mentre il visitatore "osserva" la luce solare che inonda il tempio di ATON (espressione della fede), il visitatore del classico tempio di AMON (che è sempre RA, ma concepito in forma antropomorfa come uomo-coscienza) si trova ad affrontare un viaggio interiore che lo porta verso l'oscurità "fisica" del naos dove risiede il dio, ma che in realtà accende la luce invisibile di una consapevolezza superiore, accessibile solo "a chi già la possiede". "Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha" dice l'uomo-dio a coloro che lo riconoscono, ovvero conoscono sè stessi in lui. Infatti AKHENATON non eliminò la conoscenza segreta portandola alla luce (come molti sono portati a credere) ma la "rivelò" di luce solare per renderla ancora più occulta all'uomo comune, che frequentava il TEMPIO DI ATON concentrandosi sulla figura della principale manifestazione (ma pur sempre una "manifestazione") del dio: il sole. <br />
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Il culto di ATON presenta due facce della stessa medaglia: percorso di consapevolezza per l'uomo che ne detiene i princìpi ed elemento straniante per l'uomo comune.<br />
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Il più antico tempio dedicato al dio RA che conosciamo è quello di NEKHEN RA (Fortezza di Ra) eretto da IRMAAT (primo sovrano della V dinastia), ma quello in condizioni migliori appartiene a SETIBTAWY, quinto sovrano della dinastia: il tempio a valle sulle rive del NILO era seguito da una via cerimoniale coperta che raggiungeva un cortile aperto in mezzo al quale si ergeva un obelisco, raffigurante il raggio solare. I templi solari di questo tipo saranno notevolmente diminuiti durante le dinastie successive, per essere portati di nuovo in auge da AKHENATON durante il NUOVO REGNO.<br />
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TOMBA DI MERYRA<br />
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Le maggiori testimonianze sulla vita e le cerimonie di AKHETATON si trovano sulle pareti della tomba di MERYRA: "Gran sacerdote di Aton nel tempio di Aton in Akhetaton, Porta stendardo alla destra del Re. Flabellifero alla destra del Re, Grande profeta dell'Aton. Cancelliere del re del Basso Egitto - Compagno unico - Il maggiore dei veggenti - Grande dei veggenti dell'Aton nella casa dell'Aton in Akhetaton.<br />
(Titolo sacerdotale ad Eliopoli e ad Amarna) Intimo del re, principe e colui che è avanti - Flabellifero alla destra del re".<br />
Nella tomba del gran sacerdote si trovano moltissimi bassorilievi con raffigurazioni di vita quotidiana nella città di AKHETATEN, cerimonie nei templi, i riti che la famiglia reale officiava ogni giorno al sorgere dell'alba, i lavori manuali...Fra tutte queste scene se ne trova una bellissima con splendidi cavalli che trainano il cocchio reale.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-ke6aTrHS0UU/VGPk_mHW0bI/AAAAAAAAPNU/hio5ZcT1tR4/s1600/tombe%2B(22).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-ke6aTrHS0UU/VGPk_mHW0bI/AAAAAAAAPNU/hio5ZcT1tR4/s320/tombe%2B(22).jpg" width="320" /></a></div>
AKHENATON sul cocchio reale in un bassorilievo dipinto della tomba di MERYRA.<br />
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FRAMMENTI DI LETTERE AMARNIANE<br />
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Le LETTERE DI AMARNA (AKHETATON) costituiscono 382 tavolette d'argilla con scrittura cuneiforme, in lingua accadica, scoperte nella città di AKHETATON (Amarna) nel 1887. Questo archivio comprende anche corrispondenza tenuta dal padre di AKHENATON, AMENHOTEP III, con i re stranieri, nonchè, ovviamente, le lettere di supplica dei re sottomessi all'impero egizio affinchè AKHENATON si decidesse a difendere i confini ed inviare truppe ed arcieri. Suppliche che, purtroppo, rimanevano quasi sempre inascoltate per l'inadeguatezza strategica di AKHENATON il quale, come si può comprendere, aveva un carattere contemplativo e poco incline alle soluzioni pratiche e politiche, delle quali, probabilmente, erano tenute ad occuparsi la moglie NEFERTITI e la madre TYIE, che da molti sono considerate le vere reggitrici dell'impero durante le difficoltà. Le lettere dell'archivio reale si dividono in due categorie: LE LETTERE DEI GRANDI RE costituiscono la corrispondenza con i re indipendenti dall'impero egizio, mentre LE LETTERE DEI PICCOLI RE sono quelle scritte dai re vassalli del faraone. L'archivio è stato casualmente scoperto da una contadina locale in cerca di combustibile. La collezione è divisa fra il Museo di Berlino ed il British Museum. Fra tutte queste lettere vi sono quelle del SIGNORE DI GUBLA (nome grecizzato: BYBLOS): RIB HADDA, vassallo d'Egitto, il quale doveva tenere informato il faraone sulla situazione ai confini del regno, affinchè decidesse sul da farsi.Ecco il testo di una sua lettera:<br />
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"Rib-Hadda di Gubla accordi la potenza del Re, mio Signore. Io mi getto ai piedi del mio Signore, il mio Sole, sette volte e ancora sette volte. Perchè non mi rimandi una parola affinchè io possa sapere quel che dovrei fare? Io ho inviato uno dei miei uomini presso il mio Signore, ma i suoi due cavalli gli sono stati presi. Un secondo uomo, uno dei suoi uomini fu preso e non una tavoletta del Re è stata consegnata al mio uomo. Ascoltami! Perchè sei negligente così che ti viene preso il Paese? che non si dica, nel momento in cui verranno i commissari egizi: gli Apiru gli hanno preso tutto quanto il Paese. Non si dirà così al tempo dei commissari, oppure tu non potrai riprenderlo. Inoltre, io ho scritto per delle truppe e dei cavalli, ma non mi sono stati concessi. Dimmi qualcosa, altrimenti, come Yapah-Hadda e Zimredda, concluderò un'alleanza con Abdi-Asirta e rimarrò vivo. Inoltre, adesso che oltre tutto Sumur e Bit-Ahra hanno disertato rimettimi al potere di Yanhamu affinchè mi dia del grano e degli alimenti e io possa prendermi cura della città del Re per suo conto. Il Re impartisca anche l'ordine di rilasciare il mio uomo. La sua famiglia è molto irritata nei miei confronti, e giorno e notte dicono:"Tu hai consegnato mio figlio al Re". Rilascialo dunque, lui in particolare. L'altro è un cittadino di Ibirta. Ecco, si trova nella casa di Yanhamu. Inoltre, dì a Yanhamu: "Ecco, Rib-Hadda è in tuo potere e tutto quel che gli accade ricade sotto la tua responsabilità". Che non mi piombino addosso i soldati di un corpo di spedizione. E così scrivo: "Se non gli dici questo, io abbandonerò la città e partirò, con gli uomini che mi sono fedeli". Sempre per tua informazione:"Ummahnu (così come Milkuru, suo marito), la serva della Signora di Gubla...potente, prega la Signora di Gubla"". (EA 83)<br />
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E ancora dal re di BIBLO, RIB HADDA:<br />
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“…il re ha scritto “Bada, proteggiti”. Da chi mi dovrei proteggere, dal mio nemico o dai miei concittadini? Chi mi proteggerà?…Se il re manderà soldati,…, io vivrò per servire il mio signore.” “…hai detto così “Tu mi scrivi più di tutti”, Ma quelli, perché dovrebbero scriverti? Le loro città appartengono a loro…”.<br />
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Fra le lettere più antiche appartenute al padre AMENHOTEP III, vi è questa, scritta dal re della dinastia cassita di Babilonia, KADASHMA DI ENLIL I al faraone. In questa lettera è importante ricordare che i re egizi non davano mai in spose le figlie ai re stranieri, mentre i re stranieri, quando davano in spose le figlie ai faraoni, queste finivano nell'harem e non si sarebbe più sentito parlare di loro, come si legge in queste lettere:<br />
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“Kadashman Enlil di Babilonia ad Amenhotep d'Egitto...Come è possibile che avendoti scritto per domandarti la mano di tua figlia, fratello mio, tu mi abbia scritto utilizzando un tale linguaggio, dicendo che non me l’avresti concessa visto che dai tempi più remoti nessuna figlia del re d’Egitto è stata mai data in sposa?” <br />
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“…tu desideri in moglie mia figlia; ma mia sorella che mio padre diede è laggiù con te, e nessuno l’ha più vista, se è ancora o se è morta!…Ma i miei messaggeri non l’ hanno riconosciuta se era mia sorella quella che stava insieme a te”.<br />
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Risposta del faraone:<br />
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"Da sempre, una figlia del re d’Egitto non viene data a nessuno! ”.<br />
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Queste lettere al faraone dal re di Canaan pone l'accento sul contenzioso che si creava quando un messaggero o un mercante cadevano vittime di rapine:<br />
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“…hanno ucciso i miei mercanti e hanno potato via il loro argento….Canaan è terra tua e i suoi re sono tuoi servi. Nella tua terra sono stato derubato…l’argento che hanno portato via, ripagalo, le persone che hanno ucciso i miei servi, uccidili…Se non uccidi…l’andirivieni dei messaggeri tra di noi si interromperà”.<br />
<br />
“Ai re di Canaan, … , così dice il re: Ecco che ho mandato Akiya, mio messaggero, dal re d’Egitto…veloce come una furia. Nessuno lo trattenga! Sano e salvo fatelo entrare in Egitto e affidatelo al capoposto di frontiera d’Egitto! Che vada subito!”.<br />
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“A Endaruta, uomo di Akshapa, ….,proteggi il posto del re che è con te!… che il re non ti colga in fallo!…, non essere negligente! Prepara in vista (dell’arrivo) delle truppe (egiziane) del re: molto cibo, vino, tutto quanto in abbondanza. Arriverà molto presto, e taglierà la testa dei nemici del re!” “Al re mio signore, il Sole nei cieli, dì: messaggio di Endaruta, tuo servo. Ai piedi del re mio signore, sette e sette volte io mi prosterno. Tutto ciò cha ha detto il re mio signore, io preparo.”<br />
<br />
“Al re mio signore,…. Ecco che io proteggo il posto del mio signore,…Tutto ciò che il mio signore ha scritto, tutto io eseguo,… .”<br />
<br />
“Al re, al Sole, mio signore: Sette e sette volte ai piedi del re mio signore io mi getto. Io sono il terreno sotto ai sandali del re mio signore. Il re è il Sole eterno.”<br />
<br />
I doni fra il faraone e gli altri regnanti venivano scambiati non senza interessi particolari:<br />
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“…tutti gli animali d’avorio che ti ho chiesto, mandameli! Riguardo all’oro,…, mandamene quanto ce n’è, molto,…ma se non mi farai portare l’oro e io non potrò eseguire l’opera intrapresa, perché me lo dovresti far portare spontaneamente? Perché dovrei volere l’oro? …io non lo accetterei, te lo manderei indietro…”.<br />
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Questa lettera del re di CANAAN ad AAKHENATON fa capire perfettamente la tragica situazione:<br />
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“Gli Apiru saccheggiano tutte le terre del re. Se verranno gli arcieri, allora quest’anno le terre del re, mio signore, rimarranno. Ma se non verranno gli arcieri, le terre del re, mio signore, saranno perdute... tutte le terre del re, mio signore, stanno andando alla rovina. Perché gli Apiru sono più forti di noi, possa il re, mio signore, aiutarmi a<br />
scampare dagli Apiru, di modo che gli Apiru non ci distruggano".<br />
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Tra le oltre 300 lettere dell'archivio di Amarna, si trovano anche quelle di AKIZZI, re di QATNA al faraone: “...al figlio del Sole, mio signore, cosí parla il tuo servo Akizzi: sette volte mi inchino ai piedi del mio signore. Mio signore, in queste terre io ho paura...”.<br />
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Infatti il generale HITTITA, HATTUNI, così scrisse al re di QATNA:<br />
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“Fortifica la città, fino al mio arrivo: preparati alla fine”.<br />
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Tra le lettere più intriganti vi è quella di una regina di CANAAN, la SIGNORA DELLE LEONESSE: <br />
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“Al re mio signore e mio sole: queste sono le parole della tua serva, Belit-nesheti. Mi getto ai piedi del re per sette volte. Devo dire al mio re che questo paese sta subendo atti ostili e che la terra del re, il mio signore, sarà perduta per sempre”<br />
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Dalla lettera del re di MITANNI:<br />
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“Come ora mio fratello mi ama e come io ora amo mio fratello, allo stesso modo possano loro, gli dei Tešub, Šauška, Amanu, Šimige e Ea-šarri amare noi moltissimo nei loro cuori”.<br />
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"A Nibmuwariya, re d'Egitto, mio fratello, così parla Tushratta, re dei Mitanni, tuo fratello. Io sto bene. A te salute. A Kelu-Heba mia sorella, salute. Alla tua casa, alle tue mogli, ai tuoi figli, ai tuoi Grandi, alle tue guardie, ai tuoi cavalli, ai tuoi carri, entro il tuo paese, tanta salute".<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-DUCX298-ynQ/VGPmkK2EkKI/AAAAAAAAPNg/WJUf2OWKkhU/s1600/342px-AmarnaLetterOfMarriageNegotiation-BritishMuseum-August19-08.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-DUCX298-ynQ/VGPmkK2EkKI/AAAAAAAAPNg/WJUf2OWKkhU/s320/342px-AmarnaLetterOfMarriageNegotiation-BritishMuseum-August19-08.jpg" width="182" /></a></div>
Tavoletta con iscrizioni cuneiformi appartenente all'archivio delle lettere di Amarna. Si tratta di un messaggio del re TUSHRATTA di MITANNI al faraone AMENHOTEP III (padre di AKHENATON), per sigillare un'alleanza dei rispettivi paesi mediante il fidanzamento della principessa TADUKHIPA. (1386-1349 a.C.).<br />
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LA NECROPOLI DEI NOBILI<br />
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La necropoli amarniana dei nobili è situata fra la città di AKHETATON e la VALLE DEI RE e quivi si trovano le tombe di alcuni cortigiani e funzionari di AKHENATON. Sono catalogate totalmente 25 tombe. I locali si presentano abbastanza spogli, con poche raffigurazioni e cartigli con il nome del proprietario. Nonostante i pochi elementi parietali riflettano la personalità del primo proprietario, le tombe sono state riusate in epoca tolemaica. Più recentemente anche come chiese copte. Citiamo le due più importanti:<br />
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TA25<br />
Tomba di AY, probabile padre di Nefertiti e futuro faraone, ufficiale dell'esercito di AKHENATON, Padre di Dio (Faraone), poi identificato con l'appellativo biblico ADONAY: composto da ATON-AY; portatore del ventaglio aalla destra del Re, Supervisore della cavalleria di Sua Maestà, etc. La tomba non fu mai terminata, e quindi AY fu sepolto nella Valle occidentale dei Re a Tebe. E 'solo in parte scavata nella roccia, ed è completa solo la prima parte della sala delle colonne. La tomba contiene le descrizioni di AY che riceve riconoscimenti da Akhenaton e Nefertiti, e una versione dell'Inno di Aton.<br />
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TA2: tomba di MERYRA II, soprintendente della sposa reale NEFERTITI, dove si trovano numerosi baassorilievi raffiguranti la vita e le cerimonie di AKHETATON.<br />
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TA3: tomba di AHMOSE, scriba reale, supervisore delle terre del re.<br />
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-y8wptHxb5no/VGPoHYBEEdI/AAAAAAAAPNs/RKww4_kXO9c/s1600/511px-ReleifOfAManFromTombOfAy-PetrieMuseum-August21-08.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-y8wptHxb5no/VGPoHYBEEdI/AAAAAAAAPNs/RKww4_kXO9c/s320/511px-ReleifOfAManFromTombOfAy-PetrieMuseum-August21-08.jpg" width="272" /></a></div>
Bassorilievo dalla tomba di AY.<br />
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IL MISTERO DEGLI SCHELETRI DEL CIMITERO DI AMARNA. L'EPIDEMIA DI PESTE.<br />
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Il cimitero della gente comune di AKHETATON è l'unica necropoli relativa agli abitanti di una città egizia conosciuta finora. Sta di fatto che la maggior parte degli scheletri ritrovati appartengono ad adolescenti o bambini, con gravi segni di malattia e deformazioni osee, nonchè indizi di arresto della crescita. L'antropologo John Hayes-Fisher, sulla rivista Science Nature, ci specula sopra, affermando essere quelle le prove di uno sfruttamento inumano che portava gli individui ad una morte prematura. Questa tesi è, innanzitutto, priva di fondamento scientifico, in quanto non si capisce, dai poveri resti, se la morte dei soggetti fosse causata da malattia o altre cause, tenendo conto che anche il presunto figlio di AKHENATON, THUTANKAMON, morì alla stessa età dei soggetti in questione e, anch'egli, moostrava segni di una costituzione gracile, inoltre ora si scopre che dovrebbe essere morto di colera. Il condizionale è d'obbligo. Pertanto, affermando che gli abitanti di AKHETATON fossero sfruttati e malnutriti, si dimostra una totale ignoranza della cultura e della società egizia, poichè tutti sappiamo, a meno che non vogliamo nascondere anche l'evidenza, che ogni lavoratore, dal più piccolo al più specializzato, era tenuto in grande considerazione dai faraoni, come ben attestano i documenti, fra i quali "la stele dello sciopero" di RAMSETE II, in cui il sovrano si rivolge agli operai assicurando loro la dovuta paga, assistenza e rifornimento di vestiaro, unguenti e quant'altro. Dovremmo forse affermare che, improvvisamente AKHENATON capovolse i principi della società egizia schiavizzando la sua popolazione? Mi sembra un'ipotesi alquanto assurda, che mette in luce la malafede di chi la diffonde, ovviamente, per fini ideologici; non stiamo parlando di "una" civiltà, ma "della" civiltà che pose fondamento a, praticamente, tutta la conoscenza ed il progresso futuro: tutto ciò che noi oggi siamo (dal lato costruttivo, s'intende) lo dobbiamo agli egizi. Abbiamo indizi scritti nelle lettere di Amarna che ci svelano la diffusione di un'importante epidemia, proprio durante il regno di AKHENATON e che ne determinò la fine, probabilmente peste o poliomielite, che ebbe origine in Egitto e si diffuse in tutto il Levante; ne cadde vittima anche il re ittita SHUPPILILIUMA. La malattia si associa con la vicinanza di uccelli acquatici e con la promiscuità agli allevamenti suini. Tuttavia, la causa precisa della diffusione della malattia e della sua origine rimane sconosciuta. La famiglia reale di AKHENATON fu grandemente colpita da questa disgrazia; ne caddero vittime la stessa madre del faraone, TYIE, NEFERTITI e la figlia MAKETATON. ZAHI HAWASS ha suggerito che il focolaio dell'epidemia potrebbe essersi innescato ad AMARNA. ARIELLE KOZLOFF, nel frattempo, ha espopsto la tesi secondo cui alla peste bubbonica potrebbe essersi associata un'epidemia di poliomielite. Il periodo che intercorre tra la morte di AKHENATON (1351-1334 a.C.) e l'ascesa al trono di HOREMHEB (1306-1292 a.C.) è il più oscuro in assoluto dei periodi della storia egizia: coreggenze, regni effimeri, come quello di AY, che durò 4 anni, donne al trono, ecc...Vuoi per la damnatio-memoriae a cui furono sottoposti i documenti figurativi della città di AKHETATON, vuoi per la confusione che vi regnava, le vere cause della fine del regno di AKHENATON non possono essere accertate. ; ma ci sono dei documenti ittiti importantissimi, fra la corrispondenza delle lettere di Amarna, che riferiscono di una grave pestilenza che avrebbe causato il crollo dell'impero egizio del Levante; ciò che c'è scritto nelle lettere di Amarna ai Grandi re e Piccoli re, trova riscontro nelle gesta di Shuppiluliuma, redatte in hittita dal re Murshili II in onore del padre. Molto più probabilmente fu questa la causa della morte precoce della gente amarniana, non le condizioni ipotizzate dallo studioso sopracitato.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-f_TYfMA9ihU/VGPpZiSFi2I/AAAAAAAAPN0/DQ4I4tw0SSs/s1600/amarna-skeletons-malnutrition-burial_65213_600x450.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-f_TYfMA9ihU/VGPpZiSFi2I/AAAAAAAAPN0/DQ4I4tw0SSs/s320/amarna-skeletons-malnutrition-burial_65213_600x450.jpg" width="240" /></a></div>
Uno degli scheletri ritrovati nel cimitero della gente comune di AKHETATON.<br />
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IL VILLAGGIO DEGLI ARTIGIANI<br />
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Anche nella città di AKHENATON (come presso la VALLE DEI RE, dov'è stato scoperto il villaggio operaio degli artigiani che lavorarono alle tombe della necropoli reale; 1550–1080 a.C.; o quello di EL-KHAUM risalente alla XII dinastia), venne portata alla luce tra il 1921-1936, dalla Egypt Exploration Society, una porzione del quartiere degli artigiani che costruirono la nuova città di AKHETATON e che la mantennero fino alla fine del regno. Gli scavi proseguirono anche dal 1979 al 1986. L'insediamento divide la valle orientale in due e la sua posizione alquanto riparata ha fatto in modo che le rovine delle mura delle abitazioni si conservassero molto più alte che in qualunque altro luogo; inoltre la distanza dalle coltivazioni e dall'umidità del Nilo ha consentito la conservazione di diversi materiali organici, fornendoci uno spaccato della vita della gente comune di AKHETATON. Un totale di 72 case sono state ritrovate lungo stradine perfettamente parallele, con, all'interno, resti di arredi e materiali per la tessitura. Una casa situata nell'angolo sud-est era presumibilmente la dimora del funzionario responsabile. Vi si trovano: i focolari che sono perfettamente conservati con i forni per la cottura del cibo; i pali di legno che costituivano i recinti per gli animali; abbeveratoi in pietra per il bestiame; anfore e suppellettili; resti di balle di fieno; perfino alcune persiane di legno delle abitazioni. In generale, dietro i recinti per gli animali gli abitanti del villaggio avevano anche costruito tante piccole cappelle di mattoni. Il totale sembra essere intorno a 23. Le loro camere (che erano coperte) sono state dotate di panchine, probabilmente per riunioni comunali; qualcuna era munita di forno e sono stati trovati i resti del cibo. I santuari di queste cappelle erano panche in muratura, evidentemente per il supporto di immagini. Le cappelle erano decorate con disegni dipinti, scene e con una certa quantità di sculture. Non vi è nessuna menzione del dio ATON, in quanto la gente comune adorava solo le divinità tradizionali. Questo si ribadisca per smentire le molte falsità storiche che vorrebbero dipingere AKHENATON come un tiranno, a dispetto delle prove contrarie. All'inizio, per giustificare questo fatto, le cappelle vennero fatte risalire al periodo dopo la morte di AKHENATON, ma in seguito si dovette ammettere che quest'ipotesi era impossibile, in quanto le cappelle erano parte integrante del villaggio ed ogni loro elemento doveva risalire all'epoca amarniana. Due delle cappelle erano collegate a rispettive tombe e un piccolo cimitero esisteva alle spalle della collina; questo fa supporre che le cappelle servissero al culto degli antenati che veniva celebrato con pasti in famiglia. Frammenti di affreschi murali sono stati trovati all'interno di questi luoghi di culto, fra cui un volto femminile, una figura della dea avvoltoio NEKHBET, una paletta di legno con la figura del dio UPUAUT da un lato e due personaggi che corrono dall'altro, proveniente dalla cappella maggiore. Il cimitero adiacente non è stato molto considerato dagli archeologi, in quanto già derubato in epoca antica.<br />
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-7o_X7WbABVM/VGPq3CXD1hI/AAAAAAAAPOA/VhYy3ik_GWk/s1600/ValWorkers-1-large-web.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="195" src="https://2.bp.blogspot.com/-7o_X7WbABVM/VGPq3CXD1hI/AAAAAAAAPOA/VhYy3ik_GWk/s320/ValWorkers-1-large-web.jpg" width="320" /></a></div>
Le rovine del quartiere degli artigiani ad AKHETATON.<br />
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LA MUMMIA<br />
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Nel 1907, durante le campagne di scavo alla ricerca di nuove tombe nella VALLE DEI RE, venne effettuata un'importante scoperta dagli archeologi HOWARD CARTER e EDWARD AYRTON: la tomba denominata KV55, nella quale si sono trovati degli elementi utili all'identificazione delle mummie presenti: quattro mattoni magici sistemeti agli angoli della tomba recanti i cartigli del faraone AKHENATON, nonchè il nome della regina TYIE (madre di AKHENATON) sulle foglie d'oro del sarcofago ligneo. Gli scopritori pensarono subito di trovarsi di fronte a personaggi reali dell'epoca amarniana. Purtroppo i lavori di ricerca all'interno della tomba furono condotti all'epoca da persone totalmente incompetenti, con metodi che danneggiarono i reperti e soprattutto la presunta mummia di AKHENATON, alla quale vennero fatti cadere anche dei denti. Le infiltrazioni d'acqua dal soffitto hanno fatto deteriorare molto gli oggetti presenti all'interno, soprattutto la mummia che si trovava all'interno del sarcofago. La tomba fu ulteriormente protetta, in epoca successiva, da un secondo muro di mattoni. Forse in seguito alla damnatio memoriae a cui furono sottoposte le testimonianze di AKHENATON dalle dinastie successive, la maschera d'oro del sarcofago fu rimossa e anche le iscrizioni sulle bande dorate che riportavano l'identità del defunto. I danneggiamenti non dovuti a cause naturali, infatti, sembrano seguire il preciso intento di cancellare la memoria del proprietario. Alcuni concordarono sul fatto che ci si trovasse di fronte al sarcofago e ai resti di SMENKHARA, presunto fratellastro di AKHENATON, poichè una delle bende reca scritto:<br />
<br />
“Il sovrano amato grandemente, il re dell’Alto e Basso Egitto, vivente nella Maat, signore delle Due Terre, il figlio meraviglioso dell’Aton vivente che sarà qui, vivente per l’eternità, signore del Cielo, io sono un vivo, il cui cuore è al suo posto contemplante, amato da Waenra, giusto di voce, giustificato”. <br />
<br />
WAENRA era uno dei nomi di AKHENATON, quindi se l'iscrizione reca "amato da WAENRA" non avrebbe potuto trattarsi di AKHENATON stesso, ma di qualcuno da lui amato: SMENKHARA, appunto, essendo lo scheletro trovato nella KV55 un soggetto maschile? La mummia giaceva nella posizione in cui venivano sepolte le donne: con il braccio sinistro sul petto e l'altro lungo i fianchi. Fu per questo, e a causa di analisi inesatte, che il corpo venne attribuito in un primo momento alla regina TYIE, madre di AKHENATON. Per un secolo si avvicendarono innumerevoli congetture, delle quali le più importanti furono queste:<br />
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Nel 1907 THEODORE DAVIES attribuì la mummia alla regina TYIE senza alcun dubbio, pubblicando poi anche un libro.<br />
<br />
Sempre nel 1907 ARTHUR WEIGALL affermò che si trattava di AKHENATON.<br />
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Nel 1910 GRAFTON ELLIOT SMITH concluse che si trattava di un uomo sui 20-30 anni, escludendo AKHENATON morto sui 38 anni.<br />
<br />
Nel 1916 GEORGES DARESSY l'attribuisce a THUTANKAMON in base a delle iscrizioni.<br />
<br />
Nel 1922 ARTHUR WEIGALL, in seguito al ritrovamento della tomba di THUTANKAMON, attribuì la mummia ad AKHENATON.<br />
<br />
1931: DOUGLAS DERRY, in base a nuovi esami medici, ipotizza si possa trattare di SMENKHARA, il presunto fratellastro di AKHENATON. Questo viene affermato anche da REGINALD ENGELBACH.<br />
<br />
1957: ALAN GARDINER conferma l'ipotesi di SMENKHARA, definendo un errore d'inumazione la posizione femminile delle braccia a cura di coloro che ne trasferirono la salma in tempi successivi, per proteggerla dai predatori di tombe.<br />
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1959: CYRIL ALDRED ed HERBERT FAIRMAN l 'attribuiscono a SMENKHARA anch'essi.<br />
<br />
Nel 2010 ZAHI HAWASS lo attribuisce ad AKHENATON, in base a confronti con il DNA del padre AMENHOTEP III, identificando le sequenze genetiche comuni nel cromosoma Y (quello passato di padre in figlio). <br />
<br />
Bisogna puntualizzare, inoltre, sul fatto che si tratta di uno scheletro maschile perfettamente normale, che non presenta le consuete anomalie che si vorrebbero attribuire ad AKHENATON sulla base delle sue raffigurazioni artistiche, delle quali abbiamo ampiamente parlato nel paragrafo sull'arte amarniana.<br />
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-hiAa7FVKSk8/VGPrvYc_K1I/AAAAAAAAPOI/XcBo88DV3Jc/s1600/akhenatonmummy%2B003.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="156" src="https://2.bp.blogspot.com/-hiAa7FVKSk8/VGPrvYc_K1I/AAAAAAAAPOI/XcBo88DV3Jc/s320/akhenatonmummy%2B003.JPG" width="320" /></a></div>
Il cranio della mummia scoperta nella tomba KV55 e la statua di AKHENATON a confronto.<br />
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CONCLUSIONE<br />
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Non c'è nulla di nuovo sotto il sole, la conoscenza ancestrale ha sempre percorso la storia svelandosi in milioni di sembianze, simboli, messaggi...ma il viaggio non porta ad una divinità lontana e nascosta, ma verso la divinizzazione dell'uomo stesso, espressa nella figura dell'androgino che affonda le radici in epoca preistorica e, addirittura, paleolitica, per manifestare il raggiungimento del livello assoluto d'unione dei due principi dell'esistenza: "essenza e spirito" maschile e sua "manifestazione materiale" femminile, la scissione dei quali è di coloro che vivono nell'illusione e la subiscono, la loro unione, al contrario, è totalizzante ed appartiene a colui che conosce sè stesso e comprende che la materia stessa è spirito e coscienza: l'iniziato. Come AKHENATON, IMHOTEP, il saggio PTAHOTEP e, in definitiva, le stesse divinità maschili, le quali erano sempre accompagnate dalla paredra femminile, come il dio AMON da AMONET, o lo stesso dio HAPY raffigurato come androgino. In sostanza: uomo divinizzato è colui a che detiene la "comprensione" (non la sapienza, che implica una separazione) di essere esso stesso causa e manifestazione dell'universo e diventa, in questo modo, reggitore del cosmo, com'era concepito il RE DIVINO primordiale.<br />
<br />
Perchè allora AKHENATON viene considerato affetto da malattia genetica, folle, tiranno, addirittura come fondatore del monoteismo in voga ai nostri giorni? Perchè chi controlla la storia controlla le coscienze e capire il messaggio che ci proviene dall'Antico Egitto (culla della conoscenza e della civiltà) porta inevitabilmente al risveglio, quindi, finchè si penserà che AKHENATON avesse il morbo di Marfan, fosse un megalomane e avesse creato tutto dal nulla senza basarsi su conoscenze ancestrali la nostra mente verrà così deviata che, forse, dormirà ancora per mille anni e chi desidera questo potrà rimanere tranquillo ancora per tanto...tantissimo tempo. <br />
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Alessia Birri , 13 novembre 2014 <br />
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ARTICOLI CORRELATI:<br />
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L'Esodo ebraico secondo Roger Sabbah, intervistato da Adriano Forgione:<br />
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<a href="http://mikeplato.myblog.it/2009/09/13/l-esodo-ebraico-secondo-roger-sabbah/">http://mikeplato.myblog.it/2009/09/13/l-esodo-ebraico-secondo-roger-sabbah/</a><br />
<br />
La riforma religiosa di Akhenaton, dal sito di Aton Ra:<br />
<br />
<a href="http://www.aton-ra.com/egitto/religione-antico-egitto/aton-la-nuova-fede/la-riforma-religiosa-di-akhenaton.html">http://www.aton-ra.com/egitto/religione-antico-egitto/aton-la-nuova-fede/la-riforma-religiosa-di-akhenaton.html</a><br />
<br />
Amenophi IV-Akhenaton - scheda completa:<br />
<a href="https://www.blogger.com/goog_1560029369"><br /></a>
<a href="http://www.antika.it/0016121_amenofi-iv-akhenaton.html">http://www.antika.it/0016121_amenofi-iv-akhenaton.html</a><br />
<br />
Nuove ipotesi su Akhenaton:<br />
<a href="https://www.blogger.com/goog_1560029366"><br /></a>
<a href="http://viaggiegitto.altervista.org/nuovi-ipotesi-e-nuovi-studi-su-akhenaton-il-faraone-ribelle/">http://viaggiegitto.altervista.org/nuovi-ipotesi-e-nuovi-studi-su-akhenaton-il-faraone-ribelle/</a><br />
<br />
Akhenaton - Wikipedia:<br />
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<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Akhenaton">http://it.wikipedia.org/wiki/Akhenaton</a>Alessia Birrihttp://www.blogger.com/profile/09538305177304729903noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-8043033874697774236.post-89476824787341431092014-05-16T04:07:00.001-07:002014-05-16T04:07:39.571-07:00SETHI I MENMAATRA"IL CIELO DEGLI DEI E' SODDISFATTO PER QUELLO CHE FECE IL FIGLIO DEL SOLE SETHI I DAGLI SPIRITI DI ELIOPOLI AMATO COME IL SOLE" (Testo dell'obelisco di Sethi I che ora si trova in Piazza del Popolo a Roma).<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-k5fvd4cFkik/U3XFkteGf5I/AAAAAAAAOHM/pDvNT8jz3Ac/s1600/tumblr_m7jvbxdIH11rui49ao1_1280.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-k5fvd4cFkik/U3XFkteGf5I/AAAAAAAAOHM/pDvNT8jz3Ac/s1600/tumblr_m7jvbxdIH11rui49ao1_1280.jpg" height="320" width="240" /></a></div>
Bassorilievo raffigurante Sethi I, dal Tempio funerario di Abydos.<br />
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Il regno di Sethi I durò 12 anni, dal 1291 al 1279 a.C.; si colloca al Medio Regno e fa parte della XIX dinastia, che copre un periodo dal 1292 al 1186 a.C.; era figlio di Ramsethe I e padre di Ramsethe II, che gli succedè al trono. Sethi I fu, per un certo periodo, coreggente con il padre Ramsethe I per un periodo di circa 2 anni e sposò la figlia di uno dei più valorosi generali dell'esercito. Quando Sethi I ascese al trono era già adulto e maturo e aveva le idee molto chiare sul destino dell'Egitto: doveva reimpostare l'ordine precedente alla parentesi amarniana dell'"eresia" di Akhenaton e, soprattutto, fare in modo che ciò non implicasse una ripresa dello strapotere del clero di Amon, che anche Akhenaton, precedentemente, attraverso il culto del sole come ipostasi dell'unico dio, cercò di debellare. La sua fu una politica dell'equilibrio fra le componenti sociali, e su ciò diede seguito alla politica del padre con la ristrutturazione dei templi dedicati agli dèi e il rafforzamento della presenza dello stato. Analizzando i nomi della titolatura reale, si possono evincere i programmi di Sethi I: il prenome Men-Maat-Ra (Eterna è la Giustizia di Ra) era seguito da "Sovrano di Tebe ed Eliopoli"; il nome Sethi (che significa "Quello di Seth) indicava la provenienza della sua famiglia da Avaris, dove risiedeva il culto di Seth; questo era affiancato spesso dall'appellativo "amato da Ptah" e "amato da Amon"; questa complessa e variegata titolatura aveva lo scopo di mantenere un equilibro fra il clero di Amon (pericoloso per il potere decisionale del faraone e quindi per la stabilità dell'Impero) e quello degli altri dèi del pantheon egizio.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-lwNEer3c-0M/U3XHM7HsEVI/AAAAAAAAOHY/uQjL9T1IPd4/s1600/abydos.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-lwNEer3c-0M/U3XHM7HsEVI/AAAAAAAAOHY/uQjL9T1IPd4/s1600/abydos.jpg" height="212" width="320" /></a></div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-zF6pg3Nx0Lk/U3XJ3CqerPI/AAAAAAAAOHk/Iz_ZTneEjlU/s1600/sethiI100.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-zF6pg3Nx0Lk/U3XJ3CqerPI/AAAAAAAAOHk/Iz_ZTneEjlU/s1600/sethiI100.jpg" height="320" width="214" /></a></div>
Bassorilievo dipinto raffigurante Sethi I nel Tempio di Abydos e busto-ritratto giovanile del faraone.<br /><br />LA POLITICA E LE CAMPAGNE MILITARI<br /><br />Durante la coreggenza con il padre Ramsethe I, Sethi I già si distinse per le sue doti di valoroso guerriero essendo comandante in capo dell'esercito per il controllo dei confini. Era considerato infatti "Quello della rinascita, il cui forte braccio respinge i "Nove Archi"; i "Nove Archi" erano i tradizionali nemici dell'Egitto: i Nubiani, i Libici, gli Asiatici, gli Hittiti e i Mitanni. Nel suo titolo di "Horo d'Oro" si legge infatti: "Quello dal sorgere radioso, i cui archi vincono tutti i paesi". L'arco era, fin dalla preistoria, attributo divino in quanto importante innovazione tecnica, e in epoca storica venne eletto a simbolo di valore e divenne il geroglifico indicante la stirpe reale, che in egizio era detta "pedhu". I primi ad assaggiare le doti guerriere di Sethi I durante il suo regno furono i nubiani, che si erano ribellati al controllo regale; dopo essere stati domati personalmente dal faraone che fu a capo delle spedizioni, videro sorgere sul proprio territorio importanti monumenti a presidio dell'Impero Egizio: la sala ipostila all'interno del tempio di Napata e molti altri monumenti in diverse località della Nubia. Tuttavia furono le campagne militari in Asia che preoccuparono maggiormente il faraone, e furono quattro, sostenute valorosamente dai soldati egizi, benchè non definitive per il completo controllo dell'area. Una battaglia sulle rive dell'Oronte in Medioriente vide la sconfitta dell'esercito ittita e i successivi accordi di pace con il re di Hatti, Muwattali. Ma la principale mancanza di Sethi I consistè nell'aver trascurato la riconquista dei territori siriani conquistati precedentemente da Thutmose III. Come le diverse etnie si trovassero in luoghi impensabili per la nostra odierna visione, pensiamo come popolazioni abitanti il deserto libico fossero descritte dagli egizi, che le affrontarono, come bionde con gli occhi chiari. Nella grande sala da lui fatta costruire nel tempio di Karnak si narrano le sue gesta. Comunque, nonostante la parzialità delle vittorie, l'esercito egizio riuscì a spingersi fin oltre il confine di Qadesh, rafforzando i confini.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-cfuPH9m7TLA/U3XLRKOqUUI/AAAAAAAAOHw/2Ala_ogGikM/s1600/Sethos_I_Name_Sa-Re_408_2005.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-cfuPH9m7TLA/U3XLRKOqUUI/AAAAAAAAOHw/2Ala_ogGikM/s1600/Sethos_I_Name_Sa-Re_408_2005.jpg" height="320" width="193" /></a></div>
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Cartiglio di Sethi I<br /><br />I MONUMENTI<br /><br />L'obelisco<br /><br />L'obelisco in Piazza del Popolo a Roma fu fatto trasportare da Cesare Augusto nell'anno 10 a.C. ed era originariamente stato fatto erigere da Sethi I e completato dal figlio Ramsethe II per il Tempio del Sole a Eliopoli; è alto 25 metri ed è in granito rosso (XIX dinastia-1279-1213 a.C.). Viene denominato anche "Obelisco Flaminio", dall'antica via Flaminia. Dopo la morte di Sethi I, l'obelisco fu fatto completare dal figlio Ramsethe II e posto presso il Tempio del Sole a Eliopoli, dove rimase fino al 30 a.C., quando l'imperatore Augusto ordinò di trasportarlo a Roma, dove venne posto al centro del Circo Massimo e dedicato al sole. Durante il Medioevo, in seguito all'abbandono dei luoghi antichi, l'obelisco cadde e venne sepolto dai detriti; nel 1857, sotto Gregorio XIII, venne ritrovata la base del monolito e così fu riportato alla luce e sistemato in Piazza del Popolo.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-JlA_ARbetp4/U3XMMSd0IbI/AAAAAAAAOH8/TqyTpi1BkbU/s1600/obelisco+piazzapopolo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-JlA_ARbetp4/U3XMMSd0IbI/AAAAAAAAOH8/TqyTpi1BkbU/s1600/obelisco+piazzapopolo.jpg" height="320" width="240" /></a></div>
Obelisco di Sethi I in Piazza del Popolo a Roma.<br /><br />Il Tempio di Abydos<br /><br />Dobbiamo principalmente ricordare che l'occupazione di Abydos risale all'epoca predinastica e da sempre era considerato il luogo di sepoltura di Osiride. L'etimologia del nome "Abdu" significa "la collina del tempio", poichè lì la tradizione voleva che fosse seppellita la testa di Osiride, il cui corpo fu smembrato dal fratello Seth. I faraoni della prima dinastia si facevano seppellire sempre in questo luogo e i loro resti si trovano nella necropoli di Umm el-Qa'ab. Oltre alle vestigia del tempio più recente di Sethi I e Ramsete II si trovano tracce di costruzioni antichissime risalenti ai primordi della civiltà egizia; infatti il tempio stesso di Abydos subì, fin dalla prima dinastia, circa 10 ricostruzioni; la più antica struttura è costituita da un recinto in mattoni crudi di 10 x 17 metri, che dovrebbe risalire alla II o III dinastia. Una camera del tempio più recente custodiva le offerte precedenti che si trovavano all'interno delle più antiche costruzioni: fu così che venne ritrovata una statuetta raffigurante Cheope (unica icona di questo re), tavolette con figure in rilievo e un vaso dell'epoca di Narmer. Pepi I, durante la VI dinastia, fece ricostruire completamente il tempio munendolo di un colossale portale di pietra, di un'ulteriore recinzione a cui si accedeva da un'altro portale e da un colonnato a tre piloni. Montuhotep (XI dinastia), successivamente, fece triplicare la dimensione del tempio, aggiungendovi alcune sale. In seguito ci furono le modifiche di Sesostri I (XII dinastia), Amhose e Thutmose III. Il tempio di Sethi I venne costruito completamente nuovo, a meno di un chilometro a sud dell'originale. Abydos venne abbandonata durante il periodo amarniano e, forse per questo Sethi I volle onorare l'oltraggiata memoria del dio dedicandogli questo monumento. I rilievi policromi sulle sue pareti sono straordinariamente brillanti e perfettamente conservati dal clima secco del luogo. Nel tempio di Abydos (completato poi dal figlio Ramsethe II) è stilata la famosa "Lista reale" che elenca le dinastie reali egizie da Menes fino allo stesso Sethi I. Il tempio di Abydos era infatti dedicato alla triade Osiride, Iside e Horus fu costituito da sette santuari, in pietra calcarea, l'ultimo dei quali dedicato a Sethi divinizzato; fu ideato anche per contrastare la pericolosa ascesa del clero di Amon, che minacciava il potere regale. Nella lista reale di Abydos non compare il nome di Akhenaton e nemmeno quello della regina Hatshepsut, che venne probabilmente considerata un'usurpatrice e, infatti, molti suoi bassorilievi vennero scalpellati nelle epoche successive, ma fu un prezioso strumento per gli studiosi che così poterono capire l'esatta successione delle dinastie; Sethi I vi è ritratto assieme al figlio Ramsethe II mentre offre incenso ai 76 faraoni elencati.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-2pp5fRaLX58/U3XO-1pe-9I/AAAAAAAAOIQ/DbOX1vPvUfo/s1600/setiabydos25.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-2pp5fRaLX58/U3XO-1pe-9I/AAAAAAAAOIQ/DbOX1vPvUfo/s1600/setiabydos25.jpg" height="320" width="242" /></a></div>
Sethi I, in un bassorilievo del tempio di Abydos, cosparge incenso sulle offerte agli dèi.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-vAP7TYfcleU/U3XPsstu-1I/AAAAAAAAOIY/QqQVM22Qa2E/s1600/500px-Abydos_Koenigsliste_Sethos_Ramses.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-vAP7TYfcleU/U3XPsstu-1I/AAAAAAAAOIY/QqQVM22Qa2E/s1600/500px-Abydos_Koenigsliste_Sethos_Ramses.jpg" height="261" width="320" /></a></div>
La "Lista Reale" di Sethi I al Tempio di Abydos, in cui sono elencate le dinastie egizie da Narmer allo stesso Sethi I. Qui è raffigurato Sethi I assieme al figlio Ramsethe II mentre celebrano la grandezza degli antenati.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-52axYbJzUqI/U3XQ0zTIJGI/AAAAAAAAOIk/zYfKK30wIIE/s1600/seti1abydos.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-52axYbJzUqI/U3XQ0zTIJGI/AAAAAAAAOIk/zYfKK30wIIE/s1600/seti1abydos.jpg" height="212" width="320" /></a></div>
Facciata del tempio di Abydos.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-buKUqJImDYA/U3XRf5i7V6I/AAAAAAAAOIs/4wJsKWpRlNE/s1600/setiabydos19.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-buKUqJImDYA/U3XRf5i7V6I/AAAAAAAAOIs/4wJsKWpRlNE/s1600/setiabydos19.jpg" height="242" width="320" /></a></div>
Mappa del Tempio di Abydos di Sethi I con inclusione dell'Osireion.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-N4fFDwQO8Z4/U3XSMeVnrTI/AAAAAAAAOI4/OMC_oLr3PMw/s1600/Seti1Tomb1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-N4fFDwQO8Z4/U3XSMeVnrTI/AAAAAAAAOI4/OMC_oLr3PMw/s1600/Seti1Tomb1.jpg" height="228" width="320" /></a></div>
Una sala del Tempio di Abydos di Sethi I.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-6rO0tmMXQoY/U3XTRcO-pyI/AAAAAAAAOJA/AajBmIdZYE4/s1600/abydos--2-.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-6rO0tmMXQoY/U3XTRcO-pyI/AAAAAAAAOJA/AajBmIdZYE4/s1600/abydos--2-.gif" height="239" width="320" /></a></div>
Affresco raffigurante Sethi I di fronte ad Osiride nel Tempio funerario di Abydos.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-e5g5dlcZ068/U3XUYFpzOsI/AAAAAAAAOJI/d7-n0Wt-PSQ/s1600/289496.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-e5g5dlcZ068/U3XUYFpzOsI/AAAAAAAAOJI/d7-n0Wt-PSQ/s1600/289496.jpg" height="128" width="320" /></a></div>
Sethi I raffigurato nelle sembianze di Osiride di fronte al dio Thot, dal tempio funerario di Abydos.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-9uVO2IZqhIU/U3XVHsef0mI/AAAAAAAAOJQ/uroU95OtuPY/s1600/289491.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-9uVO2IZqhIU/U3XVHsef0mI/AAAAAAAAOJQ/uroU95OtuPY/s1600/289491.jpg" height="128" width="320" /></a></div>
Sethi I in un bassorilievo dipinto del Tempio di Abydos accanto ad Iside ed Osiride.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-nm_s8mai7FQ/U3XV6AiZV_I/AAAAAAAAOJc/HXwRuWeYzmg/s1600/filename-dscf2295c-jpg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-nm_s8mai7FQ/U3XV6AiZV_I/AAAAAAAAOJc/HXwRuWeYzmg/s1600/filename-dscf2295c-jpg.jpg" height="320" width="239" /></a></div>
Raffigurazioni sui piloni esterni del Tempio di Abydos.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-0hq5pMekroU/U3XWifd2YlI/AAAAAAAAOJk/NxdGdY_wQ9Y/s1600/1202164834_EGY-Abydos.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-0hq5pMekroU/U3XWifd2YlI/AAAAAAAAOJk/NxdGdY_wQ9Y/s1600/1202164834_EGY-Abydos.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
Una delle sale del Tempio di Abydos.<br />
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L'Osireion<br /><br />Non meno importante è l'Osireion, tempio-sepolcro che si trova sul retro del complesso templare di Abydos, dedicato ad Osiride, mèta di tremila anni di pellegrinaggi e luogo di elezione di numerose dinastie faraoniche; fu scoperto nel 1902 dagli archeologi Flinders Petrie e Margaret Murray. C'è dibattito sull'epoca in cui fu costruito l'Osireion, poichè esso si trova a un livello più basso del tempio di Abydos e presenta difformità architettoniche rispetto all'epoca di Sethi I. Esso rappresenta la tomba di Osiride nel luogo esatto dove la tradizione voleva che fosse seppellito da Iside dopo l'uccisione da parte del fratello Seth. Il mausoleo alla memoria di Osiride si trova a una profondità di 10 metri e da esso si snoda un lungo corridoio in mattoni crudi, lungo 120 metri, ricoperto di iscrizioni tratte dai più importanti libri egizi: il Libro delle Porte, il Libro dell'Amduat, il Libro dell'Ade. Dove il corridoio termina, da una piccola anticamera scende, perpendicolarmente, un altro corridoio più breve che conduce ad una sala rettangolare dal soffitto retto da 10 pilastri in granito rosa, del peso di 80 tonnellate ciascuno, che delimitano lo spazio circondato dall'acqua, profondo tre metri; al centro della sala che questi pilastri circondano si trovano due vasche, una rettangolare e una quadrata, di particolare significato esoterico, ora ricoperte dall'acqua; ai lati della sala scendono due scale che si immergono nel canale. Da questa sala si accede ad un'altra in cui è raffigurata la resurrezione dello stesso Sethi I come incarnazione di Osiride. L'isola sulla quale si trova la sepoltura di Osiride è circondata da acque fatte refluire appositamente in quel luogo, per rappresentare il tempo della creazione del mondo, in cui la collinetta emerse dalle acque primordiali del Nun, dando vita alla terra e all'universo. E' dunque un luogo di rigenerazione, di rinascita, che è il principale valore della religione e della metafisica egizia. Nella stanza del sarcofago di Osiride (alla quale si accede dalla sala centrale con le due misteriose vasche circondata dai pilastri), alzando gli occhi si può osservare il soffitto astronomico che, per la posizione degli astri, può risalire al 1460 circa a.C. I due rettangoli del soffitto riportano ognuno la figura della dea del cielo Nut nella posizione del corpo arcuata sulla terra, con il sole che sfiora le sue labbra e che, secondo il mito, ella divorava ogni notte partorendolo al mattino. Questa mappa del Duat è costituita da tre registri, ognuno dei quali separato da sezioni ricoperte di scrittura. Il soffitto centrale riporta il viaggio della barca solare, circondata da stuoli di demoni e spiriti. La figura di Nut è preceduta dal cosiddetto "Testo drammatico" in cui si descrivono le fasi lunari, il sorgere e tramontare delle stelle, ecc...Fondamentale importanza ebbe sempre nell'astronomia egizia la posizione della stella Sirio. Ma l'Osireion rimarrà sempre un mistero, poichè la datazione di questo complesso megalitico non può essere mai sicura, nemmeno il fatto che sia stato ideato da Sethi I. Lungo la discesa del corridoio ricoperto da bassorilievi che raffigurano le 12 ore del transito solare nel regno delle tenebre, si svolgevano forse i riti iniziatici che davano accesso all'adepto ai misteri di Osiride. In particolare la Sala del Sarcofago, considerata la più importante del complesso, viene percepita da chi vi accede come carica di energia cosmica, soprattutto se vi si sosta a lungo. Il tempio è dedicato ad Osiride, ma non ci sono geroglifici risalenti al tempo della sua costruzione che lo testimoniano, nemmeno statue che raffigurino la divinità. Tuttavia non sarebbe logico pensare che l'Osireion possa essere stato il luogo di sepoltura di qualche faraone, ma pare ovvio essere invece un luogo di rinascita dell'iniziato che, durante il percorso al suo interno, subiva un processo di risveglio e rigenerazione accedendo ai segreti dell'universo e della vita. La leggenda narra che le membra di Osiride, dopo essere stato fatto a pezzi dal fratello Seth, fossero state sepolte ognuna in un luogo diverso dalla pietosa Iside, e che Abydos fosse il luogo della sepoltura della testa del re-dio primordiale.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-QW6biAikXK0/U3XXbehKRHI/AAAAAAAAOJw/u59-eVniY0o/s1600/plan_osireion.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-QW6biAikXK0/U3XXbehKRHI/AAAAAAAAOJw/u59-eVniY0o/s1600/plan_osireion.jpg" height="320" width="265" /></a></div>
Mappa dell'Osireion, o mausoleo di Osiride, sul retro del tempio di Abydos.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-cgun2I94-OY/U3XYPiIUbvI/AAAAAAAAOJ4/9R-fu1hDfUs/s1600/01_osireion.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-cgun2I94-OY/U3XYPiIUbvI/AAAAAAAAOJ4/9R-fu1hDfUs/s1600/01_osireion.jpg" height="239" width="320" /></a></div>
Veduta delle rovine dell'Osireion, tomba dov'è sepolta la testa di Osiride ad Abydos.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-IjiGyN-ncxw/U3XY9j6OUVI/AAAAAAAAOKE/BLZxdYXzpNo/s1600/osirion3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-IjiGyN-ncxw/U3XY9j6OUVI/AAAAAAAAOKE/BLZxdYXzpNo/s1600/osirion3.jpg" height="229" width="320" /></a></div>
La sala centrale, o "isola", dell'Osireion circondata dal colonnato che delimita il canale in cui scorrono le acque simboliche del Nun, oceano primordiale. In fondo si vede la porta che accede alla stanza del sarcofago del dio.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-vjis9pTriGY/U3XZ9Iifi8I/AAAAAAAAOKM/XgSQ3B28U90/s1600/osireion_nut-sinistra.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-vjis9pTriGY/U3XZ9Iifi8I/AAAAAAAAOKM/XgSQ3B28U90/s1600/osireion_nut-sinistra.jpg" height="82" width="320" /></a></div>
Particolare del soffitto astronomico dell'Osireion con la dea del cielo Nut.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-gOw7PovY2jY/U3XatFVxWwI/AAAAAAAAOKU/hK91jI43Kcw/s1600/Osireion_Island_03.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-gOw7PovY2jY/U3XatFVxWwI/AAAAAAAAOKU/hK91jI43Kcw/s1600/Osireion_Island_03.jpg" height="180" width="320" /></a></div>
Ricostruzione al computer della sala centrale dell'Osireion, detta "isola", perchè rappresenta l'isola primordiale emersa dalle acque dell'oceano Nun alla creazione del mondo.<br />
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La Sala Ipostila del Tempio di Karnak<br /><br />Il complesso templare di Karnak fu iniziato durante la XII dinastia dal faraone Sesostri I (1919 a.C.-unica data certa) era consacrato al dio Amon e conobbe successivamente innumerevoli modifiche e sovrapposizioni durante tutta la storia egizia, in quanto ogni re apportava nuovi elementi a proprio nome, anche usando il materiale degli edifici più antichi. Il tempio è di un'imponenza grandiosa; basti osservare il grande viale d'ingresso fiancheggiato da sfingi con testa d'ariete e le enormi mura che si stagliano di fronte. In epoca tarda, nell'area a nord, vennero dedicate numerose cappelle al culto d'Osiride. Fra i piloni del tempio si trova il grande porticato di Ramsethe III (XX dinastia) dov'erano esposte le barche sacre di Amon: battelli d'uso rituale che rappresentavano il viaggio del defunto attraverso il cielo infinito, che veniva considerato un oceano, che il faraone doveva solcare per raggiungere la regione stellare del Duat, ovvero la Cintura d'Orione, fin dalla preistoria mèta delle anime dei morti; le barche di faraoni, a grandezza naturale, erano costruite con legno proveniente dalla Fenicia. Oltre il 5° pilone del tempio, Sethi I trasformò il grande portico di Amenhotep III nella famosa Sala Ipostila, coperta da un soffitto sorretto da 134 colonne gigantesche. la sala consta di 5000 metri quadrati; le colonne sono larghe 11 metri e alte 26 metri, con capitelli papiriformi. L'opera ipostila fu iniziata da Hatshepsut, con la cappella dedicata al dio Amon, poi portata alle considerevoli dimensioni attuali da Sethi I e Ramsethe II; Sethi I fece fregiare le sue gesta in guerra sulla parete del lato settentrionale; il lato meridionale venne decorato da Ramsethe II, sempre con raffigurazioni di vittorie sui nemici. Anche le mura esterne mostrano scene di battaglia, a nord di Sethi I, a sud di Ramsethe II e costituiscono una preziosa fonte per gli studiosi.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-XHHbVhzJCug/U3XblN1LBoI/AAAAAAAAOKg/LIWypVi11a0/s1600/102.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-XHHbVhzJCug/U3XblN1LBoI/AAAAAAAAOKg/LIWypVi11a0/s1600/102.jpg" height="309" width="320" /></a></div>
Mappa del tempio di Karnak.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-5FrhYmq9S5k/U3XclxUuiyI/AAAAAAAAOKo/KUsV13Vz3wI/s1600/Tempio_di_Karnak_ingresso.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-5FrhYmq9S5k/U3XclxUuiyI/AAAAAAAAOKo/KUsV13Vz3wI/s1600/Tempio_di_Karnak_ingresso.jpg" height="209" width="320" /></a></div>
Ingresso del tempio di Karnak e viale delle sfingi.<br />
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La sala ipostila di Sethi I presso il tempio di Karnak.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-GJFH52Ru6NA/U3XesV3CZ-I/AAAAAAAAOLE/Ymzs-czVPFE/s1600/Una_delle_sfingi_a_testa_d%27ariete_poste_all%27ingresso_del_Tempio_di_Karnak.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-GJFH52Ru6NA/U3XesV3CZ-I/AAAAAAAAOLE/Ymzs-czVPFE/s1600/Una_delle_sfingi_a_testa_d'ariete_poste_all'ingresso_del_Tempio_di_Karnak.jpg" height="307" width="320" /></a></div>
Ricostruzione di come doveva apparire la sala ipostila di Sethi I nel tempio di Karnak e una delle sfingi del viale d'ingresso al tempio.<br />
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Il Tempio dei Milioni di Anni a Kurna<br /><br />I sovrani, a partire dalla XVIII dinastia, si facevano seppellire in tombe scavate nella roccia nella Valle dei Re, a Tebe (l'odierna Luxor), ma i templi dedicati al culto della loro regalità e adibiti alla custodia delle loro anime, appunto, "nei milioni di anni", furono edificati lontano dalle loro tombe, tra l'area della necropoli tebana e la riva occidentale del Nilo, a cui erano collegati tramite canali. Questi templi avevano, in vita, anche una funzione celebrativa e vi si svolgevano feste e cerimonie. Alla morte del faraone assumevano valore esclusivamente funerario. Durante "La Festa della Valle", che si teneva ogni anno, il dio Amon lasciava Karnak per visitare i templi dei re. Ogni tempio era amministrato da un sacerdote e comprendeva uffici, magazzini e laboratori, oltre ai luoghi cultuali e sacri. Del tempio più grande, quello di Amenofi III, sono rimasti i colossi di Mnemone e fra i meglio conservati ci sono: quello di Hatshepsut, di Ramsethe II e di Ramsethe III, oltre a quello di Sethi I. Il tempio di Sethi I si trova nella località di Kurna, ad ovest di Tebe, di fronte alla città di Luxor e fu nominato “Seti I è benefico verso il regno di Amon, che si trova ad ovest di Tebe”. Il tempio di Sethi, costruito in marmo bianco, contiene sette sacrari dedicati ad altrettante divinità: Isis, Horus, Amon Ra, Osiris, Ra Hor Akhty , Ptah e Seti I rappresentato come un re deificato.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-cO8RnaWzuSY/U3XfrQr2DDI/AAAAAAAAOLQ/xwXsFGgDS2w/s1600/800px-Seti_I_Temple_at_Qurna.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-cO8RnaWzuSY/U3XfrQr2DDI/AAAAAAAAOLQ/xwXsFGgDS2w/s1600/800px-Seti_I_Temple_at_Qurna.jpg" height="213" width="320" /></a></div>
Il Tempio dei Milioni di Anni di Sethi I a Kurna.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-oOpzntruNsw/U3XgcF-yp6I/AAAAAAAAOLY/Iko2afhSaZw/s1600/Set1RitualsAmun.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-oOpzntruNsw/U3XgcF-yp6I/AAAAAAAAOLY/Iko2afhSaZw/s1600/Set1RitualsAmun.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
Sethi I raffigurato mentre svolge un rituale ad Amon sulle pareti del tempio di Kurna.<br />
<br />LA MUMMIA<br /><br />Dalle analisi ai raggi X sulla sua mummia, nel 1970 si constatò la morte del faraone all'età di circa 35 o 39 anni. La sua tomba (la più grande della Valle dei Re) fu scoperta nel 1886 dall'egittologo Gaston Maspero. Gli antichi tombaroli procurarono molti danni al corpo di Sethi I: la testa venne staccata e la parete anteriore dell'addome completamente rotta; a dispetto di queste lesioni, il volto di Sethi I è perfettamente conservato, tanto da dare l'impressione di una scultura; la testa è completamente calva. Gli antichi restauratori coprirono il corpo di Sethi I con un sudario giallo, sotto il quale le bende originali, ridotte a brandelli, furono riordinate per quanto possibile. L'antropologo Elliot Smith riferì che la cavità del petto della mummia era riempita con biancheria impregnata di resine e che all'interno del torace si troverebbero tracce del cuore del re. Seti I è stato trovato in una delle sue bare originali ( CG61019 ), ma resta da chiarire se questa fosse la bara interna o esterna; il rivestimento esterno della bara, essendo costituito da lamina d'oro, fu dagli antichi saccheggiatori rimosso. I successivi restauratori dipinsero, in luogo del rivestimento esterno mancante, la bara di colore bianco, con geroglifici disegnati in nero. La pelle del re, al momento del ritrovamento, presentava un colorito marrone che, successivamente, divenne quasi nero come lo vediamo ora. L'altezza in vita del faraone raggiungeva 1 metro e 66 cm. I raggi X hanno anche rilevato un grande amuleto a forma di occhio di Horus rimasto fra le bende nel braccio sinistro di Sethi, dal momento della sua sepoltura. La causa della morte non è ancora stata rilevata.<br />
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La mummia di Sethi I in un'antica foto.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-m3KWA1VLf4k/U3Xibd-7N_I/AAAAAAAAOL0/EJ14eC3NLZc/s1600/SETIMUM.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-m3KWA1VLf4k/U3Xibd-7N_I/AAAAAAAAOL0/EJ14eC3NLZc/s1600/SETIMUM.jpg" height="320" width="115" /></a></div>
Profilo della mummia di Sethi I e figura intera.<br /><br />LA TOMBA KV17 DELLA VALLE DEI RE - Tomb King Valley KV17<br /><br />La tomba di Sethi I, nella Valle dei Re, è la più grande e misteriosa fra tutte quelle scavate nella roccia in questa necropoli nei pressi di Tebe (l'odierna Luxor); fu scoperta da Giovanni Battista Belzoni il 16 ottobre 1817. La lunghezza della tomba è di 137,19 metri e sono da notare gli straordinari e brillanti colori degli affreschi e dei bassorilievi dipinti che ne decorano le pareti. E' anche denominata "Tomba di Apis", perchè l'archeologo Giovanni Belzoni vi trovò la mummia di un toro nella stanza del sarcofago; infatti il dio Api, rappresentato da un toro possente e incarnazione della forza e della fecondità, era anche una teofania della triade di Menfi: Ptah-Sokar-Osiride, a cui Sethi I dedicò molta attenzione e ciò si può constatare dalle attribuzioni dei numerosi monumenti fatti erigere da lui. Il simbolismo che collegava le fasi lunari a Osiride e alla vegetazione si integrava con la consacrazione del toro Apis la prima notte di luna crescente. Il Belzoni, convinto che lì vi fosse seppellita un'importante struttura, diede il via agli scavi il 16 ottobre 1817, fra lo scetticismo generale, trovando, dopo due giorni di lavoro, l'entrata della tomba chiusa da due grossi massi; una volta liberata l'entrata dai massi, i primi visitatori si trovarono di fronte ad un lunghissimo dedalo di stanze e corridoi, che presentavano sulle pareti degli affreschi mirabilmente conservati dal clima asciutto del luogo e dall'isolamento in cui rimase la tomba per tremila anni. Ma l'importanza del ritrovamento non fu subito percepita dagli scopritori e dall'elite dell'epoca, essendo questi sopraggiunti con la convinzione di trovare chissà quali scrigni di tesori e oggetti preziosi; ma la tomba fu in tempi antichi saccheggiata come la maggior parte di quelle appartenenti alla Valle dei Re, tranne il raro caso di quella di Thutankamon, che rappresenta un'eccezione. I ritrovamenti furono i seguenti: il toro Apis mummificato (il toro Apis veniva sacrificato al 25 ° anno d'età, quando le fasi lunari e solari si eguagliano), frammenti di giare, statuette frantumate e alcuni strumenti degli artisti che quivi eseguirono le loro opere. Il sarcofago, in preziosissimo alabastro di calcite, fu fatto trasportare a Londra dal console britannico Henry Salt, per essere esposto al museo di John Soane. Anche Jean-François Champollion, che tradusse la Stele di Rosetta, fece rimuovere un pannello di 2,26x1,05 metri da una parete del corridoio durante la spedizione del 1828; Ippolito Rossellini (padre dell'egittologia italiana, pure fece la sua parte, trasportando in Italia delle pregevoli scene pittoriche che andarono ad arricchire la collezione del Museo Egizio di Firenze, fondato nel 1855. Altre porzioni si trovano nel museo del Louvre e di Berlino. La tomba è costituita da un lungo corridoio intervallato da due rampe di scale, dal quale si accede alla "stanza del pozzo" e alla prima sala ipostila, dalla quale si accede ad un'altra sala; attraversate queste sale, il corridoio continua spostandosi a sinistra entrando in una seconda sala ipostila sulla quale si affacciano due cappelle; alla fine di questa si trova la stanza del sarcofago sulla quale si affacciano altre due piccole stanze dipinte. La stanza che segue, infine, è disadorna e dà accesso ad un corridoio probabilmente incompiuto.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-Ssjhaqe-PbE/U3XjOxKCctI/AAAAAAAAOL8/Bc2ba6HRG0U/s1600/seti1-kaart.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-Ssjhaqe-PbE/U3XjOxKCctI/AAAAAAAAOL8/Bc2ba6HRG0U/s1600/seti1-kaart.jpg" height="183" width="320" /></a></div>
Mappa della tomba KV17 di Sethi I.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-PRNd1I_5cNw/U3Xj8j9XQRI/AAAAAAAAOMI/43V1B6FL6Qw/s1600/Seti1Tomb4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-PRNd1I_5cNw/U3Xj8j9XQRI/AAAAAAAAOMI/43V1B6FL6Qw/s1600/Seti1Tomb4.jpg" height="320" width="208" /></a></div>
La sala centrale della tomba di Sethi I.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-8oRyo8VV-fE/U3XkvyULDqI/AAAAAAAAOMQ/9zBqws7_ruE/s1600/Hathor_y_Seti_I.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-8oRyo8VV-fE/U3XkvyULDqI/AAAAAAAAOMQ/9zBqws7_ruE/s1600/Hathor_y_Seti_I.jpg" height="320" width="143" /></a></div>
Uno dei pannelli rimossi nel XIX secolo dalla tomba di Sethi I che ora si trova al museo del Louvre, raffigurante Sethi I e la dea Iside.<br />
<br />I libri scritti sulle pareti della tomba<br /><br /> Le pareti della tomba sono istoriate con i testi dei più importanti libri sacri dell'Antico Egitto: "Libro della Camera Nascosta" o Amduat, "Libri delle Porte" e "Libro della Vacca Celeste", "Il rituale dell'Apertura della Bocca" e le "Litania di Ra". Di cosa parlano questi libri: "Il Libro dell'Amduat" è un testo che accompagna il defunto nel suo viaggio nell'aldilà; "Amduat" significa infatti "ciò che è nell'aldilà", per consentire all'anima di andare incontro a tutte le prossime trasformazioni nel mondo ultraterreno. L'anima del defunto è metaforicamente rappresentata dal viaggio che il sole compie nelle ore notturne, insidiato dal serpente Apophis, che rappresenta il caos, la negazione dell'ordine divino ed il male assoluto; nella tomba di Sethi I sono riportate le prime 11 ore di questo tragitto sulla barca solare. "Il Libro delle Porte" è in parte analogo al "Libro dell'Amduat": viene descritto il viaggio della barca solare "Duat" (alla quale si identifica l'anima del defunto) attraverso il regno dell'oltretomba; sulla barca si trovano due entità fondamentali al viaggio iniziatico dell'anima: Sia, la sapienza e Heka, la magia; il dio If, con testa d'ariete e corpo umano, per poter risorgere in una nuova alba deve attraversare il deserto che affronta la barca solare attraversando 12 porte a guardia delle quali si trovano terribili entità mostruose e serpenti enormi che sputano fiamme. Il "Libro delle Porte" in sostanza descrive il percorso dell'anima solare del faraone che si deve incarnare nel suo successore e, quindi, rinascere nel nuovo re dando inizio ad una nuova alba; vi è descritta la trasmissione del potere regale e, nella quinta divisione, è descritta la punizione dei colpevoli di fronte ad Osiride. Nella decima divisione viene raffigurato il castigo del serpente Apophis, che viene incatenato da otto dèi; nel registro centrale Ra è trainato sulla sua barca, mentre i suoi traghettatori recitano questo inno: ”O Ra, tu possiedi il volto, Tu sei grande, Tu sei soddisfatto con la tua testa misteriosa.<br />Il volto di Ra è aperto, gli occhi di Colui che è all’orizzonte vedono, egli disperde le tenebre dell’Occidente”. La dodicesima divisione descrive l'uscita dalle tenebre con l'oceano primordiale "Nun" che fa scaturire dalle sue acque la barca solare sollevandola con le braccia, decretando così la fine del caos e l'inizio di una nuova èra; anche qui Ra è descritto in questi termini: ”Il suo viso è cielo, egli è l’eterno, signore degli anni, l’infinito senza diminuzioni”. "Il Libro della Vacca Celeste" è forse il più intrigante fra tutti i testi sacri egizi: vi si descrive la creazione del mondo in termini mitologici e vi è racchiusa tutta la concezione egizia dell'universo; si narra del tempo in cui il dio Ra governava incontrastato sulla terra e in cui la terra era la dimora degli dèi; di come gli uomini si ribellarono all'ordine universale stabilito da Ra e di come egli inviò sua figlia Hator a punirli. La dèa, lasciatasi trasportare dalla furia vendicatrice, compì orribili stragi trasformandosi nella dea della guerra Sekhmet e distrusse tutti coloro che osarono ribellarsi irragiando delle terribili radiazioni solari; potè essere calmata solo dopo essere stata fatta ubriacare dagli dèi, che scambiarono il sangue degli uomini con il vino. Fu allora che Ra decise di non vivere più in mezzo agli umani, ma di innalzarsi al cielo e delegare il suo potere al faraone, che ne era considerato l'incarnazione. "Il Rituale dell'Apertura della Bocca": è una funzione liturgica fra le più antiche e risale all'Antico Regno, assumendo forma definitiva nel Nuovo Regno. Nella tomba di Sethi I è descritto in 75 scene lungo le pareti dell'ipogeo. Questo rito (upra) veniva svolto solo da sacerdoti iniziati alla sacra scienza e consisteva nell'infusione dello spirito del faraone defunto nel corpo della statua che lo raffigurava quando essa si trovava ancora nel laboratorio del tempio; alla fine del rituale la statua veniva trasportata all'interno della cappella del tempio. Durante il rituale si doveva simbolicamente svolgere l'apertura degli occhi e della bocca della statua, che avrebbe personificato il defunto e veniva eseguita con degli strumenti simbolici: una piccola ascia e uno strumento su cui erano inserite due dita d'oro affiancate; inoltre vi erano fumigazioni d'incenso, presentazioni d'offerte ed il sacrificio di un toro le cui carni venivano presentate al defunto per donargli forza ed energia vitale. Prima di deporre la mummia nel sarcofago il rituale veniva di nuovo officiato dal sacerdote (sem) in veste di Horus per restituire al morto le funzioni vitali e fare in modo che esse potessero sopravvivere nelle regioni dell'aldilà fino alla prossima incarnazione. "Le Litanie di Ra" consistono in invocazioni al dio Ra nelle sue 75 differenti manifestazioni e al Sovrano come sua incarnazione.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-OStdUe_i9vE/U3XmZLBpPpI/AAAAAAAAOMc/R9MJjzk5QF0/s1600/28+antichi+egizi+-+tomba+di+Seti+I.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-OStdUe_i9vE/U3XmZLBpPpI/AAAAAAAAOMc/R9MJjzk5QF0/s1600/28+antichi+egizi+-+tomba+di+Seti+I.jpg" height="320" width="222" /></a></div>
Tomba di Seti I: Raffigurazione della quinta divisione del Libro delle Porte (prima sala).<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-iB5FV-imGNE/U3XnJo5pylI/AAAAAAAAOMk/bOHYoEAq6k8/s1600/29+antichi+egizi+-+tomba+di+Seti+I.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-iB5FV-imGNE/U3XnJo5pylI/AAAAAAAAOMk/bOHYoEAq6k8/s1600/29+antichi+egizi+-+tomba+di+Seti+I.jpg" height="320" width="275" /></a></div>
Tomba di sethi I: Raffigurazione della quinta divisione del Libro delle Porte (prima sala).<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-1b6nHNQKkD0/U3Xn5-1okbI/AAAAAAAAOMw/wNrlaOxd8f0/s1600/30+antichi+egizi+-+tomba+di+Seti+I.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-1b6nHNQKkD0/U3Xn5-1okbI/AAAAAAAAOMw/wNrlaOxd8f0/s1600/30+antichi+egizi+-+tomba+di+Seti+I.jpg" height="320" width="228" /></a></div>
I pilastri della sala principale nella tomba di Sethi I con bassorilievi dipinti.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-vM9vAZw0Wqw/U3XovwrFJOI/AAAAAAAAOM4/Q63LOt4pA5Q/s1600/31+antichi+egizi+-+tomba+di+Seti+I.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-vM9vAZw0Wqw/U3XovwrFJOI/AAAAAAAAOM4/Q63LOt4pA5Q/s1600/31+antichi+egizi+-+tomba+di+Seti+I.jpg" height="224" width="320" /></a></div>
Tomba di sethi I: La barca del Sole con il dio dalla testa di ariete insieme ad altre divinità. Sulla prora ci sono due serpenti che simboleggiano le divinità protettrici Nefti ed Isi.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-0DWHUm2zjE4/U3XpXi7jEBI/AAAAAAAAONE/shRldytJGe0/s1600/32+antichi+egizi+-+tomba+di+Seti+I.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-0DWHUm2zjE4/U3XpXi7jEBI/AAAAAAAAONE/shRldytJGe0/s1600/32+antichi+egizi+-+tomba+di+Seti+I.jpg" height="191" width="320" /></a></div>
Tomba di Sethi I: Particolare del soffitto delle costellazioni.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-4k_q_nwBY_0/U3XqABbNBuI/AAAAAAAAONM/I3jTvSBGEQQ/s1600/32+antichi+egizi+-+tomba+di+Seti+I+part.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-4k_q_nwBY_0/U3XqABbNBuI/AAAAAAAAONM/I3jTvSBGEQQ/s1600/32+antichi+egizi+-+tomba+di+Seti+I+part.jpg" height="292" width="320" /></a></div>
Tomba di Sethi I: Particolare del soffitto delle costellazioni.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-fCGTp8zVOho/U3XsHHSiiRI/AAAAAAAAONg/5A6tRz6G4jI/s1600/511_o+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-fCGTp8zVOho/U3XsHHSiiRI/AAAAAAAAONg/5A6tRz6G4jI/s1600/511_o+-+Copia.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
Affreschi della tomba di Sethi I KV17 con barca solare su cui si trova il dio If e il serpente Apophis.<br />
<br />
La scoperta della Camera del Tesoro<br /><br />Nel 2006 Zahi Hawass, Direttore del Consiglio Supremo delle Antichità al Cairo, si accorse dell'esistenza di un'apertura che si divide da uno dei corridoi dell'ipogeo. Dopo aver tolto le macerie che ne coprivano l'ingresso, Zahi Hawass riuscì ad avventurarsi fino a 70 metri di profondità, ma venne fermato in seguito a piccoli crolli del soffitto, riuscendo comunque ad individuare il proseguimento del tunnel per altri 25 metri ed il suo confluire in un altro locale. Hawass sembrò non dubitare sull'importanza della scoperta e fece queste dichiarazioni: "Se ho ben interpretato, come credo, quello che ho visto, si tratta della più grande scoperta in Egitto dal 1922, anno del ritrovamento della tomba intatta di Tut Ankh Amon. E, se la camera funeraria non fosse stata mai violata, potrebbe ancora contenere la mummia del sovrano e soprattutto gran parte del corredo funebre, un numero enorme di oggetti in oro"; in questo caso Hawass mise in dubbio l'autenticità della mummia famosa di Sethi I ritrovata in un nascondiglio nella vicina Deir El Bahari, dove dai sacerdoti furono nascoste molte mummie reali allo scopo di proteggerle dai ladri di tombe. In effeti ci si troverebbe di fronte ad un raro caso di tomba con due camere sepolcrali, ma nessun corpo fu ritrovato nel nuovo locale, bensì decine di "Ushabthy" (statuette funerarie recanti iscrizioni del Libro dei Morti) e numerose statuette di servitori destinati ad assistere il faraone nell'aldilà.<br /><br />Alessia Birri, 16 maggio 2014<br />
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Articoli correlati:<br />
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Storia di Sethi I:<br />
<a href="http://www.egittoanticosito.com/history/sethi1.htm">http://www.egittoanticosito.com/history/sethi1.htm</a><br />
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<br />
La tomba KV17:<br />
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/KV17">http://it.wikipedia.org/wiki/KV17</a><br />
<br />
<br />
La mummia:<br />
<a href="http://freespace.virgin.net/martin.churchill/mummy.htm">http://freespace.virgin.net/martin.churchill/mummy.htm</a><br />
<br />
<br />
Il tempio di Sethi I ad Abydos:<br />
<a href="http://miw-culturalheritage.blogspot.it/2011/10/il-tempio-di-seti-i-ad-abido.html">http://miw-culturalheritage.blogspot.it/2011/10/il-tempio-di-seti-i-ad-abido.html</a><br />
<br />
<br />
La scoperta della camera del tesoro:<br />
<a href="http://ilfattostorico.com/2010/06/30/raggiunta-la-fine-del-tunnel-della-tomba-di-seti-i/">http://ilfattostorico.com/2010/06/30/raggiunta-la-fine-del-tunnel-della-tomba-di-seti-i/</a>Alessia Birrihttp://www.blogger.com/profile/09538305177304729903noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8043033874697774236.post-63714549646196873752014-04-07T07:00:00.000-07:002014-04-10T03:31:04.477-07:00 IL REGNO DI THUTMOSE IV MENKHEPERURATHUTMOSE: Thot è nato. MENKEPERURA: Stabili le forme di Ra.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-J2Y2wKtInrg/U0KcIOxLMKI/AAAAAAAANrI/dDZdfEDjxzI/s1600/19819561.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-J2Y2wKtInrg/U0KcIOxLMKI/AAAAAAAANrI/dDZdfEDjxzI/s1600/19819561.jpg" height="320" width="240" /></a></div>
Foto: Gruppo scultoreo in granito nero raffigurante Thutmose IV con la madre Tia. Altezza 1,20 m. XVIII dinastia: 1550-1291 BC-1397-1387 a.C. Museo Egizio del Cairo, sala R12., proveniente dal tempio di Karnak.<br />
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Ricostruzione del volto di Thutmose IV:<br />
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<a href="http://alessiabirriblog.blogspot.it/2014/04/la-bellezza-immortale-di-thutmose-iv.html">http://alessiabirriblog.blogspot.it/2014/04/la-bellezza-immortale-di-thutmose-iv.html</a><br />
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"COLUI CHE REGNA SUL GIUNCO E SULL'APE"<br />
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Thutmose IV fu un faraone della XVIII dinastia egizia, collocata al Medio Regno; regnò dal 1402 al 1394 a.C. Non sappiamo se la successione al trono fu traumatica, poichè egli non era il primogenito di Amenofi II, ma figlio di una sposa secondaria di nome Tia che, dopo l'ascesa al trono di Thutmose, venne eletta a Grande Sposa Reale. Da bambino venne allevato nella lontana Menfi, per evitare l'influenza del clero di Amon, che diventava sempre più potente al punto da compromettere l'autorità del faraone. Le sue due principali spose reali furono Nefertari e Iaret. Morì in giovane età, a circa 28 anni, come attestano le analisi della mummia. Il suo regno fu relativamente tranquillo, come quello del padre, ma le sue campagne militari furono condotte personalmente per domare delle rivolte in Nubia e in Siria; riuscì a conquistare la pace con il Regno di Mitanni sposando una figlia del re Artatama, Muramuia, che gli diede il figlio che salì al trono dopo di lui: Amenofi III; quest'operazione permise all'Egitto di ingraziarsi i Mitanni contro l'espansione ittita. Questo matrimonio fu rivoluzionario, poichè era la prima volta che una regina straniera sedeva sul trono d'Egitto.<br />
<br />
IL RESTAURO DELLA SFINGE E LA "STELE DEL SOGNO". IL COMPLETAMENTO DELL'OBELISCO DI THUTMOSE III.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-pPVqq0NOYmE/U0KcylROi0I/AAAAAAAANrQ/v1IbKUsyu3E/s1600/ReproductionOfDreamSteleOfThutmoseIV_RosicrucianEgyptianMuseum.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-pPVqq0NOYmE/U0KcylROi0I/AAAAAAAANrQ/v1IbKUsyu3E/s1600/ReproductionOfDreamSteleOfThutmoseIV_RosicrucianEgyptianMuseum.jpg" height="320" width="261" /></a></div>
Foto: la Stele del Sogno di Tuthmosi IV, posta fra le zampe anteriori della Sfinge di Giza, eretta nei primi anni del suo regno (1401 a.C. circa) scoperta nel 1818. Nella parte superiore vi sono raffigurate due sfingi, davanti ad ognuna delle quali il faraone Tuthmosis porta delle offerte: a destra il re porta la corona Khepresh e offre incenso, a sinistra porta il Nemes, che consiste in un copricapo di stoffa posato sulla fronte e ricadente. La stele è alta 114 cm., in pietra calcarea.<br />
<br />
Molto importanti opere Thutmosi portò a compimento: liberò la Sfinge nella piana di Giza dalla sabbia, ispirato da un sogno che fece mentre un giorno, dopo un lungo viaggio, riposò all'ombra del monumento. La Sfinge, benchè ricoperta dalle sabbie, era all'epoca mèta di pellegrinaggio e devozione e Thutmose sognò che lo spirito della Sfinge gli chiese di liberare il suo corpo dalla sabbia e, come ricompensa, gli promise il trono d'Egitto.<br />
<br />
TESTO DELLA STELE DEL SOGNO di Tuthmosis IV, che narra il sogno che il faraone fece in giovane età e in cui lo spirito della Sfinge gli chiese di essere liberata dalle sabbie che la ricoprivano promettendogli l'incoronazione come ricompensa, dalla traduzione di Edda Bresciani:<br />
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"Ora la statua del magnificente Kheper riposava in questa landa, godendo di grande fama, di sacrale rispetto, ammantanta dell'ombra di Ra. I cittadini di Menfi e di tutte le città limitrofe venivano a lui, protendendo le braccia in adorazione verso il suo volto, recando con sé grandissime offerte al suo Ka. Un giorno accadde che il principe Thutmose arrivò viaggiando mentre il giorno volgeva alla sua metà. Egli riposò all'ombra del grande dio. Il sonno e un sogno presero possesso del suo corpo nel momento in cui il sole arrivava allo zenit. Qui egli si trovò al cospetto di questo nobile dio che gli parlò con la sua stessa bocca come un padre parla a suo figlio, dicendogli: "Guardami, osservami, Thutmose, figlio mio. Sono tuo padre Horemakhet-Khepri-Ra-Atum. Io ti darò il potere di regnare su questa terra sopra ogni vivente... Guarda, mi trovo nelle condizioni di un malato, tutte le mie membra sono rovinate. La sabbia del deserto, sulla quale un tempo io regnavo, adesso mi è nemica: ed io ho atteso a lungo che tu arrivassi ad esaudire il desiderio che mi porto nel cuore. Io so che tu sei mio figlio e mio protettore. Vieni dunque, e io sarò con te: sarò il tuo padrone". Al termine di queste parole, il principe si svegliò di colpo: egli comprese le parole del dio e le custodì in segreto nel suo cuore. Poi egli disse: "Torniamo in fretta alla nostra città! Dobbiamo preparare un'offerta al dio e gli porteremo vitelli e ogni tipo di pianta, e le nostre braccia saranno levate in adorazione a coloro che vissero qui prima di noi." <br />
<br />
Fu la scoperta di questa stele, in cui Tuthmosi nomina Chefren, che diede agli studiosi la convinzione che la Sfinge di Giza fosse opera dello stesso Chefren (Hor Userib, appartenente alla IV dinastia: 2570 a.C.), ma questa ipotesi all'inizio non venne facilmente accettata. La Stele del Sogno di Tuthmosi venne scoperta nel 1818 e da subito gli studiosi dell'epoca identificarono Chefren come un precedente restauratore del monumento, che diede alla Sfinge le proprie sembianze sostituendole probabilmente a quelle ormai corrose di un leone o di uno sciacallo e, già agli inizi dell'Ottocento fino ai primi del '900 si riteneva la Sfinge molto più antica dell'epoca in cui convenzionalmente viene collocata oggi. Il geologo Robert Schoch, negli anni '90, rilevò tracce di corrosione alluvionale sul corpo della Sfinge, dovuta a piogge che non potevano essere cadute dopo il 10.000 a.C., visto che nei millenni successivi la regione sahariana si trasformò progressivamente in deserto. <br />
<br />
Non bisogna inoltre dimenticare che Thutmosi IV fece erigere il più grande obelisco egizio, alto 32 metri, la cui opera fu iniziata sotto il regno del bisnonno, Thutmose III, e che ora si trova a Roma, davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-XD_hmRLnXjc/U0Kdl4t2lFI/AAAAAAAANrY/OsmBuWRqBpo/s1600/tut4obelisk.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-XD_hmRLnXjc/U0Kdl4t2lFI/AAAAAAAANrY/OsmBuWRqBpo/s1600/tut4obelisk.jpg" height="320" width="122" /></a></div>
Foto: obelisco di Luxor, iniziato sotto il regno di Thutmose III, fu completato da Thutmose IV ed ora si trova a Roma davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano.XVIII dinastia; 1394 circa a.C.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-Xqr6r6yVKps/U0KeMXKSioI/AAAAAAAANrg/cuAIVJQLc2Y/s1600/tuthmosis4_03.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-Xqr6r6yVKps/U0KeMXKSioI/AAAAAAAANrg/cuAIVJQLc2Y/s1600/tuthmosis4_03.jpg" height="320" width="299" /></a></div>
Foto: mummia di Thutmose IV, conservata al Museo Egizio del Cairo, scoperta da Howard Carter nel 1903 presso la tomba del padre Amenofi II a Luxor, nella Valle dei Re. XVIII dinastia; 1394 circa a.C. Si possono notare i bellissimi lineamenti perfettamente conservati.<br />
<br />
LA TOMBA KV43<br />
<br />
La tomba di Thutmosi IV fu scoperta nel 1903 da Howard Carter, che vi trovò il sarcofago e parte degli arredi funerari, fra i quali la sponda del carro da guerra del faraone: tomba "KV43" nella Valle dei Re a Tebe. Ai margini della città di Tebe si trovavano i grandiosi templi funerari di Thutmose IV e del padre Amenofi II, di cui, purtroppo, rimangono pochissime rovine. La mummia del faraone fu invece trovata nella tomba del padre, Amenofi II, trasferita evidentemente in tempi posteriori dai sacerdoti addetti alla custodia delle tombe. <br />
Traduzione dell'iscrizione sul sarcofago con la giustificazione di Tuthmosi IV davanti ad Osiride: <br />
<br />
"Offerta che dà il re ad Osiri, che è di fronte all'Occidente, signore del cielo fatto dall'Osiri, il re signore delle Due Terre, (Menkheperura), signore delle corone, Thutmosi, giustificato in perpetuo per l'eternità."<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-77Zfa3Ys7lI/U0Khc6_BPCI/AAAAAAAANr4/4gh7KHjO1a0/s1600/Thutmosis_IV_mummy_head_profile.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-77Zfa3Ys7lI/U0Khc6_BPCI/AAAAAAAANr4/4gh7KHjO1a0/s1600/Thutmosis_IV_mummy_head_profile.png" height="320" width="190" /></a></div>
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-hJVJ2Jshk0w/U0KfLlh-_9I/AAAAAAAANrs/roWByfSTI8Y/s1600/de76b20a.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-hJVJ2Jshk0w/U0KfLlh-_9I/AAAAAAAANrs/roWByfSTI8Y/s1600/de76b20a.jpg" height="206" width="320" /></a></div>
Foto: altre prospettive della mummia di Thutmose IV, conservata al Museo Egizio del Cairo,
scoperta da Howard Carter nel 1903 presso la tomba del padre Amenofi II a
Luxor, nella Valle dei Re. XVIII dinastia; 1394 circa a.C.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-2sw5p1fAmt0/U0KivPmd8AI/AAAAAAAANsA/FoZVcgaP06U/s1600/016+-+Thutmosis+IV+-+Hapy,+Anubis,+Duamutef+e+Horus.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-2sw5p1fAmt0/U0KivPmd8AI/AAAAAAAANsA/FoZVcgaP06U/s1600/016+-+Thutmosis+IV+-+Hapy,+Anubis,+Duamutef+e+Horus.jpg" height="213" width="320" /></a></div>
Foto: il sarcofago di Thutmose IV, conservato al Museo Egizio del Cairo.<br />
<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-6SpuzAIlPaw/U0KjbEJgzEI/AAAAAAAANsI/mekAk0J64Ks/s1600/pannellocattedrathutiv.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-6SpuzAIlPaw/U0KjbEJgzEI/AAAAAAAANsI/mekAk0J64Ks/s1600/pannellocattedrathutiv.jpg" height="248" width="320" /></a></div>
Foto: pannello in legno del trono di Thutmosi IV raffigurante il faraone in forma di sfinge vittoriosa sui nemici.XVIII dinastia; 1394 circa a.C.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-nrEHDhOqC4o/U0Kkf9XyQYI/AAAAAAAANsU/vmyf80aO-ms/s1600/Thuthmoses4TombMural.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-nrEHDhOqC4o/U0Kkf9XyQYI/AAAAAAAANsU/vmyf80aO-ms/s1600/Thuthmoses4TombMural.jpg" height="225" width="320" /></a></div>
Foto: affreschi all'interno della tomba KV43 di Thutmose IV nella Valle dei Re (Luxor).XVIII dinastia; 1394 circa a.C.<br />
<br />
LA MUMMIA. LA RELAZIONE DI ELLIOT SMITH DALL'ANALISI DI GEORGE DARESSY<br />
<br />
Relazione del 1903 dell'egittolo e anatomista Elliot Smith che riporta il verbale sull'analisi della mummia di George Daressy di tale lavoro sulla mummia di Thutmosi IV fu pubblicato negli Annales du Service.<br />
Il sarcofago, scoperto da Victor Loret nel 1898 nella Valle dei Re, fu trasportato nel 1900 al Museo del Cairo e catalogato con il n° 34559.<br />
<br />
Daressi's proces verbal of the unwrapping of this mummy is published in the Annales of Service; i quote in his own words:<br />
<br />
"26 marzo 1903, 02:00 del pomeriggio, nelle sale del Museo di Antichità Egizie del Cairo, sotto la cura di M. Maspero, direttore generale del Museo Egizio e scavi di servizio, ME Brugsch Bey , curatore del museo e il signor Daressy, Assistente Curatore, è stata eseguita l'apertura della mummia del re Tuthmosis IV.<br />
Il corpo riposava su una tavola dipinta di bianco sui due lati, proveniente certo da un grande coperchio rettangolare, i cui angoli erano stati smussati per poterlo introdurre nella bara.<br />
La lunghezza della mummia sbendata era di 1,71m ed era interamente coperta con un grande lenzuolo in tela ingiallita, piegato in due ed annodato sotto i piedi.<br />
Sul petto, il cartiglio con il nome di incoronazione del re mn-hprw-r' (Menkeperura) era scritto con inchiostro blu e grandi caratteri ieratici.<br />
La parte superiore del lenzuolo era trattenuta da un largo nastro che circondava la fronte e passava dal collo al busto, incrociandosi sulla parte alta del petto; il lenzuolo, teso dal petto fino ai piedi, non faceva parte del bendaggio primitivo.<br />
Al di sotto si trovò una reticella di piccole bende unitamente a pezze di lino sovrapposte in quattro o cinque strati, quindi si scoprì il sudario che ricopriva il corpo in modo incompleto.<br />
Immediatamente sotto, un panno rosa copriva il busto ed un grande lenzuolo il resto del corpo, continuando poi con una serie di piccole bende e tamponi di stoffa piuttosto fine, ingiallita e macchiata di bitume.<br />
La testa era sostenuta ed avvolta in un resistente pezzo di tela ritorta, che circondava anche la parte delle braccia. Non si trovò alcuna traccia di bitume, nè di polvere assorbente, e neppure alcun oggetto.<br />
Il corpo infine apparve in buono stato di conservazione, pur in presenza di disarticolazioni e rotture occorse in tempi successivi; le braccia, come d'uso per salme reali, erano incrociate sul petto, e le mani, chiuse a pugno, avevano probabilmente stretto le insegne di potere, poi scomparse.<br />
E' evidente che l'anatomista Elliot Smith non potè vedere il bendaggio primitivo ma solo l'apparato funerario predisposto, senza molta cura, dai sacerdoti incaricati della sorveglianza delle tombe reali, molto tempo dopo la sepoltura; durante la XXI Dinastia.<br />
La testa era bella ed espressiva, dall'aspetto vagamente effeminato; i denti non erano visibili, ma giudicando dall'aspetto esteriore, si sarebbe potuto dire che il re avesse circa trent'anni alla sua morte, con una stima assai incerta.<br />
Il corpo era quello di un uomo molto magro, alto 1,68. Non presentava segni di ferite ante-mortem.<br />
Anche i piedi erano stati disarticolati molto tempo dopo l'imbalsamazione del corpo e così la gamba destra era stata rotta all'articolazione del ginocchio. Pure un'abrasione trasversale sulla parte frontale del collo poteva essere stata causata nello stesso periodo.<br />
A causa dell'imbalsamazione, la parete addominale risultava asportata completamente nell'iliaco sinistro ed in parte dalle regioni ipogastriche, lasciando una larga ferita triangolare che misurava 50 cm trasversalmente, 10cm in direzione verticale e 14cm lungo il terzo margine, che correva parallelamente al legamento di Poupart. L'intera cavità addominale era riempita con tessuto impregnato di materiale resinoso, che formava una massa solida e durissima. Il corpo giaceva in posizione completamente distesa; le spalle erano leggermente sollevate e le braccia verticali, con gli avambracci incrociati sul petto; il braccio destro poggiava sul sinistro. Le mani erano piegate in maniera tale da poter afferrare, al momento dell'imbalsamazione, due bastoni verticali, gli scettri, di circa 15m di diametro.<br />
La pelle è molto scurita sì da non permettere alcuna attendibile valutazione del colore originale.Il viso è lungo, stretto e ovale, il mento stretto, prominente e un po' appuntito. La fronte ha una pendenza marcata . Il naso è piccolo, dritto, stretto e aquilino. Le labbra sono sottili, le orecchie ben formate e i lobi forati.<br />
I capelli erano ondulati, lunghi circa 16cm, di colore castano-rossiccio scuro, e sembrava che fossero stati divisi a sinistra dalla linea mediana, anche se altrove erano riuniti in spesse ciocche; le ciglia erano moderatamente folte sul raccordo nasale. Baffi e barba erano accuratamente rasati: nessun pelo fu trovato sul mento, collo, torace e nella regione pubica. In seguito il corpo fu sottoposto ad un accurato esame, mediante raggi X, sul fianco sinistro e sulla parte superiore della tibia: fu trovato che l'epifisi della cresta dell'ileo era in processo di unione. Questo sembrò indicare che il corpo appartenesse ad un uomo di non più di 25 anni, seguendo i criteri stabiliti dai testi di anatomia. Quando fu asportata la resina dalla bocca, apparvero otto denti superiori, che non erano deteriorati ma in condizioni eccellenti. Thutmosi IV presenta una rassomiglianza con Amenhotep II, suo padre, sebbene quest'ultimo avesse un aspetto più virile e fosse considerevolmente più vecchio.<br />
Un nuovo accurato esame della mummia di Thutmosi IV ha confermato che essa appartiene al re a cui è stata attribuita: è risultato che il sovrano possa essere morto ad una età i 28/30 anni, sufficientemente compatibile con quella stimata mediante gli accertamenti radiografici, indicanti 30/35 anni."<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-i3dul0QU1e4/U0KlGLIUyXI/AAAAAAAANsc/8BLsYEHQWQ0/s1600/Karnak_Chapel_of_Tutmosis_IV.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-i3dul0QU1e4/U0KlGLIUyXI/AAAAAAAANsc/8BLsYEHQWQ0/s1600/Karnak_Chapel_of_Tutmosis_IV.JPG" height="320" width="311" /></a></div>
Foto: cappella di Thutmose IV presso il complesso templare di Karnak.<br />
XVIII dinastia; 1394 circa a.C.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-O5Sv1KEZ0os/U0KmQCA-syI/AAAAAAAANso/1wFZrliMXN0/s1600/ps_s8-1ab.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-O5Sv1KEZ0os/U0KmQCA-syI/AAAAAAAANso/1wFZrliMXN0/s1600/ps_s8-1ab.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
Foto: ricostruzione del tempietto di Thutmosi IV presso il complesso templare di Karnak.XVIII dinastia; 1394 circa a.C.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-lD0egIj5uFA/U0Km0O0GghI/AAAAAAAANsw/wk4_5bp1z7A/s1600/tutmosis4-karnakv2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-lD0egIj5uFA/U0Km0O0GghI/AAAAAAAANsw/wk4_5bp1z7A/s1600/tutmosis4-karnakv2.jpg" height="281" width="320" /></a></div>
Foto: particolare di una colonna del portico di Thutmose IV presso il complesso templare di Karnak, raffigurante Thutmose IV con fiori di loto.XVIII dinastia; 1394 circa a.C.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-LQlCDJIX6fc/U0KnbdXDsNI/AAAAAAAANs4/fc7nWKlOHBY/s1600/karnak-cour-a-portique-thoutmosis-iv2-.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-LQlCDJIX6fc/U0KnbdXDsNI/AAAAAAAANs4/fc7nWKlOHBY/s1600/karnak-cour-a-portique-thoutmosis-iv2-.jpg" height="246" width="320" /></a></div>
Foto: particolare di una colonna del portico di Thutmose IV presso il complesso templare di Karnak, raffigurante Thutmose IV. XVIII dinastia.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-EYtlbhHk_KU/U0KoDbg-QkI/AAAAAAAANtA/ML0Hixc8F9s/s1600/AN00396185_001_l.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-EYtlbhHk_KU/U0KoDbg-QkI/AAAAAAAANtA/ML0Hixc8F9s/s1600/AN00396185_001_l.jpg" height="320" width="215" /></a></div>
Foto: statuetta in bronzo raffigurante Thutmose IV mentre presenta le offerte agli dèi. Altezza cm.14,7. XVIII dinastia; 1400-1390 a.C. circa.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-i1Ovfe2uCYc/U0KqfJC8VPI/AAAAAAAANtM/VG0O69ansUw/s1600/Thutmosis_IV.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-i1Ovfe2uCYc/U0KqfJC8VPI/AAAAAAAANtM/VG0O69ansUw/s1600/Thutmosis_IV.jpg" height="320" width="219" /></a></div>
Foto: Testa in diorite di Thutmosis IV che indossa la corona Khepresh, un tipo di copricapo regale che consisteva in un cappuccio aderente o una parrucca munita di uraeus sulla fronte. Musèe du Louvre.XVIII dinastia; 1394 circa a.C.<br />
<br />
Alessia Birri, 7 aprile 2014<br />
<br />
Articoli correlati:<br />
<br />
Faraone Thutmose IV: <br />
<a href="http://www.egittoanticosito.com/history/tuthmos4.htm">http://www.egittoanticosito.com/history/tuthmos4.htm</a><br />
<br />
Relazione di Elliot Smith sulla mummia di Thutmose IV:<br />
<a href="http://anticoegitto.forumfree.it/?t=44229201">http://anticoegitto.forumfree.it/?t=44229201</a><br />
<br />
La Stele del Sogno:<br />
<a href="http://arteincostruzione.blogspot.it/2012/10/la-stele-del-sogno.html">http://arteincostruzione.blogspot.it/2012/10/la-stele-del-sogno.html</a><br />
<a href="about:invalid#zClosurez"></a><br />
<br />Alessia Birrihttp://www.blogger.com/profile/09538305177304729903noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8043033874697774236.post-68533971493536787882014-03-02T03:31:00.001-08:002014-03-02T08:17:37.172-08:00LA STIRPE DI HORUS<br />
DALLA CRONOLOGIA DI MANETONE AL RAPIDO SVILUPPO DELLA CIVILTA' EGIZIA: TUTTO CONCORRE A TESTIMONIARE L'EREDITARIETA' DI CONOSCENZE APPARTENENTI AD UN'EPOCA MOLTO PIU' REMOTA LE CUI TESTIMONIANZE SI SONO PERDUTE FRA LE NEBBIE DEL TEMPO, DELLA QUALE I SEGUACI DI HORUS, FUTURI FONDATORI DELLE DINASTIE FARAONICHE, ERANO I SOPRAVVISSUTI.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-waPxqLWagbs/UxM7AI5kr5I/AAAAAAAANnA/yPjZ6-b40-w/s1600/Edfu_Temple_Relief.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-waPxqLWagbs/UxM7AI5kr5I/AAAAAAAANnA/yPjZ6-b40-w/s1600/Edfu_Temple_Relief.JPG" height="240" width="320" /></a></div>
<br />
Foto: Le anime di Pè e Nekhen: lato interno del muro di cinta del tempio
di Horo a Edfu, costruito durante l'Antico Regno (2700 a.C. ed il 2192
a.C.). Nekhen fu uno dei primissimi centri del culto del falco Horus e
si trovava nell'Alto Egitto, circa 80 Km a sud di Luxor (Tebe), sulla
sponda ovest del Nilo. Era un'insediamento predinastico importantissimo e
in età dinastica diventò capitale del III Nomo, posizione che detenne
fino al Nuovo Regno.<br />
Le figure con testa di sciacallo, note come "Le
Anime di Nekhen" rappresentano i primi sovrani predinastici della città.
Le "Anime di Pè" sono rappresentate come tre figure antropomorfe con
testa di falco e corrispondono ai primi sovrani predinastici del Basso
Egitto della città di Pè, o Uadjet (in greco Buto). La memoria mitica di
questi re o chiunque essi fossero e rappresentassero, si perde nelle
nebbie del tempo. Essi accompagnano la figura di un faraone in trono<br />
.<br />
L'EGITTO PREISTORICO E PREDINASTICO<br />
<br />
Non ci sono prove inconfutabili che attestino il legame fra la
popolazione che visse nella valle del Nilo in epoca preistorica e
neolitica e la successiva fase dinastica in epoca storica, inoltre nuove
scoperte, come quella delle corrosioni alluvionali sulla Sfinge di
Giza, rilevate dal team di geologi dell'Università di Boston,
retrodaterebbero i monumenti della piana di Giza a parecchie migliaia di
anni prima della datazione ufficiale. Le principali culture neolitiche
che sorsero nel periodo precedente l'epoca predinastica tra il 4400 e il
3900 a.C. furono: la cultura nilotica Badariana, la cultura di Nabta
Playa, la cultura Tasiana, la cultura Faiyum e la cultura Merimde. In
epoca paleolitica (circa 13.000 anni fa) il Nilo occupava un territorio
molto maggiore e si diramava in luoghi che nei millenni successivi
divennero progressivamente deserti. Ci sono prove che dimostrano il
consumo di orzo a est della valle del Nilo fin dall'VIII millennio a.C.
Nonostante ciò non sia provato, l'opinione comune considera la
popolazione neolitica della valle del Nilo (intorno al VI millennio
a.C.) come la stessa che diede gli albori della civiltà egizia 5000 anni
or sono, ed era una popolazione di agricoltori e pastori, il cui gruppo
etnico era indefinibile, avendo essi caratteristiche che fanno pensare
ad un'ibridazione di molte razze esistenti all'epoca in quella regione,
piuttosto che un ceppo puro. L'epoca neolitica egiziana, come ogni altra
di questo periodo, era carattersizzata da un'organizzazione sociale
collettivistica, le abitazioni erano collettive, si allevavano animali,
si era già addomesticato il cane, si tenevano greggi, si coltivava grano
e orzo ed il tutto era integrato alla caccia che ancora assumeva un
ruolo molto importante nell'apporto nutritivo della popolazione; si
lavorava l'argilla, si tessevano stoffe, si intrecciavano panieri di
paglia. Sono stati ritrovati aghi d'osso, arpioni e bracciali. I morti
erano sepolti nei pressi del villaggio in fosse ovali, in posizione
fetale e girati sul fianco. Ben tre diverse culture neolitiche sono
state identificate in Egitto, divise fra Alto, Medio e Basso Egitto;
c'era un netta distinzione fra la cultura del nord e quella del sud
dell'Egitto già in epoca neolitica e questo potrebbe spiegare il
mantenimento di questa divisione in epoca storica, anche se non vi sono
testimonianze che attestino un'occupazione neolitica del delta del Nilo,
sede di quello che avrebbe dovuto essere il Regno di Horus. Il periodo
eneolitico (V millennio a.C.) conobbe l'introduzione delle vesti di
lino, del cuoio, dell'uso dello smalto verde e blu per decorare vasi e
figurine, tinta che, come sappiamo, fu molto in voga durante tutta
l'epoca storica. Le capanne da ovali divennero rettangolari, così come
le tombe, in cui il defunto veniva posto assieme ad un corredo
costituito da vasi e figurine femminili nude. sono anche stati ritrovati
resti di animali sepolti come umani, coperti di stuie e stoffe
pregevoli: sciacalli, gazzelle, tori, ecc...Si trattava forse degli
albori del successivo culto degli animali sacri conosciuto in epoca
storica. Durante il periodo predinastico, nell'Alto Egitto vi erano tre
regni governati da dinastie ereditarie: Tjeni, Nubt e Neken. I Testi
delle Piramidi (che si trovano all'interno non delle piramidi più
antiche e monumentali della piana di Giza, ma in quelle ben più modeste
dei faraoni della V e VI dinastia), raccontano di come i Seguaci di
Horus, regnanti nell'Alto Egitto a sud, unificarono l'Egitto combattendo
contro i seguaci di Seth, presenti al nord, con l'intento di mantenere
il legame culturale e spirituale con i re della cosiddetta Dinastia 0,
che fu anch'essa preceduta da altri regni della Dinastia 00, che
affondano le radici in epoca neolitica ed il cui ricordo ormai flebile
in epoca storica, si trasformò in mito, come sempre avviene riguardo
agli avvenimenti e ai regni remoti.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-zyE8snv06l8/UxL2qHhFytI/AAAAAAAANkI/FjOTTQApaPE/s1600/bowlwfeet37503550.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-zyE8snv06l8/UxL2qHhFytI/AAAAAAAANkI/FjOTTQApaPE/s1600/bowlwfeet37503550.jpg" height="256" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span class="hps">Ciotola con</span> <span class="hps">piedi umani</span>, <span class="hps">Egitto predinastico</span>, <span class="hps">dopo</span> <span class="hps">Naqada</span> <span class="hps atn">l-</span>Naqada <span class="hps">II;</span> <span class="hps">ca</span>. <span class="hps">3750-3550</span> <span class="hps">a.C.</span> </div>
<div class="almost_half_cell" id="gt-res-content">
<div dir="ltr" style="zoom: 1;">
<span class="" id="result_box" lang="it"><span class="hps">Ceramica</span>; <span class="hps">H.</span> <span class="hps">9,8 centimetri</span> <span class="hps atn">(</span><span class="atn">3 7</span>/8 pollici); <span class="hps">diam</span> <span class="hps">13,5 centimetri</span> <span class="hps atn">(</span><span class="">5</span> <span class="hps">5/16</span> <span class="hps">pollici).</span></span></div>
<div dir="ltr" style="zoom: 1;">
</div>
<div dir="ltr" style="zoom: 1;">
<span class="" id="result_box" lang="it"><span class="hps"> </span></span>SHEMSU HOR: I SEGUACI DI HORUS. LA COMUNE EREDITA' CULTURALE DI EGIZI E SUMERI. GLI STUDI DI SIR WALLIS BUDGE<br />
<br />
I
culti religiosi egizi e sumeri, talmente simili da far pensare ad
un'unica origine, devono essere il retaggio di tradizioni e culture
ancestrali, anche considerando il profondo patrimonio sapienziale che
essi rappresentano sotto forma di miti e leggende. Pensiamo al
parallelismo fra gli dèi sumeri ed egizi, per esempio la mesopotamica
Inanna corrisponde all'egizia Iside, il dio egizio Thot ha il suo
corrispondente nel sumerico Sin. L'egittologo inglese Sir Wallis Budge
(1857-1934), che lavorò per il British Museum e scrisse molte opere sul
Vicino Oriente antico, fece quest'affermazione: “La somiglianza tra i
due Dei è troppo forte per essere accidentale…sarebbe sbagliato ritenere
che gli egizi lo mutuarono dai sumeri o i sumeri dagli egizi, ma si
potrebbe avanzare l’ipotesi che le classi colte di entrambi i popoli
acquisirono i sistemi teologici da una fonte comune ma estremamente
antica”. Quando si sono formate le caste sacerdotali dell'epoca
dinastica in Egitto? Sono state il frutto di una veloce ascesa al potere
o costituivano il retaggio di un'antichissima etnia, fondatrice di una
civiltà superiore di cui dobbiamo ancora ricomporre le testimonianze
archeologiche, che pur non mancano? I Testi delle Piramidi, scritti
sulle pareti di mastabe della V e VI dinastia, riportano il mito dei
Seguaci di Horus, o Shemsu Hor, e li descrivono come appartenenti ad
un'antica stirpe regale che unì il Basso e l'Alto Egitto combattendo
contro i Seguaci di Seth. I Seguaci di Horus (o Spiriti dei Morti)
occupavano il sud (Alto Egitto) e i Seguaci di Seth il nord (Basso
Egitto). Questa elite dominante, secondo la teoria accademica, non è mai
esistita e da relegare al campo mitologico. Per quale motivo si insiste
a chiudere gli occhi di fronte a tanti indizi? Le implicazioni, se
fosse assodata l'esistenza di una razza dominante dalle conoscenze
superiori o, semplicemente, dal retaggio più antico e culturalmente
evoluto, sarebbero evidenti: ogni popolo del pianeta vorrebbe
attribuirsene il legame genetico e ci sarebbe un nuovo pretesto per
teorie devianti e nuove persecuzioni. Questa forse è la ragione per cui
le evidenze archeologiche non vengono ammesse e solo i ricercatori
alternativi si possono permettere di metterle in evidenza. Un fatto è
pur certo: tutte le credenze e i miti più antichi del mondo hanno tratti
in comune e devono quindi avere un'origine comune, anche se molto
distanti fra loro. Pensiamo a come sarebbero cancellate le tracce della
nostra civiltà, seppur imponenti e tecnologiche, di cemento e acciaio,
se un cataclisma dovesse stravolgere il clima e il livello dei mari; e
se sappiamo che le nostre metropoli, se abbandonate, sarebbero in poche
centinaia di anni sovrastate dalla natura e sepolte, come non possiamo
immaginare una civiltà antidiluviana spazzata via dall'improvviso
innalzamento del livello del mare, i cui pochi sopravvissuti avrebbero
influito sulle popolazioni che raggiunsero fondando i culti egizi e
sumeri e cristallizzando la propria stirpe in una casta sacerdotale di
iniziati che fungeva da punto di riferimento per i popoli, ma che non si
univa a loro, mantenedo fino in epoca storica i tratti caratteristici
di questo gruppo etnico? Dalla Bibbia al Poema di Gilgamesh agli antichi
testi indiani Puranici del mito di Manu, al Deucalione della mitologia
greca, alla mitologia scandinava di Ymir, al mito hawaiano di Nu, al
mito di Sotuknang degli Hopi, al mito azteco descritto nel Codice
Borgia, all'interessantissimo mito inca di Viracocha, ma se ne
potrebbero elencare molti altri, sono tutti caratterizzati da un
elemento comune: la costruzione di un arca e la sopravvivenza di pochi
individui. Che ruolo avrebbero altrimenti i miti se non quello di
contenere, in forma simbolica, la consapevolezza più profonda delle
tappe evolutive dell'umanità, fungendo da guida per il futuro? Il fatto
che la storia umana sia caduta più volte nel caos a causa di cataclismi
ed eventi traumatici, come quelli che seguirono allo scioglimento dei
ghiacci dopo l'ultima epoca glaciale, 10.000 anni a.C., con il
successivo fiorire di civiltà che sembrano legate fra loro da un
substrato culturale comune pur essendo lontanissime, indica che, forse, i
sopravvissuti di questa antica razza si organizzarono in qualche modo,
in caste, fornendo le basi per lo sviluppo delle civiltà a noi
conosciute. In Egitto, questi furono i sacerdoti di Horus: personaggi
considerati semi-divini, dalla natura luminosa (akh) fondatori del culto
di Horus, di cui il faraone era il sovrano e che avevano anche il
compito di purificare il re defunto per il suo viaggio ultraterreno.</div>
<div dir="ltr" style="zoom: 1;">
</div>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-i_FGLbtTBD4/UxL7wQbWT3I/AAAAAAAANkY/hdUhY2e4OCQ/s1600/1z2hhrl.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-i_FGLbtTBD4/UxL7wQbWT3I/AAAAAAAANkY/hdUhY2e4OCQ/s1600/1z2hhrl.gif" height="243" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
Foto: grafico della tavola di Narmer (unificatore dell'Egitto) in siltite di colore grigio verde scuro, alta 64 cm. e larga 42. Risalente al 3100 a.C., la tavola è stata probabilmente creata come oggetto votivo dedicato all'eroico faraone Menes, o Narmer, qui rappresentato mentre sconfigge i nemici cingendo la corona bianca a bulbo dell'Alto Egitto (Sud) su un lato e quella rossa con sommità piatta del Basso Egitto (settentrionale), sull'altro lato. E' impossibile non notare le convergenze stilistiche con l'arte sumera nella figura anatomica e per quel che riguarda i simbolici due leoni con il collo di serpente che formano un anello, presenti anche nei contemporanei sigilli mesopotamici. La figura più grande rappresenta il faraone in atto di uccidere un prigioniero con una testa di mazza, probabilmente di pietra, con l'avvallo del dio Horus in forma di falco. Sull'altro lato il faraone, la cui figura è maggiore rispetto alla altre, sfila in processione celebrando la vittoria, di fronte ad uno stuolo di nemici decapitati con le teste poste fra le gambe.<br />
<br />
LA CRONOLOGIA DI MANETONE. KURT HEINRICH SETHE. IL PAPIRO DI TORINO. OSIRIDE DI PLUTARCO<br />
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Manetone, sacerdote egizio del periodo tolemaico (IV secolo a.C.), fa iniziare la storia delle dinastie egizie al 30.544 a.C. con la dinastia degli Dèi, che durò 13.900 anni e che vide Osiride come quinto sovrano. La successiva dinastia dei Semidei durò 1.255 anni; dopo di questi iniziarono i primi regni umani, guidati da una stirpe che regna per 1.817 anni, poi altri trenta re regnanorono per altri 1790 anni; poi altri dieci re governarono a Tebe per 350 anni ed, infine, l'ultimo periodo predinastico è considerato quello in cui governarono quelli che furono "gli spiriti dei Seguaci di Horus", o i "discendenti dei Seguaci di Horus", come li definisce il Papiro di Torino. In seguito ci fu il regno dei sovrani umani. Del periodo predinastico è documentato il Re Scorpione (di cui è stata trovata una mazza decorata con motivi che narrano le sue imprese) e di Narmer, di cui è nota una tavoletta in ardesia che riporta la scena del sovrano in atto di cingere la corona dell'Alto e del Basso Egitto. Purtroppo l'opera originale di Manetone, che doveva essere ponderosa, ci è nota soltanto attraverso il compendio di altri autori posteriori: Giuseppe Flavio, Sesto Africano, Eusebio di Cesarea. Secondo Manetone nell'ultimo periodo dei "Sovrani Umani" si susseguirono trenta dinastie che governarono l'Egitto per 5000 anni. Eusebio di Cesarea così riporta la cronologia completa, incluse le dinastie divine, di Manetone per la storia egizia: <br />
1) Regno degli Dei<br />
2) Regno dei Semidei<br />
3) Regno degli Spiriti venerabili<br />
4) Regno dei Sovrani umani<br />
Con il nome di Shemsu Hor erano identificati gli spiriti venerabili dei successori del culto di Horo e, come possiamo vedere nella cronologia qui sopra, furono considerati elemento di transizione dai primi due regni a quello dei sovrani umani. Kurt Heinrich Sethe, egittologo tedesco (1869-1934), che studiò a fondo la filologia egizia e i testi delle piramidi, pubblicando fra i suoi saggi " Preistoria e protoreligione degli egizi", identificò negli Shemsu Hor gli antichi sacerdoti preistorici depositari della conoscenza del culto ancestrale di Aton, i quali lasciarono nella memoria popolare un'immagine di esseri mitici e semi-divini. Un esempio di cronistoria reale che si dirama fino alle origini oscure e mitiche dei primi sovrani semi-divini è il Papiro di Torino, conservato al Museo Egizio di Torino, risalente al regno di Ramesse II (circa 1297-1212 a.C.), redatto in ieratico (scrittura sacerdotale) sul retro di un papiro già usato come registro per le tasse, ed elenca i nomi di remoti sovrani ancora venerati nei templi al tempo della sua stesura. Il papiro estende la sua cronologia oltre la I dinastia di Menes, fino ai mitici Seguaci di Horus; molti Dèi dell'Antico Egitto è probabile che fossero sovrani realmente esistiti e successivamente divinizzati; questa è la lista del Papiro di Torino riguardo il periodo predinastico: Ptah, Ra, Shu, Geb, Osiride, Seth (sovrano al quale vengono attribuiti 200 anni di regno), Horus (300 anni di regno), Thoth (3.126 anni di regno), Maat (regina dell´Alto e del Basso Egitto, sposa del dio Thot). La lunghezza degli anni di regno è probabile sia dovuta a un diverso modo di concepire il tempo a quell'epoca. Ma il quinto sovrano della dinastia degli dèi, Osiride, può essere realmente esistito? Lo storico greco Plutarco, che probabilmente fece riferimento a fonti più antiche, ce ne tramanda il mito presentandolo come un dio civilizzatore, che insegnò agli uomini l'agricoltura, l'estrazione dei metalli, la costruzione di armi per difendersi dalle belve, la convivenza, la fondazione di città, ecc...che venne poi ucciso dal fratello invidioso delle sue capacità: questo fatto è posto dalla cronologia di Manetone a 13.500 anni prima del primo faraone Menes e, dato per assodata l'abitudine di tutti i popoli antichi di divinizzare personaggi di valore, possiamo ben pensare che il mito si basi su fatti realmente avvenuti. <br />
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Foto: lista reale di Abydos, stilata sotto il regno di Sethi I, XIX dinastia, all'interno del tempio di Abydos (1270 circa a.C.).<br />
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Foto: La piccola statuetta d'avorio è un re non identificato nei suoi ultimi anni. E 'stato trovato nel cimitero reale di Abydos nel 1901 dal egittologo inglese Flinders Petrie. Anche se misura 12 cm di altezza si vede chiaramente un vecchio uomo sorridente con la schiena curva. Egli indossa una fantasiosa veste a scacchi per la sua festa di Hebsed, un giubileo normalmente tenuto dopo circa 30 anni di regno, e successivamente ogni tre anni almeno nel periodo successivo. Si ritiene che questa statuina rappresenti il re di quella che viene considerata la Prima Dinastia, possibilmente Re Ka. 3.100 a.C.<br />
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PROTOCITTA' DI ABYDOS, NAQADA O NEKHEN, THINIS. LA DINASTIA 0. LA DINASTIA 00. LA PIETRA DI PALERMO. I SOVRANI SEGUACI DI HORUS: NY-HOR, HAT-HOR, PE-HOR, HEDJ-HOR, HIRJ-HOR, KA, IL RE SCORPIONE, NARMER. <br />
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Le più antiche tombe dei sovrani predinastici "Seguaci di Horus", appartenenti alla dinastia 0, sono state rinvenute nel sito di Abydos, in Alto Egitto, dove si trovano i geroglifici indicanti una lista reale che comprende 76 nomi di sovrani e incisa su una parete del tempio di Seti I. La città di Naqada (chiamata anche Nubt, o città dell'oro) fra l'Alto e il Basso Egitto, nei pressi di Tebe, fu la città dalla quale si propagarono i primi impulsi per l'improvvisa nascita della civiltà egizia, a partire dal 4.000 a.C. circa; si suddivide in tre fondamentali periodi: <br />
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Naqada I - Cultura Amratiana (4.000 a.C.- 3650 a.C.)<br />
Naqada II - Cultura Gerzeana (3650 a.C.- 3300 a.C.)<br />
Naqada III - Cultura Semainiana (3300 a.C.- 3060 a.C.)<br />
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Il periodo di Naqada I si distingue per una maggiore differenziazione dei ruoli sociali e complessità nell'organizzazione di quest'ultimi, al principio della sedentarietà assieme alla straordinaria velocità con cui i villaggi neolitici, fino a quel momento disgiunti, furono nel primo periodo di Naqada uniti in una superiore organizzazione sociale. Questo diede inizio all'istituzione di potenti èlite regionali, documentate dai corredi raffinati trovati in alcune tombe del periodo amratiano. Per una lunghezza di circa tre chilometri, poco lontano dai campi coltivabili si trovano un certo numero di cimiteri e insediamenti, i morti erano sepolti in buche ovali e in posizione fetale, con corredi di vasi e statuine femminili; le case erano costruite in mattoni di fango; le ceramiche erano costituite da vasi dipinti con disegni stilizzati in ocra rossa su fondo chiaro, manufatti tipici della cultura badara nativa della regione. Nel periodo di Naqada II si sviluppò velocemente la capacità di lavorare la pietra dura e quella duttile; in questo periodo le tombe si arricchiscono e si ampliano fino a contenere più persone, viene costruito quello che sembra un palazzo reale in mattoni di fango e la fortificazione della città. Nel periodo di Naqada III emergono le prime forme di scrittura ed è un periodo noto per i suoi famosi vasi cilindrici; in questo periodo fanno la loro comparsa le prime forme di organizzazione in staterelli indipendenti governati ognuno dal proprio ceppo dinastico dominante in perenne guerra fra di loro: queste furono le dinastie 0, tramutate nel tempo in soggetti mitici, come il Re Scorpione, Iry-Hor, Ka e Narmer; di questi sovrani il vincitore fu Narmer, che per primo riuscì ad unire il Basso e l'Alto Egitto sotto l'egida di un unico regno e che fu considerato come il primo vero faraone dell'epoca Tinita, cioè quella in cui la sede reale si trovava a Thinis, in Alto Egitto, poco distante da Abydos. Ma chi erano gli appartenenti a queste prime èlite dominanti e a cosa fu dovuta la veloce nascita della civiltà egizia? Sulla pietra di Palermo (una lastra di basalto frammentaria, custodita al museo di Palermo, risalente alla V dinastia: 2500-2350 a.C.) sono elencati i nomi dei re delle prime dinastie. Nonostante sia mancante la parte superiore della Pietra, quella con le dinastie mitiche più antiche, vengono riportati i nomi dei sovrani Ny-Hor, Hat-Hor, Pe-Hor, Hedj-Hor e di suo padre Iry-Hor (la cosiddetta “dinastia zero”, ultima fase del Predinastico); tutti questi sovrani, le cui gesta si persero nelle nebbie del tempo, vennero successivamente divinizzati, elevandoli a simboli e identificandoli con i fenomeni naturali; esempio fra tutti quello del sovrano Hat-Hor che verrà trasformato nella dea Hator. Ultimo sovrano della dinastia 0 documentato e forse ultimo re di Nekhen fu Horo Scorpione, o Re Scorpione, Seguace di Horus conosciuto soprattutto per la testa di mazza che lo rappresenta accanto al simbolo di uno scorpione. Questo è l'unico sovrano della dinastia 0 di cui si possono conoscere le gesta ed il suo tentativo di unire il Basso e l'Alto Egitto prima della riuscita dell'impresa da parte del suo successore Narmer. Alcuni studiosi ritengono che Re Scorpione e Narmer siano la stessa persona. Ka-Hor fu il padre del Re Scorpione, del quale sono state trovate iscrizioni perfino in Israele e, secondo la leggenda, Ka apparve in sonno al figlio Horo-Scorpione preannunciandogli l'unificazione dell'Egitto e la conquista di terre lontane: in seguito il re Ka-Hor venne identificato con il corpo astrale (Ka) di ogni defunto e divinizzato, come tutti i personaggi importanti di ogni dinastia.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-OdkIpMvY4_g/UxMAq_BQfWI/AAAAAAAANk8/g9lUX98MJZ0/s1600/mazzarescorpione.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-OdkIpMvY4_g/UxMAq_BQfWI/AAAAAAAANk8/g9lUX98MJZ0/s1600/mazzarescorpione.jpg" height="320" width="285" /></a></div>
Testa della mazza in calcare celebrante le gesta di Re Scorpione, monarca della cosiddetta Dinastia 0 dell'Antico Egitto, conquistatore e primo monarca dell'Alto Egitto (3250 a.C.). La mazza qui raffigurata proviene dal sito di Hieracompoli (la città del falco secondo il nome grecizzato) la prima città egizia da cui venne diffuso il culto di Horus, che poi divenne il dio dominante in epoca storica e dinastica. La scena predominante rappresenta il re in atto di celebrare la conquista dell'Alto Egitto: il contesto è pacifico e costruttivo; il re è rappresentato con un perizona da cui pende, sul retro, una coda d'animale, sul capo porta la corona bianca dell'Alto Egitto; davanti a lui compare una stella a 7 punte e uno scorpione. Il re viene rappresentato in proporzioni molto superiori rispetto a coloro che lo circondano, nello stile in comune con le raffigurazioni sumere. Infatti il re, come incarnazione di Horus, il dio-vivente, non poteva essere rappresentato al pari degli altri esseri umani. La zappa che il sovrano tiene in pugno è simbolo di fondazione, può far riferimento ai canali d'irrigazione (opere fondamentali) o alle fondamenta di edifici. Fu infatti durante il regno del Re Scorpione che venne insegnato alle popolazioni locali a sfruttare le piene del Nilo attraverso opere d'irrigazione e canalizzazione che permisero il rapido sviluppo della civiltà più evoluta del mondo antico. Anche riguardo alle sepolture avvennero dei cambiamenti importanti: alla deposizione del defunto in fosse ovali e ricoperto di pelli animali, si sostituirono prima sepolture in ceste di vimini e, successivamente, in veri e propri sarcofagi.<br />
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GUNTHER DREYER: LA SCOPERTA DELLE TARGHETTE D'AVORIO DI ABYDOS RETRODATANO L'INVENZIONE DELLA SCRITTURA<br />
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Nel 1998 l'egittologo tedesco Günther Dreyer fece una scoperta sensazionale che potrebbe davvero essere la prova dell'ereditarietà delle conoscenze egizie e di come le radici della civiltà egizia siano da porre in tempi remotissimi, di cui nemmeno gli egizi avevano più consapevolezza, se non facendosi strada fra gli enigmatici sentieri del mito, i quali potevano essere interpretati solo da pochi iniziati delle caste sacerdotali: il ritrovamento, presso la necropoli di Abydos, di etichette d'avorio riportanti geroglifici, grandi poco più di un francobollo, risalenti al 3400 a.C., secondo le analisi al radiocarbonio, praticamente tre secoli più antiche della tavoletta in ardesia raffigurante Narmer, che dovrebbe (secondo la convenzione) essere il primo unificatore dell'Egitto. La cosa straordinaria è che i segni incisi sulle targhette non sono affatto un rudimentale primo tentativo di scrittura, ma corrispondono ad un già evoluto e complesso sistema fonetico, che retrodata ulteriormente la civiltà egizia e fa sorgere spontanea la convinzione che, al pari di quella sumera (con cui condivide la maggior parte dei miti e degli stili artistici), altro non sia che la propaggine di una civiltà avanzatissima spazzata probabilmente dall'innalzamento delle acque durante la deglaciazione, molte migliaia di anni prima. Le piccole targhette, inoltre, essendo delle "ricevute" con le quali si attestava il pagamento delle tasse al faraone, recano la testimonianza che quest'ultime venivano pagate ad un re dell'Alto e del Basso Egitto e che, quindi, l'Egitto era già unificato parecchi secoli prima di Narmer e Narmer, forse, non fece altro che riportare l'ordine dopo un periodo di caos e divisioni.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-SUELDF1vQV4/UxMDkpLTlmI/AAAAAAAANlQ/NqNqzOzTkl4/s1600/300px-Abydos_Tablets.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-SUELDF1vQV4/UxMDkpLTlmI/AAAAAAAANlQ/NqNqzOzTkl4/s1600/300px-Abydos_Tablets.jpg" /></a></div>
Foto: le targhette scoperte da Gunther Dreyer di cui si parla sopra.<br />
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TEORIA DELLA RAZZA DINASTICA DI FLINDERS PETRIE. TEORIA DI JACQUES DE MORGAN. PROVENIENZA MESOPOTAMICA DELLA STIRPE DINASTICA. IL DNA DEI FARAONI DELLA XVIII DINASTIA.<br />
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L'egittologo britannico Sir William Matthew Flinders Petrie (Charlton, 3 giugno 1853 – Gerusalemme, 28 luglio 1942), rilevò dai suoi studi sugli scheletri predinastici di Naqada (che, assieme ad Abydo e Hieracompoli fu uno dei primi insediamenti della Dinastia 0) la presenza di due gruppi etnici molto diversi, uno dei quali presentava struttura ossea e capacità cranica maggiore rispetto all'altro; questa evidente differenza fece ipotizzare a Flinders Petrie che il gruppo etnico più dotato fosse il ceppo apportatore della successiva civilizzazione della Valle del Nilo. <br /> Anche se questa tesi oggi viene messa in discussione, non possiamo fare a meno di ritenerla la più valida e la più logica, considerando che delle popolazioni neolitiche, che avevano appena iniziato a forgiare i metalli più duttili, non avrebbero potuto, quasi dall'oggi al domani, erigere monumenti e complessi architettonici come quelli della prima epoca storica (vedi la piramide a gradoni di Saqqara di Zoser, nata dal genio di Imhotep)) e sarebbe folle pensare che non ci fosse stato, come afferma la versione di Petrie, un'intervento da parte di una popolazione straniera, la quale fondò le prime dinastie egizie sotto l'egida del culto di Horus, culto alla base di ogni sapere e percorso iniziatico tramandato da generazione in generazione da migliaia di anni prima di rivelarsi come la confraternita dei Seguaci di Horus, che fondò il suo luogo di culto in epoca dinastica a Eliopoli (Onnu in antico egizio, On nel testo biblico) nel 2.900 a.C., sul delta del Nilo. L'importazione di una cultura più evoluta da parte di invasori, che dovevano provenire dalla Mesopotamia, è attestata da Petrie soprattutto per quel che riguarda i ritrovamenti, nelle tombe neolitiche e predinastiche, di manufatti in stile chiaramente mesopotamico e riproducente i simboli e le tipiche iconografie sumere arcaiche. Il comune ceppo mesopotamico della civiltà egizia e sumera, si può notare, fra gli altri esempi, dai bassorilievi della paletta litica di Narmer, con due leoni dal lungo collo formanti un anello e posti frontalmente l'uno all'altro, circondati da personaggi dall'evidente stile sumero; dai sigilli cilindrici e da numerose figure predinastiche su roccia raffiguranti imbarcazioni. In effetti, nel primo periodo dinastico, difficilmente si possono distinguere i manufatti sumeri da quelli egizi, così tanto simili fra loro da attestare un'inequivocabile origine comune. Il discorso si amplierebbe infinitamente se ci dovessimo inoltrare ulteriormente addietro nel tempo per ipotizzare l'origine del popolo o gruppo etnico che fondò le prime civiltà a noi conosciute, anche alla luce delle nuove scoperte archeologiche come quella di Gobekli Tepe, in Turchia, un tempio risalente a 13.000 anni fa alla fine di quella che viene considerata come era paleolitica. A Gobekli Tepe, nonostante 6000 anni separino questo tempio dalla comparsa della civiltà egizia, sono raffigurate iconografie che fanno pensare a quelle tipiche dei culti egizi e sumeri: il serpente, il leone, e poi quella inquietante stele con figure simili a geroglifici dove si nota un falco simile all'icona di Horus. Horus, infatti, in epoca preistorica, era un dio della caccia e perciò veniva rappresentato in forma di falco, solo successivamente il suo culto venne elevato a culto solare e lunare, per ipostasi, considerato essere il sole e la luna due delle manifestazioni divine gerarchicamente più alte; infatti la luna era considerata come l'occhio sinistro di Horus, ma di questo parleremo in seguito. Dunque, da ciò possiamo dedurre che anche i Seguaci di Horus non fossero scaturiti dal nulla, ma a loro volta, facessero parte di un'ulteriore più antico retaggio culturale di cui erano custodi, che affondava le sue radici nella preistoria, più precisamente, in quella che noi consideriamo era paleolitica. Secondo Flinders Petrie, infatti, la cultura nativa dei Badari sviluppata in Egitto dal 4000 al 5000 a.C. (basata sull'agricoltura e caratterizzata dai primi manufatti in rame e in maiolica), fu soppiantata da conquistatori migrati dall'area mesopotamica, portatori di conoscenza superiore, successivamente organizzati in caste dinastiche poste alla guida delle comunità, identificate come discendenti dei figli di Horus, e in seguito all'unificazione dell'Egitto divenute le prime dinastie faraoniche. L'egittologo inglese David Rohl, ex direttore dell'ISIS (Institute for the Study of Interdisciplinary Sciences), e l'archeologo Michael Rice ritengono ineccepibile la tesi di Flinders Petrie sulla razza dinastica e sull'origine mesopotamica delle prime dinastie; Rohl, nel suo libro "Genesis of civilization", così scrive: "esistono poche prove che attestino l'esistenza di un re e dei suoi rituali molto prima dell'inizio della prima dinastia; nessun segno del graduale sviluppo della lavorazione del metallo, dell'arte, dell'architettura monumentale e della scrittura – criteri che definiscono l'inizio delle civiltà. Molto di quello che sappiamo dei faraoni e della loro complessa cultura sembra derivare da un lampo di ispirazione". Tra le altre cose, Rohl ritiene come prova indiscutibile dell'origine mesopotamica della civiltà egizia le facciate architettoniche a nicchie dei periodi predinastici, poichè è impossibile la comparsa contemporanea di un elemento così importante in due luoghi relativamente lontani senza una relazione fra loro. Oltre alle divinità, simili sia in Egitto che in Mesopotamia, ci sono i luoghi leggendari dai nomi simili: in Egitto il luogo della creazione era chiamato "Isola di Nun" ed era circondato dalle acque dell'oceano primordiale "Nun", la cui paredra femminile era Nunet; il nome sumero del luogo d'origine, Eridu, prima patria di Enki, si chiamava anche Nun Ki. Osiride corrisponde al dio sumero Asar e la pronuncia "Osiride" corrisponde alla grecizzazione del nome Asar. Gli dèi lunari corrispondono alle divinità più antiche presso ogni cultura, essendo il culto lunare il primo ed ancestrale culto dell'umanità, e sumeri ed egizi condividevano proprio le carattersistiche di questi due elementi, rispettivamente il dio sumero della luna Sin e il dio egizio della luna Thot, dalle caratteristiche talmente simili che l'egittologo Sir Wallis Budge affermò: “La somiglianza tra i due Dei è troppo forte per essere accidentale…sarebbe sbagliato ritenere che gli egizi lo mutuarono dai sumeri o i sumeri dagli egizi, ma si potrebbe avanzare l’ipotesi che le classi colte di entrambi i popoli acquisirono i sistemi teologici da una fonte comune ma estremamente antica”. La stirpe dinastica ipotizzata da Flinders Petrie e non solo da lui, dovette essere comunque indoeuropea viste le caratteristiche etniche delle mummie dei faraoni e dei dignitari delle dinastie classiche dell'Antico Egitto. Nel 1907 in Egitto venne innalzato il livello della diga di Assuan nel sud del Paese inondando ettari di terreno in cui si trovavano molte necropoli nubiane; lo studioso Sir Grafton Elliott Smith riuscì a prelevare alcune mummie e dopo averle esaminate riscontrò una grande differenza dalle caratteristiche antropomorfiche degli abitanti della Nubia o del resto dell'Egitto, perchè la forma del cranio era diversa, la statura non era di molto maggiore, ma il naso era molto più stretto, più lungo ed appuntito, si trattava di persone di etnia "caucasica" ed erano bianchi di pelle e biondi di capigliatura. Questo bastò ad Elliott Smith per concludere che quell'etnia nordica, probabilmente, come diceva Flinders Petrie, proveniente dalla Mesopotamia, doveva essere quella dei fondatori della civiltà egizia. <br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-_58cwVxjvOU/UxMGkD7ZE7I/AAAAAAAANlo/NMBKtaYxwrQ/s1600/chefren.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-_58cwVxjvOU/UxMGkD7ZE7I/AAAAAAAANlo/NMBKtaYxwrQ/s1600/chefren.jpg" height="320" width="251" /></a></div>
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Foto: il faraone Khefren-Hor, dal 2575 al 2535, IV dinastia, rappresentato come incarnazione di Horus nella sua statua in diorite: altezza 1 metro e 68 cm., proveniente dal tempio a valle della piramide di Giza. Il dio Horus in forma di falco viene rappresentato sullo schienale del trono, dietro la testa del re, visibile solo di profilo e invisibile a chi guarda frontalmente la statua, per indicare l'essenza occulta della realtà, l'invisibile che regge il visibile. Il re è raffigurato nella sua essenza divina ed eternamente giovane, secondo il canone che, a partire da questa dinastia, seguirà l'arte egizia classica.</div>
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IL DNA DELLE MUMMIE EGIZIE<br />
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Le analisi del DNA sulle mummie della XVIII dinastia egizia (XVI, XV e XIV secolo a.C) presentano come risultato l'appartenenza di questi faraoni al gruppo sanguigno di tipo A, relativo alle caratteristiche etniche di pelle chiara, occhi azzurri e capelli biondi. Non è per caso che quasi tutti gli individui mummificati appartenenti alla classe dominante del periodo arcaico e classico dell'Antico Egitto appartengano a questo ceppo, contraddistinto ed isolato dalla popolazione nativa che invece apparteneva al gruppo 0, come la maggior parte degli egiziani odierni, anche se, com'è ovvio, quest'ultimi nulla hanno a che vedere con la civiltà egizia. Infatti non possono sfuggire le caratteristiche fisiognomiche ed i capelli biondi o rossicci delle mummie di regine, faraoni e altri individui sconosciuti appartenenti alle classi elevate dei periodi più floridi della civiltà egizia; basti pensare alla mummia di Ramses II, di Hashepsut, di Nefertari, di Yuya e di sua moglie, del bambino sconosciuto della tomba KV 35 con il tipico ciuffo dell'infanzia, per non parlare del bellissimo Tuthmosi IV, solo per elencarne alcune. L'egittologo inglese Brian Walter Emery così scrisse: "verso la fine del IV millennio a.C. il popolo noto come "Seguaci di Horus" ci appare come un'aristocrazia altamente dominante che governava l'intero Egitto. La teoria dell'esistenza di questa razza è confortata dalla scoperta, nelle tombe del periodo pre-dinastico, nella parte settentrionale dell'Alto Egitto, dei resti anatomici di individui con un cranio e una corporatura di dimensioni maggiori rispetto agli indigeni, con differenze talmente marcate da rendere impossibile ogni ipotesi di un comune ceppo razziale. La fusione delle due razze dev'essere avvenuta in tempi tali da essere più o meno compiuta al momento dell'Unificazione dei due regni d'Egitto". In particolare le caratteristiche fisiognomiche e la forma allungata del cranio di Akhenaton, corrispondono ai caratteri predinastici rilevati da Emery. Ma sembra che un filo rosso comune attraversi l'intero pianeta legando i destini di civiltà che non dovrebbero essersi mai conosciute; è un fatto, ad esempio, che si siano trovate tracce di piante di origine sudamericana, come la cocaina e il tabacco, fra i capelli di mummie egizie appartenenti alla XVIII dinastia. Mummie inca conservate al British Museum presentano le medesime caratteristiche: gruppo sanguigno di tipo A e aspetto nordico indoeuropeo. Perfino i patriarchi del popolo ebraico vengono descritti, nelle Sacre Scritture, come individui biondi dalla pelle bianca. Caratteristica della tribù israelitica discendente dal quinto figlio di Giacobbe, Dan, era proprio l'allungamento del cranio che veniva praticato per i figli dei nobili, come presso molte civiltà e popoli antichi; infatti questa pratica si trova ovunque, dall'Africa, all'America, all'Asia, ed era attuata per far apparire l'illusione di una maggior capacità cranica. Il dio-creatore della tradizione inca si chiamava Viracocha e veniva descritto come un essere biondo, dalla pelle bianca e con una folta barba: caratteristica quest'ultima, estranea ai popoli amerindi la cui particolarità etnica esclude la crescita di peluria sul viso. Nel cimitero di Chaucilla, in Perù, sono state trovate mummie risalenti ad appena 1000 anni fa, ma con capelli rossi e caratteristiche caucasiche: che si tratti dei discendenti di questo antico popolo civilizzatore? Si potrebbero fare innumerevoli altri esempi che, però, distoglierebbero la nostra concentrazione sull'argomento dei Seguaci di Horus.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-cDuoSdM99fY/UxMHiYB1-RI/AAAAAAAANlw/GxJAPt5kEoA/s1600/Thutmosis+IV.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-cDuoSdM99fY/UxMHiYB1-RI/AAAAAAAANlw/GxJAPt5kEoA/s1600/Thutmosis+IV.jpg" height="320" width="288" /></a></div>
Foto: mummia di Thutmosi IV, XVIII dinastia, incoronazione: 1398 a.C.<br />
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LA TEORIA DI SIR ALFRED COMYN LYALL SULL'ELEVAZIONE A DIVINITA' DI ANTENATI EROICI IN TUTTE LE CULTURE ANTICHE. <br />
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Sir Alfred Comyn Lyall (1835–1911), storico letterario e poeta inglese, confutò le teorie sostenute dai filologi Alvin Boyd Kuhn e Max Müller, secondo cui gli stessi eroi tribali, al pari di quelli di Omero, erano degli antichi miti solari incarnati in leggende; cosa che ci pare di per sè assurda, ritenendo molto più valida la tesi di Alfred Lyall che, al contrario e più logicamente, considerava invece i miti solari come divinizzazioni di eroi o personaggi che si sono particolarmente distinti in epoche remote, lasciando di sè un ricordo nella coscienza collettiva che si è progressivamente evoluto, fino alla sua apoteosi che identifica il carro solare (comune in quasi tutte le culture antiche) con le qualità più pregevoli di personaggi di cui nei secoli e nei millenni si è annebbiato il ricordo storico. Alfred Lyall dimostra come molte divinità indiane del Rajastan non fossero altro che eroi realmente esistiti molti secoli prima della loro divinizzazione. Infatti non dovremmo mai pensare che miti e leggende antiche siano scaturiti dal nulla o dovuti al semplice bisogno di adorare i fenomeni naturali, questi sono percorsi semplicistici. La tesi di Alfred Lyall può essere applicata anche all'Egitto per quel che riguarda i Seguaci di Horus e la reale esistenza, in tempi remotissimi come quelli indicati da Manetone nella sua cronologia, di un re chiamato Osiride, che sarebbe, secondo la cronologia di Manetone, il quinto re della dinastia degli dèi risalente a più di 30.000 anni fa; e gli scritti di Manetone, che non era certamente un fantasticatore, ma un sacerdote tolemaico con una grande responasabilità storica, attingevano a fonti più antiche che sono andate perdute. La genealogia del culto di Horus affonda le radici, come ogni altro culto iniziatico legato alla conoscenza, nella preistoria o, almeno, ad epoche la cui storia ci è ancora sconosciuta, sepolta dai millenni molto prima che le nostre civiltà sorgessero appena (si fa per dire) 5000 anni fa.<br />
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Foto: testa del falco Horus, resto di una statua cultuale; VI dinastia; 2200 a.C.; altezza m.0,353; proveniente dal tempio di Hierakompolis.<br />
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GENEALOGIA DEL CULTO DI HORUS. LA CITTA' PREDINASTICA DI NEKEN, LE ANIME DI NEKEN. IL DIO DELLA CACCIA PREISTORICO. RE HORO SCORPIONE.<br />
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Infatti il dio Horus, in epoca preistorica, era un dio della caccia, per questo viene personificato come un falco antropomorfo, o un uomo con la testa di falco. Questo fa pensare alle molte rappresentazioni preistoriche di divinità con corpo umano stilizzato e testa di rapace o uccello, vediamo per esempio quella della Sala dell'Uomo Morto della caverna di Lascaux, dove l'uomo con testa d'uccello allineato idealmente alla costellazione dei Gemelli, probabilmente raffigura l'anima che, al pari del volo di un uccello, trasmigra e si trasforma; la coincidenza strabiliante sta nel fatto che lo Zodiaco di Dendera, ufficialmente datato al periodo romano ma da molti considerato risalente al 4000 a.C., riporta il falco di Horus appollaiato su una pertica sotto la costellazione dei Gemelli e, guarda caso, sotto la figura dell'uomo-uccello di Lascaux che forse delinea la costellazione dei Gemelli c'è la rappresentazione di un uccello appollaiato su una pertica. Solo una coincidenza? 11.000 anni separano la civiltà egizia che noi conosciamo dalle pitture di Lascaux, ma sappiamo che le figure ibride uomo-uccello si sono protratte fino al Neolitico e verosimilmente la loro insistenza racchiude un messaggio non ancora decifrato, o decifrato solo superficialmente da quel che lascia trapelare l'apparenza esteriore del culto, quella fruibile dalle masse; la vera essenza del culto di Horus rimaneva invece, attraverso i millenni, rivelata e custodita dagli iniziati della sua confraternita. L'essenza del dio Horus, prima della sua decadenza a culto prettamente solare nel periodo dinastico, incarnava l'ipostasi dei molteplici aspetti della realtà, che risiedevano al di là dello spazio e del tempo. Nell'Antico Egitto Horus era il patrono della città di Nekhen, successivamente chiamata in greco HIeracompolis (città del falco) e Horus fu in effetti la prima divinità nazionale conosciuta, rendendo Nekhen un fulcro per il passaggio dell'Egitto all'era dinastica e città di primaria importanza in epoca arcaica e predinastica, sede dei Seguaci di Horus; le sue rovine furono esaminate dagli archeologi James Edward Quibell (1867 – 1935) e Frederick William Green (1869 – 1949) fin dal XIX secolo. A Neken fu trovata la tavoletta di Narmer, recante il cartiglio con il nome di Narmer, il faraone unificatore dell'Alto e Basso Egitto, oltre alla mazza cerimoniale del Re Horo Scorpione, che, come tutti i faraoni delle prime dinastie, era un Seguace di Horus ed apparteneva alla cosiddetta Dinastia 0. La città divenne famosa per la conquista del Basso Egitto da parte di quelli che venivano denominati "Le anime di Nekhen", ovvero i Seguaci di Horus. Nel 1887 Flinders Petrie scoprì l'antico abitato di Nekhen ed una necropoli risalente al protodinastico.<br />
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IL MITO DI HORUS<br />
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Horus in antico egizio significa "Il Lontano" e veniva pronunciato Heru, essendo Horus una forma latinizzata del nome. La più antica versione del mito di Horus si trova nei Testi delle Piramidi e racconta che Iside, dopo aver ricomposto il corpo di Osiride ucciso e fatto a pezzi da Seth, non ritrovò il membro del dio e lo sostituì con uno di legno, concependo con questo Horus. Osiride sarà destinato a rimanere in stato vegetativo rappresentando l'essenza della morte e della rinascita attraverso i cicli stagionali della vegetazione. Dopo il concepimento Horus bambino sarà vittima del morso di uno scorpione inviato nella sua culla da Seth. Iside trova il figlio morto e dopo aver invocato il dio Ra ne ottiene l'aiuto: il dio arresta il suo carro solare per farvi scendere Thot che resusciterà il bambino, trasmettendogli l'energia di Ra. Da adulto Horus affronterà Seth e nella lotta quest'ultimo gli strapperà un occhio. Horus cerca il suo occhio ridotto in pezzi, glielo ricompone Thot, dio della luna, della sapienza, della scrittura, della magia, e lo reinserisce nell'orbita vuota. Horus strappa i genitali di Seth, successivamente dona l'occhio ritrovato ad Osiride suo padre completando il ciclo della rinascita.<br />
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Foto: il faraone fra gli dèi Horus e Anubi in un affresco egizio.<br />
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ORIGINI DEL CULTO DI HORUS. IL DIO DELLA CACCIA. LA RIVELAZIONE DI AKHENATON. HARPOCRATE TOLEMAICO. NEB E LA DIVINA FENICE. LA GRANDE ANIMA NASCOSTA<br />
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Il mito di Horus conosce moltissime versioni, fra cui quella sopra esposta, che è la più antica, e la sua essenza più profonda usa le metafore agrarie dei cicli della natura per comunicare in forma simbolica il cammino iniziatico dell'Uomo-dio: il potere della conoscenza, dell'evoluzione e della trasformazione, che si collega al mito, presente in quasi tutte le culture antiche, dell'Uomo divinizzato, ovvero della massima realizzazione delle potenzialità umane, fino ad abbracciare ogni aspetto dell'esistenza. Per capire gli antichi miti, e in questo caso il mito di Horus, dobbiamo essere consapevoli del fatto che essi racchiudono, sotto forma di simboli e leggende, la mèta più alta che l'umanità è portata a raggiungere attraverso il suo percorso iniziatico, comprese le moderne scoperte scientifiche che amplificano la nostra percezione dell'universo. Il classico simbolo egizio dell'occhio raffigurante colui che tutto vede, generalmente attribuito al dio Ra, ha origini predinastiche e originariamente era identificato come l'occhio di Horus. L'essenza originaria di Horus doveva essere quella di dio della caccia, così come era concepito in epoca preistorica e neolitica, ed era considerato come una divinità dal duplice aspetto di divinità lunare e solare allo stesso tempo. Infatti l'occhio destro di Horus rappresentava il sole, quello sinistro, perso durante la lotta contro Seth, rappresentava la luna. Questa sua dualità era dovuta alla consapevolezza dell'unica fonte divina da cui promana ogni fenomeno. "Harpopcrate" era la versione greca di Horus, rappresentato generalmente come un bambino seduto con un dito sulle labbra, a simboleggiare il segreto iniziatico della via di Horus. Sulla stele di Metternich, del IV secolo a.C., sono riconosciuti i simboli del cammino di trasformazione: in essa si rivela il messaggio della Grande Anima Nascosta che soprintende ai fenomeni del sole e della luna; dietro ogni fenomeno, soprattutto "sole e luna", si nasconde la sua vera essenza, l'essere in sè; mediante la palingenesi, o rinnovamento periodico dell'universo e dell'uomo, questa grande Anima prima si manifesta sotto forma di falco, poi di scarabeo, infine si trasmuta nella divina Fenice, simbolo di rinascita, che dimora nei due occhi di Horus. Il culto di Horus era originariamente un culto monoteistico, inteso nel senso che incarnava entrambi i principi maschile e femminile nella loro unione primordiale; esso rinacque per poco tempo rivelandosi nel culto di Aton istituito da Akenaton: Aton, infatti, incarnava entrambi i principi al pari di Horus e il suo monoteismo non era inteso a rinnegare il pantheon degli dèi egizi, ma racchiudeva egli stesso nella sua essenza ogni aspetto che gli altri dèi rappresentavano separatamente, ed il sovrano, Akenaton, era la sua incarnazione terrena. L'eresia di Akenaton fu dunque una rivelazione, un tentativo di riconsegnare nelle mani del faraone l'unico ruolo di re-dio, che il potere del clero e della nobiltà avevano cancellato, perchè questo era l'unico modo per evitare il formarsi di classi che si tramandavano il potere per legame di sangue e il formarsi di un autoritaritarismo di casta di stampo medievale: il re, in epoca arcaica, era infatti il garante dell'uguaglianza e della giustizia ed il suo potere non assolveva interessi egoistici, ma consisteva nel proprio sacrificio per il bene comune. Ma, dopo la caduta in disgrazia dei clero di Amon, l'accentramento del potere nelle mani del sovrano fu avversato e combattuto da nobili e clero, e per questo Akenaton venne rinnegato nelle epoche successive e si cercò perfino di cancellare le tracce della sua esistenza e delle sue opere. Il culto dell'unico dio che includeva entrambi gli aspetti dell'esistenza fu il motivo per cui Akenaton veniva raffigurato in forma androgina, come venne raffigurato allo stesso modo, dopo la sua divinizzazione, l'architetto Imhotep per indicare l'uomo evoluto che ha trovato sè stesso nella propria unità. Akhenaton era considerato l'incarnazione di un dio; Zahi Hawass chiarisce in questo modo: “Le poesie dicono di lui: ‘tu sei l’uomo, e tu sei la donna’. Ecco perchè gli artisti mettevano l’immagine di un uomo e di una donna nel suo corpo”; il faraone eretico svelava in questo modo le caratteristiche maschili e femminili unite nel primordiale dio creatore dell'universo Horus-Ra-Aton, e gli artisti iniziati che lo raffiguravano volevano in questo modo svelare la mèta dell'Uomo-dio. Questo faraone fu senz'altro una delle menti più illuminate della storia umana e l'aspettodelle sue raffigurazioni, così intrigante, fa pensare all'esasperazione della dolicocefalia presente in moltissime civiltà e popolazioni antiche, che deformavano il cranio dei neonati per ottenere una forma simile e, probabilmente, assomigliare ad un gruppo etnico scomparso, dalla cultura superiore: che di questo gruppo etnico facessero parte i Seguaci di Horus? Certo è che essi furono i fondatori della civiltà egizia ed Akhenaton era probabilmente un loro diretto discendente.<br />
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Foto: bassorilievo raffigurante una scena familiare con Akhenaton, Nefertiti e le figlie (XVIII dinastia, 1350 circa a.C.).<br />
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NEKHEN E BEHDET. SEKHET HOR: LA DEA ALBERO. LE ANIME DI PEH E NEKHEN. EMILE CHASSINAT. ELIOPOLI E I SUI SACERDOTI SALVANO L'ANTICA CONOSCENZA. IL VIAGGIO DEL FARAONE DEFUNTO<br />
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In epoca preistorica c'erano molti più falchi di quanti non ce ne fosserto in epoche successive e, certamente, questo rapace abile nella caccia che si librava nel cielo fino a raggiungere altezze sorprendenti, doveva impressionare molto le popolazioni, che finirono per identificare in lui il valore dei più abili cacciatori prima, per poi elevarne il simbolismo a più profondi significati esoterici. "Il Lontano" si addice molto come nome di un uccello che si librava a simili altitudini; Horus veniva identificato come il volto del cielo, il cui occhio destro era il sole e l'occhio sinistro la luna. E' sempre stato difficile per gli esperti riuscire a capire se il culto di Horus fosse originario dell'Alto o del Basso Egitto, si sa che i luoghi di culto più antichi furono Nekhen (nel sud dell'Egitto) e Behdet, al nord nel delta occidentale del Nilo, vicino all'antica città di Imaret, "la città degli alberi", che in epoca predinastica era centro del culto di Sekhet Hor, una dea albero che, secondo il mito, si era tramutata in una vacca per proteggere Horus bambino in una delle interpretazioni della dea HatHor. Fu proprio a Behdet che Horus iniziò ad essere immaginato con forme antropomorfe, da falco a uomo con testa di falco, munito di arco e frecce e denominato Horo Behedeti. Nekhen si trovava nell'Alto Egitto (sud) a circa 80 km. da Luxor e fu anch'esso uno dei primi insediamenti predinastici in cui comparve il culto del falcone e rimase un centro molto importante in epoca dinastica, fino al Nuovo Regno, diventando capitale del terzo Nomo. Nel lato interno del muro di cinta del tempio di Horus a Idfu sono raffigurate in processione tre figure antropomorfe con testa di sciacallo, note come "Le Anime di Nekhen" e rappresentanti evidentemente i primi re della città; altre figure con testa di falco precedono queste, denominate "Le Anime di Pè": Pè significa "seggio", "trono" dove si presume fosse collocata la residenza dei re del Basso Egitto, sul delta del Nilo. La cosa sorprendente è che il dio originale della città di Nekhen non era Horus, ma Nekheni: un falcone con la testa adorna di due lunghe piume, la cui testa d'oro predinastica fu trovata nel 1898 dall'archeologo James Quibell; in seguito i greci chiamarono la città "Hieracompolis", "la città del falco". Che si sia espanso dall'Alto o dal Basso Egitto (e su questo ci sono due correnti di pensiero fra gli studiosi) il dio Horus era, già prima dell'unificazione dell'Egitto, il dio regale per eccellenza e divinità protettrice di entrambe le famiglie del nord e del sud. Dopo l'unificazione del Paese per mano dei Re Scorpione e di Narmer, re del nord, che inglobarono il sud al loro regno, il faraone venne eletto a incarnazione di Horus, divenendo così "il Dio Vivente". Un'altra denominazione del faraone era "Horo d'Oro" e mostrava il falco seduto sul simbolo geroglifico dell'oro: è possibile che questa sia la celebrazione della vittoria dei Seguaci di Horus sui Seguaci di Seth, il cui centro di culto era Nubt (Ombos) nell'Alto Egitto (sud) fra Edfu e Aswan, ed era denominata, appunto, "la città dell'oro". Nonostante Horus fosse il più antico dio dell'Egitto, dopo non molto tempo, 1.570 circa a.C, la sua essenza di dio specificatamente "celeste", che incarnava l'idea di infinito e di completezza, venne fusa con quella prettamente solare di Ra, identificando la "porta" cosmica del sole come la più alta rappresentazione di "passaggio ad un livello superiore di esistenza"; il tempio di Eliopoli, dov'era adorato Ra-Hor-akhti (Ra e Horo dai due orizzonti) conobbe la sua massima floridezza durante il regno di Ramesse II (XIII secolo a.C.). A Eliopolis Horus non fu più dio solare, ma aveva solamente il ruolo di figlio di Iside e Osiride, protetto da Iside finchè fu abbastanza grande da poter rivendicare il trono d'Egitto. In questa veste ebbe molti ruoli e relativi nomi, fra cui quello greco tolemaico di Harpocrate, che veniva raffigurato come un bambino con il ciuffo dell'infanzia e il dito sulle labbra. Osiride e Horus: padre e figlio erano rappresentazione di un unica essenza divina, ma Osiride era destinato per sempre all'oltretomba e Horus, il figlio, a salvare la sua vista ogni anno donandogli l'occhio sinistro strappatogli da Seth, cosicchè resuscitasse sè stesso e la natura; fu per questo che il faraone in vita era l'incarnazione di Horus, mentre il faraone defunto, nel suo viaggio verso l'oltretomba, diveniva Osiride, in attesa della resurrezione; non era necessario che il successore del faraone defunto fosse imparentato con lui o ne fosse il figlio biologico, ma ne diventava "figlio" automaticamente dopo essersi preso cura di seppellire il sovrano dceduto. I templi eretti in epoca tolemaica, sotto il dominio macedone, erano preposti dai sacerdoti egizi alla preservazione della memoria del sapere, della cultura e dei messaggi di conoscenza di questa antica e superiore civiltà egizia, perciò essi si presero particolarmente cura di fregiarne, dipingere, scolpire tutte le informazioni possibili, con particolare ansia che non fossero perdute, attraverso geroglifici e iscrizioni ieratiche che trascrivessero i contenuti dei rotoli di papiro che potevano essere distrutti nel tempo e dei miti tramandati oralmente di generazione in generazione. Nell'enorme tempio di Edfu ogni parete e pilastro sono ricoperti da incisioni corsive appositamente complicate, per fare in modo che solo pochissimi potessero leggerne il contenuto, allo scopo di preservare allo stesso tempo i segreti del tempio; della loro parziale interpretazione si occupò l'egittologo francese Emile Chassinat (1868-1948).<br />
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Foto: La statua in legno del faraone Auibra Hor-Hotepibtawy, XIII dinastia, Medio Regno, scoperta a Dashur e risalente circa al 1340 A.C., mostra sulla testa il corpo astrale del sovrano "Ka": gli occhi sono lenti molate di durissimo quarzo, che dona loro una straordinaria lucentezza e vitalità, un vero e proprio capolavoro perché la comunità accademica non pensava che gli egizi detenessero queste eccezionali conoscenze tecniche per modellare il quarzo (che invece, evidentemente, avevano). Caratteristiche: Scultura in legno ad intaglio con intarsi di pietre dure e rivestimenti in lamina d'oro, altezza: 170 cm., esposta al Museo Egizio del Cairo.<br />
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L'OCCHIO DESTRO E L'OCCHIO SINISTRO DI HORUS<br />
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Qual'è il significato profondo degli occhi di Horus: quello sinistro lunare perso nella battaglia contro Seth e quello destro come simbolo solare? La leggenda dell'occhio sinistro di Horus nasconde il segreto del cammino iniziatico: l'occhio destro, identificato con il sole, è l'occhio divino, l'occhio sinistro raffigura l'occhio umano, ipostasi dell'anima ancora in cerca della sua completezza. Nel Libro dei Morti, cap.LXVI si legge: “ Io sono Horus, il figlio primogenito di Osiride, che dimora nel mio occhio destro. Giungo dal cielo e rimetto Maat (la Dea della verità e della giustizia) nell’occhio di Ra (il Dio Sole)”,che, per gli egiziani, è il sinistro. La riconquista della vista vera, o della vera consapevolezza si raggiunge seguendo le leggi di Maat, personificazione dell'equilibrio cosmico e della giustizia, allora l'occhio sinistro di Horus ritroverà la sua collocazione e l'Uomo-Dio sarà realizzato, restituendo perciò l'occhio ritrovato alla sua fonte: Osiride.<br />
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I TESCHI DELL'IPOGEO DI MALTA "AL SAFLIENI" E LA LORO POSSIBILE RELAZIONE CON LA STIRPE DI HORUS. QUANDO IL GOLFO PERSICO ERA UNA TERRA EMERSA FORSE OSPITAVA UNA CIVILTA' MADRE?<br />
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E' possibile che le popolazioni neolitiche presenti sulle sponde del Nilo nel 4000 a.C. possano aver accellerato in così poco tempo, partendo quasi dal nulla, lo sviluppo della civiltà più avanzata del mondo antico? Potrebbero esserci delle relazioni fra il ritrovamento dei crani allungati dell'ipogeo di Al Saflieni, a Malta, e l'analoga scoperta nella necropoli di Abydos, di scheletri con teschi dalla maggiore capacità cranica rispetto a quelli delle popolazioni autoctone, ritrovati da Flinders Petrie nei primi del '900? Ovviamente l'origine della stirpe dinastica, come conversione della casta sacerdotale in aristocrazia, in Egitto, dovrebbe affondare le radici in un passato talmente remoto da non averne lasciato memoria storica ed archeologica, rimanendo celata fra le nebbie del mito e di codificatissimi simbolismi raffigurati da opere pittoriche, bassorilievi e graffiti, fin dall'epoca preistorica e, naturalmente, tutta questa enorme mole di conoscenza esplosa in poche centinaia di anni in Egitto e in Mesopotamia, non può non avere un origine comune; un origine che, comunque, dovrebbe accomunare tutte le più antiche civiltà e popolazioni del mondo, viste le similitudini nel linguaggio, nelle caratteristiche delle divinità, nei miti di popoli fra loro lontanissimi, non certo limitate alla sola relazione culturale, peraltro evidente, fra Antico Egitto e civiltà sumera. Quando il Golfo Persico era una terra emersa minacciata dalla successiva inondazione dovuta all'innalzamento del livello del mare alla fine dell'era glaciale, è possibile che popolazioni probabilmente molto evolute fossero state costrette ad emigrare e ad occupare altri territori abitati da comunità più arretrate, innestandovi il seme delle prime civiltà. L'ipogeo di Hal Saflieni venne esplorato per la prima volta nei primi del '900 da Sir Themistocles Zammit: nella caverna delle ossa vennero trovati circa 7000 scheletri umani dalle caratteristiche anomale, con crani allungati dei quali alcuni sono risultati essere naturali, non ottenuti con bendaggi e costrizioni tipiche; quelli naturali furono considerati tali perchè non presentavano la naturale (appunto) fenditura mediana che separa gli emisferi cerebrali. Comunque le prove scientifiche che attesterebbero l'appartenenza di questi individui ad un ceppo etnico scomparso sono state accuratamente occultate dai dipartimenti museali, tanto che gli studiosi inviati sul posto non poterono continuare le loro indagini. L'esame più accurato dei crani in questione avrebbe potuto retrodatare l'ipogeo e le sue opere; peraltro le anomalie antropomorfiche di questi individui risultano patologiche, tanto che, secondo gli esperti, queste persone non avrebbero potuto condurre una vita normale: la causa di ciò potrebbe essere, appunto, il prolungato concepimento fra consanguinei, allo scopo di mantenere la propria particolarità etnica, e la conseguente degenerazione di questa stirpe, che veniva denominata come "sacerdoti serpente" nelle tradizioni ancestrali dei popoli del medioriente antico. L'Ipogeo di Malta è un tempio sotterraneo dedicato al culto della Dea Madre, culto che i sacerdoti egizi di Horus tramandarono attraverso la figura di Iside. L'imbarazzo della comunità accademica è dovuto al fatto che i crani dolicocefali di Malta, assieme ad altri scoperti in tutto il mondo, potrebbero sicuramente testimoniare l'esistenza di un'antico lignaggio sacerdotale (e perciò legato alla conoscenza più antica) fondatore del culto di Horus e della civiltà egizia come di molte altre civiltà su tutto il pianeta.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-3Y-cadUYJjU/UxMRiL-GeEI/AAAAAAAANmo/rP0BaZb9uSA/s1600/maltaskulls.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-3Y-cadUYJjU/UxMRiL-GeEI/AAAAAAAANmo/rP0BaZb9uSA/s1600/maltaskulls.JPG" height="320" width="282" /></a></div>
Foto: una delle rare foto dove si confronta un teschio dell'Ipogeo di Malta (di cui si parla nel paragrafo sopra) con uno normale e si nota la maggiore dimensione.<br />
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IL CULTO DEL SERPENTE<br />
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Il dio Horus, nella sua più antica iconografia, viene rappresentato come un falco appollaiato sopra un bassorilievo raffigurante un serpente, che fin dai primordi della civiltà è legato alla conoscenza e all'evoluzione. Presso tutte le più importanti civiltà del globo, il serpente è un simbolo sapienziale: nella filosofia Yoga il serpente arrotolato che dorme rappresenta Kundalini, ovvero la conoscenza addormentata; presso gli Aztechi il serpente alato Quetzacoatl, con diversi nomi in tutto il Sud America, era dio della sapienza; nell'Arcano Maggiore dei Tarocchi precede l'Eremita nel suo cammino verso l'illuminazione; presso la tradizione del cristianesimo gnostico il serpente è simbolo della gnosi; se poi uniamo a tutte queste tradizioni i pilastri del Tempio megalitico di Gobekli Tepe, in Turchia, risalente a 13.000 anni fa, ricoperti di bassorilievi con figure di serpenti...beh, credo che una riflessione sull'origine del serpente di Horus dovremmo farla.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-EtJ7yudiEXY/UxMSZU6BxyI/AAAAAAAANmw/nPVaWqL9pdQ/s1600/447px-P1060241_Louvre_St%C3%A8le_du_roi-Serpent_rwk.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-EtJ7yudiEXY/UxMSZU6BxyI/AAAAAAAANmw/nPVaWqL9pdQ/s1600/447px-P1060241_Louvre_St%C3%A8le_du_roi-Serpent_rwk.JPG" height="320" width="238" /></a></div>
Foto: Serekht di Djet, 3020 a.C. circa, Parigi, Museo del Louvre. Djet fu un faraone della I dinastia, la cui data d'incoronazione corrisponde a circa il 3055 a.C. I "serekt" erano cornici rettangolari di pietra nelle quali era raffigurato il simbolo del sovrano in età arcaica; la figura del falco Horus rappresenta il sovrano come incarnazione del dio; il serpente è il glifo che abitualmente indica il re.<br />
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CONCLUSIONE:<br />
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La valle del Nilo, a causa della progressiva espansione del deserto del Sahara circa 7000 anni fa, divenne un crocevia di popoli e culture che lì trovarono le condizioni per poter sopravvivere e costruire il proprio futuro. Gli Egizi furono i discendenti delle antiche popolazioni che occupavano il territorio del Sahara quando questo era verdeggiante? Oppure erano discendenti di popolazioni neolitiche e paleolitiche europee? In ogni caso stiamo parlando di un'epoca per la quale non possiamo usare lo stesso metro di giudizio odierno, poichè a quel tempo le popolazioni e le etnie avevano una distribuzione territoriale completamente diversa da quella alla quale siamo già da tempo abituati. Su una cosa però ci sentiamo abbastanza sicuri: sul fatto che la civiltà egizia non sia nata così, quasi priva del lungo processo evolutivo che sarebbe occorso per creare quelle grandi opere, ma sia piuttosto un'eredità culturale e sapienziale trasmessa da una fonte molto più remota e dai discendenti di un popolo dalla cultura superiore che, in epoca storica e dinastica, si era già confuso geneticamente con altre popolazioni che interagirono con la valle del Nilo. Se è vero che le inconcepibili piramidi di Giza e la Sfinge furono costruite in epoca ancestrale, l'antica civiltà che creò questi monumenti doveva essere la stessa che diede gli albori alla civiltà sumera in Mesopotamia: ne sono testimoni le fondamentali somiglianze culturali e artistiche e la maggiore antichità delle prime piramidi è testimoniata dal fatto che nelle epoche successive nessuno seppe più costruire simili monumenti. Ma se le piramidi esistevano prima del periodo storico a noi conosciuto, allora Narmer non fu il primo unificatore dell'Egitto, ma ripristinò un'ordine già esistente e testimoniato da queste costruzioni. Analisi sulle mummie dei faraoni dinastici e dibattiti sulla loro appartenenza etnica sono, secondo noi, vani e destinati a non concludersi perchè il ceppo dinastico, all'epoca a cui risalgono le prime mummie, era già ibrido e variegato e l'arte egizia solo in rari casi era realistica, ma seguiva abitualmente dei canoni ideali che non si preoccupavano di riprodurre le vere caratteristiche di un re o un funzionario, se non in rari casi, ma ponevano l'individuo in una dimensione fuori dal tempo. In conclusione: noi siamo propensi a dare maggior credito alla teoria di Flinders Petrie secondo la quale un gruppo d'individui, forse sopravvissuti alla scomparsa catastrofica di un'antichissima civiltà, diede impulso alla nascita della civiltà egizia e sumera, coinvolgendo nei suoi progetti la popolazione locale. In ogni modo, la civiltà egizia che noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere attraverso due secoli di studi e ricerche, fu una delle più civilmente avanzate e culturalmente evolute non solo dell'antichità, ma di tutti i tempi e quando riusciremo ad accedere ai suoi segreti significherà forse che saremo abbastanza evoluti per accoglierli. Nel 1993 venne costruito un robot, denominato "Upuaut" (che in antico egizio significa "Colui che apre la via") dall'ingegnere tedesco Rudolf Gantenbrink, che volle ispezionare i misteriosi cunicoli della piramide di Cheope; quando la missione fu a buon punto ed il robot giunse ad una porticina, in fondo al cunicolo, con due maniglie di rame, la missione fu arrestata dal governo egiziano e andò in fumo il sogno di una straordinaria rivelazione. Ma durante un soggiorno negli Stati Uniti, il soprintendente ai beni archeologici del Cairo Zahi Hawass si lasciò sfuggire queste dichiarazioni: "Il ritrovamento di quella porta è la più importante scoperta della storia dell'Egitto. Abbiamo trovato dei manufatti che costringeranno l'Occidente a riscrivere la storia passata..." <br />
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Alessia Birri, 2 marzo 2014<br />
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“Intercorre più tempo fra Gobekli Tepe e le tavolette d’argilla sumere di quanto non ve ne ne sia fra la civiltà sumera e noi.” Gary Rollefson, archeologo. <br />
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Visita l'album intero di Gobekli Tepe su Picasa:<br />
<a href="https://picasaweb.google.com/112628118463774814307/GobekliTepe">https://picasaweb.google.com/112628118463774814307/GobekliTepe</a><br />
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PREMESSA<br />
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Basta avere un po' d'immaginazione ed unirla alle molte testimonianze archeologiche, per dedurre il fatto che la storia dell'evoluzione umana (se di evoluzione graduale si trattò o non piuttosto di un'improvvisa mutazione genetica, dovuta a fattori sconosciuti) sia molto più remota di quanto si possa pensare e che la civiltà non ebbe uno sviluppo lineare, ma ciclico intervallato da periodi d'oblio e da epoche di profonda consapevolezza, che, come nel presente, anche nel lontano passato ci fu la coesistenza di popoli più avanzati e di popoli ancora non evoluti. Una catastrofe naturale avrebbe potuto spazzare le conquiste di un'antica civiltà e aver permesso la sopravvivenza delle popolazioni meno evolute, le quali considerarono alla stregua di divinità gli antichi appartenenti a questa stirpe, creando miti e leggende che, presso tutti i popoli del mondo, raccontano in modi diversi tutte la stessa storia, ponendo al centro della propria venerazione quelli che vennero identificati come Nephilim, Annunaki, Giganti, ecc...ovvero gli appartenenti ad una cultura superiore che venivano visti come esseri sovrumani.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-y0u8Mz6ZXMM/UshLA-Ro9HI/AAAAAAAANAA/MhDZIE4OZww/s1600/Gobekli-Tepe.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="265" src="http://2.bp.blogspot.com/-y0u8Mz6ZXMM/UshLA-Ro9HI/AAAAAAAANAA/MhDZIE4OZww/s320/Gobekli-Tepe.jpg" width="320" /></a></div>
Suggestiva veduta notturna di Gobekli Tepe (13.000 anni fa).<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-FjikB190Lvs/UshN74N7LPI/AAAAAAAANAM/w-qjZk9t_sU/s1600/gobekli-full_35417_600x450.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://1.bp.blogspot.com/-FjikB190Lvs/UshN74N7LPI/AAAAAAAANAM/w-qjZk9t_sU/s320/gobekli-full_35417_600x450.jpg" width="320" /></a></div>
Ipotesi di come dovevano essere posizionati i pilastri di Gobekli Tepe.<br />
<br />
L'OMBELICO DEL MONDO.<br />
<br />
Gobekli Tepe: tempio paleolitico risalente a 11.000 anni a.C.<br />
Nonostante il notevole imbarazzo che crea alla comunità accademica, similmente a tutti i siti architettonici risalenti ad epoche più antiche di quelle ufficialmente accettate per questi manufatti, Gobelki Tepe è il sito megalitico risalente all'Età della Pietra più importante ed enigmatico del mondo. Si trova in Turchia, su una collina artificiale di 15 metri d'altezza, nei pressi della città di Saliurfa al confine con la Siria. Secondo gli studiosi, la sua costruzione avrebbe impegnato centinaia di uomini nell'arco di addirittura cinque secoli. Il complesso si estende per la larghezza di circa 300 metri e solo il 5 per cento del sito è stato scavato. Finora sono stati portati alla luce 40 pilastri a forma di T, alti fino a 4 metri e disposti in cerchi contenenti ognuno 14 pilastri. Per spostare ogni pilastro è stato stimato che occorressero almeno 40 persone. A differenza dei siti megalitici di Malta e Stonehenge, molto più recenti e risalenti al Neolitico, presso i quali i monoliti si presentano grezzi e appena ritoccati, quelli di Gobelki Tepe sono delle vere e proprie sculture lavorate con molta precisione e raffinatezza, dal peso di 15 tonnellate ciascuna, dalla forma enigmatica che potrebbe evocare divinità, eroi o antenati; oppure reminiscenze di più antiche popolazioni superiori in cultura e conoscenza, che suggestionarono e lasciarono un impronta indimenticabile nel ricordo di queste popolazioni. Ma ciò è solo un'ipotesi e noi potremo forse solo cercare di immaginare ciò che riportavano alla memoria queste figure stilizzate. Una curiosità è dovuta al fatto che al centro di ogni cerchio vi siano due pilastri più alti degli altri. La maggior parte dei pilastri sono fregiati con raffinatissimi alto-rilievi e basso-rilievi raffiguranti animali, che probabilmente avevano un valore di riferimento simbolico: molti serpenti, oche, cinghiali, mucche, scorpioni, leoni, volpi, tori e gru. Nel sito non sono stati trovati resti di colture o tipici animali domestici che potessero far pensare ad una comunità di agricoltori; erano dunque cacciatori-raccoglitori e la loro organizzazione sociale era fondamentalmente collettivistica. E' da precisare che il sito, esteso per più di 500 metri quadrati (ma gran parte è ancora da scoprire) è stato trovato dagli archeologi deliberatamente ricoperto da terra portata dall'uomo mediante un enorme dispendio di energie; l'occultamento del santuario e del suo tesoro di conoscenza avvenne 8.000 anni a.C. in seguito all'abbandono del sito ed il popolo che lo custodiva certamente non voleva che fosse frequentato da profani. Alla sua scoperta, nel 1963, al luogo non venne data molta importanza, sebbene vi fossero trovate numerose punte di selce che indicavano un appostamento dell'età della pietra. Nel 1995 il sito fu riscoperto ed ispezionato mediante approfonditi scavi e studi archeologici dal team dell'Istituto Archeologico Germanico capeggiato dal professor Klaus Schmidt. Dal 2006 se ne occuparono le università tedesche di Heidelberg e Karlsruhe. Indagini geomagnetiche hanno rilevato che ancora sepolti vi siano almeno 250 pilastri in 15 anelli e questo ci da un idea delle dimensioni dell'opera. E molto significativo è il ritrovamento del pilastro isolato, a circa 1 chilometro dal sito, molto più alto di tutti gli altri, che raggiunge i 9 metri e fu abbandonato probabilmente perchè, durante il trasporto, si ruppe. Gli artisti che crearono queste opere lavorarono direttamente sul posto, infatti sono state ritrovate anche sculture non terminate ed anche statue di argilla, fra cui quella di un cinghiale e la più importante e suggestiva statua di divinità maschile di grandi dimensioni, con gli occhi incastonati di ossidiana; è stata trovata anche una statuina di divinità femminile nuda ed un pilastro alto 4 metri con figure totemiche sovrapposte simili ai totem dei nativi americani e tutte sono custodite presso il vicino museo di Urfa. 100.000 piccoli frammenti ossei di animali sono stati trovati nei pressi del santuario, comprendenti gazzelle, uri, asini selvatici, cinghiali e cervi. Il fatto che vi fossero trovati solo animali selvatici e nessun indizio di attività agricola rivoluziona la teoria secondo cui la nascita delle opere architettoniche monumentali doveva essere per forza legata all'agricoltura o all'allevamento. Questo argomento è molto scomodo per la comunità accademica perchè prova che le comunità egualitarie di cacciatori e raccoglitori avevano la medesima coesione sociale e lo stesso livello di conoscenza (per l'esattezza, maggiore appunto perchè ancestrale) delle civiltà organizzate in classi sociali diverse secondo un ordine gerarchico. Nei pavimenti di roccia antistanti il sito, si possono notare numerore formelle scavate a forma di scodella, che forse erano utilizzate per accendervi dei fuochi. I pilastri non avevano alcuna funzione, non sorreggevano nulla, rappresentavano degli esseri mitici, come afferma il professor Klaus Schmidt.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-SyVbHSUydVc/UshO6o0U_XI/AAAAAAAANAY/i9s2O89XIG0/s1600/vincent-j-musi-a-gobekli-tepe-pillar-with-birds-at-the-base.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-SyVbHSUydVc/UshO6o0U_XI/AAAAAAAANAY/i9s2O89XIG0/s320/vincent-j-musi-a-gobekli-tepe-pillar-with-birds-at-the-base.jpg" width="320" /></a></div>
Magnifico e raffinato bassorilievo raffigurante anatre da Gobekli Tepe (13.000 anni fa).<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-VH6X2uufaUM/UshQNQ7s6nI/AAAAAAAANAg/mPfwme6qIfA/s1600/IMG_2745.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-VH6X2uufaUM/UshQNQ7s6nI/AAAAAAAANAg/mPfwme6qIfA/s320/IMG_2745.JPG" width="320" /></a></div>
Le statue di Gobekli Tepe al museo di Urfa: al centro il pialstro totemico, le statuine di cinghiale ed un'altra non identificabile scultura.<br />
<br />
LA STELE COPERTA DI GEROGLIFICI<br />
<br />
Uno dei bassorilievi più misteriosi e importanti scoperti a Gobekli Tepe (11.000 a.C.), consiste in un frammento di stele ricoperto da una scrittura geroglifica che forse non potrà mai essere interpretata, non essendoci raffronti, data l'antichità del reperto, con altre forme di scrittura conosciute. Si può riconoscere la figura di un falco, due figure a forma di piede, delle specie di sigilli, delle frecce, una figura serpentiforme, ecc...Una cosa è certa: ci troviamo di fronte alla chiave della conoscenza ancestrale, tramandata di generazione in generazione da una stirpe sciamanica ed iniziatica fin dalla notte dei tempi...e non possiamo aprire la porta. Per i ricercatori, infatti, il tempio fu progettato da un'èlite sciamanica e sacerdotale e quest'ultima, aggiungiamo noi, era depositaria della gnosi primigenia che poi è stata corrotta nei millenni successivi da forme di religiosità che certamente non mantennero il significato autentico del messaggio originale. E se il tempio di Gobelki Tepe racchiude un così immenso tesoro, esso non può essere considerato una delle prime opere monumentali dell'umanità: consiste probabilmente nell'estrema propaggine di civiltà molto più remote, di cui all'epoca si conservava il ricordo. Il fatto che avvalora maggiormente la nostra teoria è attestato dalla maggior accuratezza e perfezione delle opere più antiche rispetto a quelle più recenti, in tutti i luoghi del mondo: questo si può constatare sia dalle piramidi egizie, sia dai siti monolitici risalenti al Neolitico come quello di Stonehenge (2.600 a.C.) i cui manufatti sono costituiti da pietre grezze, mentre quelli di Gobelki Tepe (11.000 a.C.) sono lavorati e levigati con una perfezione incredibile. Ciò fa pensare ad un imbarbarimento piuttosto che ad una civilizzazione nei millenni dell'epoca storica e forse si dovrebbero rispolverare le teorie del naturalista francese del XIX secolo: George Cuvier.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-eUnbeFa_hRs/UshRCN9boPI/AAAAAAAANAo/G0YP4fMN4Nc/s1600/gobekli_tepe__a_torok_stonehenge-007_1200572_6773.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-eUnbeFa_hRs/UshRCN9boPI/AAAAAAAANAo/G0YP4fMN4Nc/s320/gobekli_tepe__a_torok_stonehenge-007_1200572_6773.jpg" width="217" /></a></div>
La straordinaria stele di Gobekli Tepe con una scrittura a bassorilievi geroglifici, alcuni dei quali assomigliano in modo strabiliante a quelli egizi, nonostante li separino ben 8.000 anni di differenza.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-DDPtTzTkxIc/UshSXgbRYvI/AAAAAAAANA0/nnzOCimUv1s/s1600/gobekli_room.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="261" src="http://2.bp.blogspot.com/-DDPtTzTkxIc/UshSXgbRYvI/AAAAAAAANA0/nnzOCimUv1s/s320/gobekli_room.jpg" width="320" /></a></div>
Il centro di una delle strutture circolari <span style="text-align: center;">con altare rettangolare e un pilastro con raffigurata una volpe.</span><br />
<br />
IL COLLETTIVISMO ORGANIZZATO. KLAUS SCHMIDT. LE 200 CITTA' SOMMERSE DEL MEDITERRANEO. PUMA PUNKU. YONAGUMI.<br />
<br />
Secondo le teorie accademiche, l'evoluzione psico-fisica dell'Homo Sapiens Sapiens ha iniziato a prendere risvolti significativi circa 200.000 anni fa, in Africa, ed appena 40.000 anni fa l'uomo moderno diffuse la sua stirpe sul continente europeo e australiano; in Europa convisse a lungo con l'uomo di Neanderthal, che anch'esso oggi viene giustamente considerato Homo Sapiens, anche considerandone l'ingegno testimoniato dai reperti rinvenuti (comne il braccialetto di Denisova, ritrovato in una caverna in Siberia, lavorato in ossidiana con una raffinatezza modernissima e risalente a 40.000 anni fa) e considerato anche il notevole volume cranico che era, seppur lievemente, maggiore di quello dell'uomo moderno. Ma purtroppo nemmeno la scienza e meno ancora l'archeologia possono essere libere da preconcetti ideologici (che pongono le loro radici in una determinata visione dell'uomo e della storia) che ne impediscono un più ampio campo d'analisi, perciò le più importanti scoperte archeologiche, di valore fondamentale, effettuate in questi ultimi decenni vengono quasi poste sotto silenzio dalla comunità accademica, dai documentari e dal posto che dovrebbero avere fra le notizie più eclatanti. Pensiamo al "santuario" paleolitico di Gobelki Tepe, in Turchia, caratterizzato da monoliti di pietra a forma di T difficilmente trasportabili e posizionabili, fregiati da bassorilievi che nulla hanno da invidiare a quelli delle cosiddette "prime civiltà": sumera in Mesopotamia e della valle dell'Indo. Eppure questo complesso, molto più accurato e pregevole di quello di Stonehenge (Gobelki Tepe vanta 13.000 anni, mentre Stonehenge è attestato al 3.000 a.C.), risale al tardo Paleolitico, in un epoca in cui le comunità umane avrebbero dovuto vivere di caccia e di raccolta ed essere organizzate in gruppi comunitari fondamentalmente egualitari, presso i quali non esistevano ancora gerachie sociali in grado di pianificare simili opere monumentali che, per essere effettuate, avevano bisogno di una notevole organizzazione e coesione sociale. Ma proprio in questo potrebbe consistere l'imbarazzo della comunità accademica, ovviamente vincolata alla legittimazione di precisi sistemi sociali: nella paura di scoprire che la civiltà non sia nata, in fondo, come i più desidererebbero, dal potere inteso come imposizione e stratificazione sociale, ma da un'ancestrale coscienza collettiva volta al bene comune e perciò perfettamente in grado di coadiuvare le energie in modo collegiale, in modo più efficiente di una società basata sul dominio. Il fondamentale collettivismo delle più antiche civiltà è attestato da molte prove archeologiche, come, per esempio, le rovine della città di Harappa, nella valle dell'Indo, attestate ufficialmente a circa 3.300 anni a.C., che per struttura ed organizzazione urbanistica non fanno pensare a nessun tipo di stratificazione sociale, ovvero tutte le abitazioni, comprese quelle periferiche, sono munite degli stessi servizi consistenti in condutture coperte per lo smaltimento dei rifiuti, numero e disposizione delle stanze, materiale da costruzione, ecc...Infatti, presso tutte le civiltà, l'inizio del dispotismo monarchico iniziò dal momento in cui il sovrano, al principio garante del bene comune, si arrogò potere personale con la successiva divisione in classi della società. Ma facciamo ritorno a Gobelki Tepe, che in turco significa "ombelico del mondo", e proviamo ad immaginare quali tesori di conoscenza erano custoditi dalla popolazione che eresse questi monumenti, immaginiamo il contesto culturale dell'epoca in cui furono eretti quei monoliti che, forse, consistevano in un marginale centro di aggregazione nell'ambito di antichissime ed ancestrali città scomparse, solo uno dei pochi luoghi che sono stati ad oggi esaminati e scoperti; peraltro Gobelki Tepe è stato portato alla luce ancora solo parzialmente dagli scavi archeologici, condotti dal professor Klaus Schmidt dell'Istituto Tedesco di Archeologia. Il sito fu superficialmente esaminato anche negli anni '60, ma solo nel 1994 se ne capì l'importanza e si attestò che risalisse al tardo Paleolitico. Ufficialmente la città più antica del mura dovrebbe essere Gerico, in Cisgiordania, il cui primo impianto cittadino risalirebbe al 6.800 a.C., quindi di ben 5.000 anni più recente di Gobelki Tepe. Riflettendo su questo sito straordinario e di fondamentale importanza, non possiamo non immaginare che esso rappresenti solo una propaggine di quella che dev'essere stata una civiltà remotissima, precedente a tutte quelle ufficialmente dichiarate le prime al mondo, anche tenendo conto del fatto che solo nel Mediterraneo si troverebbero le rovine di ben 200 città sommerse, cosparse in tutti i litorali, da considerare forse coeve alla città recentemente ritrovata nel mare del Giappone, al largo dell'isola di Yonagumi, dove sono state trovate, nel 1987, delle rovine monumentali di una città sommersa simili alle piramidi egizie e che vengono fatte risalire alla fine dell'era glaciale, cioè al 10.000 a.C. Potremmo a lungo disquisire sui moltissimi esempi simili di siti antidiluviani, come per esempio quello di Puma Punku, nei pressi di Thiauanaco,in Bolivia, che da molti studiosi viene fatto risalire ad un epoca molto anteriore a Thiauanaco, nei documentari di History Channel addirittura si ipotizza l'epoca di 17.000 anni fa; ma per la comunità accademica le straordinarie opere d'ingegneria modulare e l'estrema precisione con cui sono modellate, sono da attribuirsi ad un popolo andino, gli Aymara, vissuto 2.000 anni fa che non conosceva nemmeno l'uso della ruota. Il grande tassello mancante riguardo questi siti è che purtroppo i manufatti di pietra sono difficilmente databili con sicurezza, almeno che non vengano ritrovati nei loro pressi reperti di riferimento di altro materiale, come le innumerevoli ossa di animali selvatici e punte di frecce di ossidiana trovate a Gobelki Tepe, che fanno pensare ad un insediamento stabile; inoltre la presenza di legno carbonizzato e pollini ha permesso una più precisa datazione del sito.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-R_RGzcBDEcI/UshTZaX9IcI/AAAAAAAANBA/9wjHrZfRUBs/s1600/Klaus.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="217" src="http://1.bp.blogspot.com/-R_RGzcBDEcI/UshTZaX9IcI/AAAAAAAANBA/9wjHrZfRUBs/s320/Klaus.jpg" width="320" /></a></div>
Il professor Klaus Schmidt, dell'Istituto Tedesco di Archeologia, accanto ad un pilastro con bassorilievi ed uno degli strani fori assolutamente perfetti presenti in molti dei monoliti di Gobekli Tepe.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-HvfOyTAy2_Y/UshUjU8FvBI/AAAAAAAANBE/8_v_YFRkfrA/s1600/G%25C3%25B6beklitepe160.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-HvfOyTAy2_Y/UshUjU8FvBI/AAAAAAAANBE/8_v_YFRkfrA/s320/G%25C3%25B6beklitepe160.JPG" width="241" /></a></div>
Raffigurazioni di serpenti e scorpione su uno dei pilastri di Gobekli Tepe.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-cmP9wjpwlGM/UshVNA_wzkI/AAAAAAAANBM/4MkG2oAJFNw/s1600/G%C3%B6bekli+Tepe1212121.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-cmP9wjpwlGM/UshVNA_wzkI/AAAAAAAANBM/4MkG2oAJFNw/s320/G%C3%B6bekli+Tepe1212121.jpg" width="207" /></a></div>
Enigmatiche raffigurazioni su un pilastro con figure geometriche, avvoltoi e uno scorpione (Gobekli Tepe: 13.000 anni fa).<br />
<br />
L'UOMO DI URFA, LE SCULTURE, I BASSORILIEVI<br />
<br />
La più suggestiva statua scoperta a Gobekli Tepe è senz'altro quello che viene definito "L'Uomo di Urfa", dalla vicina cittadina di Urfa. La statua è alta 2 metri, in pietra di calcare con magnifici e suggestivi occhi incastonati di ossidiana e indossa una specie di stola sacerdotale, è conservata al museo di Urfa (Turchia). Nella stessa area è stata trovata anche una statua di divinità femminile nuda, risalente allo stesso periodo. Le statue paleolitiche più antiche di quelle di Gobelki Tepe sono di piccole proporzioni, consistono principalmente in statuine di veneri femminili nude (come la venere di Willendorf o la più antica venere di Vestonice, che risale a circa 30.000 anni fa); questo perchè avevano la funzione di amuleti e venivano indossate dai cacciatori che le portavano sempre con sè. Ma probabilmente l'Uomo di Urfa è destinato ad essere il primo tassello in un contesto di testimonianze straordinarie di questo tipo, che verranno alla luce quando l'intero sito di Gobelki Tepe sarà scoperto (ancora più di 200 pilastri e 15 cerchi sono da dissotterrare) e, assieme a questo, si scopriranno molti altri siti risalenti al paleolitico che testimonieranno che la coscienza e la conoscenza sono antecedenti la cosiddetta "epoca storica", che, a nostro parere, consiste in una degenerazione dei valori originali dell'umanità.<br />
Molte altre sculture di identico valore sono state scoperte a Gobekli Tepe, che potete osservare visitando il mio album di Picasa riportato sopra. Ogni manufatto è carico di significato e nulla è lasciato al caso o ad una semplice esigenza decorativa. Oltre ad una statua di divinità femminile nuda e seduta (tipica dell'epoca paleolitica), ci sono statue di cinghiali delle dimensioni di circa un metro ciascuna, un pilastro totemico (di cui non sono riuscita ad avere informazioni circa l'altezza) con figure umane sovrapposte: la testa della figura più grande è purtroppo corrosa e non ne rimane alcun tratto, mentre quella piccola è ben conservata; una testa con un serpente stilizzato al posto del volto; un grande anello di pietra del quale non sono purtroppo descritte le misure; due dischi di pietra di circa 50 cm. di diametro; una testa di rapace; idoletti antropomorfi stilizzati; un altare di pietra rettangolare al centro di una struttura circolare; una stele con mucca, uccello e volpe; uno strano reperto cilindrico con delle tacche orizzontali dalla funzione sconosciuta; una stele con serpenti ed il solito simbolo a forma di H che si trova anche sui fianchi dei pilastri a forma di T, associato su questi ad una figura circolare che sovrasta una mezzaluna, oltre alla misteriosa stele con chiare figure geroglifiche che riporta evidentemente una forma di scrittura; una statuina itifallica; una testa di leone ringhiante sporgente da un pilastro; altri animali ad altissimo rilievo sporgenti dai pilastri che però non sono identificabili.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-N16EkBubJRg/UshV7lejsVI/AAAAAAAANBY/hFGWLk8QmmQ/s1600/061122statue.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="257" src="http://3.bp.blogspot.com/-N16EkBubJRg/UshV7lejsVI/AAAAAAAANBY/hFGWLk8QmmQ/s320/061122statue.jpg" width="320" /></a></div>
Il volto della statua alta due metri dell'Uomo di Urfa, in pietra calcarea con occhi incastonati di lapislazzuli (Gobekli Tepe: 13.000 anni fa).<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-5M8zClm-Eho/UshWh-yrNGI/AAAAAAAANBg/B-pkDU4bVX0/s1600/gobekli-tepe-man.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://4.bp.blogspot.com/-5M8zClm-Eho/UshWh-yrNGI/AAAAAAAANBg/B-pkDU4bVX0/s320/gobekli-tepe-man.jpg" width="194" /></a></div>
La statua dell'Uomo di Urfa, alta 2 metri, in pietra calcarea (Gobekli Tepe: 13.000 anni fa)<br />
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L'ABBANDONO E L'OCCULTAMENTO DI GOBEKLI TEPE<br />
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8000 anni prima di Cristo, il sito monumentale di Gobelki Tepe (risalente a 13.000 anni fa) viene misteriosamente abbandonato, ma non è questo il fatto più intrigante: l'intero complesso megalitico fu a quell'epoca deliberatamente ricoperto con terra portata dall'uomo ed accuratamente occultato agli occhi dei profani, formandone una collina artificiale. Possiamo quindi solo immaginare l'importanza del prezioso codice segreto racchiuso nella disposizione di questi megaliti alti 3 metri, pesanti fino a 15 tonnellate ciascuno, fregiati con raffigurazioni di animali come scorpioni, serpenti, anatre, gru, leoni, cinghiali, volpi, ecc...E forse non sapremo mai quello che che comunica la strana scrittura sulla pietradove compaiono quelli che sembrano dei geroglifici, ma che sono sicuramente dei codici decifrabili da sciamani o sacerdoti iniziati.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-EchWt7V7-I0/UshY4eUhbbI/AAAAAAAANBs/awyRPKnqPF0/s1600/vincent-musi-gobekli_tepeNG.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="163" src="http://4.bp.blogspot.com/-EchWt7V7-I0/UshY4eUhbbI/AAAAAAAANBs/awyRPKnqPF0/s320/vincent-musi-gobekli_tepeNG.jpg" width="320" /></a></div>
Veduta degli scavi di Gobekli Tepe (13.000 anni fa): in questa foto si nota benissimo la raffinatezza e la precisione nella lavorazione dei pilastri.<br />
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LA SFINGE E IL COMPLESSO MEGALITICO DI GOBEKLI TEPE SONO COEVI?<br />
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Esiste una relazione culturale fra i manufatti di Gobelki Tepe e il complesso monumentale di Giza? Se osserviamo gli strani geroglifici presenti sulla stele di Gobelki Tepe, non possiamo fare a meno di confrontarli con quelli degli affreschi e dei bassorilievi egizi, soprattutto per quel che riguarda l'icona del falco, di una specie di bilancia e di molti altri particolari simili alla scrittura dell'antico Egitto. Solo che nel caso di Gobelki Tepe, non avremo mai a disposizione una Stele di Rosetta per poterle decifrare, possiamo soltanto affermare che questa scrittura, risalente all'11.000 a.C., si presenta altrettanto elaborata e complessa dei geroglifici dell'Antico Egitto, che invece abbiamo potuto decifrare. La datazione al radiocarbonio del sito megalitico di Gobelki Tepe risalente a 13.000 anni fa, ovvero in piena epoca considerata paleolitica, riaccende il dibattito sulla vera datazione della Sfinge nella piana di Giza e delle tre piramidi di Chefren, Micerino e Cheope. Noi tutti ormai sappiamo che la storia come ci viene raccontata dalla comunità accademica non corrisponde a quel che è risaputo da sempre presso coloro che detengono le chiavi della conoscenza e la tengono celata, forse per interessi ideologici, oppure in attesa che essa possa essere compresa e non scatenare confusione e nuove conflittualità. I ricercatori che attribuiscono alla Sfinge la stessa datazione di Gobelki Tepe sono molti: Robert Schoch, John Antony West, Graham Hancock, solo per citarne alcuni. L'archeologia oortodossa invece, nonostante le numerose prove dell'antichità remota del monumento, continua a negare. Ma i dettagli che confermano le ragioni degli studiosi alternativi sono evidenti: la testa della Sfinge, che è un monumento monolitico, è troppo piccola rispetto al corpo e sproporzionata; è evidentemente impossibile che popolazioni in grado di ergere simili opere colossali potessero inciampare in inestetismi simili ed è un dettaglio che svela un adattamento e rimodellamento successivo; secondariamente il corpo della Sfinge, secondo le osservazioni effettuate da Robert Schoch, professore di geologia dell’Università di Boston, nel 1990, presenta tracce di corrosione alluvionale causata da millenni di piogge, piogge che cadevano, dove adesso impera il deserto, fino a 10.000 anni fa, prima che il Sahara si trasformasse com'è ora e com'era 5000 anni fa, cioè l'epoca in cui la datazione ufficiale fa risalire la creazione del monumento. Al posto del ritratto del faraone Chefren, modellato scalpellando e riducendo l'immagine precedente, forse si trovava la testa di un leone fortemente corrosa, perciò rimodellata. Dallo stesso Robert Schoch, assieme alla sua equipe, sono stati effettuati dei rilevamenti sismici nel sottosuolo della Sfinge per misurarne la profondità, ed è risultata una inaspettata profondità della roccia calcarea, che già di per sè servirebbe a retrodatare il monumento. Sono state rilevate inoltre alcune cavità sotto e intorno alla Sfinge determinate da camere segrete e tunnel sotterranei che ne percorrono la lunghezza del corpo. Accertato il fatto che le opere più straordinarie, monumentali e perfette, tali da essere inconcepibili anche con l'ausilio delle moderne tecnologie (come le grandi piramidi di Giza, il complesso architettonico modulare di Puma Punku in Bolivia, la piramide di Cholula in Messico, ecc...) sono sempre molto più perfette di quelle più recenti, dobbiamo naturalmente dedurre che queste siano le testimonianze rimaste di una (o più di una) antichissima civiltà spazzata via dall'ultima glaciazione, i cui sopravvissuti aiutarono lo sviluppo delle civiltà della nostra epoca storica. Prendiamo ad esempio i più antichi testi sapienziali: non sono forse quelli che contengono la maggiore conoscenza dell'universo e dell'uomo rispetto a quelli più recenti? Non sono forse i Veda, i testi più antichi del mondo, quelli che contengono sotto forma di mito le più straordinarie rivelazioni riferibili perfino alle recenti scoperte sulla fisica quantistica? E' certo che Nikola Tesla esaminò le informazioni dei Veda, non certo quelle di più recenti testi sacri, per le sue ricerche e sperimentazioni. L'ultima era glaciale, la glaciazione del Wurm, durata fino a circa il 10.000 a.C., iniziò 110.000 anni fa; anche se se questa glaciazione non fu uniforme su tutto il globo, qualsiasi civiltà sarebbe destinata a scomparire all'avvento di una simile mutazione climatica, ma una rete di iniziati, di sciamani e custodi di questa conoscenza antichissima possono essersi tramandati le nozioni apprese da questa antica civiltà attraverso i millenni, fino all'avvento delle civiltà che la comunità accademica giudica le prime della storia. Oppure potrebbe trattarsi di una civiltà spazzata dallo scioglimento dei ghiacci e dalle conseguenti alluvioni che si sarebbero verificate; questo spiegherebbe tutti gli antichi miti, presenti in tutte le culture, riguardanti il diluvio universale, presente anche, oltre che nella Bibbia, nell'epopea sumera di Gilgamesh, molto più antica. E spiegherebbe anche le similitudini esistenti fra tutte le culture più remote riguardo i miti e certe abitudini, come quella, presente in molte popolazioni antiche lontanissime fra loro, di deformare il cranio con l'uso di fasciare delle tavole alla testa dei neonati in modo da sviluppare una forma allungata e dolicocefala: a chi volevano sembrare? A un'antica stirpe culturalmente superiore e scomparsa in seguito ad una catastrofe naturale?<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-bQIIo_y8EmQ/UshZ6pF1cAI/AAAAAAAANB0/S5ahSqYJDQY/s1600/sphinxasliondvd1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-bQIIo_y8EmQ/UshZ6pF1cAI/AAAAAAAANB0/S5ahSqYJDQY/s1600/sphinxasliondvd1.jpg" /></a></div>
Come doveva apparire la Sfinge, in forma di leone, prima dell'adattamento durante l'epoca dinastica egizia.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-hwZoCJPZEYA/UshaqO4bHAI/AAAAAAAANB8/w02Hp-sVRBE/s1600/Gobekli_Tepe_AY_ve_Gunes_simgesi.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="211" src="http://3.bp.blogspot.com/-hwZoCJPZEYA/UshaqO4bHAI/AAAAAAAANB8/w02Hp-sVRBE/s320/Gobekli_Tepe_AY_ve_Gunes_simgesi.JPG" width="320" /></a></div>
Lo strano simbolo ricorrente sul fianco dei pilastri di Gobekli Tepe (13.000 anni fa).<br />
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VARIE TEORIE PER GOBEKLI TEPE<br />
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La spiegazione più convenzionale per l'esistenza di questo straordinario complesso monumentale è che fosse un tempio dedicato ad un culto religioso fortemente aggregante, ma non vi sono certezze riguardo a questo. La cosa certa è che, come afferma l'archeologo tedesco Klaus Schmidt, "fu la forte spinta alla venerazione che spinse l'umanità a creare i primi conglomerati urbani"; ma cosa poteva meritare un tale comune impegno e un tale dispendio di forze? Le località dei siti megalitici preistorici non vennero scelte a caso, ma seguendo una precisa volontà di unirsi ai principali punti di forza geomagnetici del globo: la pietra, soprattutto, funge da catalizzatore delle energie sottili dell'universo e queste nozioni consistevano nel grande potere evocativo degli sciamani e degli iniziati. Il professor Klaus Schmidt, che ha effettuato gli scavi con il finanziamento dell'Istituto Archeologico Germanico, afferma che se fosse stato un tempio si sarebbero dovute trovare strutture adibite all'accoglienza dei visitatori che lì avrebbero dovuto sostare; avrebbe dovuto presentare tracce di attività cultuale, come residui di cenere per i fuochi, ecc...Alcuni credono che fosse un luogo di sepoltura, addirittura che i corpi fossero lasciati consumare dagli avvoltoi come nel culto zoroastriano, ma sono ipotesi del tutto prive di fondamento: se fosse stata una sepoltura si sarebbero trovati gli scheletri e non vi è traccia di ossa umane, anche se questo sarebbe una grande opportunità per conoscere l'etnia e le caratteristiche fisiche di queste popolazioni. Quello che è stato trovato a Gobekli Tepe è solo la punta di un iceberg, poichè il sito è ancora quasi del tutto da portare alla luce e Klaus Schmidt prevede che ci vorranno parecchie generazioni di archeologi per completare l'opera. Si può aggiungere che Gobekli Tepe consiste certamente nella punta di un iceberg anche per quel che riguarda i ritrovamenti archeologici di questo periodo in tutto il mondo, perchè un tale straordinario complesso non può essere sorto isolatamente ma deve essere stato incluso nel contesto di una cultura molto più estesa di quanto possiamo immaginare. Oppure, probabilmente si tratta di un luogo in cui accadde un evento straordinario, tale da impressionare per sempre l'immaginazione di quei popoli e suscitare attese e speranze. Un culto animistico, quale doveva essere tipico delle popolazioni di cacciatori raccoglitori ancora non organizzati in società complesse, non poteva giustificare la creazione di un'opera così importante e tantomeno l'applicazione di un tale ingegno e maestria artistica. Escluso il fatto che un'unico personaggio valoroso possa essere stato venerato a tal punto, escluso che possa trattarsi di una qualsiasi tipologia religiosa conosciuta in epoche storicamente testimoniate, escluso il fatto che si tratti semplicemente di un'evocazione degli avi, rimangono due cose: o si tratta di un luogo in cui è avvenuto qualcosa di eccezionale, o serve a evocare antichi e mitici antenati che si sono distinti per capacità ed imprese eccezionali, oppure è una sorta di mappa astronomica (simile a quella della caverna di Lascaux e di Giza) contenente codici che servono ad identificare una determinata area dell'universo, vista anche la disposizione circolare dei monoliti. Gobleki Tepe è un codice...un codice da decifrare e fra i bassorilievi compare una scrittura geroglifica che se fosse interpretata sconvolgerebbe la nostra visione di noi stessi, della storia e del mondo.<br />
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Alessia Birri, 4 gennaio 2014<br />
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Articoli correlati:<br />
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Il sito di Gobekli Tepe riscrive la storia del mondo:<br />
<a href="http://www.misteridalmondo.it/storia/gobelki-tepe-riscrive-la-storia/">http://www.misteridalmondo.it/storia/gobelki-tepe-riscrive-la-storia/</a><br />
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Gobekli Tepe Wikipedia:<br />
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6bekli_Tepe">http://it.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6bekli_Tepe</a><br />
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Gobekli Tepe, la prima città dopo il diluvio:<br />
<a href="http://www.progettoatlanticus.net/2013/10/gobekli-tepe-la-prima-citta-dopo-il.html">http://www.progettoatlanticus.net/2013/10/gobekli-tepe-la-prima-citta-dopo-il.html</a><br />
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Alessia Birrihttp://www.blogger.com/profile/09538305177304729903noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8043033874697774236.post-74932025729555466182014-01-03T13:06:00.000-08:002014-01-03T13:06:26.977-08:00L'enigma delle statue neolitiche di Ain Ghazal<span class="style637"></span><br />
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QUESTE ENIGMATICHE STATUE RAPPRESENTANO FORSE ANTICHE ETNIE ESTINTE E SCONOSCIUTE, DALLA CULTURA SUPERIORE, CHE IL POPOLO DI AIN GHAZAL VENERAVA SOTTO FORMA DI CULTO DEGLI ANTENATI? </div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-un3TKXHVpig/UscR2ct7D_I/AAAAAAAAM-g/hn35k0a8U5g/s1600/AinGhazalstatues.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="221" src="http://4.bp.blogspot.com/-un3TKXHVpig/UscR2ct7D_I/AAAAAAAAM-g/hn35k0a8U5g/s320/AinGhazalstatues.jpg" width="320" /></a></div>
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Le enigmatiche statue dell'insediamento neolitico di Ain Ghazal, in Giordania, risalenti a 9000 anni fa.</div>
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Ain Ghazal è un insediamento neolitico risalente a 9000 anni fa, in Giordania, nei pressi di Amman. Fu abitato fino al 5000 a.C. e nel suo periodo più antico raggiunse fino a 3000 abitanti, circa 4 volte più della coeva Gerico, considerata (a torto, viste le recenti scoperte archeologiche) la più antica città strutturata del mondo. Il sito fu scoperto nel 1974, durante la costruzione di una strada e gli scavi continuarono fino al 1998, ultimamente condotti dal professor Gary Rollefson, della Harvard University. Dopo il 6000 a.C. la popolazione iniziò a diminuire e ancora non sono chiare le cause di questo fatto. L'insediamento era costituito da piccole case di forma quadrangolare, con due stanze di cui una costituiva l'anticamera, affacciate sulla valle sottostante da un terrazzamento naturale. I muri erano fatti di mattoni di fango rinforzati da uno strato di calce che periodicamente doveva essere rinnovato. Veniva praticata l'agricoltura, con la coltivazione di cereali, legumi, piselli, orzo, lenticchie, ceci e fagioli, integrata all'allevamento di capre e alla caccia a gazzelle, daini, cinghiali, ecc...Insomma, da questo si deduce che la dieta di questa popolazione doveva essere ricca e forse la sua scomparsa fu dovuta ad un cambiamento climatico o all'inaridimento dell'ambiente.</div>
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Durante il periodo neolitico C Pre-Pottery (6000-5500 aC), la comunità di Ain Ghazal visse forti tensioni, in parte a causa del sovraffollamento ed eccessivo sfruttamento della terra. Metà della popolazione fu costretta al nomadismo ed a risiedere ad Ain Ghazal solo per una parte dell'anno. Queste condizioni sociali si riflettono negli edifici di questo periodo, in particolare gli edifici di stoccaggio (mostrati qui), che probabilmente ospitavano effetti personali dei migranti. I locali di deposito, ciascuno da 12 a 15 metri quadrati, erano affiancati da un corridoio centrale. Molto simile a un seminterrato inglese, questi "edifici corridoio" sono stati in parte sotterranei.</div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-zhCLVXHPux0/UsceifNwflI/AAAAAAAAM_w/p-yaqbf5Qx4/s1600/ain-ghazal.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="170" src="http://3.bp.blogspot.com/-zhCLVXHPux0/UsceifNwflI/AAAAAAAAM_w/p-yaqbf5Qx4/s320/ain-ghazal.jpg" width="320" /></a></div>
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ricostruzione dell'aspetto delle case di Ain Ghazal, che si affacciavano su un altipiano naturale, dal quale si scorgevano le piantagioni sottostanti.</div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-xPpnIodfeMQ/UscTZjRJJSI/AAAAAAAAM-s/C8i1x_lmmrQ/s1600/BSAO010106100L.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-xPpnIodfeMQ/UscTZjRJJSI/AAAAAAAAM-s/C8i1x_lmmrQ/s320/BSAO010106100L.jpg" width="236" /></a></div>
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Le strutture murarie delle case dell'insediamento neolitico di Ain Ghazal (9000 anni fa).</div>
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LE STATUE DEGLI ANTENATI</div>
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Non possiamo non lasciarci suggestionare dagli occhi e dagli strani lineamenti delle statue di gesso neolitiche dal sito preistorico di Ghazal, vicino ad Amman, in Giordania, risalenti al 7000 a.C. Il sito è stato abitato per oltre 2000 anni e nel primo periodo era costituito da case di pietra dove abitavano famiglie mononucleari; fonti di sostentamento erano la pastorizia integrata alla caccia e la coltivazione di legumi e cereali. La vita cominciava in questo periodo ad avere caratteristiche più stanziali rispetto all'epoca paleolitica e così le abitazioni iniziarono ad essere più elaborate, con un abside dedicato al culto degli antenati (culto comune a tutte le popolazioni del mondo), solo che in questo caso la nebbia del mistero avvolge le caratteristiche fisiognomiche delle 32 statue trovate sepolte deliberatamente in due fosse adibite forse a custodirle o ad occultarle; le statue sono alte poco più di un metro, alcune bicefale nell'intento forse di rappresentare la dualità dell'esistenza o l'unione degli opposti intesa come creazione. Le sculture sono modellate in gesso bianco e gli occhi dalla straordinaria e viva espressione furono ottenuti incastonandovi conchiglie di Cyprea e bitume per quel che riguarda le pupille. Gli studiosi sono molto imbarazzati dal loro aspetto, che riproduce certamente i tratti di qualche misteriosa etnia scomparsa da tempo immemorabile e sopravvissuta nel ricordo di queste popolazioni neolitiche, visto che queste statue rappresentano "gli antenati" e gli antenati erano tradizionalmente venerati presso tutte le culture antiche del mondo. I loro occhi sono affusolati, il naso ha una forma piccola e innaturale, la bocca è appena accennata, il collo è lungo, viste di profilo le teste sono schiacciate posteriormente e compensano l'ampiezza allungandosi verso l'alto, l'espressione enigmatica è benevola e rassicurante.</div>
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-aTTlzg-zgBQ/UscUf79MGmI/AAAAAAAAM-0/n58sj_5dliM/s1600/AinGhazalklein2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-aTTlzg-zgBQ/UscUf79MGmI/AAAAAAAAM-0/n58sj_5dliM/s320/AinGhazalklein2.jpg" width="214" /></a></div>
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Profilo di una delle statue di Ain Ghazal: si notano le strane caratteristiche fisiognomiche che se non sono da attribuire al caso, corrispondono piuttosto al tentativo di imitare antiche popolazioni, venerate come "gli antenati"?</div>
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-ZlojCASx6c0/UscV1hwsf_I/AAAAAAAAM_A/eiX1Gw89vT4/s1600/jordanie-ain-ghazal-02.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-ZlojCASx6c0/UscV1hwsf_I/AAAAAAAAM_A/eiX1Gw89vT4/s320/jordanie-ain-ghazal-02.jpg" width="261" /></a></div>
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Questa è certamente la più vivace e suggestiva fra le statue di Ain Ghazal, il suo sguardo sembra farci dimenticare il tempo trascorso dalla sua realizzazione.</div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-a-483BSfsg4/UscW1GuhsRI/AAAAAAAAM_I/mnckAbvyY9s/s1600/jordanie-ain-ghazal-01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://4.bp.blogspot.com/-a-483BSfsg4/UscW1GuhsRI/AAAAAAAAM_I/mnckAbvyY9s/s320/jordanie-ain-ghazal-01.jpg" width="184" /></a></div>
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La precedente statua di Ain Ghazal nella sua interezza: alta poco più di un metro, in gesso.</div>
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LE MASCHERE FUNERARIE SUI TESCHI DEI DEFUNTI</div>
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Queste raffigurate qui di seguito sono le maschere di gesso modellate sui teschi dei defunti nell'insediamentico di Ain Ghazal, in Giordania, 7000 a.C., dove negli anni '80 del secolo scorso furono ritrovate le 32 statue, sempre di gesso, dedicate probabilmente al culto degli antenati. Il loro anomalo aspetto è dovuto al fatto che la mascella inferiore veniva stranamente rimossa al fine di ottenere queste sembianze indecifrabili. I defunti venivano seppelliti nella terra finchè dei loro corpi rimanevano soltanto le ossa, successivamente venivano riesumati e seppelliti di nuovo sotto il pavimento di casa o in un cortile adiacente, comunque vicino all'abitazione. Il cranio veniva seppellito separatamente dal resto dello scheletro e le maschere di gesso assieme ai teschi erano anch'esse di nuovo sepolte. La medesima usanza di separare i teschi dal corpo si ritrova nel sito neolitico di Catal Hoyuk in Anatolia, risalente allo stesso periodo ed anche alla vicina Gerico, Tell Ramad, Beisamoun, Nahal Hemar, con rispettive usanze di ricoprire il cranio con ocra rossa, conchiglie nelle cavità oculari, maschere di terracotta, ecc...</div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-blhVtmcW3AY/UscX4-b3ZBI/AAAAAAAAM_Q/AGxPYLhjcoc/s1600/ag.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="123" src="http://3.bp.blogspot.com/-blhVtmcW3AY/UscX4-b3ZBI/AAAAAAAAM_Q/AGxPYLhjcoc/s320/ag.jpg" width="320" /></a></div>
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Le maschere funerarie di Ain Ghazal (9000 anni fa) modellate in gesso sui teschi dei defunti dopo aver rimosso la mascella inferiore. Questo fatto dona loro un aspetto "alieno" su cui molti si sono fatti delle ingiustificate fantasie.</div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-dIjYwzSjeWs/UscY8ud37wI/AAAAAAAAM_Y/qa0gySTHxSU/s1600/BSAO010105800L.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-dIjYwzSjeWs/UscY8ud37wI/AAAAAAAAM_Y/qa0gySTHxSU/s320/BSAO010105800L.jpg" width="235" /></a></div>
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La maschera mostrata qui, simile a quelle ritrovate nel vicino sito di Ain Ghazal (9000 anni fa), con occhi incastonati di conchiglie, è stata scoperta da John Garstung nei suoi scavi a Gerico negli anni 1930-1936. Dopo essere stato rimosso dal suo scheletro, il cranio fu coperto con una maschera di gesso, che fu poi dipinta con i tratti del viso con bitume e altri pigmenti. Questi teschi-ritratto furono probabilmente mostrati in casa o in un santuario in modo che i membri della famiglia potessero consultarli a piacere, interrogando lo spirito del defunto.</div>
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-wR_E8AqL7O8/UscbuIkDoGI/AAAAAAAAM_k/Pr0a4k152LE/s1600/s16.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-wR_E8AqL7O8/UscbuIkDoGI/AAAAAAAAM_k/Pr0a4k152LE/s320/s16.jpg" width="221" /></a></div>
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Altre sculture scoperte ad Ain Ghazal.</div>
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Alessia Birri, 3 gennaio 2014</div>
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Articoli correlati:</div>
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Ain Ghazal; Wikipedia:</div>
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<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/%27Ain_Ghazal">http://it.wikipedia.org/wiki/%27Ain_Ghazal</a></div>
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Le misteriose statue ritrovate ad Ain Ghazal:</div>
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<a href="http://videomisteri.altervista.org/oopart-archeomisteri/1827-le-misteriose-statue-ritrovate-ad-ain-ghazal">http://videomisteri.altervista.org/oopart-archeomisteri/1827-le-misteriose-statue-ritrovate-ad-ain-ghazal</a></div>
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Ain Ghazal interpretation park:</div>
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<a href="http://www.archdaily.com/121137/ain-ghazal-interpretation-park-rasem-kamal/">http://www.archdaily.com/121137/ain-ghazal-interpretation-park-rasem-kamal/</a></div>
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<br />
<br />
Alessia Birrihttp://www.blogger.com/profile/09538305177304729903noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8043033874697774236.post-60836514572373951722013-12-12T13:24:00.001-08:002013-12-12T15:02:57.834-08:00Viaggio metafisico nei misteri di Castel del Monte<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-YHq3lObJ9y8/Uqn6VIV7ZcI/AAAAAAAAMug/esa-DRzr3b8/s1600/1441449_551846494906526_306672357_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="http://2.bp.blogspot.com/-YHq3lObJ9y8/Uqn6VIV7ZcI/AAAAAAAAMug/esa-DRzr3b8/s320/1441449_551846494906526_306672357_n.jpg" width="320" /></a></div>
Foto: Castel del Monte in una bufera di neve.<br />
<br />
QUESTO
TEMPIO NON E' UN SENTIERO E NEMMENO UN LABIRINTO: E' UNA BUSSOLA CHE
USEREMO PER IL PIU' GRANDE VIAGGIO MAI INTRAPRESO: QUELLO ALLA RICERCA
DI NOI STESSI.<br />
<br />
"La maggior parte degli uomini sono come una
foglia secca, che si libra nell'aria e scende ondeggiando al suolo. Ma
altri, pochi, sono come le stelle fisse, che vanno per un loro corso
preciso, e non c'è vento che li tocchi, hanno in sé stessi la loro legge
e il loro cammino."<br />
Hermann Hesse, Siddharta, 1922<br />
<br />
"Un'immagine può sempre essere considerata da un'infinità di punti
di vista e ad ogni pensatore è consentito scoprire un significato
conforme alla logica delle proprie concezioni.Le immagini infatti sono
destinate a risvegliare le idee assopite nel nostro
intelletto.Esercitando una suggestione sul pensiero, lo stimolano ed in
tal modo portano alla luce le verità sepolte nella profondità del nostro
spirito."
Oswald Wirth<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-WWYQ-vffykU/UqoC7QDnRVI/AAAAAAAAMuw/2SIhXEn-Ook/s1600/1332410277-1293939762-PIC2529O.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="http://2.bp.blogspot.com/-WWYQ-vffykU/UqoC7QDnRVI/AAAAAAAAMuw/2SIhXEn-Ook/s320/1332410277-1293939762-PIC2529O.jpg" width="320" /></a></div>
Suggestiva veduta dall'alto di Castel del Monte nel magnifico paesaggio.<br />
<br />
PREMESSA:
Castel del Monte in Puglia: il castello-tempio iniziatico del più
grande Imperatore illuminato della storia, Federico II Hohenstaufen.
Quello che erroneamente viene denominato "castello" era un luogo
d'incontro dove si svolgevano antichissimi rituali d'iniziazione
dell'uomo sul sentiero della conoscenza di sè stesso e della libertà.
Federico amava essere sempre circondato da dotti, studiosi, astrologi,
filosofi, matematici e amava le conversazioni che stimolassero la
speculazione ed il confronto fra le più grandi menti illuminate
dell'epoca: il XIII secolo. Il periodo del suo regno fu per il Medioevo
una parentesi di luce e di conquista culturale, sotto tutti gli aspetti e
in tutti i campi, anche dal punto di vista linguistico, con la
fondazione della Scuola Siciliana nel 1230: un movimento letterario in
lingua volgare che fu alla radice delle successive regole grammaticali
elaborate in epoca rinascimentale da Pietro Bembo; la lingua
fondamentale che vi si usava era il siciliano e meridionali furono tutti
i poeti e verseggiatori che vi facevano parte. Ricordiamo Pietro delle
Vigne, Rinaldo d'Aquino, ecc...; vide qui il suo apogeo il culto
dell'amor cortese, riferito sempre ad un'altera dama lodata dal poeta di
cui lei non si cura. L'italiano letterario nacque proprio alla corte di
Federico II attraverso la sua Scuola Siciliana, ereditato poi dal
toscano che lo perfezionò. Ma una delle più grandi conquiste di Federico
II fu il matematico Leonardo Pisano, detto Fibonacci, il quale fece
conoscere all'Occidente i numeri indiani usati dagli arabi, con
l'introduzione dello 0 che permise il raggiungimento di calcoli più
complicati. Castel del Monte fu costruito in base alla famosa
"successione di Fibonacci", che è legata anche alla spirale aurea ed è
alla base di calcoli ed analisi in tutti i campi della scienza. Non è
rimasta alcuna testimonianza scritta sulla sua progettazione e
costruzione, ma Castel del Monte tutto poteva essere meno che una
fortezza o un luogo di vita quotidiana: le ampie finestre erano infatti
inusuali in un epoca in cui si potevano subire attacchi e, quindi, i
castelli convenzionalmente erano muniti di finestre strette e stanze
buie; inoltre non esistono feritoie per difendersi dai nemici, sul colle
artificiale su cui è costruito non vi è traccia di fossato, non vi sono
alloggi per la servitù, scuderie, ecc...le scale a chiocciola
posizionate sulla sinistra avrebbero dato modo ad un assalitore di
brandire la spada mentre saliva ai piani superiori; la posizione isolata
sulla cima di questo colle e le numerose guardie impiegate a sua
difesa, non avendo struttura adibita nè alla difesa nè all'offensiva,
sono tutti elementi che non pongono dubbi sul significato simbolico
della costruzione e sul fatto che fosse dimora di un ristretto numero di
appartenenti alla corte di Federico: scienziati, filosofi, artisti e
matematici, che sicuramente vi trasportarono all'interno le opere del
loro ingegno, come orologi sofisticati, automi, esperimenti alchemici,
astrolabi. Per quel che riguarda la scienza occulta, alla corte
dell'Imperatore vi era Michele Scoto, noto per i suoi studi alchemici e
sui pianeti. I camini e le cisterne del castello non potevano avere
un'utilità comune, perchè i primi sono troppo piccoli per essere usati
per la cucina o per riscaldare le sale, le seconde sono posizionate in
posti inusuali e quella più grande è troppo grande per servire da bagno
o a qualunque altro scopo che non fosse un'esperimento alchemico o di
altra natura. Nel 1250, Federico, trovandosi nei pressi di un battente
di ferro vicino a Castel Fiorentino si ricordò la profezia confidatagli
dal suo indovino Michele Scoto: "morirai in una città che porta il nome
di un fiore" ed iniziò ad accusare dei malori, che poi lo portarono alla
morte.<br />
<br />
Il 28 dicembre il feretro attraversò la Puglia per essere
imbarcato a Taranto diretto a Palermo. "Alli 28 de lo detto mese passao
lo corpo de lo imperatore, che lo portaro a Taranto...et handao in una
lettica coperta de velluto carmesino co’la guardia de li sarracino ad
pede et sei compagnie de cavalli armati,cha come intraro per le terre
handaro chiangendo a nome lo imperatore..." L'Imperatore fu sepolto
nella cattedrale di Palermo in un sarcofago di porfido.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-cx-DanBYlWI/UqoFOjBZgtI/AAAAAAAAMu8/N2R6163XcuQ/s1600/05_b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://1.bp.blogspot.com/-cx-DanBYlWI/UqoFOjBZgtI/AAAAAAAAMu8/N2R6163XcuQ/s320/05_b.jpg" width="320" /></a></div>
Le scale a chiocciola che salgono le torri.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-Ko6dDqVqCAU/UqoSBou1tSI/AAAAAAAAMv0/me1D5vr5lS8/s1600/Casteldelmonteian.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="214" src="http://3.bp.blogspot.com/-Ko6dDqVqCAU/UqoSBou1tSI/AAAAAAAAMv0/me1D5vr5lS8/s320/Casteldelmonteian.jpg" width="320" /></a></div>
Il
cielo visto dal cortile di Castel del Monte: l'irregolarità degli
angoli è dovuta alla precisa volontà di rispecchiare l'oscillazione
dell'asse terrestre. Così è spiegato in "Castel del Monte fabbrica
esoterica" di Nildo Vanelli: "E se l’irregolarità fosse voluta o
calcolata e le disuguaglianze dei lati calibrate per ottenere un altro
elemento cosmico? Infatti è proprio così. Se consideriamo i lati Ovest
ed Est del cortile e li congiungiamo con due diagonali che disegnino nel
cortile stesso una X vedremmo che gli angoli opposti ottenuti anziché
essere di 45° (un angolo giro di 360° diviso per 8 da 45) sono di poco
più di 47°. Che vuoi dire ciò. Tutti sappiamo che l’asse terrestre è
inclinato di 23° e mezzo, per l’esattezza oggi è inclinato di 23° e 27'
mentre all’epoca della costruzione dei castello era inclinato di 23° e
33'. Sappiamo anche che in 26.000 anni l’asse della terra compie un giro
come una trottola che stia perdendo velocità per cui se adesso
prolunghiamo idealmente l’asse del mondo oltre il polo Nord terrestre
incontriamo la Stella Polare, ma ciò non accadrà più tra qualche
migliaio di anni. Occorrerà attendere che l’asse terrestre compia intero
un giro e solo allora potremmo ritrovare la Polare allineata all’asse
della nostra vecchia terra."<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-9XNholgNunA/UqozZC6LScI/AAAAAAAAMx0/BAmLEpdZh5g/s1600/Casteldelmontepln.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-9XNholgNunA/UqozZC6LScI/AAAAAAAAMx0/BAmLEpdZh5g/s320/Casteldelmontepln.png" width="320" /></a></div>
La struttura ottagonale di Castel del Monte.<br />
<br />
L'OTTAGONO COME FIGURA ARMONIZZANTE:
Il numero 8 ricorrente nella struttura ottagonale di Castel del Monte è
una cifra dal forte valore simbolico ed iniziatico: nella tomba di
Federico, alla prima sua apertura nel 1781, venne trovato un anello di
smeraldo circondato da 8 petali, sommando inoltre le cifre dell'anno
della sua morte 1250, il risultato è sempre 8. Nel Medioevo, attraverso
l'architettura gotica e romanica, nulla era lasciato al caso nella
struttura di queste opere straordinarie: ogni pietra, bassorilievo,
posizionamento, corrispondevano alla precisa volontà di trasmettere un
messaggio che pochi erano e sono in grado di riconoscere consciamente,
da cui la maggioranza viene però inconsciamente attratta. Un messaggio
codificato, a cui sono stati attribuiti nomi e simboli metaforicamente
ideati, come quello del Santo Graal, che, ovviamente, nulla ha a che
vedere con la coppa del Cristo, ma con il mistero della conoscenza
ancestrale, di cui gli architetti di allora e i mastri muratori, che
erano artigiani colti ed iniziati alla più profonda conoscenza della
geometria e dell'architettura (traduzioni materiali degli equilibri e
delle leggi dell'universo) erano depositari. Proprio questo ambiente
vide, infatti, i primi albori della Massoneria con le corporazioni di
mestiere ed i Liberi Muratori. La Massoneria liberò il mondo occidentale
dall'oscurantismo religioso. Castel del Monte è interamente costruito
basandosi sulla ricorrenza del numero 8: 8 sono le sale al piano
superiore, 8 a quello inferiore; 8 sono le torri che formano il suo
perimetro ed ottagonale è la loro struttura; ottagonale è la vasca dove
confluiscono le acque al centro del castello; il cortile interno è
ottagonale. Il numero 8 è il simbolo della rinascita o resurrezione, la
cifra che con i suoi angoli funge da ponte fra la terra ed il cielo, la
via di mezzo fra il cerchio e il quadrato, ovvero fra l'illimitato e il
limitato. La forma ottagonale è ricorrente in numerose opere
architettoniche medievali visitate da Federico: la cattedrale di
Aquisgrana dove fu incoronato Imperatore, la chiesa templare di Londra,
la moschea di Omar visitata da Federico durante il suo viaggio a
Gerusalemme. Il numero 8 è presente in tutti i particolari dei
bassorilievi e degli apparati interni del castello-tempio, in maniera a
dir poco ossessiva: timpani, capitelli, fiori...tutto riporta questa
cifra mediatrice che evoca la morte legata all'eterna rinascita e alla
trasformazione.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-Mb-4MsSPas0/UqosC3AmI3I/AAAAAAAAMxQ/00QAXWxcEZ8/s1600/Castel_del_Monte_giu06_011.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-Mb-4MsSPas0/UqosC3AmI3I/AAAAAAAAMxQ/00QAXWxcEZ8/s320/Castel_del_Monte_giu06_011.jpg" width="240" /></a></div>
Il portale d'ingresso corrispondente alla figura del pentacolo e alla cifra aurea 1,618, come descritto nel prossimo paragrafo.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-e7RSCssWXao/UqouRtWuRPI/AAAAAAAAMxc/BmINgdneXKY/s1600/casteldelmonte04.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-e7RSCssWXao/UqouRtWuRPI/AAAAAAAAMxc/BmINgdneXKY/s320/casteldelmonte04.png" width="291" /></a></div>
Schema del portale d'accesso rispetto al rapporto aureo rappresentato dal pentacolo.<br />
<br />
CASTEL DEL MONTE COME MICROCOSMO E CATALIZZATORE
DI ENERGIE UNIVERSALI: Castel del Monte è stato progettato come un
catalizzatore di energie universali, che vengono attratte dalla sua
posizione rispetto alla luce del sole durante gli equinozi ed i
solstizi, e mediante la sua struttura che rispecchia geometricamente la
proporzione aurea e, quindi, ciò che di essa è il maggiore riferimento:
il corpo umano, come ben possiamo vedere nello schema con la stella a
cinque punte dell'uomo Vetruviano dipinto da Leonardo due secoli più
tardi. L'essenza dell'uomo, del suo percorso evolutivo e della sua
realizzazione nella scoperta di sè stesso è tutta racchiusa nelle forme,
nelle misure e nelle raffigurazioni che costituiscono Castel del Monte,
come se la consapevolezza, la perfetta armonizzazione dello spirito con
l'universo e l'illuminazione avessero preso forma e quella creata a
Castel del Monte è la dimensione perfetta per le energie cosmiche che
accompagnano l'uomo verso il suo divenire, verso la trasformazione. Si
dice che Federico volesse accompagnare, attraverso il percorso interno
del castello, l'iniziato verso una dimensione puramente spirituale,
poichè questo era l'assillo maggiore del tempo in cui visse, il XIII
secolo. Ma è un'interpretazione piuttosto grossolana di quel che
veramente esprimeva il pensiero ed il genio dell'Imperatore e del suo
seguito di architetti e filosofi: Federico era un personaggio superiore
al suo tempo e le sue opere una premessa di quel che sarebbe stato
successivamente il Rinascimento, la sua mentalità non era circoscritta
alle correnti e alle ideologie dell'epoca, ma superava ogni epoca,
perchè aveva raggiunto la mèta del sincretismo universale congiunta alla
piena consapevolezza dell'inseparabilità fra mondo spirituale e
materiale ed il suo era un perfetto panteismo che, certamente, non
portava l'uomo all'abbandono della sua veste terrena verso una fredda e
distaccata dimensione "spirituale", come la si poteva intendere
generalmente nell'epoca medievale, ciò avrebbe comportato
disumanizzazione e annullamento, bensì verso la realizzazione più piena
delle potenzialità e della coscienza, verso la conoscenza di sè e perciò
della virtù e della bellezza. Il 99% degli esseri umani vivono come
sonnambuli, agiscono come sonnambuli e non sanno nè ciò che fanno nè
dove sono diretti, sono infanti inconsapevoli e perciò danneggiano sè
stessi ed il prossimo; l'uomo iniziato è l'uomo che riconosce sè stesso
nell'universo ed ogni espressione di quest'ultimo come parte di sè:
questo è ciò che esprime Castel del Monte e chi ha occhi per vedere e
per capire, inoltrandosi fra i suoi percorsi, osservando i suoi simboli e
la sua struttura all'interno, proverà la sensazione di fare un viaggio
dentro sè stesso e di ripercorrere le proprie tappe evolutive. Questo
non succede all'uomo comune, per il quale tutto ciò rimane un enigma. <br />
<br />
IL
RAPPORTO AUREO: Come dicemmo, Castel del Monte è una metafora dell'uomo
concepito come microcosmo, ed è costruito sulla base della proporzione
aurea: 1,618, per la quale 1 vale una singola parte in rapporto alla
quale alla parte successiva si aggiunge un valore corrispondente a 618
parti della prima porzione 1; in questo modo una delle due parti di una
figura geometrica o di un soggetto qualsiasi è più estesa rispetto
all'altra per un valore pari a 618 parti di quest'ultima. Questa, che è
chiamata anche divina proporzione, è emblema del corpo umano e si
applica a quest'ultimo nelle opere d'arte più sublimi, ed è presente in
ogni aspetto della natura, costituendo un principio di armonizzazione e
di perfezione; ciò che si applica alle arti visive dev'essere
necessariamente correlato all'evoluzione psichica individuale, che è il
concetto principale espresso nell'architettura di Castel del Monte. <br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-M87vxxDLHSs/Uqox5jwPuTI/AAAAAAAAMxo/cNudHfOZUSY/s1600/39762_castel_del_monte_leone_portale_andria.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" src="http://1.bp.blogspot.com/-M87vxxDLHSs/Uqox5jwPuTI/AAAAAAAAMxo/cNudHfOZUSY/s320/39762_castel_del_monte_leone_portale_andria.jpg" width="320" /></a></div>
Uno dei leoni del portale d'accesso, di cui uno guarda al solstizio d'estate, l'altro al solstizio d'inverno.<br />
<br />
I
LEONI E LE PORTE SOLSTIZIALI. Iniziamo il nostro viaggio: sugli stipiti
del portale d'ingresso (circoscritto nel raggio di una stella a cinque
punte e di un pentagono convesso), vi sono due statue di leoni: uno
guarda verso la direzione del solstizio d'inverno, l'altro verso la
direzione del solstizio d'estate e sono una rimembranza delle due porte
solstiziali (una degli dèi e una degli uomini) descritte nel XIII libro
dell'Odissea di Omero, dove dentro la grotta delle ninfe Naiadi sono
descritti i due accessi solstiziali: quello verso Nord è la Porta "che
schiudesi all'Uom"; quello che guarda verso Sud è la porta che varcano
gli Dèi: "quella verso Sud, che Noto guarda, ha più del divino, ed un
mortale per lei non varca: ella è la via dei Numi". La via degli Dèi
implica il superamento della condizione umana per accedere ad una
dimensione "altra", ed è legata perciò alla morte intesa come
trasformazione, perchè la trasformazione non conosce limiti negli
universi, è eterna e circolare ed il suo unico freno è l'annullamento;
quest'ultimo peraltro non è possibile perchè l'essere non può
trasformarsi in nulla così come il nulla non può diventare qualcosa:
sono due eternità, una contiene, l'altra è contenuta, ma non possono
scambiarsi le parti. Questa legge vale per tutti gli universi possibili,
come la matematica. <br />
<br />
IL TIMPANO DEL PORTALE D'ACCESSO: Il
timpano del portale d'accesso è costituito da un triangolo aperto a 108
gradi, simbolo del Delta luminoso della tradizione massonica; il Delta
luminoso. o "triangolo massonico" è lo schema dell'Assoluto che si
irragia nell'universo attraverso miliardi di possibili combinazioni
della propria costituzione trinitaria. La figura del triangolo, come
quella del cerchio, è infinita, rispecchia il viaggio della luce
nell'universo e rappresenta, in tutte le culture, il sole nel suo valore
esoterico: Ra in Egitto, Zeus in Grecia, Mitra e Varuna nella mitologia
indiana, Odino in quella nordica. Il rapporto fra la base del triangolo
del timpano e i suoi lati corrisponde al numero d'oro: 1,618;
all'interno del timpano vi era un bassorilievo che, per misteriose
ragioni, è stato scalpellato e distrutto molti secoli fa. Il portale
d'accesso è circoscritto all'interno dello schema di una stella a cinque
punte, simbolo dell'uomo, come possiamo vedere nel disegno riportato in
quest'articolo; le scale d'accesso all'esterno sono disposte sui lati,
non di fronte, in modo che il visitatore non possa mai dare le spalle al
tempio.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-PazJ67PT5us/UqoWNRGoi1I/AAAAAAAAMwA/FBHoJTv8kFg/s1600/porta-passata-castel-del-monte-blog-scopri-la-puglia-imperiale.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-PazJ67PT5us/UqoWNRGoi1I/AAAAAAAAMwA/FBHoJTv8kFg/s320/porta-passata-castel-del-monte-blog-scopri-la-puglia-imperiale.jpg" width="213" /></a></div>
I
portali disadorni nel percorso d'uscita, di cui parleremo nel prossimo
paragrafo, rappresentano il passato in opposizione ai portali fastosi
del percorso d'entrata al castello, che rappresentano le ricchezze del
viaggio iniziatico.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-z0HCV-65gYo/UqoYyn3umVI/AAAAAAAAMwM/57N3NBer93o/s1600/castel-del-monte-blog-scopri-la1-puglia-imperiale.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-z0HCV-65gYo/UqoYyn3umVI/AAAAAAAAMwM/57N3NBer93o/s320/castel-del-monte-blog-scopri-la1-puglia-imperiale.jpg" width="213" /></a></div>
Un
portale fastoso verso l'ingresso al cortile interno, arricchito con
colonnine e capitelli, rappresenta le ricchezze e la pienezza della
conoscenza del percorso iniziatico, in opposizione a quelli verso
l'esterno che rappresentano la regressione al passato e le miserie
esistenziali che l'iniziato si è lasciato alle spalle, invitandolo a non
guardare indietro. Leggere per questo il prossimo paragrafo.<br />
<br />
I
PORTALI FASTOSI E DISADORNI: superato il portale d'accesso, guardando
in alto, si scorge una chiave di volta con una corona vegetale; il
portale di fronte si presenta fastoso con cornice, capitelli e
colonnine; anche i successivi portali nell'avanzata verso il cortile
interno hanno lo stesso accurato aspetto, ma se ci volgiamo
all'indietro, i portali dall'altro lato mostrano un aspetto disadorno e
misero, offrendo l'impressione di qualcosa di squallido e vuoto, una
tristezza che salta agli occhi per il visitatore attento; questo
significa che il percorso verso l'interno, la conoscenza di sè e la
consapevolezza è ricco di pienezza e tesori, mentre quel che l'uomo si
lascia alle spalle è il nulla dell'ignoranza, del sonno della ragione e
dell'incoscienza, i quali generano fardelli e miseria esistenziale. Il
male, infatti, non è altro che il nulla ed il viaggio dell'uomo
rappresentato da Castel del Monte è il viaggio verso la propria vera
nascita, verso l'"essere", mentre invece colui che non conosce sè stesso
non è mai nato, ancora non è. In una delle sale che troviamo superando
il portale a sinistra c'è il famoso Baphomet scolpito nella chiave di
volta: figura simbolica dal significato ancora oscuro, ricorrente
nell'iconografia dei Templari.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/--nUq_QwTpPw/Uqo8lbW2YmI/AAAAAAAAMyE/I9vMYKSP0Y0/s1600/PianoISalaEst-serraglia-CD.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="218" src="http://2.bp.blogspot.com/--nUq_QwTpPw/Uqo8lbW2YmI/AAAAAAAAMyE/I9vMYKSP0Y0/s320/PianoISalaEst-serraglia-CD.jpg" width="320" /></a></div>
Chiave di volta con fiore dai petali seghettati.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-mnRbmkAvVKs/UqoO9Y1nA1I/AAAAAAAAMvk/W8fGaLSWvL8/s1600/pavimento-castel-del-monte-blog-scopri-la-puglia-imperiale.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://2.bp.blogspot.com/-mnRbmkAvVKs/UqoO9Y1nA1I/AAAAAAAAMvk/W8fGaLSWvL8/s320/pavimento-castel-del-monte-blog-scopri-la-puglia-imperiale.jpg" width="320" /></a></div>
Il sigillo di Salomone ripetuto all'infinito nel mosaico del pavimento magico descritto nel paragrafo successivo.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-Zt1JA1-SGfk/UqoQ2y8OTmI/AAAAAAAAMvs/jv4HSkx-uf4/s1600/PianoISalaSE-pavimento%28Tattolo%29-CD.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="228" src="http://4.bp.blogspot.com/-Zt1JA1-SGfk/UqoQ2y8OTmI/AAAAAAAAMvs/jv4HSkx-uf4/s320/PianoISalaSE-pavimento%28Tattolo%29-CD.jpg" width="320" /></a></div>
Il quadrato magico e i cerchi nella Sala sud-est del primo piano descritta nel paragrafo successivo.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-zw9fYzrHeCk/UqoccBm5zVI/AAAAAAAAMwg/cQefOJaZ77w/s1600/PianoIISalaSud-monoforecortile%28NNemore%29-CD.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" src="http://2.bp.blogspot.com/-zw9fYzrHeCk/UqoccBm5zVI/AAAAAAAAMwg/cQefOJaZ77w/s320/PianoIISalaSud-monoforecortile%28NNemore%29-CD.jpg" width="320" /></a></div>
Sala sud-est: il camino e le monofore ai suoi lati.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-V2U9owRicRU/Uqo9Ycdyh5I/AAAAAAAAMyM/BIryMr3XBKk/s1600/PianoISalaEst-capitellodx-CD.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-V2U9owRicRU/Uqo9Ycdyh5I/AAAAAAAAMyM/BIryMr3XBKk/s320/PianoISalaEst-capitellodx-CD.jpg" width="228" /></a></div>
Un capitello della Sala dell'iniziazione a sud-est.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-W6dB1U3dvgI/Uqo_e5F_dGI/AAAAAAAAMyY/rSlUzTGmmfc/s1600/16.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="217" src="http://2.bp.blogspot.com/-W6dB1U3dvgI/Uqo_e5F_dGI/AAAAAAAAMyY/rSlUzTGmmfc/s320/16.jpg" width="320" /></a></div>
Chiave di volta della Sala del Trono al piano superiore, adibita all'iniziazione, raffigurante un filosofo o un mago.<br />
<br />
IL
PAVIMENTO MAGICO: nella sala successiva a quella del Baphomet il
pavimento è decorato con simboli magici ed esoterici e questa sala era
riservata proprio a pratiche magiche ed occulte. I tacciati geometrici
riportati nella sala di Castel del Monte rispecchiano esattamente le
disposizioni elencate nel libro dell'occultista Jorg Sabellicus:
"Disegnato al centro della sala un cerchio, lo si racchiude in un doppio
quadrato, tracciato a una certa distanza da esso, con gli angoli
disposti in direzione dei punti cardinali. La distanza tra i due
quadrangoli deve essere di circa quindici centimetri. Intorno ad ogni
angolo si deve disegnare un altro doppio circolo...Fuori del circolo è
acceso un fuoco di carbone sul quale dovranno bruciare dei profumi". Ed è
esattamente quello che ritroviamo sul pavimento della sala: un doppio
quadrato (circoscritto da due perimetri paralleli) con gli angoli verso i
punti cardinali; agli angoli dei quadrati, all'interno di essi, ci sono
4 cerchi e in un angolo vi è un camino per bruciare i profumi.
All'esterno dei riquadri si vedono i resti di un mosaico che doveva
ricoprire lo spazio rimanente, che riproduce il sigillo di Salomone
ripetuto all'infinito. Il sigillo di Salomone è costituito da due
triangoli intersecati e formanti 6 punte: il triangolo rivolto verso
l'alto rappresenta l'elevazione, la realizzazione, il Sole e l'aspetto
maschile dell'essere; quello rivolto verso il basso rappresenta
l'aspetto femminile dell'essere, l'immaginazione, la caverna, la Luna. I
due aspetti maschile e femminile dipendono l'uno dall'altro ed il
cammino iniziatico consiste nella loro pefetta fusione. Dopo la
purificazione mediante i riti magici eseguiti in questa sala, l'adepto
doveva salire al piano superiore da una scala a chiocciola. Tutte le
scale a chiocciola del castello sono posizionate a sinistra, per
rispecchiare il moto della terra in questa direzione; la torre a cui
l'iniziando accede dopo il rito di purificazione si trova a Sud, in
contrapposizione al Nord che rappresenta la notte, così egli si dirige
verso la luce. L'apertura della porta di questa sala è interna, perchè
l'ospite doveva essere accettato e qualcuno doveva esservi quindi
all'interno per aprire.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-mEPPKj473k0/UqoLeZN7QNI/AAAAAAAAMvM/17w4VQdI_-M/s1600/volta-torre-castel-del-monte-blog-scopri-la-puglia-imperiale.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="318" src="http://4.bp.blogspot.com/-mEPPKj473k0/UqoLeZN7QNI/AAAAAAAAMvM/17w4VQdI_-M/s320/volta-torre-castel-del-monte-blog-scopri-la-puglia-imperiale.jpg" width="320" /></a></div>
La volta ad ombrello della Torre dei Telamoni descritta nel paragrafo successivo.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-p0l3pFriPwk/UqoMV3SYt5I/AAAAAAAAMvU/D5n9tnOxFBE/s1600/PianoIITorreVII-Telamone1%28suaccesso%29b-CD.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-p0l3pFriPwk/UqoMV3SYt5I/AAAAAAAAMvU/D5n9tnOxFBE/s320/PianoIITorreVII-Telamone1%28suaccesso%29b-CD.jpg" width="243" /></a></div>
Telamone accovacciato sulla volta della torre descritta nel successivo paragrafo.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-bxwJFHYYLH4/UqodLMo6mdI/AAAAAAAAMws/O0DgKpeVkHA/s1600/fauno.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="286" src="http://3.bp.blogspot.com/-bxwJFHYYLH4/UqodLMo6mdI/AAAAAAAAMws/O0DgKpeVkHA/s320/fauno.JPG" width="320" /></a></div>
Particolare
del Fauno o Baphomet su una chiave di volta: icona misteriosa dal
significato ancora occulto, molto usata dai Templari.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-WBR69CkEdcU/Uqod9OELKiI/AAAAAAAAMw0/fRqE0hMkD54/s1600/Cortile-latoNE-bassorilievo6-CD.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="238" src="http://4.bp.blogspot.com/-WBR69CkEdcU/Uqod9OELKiI/AAAAAAAAMw0/fRqE0hMkD54/s320/Cortile-latoNE-bassorilievo6-CD.jpg" width="320" /></a></div>
Il bassorilievo
sulla parete del lato Nord Est del cortile, che un tempo raffigurava
una sacerdotessa (Sophia) che riceve la visita di nobili cavalieri e,
baciandoli sulla fronte, dona loro le chiavi della conoscenza
ancestrale. Misteriosamente la figura è stata cancellata da sconosciuti e
antichi visitatori che fecero la stessa cosa su tutte le altre più
significative figure presenti nel castello.<br />
<br />
I
TELAMONI, LA PROVA DEL FUOCO, IL TEMPO, SOPHIA: Alla sommità della torre
che conduce alla suddetta sala, al limite dei costoloni della volta, ci
sono 6 statue accovacciate di Telamoni: uomini nudi con significato
simbolico legato al Tempo: tre sono vecchi, tre giovani, tre mostrano i
genitali e tre li nascondono, tre guardano in basso e tre in alto. Il
più significativo dei Telamoni porta due dita in bocca: il medio e
l'indice (il medio simboleggia la morte, l'indice la vita e la bocca il
fuoco). Il fuoco cosmico è l'energia universale che da vita alla
materia, consiste nella più o meno elevata vibrazione delle particelle
subatomiche negli esseri, determinandone l'intelligenza ed il grado. La
prova del fuoco consiste nel sentiero che l'iniziato dovrà percorrere
attraverso le molteplici prove della vita, superandole con autentica
nobiltà d'animo (non con ipocrisia dovuta all'acquisizione culturale) e
ciò gli consentirà di acquisire sempre più energia legata al fuoco
universale che permette all'essere di accedere a superiori gradi
evolutivi, di elevare le proprie vibrazioni come le note della scala
musicale. La leggenda di Prometeo e della sua violazione dell'ordine
degli dèi, insegnando agli uomini il dominio del fuoco, e la successiva
punizione a cui fu condannato, è una metafora di come l'umanità non
abbia ancora superato la sua fase infantile e di come gli Dèi la
puniscano per aver voluto accedere a qualcosa che non è ancora in grado
di capire e dominare; quando l'uomo conoscerà sè stesso e dimostrerà di
essere in grado di cavalcare le energie universali, senza esserne
sopraffatto, gli Dèi (che sono le sue stesse facoltà nascoste) lo
libereranno e l'umanità potrà accedere alla sua fase adulta di
autodeterminazione. Il mito di Prometeo e del fuoco della conoscenza
mette in evidenza la sofferenza dell'uomo dalla mente libera, il senso
di solitudine, l'impossibilità di condividere le proprie esperienze
evolutive. Ogni desiderio di evolversi, ogni cammino intrapreso verso
una più alta dimensione di vita comporta dunque, oltre alla libertà e
alla fiducia in sè stessi, anche il rovescio della medaglia: un senso
d'isolamento e di diffidenza, la fine delle illusioni consolatorie e
della speranza, che viene sostituita dalla pienezza e dalla fiducia solo
in sè stessi che non permette di delegare la volontà ad altri. Ma è
proprio a questo punto che si può incontrare anche la più pura felicità,
quella che deriva dall'abbandono dei legami della speranza per giungere
alla chiarezza dell'attimo, dell'abbandono, della pura illuminazione
che consiste nella consapevolezza che tutto è così come dev'essere, ora e
sempre. Affacciandosi alla finestra della sala principale in cui
l'iniziando viene accolto, si poteva scorgere, sulla parete esterna che
si affaccia sul cortile, un bassorilievo raffigurante dei cavalieri che
offrivano doni ad una dèa ellenica, che rappresentava Sophia: ovvero la
conoscenza intesa come conoscenza iniziatica. Il bassorilievo purtroppo è
stato rovinato e ne rimane ben poco, per l'esattezza rimosso
deliberatamente da qualcuno per misteriosi motivi, come quello sul
portale d'accesso di cui non rimane nulla. L'evento che rendeva
suggestivo questo bassorilievo era il posarsi su di esso dei primi raggi
di luce agli Equinozi. Nella chiave di volta della suddetta sala
principale è scolpita la testa di un uomo vecchio con la bocca
socchiusa, a significare il soffio divino; alle pareti ci sono i troni
su cui si sedevano gli adepti per assistere alla cerimonia
d'iniziazione. Dopo la cerimonia l'iniziato accedeva ad un altra sala
sulla chiave di volta della quale ci sono 4 delfini stilizzati, che
rappresentano il viaggio dell'anima attraverso l'oceano dell'esistenza e
la sua catarsi; nella sala successiva, sempre alla chiave di volta, ci
sono 4 teste con bocche socchiuse in un soffio, a rappresentare
l'elemento "aria". Per accedere alla sala successiva si deve
attraversare una porta il cui architrave è costituito da un triangolo
aperto a 147 gradi, ovvero i gradi di apertura di un endecagono
(poligono di 11 lati), a simboleggiare proprio il numero 11 come
composto di 5 (cielo e uomo) e 6 (terra): l'undici infatti è principio
armonizzante.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-FEwPQhi1-5o/Uqobq7KxK9I/AAAAAAAAMwY/26FnD2rj6Ew/s1600/PianoIISalaSud-serragliatestine-CD.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-FEwPQhi1-5o/Uqobq7KxK9I/AAAAAAAAMwY/26FnD2rj6Ew/s320/PianoIISalaSud-serragliatestine-CD.jpg" width="240" /></a></div>
Volta con testine soffianti rappresentanti l'elemento "Aria".<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-imZ8ZCAc7AY/UqogtqAc0UI/AAAAAAAAMxA/MsEwyiZxr4o/s1600/Mensole+figurate+della+copertura_Torre+del+falconiere.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="282" src="http://3.bp.blogspot.com/-imZ8ZCAc7AY/UqogtqAc0UI/AAAAAAAAMxA/MsEwyiZxr4o/s320/Mensole+figurate+della+copertura_Torre+del+falconiere.jpg" width="320" /></a></div>
Mensole
dei tre costoloni della Torre del Falconiere, raffiguranti il principio
femminile e maschile; la figura del terzo costolone è stata rimossa e
probabilmente raffigurava l'Androgino divinizzato nel quale confluivano
le due figure ed era illuminato tutto il giorno da un triangolo di luce
proveniente da una monofora di fronte ad esso, come vedremo nel paragrafo successivo.<br />
<br />
LA
TORRE DEL FALCONIERE. LA FIGURA MASCHILE E LA FIGURA FEMMINILE. IL MITO
DELL'ANDROGINO: Scendendo al piano terra dalla scala a chiocciola della
torre del falconiere, sulla volta si notano 3 costoloni ai limiti dei
quali vi sono 2 teste: una maschile, una femminile a rappresentare
entrambi i principi; il terzo costolone è stato scalpellato e perciò
l'immagine è stata rimossa dal passaggio di questi misteriosi e antichi
visitatori che non hanno lasciato traccia, in molti luoghi del castello,
di quelle che erano sicuramente le figure più significative. Può darsi
che l'immagine scalpellata nel terzo costolone fosse stata una
raffigurazione androgina, alla quale confluivano le due immagini
maschile e femminile: l'immagine era illuminata per tutta la durata del
giorno da un triangolo di luce proveniente da una monofora aperta
proprio di fronte e questo avvalla ulteriormente l'ipotesi che si
trattasse dell'Androgino divinizzato, simbolo di pienezza,
realizzazione, autonomia, creatività senza più conflitti interiori. La
figura dell'androgino è sempre stata, in tutte le culture, un simbolo di
tensione verso l'unità a cui tendono tutti i poli opposti
dell'esistente; le divinità greche, ad esempio, hanno tutte
caratteristiche bisessuali, così come Shiva e Krishna del mito indiano,
ecc...Questo obiettivo dell'evoluzione umana è a fondamento dei Vangeli
Gnostici come la riconquista del <span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">primigenio
stato di splendore; ecco un frammento del testo del Vangelo apocrifo di
Tommaso: "E se farete il maschio e la femmina in uno, perché il maschio
non sia più maschio e la femmina non sia più femmina, entrerete nel
regno dei cieli". Bisogna fare attenzione a non confondere il
cristianesimo gnostico (basato sul libero percorso della conoscenza,
sull'uguaglianza di uomini e donne e di tutti i membri della comunità
senza distinzione, che rifiuta ogni gerarchizzazione e ogni dogma),
dallo pseudo-cristianesimo cattolico che s'incammina verso un sentiero
alienante e schiavizzante dell'individuo. Al contrario dei più antichi
miti simili in tutte le culture del mondo, la principale preoccupazione
delle tre religioni monoteiste, che hanno sostituito e rovesciato il
significato autentico della conoscenza ancestrale, è proprio quella di
separare e ghettizzare le caratteristiche dei due sessi, al fine di
allontanare uomini e donne dalla coscienza di sè e della reale ambiguità
che li sottende. Quest'ambiguità implica ogni aspetto dell'esistenza e
oggi si può paragonare ai nuovi studi sulla fisica quantistica, per la
quale la separazione degli elementi nell'universo è solo apparente,
ologrammatica, ed essi non appartengono ad altro che ai molteplici
aspetti dell'unica fonte da cui scaturiscono. Giunto al piano inferiore
dalla torre del Falconiere, il visitatore si trova sotto una chiave di
volta sulla quale è scolpito un fiore a 8 petali, simbolo della Terra: 4
sono i punti cardinali e 4 i punti solstiziali dove sorge e tramonta il
sole. Il visitatore-iniziato può ora uscire nel cortile e, voltandosi
all'indietro, notare i portali disadorni che si lascia alle spalle, in
confronto a quelli fastosi che vide inoltrandosi nel tempio. Alla fine
di questo viaggio la comprensione del linguaggio dei simboli unita alla
chiarezza della visione del proprio viaggio interiore, delle miserie
abbandonate e delle ricchezze ritrovate, l'Uomo Nuovo, nato due volte,
sarà compiuto.<br /><br />Alessia Birri</span><br />
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span>
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Foto: felini nell'arte parietale della caverna di Chauvet, Francia, 35.000 a.C. </div>
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L'ARTE PALEOLITICA NON E' SEMPLICE. QUELLO CHE FINORA E' STATO SCOPERTO E' SOLO UNA MINIMA E, FORSE, MARGINALE PORZIONE DEI CAPOLAVORI D'ARTE E DEI LUOGHI DI CULTO ATTRAVERSO CUI I NOSTRI ANTENATI SI TRAMANDAVANO LA GNOSI ANCESTRALE. QUESTA CONOSCENZA NON E' MAI STATA COMPLETAMENTE PERDUTA, MA FU PROTETTA IN EPOCA STORICA DA SIMBOLI E CODICI A CUI HANNO SEMPRE AVUTO ACCESSO POCHI INIZIATI. LA STORIA DELL'UMANITA' HA SEMPRE AVUTO DUE VOLTI: QUELLO CHE PUO' ESSERE OSSERVATO DALL'UOMO COMUNE E QUELLO REALE, CHE APPARTIENE AL RISVEGLIO.</div>
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Osservando ogni più antica opera e dimenticando le tesi convenzionali, si nota, in ogni forma dell'espressione e dell'arte umana, come essa abbia subito piuttosto un'involuzione che un evoluzione nel corso del tempo. Le opere pittoriche e a bassorilievo del Paleolitico sono superiori a quelle del Neolitico; le piramidi più antiche dell'Egitto sono più grandi e perfette di quelle successive; per non parlare dei complessi architettonici megalitici (ineguagliati nelle epoche successive) e delle più antiche conoscenze astronomiche e intuitive. Sembra proprio che quello che noi consideriamo l'inizio della civiltà e facciamo risalire a 5000 anni fa con l'inizio dell'era dinastica nell'Antico Egitto e in Mesopotamia, sia stato piuttosto un tentativo di risveglio e un applicazione di antichissime conoscenze tramandate da decine di millenni e che gli ultimi 5000 anni di civiltà, così come la concepiamo noi, consistano piuttosto in un imbarbarimento della comunità umana, soprattutto dal punto di vista dei rapporti sociali, con il sovvertimento delle antiche ed ancestrali conoscenze ed il capovolgimento opportunistico del loro significato, che generò forme di religiosità autoritarie e barbare, basate anche sui sacrifici umani (vediamo le civiltà precolombiane), certamente sconosciute alle epoche precedenti, che dovettero consistere nell'età dell'oro vagamente rimpianta da tutti i miti del breve tratto di storia a noi conosciuto. 5.000 anni non sono nulla in confronto alle centinaia di migliaia di anni in cui l'uomo ha vissuto sulla terra; 35.000 anni poi (epoca in cui sono state dipinte le straordinarie opere della caverna di Chauvet) non sono nulla per l'evoluzione e non è possibile che l'uomo fosse appena uscito dalle tenebre dell'incoscienza e, improvvisamente, si fosse messo a dipingere con veloci e sicuri tratti figure così intensamente espressive da eguagliare gli affreschi di Cnosso, usando dei colori peraltro ottenuti da una mescolanza di sostanze chimiche molto elaborata e sapiente, addirittura avendo così, improvvisamente, la geniale intuizione di usare la tecnica della moviola per dare movimento alle figure animali usando il trucco delle otto zampe o della ripetizione dei contorni della figura, come possiamo ben vedere nel bisonte che corre della caverna di Chauvet o nel cinghiale trotterellante di Altamira...Ora immaginiamo di non conoscere il cinema e di non aver mai visto un fumetto e pensiamo a quanto sarebbe difficile...improbabile farsi venire in mente questo trucco presente già 35.000 anni fa...! Sarebbe davvero un offesa alla nostra intelligenza seguire i pregiudizi e le grossolane interpretazioni dell'arte e della vita paleolitica che ne danno i moderni evoluzionisti di stampo darwiniano, pronti a metterci del loro in ogni cosa e a legittimare l'odierna barbarie ammantandola di vetustà e a tale scopo inventandosi favole come quella (poi ovviamente confutata) dell'uomo di Cro Magnon che, giungendo dall'Africa, perpetrò uno sterminio ai danni dell'uomo di Neanderthal, o come quella che le impronte di mani con le dita evidentemente ripiegate in molte caverne europee, consistano in mutilazioni rituali, perchè praticamente secondo loro l'uomo paleolitico (così, tanto per gradire) si mozzava le dita rendendosi invalido alla caccia e ogni altra attività per tutta la vita, o come la teoria secondo cui gli uomini danzanti della caverna dell'Addaura in Sicilia danzerebbero per un imminente sacrificio umano (!); ma i deliri del darwinismo sociale non finiscono certo qui, ci vorrebbe un libro per elencarli tutti, come per esempio quello del cranio del Circeo che, siccome presenta uno sfondamento sulla calotta, sarebbe la testimonianza che l'uomo di Neanderthal compiva sacrifici umani mangiando il cervello della vittima, mentre poi è stato scoperto che il buco nella calotta fu dovuto all'azione di batteri e che il cranio fu trascinato nella caverna da un predatore felino che lì aveva la sua tana. Per dare lustro alle tesi darwiniste fu modificato perfino un teschio delle caverne dei Balzirossi, approfittando dell'evidente malformazione mascellare che affliggeva l'individuo lì sepolto, causa di un insolito prognatismo facciale. Badiamo bene che finchè saremo in preda a questa assurda visione del percorso umano continueremo a meravigliarci e a cadere in una confusione sempre più intricata, perchè le nostre convinzioni, in seguito a sempre nuove scoperte, molte delle quali scomode e perciò snobbate dagli studiosi convenzionali, si arrampicheranno sempre più sugli specchi finchè saranno destinate a crollare. Ma, come si sa, è pericoloso toccare certe convenzioni, perchè ciò potrebbe consistere in un sussulto di coscienza e potrebbe mettere in pericolo molti sistemi e interessi. In base a pochi ritrovamenti ossei, sepolture e attrezzi dell'epoca vengono costruite delle fantasiose e improbabili congetture, basate sul nulla, circa la vita, la cultura e le abitudini di genti vissute decine di migliaia di anni fa; abbiamo visto documentari di Piero Angela che ci presentavano l'uomo di Neanderthal come un bruto, l'uomo di Cro Magnon come un crudele conquistatore...tesi che in realtà non ci dicono nulla nè dell'uomo di Neanderthal, nè dell'uomo di Cro Magnon (come lo denominiamo noi) ma ci dicono molto invece della mentalità e della psicologia di coloro che hanno costruito queste menzogne storiche, è il loro di mondo che viene raccontato, non quello dei nostri remoti antenati, ovvero l'unica realtà ch'essi hanno conosciuto, basata sulla sopraffazione, per cui non possono immaginare o interpretare nulla con la mente libera da questi preconcetti. </div>
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L'ARTE DI LASCAUX, CHAUVET E ALTAMIRA </div>
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-TOh4z36VzJw/UoeyVlOxTRI/AAAAAAAAMn4/k0Ey0umwcB4/s1600/Altamira,_boar.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-TOh4z36VzJw/UoeyVlOxTRI/AAAAAAAAMn4/k0Ey0umwcB4/s320/Altamira,_boar.JPG" width="320" /></a></div>
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Cinghiale trotterellante dalla caverna di Altamira (Spagna) ottenuto usando la tecnica "fumettistica" delle 8 zampe (17.000 a.C.).</div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-wk5Ky_taJJQ/UoezHcvoyMI/AAAAAAAAMoA/BsTeiSCRawI/s1600/article-2207596-152A3C57000005DC-265_634x475.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" src="http://4.bp.blogspot.com/-wk5Ky_taJJQ/UoezHcvoyMI/AAAAAAAAMoA/BsTeiSCRawI/s320/article-2207596-152A3C57000005DC-265_634x475.jpg" width="320" /></a></div>
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Bisonte trotterellante dalla caverna di Chauvet (Francia) ottenuto usando la medesima tecnica delle 8 zampe del cinghiale di Altamira per dare l'impressione del movimento, solo che questo risale a quasi 20.000 anni prima: 35.000 a.C.</div>
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I più grandi capolavori dell'arte paleolitica non si trovano in luoghi accessibili e luminosi, ciò li avrebbe banalizzati: le opere delle più famose caverne conosciute come Lascaux, Altamira (i cui dipinti risalgono al 16.000 circa a.C.) e Chauvet (35.000 a.C.), ma anche delle meno conosciute, poichè era questa la consuetudine, hanno in comune l'essere raffigurate al riparo da occhi profani, laddove si fa arduo e pericoloso l'accesso (per esempio la caverna di Le Mas d'Azil in Francia custodisce le pitture fino a 400 metri di profondità e alcune delle meno famose perfino chilometri), lontano da dove si svolgeva la vita collettiva ed il messaggio universale che da quest'ultime veniva tramandato. Gli esperti che hanno studiato le opere nella caverna di Chauvet (35.000 a.C., scoperta nel 1994 dallo speleologo e fotografo Jean-Marie Chauvet), avendo potuto prenderne visione dal vero affermano che i soggetti (cavalli e felini) sono raffigurati in maniera tale da creare una suggestione onirica e visionaria e da dare l'impressione del movimento man mano che lo spettatore si inoltra all'interno della grotta seguendo con lo sguardo le immagini. Oggi la caverna di Chauvet, come quasi tutte le caverne paleolitiche, tranne rare eccezioni, è chiusa al pubblico: al loro posto si sono create delle repliche con materiale plastico simile a roccia che riproduce fedelmente la conformazione dell'originale con tutte le pitture riprodotte da personale specializzato. Fino a due decenni fa l'opinione comune poneva i capolavori parietali di Lascaux e Altamira come testimonianze del raggiungimento di un apice evolutivo psichico e conoscitivo, ma la recente scoperta dei capolavori ancora più visionari e grandiosi della caverna di Chauvet, di ben 20.000 anni più antichi dei primi, sconvolsero completamente le vecchie e presuntuose teorie evoluzioniste che attestano date inverosimilmente recenti allo sviluppo dell'uomo moderno, fingendo di ignorare inconfutabili testimonianze e prove archeologiche. Attraverso i cunicoli, le gallerie e le sale di queste caverne si possono trovare rappresentazioni di mastodonti, cavalli e felini estinti(come il mammuth, il cavallo europeo, il leone delle caverne, la tigre con i denti a sciabola), non mancano raffigurazioni umane, anche se rare, ma stilizzate in confronto al realismo con cui sono rappresentati gli animali e, di solito, consistenti in associazioni ibride uomo-animale di origine sciamanica. Non dobbiamo affato metterci "del nostro" nell'interpretazione di queste pitture, bensì dobbiamo liberare la nostra mente dai condizionamenti di una visione utilitaristica e mediocre molto in voga ufficialmente, che vede nella raffigurazione faunistica il mero scopo di una propiziazione della caccia o esorcizzazione di chissà quali paure; le pitture paleolitiche di grotta tutto possono rappresentare, ma di certo non hanno nulla a che fare con queste interpretazioni grossolane: a differenza delle raffigurazioni rupestri (più usate nella successiva era neolitica) che presentano generalmente scene di caccia e di attività, i soggetti raffigurati sulle pareti delle caverne non narrano, non testimoniano alcun racconto di vita, ma ogni figura (umana o animale) galleggia in uno spazio fuori dal tempo, senza accenni paesaggistici, nessun soggetto comunica con quello che vi è raffigurato vicino, le figure vivono ognuna nella propria dimensione, fluttuano sulle volte, trotterellano, si sovrappongono come fantasmi senza incontrarsi mai, appunto perchè si elevano a una superiore dimensione evocando potenze psichiche descritte metaforicamente con figure animali, seguono un percorso iniziatico di trasformazione individuale mediante l'identificazione, soprattutto per quel che riguarda le figure ibride. Come dicevamo, quasi 20.000 anni separano le pitture di Altamira e Lascaux (16.000 a.C.) da quelle di Chauvet (35.000 a.C.), eppure sia a Chauvet che ad Altamira si trovano splendidi esempi di figure animate dalla geniale introduzione delle otto zampe ad indicare il trotto (vedi il cinghiale di Altamira e il bisonte di Chauvet). Questo cosa indica? Che l'evoluzione e la coscienza sono infinitamente più antiche di ciò che l'antropologia ufficiale vorrebbe far credere quasi con caparbia dogmatica. Non dobbiamo dimenticare che il Paleolitico è la culla degli archetipi, delle più profonde radici dell'inconscio collettivo e che la civiltà non consiste solo nella nostra concezione di quest'ultima, basata sull'esperienza millenaria di prevaricazione sociale, ma l'uomo è sempre stato "civile", anzi, lo era molto più nella Preistoria e la conoscenza,l'organizzazione e la genialità lo hanno sempre accompaganto e non sono il frutto della recente rivoluzione neolitica avvenuta poche migliaia di anni fa rispetto al lunghissimo percorso evolutivo dell'umanità. La civiltà è da considerare come un viaggio iniziatico, un po' come quello di Ulisse, il cui fine è la riscoperta della conoscenza dei valori ancestrali e l'acquisto di una maggiore consapevolezza della loro importanza, soprattutto per il fatto che, nonostante le profonde trasformazioni psicologiche a cui il percorso delle civiltà che si sono succedute ci hanno sottoposto (con l'introduzione della mentalità commerciale, dell'asservimento e della conquista), essi non ci hanno mai abbandonato, ma aspettano solo il lento risveglio verso una nuova era. L'uomo preistorico era perfettamete conscio del suo ruolo nel cosmo e del fatto che ogni elemento naturale è contenuto e riflesso psicologicamente nella mente e nell'essenza umana come in un microcosmo e sapeva interagire con le energie sottili dell'universo; conosceva profondamente le proprietà dei materiali, delle rocce, delle piante, conosceva i cicli lunari, le costellazioni, l'astronomia, era perfettamente consapevole ed integrato nella realtà visibile ed invisibile del mondo che lo circondava e non aveva bisogno di sfruttare l'ambiente per vivere con dignità. Fu proprio Rousseau colui che affermò che in natura non esiste miseria, o almeno non quanta ne può esistere in una civiltà gerarchicamente organizzata e, nonostante la sua filosofia sia falsamente progressista e cpntenga elementi fortemente reazionari, in questo ebbe ragione. Ma anche quelle esposte fino ad ora sembrano tutte ipotesi e teorie riduttive di fronte ai nuovi studi condotti da ricercatori alternativi sul messaggio dei complessi pittorici paleolitici. </div>
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L'ARTE DI QURTA COME PROPAGGINE DELLA CULTURA MAGDALENIANA DEL TARDO PALEOLITICO EUROPEO. LE CORRISPONDENZE NELLE MAPPE STELLARI DELLA CAVERNA DI LASCAUX E I MONUMENTI DI GIZA.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-N5YlEtvsSAQ/Uoe45_acQZI/AAAAAAAAMoY/wuwrxcAn33Q/s1600/Qurta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="http://3.bp.blogspot.com/-N5YlEtvsSAQ/Uoe45_acQZI/AAAAAAAAMoY/wuwrxcAn33Q/s320/Qurta.jpg" width="320" /></a></div>
Foto: alcune incisioni raffiguranti bovini sulla parete rocciosa di Qurta, in Egitto, risalenti al Paleolitico e datati a 13.000 anni a.C. Originariamente le figure erano dipinte con colori scuri e sono stilisticamente affini all'arte paleolitica magdaleniana europea comprendente la caverna di Lascaux (Francia), Altamira (Spagna) e, soprattutto, la Grotte de la Marie de Tayac, in Francia.<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-5nv2NOPeQWQ/Uoe7RSaz4QI/AAAAAAAAMok/haLjmOJ_a3Q/s1600/lascaux02.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="89" src="http://1.bp.blogspot.com/-5nv2NOPeQWQ/Uoe7RSaz4QI/AAAAAAAAMok/haLjmOJ_a3Q/s320/lascaux02.jpg" width="320" /></a></div>
Scena dal "Pozzo dell'uomo morto" della caverna di Lascaux e sue corrispondenze astronomiche.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-FJ7uNTV9USw/Uoe7x6Ah31I/AAAAAAAAMos/-cFeWOTN8iA/s1600/lascaux03.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="192" src="http://4.bp.blogspot.com/-FJ7uNTV9USw/Uoe7x6Ah31I/AAAAAAAAMos/-cFeWOTN8iA/s320/lascaux03.jpg" width="320" /></a></div>
Il toro raffigurato nella caverna di Lascaux, sopra la schiena del quale sono rappresentate le Pleiadi; i punti intorno agli occhi dovrebbero corrispondere alle Iadi.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-kS8Y4F4Kc4I/Uoe8vltQoJI/AAAAAAAAMo4/m7Hbf6rTuks/s1600/lascaux-reinterpreted.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="222" src="http://2.bp.blogspot.com/-kS8Y4F4Kc4I/Uoe8vltQoJI/AAAAAAAAMo4/m7Hbf6rTuks/s320/lascaux-reinterpreted.jpg" width="320" /></a></div>
La famosa scena dal "Pozzo dell'uomo morto" della caverna di Lascaux. Ogni figura corrisponde alle linee immaginarie che congiungono le stelle della costellazione del Leone, dei Gemelli, del Toro. L'uomo stilizzato con testa d'uccello potrebbe essere la raffigurazione dell'uomo primordiale e dell'anima che si leva in volo incontro alla propria trasformazione dopo la morte.<br />
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Fin dal 1962, dopo la sensazionale scoperta di una missione archeologica canadese, la comunità scientifica è stata a conoscenza delle straordinarie incisioni che si trovano su una parete rocciosa estese per più di un chilometro di lunghezza e 70 metri d'altezza, presso il villaggio egiziano di Qurta, nella regione di Kom Ombo, ma solo nel 2004, sotto la supervisione dello studioso belga Dirk Huyge, le antichissime raffigurazioni furono degnate di ulteriori studi che le fecero risalire a 15.000 anni fa, ovvero in piena epoca paleolitica e, secondo lo stesso Dirk Huyge, l'arte di Qurta appartiene senza dubbio alla stessa cultura che ha prodotto i capolavori d'arte di Lascaux e Altamira. Prima di inoltrarci in approfondimenti più dettagliati dobbiamo premettere un'ipotesi (che può essere anche considerata una certezza alla luce dei nuovi studi), ovvero che la civiltà egizia e i suoi monumenti più antichi della piana di Giza (le tre piramidi di Micerino, Cheope e Chefren) costituiscano le estreme propaggini di una cultura paleolitica, estesa anche in tutta Europa, e del culto iniziatico di una conoscenza ancestrale, risalente all'alba dei tempi; un culto tramandato di generazione in generazione il quale sarebbe depositario della consapevolezza ancestrale dell'origine dell'uomo e dell'universo, a cui solo coloro che ne erano ritenuti degni potevano accedere. Nella regione di Kom Ombo sono stati rinvenuti reperti risalenti alla cultura Ballanan-Silsilan, costituita da cacciatori raccoglitori del tardo Paleolitico, nel periodo in cui aveva termine la fase iper-arida del Sahara e questo si stava trasformando a poco a poco in un'immensa distesa verde, destinata a durare così per altre migliaia di anni, prima di trasformarsi di nuovo in deserto. Tuttavia, l'arte parietale di Qurta è molto più simile al modello contemporaneo europeo piuttosto che riferibile a una cultura nord-africana, poichè vi mancano icone di animali tipici di questa zona nel periodo verdeggiante: giraffe, elefanti, ippopotami, ecc...ma prevalgono i bovini e, soprattutto, i tori, il più grande dei quali misura fino a due metri di lunghezza. Queste raffigurazioni sono stilisticamente sovrapponibili all'arte della cultura Magdaleniana del tardo Paleolitico europeo: Altamira, Lascaux, La Madeleine. Ma ora soffermiamoci a riflettere sul modello astronomico che viene riprodotto dai monumenti della Piana di Giza e, più di 10.000 anni prima, dai dipinti della caverna di Lascaux. La "Sala dell'uomo morto" della caverna di Lascaux, sulle cui pareti è rappresentata una figura umana itifallica con testa d'uccello in posizione obliqua, un toro e un rinoceronte di spalle alla sinistra di queste due figure, testimonia il passaggio di migliaia di visitatori nel corso del tempo, prima che la caverna, 13.000 anni fa, fosse chiusa da una frana e dimenticata per migliaia di anni fino ai giorni nostri. Da ciò si deduce che le raffigurazioni avessero un'enorme importanza culturale e tramandassero una conoscenza atavica di cui questi popoli volevano custodire la memoria. Ed è qui che entra in gioco uno studioso come Glyn Jones, il quale scopre la corrispondenza fra la scena del "Pozzo dell'uomo morto" e la regione astronomica dei Gemelli, del Toro, del Cane Minore e del Leone. Infatti il posizionamento obliquo della figura umana con testa d'uccello rispetto alle corna e alla posizione del toro di fronte a lui, corrisponde esattamente alle linee tracciate per formare le figure della costellazione dei Gemelli e del Toro; l'uomo stilizzato sembra galleggiare di fronte alla figura taurina e le linee che ne tracciano il corpo sono sovrapponibili alle linee immaginarie della costellazione dei Gemelli. Il rinoceronte raffigurato di spalle, inoltre, è posizionato rispetto alle altre figure nel punto preciso dove si trova la costellazione del Leone e i tratti della coda e del corpo riproducono fedelmente le linee immaginarie corrispondenti a questa regione celeste. Ma il fatto più sorprendente consiste nell'affinità della figura del rinoceronte con quella dell'Unicorno, ben sapendo che la costellazione dell'unicorno è invisibile ad occhio nudo ed è sovrapposta proprio dalla stessa costellazione del Leone; l'unicorno e il rinoceronte sono entrambi muniti di un solo corno e questo può ben far riflettere sul fatto che questa non sia solo una coincidenza, anzi, sarebbe davvero grossolano liquidarla in questo modo. Lo studioso Loris Bagnara afferma infatti che questo può consistere nel "riaffiorare di un ancestrale conoscenza astronomica". Come vedremo più avanti questa regione celeste ha successivamente costituito una vera e propria ossessione in epoca storica: le piramidi della piana di Giza sono posizionate in relazione ad essa e questa regione astronomica è sempre stata considerata come una "porta", un luogo verso il quale l'anima del faraone si sarebbe diretta per incontrarte il suo destino di trasformazione. Un'altro gruppo di figure fra le più note di Lascaux, quella con il toro dall'occhio incredibilmente espressivo contornato da punti neri, sopra la schiena del quale vi è un gruppo di sei segni puntiformi, rappresenterebbe le Pleiadi per quel che riguarda i punti sopra la schiena del toro, le Iadi invece ripetto ai punti presenti intorno all'occhio. La figura dell'uomo-uccello, onnipresente in tutte le culture paleolitiche fino al tardo Neolitico (come l'idoletto scoperto presso il villaggio neolitico di Sammardenchia in Friuli, dal corpo umano con testa d'uccello), è da riferire al culto dei morti come simbolo dell'anima che si separa dal corpo e si alza in volo verso altre destinazioni, un allusione alla catarsi. E' stata avanzata anche l'ipotesi, dall'autrice americana specializzata in età neolitica Mary Settegast, che l'uomo uccello sia da associare alla mitologia vedica di Yama, fratello di Manu, il primo uomo, destinato a divenire il guardiano del regno dei morti dopo l'espiazione delle proprie colpe. L'etimologia indoeuropea del nome sanscrito Yama significa infatti "gemello", così come il persiano Yima e lo scandinavo Ymir; da qui possiamo estendere il paragone al mito del dio greco degli inferi: Ade. In conclusione, l'uomo-uccello dell'arte paleolitica rappresenterebbe l'antenato comune, il primo uomo sulla terra. Nel complesso delle figure del "Pozzo dell'uomo morto" di Lascaux, proprio sotto l'uomo-uccello, è rappresentata un'altra significativa icona raffigurante un volatile, ad ali chiuse, ritto su una pertica.<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-_X9SpdeER1Y/Uoe_XtpGkFI/AAAAAAAAMpE/hz1IcKqi8RI/s1600/dendera01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-_X9SpdeER1Y/Uoe_XtpGkFI/AAAAAAAAMpE/hz1IcKqi8RI/s320/dendera01.jpg" width="320" /></a></div>
Lo Zodiaco dal tempio di Dendera in Egitto (360 a.C.), dove si vede l'immagine di Horus ritto su un fusto di bambù, proprio come l'uccello sulla pertica della caverna di Lascaux, raffigurato sotto la figura dell'uomo stilizzato che rappresenta la costellazione dei Gemelli. L'uccello sulla pertica, invece, dovrebbe rappresentare la stella Procione, che si trova posizionata proprio in quel punto rispetto ai Gemelli.<br />
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LA STIRPE DI HORUS. IL MITO DI OSIRIDE. LE TEORIE DI GLYN JONES<br />
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Altri esempi simili si osservano in epoca storica, come quello del tempio meglio consevato di tutto l'Antico Egitto: il tempio di Dendera, nel quale vi è un bassorilievo circolare dello Zodiaco, in cui Horus è rappresentato appollaiato sopra un fusto di papiro; questa iconografia di Horus è legata alla stirpe dei Seguaci di Horus, che sarebbe venuta da una terra lontana e avrebbe governato l'Egitto dopo la caduta dei regni degli dèi e semidei che portarono la conoscenza e l'illuminazione; questa stirpe governò l'Egitto molti millenni prima dell'epoca dinastica! Il sito in cui si trova l'antica città di Eliopoli, fondata dai seguaci di Horus, fu occupato fin da tempi remotissimi, pre-dinastici e paleolitici; è possibile che qui vi si trovasse un importante centro culturale di antiche genti, le stesse che dipinsero le caverne di Lascaux e Altamira, la stessa cultura che in Europa, 17.000 anni fa, era depositaria della gnosi ancestrale. Secondo il più antico dei suoi miti Horus venne concepito da Iside e Osiride, dopo che Osiride fu assassinato da Seth, suo fratello, e Iside ricompose il suo corpo; non riuscendo a recuperare il membro lo sostituì con uno di legno con il quale concepì Horus. Durante una furiosa battaglia contro Seth per vendicare suo padre, Horus perse un occhio strappatogli dal suo avversario; quando riuscì a recuperarlo lo donò ad Osiride suo padre, permettendo in questo modo ad Osiride di completare il ciclo delle stagioni e dei raccolti. Un'altro mito più diffuso vede Osiride come il dio dell'oltretomba, a presenziare il giudizio delle anime dei defunti. Ma un'altra correlazione lega l'Antico Egitto alle opere della caverna di Lascaux: l'uccello sulla pertica di Lascaux, secondo Glyn Jones, è da attribuire piuttosto a Procione che a Sirio, in seguito, quando queste antiche popolazioni si trasferirono in Egitto, per semplificare attribuirono il culto a Sirio, più luminosa, e diedero vita al mito della Fenice: l'uccello sacro che rinasce dalle proprie ceneri, simbolo catartico del viaggio dell'anima. Il mito della Fenice è infatti legato alla stella Sirio, che si trova proprio sotto la costellazione del Toro e Orione, esattamente nel punto in cui si trova l'uccello sulla pertica della caverna di Lascaux, sotto il Toro che raffigura l'omonima costellazione. Riguardo alle incisioni rupestri di Qurta, originariamente dipinte con colori scuri, il dottor Dirk Huyge afferma di averle assimilate stilisticamente con Lascaux per semplificazione, ma che esse sono in realtà particolarmente affini alla grotta tardo-magdaleniana di Mairie in Teyjat, più recente di 2000 anni rispetto alle opere di Qurta. Glyn Jones afferma che le opere di Lascaux presentano affinità con i miti dell'Egitto dinastico supponendo la civiltà egizia come propaggine della cultura magdaleniana del paleolitico europeo. Non abbiamo ad oggi indizi che possano attestare il luogo di provenienza di queste popolazioni, se originarie dell'Africa del nord o dell'Europa. Dobbiamo precisare che la regione celeste relativa alle costellazioni rappresentate nella caverna di Lascaux, ossia quella fra i Gemelli e il Toro, presso tutte le antiche civiltà è stata considerata un punto di "passaggio", un luogo di trasformazione e di viaggio dell'anima dopo la morte incontro al suo destino. <br />
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IL DUAT, O LA PORTA DELL'UNIVERSO<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-MS20DSeT4KM/UofB2_qlo-I/AAAAAAAAMpQ/ZCYOq1trb1o/s1600/giza-duat_16900_bp_widget.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-MS20DSeT4KM/UofB2_qlo-I/AAAAAAAAMpQ/ZCYOq1trb1o/s320/giza-duat_16900_bp_widget.jpg" width="219" /></a></div>
Le piramidi di Giza rispetto alle relative costellazioni.<br />
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Questa regione, comprendente le stelle di Orione, nell'Antico Egitto era chiamata "Duat". Il Duat è quella regione compresa fra le costellazioni dei Gemelli, del Toro, di Orione, del Cane Maggiore e del Cane Minore; il corrispondente terrestre di questa regione stellare è la piana di Giza, riprodotta dai suoi monumenti. Giza si trova al centro della necropoli di Menfi, e quest'ultima (che coincidenza!) è dedicata proprio al dio Sokar, rappresentato da una mummia con la testa di falco, proprio come l'uomo-uccello di Lascaux! Solitamente le figure ibride uomo-uccello delle raffigurazioni paleolitiche e neolitiche avevano testa di rapace. Fra le tre piramidi di Giza e la cintura di Orione vi è una sorprendente corrispondenza, tale da non far pensare che si tratti di una coincidenza. Ma il risultato migliore, per quel che riguarda la correlazione degli asterismi di orione e di Sirio con i monumenti della piana di Giza, lo si ottiene confrontando la loro disposizione con quella che doveva essere la visione del cielo stellato 17.000 anni fa. Per ottenere l'esatta correlazione con la rispettiva stella, è necessario raggiungere il centro della piramide: quella di Cheope corrisponde a Sirio, quella di Chefren ad Alnilam al centro della cintura di Orione, quella di Micerino ad Aldebaran nella costellazione del Toro, la Sfinge corrisponde a Procione, nella costellazione del Cane Minore. Secondo la tradizione ellenistica le tre più antiche piramidi di Giza sarebbero le tombe dei rispettivi faraoni, ma ciò non è comprovato, non essendovi trovata traccia di camere sepolcrali o le mummie dei sovrani all'interno. E' noto che i monumenti di Giza furono edificati su dei rilievi preesistenti, simili a quello del Gebel Qibli, che si trova di fronte alle grandi piramidi ed è difficile pensare che si tratti di rilievi naturali, visto che la piana di Giza è un territorio prevalentemente pianeggiante; anche la Sfinge è stata modellata a ridosso di una collina: naturale o artificiale? In conclusione: 17.000 anni fa, all'osservatore che si fosse trovato ai piedi della piramide corrispondente, si poteva veder sorgere sulla cima della collina del Gebel Qibli: Alnilam dalla piramide di Chefren, Aldebaran da quella di Micerino, Sirio da quella di Cheope. Ecco perchè sorge il dubbio che il complesso di Giza sia costruito su precedenti indicazioni e tumuli cultuali. Proprio questo è il grande dilemma: se i monumenti di Giza seguissero le tracce di precedenti costruzioni, risalenti ad epoca preistorica, più precisamente a 17.000 anni fa, potrebbero nascondere al loro interno i segreti e le testimonianze di una civiltà molto più antica, antidiluviana, di cui i popoli magdaleniani europei e la successiva civiltà egizia sarebbero eredi. Non possiamo infatti pensare, alla luce delle nuove scoperte come quella, straordinaria, delle pitture della caverna di Chauvet (più antiche di 20.000 anni di quelle di Lascaux ed Altamira e, tuttavia, altrettanto perfette e riproducenti la stessa tecnica della "moviola" a 6 zampe per dare il senso del movimento alle figure) che la cultura del tardo Paleolitico (magdaleniana) possa essere la prima depositaria di questi saperi ancestrali, ma piuttosto che essa li abbia, al pari di quella che ha prodotto le pitture di Chauvet 20.000 anni prima, ereditati da una civiltà esistita in tempi remotissimi, al di là della nostra attuale immaginazione.<br />
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IL MITO DELLO ZED<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-t1JWl_H3A3U/UofDH1MEFqI/AAAAAAAAMpY/O3dUzP87S_Q/s1600/zedraddrizz.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-t1JWl_H3A3U/UofDH1MEFqI/AAAAAAAAMpY/O3dUzP87S_Q/s320/zedraddrizz.jpg" width="246" /></a></div>
Il pilastro Zed in una raffigurazione dell'Antico Egitto.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-D0XaNRhz32Q/UofEA9rQRkI/AAAAAAAAMpk/tWK6C9n9zAo/s1600/cheope_imm_002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="234" src="http://4.bp.blogspot.com/-D0XaNRhz32Q/UofEA9rQRkI/AAAAAAAAMpk/tWK6C9n9zAo/s320/cheope_imm_002.jpg" width="320" /></a></div>
Schema del posizionamento dello Zed all'interno della piramide di Cheope. Si notano i misteriosi cunicoli, uno dei quali è stato ispezionato da uno speciale robot nel 1993 durante una spedizione archeologica che scoprì, in fondo al percorso, una porta con maniglie di rame. La missione fu arrestata dalle autorità egiziane per misteriosi motivi che cercheremo di capire in questo paragrafo.<br />
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L'ingegnere bolognese Mario Pincherle già negli anni '70 del secolo scorso affermò che la piramide di Cheope altro non fosse che il gigantesco scrigno dello Zed, costruita con ben due strati di pietre granitiche (costruita praticamente due volte) di cui lo strato sottostante di un materiale più pregevole di quello da cui sono costituiti i blocchi esterni, originariamente rivestita da lastre di marmo che riflettevano la luce. Ora dobbiamo considerare il fatto che: o il fantomatico faraone, di cui non si è trovata traccia, era dotato di un ego talmente spropositato al punto da farsi costruire una dimora siffatta come sua sepoltura, o la piramide serviva (ed è un ipotesi più plausibile) per custodire la conoscenza primordiale ed il potere magnetico dello Zed. Lo Zed sarebbe un'antichissima torre di granito, eredità di una civiltà antidiluviana, il cui potere consiste nella magnetizzazione delle energie dell'universo le quali sarebbero ritrasmesse beneficamente sulla terra, ma questa è una spiegazione semplicistica rispetto a ciò che quest'oggetto dovrebbe rappresentare. La testimonianza dell'esistenza dello Zed si trova nel Libro di Enoch; Enoch (patriarca ebraico) giunse in Egitto e rimase impressionato dalla visione di questa torre. All'inizio lo Zed si trovava sopra la piramide a gradoni di Zoser, a Saqqara, progettata dall'architetto Imhotep, più antica di duecento anni rispetto alla grande piramide di Giza. Si pensi che la più antica piramide d'Egitto fa parte di un complesso architettonico ricco di sorprendenti innovazioni con colonnati a scanalature, portici, propilei e capitelli a foglie pendule che mai più furono riprodotte nell'architettura egizia; quale logica dovremmo seguire se tutti i più antichi monumenti (non solo in Egitto) sono costruiti con una perfezione di gran lunga maggiore a quelli successivi? Questo non testimonia che essi siano piuttosto le estreme propaggini di una civiltà sepolta dal tempo o da un cataclisma? Mentre noi ci poniamo queste domande, chi ha potuto accedere a queste conoscenze tace e, forse, non a torto, poichè i tempi non si dimostrano ancora maturi per svelare il segreto dell'umanità e, con esso, quello della nostra origine. Nel 1993 venne costruito uno speciale robot, di fabbricazione tedesca, che venne poi calato attraverso uno dei lunghi cunicoli, dalla funzione misteriosa, della piramide di Cheope; il robot era denominato Upuaut, che in antico egizio significa "colui che apre la via"; questo sofisticato aggeggio scoprì alla fine del cunicolo una piccola porta di marmo con due maniglie di rame dalla quale forse si accede ad una camera segreta; i protagonisti di questa missione esultarono, si trattava di una scoperta che avrebbe potuto rivoluzionare il mondo e la storia, ma la spedizione archeologica tedesca guidata dall'ingegnere di robotica Rudolf Gantenbrink fu arrestata dalle autorità egiziane, non si saprà mai per quale motivo, e i ricercatori cacciati in malo modo dal Paese, con l'ingiunzione di non occuparsi più di questa scoperta. Il poco simpatico segretario generale del Consiglio supremo delle antichità egizie, dottor Zahi Hawass, interdì da allora a chiunque di effettuare ricerche all'interno delle piramidi, ma durante un soggiorno negli Stati Uniti lo stesso Zahi Hawass si lasciò sfuggire queste dichiarazioni: "Il ritrovamento di quella porta è la più importante scoperta della storia dell'Egitto. Abbiamo trovato dei manufatti che costringeranno l'Occidente a riscrivere la storia passata..." <br />
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HELIOPOLIS E IL TEMPIO DELLA FENICE<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-ATDpwbOtOpY/UofKnrrx62I/AAAAAAAAMp0/GDqVI9rg9Q8/s1600/horus.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-ATDpwbOtOpY/UofKnrrx62I/AAAAAAAAMp0/GDqVI9rg9Q8/s320/horus.jpg" width="269" /></a></div>
Il dio Horus dalla testa di falco in un papiro egizio.<br />
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Ma i dettagli più sorprendenti non sono finiti: dalla città di Heliopolis, fondata dai mitici eredi del culto di Horus, proprio 17.000 anni fa si sarebbe potuta veder tramontare sopra Giza la cintura di Orione. Infatti la linea retta che che si estende da Eliopoli a Giza segue esattamente il posizionamento lineare delle tre piramidi. Anche Eliopoli, dunque, potrebbe essere (e forse questi dettagli fugano ogni dubbio) la sede di un precedente luogo di fondamentale importanza in epoca paleolitica.<br />
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In conclusione: per riuscire a compredere il passato e ripercorrere il sentiero delle nostre origini, dovremmo liberare la nostra mente dalla concezione lineare del tempo, per riprendere il concetto, più logico, della ciclicità, proprio di tutte le culture antiche, e capire in questo modo che nulla vi è di nuovo nel percorso della conoscenza, ma ogni tappa consiste in un ciclico ritorno; un ritorno destinato a chiudere il cerchio alla riscoperta della propria dimora.<br />
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Alessia Birri<br />
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