LA MORTE INIZIATICA NEL SIGNIFICATO SIMBOLICO ED ESOTERICO DI UNA DELLE OPERE PIU' EVOCATIVE DELL'ARTE OLMECA, ATTRAVERSO LE VIE ANCESTRALI DELLA TRASMUTAZIONE INTERIORE, DALL'UOMO ALL'INFINITO
IMMAGINE - 1. Scultura in pietra serpentina (pietra verde, giaedite) denominata "Signore di Las Limas" / Civiltà Olmeca / Denominazione accademica: "Monumento-1" / Provenienza: territorio olmeco, Messico meridionale, Las Limas, Veracruz, lungo le rive del fiume Jaltepec / Datazione: circa IX secolo a.C. (Medio Periodo Formativo) / Altezza: 60 centimetri / Peso: 60 Kg. / Data della scoperta: 1965, per merito di due bambini del posto, Severiano e Rosita Manuel Pascual /"L’obiettivo delle religioni iniziatiche è ovunque il medesimo: traghettare l’uomo dal suo normale stato di coscienza (detto sonno o illusione), verso una condizione superiore, o illuminazione".
(“Il Serpente Celeste”, John Anthony West)
"Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo, se invece muore, produce molto frutto". (Giovanni 12,24-26)
PREMESSA
In questo breve saggio prenderemo in esame i significati arcani che si celano dietro l'emblematica figura del SIGNORE DI LAS LIMAS: una delle più interessanti e raffinate opere scultoree della CIVILTA' OLMECA, risalente al IX secolo a.C., descritta qui sopra. Attraverso la sua immagine proveremo a risalire al messaggio ancestrale, alla prima matrice universale di questa rappresentazione archetipica dalla forte tensione drammatica, al di là della storia, al di là di ogni visione antropologica della CIVILTA' OLMECA, e ben oltre l'insieme dei rituali e delle tradizioni che la connotarono. Le prime testimonianze della CIVILTA' OLMECA risalgono al 1500 a.C. ed è considerata la civiltà-madre di tutte le culture del CENTRO AMERICA; contemporaneamente: in PERU' iniziarono ad emergere le prime culture distinte; nell'ANTICO EGITTO regnava la XVIII DINASTIA; nel VICINO ORIENTE dominavano BABILONESI, MITANNI, ITTITI; in CINA regnava la DINASTIA SHANG (la prima di cui si conoscono attestazioni); le tribù ARIANE avevano già occupato tutta la Valle dell'Indo e la pianura del Gange in INDIA; la CIVILTA' MINOICA a Creta venne invasa dai MICENEI; nel CENTRO EUROPA stanziavano le TRIBU' CELTICHE; la SIBERIA iniziò ad essere occupata da popolazioni indo-iraniche; in ITALIA si diffuse la civiltà delle TERRAMARE. La CIVILTA' OLMECA era altamente sviluppata, con un complesso pantheon di divinità, apparati religiosi, architettura monumentale, conoscenze astronomiche e matematiche, un sistema di scrittura legato al calendario. Gli OLMECHI furono i primi costruttori di città in America; i centri più grandi sono SAN LORENZO TENOCHTITLAN e LA VENTA. L'iconografia e il sistema simbolico olmeco, così come quello successivo della CIVILTA' MAYA, presentano sorprendenti analogie con quelli di tutte le tradizioni precedenti e contemporanee degli altri continenti; ne sono esempio le statue di personaggi in posizione yogica, il culto del felino (Giaguaro) come mediatore fra l'uomo e gli dèi; il "putto" come figura infantile simbolica; il mestiere del nano di corte; fino alle piramidi, ai miti cosmogonici e alla maggior parte delle raffigurazioni archetipiche, connesse alle radici preistoriche universali. L'arte olmeca è caratterizzata da un'intensità espressiva e un'esuberanza straordinarie, che affascina ma, soprattutto, accompagna la psiche dell'osservatore su sentieri introspettivi e tensioni trascendentali. Il SIGNORE DI LAS LIMAS, certamente opera di un grande Maestro dell'epoca, può riuscire a parlare anche a noi che, dopo quasi 3 millenni, e carichi delle sovrastrutture del tempo, aneliamo a conoscere i suoi segreti.
DESCRIZIONE GENERALE
Un personaggio dal volto triste, seduto a gambe incrociate, tiene in braccio un neonato dai tratti felini. L'uomo seduto è probabilmente un sacerdote, o un grande sciamano; il suo corpo e il suo volto sono ricoperti di simboli esoterici e profili di divinità in forma di rapaci con occhi fiammeggianti, o altri elementi estremamente geometrizzati e difficilmente identificabili. Le pupille sono incastonate con dischi di pirite lucidati, il cui riflesso fa apparire lo sguardo scintillante. Le labbra sono curvate verso il basso con denti superiori in evidenza. Le forme del corpo sono semplificate secondo lo stile monumentale olmeco; i piedi e le mani sono resi alla maniera arcaica, con dita allineate. La testa è allungata e piatta, con un copricapo aderente che lascia scoperte le orecchie. Un lieve rigonfiamento sotto gli occhi dona alla figura una tristezza solenne. Il BAMBINO GIAGUARO reca sul corpo due cartigli con il segno "X", presente quasi ovunque nell'arte olmeca, identificato come simbolo degli INFERI.IMMAGINE - 2. La scultura del SIGNORE DI LAS LIMAS in un'altra prospettiva in cui si notano le fattezze del BAMBINO GIAGUARO (vedi anche "immagine-1") IMMAGINE - 3. Volto di profilo del Signore di Las Limas. La luce pone in evidenza la raffinatezza dello stile e la genialità dell'artista nella resa dell'espressione e dei tratti naturalistici del volto, con il labbro inferiore sporgente allo scopo di ottenere un effetto prospettico più intenso e un maggiore impatto persuasivo sull'osservatore posto di fronte. L'arcata dentale superiore è esposta e molto particolareggiata. Il lieve rigonfiamento sopra e sotto gli occhi è sfumato con grande maestria, sottolineando l'intensità emotiva della rappresentazione. Il naso aquilino non è esageratamente prominente, ma aggraziato rispetto alla maggior parte delle figure precolombiane e, nel complesso, la scultura si contraddistingue per notevole grazia, sobrietà ed armonia, circonfusa da un alone di misticismo e, sicuramente, opera di un Maestro della grande civiltà Olmeca. Inoltre, in quest'immagine si può notare il riflesso circolare del dischetto di pirite nell'occhio: minerale riflettente che dona allo sguardo del personaggio un'aura soprannaturale.
INTERPRETAZIONE SIMBOLICA - IL SIGNIFICATO DEL SEGNO "X" E IL SUO VALORE UNIVERSALE
Nella CIVILTA' MAYA (erede della cultura olmeca), il DIO GIAGUARO era il grande mediatore fra il mondo dei vivi e quello dei morti; il suo nome deriva da "YAGUAR", che in lingua maya-yucateca significa "colui che uccide con un balzo". Nella mitologia maya il REGNO DEI MORTI era governato dagli dèi del male e dell'inganno e il giaguaro, come ogni felino, grazie alla sua capacità di vedere nel buio e nella notte, era dotato di questo potere mediatore e trasmutativo, della capacità di sfidare le tenebre. Queste figure ibride umano-giaguaro sono state denominate dagli studiosi "WERE JAGUAR" (GIAGUARO MANNARO) e se ne conoscono moltissimi esempi, come la statuetta in pietra verde del MEDIO PERIODO FORMATIVO (900-300 a.C.) con figura di uomo inginocchiato che si trasforma in giaguaro (alta 19 cm., ora al Dumbarton Oaks Museum di Washington); oppure il MONUMENTO-52 del sito archeologico di SAN LORENZO TENOCHTITLAN (alto 90 cm.); di rappresentazioni simili a quella di Las Limas possiamo ricordare una figura seduta in pietra serpentina che ritrae sempre un personaggio con BAMBINO GIAGUARO inerte fra le braccia (X secolo a.C., alta 47 cm.) al Metropolitan Museum; o gli altari monolitici con figura di sacerdote che si affaccia da una nicchia, sempre con bimbo inerte fra le braccia, come nell'ALTARE-5 del sito archeologico di LA VENTA (XI secolo a.C., alto circa 2 metri); ma di esempi simili ce ne sono innumerevoli nella statuaria olmeca. Il significato preciso del simbolo "X" racchiuso nei due cartigli sul corpo del neonato, comunque non è ben chiaro per ciò che riguarda la sfera esoterica olmeca; nella cultura europea, ad esempio, "X" simboleggia un'incognita, l'ignoto; in particolare nella simbologia occulta rappresenta il LOGOS PLATONICO, l'uomo come microcosmo o il cerchio dentro il quadrato, come dimostrato dall'UOMO VITRUVIANO di Leonardo; nella simbologia cristiana abbiamo la CROCE DI SANT'ANDREA (o "croce decussata") e il MONOGRAMMA DI CRISTO "X-P" che rappresentano l'emanazione di raggi di luce dal potere mistico del centro interiore. Nell'INDUISMO il simbolo "X" può essere associato al dio della morte YAMA e, date le molte analogie simboliche fra India e civiltà precolombiane possiamo ben collegare anche la X olmeca alla dimensione dell'Oltretomba, o degli INFERI. In ogni modo, sia come simbolo dell'ignoto o del REGNO DEI MORTI, "X" comunica, nelle varie culture, significato affine. Scrive l'esoterista francese ELIPHAS LEVI (1810-1875):
"La X è il mistero dei misteri, la forza delle forze, la luce della luce, la gloria delle glorie";
in quest'accezione dobbiamo considerare "X" come una forza riflessa radiante, affine per risultato al valore della moltiplicazione nel segno matematico, e la sua forza è dovuta al suo potere celato, al magnetismo delle energie invisibili che determinano inesorabilmente il flusso della realtà. Nella KABALA, inoltre, "X" rappresenta "quel quid" inconoscibile che sottende ciò che è manifesto muovendolo alla sua evoluzione ad ogni livello. Nella grande testa custodita al Museo Regionale di Atropologia di Villahermosa (datata 1000 a.C., alta circa 60 cm.), per esempio, il GIAGUARO MANNARO è raffigurato con l'occhio destro (alla destra del soggetto) contrassegnato da una X che ne ricopre tutta l'estensione, mentre nell'occhio sinistro compare un punto. L'occhio destro (legato alla sfera diurna, alla realtà ordinaria e dominato dal lato sinistro del cervello) potrebbe essere coperto da una X per indicare il suo momentaneo oscuramento al fine di rafforzare la visione dell'occhio sinistro (legato alla sfera inconscia, all'intuizione e alla notte): condizione indipensabile alla comunicazione con il trascendente ad un livello più elevato di coscienza. Ed è proprio questo l'attributo principale del DIO GIAGUARO nella tradizione maya e mesoamericana in generale: la mediazione fra la realtà ordinaria e l'invisibile. Appurato ciò, possiamo collegare i due grandi cartigli con l'emblema della "X" sul corpo dell'infante come un richiamo al potere del DIO GIAGUARO, ma anche, per estensione, all'importanza del numero 4 nella cultura MAYA, connesso ai 4 PUNTI CARDINALI; "X", fra i molti significati che si diramano dall'unica radice della "divina mediazione", può anche indicare l'armonizzazione dell'alto e del basso, di mente e inconscio, di femminile e maschile. Nell'ANTICO EGITTO il dio OSIRIDE, sovrano del REGNO DEI MORTI, veniva raffigurato spesso con le braccia incrociate sul petto, segno collegato sempre al simbolo "X" e all'Oltretomba. Stesso gesto si trova su una scultura del tempio preistorico di GOBEKLI TEPE (Anatolia), risalente a 13.000 anni fa.
1: Perforatore per il salasso / Civiltà Olmeca / Datazione: 1.200 a.C. / Altezza: 38 centimetri / Materiale: giaedite / Nella parte superiore vi è lo stesso simbolo della Dualità presente sulle teste delle divinità incise sulla scultura del Signore di Las Limas, con l'aggiunta del simbolo "X" . Il salasso veniva eseguito dal sovrano su sè stesso, come rituale di autosacrificio e purificazione per garantire il benessere generale, o anche per aprire varchi di comunicazione con gli Antenati; questa pratica era comune in tutte le civiltà precolombiane del Centro America.
2: Sigillo di ceramica che raffigura la Signora delle Tigri / Civiltà di Harappa / Valle dell'Indo, Pakistan / Datazione: 2.600 a.C. / Altezza: 3 centimetri / Scoperta nel 1997 /
3: Ciottolo dipinto con ocra rossa dalla grotta paleolitica di Mas d'Azil, Francia / Datazione: 15.000 anni; la figura potrebbe essere paragonata ad una "croce patente", ma anche ad una "X" e probabilmente assume lo stesso significato simbolico della Ruota Solare neolitica.
4: Ruota solare; dipinto rupestre dell'Isola di Bornholm, Danimarca / Datazione: Età del Bronzo (500 a.C.).
5: Monogramma di Cristo ("Chi-Rho"), particolare della parte centrale di un sarcofago / Materiale: marmo bianco / Misure: 42x42 centimetri / Datazione: fine del IV secolo / Provenienza sconosciuta / Musei Vaticani /
6: Mosaico di Sant'Andrea con la sua croce, dal Duomo di Sant'Andrea, Amalfi / Datazione: IX secolo. Andrea (6 a.C.-60 d.C.) fu Apostolo di Cristo e discepolo di Giovanni il Battista; fu il primo a riconoscere Cristo come Messia; venne crocifisso a Patrasso (Grecia) su una croce decussata, poi anche denominata "croce di Sant'Andrea".
IMMAGINE - 7. Quattro rappresentazioni di personaggi divini che compiono il gesto delle braccia incrociate appartenenti a civiltà lontane fra loro nel tempo e nello spazio.1-: Statuetta di OSIRIDE / Antico Egitto / 588 circa a.C. / Altezza: 29 centimetri / Materiale: bronzo /
2-: Statua antropomorfa dal tempio preistorico di GOBEKLI TEPE (Anatolia) / Datazione: 13.000 anni / Materiale: pietra calcarea / Altezza: 60 centimetri / Data del ritrovamento: 2014 /
3-: figura in piedi di divinità con braccia incrociate sul petto / Provenienza: sito archeologico della CULTURA DI VERACRUZ, Messico / Datazione: III secolo d.C. / Altezza: 75 centimetri /
4-: Statua colossale di Buddha con le braccia incrociate / Tempio di GAL VIHARA, Polonnaruwa, Sri Lanka / Altezza: 14 metri / Materiale: roccia granitica / Datazione: XII secolo d.C. /
La croce "decussata" richiamata dal gesto delle braccia sul petto delle divinità, come ogni simbolo, può avere doppia valenza: positiva o negativa, di emissione, irradiamento di essenza divina, o di negazione. In questi casi abbiamo la manifestazione di divinità intermediare fra dimensione umana e soprannaturale: sia quest'ultima collegata al Regno dei Morti o alla superiore sfera celeste, la presenza del mediatore conduce sempre ad un livello più profondo di consapevolezza e potere sulla realtà fenomenica. IMMAGINE - 8. MONUMENTO-52, o GIAGUARO MANNARO seduto, dal sito archeologico di SAN LORENZO TENOCHTITLAN, Messico / Materiale: andesite / Datazione: X secolo a.C. / Altezza: 93 centimetri / La scultura posteriormente è incavata; indossa un copricapo bipartito che riprende il motivo geometrico inciso sulle teste delle divinità del Signore di Las Limas, simbolo della Dualità. La doppia decorazione viene ripetuta su entrambi i lati del copricapo. Lo sguardo è trasognato, il naso piatto e la bocca assume la forma delle labbra feline "a triangolo"; il rigonfiamento sopra il labbro superiore vuole forse imitare la carnosità dei ciscinetti per i baffi ai lati del naso dei felini. Sul petto compare il simbolo X dentro un cartiglio. Le braccia sono per metà umane e per metà feline, con zampe pendenti in posizione attenta. I piedi (o zampe) sono resi in modo approssimativo in un unico blocco. Museo Nazionale di Antropologia, Città del Messico.
IMMAGINE - 9. Parallelismo fra rappresentazione simbolica olmeca e buddista.
1- ALTARE-5 / sito archeologico di La Venta, Tabasco, Messico / Civiltà Olmeca / Datazione: 700 a.C. / Altezza: 2 metri / Materiale: basalto / Il personaggio che espone il BAMBINO-GIAGUARO della scultura olmeca emerge dalle fauci, estremamente geometrizzate, di un mostro cosmico, suggerendo che il percorso dalle tenebre alla luce (viaggio agli Inferi) è stato compiuto.
2- Scultura in pietra vulcanica dal tempio buddista di Candi Sewu, Indonesia / Altezza: 95 centimetri / Datazione: circa 800 d.C. / Raffigura "MAKARA": una creatura mitica acquatica, solitamente posta all'ingresso dei templi come guardiana, in questo caso vi è il muso di un drago sovrastato da un leone ruggente con criniera inanellata. Anche qui, come nell'ALTARE-5 di La Venta summenzionato, un essere compiuto e divinizzato emerge dalle fauci del mostro; il Drago rappresenta la sua stessa forma precedente e le energie grezze trasmutate nell'essere futuro che ne scaturisce. Mitologicamente, MAKARA è "veicolo" della dea GANGA (personificazione del fiume Gange) e del dio del mare e del cielo vedico: VARUNA.
L'ARCHETIPO DEL DIO FELINO NEL CONTESTO UNIVERSALE
Il FELINO come spirito-guida è un archetipo universale, presente in tutte le culture sotto forma di leone, di gatto (o, in questo caso, giaguaro) ed ha origini ancestrali; ricordiamo per questo la statuetta d'avorio della donna-leone della CAVERNA di HOLENSTEIN STADEL, Germania, datata 40.000 anni; il pendente in steatite della donna-leone dalla GROTTA GRIMALDI nel complesso dei BALZI ROSSI (Liguria), datata 26.000 anni (quest'ultima identificata in un disegno ricostruttivo); o la statuetta mesopotamica della donna-leone, detta "LEONESSA DI GUENNOL", dalle fattezze androgine, in pietra calcarea, datata 5000 anni; fino all'ANTICO EGITTO dove il gatto era considerato una guida per i defunti nell'Aldilà. L'immagine dell'estinto leone eurasiatico venne considerata come riflesso di un principio spirituale fino a decine di migliaia di anni fa, e ne è testimonianza la statuetta della DONNA-LEONE dalla grotta di HOHLENSTEIN STADEL (Germania), risalente a 40.000 anni fa, alta 30 centimetri; date le insolite dimensioni, gli studiosi hanno concluso che non si tratta di un oggetto d'arte mobiliare, ma di un'immagine sacra esposta in un preciso luogo di culto, probabilmente su un altare di pietra o in una nicchia. Questi luoghi, che venivano scelti in base al potere magnetico che li distingueva, erano difficilmente accessibili, situati nelle profondità più impervie delle caverne e vi erano ammessi soltanto gli sciamani più autorevoli della comunità. Nel contesto del PALEOLITICO SUPERIORE, ma più "recente", vi è anche il pendente in steatite della DONNA-LEONE della GROTTA GRIMALDI (Balzi Rossi, Liguria), datato 26.000 anni; ho ricostruito la figura qualche anno fa e ne è emerso uno straordinario archetipo di donna nuda con zampe feline e testa di leone. Più prossima a noi la statuetta mesopotamica della LEONESSA DI GUENNOL, scoperta nel 1930 nei pressi di Baghdad, Iraq, probabilmente tra le rovine del tempio di TELL AGREB, ma poche sono le informazioni al riguardo; la statuetta, datata 5.000 anni, in pietra calcarea, fu così soprannominata dal nome del suo proprietario di più lunga data, il collezionista inglese Alaistair Bradley Guennol (dal 1940). La sua figura viene interpretata come femminile, ma è chiaro che ci troviamo di fronte ad un'entità androgina o, addirittura, asessuata, poichè non vi è traccia, nella zona pubica, di precise connotazioni sessuali femminili o maschili, appare piuttosto come spazio vuoto, simile a quello delle statuette infantili olmeche. La linea delle cosce viene considerata come femminile, ma se ricordiamo i "kouroi" della Grecia arcaica con la medesima conformazione il particolare rimane sempre ambiguo. Il massiccio corpo muscoloso della divinità è ancor più accentuato dalla postura delle braccia, con le zampe che si uniscono orizzontalmente in un gesto possente. Le dea mesopotamica ISHTAR, venne spesso raffigurata cavalca un leone, o con in leone al suo fianco, indicando le energie primordiali sotto il pieno controllo della psiche; ISHTAR era identificata come la STELLA DEL MATTINO (il pianeta Venere) e il suo simbolo era una stella a 8 punte. Questa statuetta potrebbe dunque rappresentare il potere della dea INANNA-ISHTAR, incentrato sulla forza conciliante dello spirito divino, indicata dal forte gesto delle zampe unite e dalla massiccia massa muscolare. Per quel che riguarda l'ANTICO EGITTO il gatto maschio era connesso al Sole e al dio OSIRIDE; la gatta era sacra alla Luna e alla dea ISIDE. Il nome egizio onomatopeico del gatto era "MAU"; le più importanti divinità egizie dalle sembianze feline sono: MAFDET, BASTET e SEKMET e, di nuovo, siamo in presenza del felino visto come manifestazione di una forza intermediaria fra il mondo umano e ultraterreno. Nel REGNO AFRICANO DI DAHOMEY (1600-1904 d.C.), nel Benin, il Re GLELE (1858-1889) era soprannominato "Kini-Kini-Kini": il LEONE DEI LEONI e l'arte associata al suo regno venerava l'immagine del leone come divinità. In India, uno degli avatar del dio VISNU' ("Colui che risiede dentro ogni cosa", espressione del principio di equilibrio ed armonia universale) è NARASIMHA, che in sanscrito significa proprio "Uomo-Leone". Il mito narra l'uccisione, da parte di NARASIMHA, del demone HIRANYAKASHIPU, smembrato davanti alla soglia del suo palazzo: una scena cruenta raffigurata in molte antiche sculture provenienti dai templi indiani. HIRANYAKASHIPU è un ASURA: stirpe di dèi primordiali detronizzati dalle più giovani divinità DEVA. I vecchi dèi, dopo la sconfitta, vennero ad assumere connotazioni negative, mentre i DEVA vennero riconosciuti come i nuovi benefattori dell'umanità, compreso VISNU'. Questo "cambio di regime" fra vecchi e nuovi dèi è un tema mitologico universale, sovrapponibile alla TITANOMACHIA greca e indica il passaggio di consegne, la fine di un'èra e la costituzione di un nuovo ordine. Avenimenti come questi li troviamo in quasi tutte le narrazioni mitologiche, compresa quella scandinava con i vecchi AESIR in lotta contro la nuova stirpe dei VANIR, solo che in questo caso le due fazioni si allearono contro il nemico comune, ossia le forze distruttive della dea dei morti, HELA (o HEL).
1: UOMO-GIAGUARO / CIVILTA' OLMECA / Provenienza: Messico / Materiale: pietra di serpentino / Altezza: 19 cm. / Datazione: circa 300 a.C. / (American Museum of Natural History; New York).
2: Donna (o uomo)-leone dalla caverna paleolitica di HOHLENSTEIN-STADEL (Germania) / Datazione: 40.000 anni / Materiale: avorio di mammuth / Altezza: 30 centimetri / Data della scoperta: 1939 / Museo di Ulm /
3: Donna-leone: pendente in steatite / Altezza: 6 cm. / Datazione: 26.000 anni) / Provenienza: fra 15 figurine antropomorfe della GROTTA GRIMALDI (dal complesso di 15 grotte paleolitiche dei Balzi Rossi, frazione di Ventimiglia, Liguria, scoperte nel 1872) / Museo Preistorico dei Balzi Rossi / La ricostruzione dell'immagine è mia, eseguita con pennarello a punta fine e pastelli a cera /
4: LEONESSA DI GUENNOL: statuetta mesopotamica / Provenienza: Iraq, zona di Baghdad / Materiale: pietra calcarea / Altezza: 8,3 centimetri / Datazione: 5.000 anni / Collezione privata /
5: GATTO GAYER-ANDERSON / ANTICO EGITTO / Materiale: bronzo e oro / Altezza: 42 centimetri / Provenienza: necropoli di Saqqara / British Museum, Londra /
6: Maschera di leone per cerimonie e danze sacre / Provenienza: REGNO AFRICANO DI DAHOMEY, Benin / Datazione: 1920 d.C. / Altezza: 19 centimetri / Collezione privata, Bruxelles /
7: Statuetta di NARASIMHA, Uomo-Leone, avatar di VISNU', / Provenienza: India, Bihar / XII secolo d.C. / Materiale: clorite / Altezza: 118,7 centimetri / Datazione: XI secolo d.C. / Norton Simon Museum, Colorado, Stati Uniti / IMMAGINE - 11. Il DIO GIAGUARO, scultura in giaedite, dall'immanicatura di un'ascia votiva / Civiltà Olmeca / Datazione: circa 1.200 a.C.; riutilizzata dai Maya fino al 900 d.C. / Altezza: 29 centimetri / Provenienza: Messico (non specificato) / British Museum, Londra /Il DIO GIAGUARO, in questa raffigurazione, appare nelle sue sembianze convenzionali: occhi fiammeggianti, naso e bocca che imitano le fattezze feline in forma rigorosamente geometrizzata; la superficie perfettamente lucida e i tratti perfetti dimostrano la mano raffinata e la grande abilità dell'artista. Gli occhi fiammeggianti sono un preciso attributo delle divinità olmeche e indicano le forze inarrestabili del flusso del Tempo e della trasformazione.
I QUATTRO GLIFI SIMBOLICI INCISI SUL CORPO DEL SIGNORE DI LAS LIMAS
Una delle particolarità più importanti del SIGNORE DI LAS LIMAS, oltre alla raffinatezza della lavorazione e alla potenza espressiva dei due soggetti scolpiti in un unico blocco di giada verde, sono le immagini simboliche incise con figure di profilo geometrizzate dal becco arcuato su spalle e ginocchia e una serie di simboli che ricoprono metà del volto e la fronte. Alcuni, tra cui lo studioso ANGELO MORRETTA e le persone del posto protagoniste della scoperta, hanno individuato delle leggere incisioni che rappresenterebbero lacrime che scendono dall'occhio destro del personaggio seduto, difficilmente individuabili dalle foto. Dopo la scoperta, nel 1986, della STELE EPIOLMECA con iscrizioni di LA MOJARRA, VERACRUZ (Messico), risalente al II secolo a.C., i testi geroglifici olmechi sono stati parziamente compresi, ma non sufficientemente per avere un quadro più preciso del pantheon delle divinità e dei riferimenti mitologici. I profili dai becchi ricurvi possono essere identificati come quelli di un FALCO PESCATORE (spalla destra) e un'AQUILA ARPIA (spalla sinistra), interpretati dallo studioso PETER DAVID JORALEMON come raffigurazione simbolica del REGNO CELESTE sopra i tre livelli del Cosmo. Il profilo rapace sulla destra è generlamente identificato come il "DIO DALL'OCCHIO BENDATO"; quello sulla sinistra come il "MOSTRO UCCELLO DAGLI OCCHI DI FIAMMA". Il profilo sulla gamba destra è identificato come il comune motivo del "DRAGO OLMECO", con l'occhio coperto dal simbolo "X"; quello sulla gamba sinistra come quello che viene definito "MOSTRO SQUALO" (Shark-monster), anche se le sue fattezze sono difficilmente riconoscibili dal geroglifico olmeco, a causa dei tratti fantastici e della semplificazione estrema; il MOSTRO SQUALO è anche indicato come "DIO-VIII" e rappresenta una figura simbolica centrale nella storia della CREAZIONE olmeca, legato all'elemento acquatico; lo spazio vuoto che taglia in due la figura dev'essere interpretato come le fauci aperte dello squalo; il lembo pendente che sembra un becco di rapace come una gamba umana, i due segni a semicerchio come i denti; l'occhio appare a mezzaluna rovesciata e sulla testa sono indicate le pinne. Nel complesso, la figura del MOSTRO SQUALO appare contorta e difficilmente identificabile, se non confrontata con altre immagini olmeche dello stesso soggetto, ma è di vitale importanza per l'interpretazione del significato mistico ed archetipico della statua, come allusione alla Creazione ancestrale e perpetua nel tessuto spazio temporale e, sotto questo aspetto, la scultura potrebbe evocare il potere del sacrificio come strumento di trasmutazione; che la scultura rappresenti il SACRIFICIO UMANO effettivo di un infante, può essere messo in dubbio, poichè la CIVILTA' OLMECA, come le testimonianze suggeriscono, era relativamente pacifica e pacifica fu la sua diffusione nella regione del Messico meridionale. Si può immaginare un valore simbolico della rappresentazione, come sacrificio di una parte di sè (incarnata dal bambino) al fine di ottenere l'accesso al potere mistico del GIAGUARO come animale totemico. Non possiamo escludere però nessun'altra ipotesi
"...quantunque nel mondo olmeco non sia stato accertato ancora il sacrificio umano". (Angelo Morretta, "I miti maya e aztechi", pag.71)
La figura del GIAGUARO MANNARO è preponderante nell'arte olmeca, fino a divenire inesorabile nella raffigurazione umana che, progressivamente, confluisce nelle fattezze del felino come emblema di autorealizzazione. Come afferma l'antropologo messicano IGNACIO BERNAL (1910-1992):
"...quando si tenta di classificare le figure umane olmeche, senza rendersene conto si passa alle figure dei giaguari. I volti umani acquisiscono gradualmente caratteristiche feline. Poi diventano metà e metà, e infine si trasformano in giaguari... Ciò che è importante è l'intima connessione tra l'uomo e l'animale".
Ci sono in tutto 6 emblemi di divinità sul corpo del SIGNORE DI LAS LIMAS, le cui geometrie ricoprono l'area della bocca, del naso e del mento come una maschera; sulle sopracciglia del personaggio seduto si levano i simboli degli "occhi fiammeggianti", il cui effetto è accentuato dai dischetti di pirite riflettenti come pupille. Gli antropologi PETER DAVID JORALEMON (...) e MICHAEL COE (1929-1919), dopo meticolose ricerche sull'iconografia olmeca, di concerto hanno affermato che:
"...la figura di Las Limas raffigura i prototipi olmechi di dei adorati nel Messico postclassico...la religione olmeca era principalmente basata sul culto dei 6 divinità le cui immagini sono scolpite sulla figura di Las Limas".
L'arte olmeca prolifera di esseri fantastici, per i quali è difficile trovare una definizione, perchè inesistenti in natura, ma utilizzati come rappresentazioni di forze emerse essenzialmente dalle profondità delle dimensioni nascoste del Cosmo. I BAMBINI GIAGUARO nell'iconografia sacra olmeca vengono, da alcuni studiosi, associati alla pratica del SACRIFICIO UMANO, in particolare dei bambini; tuttavia non vi sono prove certe di rituali cruenti nella CIVILTA' OLMECA, come ce ne sono, ad esempio, riguardo la CIVILTA' MAYA nella sua fase decadente e, ancor di più, presso le successive culture dei TOLTECHI o degli AZTECHI, nel contesto del progressivo imbarbarimento dovuto alla conquista del potere della casta militare. Nel sito archeologico di EL MANATI (Stato di Veracruz, Messico), scoperto nel 1987, fiorente dal 1600 a. C. (per quel che riguarda la CIVILTA' OLMECA) fino al 1200 d.C., sono state scoperte diverse sculture di legno raffiguranti busti di bambini dalle teste allungate (datate 1200 a.C.), palle di gomma, resti di scheletri di neonati, ma anche di bambini in stato ancora fetale, fra cui uno integro. Queste ossa disarticolate sono state, quasi automaticamente, associate a sacrifici infantili da molti ricercatori, ma la presenza di resti di bambini non nati escluderebbe che siano stati sacrificati; inoltre i reperti ossei non lasciano trapelare nulla sul modo in cui i soggetti possono essere andati incontro alla morte.
E' molto probabile che le diverse sculture olmeche in precedenza elencate, che raffigurano sacerdoti o sciamani che sorreggono un BIMBO GIAGUARO inerte, evochino simbolicamente il principio dell'AUTOSACRIFICIO come mezzo per l'acquisizione di poteri psichici ed accesso alle dimensioni invisibili in cui dimorano le forze che governano la realtà; in tal caso il BAMBINO GIAGUARO simboleggia l'offerta dello sciamano agli dèi della parte più incontaminata di sè stesso.
IMMAGINE - 13. Posizionamento dei 4 profili di divinità sulle spalle e sulle gambe del Signore di Las Limas. Le maschere sarebbero connesse ai 4 punti cardinali e indicherebbero: Spalla destra: falco pescatore; spalla sinistra: arpia sudamericana; ginocchio destro: alligatore (Dragone olmeco); ginocchio sinistro: squalo con preda tra le fauci. La doppia voluta incisa sulle teste di profilo è simbolo di dualità ed è presente anche sulla testa del bambino, ricadente all'indietro.Figura-1: falco pescatore. Figura-2: arpia sudamericana. Figura-3: alligatore. Figura-4: squalo.
Le figure sono delineate in modo schematico, tanto da essere irriconoscibili, in particolar modo quella dello squalo, ma pure identificate dagli studiosi in questi quattro soggetti, secondo le nozioni che oggi si possono avere riguardo la mitologia olmeca. Le due forme ad arco (o a M) sopra le teste non corrispondono ad elementi anatomici di tali animali, ma evocano il concetto di dualità cme principio di ogni manifestazione. Lo spirito dell'AQUILA e del FALCO era legato alla morte e all'idea che gli uccelli accompagnassero le anime dei defunti in cielo. L'ALLIGATORE simboleggia lo spirito del DRAGONE OLMECO. Legato alla terra, il DRAGONE ha spesso tratti umani e può assumere l'aspetto di altri animali. Le sue fauci aperte rappresentano la caverna e la sua figura figura veniva generalmente associata agli Inferi. La divinità sotto le sembianze dello SQUALO può aver avuto un ruolo centrale nella storia della Creazione della CIVILTA' OLMECA. Qui raffigurato con l'occhio a mezzaluna e tratti molto ambigui, veniva a volte ritratto a figura intera (MONUMENTO-58 di SAN LORENZO) in cui vengono mostrati i particolari della pinna dorsale e della coda divisa, con l'aggiunta di simboli a forma di "X".
INTERPRETAZIONE DI ERWIN PANOFSKY
Lo storico dell'arte tedesco ERWIN PANOFSKY (1892-1968) applicò un metodo d'analisi strutturale dei simboli del SIGNORE DI LAS LIMAS, mediante l'isolamento dei loro elementi, e sottolineandone l'ordinamento a tre livelli: livello superiore corrispondente alla fronte e al capo; livello medio, corrispondente ai simboli intorno alla bocca e sulle spalle; livello inferiore, nell'area del bambino e delle gambe del personaggio seduto. Questo schema tripartito viene ripetuto tradizionalmente nelle sculture olmeche dello stesso tipo. Nel livello superiore, con i simboli delle fiamme sulle sopracciglia, di norma veniva raffigurata una pannocchia in mezzo alla fronte come emblema del DIO DEL MAIS e, anche se assente nel nostro caso, l'immagine potrebbe evocare comunque questa divinità importante. Le geometrie che circondano la bocca come una maschera potrebbero corrispondere a cosmogrammi collegati al concetto di una proiezione infinita del buon governo del sovrano all'intero universo; i due lati della maschera, infatti, sono diversi e complementari, simboleggiando la conciliazione degli opposti operata dal personaggio seduto, che può essere un RE DIVINO, lo stesso DIO DEL MAIS o una divinità addirittura superiore, onnicomprensiva. Le 4 maschere su spalle e gambe sarebbero connesse ai 4 PUNTI CARDINALI e indicherebbero: 1-spalla destra: FALCO PESCATORE; 2-spalla sinistra: ARPIA SUDAMERICANA; 3-ginocchio destro: COCCODRILLO, o "DRAGONE OLMECO"; 4-ginocchio sinistro: MOSTRO-SQUALO con preda tra le fauci.
INTERPRETAZIONE DI MICHAEL COE
Dal canto suo, l'antropologo MICHAEL COE, ha riconosciuto, nel complesso simbolico del SIGNORE DI LAS LIMAS, la rappresentazione di un DIO unitario della PIOGGIA, i cui aspetti sono frammentati in ogni manifestazione del complesso pantheon olmeco. In questo caso le divinità ritratte di profilo costituirebbero i prototipi degli DEI DELLA POGGIA a e della rinascita delle civiltà mesoamericane successive. Spalla destra: il profilo con becco arcuato rappresenterebbe quello che presso la successiva CIVILTA' MIXTECA sarà il dio XIPE-TOTEC (connesso alla rinascita e al passaggio dalla morte alla vita e viceversa); il profilo sulla spalla destra ritrarrebbe MICLANTECUTLI, dio azteco della morte; sulla spalla sinistra CUTLI (divinità azteca del fuoco); il profilo sul ginocchio destro può evocare il dio QUETZACOATL, originario di TEOTIHUACAN; sul ginocchio sinistro ci sarebbe sempre un prototipo di MICLANTECUTLI, che nella mitologia azteca governa la parte più profonda degli INFERI.
ALTRE INTERPRETAZIONI
Altri ricercatori individuano nella figura del BAMBINO GIAGUARO, fra le braccia del personaggio seduto, una rappresentazione del sole nascente, poichè i simboli "X" sui pettorali sarebbero riconosciuti come emblema della divinità solare olmeca. Nel complesso, la scultura potrebbe davvero integrare complementari aspetti di un'unica divinità primordiale, legata al concetto di morte e rinascita e avente il DIO DEL MAIS come principale avatar nella dimensione terrena. In ogni modo, l'espressione dolce del volto del SIGNORE DI LAS LIMAS, la calma trasmessa dalla sua postura non statica ma rilassata, può suggerire che ci troviamo di fronte ad un DIO (o a un RE DIVINIZZATO) benevolo, conciliatore, personificazione di armonia ed equilibrio degli opposti, come tutti gli antichi dèi legati al principio di morte e resurrezione: OSIRIDE, DIONISO, il dio sumero TAMMUZ, ma se ne dovrebbe fare un lungo elenco. Ciò si evince anche dalla presenza delle "fiamme" geometrizzate sulle sopracciglia, emblemi di purificazione, di esperienze liminali, ma anche di conoscenza e presenza divina; soprattutto, di elevazione. La bocca semiaperta con l'arcata dentale in evidenza è una consuetudine dell'arte precolombiana, perchè consente di immaginare un dialogo, di percepire una vicinanza alla divinità. Un'altra particolarità della scultura è quella di essere modellata in modo da potersi trasportare, mediante corde resistenti, sulle spalle; questo indica un culto itinerante di questa divinità, che la rende ancora più enigmatica e universale, presente e adorata in cerimonie solenni, in rituali esoterici o in cortei sacri presso tutti i più importanti centri religiosi olmechi.
IL SIGNORE DI LAS LIMAS, LA MORTE, LA RESURREZIONE E L'ARCHETIPO UNIVERSALE DELLA DIVINITA' SALVIFICA
"Nel Regno delle Ombre, coloro i quali si sono avvicinati al mistero delle iniziazioni e coloro i quali lo hanno ignorato non avranno lo stesso destino". (Giamblico 245-325 d.C.)
ANGELO MORRETTA, uno dei più grandi studiosi delle civiltà precolombiane, paragona la nascita del DIO GIAGUARO nella CIVILTA' OLMECA al culto del toro APIS nell'ANTICO EGITTO e di BAAL in SIRIA ("I miti maya e aztechi", pag.49), legato all'idea di morte e resurrezione. Il sacrificio del toro APIS era paragonato alla stessa morte di OSIRIDE e, nell'EGITTO greco-romano, divenne APIS-OSIRIDE; il culto di BAAL celebrava la morte e resurrezione di questo dio del cielo e delle piogge, ucciso da MOT, SIGNORE DELLA MORTE e del Caos. Possiamo così proseguire fino all'avvento del CRISTIANESIMO e dell'autosacrificio della divinità che, in tal modo, affranca universalmente le forze intrappolate in dimensioni esistenziali inferiori nel campo della Creazione. Il SIGNORE DI LAS LIMAS rappresenterebbe, dunque, una divinità salvifica, che traeva origine dall'idea dell'autosacrificio ai suoi primordi, e che si corruppe gradualmente fino a sfociare nella pratica del sacrificio altrui, con infanti o nemici sconfitti come vittime. Ciò avvenne nel contesto della decadenza di grandi culture ancestrali a noi ancora sconosciute, che vide ereditarietà e autorità sostituire merito ed autorevolezza (da qui la nascita di categorie sociali chiuse, di caste); in seguito la presa del potere di caste militari (o guerriere) diede il colpo di grazia alla primitiva spiritualità, demolendo lo stesso ponte che unisce l'uomo agli dèi. L'aspetto ANDROGINO del SIGNORE DI LAS LIMAS, inoltre, avvalora l'ipotesi di un dio mediatore e conciliatore degli opposti, in questo caso, dell'aspetto maschile e femminile, di Cielo e Terra, del lato attivo e del lato passivo dell'universo; ci troviamo comunque di fronte ad un soggetto dal carattere duplice, divino e umano, maschile e femminile, espressione di vita e di morte come metamorfosi infinita:
"...i tratti del sacerdote sono talmente effeminati, con in più due lacrime che gli sgorgano dagli occhi, che la gente lo battezzò subito come Vergine Piangente: fu quindi collocata in mezzo alla piazza centrale della cittadina con una solenne cerimonia religiosa, essendo considerata miracolosa". (ANGELO MORRETTA, "I miti maya e aztechi", pag.49)
Le lacrime a cui accenna MORRETTA sono difficilmente visibili, perchè incise con tratti molto leggeri. Nel complesso, la corporatura del personaggio mostra linee aggraziate e il volto ha una grande potenza espressiva. Ad un livello ciclico inferiore può impersonare il potere rigenerativo della natura nella figura del DIO DEL MAIS o del DIO DELLA PIOGGIA, che nella successiva CIVILTA' MAYA diverranno YUM-KAAX e CHAAC; ad un livello superiore può essere elevato al principio di riconciliazione e trascendenza, nell'ambito del continuo flusso e sviluppo della coscienza umana e del suo potenziale, in questo caso affine al dio maya ITZAMMA (o Itzamna), padre di tutti gli dèi: dio del giorno e della notte, che portò agli uomini la conoscenza, la scrittura e il geniale calendario mediante il quale il TEMPO, come guardiano divino, poteva essere compreso nelle sue dinamiche cicliche e nella sua infnita estensione. Furono gli OLMECHI, infatti, ad inventare il CALENDARIO, il SISTEMA NUMERICO, la SCRITTURA e la COSMOLOGIA poi adottate dai MAYA e da tutte le successive civiltà e culture dell'America Centrale.
IL SIMBOLO DELLA DUALITA' COME SUGGELLO DIVINO
Il DIO GIAGUARO degli OLMECHI veniva identificato con il principio della DUALITA'; questo stesso paradigma viene ripreso dalle raffigurazioni femminili protostoriche (TANAGRE) di ceramica di TLATILCO (Messico) a doppia testa o doppio volto e costituisce un archetipo universale: non c'è cultura al mondo che non abbia codificato mitologicamente ed iconograficamente questo principio indiscutibile della realtà. Ma questa limitazione duale dev'essere di volta in volta trascesa, mediante l'acquisizione di un livello sempre superiore di comprensione, profondità e percezione; questa sublime dimensione dell'Essere, nella quale si aprono le porte dei suoi poteri nascosti, è manifestata tradizionalmente dall'immagine dell'ANDROGINO nei miti cosmogonici e nei rituali iniziatici di molte culture; nella manifestazione dell'ANDROGINO si esprime l'armonizzazione trinitaria di sacro e profano, di umano e divino. Il SIMBOLO A DOPPIA CURVA sopra le teste dei profili degli dèi sulle spalle e sulle gambe del SIGNORE DI LAS LIMAS si trova anche, pendente all'indietro, sulla testa del bambino adagiata sulle sue ginocchia; anche la testa del personaggio seduto è posteriormente contrassegnata da una linea divisoria: è il simbolo della DUALITA', trascesa dal processo di morte e resurrezione, e infatti i gruppi simbolici sul corpo del personaggio seguono uno schema tripartito, come abbiamo visto precedentemente e secondo la teoria di ERWIN PANOFSKY. A livello terreno quest'unione trinitaria è rappresentata dal sole nascente e dalla ciclica rinascita della natura, a livello spirituale da un più profondo livello di percezione della realtà.
1- Lettera maiuscola decorativa medievale da un libro di magia non specificato.
2: Simbolo a doppio arco sulle teste delle divinità olmeche nella scultura olmeca del Signore di Las Limas (IX secolo a.C.; Messico).
3: Bifora gotica della Chiesa di San Francesco a Lodi, Lombardia (XIII secolo).
4: Capolettera "M" in un'illustrazione tratta dal libro "Alfabeti e numeri del Medioevo" dell'antiquario ed incisore inglese Henry Shaw (1800-1873); in questo caso l'immagine del crocifisso è posta al centro, come processo alchemico insito nella Dualità.
5: Busto di Osiride in roccia metamorfica ("gneiss"), con elementi sopraelevati in elettro, oro e bronzo, datato alla XXVI Dinastia (672-332 a.C.); la scultura raffigura il dio mentre risorge con espressione serena, nella piena certezza del ritorno alla vita e del rinnovamento; l'emblema a doppia piuma sul suo capo è denominato "tcheni" ("colui che si solleva") ed è associato al sole nascente.
6: Corona regale della Dinastia Ming in filo di maglia d'oro; Cina; 1368-1644 d.C.
Ogni raffigurazione del "doppio", in tutte le culture tradizionali, riconduce al concetto della Dualità come fattore che contiene in sè il seme della realizzazione futura nella manifestazione trinitaria, come espresso molto chiaramente dall'immagine n.4. Questo principio è fondamentale a tutti i livelli: cosmico, biologico, spirituale e determina la tensione tra opposti che crea sviluppo e trasformazione: dal seme al germoglio, dal fanciullo all'Uomo, dal non essere all'Essere.
IL PRINCIPIO DI AUTOSACRIFICIO
"Quando i contadini di Las Limas, cristianizzati o no, immaginarono che il sacerdote piangente fosse eguale alla Vergine Maria, non sbagliavano che al modo formale; in realtà essi sottintendevano lo stesso dramma umano della Madre (o Padre) che soffre per il sacrificio del Figlio: il Cristo ucciso dagli eterni barbari di questo mondo sublunare. In questa compassione, che diventa religione, si trova una costante che è alla base dell'etica, espressione di un idealismo perennemente umano. Quando il Giaguaro-Dualità indica la trascendenza unificante al di là del dualismo zoomorfico-umano, abbiamo un'immagine primitiva (o meglio, ancestrale) dell'eterna lotta che si protrae fra il bene e il male e che le religioni cercarono di superare in una sfera divina. Tali idee si trovano in nuce in tutte le credenze del mondo, siano esse preistoriche o storiche, non evolute o civilizzate". (ANGELO MORRETTA, "I miti maya e aztechi", pag.53)
Sullo stesso binario interpretativo l'interessante paragone suggerito dal Professor ALEJANDRO MARIANO, oggi direttore di "Realia" (Istituto Universitario per la Cultura e le Arti di Veracruz):
"Il Signore di Las Limas (1.000 a.C.) e la Pietà di Michelangelo (1.499 d.C.) a 2.500 anni di distanza hanno la stessa composizione triangolare, entrambi esprimono lo stesso tema: l'offerta di un figlio sacro, l'estasi della comunione con Dio e, in entrambe le sculture, le gambe sono allungate rispetto alla loro proporzione reale, allo scopo di raggiungere un equilibrio visivo alla presentazione di un offerta in grembo".
In sintesi: l'autosacrificio dell'uomo di una parte di sè, rappresentata dal bambino come simbolo di innocenza incosciente, per il raggiungimento della maturità spirituale data dall'acquisizione della purezza cosciente, mediante il processo di morte, viaggio agli Inferi e resurrezione, in questo caso del DIO GIAGUARO, che vede nell'oscurità e accompagna l'anima attraverso le sue ombre come SPIRITO GUIDA. Allo stesso modo il DIO CRISTIANO sacrifica una parte di sè stesso (il FIGLIO) per discendere nella fucina di trasmutazione terrena ad emancipare i suoi stessi elementi oscuri (cioè allo stato grezzo nella loro inferiore manifestazione) non ancora "venuti ad essere"; non a caso GESU' CRISTO è considerato Vero Dio e Vero Uomo, così come Vero Uomo (ALAC UINIC) veniva denominato un membro dell'aristocrazia illuminata presso la CIVILTA' MAYA, ovvero colui che ha intrapreso e portato a termine un percorso iniziatico, che ha incontrato e superato le proprie paure, le proprie ombre, divenendo egli stesso divinità incarnata. Per comprendere ciò dobbiamo partire dal sano principio secondo cui nulla precipita dall'alto per corrompersi nella materia (non siamo esseri divini in corpi umani), bensì tutto "emerge" dal non-essere all'essere, così come l'uomo è veicolo attraverso il quale le energie divine vengono purificate e l'anima stessa giunge alla propria realizzazione mediante un lungo percorso di trasformazione interiore, dato dalla conoscenza diretta delle proprie potenzialità. Il bambino rappresenta questo seme primordiale, e il seme può germogliare solo se viene spezzato; l'uomo può acquisire la vera innocenza solo smarrendo la primigenia evanescente condizione (simboleggiata dal bambino) nella propria interiorità; questo stato inconsistente è simile a quello di ADAMO ed EVA nel PARADISO TERRESTRE, prima di cogliere il frutto della conoscenza e della salvezza nell'ascensione spirituale, nell'accettazione del viaggio, nella discesa; in questo modo si concretizza un'anima immortale, ossia un nucleo interiore memore di sè stesso.
"Pochi esseri umani hanno un’anima. Nessuno ha un’anima, alla nascita. L’anima va acquisita. Coloro che non ci riescono muoiono". (GEORGES IVANOVIC GURDJIEFF, intervista del 1923)
Il RE (come personificazione della funzione divina) prima di essere un governante storico fu un principio atavico, artefice di armonia ed equilibrio cosmico come più alta espressione dell'Uomo che ha sacrificato sè stesso (la beatitudine primigenia) per la somiglianza con Dio, per la consapevolezza, per l'immortalità. Che successivamente, mediante un lungo processo di decadenza delle culture, dall'auto-sacrificio di origine sciamanica si sia passati al sacrificio di altri esseri, umani o animali, per ingraziarsi il favore divino e conseguire scopi pragmatici, poco importa alla nostra analisi, che vuole risalire alle radici dell'archetipo universale, tralasciando l'indagine sull'esistenza di una reale pratica del sacrificio umano nella CIVILTA' OLMECA. Così come la degenerazione di tutti gli antichi culti nel corso della storia non ha nulla a che fare con il loro significato ancestrale che, ripetiamolo, è connesso a un processo puramente interiore di sviluppo della consapevolezza e della percezione profonda della realtà. Il principale dovere dell'uomo non è il ritorno alla polarità negativa, alla vacuità incosciente dell'utero cosmico, bensì lo sviluppo in direzione della polarità positiva, cosciente, della divinità universale, contribuendo alla sua infinita espansione. Il padre degli dèi, ITZAMMA, veniva raffigurato nel suo aspetto duale da due immagini contrapposte: l'ORCO e il SOVRANO; ne è esempio il monolito zoomorfo di QUIRIGUA' (Guatemala) datato 795 d.C., in pietra arenaria, connesso alla cosmologia della CIVILTA' MAYA: inserito nel quadro metafisico, il Padre degli Dèi appare ambivalente, bifronte, e nasce eternamente da sè stesso, dalla realtà grezza e pesante (ORCO) alla luce (DIO).
"Coloro che dicono che prima si muore e poi si risorge, si sbagliano. Se non si riceve prima la resurrezione, mentre si è vivi, quando si muore non si riceverà nulla". (Vangelo di Filippo, verso 90)
CONCLUSIONE - IL FANCIULLO DIVINO: DAL DIO GIAGUARO OLMECO ALLE CULTURE DEL MONDO
La fluidità espressiva e rassicurante, compassionevole ed empatica del SIGNORE DI LAS LIMAS, assieme al suo aspetto androgino, suggerisce l'idea di una divinità intermedia, che si manifesta nell'uomo (in questo caso il RE SACERDOTE) come tramite fra l'umano e il divino, un archetipo universale di sviluppo, armonizzazione, conciliazione che progressivamente conduce a dimensioni esistenziali superiori, un'immagine ideale alla base del senso di scopo dell'esistenza, in attesa della propria manifestazione nell'interiorità. Particolare non trascurabile sono le labbra semiaperte del personaggio, tipiche dell'arte precolombiana, che invitano ad "ascoltare" il silenzio stesso dell'immagine scultorea come espressione della forza spirituale. L'argomento potrebbe essere approfondito addentrandoci nel misterioso universo delle statuette olmeche di infanti asessuati (così come asessuato appare qui il BAMBINO GIAGUARO del SIGNORE DI LAS LIMAS) ritratti a volte in posizioni acrobatiche, interpretati da alcuni come probabili rappresentazioni allegoriche di tipi umani ideali che possono appartenere ai due sessi e perciò espressi in forma neutra; oppure come metafore del Soprannaturale in sè, più o meno come i putti nell'arte greco-romana e rinascimentale. Piuttosto, queste figure infantili intense ed espressive, vanno riconosciute come la manifestazione del DIO BAMBINO, trovando un paragone, ad esempio, in CRISTO BAMBINO, o nel dio KRISHNA BAMBINO della tradizione induista; in ARPOCRATE (HORUS BAMBINO) nell'ANTICO EGITTO; in DIONISO BAMBINO raffigurato in diverse sculture d'epoca greco-romana, nel contesto religioso della CIVILTA' OLMECA, abbiamo il DIO GIAGUARO BAMBINO, ossia il seme di mais da cui deve spuntare il germoglio e che, dunque, deve sacrificare sè stesso, il suo involucro incosciente, per generare il frutto, per "venire ad essere": un messaggio comune che attraversa i secoli e i millenni nelle culture di tutto il mondo.
1: Statuetta del DIO GIAGUARO BAMBINO / CIVILTA' OLMECA / Provenienza: Messico, Las Bocas, Puebla / Materiale: ceramica cava / Misure: 19,5 x 34,6 x 31,8 centimetri / Datazione: 1.200 a.C. circa (Periodo Preclassico) / Museo Amparo, Puebla, Messico / L'atteggiamento del bambino sacro che porta il dito in bocca può essere comparato alle raffigurazioni egizie di HORUS BAMBINO e di KRISHNA BAMBINO nell'iconografia indiana. La figura, come da tradizione olmeca riguardo questo soggetto, è asessuata, ben tornita e ritrae, in questo caso, un personaggio felice, pervaso dalla sua beatitudine esistenziale.
2: Sileno con DIONISO BAMBINO / Copia romana di scultura greca / Scuola di Lysippus / Datazione: 300 a.C. / Materile: marmo / Altezza: 214 centimetri / Musei Vaticani / DIONISO era figlio di Zeus e di una donna mortale che venne incenerita dai fulmini dello stesso Zeus che ella aveva osato guardare. DIONISO venne accudito da un Sileno e in quest'immagine si ripete il tema del passaggio di consegne fra vecchi e nuovi dèi, un cambio di paradigma e l'inizio di una nuova èra.
3: GESU' BAMBINO e San Giuseppe / Olio su tela di Guido Reni / Datato: 1640 / Misure: 72,4 x 88,9 centimetri / Museo Diocesano, Milano /
4: Sacerdote e BAMBINO GIAGUARO, bassorilievo laterale dell'Altare-5 di La Venta / CIVILTA' OLMECA / Altezza dell'altare: 2 metri / Datazione: 700 a.C. / Materiale: basalto /
5: Statua di RAMSES II come HORUS FANCIULLO, o ARPOCRATE / ANTICO EGITTO / Datazione: XIX Dinastia, 1.479 a.C. circa / Materiale: diorite / Altezza: 231 centimetri / Luogo della scoperta: Tanis, San el-Hagar / Museo Egizio del Cairo /
6-7: KRISHNA BAMBINO in due immagini tradizionali: sul fiore di loto e mentre viene traghettato dal padre sull'altra sponda del fiume Yamuna, per impedire che fosse ucciso dallo zio materno, un sovrano crudele, per timore che sarebbe divenuto più potente di lui, interpretando i dati astrologici della sua nascita. Come nella storia biblica di Mosè, anche per Krishna le acque si separarono permettendogli di attraversare il fiume.
STORIA DELLA SCOPERTA
La scultura del SIGNORE DI LAS LIMAS fu ritrovata in modo del tutto casuale nel 1965, presso il villaggio di LAS LIMAS, municipio di JESUS CARRANZA, Stato di VERACRUZ, in MESSICO, da due bambini appartenenti al popolo CINANTECO, originario della regione, di nome SEVERIANO e ROSA MANUEL PASCUAL (fratello e sorella). I bambini andavano in cerca di una grossa pietra su cui spaccare frutti di palma conosciuti come "cocoyol"; s'imbatterono con la sommità del capo della statua sepolta nel terreno e, poco a poco, ne scoprirono il volto correndo ad avvertire la propria comunità. In seguito la statua venne trasportata dagli abitanti di Las Limas nella piazza centrale del paese, confusa con l'immagine di una Madonna cristiana con bambino, addobbata, incoronata di fiori e circondata di candele. Informato della scoperta, il professor JOSE' LUIS LORENZO incaricò l'archeologo HECTOR GALVEZ di prelevare la scultura che fu trasportata al MUSEO DI ANTROPOLOGIA DI XALAPA, dove rimase per alcuni anni collocata su un piedistallo senza altra protezione, fino a quando venne trafugata e trasferita negli Stati Uniti; poi ritrovata in un motel, abbandonata dallo stesso autore del furto. Ma le vicissitudini di quest'opera d'arte dopo il ritrovamento sono intricate e le informazioni contraddittorie, perciò sorvoliamo l'argomento riferendo semplicemente che oggi si trova ancora al MUSEO DI ANTROPOLOGIA DI XALAPA (VERACRUZ, MESSICO), ovviamente con maggiori protezioni dopo le iniziali disavventure.
Alessia Birri, 19 novembre 2024
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WIKIPEDIA: "LAS LIMAS MONUMENT 1 - LORD OF LAS LIMAS"
https://en.wikipedia.org/wiki/Las_Limas_Monument_1
SMARTHISTORY - "THE LORD OF LAS LIMAS"
https://smarthistory.org/the-lord-of-las-limas/
AN OLMEC VISION OF INFINITY: AN ICONOLOGY OF THE LAS LIMAS MONUMENT-1 (Lo schema tripartito nell'interpretazione del Signore di Las Limas) :
https://www.academia.edu/13116683/An_Olmec_Vision_of_Infinity_An_Iconology_of_the_Las_Limas_Monument
INTERVISTA PROF. ALEJANDRO MARIANO:
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2694224890847738&id=1487491778187728&set=a.2679226205680940
FIGURINE OLMECHE "BABY FACE":
https://en.wikipedia.org/wiki/Olmec_figurine
GIAGUARO MANNARO - WEREJAGUAR" - WIKIPEDIA:
https://en.wikipedia.org/wiki/Werejaguar
"Olmec iconographyc influences of the symbols of maya rulership: an examination of possible sources", con interpretazione di Peter D. Joralemon:
https://www.mesoweb.com/pari/publications/RT08/Olmec-Maya.pdf
ERWIN PANOFSKY: "Perspective as symbolic form":
http://tems.umn.edu/pdf/Erwin%20Panofsky%20-%20Perspective%20as%20Symbolic%20Form.pdf
"THE SHARK MONSTER IN OLMEC ICONOGRAPHY" (Scarica pdf con interpretazioni di Joralemon e Michael Coe:
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