IN ATTESA DEL PROSSIMO SAGGIO SULLA CIVILTA' MAYA PUBBLICO QUESTO BRANO DI ERIC THOMPSON (archeologo britannico, 1898-1975) SEGUITO DALLE MIE RIFLESSIONI.
Riflessioni sulla conoscenza dal libro "La civiltà Maya" di Eric Thompson, pagine 11-12
<< Più vicino a me i raggi della luna cercavano di forzare lo schermo dei rami per penetrare in una cava profonda che un tempo era stata sbarrata da una diga, forse per servire da cisterna. Il sibaritico Signor Keith di "South Wind", in uno dei suoi interminabili monologhi, osserva:
L'uomo è curioso per natura; ed è curioso soprattutto di sè stesso e di ciò che lo circonda. La conoscenza, anche quando non è di strumento ad alcun fine pratico, è una fonte di piacere. L'uomo che esce a passeggio, e che è in grado di identificare gli alberi e glu uccelli o la formazione geologica del paesaggio che lo circonda, gusta di più la sua passeggiata. Ma è certo che l'affermazione: "La conoscenza è fonte di piacere" valga per qualunque genere di nozione? Non sempre. Considerate in modo frammentario le informazioni si riducono a un quiz di un programma televisivo: il diametro della luna è di 2.160 miglia; Santa Caterina da Siena nacque nel 1347; Tucson è la seconda città dell'Arizona; la più grande stele maya è alta più di 10 metri e mezzo. Sono tutt fatti importanti nel loro contesto, ma se li si presenta comme affermazioni isolate, senza stimoli intellettuali, non vale la pena ricordarli. Se trattassimo la civiltà Maya come un guazzabuglio di scampoli, come se ci aggirassimo nel retro di un vecchio negozio, ne trarremo poca soddisfazione. Dobbiamo considerarla nel suo insieme, per scoprire perchè giunse fino a quel punto e dovremmo gironzolare per la galleria delle civiltà e gettare uno sguardo sugli altri quadri >>.
Il signor Keith menzionato nel brano è un personaggio del romanzo dello scrittore inglese Norman Douglas (1868-1952): "Vento del sud" (pubblicato nel 1917). Ampliando il discorso, solo la conoscenza che si pone obiettivi superiori può essere anche fonte di piacere, come frutto secondario dello sforzo e dell'impegno in un percorso metodico, approfondito ed accurato. Chiamare le cose, gli animali, le piante...per nome significa evocare per analogia le medesime potenzialità espresse da quel soggetto, riconoscendole in noi stessi. Ma la conoscenza frivola, senza scopo e approfondimento, può assomigliare a un fiore reciso e privo di radici. Il piacere non deve mai essere lo scopo, è qualcosa che giunge dopo, quando meno te lo aspetti, e come risultato dello sforzo e della faticosa ricerca. Inoltre, la conoscenza si può paragonare ad un'onda inarrestabile in un oceano infinito, che s'innalza sempre più nelle interconnessioni fra gli elementi dell'universo, fra le culture e civiltà, fra lo spirito e la natura, fra la scienza e l'antica sapienza, di modo che un vero studioso non si dovrebbe limitare ad un unico ambito di ricerca. (Alessia Birri)
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