“Intercorre più tempo fra Gobekli Tepe e le tavolette d’argilla sumere di quanto non ve ne ne sia fra la civiltà sumera e noi.” Gary Rollefson, archeologo.
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https://picasaweb.google.com/112628118463774814307/GobekliTepe
PREMESSA
Basta avere un po' d'immaginazione ed unirla alle molte testimonianze archeologiche, per dedurre il fatto che la storia dell'evoluzione umana (se di evoluzione graduale si trattò o non piuttosto di un'improvvisa mutazione genetica, dovuta a fattori sconosciuti) sia molto più remota di quanto si possa pensare e che la civiltà non ebbe uno sviluppo lineare, ma ciclico intervallato da periodi d'oblio e da epoche di profonda consapevolezza, che, come nel presente, anche nel lontano passato ci fu la coesistenza di popoli più avanzati e di popoli ancora non evoluti. Una catastrofe naturale avrebbe potuto spazzare le conquiste di un'antica civiltà e aver permesso la sopravvivenza delle popolazioni meno evolute, le quali considerarono alla stregua di divinità gli antichi appartenenti a questa stirpe, creando miti e leggende che, presso tutti i popoli del mondo, raccontano in modi diversi tutte la stessa storia, ponendo al centro della propria venerazione quelli che vennero identificati come Nephilim, Annunaki, Giganti, ecc...ovvero gli appartenenti ad una cultura superiore che venivano visti come esseri sovrumani.
Suggestiva veduta notturna di Gobekli Tepe (13.000 anni fa).
Ipotesi di come dovevano essere posizionati i pilastri di Gobekli Tepe.
L'OMBELICO DEL MONDO.
Gobekli Tepe: tempio paleolitico risalente a 11.000 anni a.C.
Nonostante il notevole imbarazzo che crea alla comunità accademica, similmente a tutti i siti architettonici risalenti ad epoche più antiche di quelle ufficialmente accettate per questi manufatti, Gobelki Tepe è il sito megalitico risalente all'Età della Pietra più importante ed enigmatico del mondo. Si trova in Turchia, su una collina artificiale di 15 metri d'altezza, nei pressi della città di Saliurfa al confine con la Siria. Secondo gli studiosi, la sua costruzione avrebbe impegnato centinaia di uomini nell'arco di addirittura cinque secoli. Il complesso si estende per la larghezza di circa 300 metri e solo il 5 per cento del sito è stato scavato. Finora sono stati portati alla luce 40 pilastri a forma di T, alti fino a 4 metri e disposti in cerchi contenenti ognuno 14 pilastri. Per spostare ogni pilastro è stato stimato che occorressero almeno 40 persone. A differenza dei siti megalitici di Malta e Stonehenge, molto più recenti e risalenti al Neolitico, presso i quali i monoliti si presentano grezzi e appena ritoccati, quelli di Gobelki Tepe sono delle vere e proprie sculture lavorate con molta precisione e raffinatezza, dal peso di 15 tonnellate ciascuna, dalla forma enigmatica che potrebbe evocare divinità, eroi o antenati; oppure reminiscenze di più antiche popolazioni superiori in cultura e conoscenza, che suggestionarono e lasciarono un impronta indimenticabile nel ricordo di queste popolazioni. Ma ciò è solo un'ipotesi e noi potremo forse solo cercare di immaginare ciò che riportavano alla memoria queste figure stilizzate. Una curiosità è dovuta al fatto che al centro di ogni cerchio vi siano due pilastri più alti degli altri. La maggior parte dei pilastri sono fregiati con raffinatissimi alto-rilievi e basso-rilievi raffiguranti animali, che probabilmente avevano un valore di riferimento simbolico: molti serpenti, oche, cinghiali, mucche, scorpioni, leoni, volpi, tori e gru. Nel sito non sono stati trovati resti di colture o tipici animali domestici che potessero far pensare ad una comunità di agricoltori; erano dunque cacciatori-raccoglitori e la loro organizzazione sociale era fondamentalmente collettivistica. E' da precisare che il sito, esteso per più di 500 metri quadrati (ma gran parte è ancora da scoprire) è stato trovato dagli archeologi deliberatamente ricoperto da terra portata dall'uomo mediante un enorme dispendio di energie; l'occultamento del santuario e del suo tesoro di conoscenza avvenne 8.000 anni a.C. in seguito all'abbandono del sito ed il popolo che lo custodiva certamente non voleva che fosse frequentato da profani. Alla sua scoperta, nel 1963, al luogo non venne data molta importanza, sebbene vi fossero trovate numerose punte di selce che indicavano un appostamento dell'età della pietra. Nel 1995 il sito fu riscoperto ed ispezionato mediante approfonditi scavi e studi archeologici dal team dell'Istituto Archeologico Germanico capeggiato dal professor Klaus Schmidt. Dal 2006 se ne occuparono le università tedesche di Heidelberg e Karlsruhe. Indagini geomagnetiche hanno rilevato che ancora sepolti vi siano almeno 250 pilastri in 15 anelli e questo ci da un idea delle dimensioni dell'opera. E molto significativo è il ritrovamento del pilastro isolato, a circa 1 chilometro dal sito, molto più alto di tutti gli altri, che raggiunge i 9 metri e fu abbandonato probabilmente perchè, durante il trasporto, si ruppe. Gli artisti che crearono queste opere lavorarono direttamente sul posto, infatti sono state ritrovate anche sculture non terminate ed anche statue di argilla, fra cui quella di un cinghiale e la più importante e suggestiva statua di divinità maschile di grandi dimensioni, con gli occhi incastonati di ossidiana; è stata trovata anche una statuina di divinità femminile nuda ed un pilastro alto 4 metri con figure totemiche sovrapposte simili ai totem dei nativi americani e tutte sono custodite presso il vicino museo di Urfa. 100.000 piccoli frammenti ossei di animali sono stati trovati nei pressi del santuario, comprendenti gazzelle, uri, asini selvatici, cinghiali e cervi. Il fatto che vi fossero trovati solo animali selvatici e nessun indizio di attività agricola rivoluziona la teoria secondo cui la nascita delle opere architettoniche monumentali doveva essere per forza legata all'agricoltura o all'allevamento. Questo argomento è molto scomodo per la comunità accademica perchè prova che le comunità egualitarie di cacciatori e raccoglitori avevano la medesima coesione sociale e lo stesso livello di conoscenza (per l'esattezza, maggiore appunto perchè ancestrale) delle civiltà organizzate in classi sociali diverse secondo un ordine gerarchico. Nei pavimenti di roccia antistanti il sito, si possono notare numerore formelle scavate a forma di scodella, che forse erano utilizzate per accendervi dei fuochi. I pilastri non avevano alcuna funzione, non sorreggevano nulla, rappresentavano degli esseri mitici, come afferma il professor Klaus Schmidt.
Magnifico e raffinato bassorilievo raffigurante anatre da Gobekli Tepe (13.000 anni fa).
Le statue di Gobekli Tepe al museo di Urfa: al centro il pialstro totemico, le statuine di cinghiale ed un'altra non identificabile scultura.
LA STELE COPERTA DI GEROGLIFICI
Uno dei bassorilievi più misteriosi e importanti scoperti a Gobekli Tepe (11.000 a.C.), consiste in un frammento di stele ricoperto da una scrittura geroglifica che forse non potrà mai essere interpretata, non essendoci raffronti, data l'antichità del reperto, con altre forme di scrittura conosciute. Si può riconoscere la figura di un falco, due figure a forma di piede, delle specie di sigilli, delle frecce, una figura serpentiforme, ecc...Una cosa è certa: ci troviamo di fronte alla chiave della conoscenza ancestrale, tramandata di generazione in generazione da una stirpe sciamanica ed iniziatica fin dalla notte dei tempi...e non possiamo aprire la porta. Per i ricercatori, infatti, il tempio fu progettato da un'èlite sciamanica e sacerdotale e quest'ultima, aggiungiamo noi, era depositaria della gnosi primigenia che poi è stata corrotta nei millenni successivi da forme di religiosità che certamente non mantennero il significato autentico del messaggio originale. E se il tempio di Gobelki Tepe racchiude un così immenso tesoro, esso non può essere considerato una delle prime opere monumentali dell'umanità: consiste probabilmente nell'estrema propaggine di civiltà molto più remote, di cui all'epoca si conservava il ricordo. Il fatto che avvalora maggiormente la nostra teoria è attestato dalla maggior accuratezza e perfezione delle opere più antiche rispetto a quelle più recenti, in tutti i luoghi del mondo: questo si può constatare sia dalle piramidi egizie, sia dai siti monolitici risalenti al Neolitico come quello di Stonehenge (2.600 a.C.) i cui manufatti sono costituiti da pietre grezze, mentre quelli di Gobelki Tepe (11.000 a.C.) sono lavorati e levigati con una perfezione incredibile. Ciò fa pensare ad un imbarbarimento piuttosto che ad una civilizzazione nei millenni dell'epoca storica e forse si dovrebbero rispolverare le teorie del naturalista francese del XIX secolo: George Cuvier.
La straordinaria stele di Gobekli Tepe con una scrittura a bassorilievi geroglifici, alcuni dei quali assomigliano in modo strabiliante a quelli egizi, nonostante li separino ben 8.000 anni di differenza.
Il centro di una delle strutture circolari con altare rettangolare e un pilastro con raffigurata una volpe.
IL COLLETTIVISMO ORGANIZZATO. KLAUS SCHMIDT. LE 200 CITTA' SOMMERSE DEL MEDITERRANEO. PUMA PUNKU. YONAGUMI.
Secondo le teorie accademiche, l'evoluzione psico-fisica dell'Homo Sapiens Sapiens ha iniziato a prendere risvolti significativi circa 200.000 anni fa, in Africa, ed appena 40.000 anni fa l'uomo moderno diffuse la sua stirpe sul continente europeo e australiano; in Europa convisse a lungo con l'uomo di Neanderthal, che anch'esso oggi viene giustamente considerato Homo Sapiens, anche considerandone l'ingegno testimoniato dai reperti rinvenuti (comne il braccialetto di Denisova, ritrovato in una caverna in Siberia, lavorato in ossidiana con una raffinatezza modernissima e risalente a 40.000 anni fa) e considerato anche il notevole volume cranico che era, seppur lievemente, maggiore di quello dell'uomo moderno. Ma purtroppo nemmeno la scienza e meno ancora l'archeologia possono essere libere da preconcetti ideologici (che pongono le loro radici in una determinata visione dell'uomo e della storia) che ne impediscono un più ampio campo d'analisi, perciò le più importanti scoperte archeologiche, di valore fondamentale, effettuate in questi ultimi decenni vengono quasi poste sotto silenzio dalla comunità accademica, dai documentari e dal posto che dovrebbero avere fra le notizie più eclatanti. Pensiamo al "santuario" paleolitico di Gobelki Tepe, in Turchia, caratterizzato da monoliti di pietra a forma di T difficilmente trasportabili e posizionabili, fregiati da bassorilievi che nulla hanno da invidiare a quelli delle cosiddette "prime civiltà": sumera in Mesopotamia e della valle dell'Indo. Eppure questo complesso, molto più accurato e pregevole di quello di Stonehenge (Gobelki Tepe vanta 13.000 anni, mentre Stonehenge è attestato al 3.000 a.C.), risale al tardo Paleolitico, in un epoca in cui le comunità umane avrebbero dovuto vivere di caccia e di raccolta ed essere organizzate in gruppi comunitari fondamentalmente egualitari, presso i quali non esistevano ancora gerachie sociali in grado di pianificare simili opere monumentali che, per essere effettuate, avevano bisogno di una notevole organizzazione e coesione sociale. Ma proprio in questo potrebbe consistere l'imbarazzo della comunità accademica, ovviamente vincolata alla legittimazione di precisi sistemi sociali: nella paura di scoprire che la civiltà non sia nata, in fondo, come i più desidererebbero, dal potere inteso come imposizione e stratificazione sociale, ma da un'ancestrale coscienza collettiva volta al bene comune e perciò perfettamente in grado di coadiuvare le energie in modo collegiale, in modo più efficiente di una società basata sul dominio. Il fondamentale collettivismo delle più antiche civiltà è attestato da molte prove archeologiche, come, per esempio, le rovine della città di Harappa, nella valle dell'Indo, attestate ufficialmente a circa 3.300 anni a.C., che per struttura ed organizzazione urbanistica non fanno pensare a nessun tipo di stratificazione sociale, ovvero tutte le abitazioni, comprese quelle periferiche, sono munite degli stessi servizi consistenti in condutture coperte per lo smaltimento dei rifiuti, numero e disposizione delle stanze, materiale da costruzione, ecc...Infatti, presso tutte le civiltà, l'inizio del dispotismo monarchico iniziò dal momento in cui il sovrano, al principio garante del bene comune, si arrogò potere personale con la successiva divisione in classi della società. Ma facciamo ritorno a Gobelki Tepe, che in turco significa "ombelico del mondo", e proviamo ad immaginare quali tesori di conoscenza erano custoditi dalla popolazione che eresse questi monumenti, immaginiamo il contesto culturale dell'epoca in cui furono eretti quei monoliti che, forse, consistevano in un marginale centro di aggregazione nell'ambito di antichissime ed ancestrali città scomparse, solo uno dei pochi luoghi che sono stati ad oggi esaminati e scoperti; peraltro Gobelki Tepe è stato portato alla luce ancora solo parzialmente dagli scavi archeologici, condotti dal professor Klaus Schmidt dell'Istituto Tedesco di Archeologia. Il sito fu superficialmente esaminato anche negli anni '60, ma solo nel 1994 se ne capì l'importanza e si attestò che risalisse al tardo Paleolitico. Ufficialmente la città più antica del mura dovrebbe essere Gerico, in Cisgiordania, il cui primo impianto cittadino risalirebbe al 6.800 a.C., quindi di ben 5.000 anni più recente di Gobelki Tepe. Riflettendo su questo sito straordinario e di fondamentale importanza, non possiamo non immaginare che esso rappresenti solo una propaggine di quella che dev'essere stata una civiltà remotissima, precedente a tutte quelle ufficialmente dichiarate le prime al mondo, anche tenendo conto del fatto che solo nel Mediterraneo si troverebbero le rovine di ben 200 città sommerse, cosparse in tutti i litorali, da considerare forse coeve alla città recentemente ritrovata nel mare del Giappone, al largo dell'isola di Yonagumi, dove sono state trovate, nel 1987, delle rovine monumentali di una città sommersa simili alle piramidi egizie e che vengono fatte risalire alla fine dell'era glaciale, cioè al 10.000 a.C. Potremmo a lungo disquisire sui moltissimi esempi simili di siti antidiluviani, come per esempio quello di Puma Punku, nei pressi di Thiauanaco,in Bolivia, che da molti studiosi viene fatto risalire ad un epoca molto anteriore a Thiauanaco, nei documentari di History Channel addirittura si ipotizza l'epoca di 17.000 anni fa; ma per la comunità accademica le straordinarie opere d'ingegneria modulare e l'estrema precisione con cui sono modellate, sono da attribuirsi ad un popolo andino, gli Aymara, vissuto 2.000 anni fa che non conosceva nemmeno l'uso della ruota. Il grande tassello mancante riguardo questi siti è che purtroppo i manufatti di pietra sono difficilmente databili con sicurezza, almeno che non vengano ritrovati nei loro pressi reperti di riferimento di altro materiale, come le innumerevoli ossa di animali selvatici e punte di frecce di ossidiana trovate a Gobelki Tepe, che fanno pensare ad un insediamento stabile; inoltre la presenza di legno carbonizzato e pollini ha permesso una più precisa datazione del sito.
Il professor Klaus Schmidt, dell'Istituto Tedesco di Archeologia, accanto ad un pilastro con bassorilievi ed uno degli strani fori assolutamente perfetti presenti in molti dei monoliti di Gobekli Tepe.
Raffigurazioni di serpenti e scorpione su uno dei pilastri di Gobekli Tepe.
Enigmatiche raffigurazioni su un pilastro con figure geometriche, avvoltoi e uno scorpione (Gobekli Tepe: 13.000 anni fa).
L'UOMO DI URFA, LE SCULTURE, I BASSORILIEVI
La più suggestiva statua scoperta a Gobekli Tepe è senz'altro quello che viene definito "L'Uomo di Urfa", dalla vicina cittadina di Urfa. La statua è alta 2 metri, in pietra di calcare con magnifici e suggestivi occhi incastonati di ossidiana e indossa una specie di stola sacerdotale, è conservata al museo di Urfa (Turchia). Nella stessa area è stata trovata anche una statua di divinità femminile nuda, risalente allo stesso periodo. Le statue paleolitiche più antiche di quelle di Gobelki Tepe sono di piccole proporzioni, consistono principalmente in statuine di veneri femminili nude (come la venere di Willendorf o la più antica venere di Vestonice, che risale a circa 30.000 anni fa); questo perchè avevano la funzione di amuleti e venivano indossate dai cacciatori che le portavano sempre con sè. Ma probabilmente l'Uomo di Urfa è destinato ad essere il primo tassello in un contesto di testimonianze straordinarie di questo tipo, che verranno alla luce quando l'intero sito di Gobelki Tepe sarà scoperto (ancora più di 200 pilastri e 15 cerchi sono da dissotterrare) e, assieme a questo, si scopriranno molti altri siti risalenti al paleolitico che testimonieranno che la coscienza e la conoscenza sono antecedenti la cosiddetta "epoca storica", che, a nostro parere, consiste in una degenerazione dei valori originali dell'umanità.
Molte altre sculture di identico valore sono state scoperte a Gobekli Tepe, che potete osservare visitando il mio album di Picasa riportato sopra. Ogni manufatto è carico di significato e nulla è lasciato al caso o ad una semplice esigenza decorativa. Oltre ad una statua di divinità femminile nuda e seduta (tipica dell'epoca paleolitica), ci sono statue di cinghiali delle dimensioni di circa un metro ciascuna, un pilastro totemico (di cui non sono riuscita ad avere informazioni circa l'altezza) con figure umane sovrapposte: la testa della figura più grande è purtroppo corrosa e non ne rimane alcun tratto, mentre quella piccola è ben conservata; una testa con un serpente stilizzato al posto del volto; un grande anello di pietra del quale non sono purtroppo descritte le misure; due dischi di pietra di circa 50 cm. di diametro; una testa di rapace; idoletti antropomorfi stilizzati; un altare di pietra rettangolare al centro di una struttura circolare; una stele con mucca, uccello e volpe; uno strano reperto cilindrico con delle tacche orizzontali dalla funzione sconosciuta; una stele con serpenti ed il solito simbolo a forma di H che si trova anche sui fianchi dei pilastri a forma di T, associato su questi ad una figura circolare che sovrasta una mezzaluna, oltre alla misteriosa stele con chiare figure geroglifiche che riporta evidentemente una forma di scrittura; una statuina itifallica; una testa di leone ringhiante sporgente da un pilastro; altri animali ad altissimo rilievo sporgenti dai pilastri che però non sono identificabili.
Il volto della statua alta due metri dell'Uomo di Urfa, in pietra calcarea con occhi incastonati di lapislazzuli (Gobekli Tepe: 13.000 anni fa).
La statua dell'Uomo di Urfa, alta 2 metri, in pietra calcarea (Gobekli Tepe: 13.000 anni fa)
L'ABBANDONO E L'OCCULTAMENTO DI GOBEKLI TEPE
8000 anni prima di Cristo, il sito monumentale di Gobelki Tepe (risalente a 13.000 anni fa) viene misteriosamente abbandonato, ma non è questo il fatto più intrigante: l'intero complesso megalitico fu a quell'epoca deliberatamente ricoperto con terra portata dall'uomo ed accuratamente occultato agli occhi dei profani, formandone una collina artificiale. Possiamo quindi solo immaginare l'importanza del prezioso codice segreto racchiuso nella disposizione di questi megaliti alti 3 metri, pesanti fino a 15 tonnellate ciascuno, fregiati con raffigurazioni di animali come scorpioni, serpenti, anatre, gru, leoni, cinghiali, volpi, ecc...E forse non sapremo mai quello che che comunica la strana scrittura sulla pietradove compaiono quelli che sembrano dei geroglifici, ma che sono sicuramente dei codici decifrabili da sciamani o sacerdoti iniziati.
Veduta degli scavi di Gobekli Tepe (13.000 anni fa): in questa foto si nota benissimo la raffinatezza e la precisione nella lavorazione dei pilastri.
LA SFINGE E IL COMPLESSO MEGALITICO DI GOBEKLI TEPE SONO COEVI?
Esiste una relazione culturale fra i manufatti di Gobelki Tepe e il complesso monumentale di Giza? Se osserviamo gli strani geroglifici presenti sulla stele di Gobelki Tepe, non possiamo fare a meno di confrontarli con quelli degli affreschi e dei bassorilievi egizi, soprattutto per quel che riguarda l'icona del falco, di una specie di bilancia e di molti altri particolari simili alla scrittura dell'antico Egitto. Solo che nel caso di Gobelki Tepe, non avremo mai a disposizione una Stele di Rosetta per poterle decifrare, possiamo soltanto affermare che questa scrittura, risalente all'11.000 a.C., si presenta altrettanto elaborata e complessa dei geroglifici dell'Antico Egitto, che invece abbiamo potuto decifrare. La datazione al radiocarbonio del sito megalitico di Gobelki Tepe risalente a 13.000 anni fa, ovvero in piena epoca considerata paleolitica, riaccende il dibattito sulla vera datazione della Sfinge nella piana di Giza e delle tre piramidi di Chefren, Micerino e Cheope. Noi tutti ormai sappiamo che la storia come ci viene raccontata dalla comunità accademica non corrisponde a quel che è risaputo da sempre presso coloro che detengono le chiavi della conoscenza e la tengono celata, forse per interessi ideologici, oppure in attesa che essa possa essere compresa e non scatenare confusione e nuove conflittualità. I ricercatori che attribuiscono alla Sfinge la stessa datazione di Gobelki Tepe sono molti: Robert Schoch, John Antony West, Graham Hancock, solo per citarne alcuni. L'archeologia oortodossa invece, nonostante le numerose prove dell'antichità remota del monumento, continua a negare. Ma i dettagli che confermano le ragioni degli studiosi alternativi sono evidenti: la testa della Sfinge, che è un monumento monolitico, è troppo piccola rispetto al corpo e sproporzionata; è evidentemente impossibile che popolazioni in grado di ergere simili opere colossali potessero inciampare in inestetismi simili ed è un dettaglio che svela un adattamento e rimodellamento successivo; secondariamente il corpo della Sfinge, secondo le osservazioni effettuate da Robert Schoch, professore di geologia dell’Università di Boston, nel 1990, presenta tracce di corrosione alluvionale causata da millenni di piogge, piogge che cadevano, dove adesso impera il deserto, fino a 10.000 anni fa, prima che il Sahara si trasformasse com'è ora e com'era 5000 anni fa, cioè l'epoca in cui la datazione ufficiale fa risalire la creazione del monumento. Al posto del ritratto del faraone Chefren, modellato scalpellando e riducendo l'immagine precedente, forse si trovava la testa di un leone fortemente corrosa, perciò rimodellata. Dallo stesso Robert Schoch, assieme alla sua equipe, sono stati effettuati dei rilevamenti sismici nel sottosuolo della Sfinge per misurarne la profondità, ed è risultata una inaspettata profondità della roccia calcarea, che già di per sè servirebbe a retrodatare il monumento. Sono state rilevate inoltre alcune cavità sotto e intorno alla Sfinge determinate da camere segrete e tunnel sotterranei che ne percorrono la lunghezza del corpo. Accertato il fatto che le opere più straordinarie, monumentali e perfette, tali da essere inconcepibili anche con l'ausilio delle moderne tecnologie (come le grandi piramidi di Giza, il complesso architettonico modulare di Puma Punku in Bolivia, la piramide di Cholula in Messico, ecc...) sono sempre molto più perfette di quelle più recenti, dobbiamo naturalmente dedurre che queste siano le testimonianze rimaste di una (o più di una) antichissima civiltà spazzata via dall'ultima glaciazione, i cui sopravvissuti aiutarono lo sviluppo delle civiltà della nostra epoca storica. Prendiamo ad esempio i più antichi testi sapienziali: non sono forse quelli che contengono la maggiore conoscenza dell'universo e dell'uomo rispetto a quelli più recenti? Non sono forse i Veda, i testi più antichi del mondo, quelli che contengono sotto forma di mito le più straordinarie rivelazioni riferibili perfino alle recenti scoperte sulla fisica quantistica? E' certo che Nikola Tesla esaminò le informazioni dei Veda, non certo quelle di più recenti testi sacri, per le sue ricerche e sperimentazioni. L'ultima era glaciale, la glaciazione del Wurm, durata fino a circa il 10.000 a.C., iniziò 110.000 anni fa; anche se se questa glaciazione non fu uniforme su tutto il globo, qualsiasi civiltà sarebbe destinata a scomparire all'avvento di una simile mutazione climatica, ma una rete di iniziati, di sciamani e custodi di questa conoscenza antichissima possono essersi tramandati le nozioni apprese da questa antica civiltà attraverso i millenni, fino all'avvento delle civiltà che la comunità accademica giudica le prime della storia. Oppure potrebbe trattarsi di una civiltà spazzata dallo scioglimento dei ghiacci e dalle conseguenti alluvioni che si sarebbero verificate; questo spiegherebbe tutti gli antichi miti, presenti in tutte le culture, riguardanti il diluvio universale, presente anche, oltre che nella Bibbia, nell'epopea sumera di Gilgamesh, molto più antica. E spiegherebbe anche le similitudini esistenti fra tutte le culture più remote riguardo i miti e certe abitudini, come quella, presente in molte popolazioni antiche lontanissime fra loro, di deformare il cranio con l'uso di fasciare delle tavole alla testa dei neonati in modo da sviluppare una forma allungata e dolicocefala: a chi volevano sembrare? A un'antica stirpe culturalmente superiore e scomparsa in seguito ad una catastrofe naturale?
Come doveva apparire la Sfinge, in forma di leone, prima dell'adattamento durante l'epoca dinastica egizia.
Lo strano simbolo ricorrente sul fianco dei pilastri di Gobekli Tepe (13.000 anni fa).
VARIE TEORIE PER GOBEKLI TEPE
La spiegazione più convenzionale per l'esistenza di questo straordinario complesso monumentale è che fosse un tempio dedicato ad un culto religioso fortemente aggregante, ma non vi sono certezze riguardo a questo. La cosa certa è che, come afferma l'archeologo tedesco Klaus Schmidt, "fu la forte spinta alla venerazione che spinse l'umanità a creare i primi conglomerati urbani"; ma cosa poteva meritare un tale comune impegno e un tale dispendio di forze? Le località dei siti megalitici preistorici non vennero scelte a caso, ma seguendo una precisa volontà di unirsi ai principali punti di forza geomagnetici del globo: la pietra, soprattutto, funge da catalizzatore delle energie sottili dell'universo e queste nozioni consistevano nel grande potere evocativo degli sciamani e degli iniziati. Il professor Klaus Schmidt, che ha effettuato gli scavi con il finanziamento dell'Istituto Archeologico Germanico, afferma che se fosse stato un tempio si sarebbero dovute trovare strutture adibite all'accoglienza dei visitatori che lì avrebbero dovuto sostare; avrebbe dovuto presentare tracce di attività cultuale, come residui di cenere per i fuochi, ecc...Alcuni credono che fosse un luogo di sepoltura, addirittura che i corpi fossero lasciati consumare dagli avvoltoi come nel culto zoroastriano, ma sono ipotesi del tutto prive di fondamento: se fosse stata una sepoltura si sarebbero trovati gli scheletri e non vi è traccia di ossa umane, anche se questo sarebbe una grande opportunità per conoscere l'etnia e le caratteristiche fisiche di queste popolazioni. Quello che è stato trovato a Gobekli Tepe è solo la punta di un iceberg, poichè il sito è ancora quasi del tutto da portare alla luce e Klaus Schmidt prevede che ci vorranno parecchie generazioni di archeologi per completare l'opera. Si può aggiungere che Gobekli Tepe consiste certamente nella punta di un iceberg anche per quel che riguarda i ritrovamenti archeologici di questo periodo in tutto il mondo, perchè un tale straordinario complesso non può essere sorto isolatamente ma deve essere stato incluso nel contesto di una cultura molto più estesa di quanto possiamo immaginare. Oppure, probabilmente si tratta di un luogo in cui accadde un evento straordinario, tale da impressionare per sempre l'immaginazione di quei popoli e suscitare attese e speranze. Un culto animistico, quale doveva essere tipico delle popolazioni di cacciatori raccoglitori ancora non organizzati in società complesse, non poteva giustificare la creazione di un'opera così importante e tantomeno l'applicazione di un tale ingegno e maestria artistica. Escluso il fatto che un'unico personaggio valoroso possa essere stato venerato a tal punto, escluso che possa trattarsi di una qualsiasi tipologia religiosa conosciuta in epoche storicamente testimoniate, escluso il fatto che si tratti semplicemente di un'evocazione degli avi, rimangono due cose: o si tratta di un luogo in cui è avvenuto qualcosa di eccezionale, o serve a evocare antichi e mitici antenati che si sono distinti per capacità ed imprese eccezionali, oppure è una sorta di mappa astronomica (simile a quella della caverna di Lascaux e di Giza) contenente codici che servono ad identificare una determinata area dell'universo, vista anche la disposizione circolare dei monoliti. Gobleki Tepe è un codice...un codice da decifrare e fra i bassorilievi compare una scrittura geroglifica che se fosse interpretata sconvolgerebbe la nostra visione di noi stessi, della storia e del mondo.
Alessia Birri, 4 gennaio 2014
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Il sito di Gobekli Tepe riscrive la storia del mondo:
http://www.misteridalmondo.it/storia/gobelki-tepe-riscrive-la-storia/
Gobekli Tepe Wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6bekli_Tepe
Gobekli Tepe, la prima città dopo il diluvio:
http://www.progettoatlanticus.net/2013/10/gobekli-tepe-la-prima-citta-dopo-il.html