TUTTO CIO' CHE E' PRIMORDIALE E' REGALE E INSCINDIBILE DALLE RADICI PROFONDE DELL'ESSERE. LO SCIAMANESIMO E' IL CARDINE SPIRITUALE DAL QUALE SI SVILUPPA OGNI CONOSCENZA, L'ALPHA E L'OMEGA, IL NUCLEO DA CUI TUTTO SI ORIGINA E A CUI TUTTO RITORNA.
FOTO: Il visionario pannello dei leoni sulle pareti della caverna CHAUVET, Francia, Vallon Pont d'Arc. Scoperta nel 1994 dallo speleologo Jean Marie Chauvet, le pitture di questa caverna risalgono al Paleolitico Superiore, e sono datate 36.000 anni.
"Lo Sciamanesimo è un viaggio di ritorno. Un guerriero torna vittorioso allo Spirito, dopo essere disceso agli Inferi. E dagli Inferi porta dei trofei: la comprensione è uno di questi". (dal libro "Il Potere del Silenzio" di Carlos Castaneda)
Premessa
La SPIRITUALITA' SCIAMANICA manifesta il primo apparire dell'autocoscienza, e più esattamente costituisce il "nucleo essenziale" dell'esperienza cosciente, emergendo da un tempo in cui ogni uomo era maestro di sè stesso, non esisteva alcuna trasmissione ereditaria di privilegi se non l'autorevolezza basata sul merito presso la collettività. Lo SCIAMANO PRIMORDIALE non venerava nessun elemento della Natura e nessuna entità superiore: egli era connesso alla propria forza interiore ed interagiva in modo immanente con la realtà oggettiva e spirituale del Cosmo, integrandola alla propria volontà mediante gli elementi unificatori di mente e corpo, di pensiero e materia, allo scopo di ricondurre all'equilibrio. La SPIRITUALITA' SCIAMANICA non scaturiva, perciò, da un indefinibile timore nei confronti delle potenze della Natura e del soprannaturale, ma da una conoscenza profonda ed intuitiva delle "forze" in atto nelle circostanze dell'esistenza, e dello stretto legame fra componenti psichiche e fenomeniche. Queste considerazioni conferiscono allo SCIAMANESIMO un carattere prettamente realistico, in quanto pongono l'accento sul dominio di sè stessi e sulla cognizione dell'organicità del reale. Lo SCIAMANESIMO è la più antica forma spirituale dell'uomo, un sapere senza tempo, anzi, possiamo affermare "al di là" del tempo, che coinvolge tutte le popolazioni primordiali del mondo. Tutto ciò che è ancestrale è ESSENZIALE, ed è inscindibile da ogni verità profonda; si può definire perciò, senza dubbio alcuno, la saggezza dello SCIAMANO PRIMORDIALE come l'Alpha e l'Omega di tutto il lungo percorso della conoscenza umana, dal momento che essa ha sperimentato la complessità differenziandosi, straniandosi solo apparentemente dal perno della sua consapevolezza primigenia, mentre quest'ultimo, dal profondo, ha sempre, in ogni tempo ed in ogni circostanza, guidato i suoi passi come un potente centro d'equilibrio che attrae l'anima pur lasciandole l'illusione di potersi allontanare. Tutta la saggezza degli antichi EGIZI, dei SUMERI, dei testi sapienziali VEDICI, della FILOSOFIA ERMETICA, il percorso iniziatico della KABBALAH, le teorie dei filosofi e dei pensatori di tutte le epoche e di tutte le civiltà, sono solo un pallido riflesso della saggezza dell'antico SCIAMANO, che ci parla dalle profondità sotterranee attraverso l'arte rupestre del Paleolitico Superiore, e attraverso la testimonianza di culture ataviche che sono giunte fino a noi, nonostante quest'ultime costituiscano probabilmente una forma in declino di quello che dev'essere stata la profondità intuitiva primordiale. Nulla si perde e nulla si distrugge di ciò che sottende l'essenza del mondo reale, tutto ubbidisce alla LEGGE DI COMPENSAZIONE UNIVERSALE, inesorabilmente. Perciò nulla è irreversibile, e quando il ciclo di un'esperienza raggiunge il suo apice, quando in superficie predomina lo smarrimento, le forze più profonde e imprescindibili, sepolte da tempo immemorabile negli insondabili abissi dell'inconscio, attueranno il "reset" dell'intero sistema esistenziale, restituendo al mondo l'unità tra coscienza individuale ed Essenza universale. Le cose devono arrivare ad un punto estremo per poter rinascere, riuscendo ad apprezzare in modo più intenso e più chiaro l'essenzialità. Ciò che ci siamo lasciati alle spalle è la concezione circolare della realtà e del divenire, in favore di un progresso in linea retta, di una "fuga" verso l'infinito che si lascia alle spalle la realtà concreta, dimenticandoci che senza un'autentica connessione con noi stessi, e dunque con la Terra come nostra propaggine spirituale, questo incauto volo assomoglierà sempre più alla leggenda di Icaro; la visione circolare, sciamanica del mondo si deve unire alla visione lineare del progresso nell'immagine più rappresentativa dell'Infinito: il simbolo della SPIRALE, che unisce il cerchio e la retta. Perchè ciò si possa attuare è necessario capovolgere la visione del mondo che ci è stata imposta da secoli, e abbandonare un modello sociale ed economico incompatibile con l'essenza stessa dell'umanità e con i principi stessi della nostra spiritualità innata, che ripudia ogni privilegio erditario e può essere concretizzata soltanto nell'ambito di una società fondata sul merito individuale. Senza questi presupposti la conoscenza della spiritualità ancestrale si trasformerà in un'arida ricerca accademica, e il progresso stesso, senza il giusto indirizzo della prosperità collettiva, si trasformerà in un meccanismo distruttivo.
LE TEORIE EVOLUTIVE E LE RADICI DELLA COSCIENZA
La comparsa dell'uomo moderno probabilmente sarà destinata ad essere retrodatata sempre più dalle prossime indagini archeologiche. Il frammento di una mascella umana anatomicamente moderna risalente a 180.000 anni fa scoperto in ISRAELE (presso MISLYA, MONTE CARMELO), testimonia che la migrazione degli esseri umani dall'AFRICA (finora considerata la culla della nostra specie) al continente asiatico era già stata attuata; ciò implica che la comparsa dell'uomo moderno dev'essere ulteriormente retrodatata, e che il processo evolutivo potrebbe essersi realizzato anche in altri continenti. Il prof.ISRAEL GERSKOVICH, dell'UNIVERSITA' DI TEL AVIV, afferma che se i nostri antenati hanno colonizzato i continenti fuori dall'AFRICA 200.000 anni fa (e l'archeologia lo prova), la loro presenza dovrebbe essere retrodatata ad almeno 500.000 anni fa. Un arco temporale enorme, durante il quale si possono essere succedute culture, forse anche molto progredite e diverse da ciò che noi potremmo intendere; in altre parole: non è possibile che l'uomo, nel pieno sviluppo delle sue facoltà cognitive, abbia atteso centinaia di migliaia di anni prima di manifestare l'ispirazione artistica ed il pensiero concettuale espresso dalla simbologia, soprattutto per il fatto che le stesse capacità intellettive acquisite implicano uno "sforzo" notevole prima di giungere alla formazione della nostra specie, e quando c'è uno "sforzo", c'è un obiettivo, ed è difficile, se non impossibile, che il meccanismo evolutivo, che è "in divenire", si possa essere fermato dopo aver raggiunto un livello così alto; solo la conoscenza porta ad un'evoluzione psico-fisica come quella dell'uomo, e la conoscenza è un processo infinito, non si accontenta di fabbricare utensili e armi da caccia. Ma la scoperta dei reperti fossili in ISRAELE non è l'ultima delle eccezionali testimonianze sull'antichità della presenza dell'HOMO SAPIENS: nel 1960, in MAROCCO, su una collina isolata in mezzo alla savana, nei pressi di JEBEL JRHOUD, sono stati rinvenuti fossili di almeno 5 individui risalenti a circa 350.000 anni fa, assieme a numerose lame di selce usate per la caccia e bruciacchiate come se fossero state usate per cuocere il cibo. I fossili sono stati identificati come una forma transitiva di HOMO SAPIENS, ma presentano una capacità cranica e un aspetto quasi indistinguibile da quello dell'uomo moderno; la forma del cranio è più allungata rispetto a quella dell'uomo moderno e la fronte solo leggermente più sfuggente. Dalle analisi effettuate sui reperti sembra che questi individui si nutrissero di gazzelle e uova di struzzo. Una cosa è certa: appartengono al nostro albero genealogico e, con la loro involontaria testimonianza, sono destinati a riscrivere la storia dell'evoluzione umana. La scoperta è stata annunciata dalla rivista NATURE il 7 giugno 2017.
FOTO: uno dei fossili di Jebel Irhoud, Marocco, descritti nel capitolo sopra, risalenti a 350.000 anni fa.
FOTO: la mascella umana scoperta a Mysla, Monte Carmelo, Israele, descritta nel capitolo sopra, datata 180.000 anni.
Il paleontologo PHILIP TOBIAS (1925-2012), in un'intervista del 2004, espresse già allora la certezza che la specie umana avesse già raggiunto il suo moderno sviluppo 300.000 anni fa. E le prove gli danno ragione. Ora, le più antiche raffigurazioni pittoriche all'interno delle caverne risalgono a non più di 40.000 anni fa, e ciò significa forse che più di duecentomila anni di esistenza della specie umana nello sviluppo delle sue piene facoltà psicofisiche, non hanno mai conosciuto l'emergere di alcuna ispirazione artistica o esperienza spirituale fino all'"esplosione" creativa avvenuta circa 40.000 o 60.000 anni fa (se teniamo in conto anche il raffinato BRACCIALE in clorite della caverna di DENISOVA)? Per tutto quell'immenso arco di tempo, infatti, le testimonianze archeologiche riconducono soltanto ad una ripetitiva ed immutabile produzione di rozzi utensili in pietra, ma nulla di simbolico o artistico. Si è improvvisamente "accesa" una scintilla, appena 60.000 anni fa, sotto forma di casuale e darwiniana mutazione genetica, oppure è la nostra indagine archeologica a difettare, e forse un giorno scopriremo delle segrete capsule del tempo in labirinti ancora più impenetrabili, i cui dipinti potrebbero risalire a centomila o duecentomila anni fa? Ma non lasciamoci trasportare troppo dall'immaginazione, riprendiamo il discorso dai dati concreti, scientifici ed archeologici.
La scoperta delle famose LANCE DI SCHOENINGEN mette in crisi ulteriormente le attuali convinzioni riguardo la prassi dello sviluppo umano: si tratta di 8 lance di legno, fossilizzate, ritrovate nel 1998 in un accampamento da caccia dell'HOMO HERECTUS HEIDELBERGENSIS, in Germania, nei pressi di una miniera di lignite, risalenti ad almeno 400.000 anni fa. L'HOMO HEIDELBERGENSIS, che a quell'epoca popolava l'Europa, è considerato come una specie di HOMO SAPIENS: la sua capacità cranica era molto vicina a quella dell'uomo moderno. D'altro canto, l'HOMO FLORESIENSIS, ominide vissuto nell'isola indoinesiana di Flores da 190.000 a 12.000 anni fa, che aveva una capacità cranica non superiore a quella di uno scimpanzè, era però in grado di fabbricare armi e utensili di pietra. In base a questi dati, sembra che in questo caso le dimensioni del cervello non abbiano avuto un ruolo così essenziale, altrimenti l'HOMO FLORESIENSIS non avrebbe potuto trovare soluzioni così evolute per la sopravvivenza. Oppure, più probabilmente, vi è in tutto questo l'intervento di elementi che vanno oltre l'aspetto meccanicistico e superficiale dei fenomeni, elementi più profondi, impercettibili al senso comune, che dirigono e sottendono la realtà fisica, e che la SPIRITUALITA' SCIAMANICA per la prima volta riconobbe, decine di migliaia di anni fa, lasciandoci testimonianze sotto forma di manufatti, dipinti e simboli ancestrali. Dove c'è arte, c'è spirito; ma non è detto che le più antiche raffigurazioni artistiche siano quelle a noi note finora, risalenti ad "appena" 40.000 o 60.000 anni fa, soltanto perchè ancora non abbiamo scoperto nulla di più antico che possa identificare un'astrazione della conoscenza in simboli e raffigurazioni. Se duecentomila anni separano la "comparsa" dell'uomo moderno dalle testimonianze artistiche a noi pervenute risalenti a circa 40.000 anni fa, si potrebbe supporre (e sarebbe un ragionamento perfettamente logico) che forse altre civiltà si siano succedute nel tempo, magari completamente diverse dalla nostra, culture a noi inconcepibili, cancellate da cataclismi e catastrofi naturali. Guardando i documentari di Discovery Channel, intitolati "La terra dopo l'uomo", ci si può fare un'idea di quanto poco tempo ci mette la Natura a riassorbire qualsiasi elemento architettonico e artificiale. A tutto ciò si somma il fatto che noi, fino ad oggi, abbiamo conosciuto meglio le galassie lontane miliardi di anni luce che il fondo degli oceani e i labirinti che si snodano nel sottosuolo terrestre, quel sottosuolo da cui era ossessionato HOWARD PHILLIPS LOVECRAFT.
FOTO: repliche delle lance di Schoeningen, descritte nel capitolo sopra, risalenti a 400.000 anni fa.
"Per un po' di tempo è stato di moda credere che la società civilizzata si sia evoluta da un primitivo stato selvaggio. Tale moda ora sta declinando. Siamo più portati a credere che l'uomo, come uomo, sia emerso molto rapidamente e abbia raggiunto quasi subito un elevato sviluppo spirituale e intellettuale. Successivamente, una serie di calamità, sia morali che fisiche, lo hanno sopraffatto, e queste calamità hanno causato una rapida degenerazione in varie parti della terra". (DENIS SAURAT 1890-1958: scrittore e studioso eclettico anglo-francese)
Ma forse non basta capire profondamente quella che doveva essere la psicologia onnicomprensiva dei nostri più lontani antenati perchè ogni tassello del puzzle vada al suo posto: possiamo affermare di conoscere appena il 2% della lunga storia dello sviluppo dell'umanità, l'altro 98% è avvolto dall'oscurità, seppellito dal tempo, nascosto e custodito in profondità impenetrabili, o assimilato dal paesaggio che ne ricopre le vestigia, come le famose PIRAMIDI DI BOSNIA, e molti altri misteriosi luoghi. Brancoliamo nel buio perfino per quel che riguarda le epoche storiche a partire da "appena" cinquemila anni fa. Nel periodo precedente questi cinquemila anni di cui possiamo avere testimonianze scritte (caratterizzato dalla nascita dell'agricoltura e dall'ERA NEOLITICA che si estende a ritroso fino all'11.000 a.C.), il contesto ci appare molto più nebuloso, fino alla scoperta, nel 1995, di GOBEKLI TEPE, che fa retrocedere le lancette dell'orologio della civiltà di almeno settemila anni, rivelando, oltre ai raffinati bassorilievi sui megaliti (le cui iconografie sembrano indubbiamente antesignane di quelle d'epoca storica) una forma di scrittura su una lastra di pietra molto simile ai geroglifici egizi; sempre a ritroso, oltre GOBEKLI TEPE ci si addentra nell'ERA MAGDALENIANA, che rappresenta l'ultima espressione del PALEOLITICO SUPERIORE e copre un arco di tempo dal 25.000 all'11.000 a.C.; prima ancora dell'ERA MAGDALENIANA, l'ERA AURIGNAZIANA copre un arco di tempo da 30.000 a 50.000 anni fa; fino a 25 anni fa quest'epoca era considerata come il periodo in cui la coscienza umana compiva i primi passi con rozze espressioni figurative; ma ecco comparire, nel 1994, le visionarie e splendide testimonianze pittoriche della grotta di CHAUVET, nella località francese di PONT D'ARC (risalente a 35.000 anni fa), a cui dedicheremo un paragrafo successivo, e che attestano indiscutibilmente un'antico retaggio esperenziale e sapienziale. E dunque le lancette devono retrocedere ancora, nella certezza che retrocederanno sempre più in seguito a scoperte che attendono di essere realizzate. Le conoscenze di cui disponiamo sul lungo percorso che ci ha portati fin qui non rispondono ad un interrogativo che si ripresenta ad ogni nuova scoperta: perchè tutto sembra scorrere al contrario, come se da tempi remotissimi si fosse irragiato un fascio di luce che progressivamente si è affievolito? E infatti le testimonianze più antiche svelano sempre un livello di consapevolezza, di maestria e di conoscenza maggiore rispetto alle epoche successive; questo avviene sia per quel che riguarda la PREISTORIA che la storia a noi conosciuta. E oggi, nonostante l'enorme progresso tecnologico, la nostra civiltà non si è ancora liberata dal velo di barbarie che caratterizza più o meno tutte le sue antiche e moderne epoche. Gli artisti dei SANTUARI PALEOLITICI che hanno dipinto soffitti e pareti nei più profondi meandri delle caverne europee, possono aver portato con sè la reminiscenza di un'antichissima e progredita CULTURA UNIVERSALE, forse spazzata da un disastro naturale come quello ipotizzato dalla TEORIA DELLA CATASTROFE DI TOBA, secondo la quale, in seguito all'eruzione vulcanica avvenuta sotto le acque del lago TOBA, nell'isola di SUMATRA, in INDONESIA, 75.000 anni fa, e rivelatasi la più potente degli ultimi 25 milioni di anni, si verificò la quasi totale estinzione del genere umano, che fu ridotto a poche migliaia di individui, assieme ad un drastico irrigidimento climatico e sconvolgimento ambientale, in quanto intere foreste vennero distrutte, il cielo fu oscurato dalle ceneri per mesi. Nuove prove archeologiche sembrano avvalorare questa teoria.
Una cosa è certa però: noi siamo dei SOPRAVVISSUTI: a catastofi immani avvenute in epoche remotissime; a lunghi periodi di ristrettezze causate da cambiamenti climatici; al fatto che la Natura stessa è tutt'altro che una madre amorevole, ma ha da sempre sottoposto il genere umano a prove crudeli, costringendolo a difendersi con il suo solo ingegno. Ma di sicuro le tribolazioni a cui la Natura ci ha sottoposti non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelle a cui l'uomo ha sottoposto sè stesso e la propria comunità: le prime dipendono da leggi eterne ed imprescindibili, le seconde sono frutto di alterazione. Se siamo sopravvissuti, è perchè siamo la prima specie dal carattere UNIVERSALE, microcosmico, in grado di comprendere e di integrare, ed è infatti questo il principale indirizzo dell'evoluzione . Ciò non significa semplicemente avere coscienza di sè: anche molti animali, compresi i primati, dimostrano di averne, i delfini sono semi-umani e gli elefanti dipingono e si riconoscono allo specchio; si possono trovare su Youtube documentari al riguardo. La vera sfida dell'HOMO SAPIENS fu quella di elevare questa coscienza al di sopra della realtà ordinaria, pratica e relativa alla sopravvivenza, estendendola fino ad una visione UNIVERSALE che gli permise lo sviluppo spirituale e l'affrancamento dalla "specializzazione" che caratterizzava l'esistenza delle altre specie animali. La visione UNIVERSALE dell'esistenza determina un carattere espansivo, interattivo, C-O-M-P-R-E-N-S-I-V-O, e fondamentalmente COLLABORATIVO; per cui l'HOMO SAPIENS ha potuto sopravvivere come specie grazie alla cooperazione e alla trasmissione del benessere e della conoscenza a gruppi sempre più numerosi di individui, superando ogni interesse particolaristico. Le affermazioni dello storico contemporaneo israeliano YUVAL NOAH HARARI alla domanda "PERCHE' SOLO NOI SIAMO SOPRAVVISSUTI?", richiamano la TEORIA DARWINIANA sull'esistenza di molte specie di OMINIDI, difficilmente sostenibile alla luce delle nuove scoperte, ma sono valide senz'altro anche per una considerazione più complessiva della realtà:
"Siamo sopravvissuti perché solo noi sapevamo cooperare. Gli altri riuscivano a mettere insieme gruppi di massimo 50 individui. Non si fidavano degli sconosciuti, di chi non era a loro affine. Il Sapiens no. Magari come gli altri all'inizio era diffidente, poi trovava qualcosa che li accomunava, anche se restavano perfetti sconosciuti".
L'HOMO SAPIENS, a tutti gli effetti, ha posseduto lo strumento interiore di cui la Natura e l'Universo si servono al fine di pervenire allo sviluppo della COSCIENZA: la capacità di integrare in sè stesso ogni elemento della realtà, l'apertura mentale, l'ESPANSIONE; qualità psicologiche che hanno determinato un atteggiamento collaborativo che si estese ad ogni gruppo vicino o lontano, mediante la trasmissione delle conoscenze (che si rivelano simili in ogni punto del pianeta) e la condivisione universale delle pratiche spirituali. Se ciò non fosse avvenuto, oggi non potremmo osservare il parallelismo delle simbologie, dei miti e delle pratiche più antiche, che sono simili in tutto il mondo; ogni gruppo si sarebbe conservato nella sua nicchia, fino a che le avversità glielo avrebbero permesso, sempre uguale a sè stesso; non ci sarebbe stato progresso culturale senza condivisione, e nell'isolamento, il genere umano si sarebbe probabilmente da lungo tempo estinto, com'è successo a molti animali. Le formulazioni di una teoria evolutiva hanno implicazioni enormi in tutti i campi dell'esistenza, soprattutto riguardo l'evoluzione sociale, la psicologia, lo sviluppo della coscienza e della spiritualità.
Il ritrovamento dei CRANI DI DMANISI (risalenti a 1,8 milioni di anni fa), in GEORGIA, nel 1999 (le cui rilevazioni scientifiche sono state diffuse parecchi anni più tardi) mette in crisi l'intera TEORIA EVOLUZIONISTICA DARWINIANA, in quanto il teschio n.5 presenta caratteristiche morfologiche che dovrebbero appartenere a diverse specie di OMINIDI molto lontane fra loro nel tempo e nello spazio: HOMO RUDOLFENSIS, HOMO HABILIS, HOMO ERGASTER, HOMO HERECTUS. I quattro gruppi elencati sono classificati dalla TEORIA DARWINIANA come "specie", ovvero come diramazioni da un filo conduttore comune, che si sono allontanate e differenziate nel tempo, assumendo diverse abitudini, necessità e "specializzazioni" ambientali, al punto da non poter essere geneticamente compatibili se si fossero incontrate. Per essere geneticamente compatibili bisogna generare della prole in grado di riprodursi; questo avvenne, ad esempio, fra l'UOMO DI CRO MAGNON (HOMO SAPIENS) e l'UOMO DI NEANDERTHAL, e se le specie presentano caratteristiche genetiche radicalmente diverse la Natura blocca la prolificazione di errori, rendendo sterile il risultato, non riproducibile. La sterilità degli ibridi è la fondamentale conseguenza del processo di SPECIAZIONE che sarebbe avvenuto fra tutte le specie di OMINIDI esistente, comprese quelle sopra accennate, che non avrebbero potuto avere la possibilità di scambiarsi materiale genetico, e quindi di generare una popolazione intermedia di individui fra una specie e l'altra. Ma questo è un argomento più complesso di quanto esposto in questa sede. La teoria DARWINIANA finora dominante considera l'HOMO SAPIENS come una delle tante specie di OMINIDI che si sono succedute nell'arco di milioni di anni, nè più nè meno, ed il suo eccezionale sviluppo intellettivo come frutto di mutazioni puramente "casuali" nel corso del tempo. La scoperta del CRANIO N.5 (SKULL 5) di DMANISI riscrive tutta la storia dell'evoluzione umana e dei suoi meccanismi, perchè le caratteristiche facciali di questo fossile, come sopra accennato, unificano ben 4 diversi gruppi: H.RUDOLFENSIS, H.ERGASTER, H. HABILIS e H. HERECTUS, dimostrando non solo che essi appartenevano ad un'unica specie, quella umana, e che quindi furono geneticamente compatibili come lo fu l'UOMO DI NEANDERTAL con l'UOMO DI CRO MAGNON (e infatti l'uomo di NEANDERTHAL è classificato ora come HOMO SAPIENS a tutti gli effetti) ma che hanno addirittura convissuto quando, secondo la teoria ufficiale, avrebbero dovuto essere separati da 1 milione di anni! Gli altri 4 crani, oltre a quello più importante n.5, presentano anch'essi caratteristiche morfologiche diversissime, pur appartenendo evidentemente alla stessa tribù. Il CRANIO N.5 conteneva un cervello piccolo, meno della metà di quello di HOMO SAPIENS, aveva un viso molto lungo e forte dentatura, la sua altezza era di 1 metro e 40 centimetri, per un peso di 50 chili almeno; morì all'età di circa 30 anni.
FOTO: i cinque crani rinvenuti a Dmanisi, in Georgia, risalenti a 1,8 milioni di anni fa, descritti nel capitolo sopra.
Il fatto che l'HOMO SAPIENS si sia evoluto da una "ramificazione" del cespuglio evolutivo darwiniano coinvolgente molte specie diverse, o che tutti i gruppi del genere HOMO esistenti nel tempo costituissero diverse espressioni di un'unica specie, cosa comporta riguardo lo sviluppo della COSCIENZA? Se davvero fosse vera la TEORIA DARWINIANA dello sviluppo isolato della specie H.SAPIENS, il fatto che esistessero altri tipi di OMINIDI renderebbe la sua eccezionale evoluzione ineluttabilmente frutto del CASO? E per comprendere il SENSO DI SCOPO insito nei codici della Natura stessa, è davvero necessaria la teoria che ora avanza dell'UNIFICAZIONE DEI GRUPPI IN UN'UNICA SPECIE? Considerando entrambe le teorie in un'ottica superiore, esse possono convergere proprio nella comprensione che coscienza ed intelligenza non sono frutto di un "inciampo" casuale lungo un percorso che avrebbe dovuto essere sempre uguale ed immutabile, sia che ci fossero molte specie diverse, sia che fosse esistita una sola specie dalle diverse espressioni morfologiche; la Natura non si può forse esprimere in modi assolutamente diversi ed incompatibili, pervenendo comunque, mediante uno di questi, alla realizzazione di un più alto sviluppo intellettivo che non sarebbe comunque frutto di un CASO? Questo significa solo che alla base dell'evoluzione umana c'è uno SCOPO, un indirizzo scritto da milioni di anni nei codici della Natura. In entrambe i casi, la "casualità" promossa dalla teoria darwiniana, ad una più profonda analisi si dimostrerebbe inattendibile.
La conoscenza ancestrale dell'uomo, contenuta nella vocazione sciamanica, sarà destinata anch'essa ad essere retrodatata, forse più grazie all'illuminazione della coscienza universale che per l'apporto di nuove testimonianze archeologiche, o magari per entrambe; le testimonianze più importanti, in ogni caso, sono custodite sempre nelle profondità dell'inconscio individuale e collettivo. L'occultamento della consapevolezza ancestrale dell'umanità non è un fatto recente, ma migliaia di anni ci separano dall'equilibrio e dal potere che risiedono nel nostro vero mondo interiore, dalla visione unitaria e realistica del Cosmo, a partire da tutto ciò che può essere documentato dalla storia che finora abbiamo conosciuto. Eppure, nel contesto della sfera sapienziale parallela che divide questo mondo, la MEMORIA DEGLI ANTICHI SCIAMANI è sempre stata presente, e custodita come l'unica garanzia di futuro. La MEMORIA SACRA che appartiene ad ognuno di noi è solo parzialmente espressa dai testi sapienziali delle antiche civiltà, la SPIRITUALITA' SCIAMANICA è stata "cristallizzata" nel corso delle epoche storiche, i suoi messaggi cifrati e resi accessibili solo agli appartenenti a caste sociali privilegiate che possono intraprendere l'iniziazione. Le assimilazioni della storia conosciuta si rivelano delle pallide reminescenze di ciò che la nostra mente ha "dimenticato" delle sue origini, dell'ANIMA UNIVERSALE che dalla notte dei tempi ha connesso tutti i popoli del mondo, e che attende da migliaia di anni il suo risveglio sepolta nelle profondità dell'inconscio collettivo. Molti hanno mantenuto la purezza e la profonda connessione con le energie della Terra e dell'Universo, miliardi di individui sono invece frutto di un graduale e millenario processo di disumanizzazione, dei gusci vuoti e delle scintille ormai spente per sempre, da Oriente ad Occidente. La riconnessione alle nostre comuni radici ancestrali è la più importante garanzia di futuro e un dovere imprescindibile degli spiriti davvero illuminati.
I SANTUARI PALEOLITICI GUARDIANI DELLA MEMORIA
La reintegrazione dei principi costitutivi del benessere interiore e il riconoscimento della realtà divina di tutte le cose, di tutto ciò che "diviene" come manifestazione di ciò che "E' DENTRO DI NOI", è un passo essenziale per garantire il futuro e la sopravvivenza della nostra specie. Nei valori dell'antica SAGGEZZA SCIAMANICA risiede il potere che l'Universo e la Natura hanno da sempre conferito all'uomo, che è un potere su sè stesso, prima che su ogni altro aspetto della realtà che lo circonda: il potere dell'EQUILIBRIO e della simbiosi con il suo ambiente. La cura, la medicina per la guarigione del mondo, è una promessa istoriata nei mitogrammi raffigurati sui soffitti e sulle pareti dei santuari paleolitici: le profonde ed inaccessibili caverne custodi della conoscenza eterna ed universale; forse è per questo che i nostri antenati non hanno scelto ripari sotto roccia, o l'antro d'accesso delle grotte, o altri luoghi facili da raggiungere e alla luce del sole per dipingere i capolavori che oggi possiamo ammirare: perchè la profonda intuizione degli iniziati, degli sciamani e dei veggenti, ha voluto creare uno scrigno inviolabile in cui sarebbe stata custodita la coscienza cosmica dell'uomo per il futuro. I più antichi santuari paleolitici (il più prezioso dei quali è la CAVERNA DI CHAUVET, presso Vallon Pont d'Arc in Francia, i cui dipinti risalgono a circa 35.000 anni fa) hanno la stessa funzione delle piramidi dell'Antico Egitto: sono CUSTODI DELLA CONOSCENZA, GUARDIANE DELLA MEMORIA. Uno dei molti esempi è il TEMPIO PALEOLITICO DI GOBEKLI TEPE, risalente a 13.000 anni fa: quando questo tempio venne abbandonato (8.000 anni fa) i sapienti sciamani si preoccuparono di nasconderne le vestigia costruendoci sopra una collina artificiale, con l'evidente intento di conservarne la memoria ed il potere in essa racchiuso. I santuari più antichi del Palolitico sono le nostre astronavi del futuro e della salvezza, più importanti delle piramidi egizie e di ogni altra opera monumentale esistente al mondo. Più ci inoltriamo indietro nel tempo: di migliaia...di decine di migliaia di anni, più il sentiero diviene luminoso; i messaggi per immagini dello Sciamano paleolitico rimangono oscuri soltanto finchè la mente persevera nell'oscurità, ma divengono percorsi di luce abbagliante per l'iniziato che ha raggiunto il suo più profondo e alto livello. La conoscenza scritta su papiro, su tavolette d'argilla, sui testi delle piramidi o in qualsiasi altro modo sebbene enigmatico, trasmette un "riflesso", poichè la MEMORIA SACRA, la più profonda, dev'essere comunicata soltanto dalla bocca all'orecchio attraverso le generazioni, è al di là delle parole, dei concetti e della stessa intuizione. Ogni messaggio comunicato attraverso i miti, i testi sacri e sapienziali, i rituali e le simbologie in epoca storica, proviene dall'imprescindibile eredità degli Sciamani.
FOTO: la volta della caverna di Altamira con le raffigurazioni dei tori, datata 17.000 anni.
FOTO: caverna di Chauvet, Pont d'Arc, Francia. Le pitture della sala principale, datate 35.000 anni.
FOTO: una veduta degli scavi del tempio megalitico di Gobekli Tepe, Turchia, datato 13.000 anni, descritto nel capitolo sopra.
LO SCIAMANESIMO IN RELAZIONE ALLA TEORIA EVOLUZIONISTICA DI JEAN BAPTISTE DE LAMARCK
L'etimologia del termine SHAMAN (sciamano) sembra aver origine dal sanscrito "SRAMANA", ovvero colui che "si sforza", che "si applica", in questo caso per l'illuminazione e l'evoluzione spirituale. Nella lingua Tungusa SAMAN è anche il nome con cui si identifica il "sacerdote" delle popolazioni siberiane; la SIBERIA è il luogo in cui sopravvivono ancora oggi le più antiche tradizioni e rituali sciamanici del mondo, e più precisamente del continente EURASIATICO. Ecco allora che "colui che si sforza" nel corso della sua vita perseguendo il superamento della sofferenza e la conoscenza superiore, mediante il proprio intento diviene utile non più solo a sè stesso, ma a tutta la comunità, assumendo un ruolo autorevole e fungendo da esempio. Questo principio della saggezza sciamanica, lo SFORZO (o INTENTO) costante alla trasformazione e allo sviluppo spirituale, può essere accostato alla concezione dell'Universo mentale avvalorata dalla fisica quantistica, ma anche alla teoria evolutiva di JEAN BAPTISTE DE LAMARCK, secondo la quale i caratteri genetici non solo vengono ereditati dai genitori, ma continuano a modificarsi durante tutta l'esistenza individuale trasmettendo i miglioramenti alle generazioni successive, secondo un progetto insito nella stessa Natura, teso al perfezionamento di entità sempre più complesse. "Colui che compie lo sforzo" interagisce con le energie sottili, con le informazioni e i meccanismi fondamentali e "mentali" dell'universo, ed è strumento egli stesso di perfezionamento universale, perchè sostiene l'equilibrio e stimola l'evoluzione psichica della comunità. La teoria darwiniana, in opposizione a quella di LAMARCK, afferma invece che le caratteristiche genetiche sono dei fattori "statici", che vengono trasmessi alle generazioni successive e dai quali non ci si può affrancare, se non per intervento di "casuali" mutazioni, indipendenti dalla nostra volontà e dai nostri sforzi. Oggi la teoria darwiniana è ancora dominante, nonostante negli ultimi 20 anni, i risultati dei nuovi studi basati sull'EPIGENETICA sembrino riconfermare la teoria di LAMARCK, che appare molto più in accordo con la rapida evoluzione delle doti intellettive e della coscienza umana, le quali non possono essere frutto di mutamenti "casuali". Quella che abbiamo fatto sulla teoria evoluzionistica di LAMARCK non è una digressione fuori luogo rispetto all'argomento che in questo saggio vogliamo affrontare, perchè lo SCIAMANESIMO, come la suddetta teoria, considera la Natura e l'universo come un entità intelligente, viva, con degli orientamenti precisi, e ciò è correlato al discorso sulla rapida ascesa dell'intelletto umano, delle sue conoscenze primordiali e alla retrodatazione dello sviluppo della nostra specie.
Altra considerazione importante: CHARLES DARWIN definì l'evoluzione come una selezione naturale dovuta alla sopravvivenza del più forte, o del più "adatto" alla sopravvivenza in un determinato ambiente; ma questo meccanismo non apporterebbe nulla al miglioramento psico-fisico dell'uomo, determinerebbe solamente la conservazione del "tipo medio" di una specie. La teoria darwiniana, inoltre, asseconda senz'altro le esigenze del sistema economico e sociale dell'epoca in cui ha visto la luce, ovvero la necessità di legittimare competizione e sopraffazione attribuendole allo stesso corso della Natura. La natura umana è molto più complessa delle rozze leggi meccanicistiche che sembrano dominare la dimensione superficiale della realtà. L'uomo non è nè buono nè cattivo, è un essere in divenire. Ma per quel che riguarda l'uomo primordiale dobbiamo con certezza affermare che per centinaia di migliaia di anni egli poteva essere vessato unicamente dalle forze della Natura, giammai dai propri simili, possedendo una qualità fondamentale per la spinta evolutiva ed il progresso della coscienza: la dignità e la fierezza di cui oggi pochi si possono vantare. JEAN JACQUES ROUSSEAU, come individuo, poteva essere certamente disprezzabile, e buona parte della sua filosofia è stata inquinata dall'"individuo" discontandosi dagli intenti del suo genio, anche se non possiamo dargli torto del tutto per quel che riguarda l'analisi della natura umana. Leggiamo un passo di COLIN WILSON:
"In Natura esiste la legge del "lasciare in pace"; sono pochi gli animali che uccidono per il piacere di uccidere. Una donna che stava raccogliendo delle bacche dolci, poteva sentire un orso camminare respirando rumorosamente, ma sapeva che la bestia non l'avrebbe attaccata a meno che non fosse spaventata per i suoi piccoli. E, al calar della notte, antilope e leone bevono insieme, fianco a fianco. Cacciatori di diverse tribù che s'incontrano nella foresta possono salutarsi vicendevolmente e procedere oltre, a meno che un gruppo non abbia invaso il territorio dell'altro. In città prevalse una nuova legge di ostilità e chiamarla "legge della giungla" è ingiusto nei riguardi della giungla. Non c'è bisogno di credere nel nobile selvaggio di Rousseau per essere convinti che la perdita della grazia divina dell'uomo sia avvenuta a causa della vita cittadina; è una questione di buon senso. Può darsi che alcune città fossero prospere e sicure, con una buona terra e un forte governante, ma erano un'eccezione. La maggior parte delle città erano poco più di grossi gruppi di esseri umani che vivevano assieme per convenienza, come topi in una fogna". ("L'OCCULTO" di COLIN WILSON, pag.150)
Dobbiamo aggiungere che queste considerazioni sono forse troppo semplicistiche, poichè non è certamente la città o la civiltà in sè stessa ad essere deleteria, quanto l'indirizzo dell'interesse e del profitto privato. Dobbiamo ricordare che i primi evoluti complessi cittadini sono attribuibili a culture neolitiche, altamente progredite ed egualitarie, nel contesto delle quali non vi erano spazi di degrado o povertà: vedi la CIVILTA' DELLA VALLE DELL'INDO, o CATAL HUYUK. Dunque, non è affatto vero che la "civiltà" sia scaturita principalmente dalla divisione in classi della società, e non si può tracciare nemmeno una linea netta fra NEOLITICO e PALEOLITICO: le recenti scoperte archeologiche attestano un'estrema fluidità e continuità culturale.
FOTO: Jean Baptiste de Lamarck (a sinistra) 1744-1829 e Charles Darwin (a destra) 1809-1882.
LO SCIAMANESIMO IN RELAZIONE ALLA FILOSOFIA MARXISTA
Si può considerare lo SCIAMANESIMO una forma d'ispirazione spirituale inscindibile dalle concrete necessità dell'esistenza, in quanto non vi è alcuna separazione fra vita reale e crescita interiore, nè fra spirito e materia: tutto si snoda in un continuum che si svela allorchè l'illusione dualistica svanisce. Ogni atto dell'esistenza è un atto spirituale, il progresso interiore trasforma, estende questo atto ad un'accezione più ampia, universale, creando una dimensione esistenziale di più alto livello. Ed è altrettanto fondamentale nell'esistenza dell'uomo l'esplorazione dell'ignoto, poichè lo stesso mondo reale è correlato alle dimensioni nascoste, che non devono essere concepite come forze "estranee", ma come energie neutre che possono essere indirizzate dalla volontà in senso positivo o negativo, come potenze vantaggiose o deleterie; a ciò si aggiunge l'individuazione delle energie magnetiche della Terra (luoghi di potere), dei fattori psichici da equilibrare per ripristinare il benessere individuale complessivo, mediante l'apporto inconscio della ritualità e dei simbolismi; non per nulla lo SCIAMANO è anche denominato L'UOMO MEDICINA.
La CONCEZIONE MATERIALISTICA DELLA STORIA della filosofia marxista trova il suo punto di convergenza con la visione sciamanica della realtà, costituendo un modello di monismo panteistico secondo il quale dalla materia stessa scaturiscono gli attributi dello spirito e della divinità: ciò non contraddice affatto l'idea della matrice spirituale della realtà, ma la completa rendendola inscindibile dai suoi aneliti evolutivi mossi dal basso, dai più oscuri ed inconsci abbozzi della materia. Allo stesso modo, gli artisti paleolitici fanno emergere da questi abissi indifferenziati, sulle pareti rocciose delle caverne, le entità vive della Natura, nella consapevolezza che dal basso, dall'oscurità, mediante lo sforzo evolutivo dell'anima universale, si innesca lo sviluppo di individualità sempre più libere e complesse. In realtà il MARXISMO, come lo SCIAMANESIMO, abolisce ogni tipo di illusoria separazione, affidando al "divenire" l'edificazione dello spirito, incentivando la responsabilizzazione individuale, nella consapevolezza che non vi è alcun "assoluto" che governa dall'alto, bensì una "forza in divenire" che sottende la realtà universale, che nella materia si incarna dalle forme più rozze alle espressioni sempre più prossime alla divinità. Soltanto prendendo le mosse dalla realtà concreta dell'uomo la sua condizione può essere modificata in senso spirituale. Concepire un'Assoluto indipendente dalle manifestazioni materiali determina un rapporto arido e inconcludente con la Natura e gli altri esseri viventi. L'uomo non è un'entità spirituale a prescindere dal suo sforzo evolutivo: l'uomo può divenire un'entità spirituale, può divenire egli stesso divinità, ma non vi è nessuno, tranne lui, che possa alimentare la scintilla del suo potenziale. Lo Spirito non è affatto qualcosa di scontato, tantomeno ci accompagna dalla nascita: lo Spirito è un bene di lusso, costa fatica, sofferenza, lotta (non dell'uomo contro l'altrui volontà, ma soprattutto contro sè stesso e le proprie contraddizioni). Solo dopo aver accettato le leggi impersonali e poco poetiche di questo basso mondo, quest'energia eterna chiamata Spirito potrà finalmente iniziare a configurarsi, permeando una nuova realtà. Possiamo ben notare come in molte persone che seguono un indirizzo "spirituale" si celi un reale cinismo e aridità di cuore, mentre altri individui dall'approccio "scettico" e materialistico abbiano in sè molte caratteristiche psicologiche proprie dell'ambizione spirituale. Nulla è ciò che sembra: così per il MATERIALISMO MARXISTA, che ad un'analisi più profonda si rivela molto più spirituale di alcune filosofie che mirano all'Assoluto.
Per ricollegarci all'argomento che intitola questo capitolo, lo SCIAMANESIMO è la forma spirituale primigenia, strettamente legata al collettivismo come organizzazione naturale della società, non è compatibile con caste sacerdotali e con concezioni "astratte" e gerarchiche della divinità; allo stesso modo la visione panteistica del mondo considerava sul medesimo piano ogni forma di vita, entità e fenomeno della Natura e dell'Universo; dal punto di vista sociale ciascuno s'identificava con tutti, ma, allo stesso tempo, ogni individuo costituiva un'universo separato, completo, che doveva seguire con le proprie forze il percorso della saggezza e della maturità; ai primordi l'iniziazione era universale, ogni uomo diveniva maestro di sè stesso e spesso figura autorevole, ognuno era connesso alla comunità e, nello stesso tempo, assolutamente indipendente da essa; la convergenza fra indipendenza individuale e partecipazione collettiva rappresentava il più solido sostegno della libertà; ogni uomo era perfettamente in grado di sopravvivere senza il supporto della comunità, ogni individuo era un "mondo", in quanto il bagaglio delle sue conoscenze era generale. Perciò nessuno poteva essere escluso dal cammino dell'INIZIAZIONE. In epoca storica, in seguito alla nascita dei privilegi ereditari, le conoscenze più profonde divennero esclusivo patrimonio di pochi; decadde il primato del merito e individui di natura decisamente inferiore conquistarono l'egemonia. Contro l'INIZIAZIONE come privilegio di pochi si espresse anche ERACLITO DI EFESO, con il suo famoso aforisma:
"L’iniziazione ai misteri praticata fra gli uomini è profana". (Eraclito di Efeso)
ERACLITO si riferiva probabilmente alle lotte di potere fra caste sacerdotali e agli interessi economici ad esse legati. Seguendo l'INTERPRETAZIONE MATERIALISTICA DELLA STORIA, si può supporre che dal momento in cui l'uomo ha iniziato a dipendere dagli altri, sia da egemone che da succube del dominio altrui, ogni mutamento nella mentalità imperante espressa dalla forma religiosa "essoterica" ha seguito gli interessi egoistici delle classi dominanti che si sono susseguite nel tempo. L'insegnamento SCIAMANICO primordiale poneva al proprio centro il raggiungimento dell'ARMONIA psicofisica nell'uomo e la possibilità stessa di accedere ad altri stati dell'Essere. Dobbiamo ricordare, come anche GURDJIEFF fece, che non vi può essere nessun conseguimento della completezza interiore se non partendo dalla realtà materiale e concreta dell'esistenza, ammettendo prima di ogni altra cosa la propria fragilità ed impotenza nei confronti dei fenomeni della Natura e dell'Universo. Dunque la forma spirituale pura ed ancestrale dell'uomo non è affatto in rotta di collisione con il materialismo storico marxista, poichè ciò che lo stesso materialismo storico intende smascherare è la pseudo-spiritualità "falsa" e manipolatrice, non intaccando per nulla il valore dell'intuizione primigenia e dei suoi principi. Ed è pur vero che molte forme spirituali emerse durante le epoche storiche in ogni parte del mondo, consistono in una "contraffazione" e deformazione dell'autentica spiritualità dei nostri più lontani antenati. Chiudiamo questo paragrafo con un brano del saggista contemporaneo DANIELE MANSUINO:
"Al comunismo primitivo corrisponde la fase dello sciamanesimo individuale, quello cioè laddove ogni uomo era sciamano di sé stesso: infatti la struttura delle società di cacciatori-raccoglitori concedeva all’attività immaginativa il tempo necessario all’esplorazione degli stati molteplici dell’essere, e l’assenza di specializzazione nel lavoro inibiva la concezione che, per ragioni di ordine sociale, qualcuno potesse esserne escluso. A questa fase subentrò, nell’ambito delle società nomadi più evolute, quella che potremmo definire dello sciamanesimo specializzato, nella quale ogni tribù delegava l’accesso agli stati molteplici dell’essere a un solo individuo, in modo che gli altri membri avessero più tempo a disposizione per fissare la propria attenzione sul piano della realtà oggettiva". (Dal libro ESOTERISMO E COMUNISMO, di DANIELE MANSUINO)
Riguardo la fase dello "sciamanesimo specializzato" descritto nell'estratto qui sopra, l'individuo eletto a guida spirituale era comunque un membro della comunità degno di merito e al quale veniva, di conseguenza, conferita autorevolezza; cosa ben diversa dalla trasmissione ereditaria dei privilegi sopraggiunta nelle decadenti epoche successive. Tutto ciò nell'ambito di una struttura sociale che si è perpetrato per decine di migliaia di anni, e dunque sano e funzionale al benessere collettivo. Da questa lunga esposizione possiamo dedurre che MATERIALISMO non è sinonimo di ATEISMO, e che lo Spirito realizza sè stesso mediante la propria negazione, perchè soltanto in questo modo si potrà liberare dal prncipale ostacolo sul proprio cammino: il suo ego.
Il biologo e filosofo francese JACQUES MONOD (1910-1976) ha riconosciuto infatti nel materialismo dialettico marxista un "idealismo mascherato" poichè, nonostante MARX ed ENGELS riconducano ogni fenomeno ad una fonte materiale, essi ammettono che le meccaniche stesse della Natura contengono in sè una inarrestabile tendenza evolutiva; questo indirizzo a priori sarebbe la causa prima della trasformazione della materia in vita organica e, per esteso, del cambiamento a tappe successive della società umana. Ciò si ricollega alle tappe dello storicismo marxista. Ed è proprio in queste considerazioni che si trova il punto di convergenza del MATERIALISMO MARXISTA, IDEALISMO e COSCIENZA SCIAMANICA.
FOTO: Karl Marx (1818-1883) e Friedrich Engels (1820-1895)
LO SCIAMANESIMO IN RELAZIONE ALLA FISICA QUANTISTICA E ALLA SCIENZA MODERNA
Le facoltà psichiche - la visione a distanza - la telepatia
Lo SCIAMANESIMO fu parte essenziale della coscienza umana per decine di migliaia di anni, e lo SCIAMANO rappresentò fin dai primordi la più profonda idea di completezza che l'essere umano potesse conquistare. La frammentazione della conoscenza e la sua deriva attraverso la storia hanno allontanato per migliaia di anni l'uomo dalla percezione della realtà vera, che non può essere scissa dal contatto e dall'identificazione con la Natura, dall'autosufficienza individuale, dalla libertà e dall'autenticità che caratterizzò ogni essere umano per un immenso arco temporale. I progressi della scienza, soprattutto per quel che riguarda la FISICA QUANTISTICA, stanno creando una convergenza sempre più inequivocabile fra l'antica CONOSCENZA SCIAMANICA e le nuove prospettive definite dalle recenti scoperte, soprattutto considerando l'EFFETTO OSSERVATORE che permette il collasso della funzione d'onda delle particelle quantistiche, ponendo come motore della manifestazione reale proprio il pensiero e la profonda convinzione, in grado di "mutare" le disposizioni fisiche ed interagire con i processi di guarigione. I RITUALI SCIAMANICI, infatti (come vedremo in un prossimo paragrafo) hanno la funzione di attivare gli elementi inconsci che possono modificare in positivo la condizione psico-fisica individuale. La stessa cosa si può affermare riguardo l'intuizione di realtà impercettibili alla coscienza comune, dell'ALTROVE che viene indagato nei racconti di LOVECRAFT, il quale forse aveva ricevuto la fatidica chiamata sciamanica, ed i cui racconti è probabile che siano frutto di visioni più che di fantasie, e di facoltà psichiche che l'autore rigettava con terrore. Questo ALTROVE con cui gli antichi SCIAMANI potevano comunicare era forse un punto di contatto della mente con gli infiniti universi e dimensioni che la ricerca scientifica sta teorizzando? A ciò si aggiunge la VISUALIZZAZIONE A DISTANZA e l'INFLUENZA REMOTA, capacità latente nella maggior parte degli esseri umani, e che in condizioni di simbiosi con la Natura e con le forze cosmiche l'UOMO DEL PALEOLITICO SUPERIORE poteva sviluppare senza troppi ostacoli. Un autentico SCIAMANO può influire sulla salute di un individuo a distanza, secondo leggi che risiedono al di là dello spazio e del tempo, può visualizzare luoghi remoti con la velocità del pensiero, attraverso le facoltà non della mente, ma del CUORE, del centro spirituale sul quale le leggi della realtà ordinaria non hanno alcun potere. Queste capacità extrasensoriali furono riconosciute dall'UNIONE SOVIETICA nella seconda metà del XX secolo, e vennero dedicati ad esse accaniti studi e ricerche per poter influire a distanza sulla psiche del nemico. Furono due scienziati russi che spesero gran parte delle loro risorse nello studio di queste facoltà: il dott.LEONID VASILIEV, che presiedeva la sezione di psicologia dell'Università di Leningrado, e il prof.IPPOLITE KOGAN, elettrotecnico ricercatore nel campo della trasmissione di onde radio, il quale ipotizzò che la TELEPATIA fosse parte integrante di un sistema incluso nel cervello umano, in grado di trasmettere segnali elettromagnetici; entrambi furono attivi fra gli anni '60 e '70. Gli STATI UNITI, a loro volta, intrapresero studi e ricerche nel campo della PARAPSICOLOGIA, e nei primi anni '70 il Presidente NIXON stesso confessò l'impiego di 20.000.000 di dollari per la ricerca sulla VISUALIZZAZIONE A DISTANZA; gli scienziati coinvolti furono il dott.HAROLD PUTHOFF e RUSSELL TARG. Il progetto che questi studiosi portarono avanti fu molto simile a quello del famoso MK ULTRA, e dagli anni '70 si protrasse fino al 1990. L'iniziativa portava il nome STARGATE AND GRILL FLAME, e non era coordinata allo scopo di far progredire l'umanità, ma per mere finalità strategiche di controllo delle attività nemiche, al totale servizio della C.I.A.
L'esperimento della doppia fenditura
Di fatto, tutto ciò che la scienza moderna vorrebbe comprendere sulle capacità della mente umana, gli ANTICHI SCIAMANI già lo avevano capito e sviluppato; anzi, la TELEPATIA era parte integrante della vita di ogni giorno, essendo una facoltà naturale che attraverso i millenni e la scissione dal contatto con l'ambiente naturale abbiamo purtroppo smarrito, a vantaggio di atteggiamenti più razionali e legati alla realtà "di superficie". La TELEPATIA è una facoltà comune a quasi tutti gli animali, chi più chi meno; gli stormi si muovono raggiungendo sempre la giusta destinazione perchè seguono le linee del CAMPO GEOMAGNETICO TERRESTRE; i pesci si orientano seguendo segnali elettromagnetici; gli animali sono anche preveggenti perchè percepiscono l'arrivo di una calamità, come un sisma o qualsiasi sconvolgimento naturale, molto prima che esso arrivi: tutto ciò appunto perchè sono a contatto con le forze invisibili legate al flusso terrestre. Forze reali, ma INVISIBILI ad una mente scissa, perchè ogni potere dell'uomo deriva dallo stretto contatto con le energie terrestri e la Natura; al di fuori di questo, l'uomo diviene simile ad un uccello migratore che si muove su un pianeta alieno: esso si schianterà e il suo volo non avrà più direzione; è l'invisibile che governa la realtà tangibile, come la FISICA QUANTISTICA oggi conferma; e le leggi dell'invisibile sono diametralmente opposte, ma complementari, alle leggi che dispongono la superficie del mondo apparentemente dominata dal meccanismo di causa-effetto. E' a quelle leggi che lo SCIAMANO deve obbedire, per cui non è il corpo che pesa, ma la mente; non sei tu che trovi qualcosa, ma quella cosa ha cercato te; non sei tu che camminando raggiungi un luogo lontano, ma è quel luogo che ti ha attirato a sè; non è la realtà che si amnifesta all'osservatore, ma essa viene "chiamata" dall'osservatore, come prova l'ESPERIMENTO DELLA DOPPIA FENDITURA, in cui un fascio di elettroni viene proiettato su una barriera composta da due pannelli con due fessure: ciò che ci si potrebbe aspettare è che essi superino i fori sotto forma di corpuscoli creando due fasci corrispondenti al loro passaggio sul pannello, ma incredibilmente gli elettroni si comportano come onde creando uno schema di interferenza a più fasci sul pannello qualora non vengano osservati, ma aggiungendo un dispositivo di misurazione accanto alle fessure attraverso le quali gli elettroni devono passare, essi si trasformano da onde in particelle attraversando un'unica scanalatura, non più entrambe; praticamente ogni singolo elettrone attraversa SIMULTANEAMENTE entrambe le fessure come un'onda se non osservato, se osservato diviene corpuscolo e attraversa una sola fessura: l'elettrone non osservato interferisce con sè stesso, trovandosi contemporaneamente in più punti e stati diversi. L'ESPERIMENTO DELLA DOPPIA FENDITURA ci illustra la natura puramente auto-interagente della realtà a livello fondamentale, dalla quale emergono tutti i fenomeni e le cose visibili dell'universo, allo stesso modo in cui la mente e il corpo interagiscono fra loro, e la psiche individuale interagisce con la realtà universale: un'unità profonda e labirintica che gli antichi sciamani conoscevano molto bene e con la quale riuscivano a mettersi in contatto.
FOTO: l'esperimento della doppia fenditura dove gli elettroni si trasformano da onde a particelle all'atto dell'osservazione, descritto nel capitolo qui sopra.
In questo video l'esperimento della doppia fenditura:
https://www.youtube.com/watch?v=LXf35olSYcw
Il futuro condiziona il passato
Appurato che lo stato delle particelle viene modificato all'atto dell'osservazione, negli anni '80, la ricerca fece un ulteriore sconvolgente scoperta: gli scienziati predisposero degli strumenti che permettevano di misurare le particelle quantistiche "prima" che esse potessero collassare, per mezzo dell'osservazione, nella nostra realtà, e il risultato fu che, nel mondo quantistico, il tempo si dirige in due direzioni, "passato e futuro"-"futuro e passato", contemporaneamente, ed in questo modo il futuro ed il passato vengono ad influenzarsi simultaneamente; diciamo che il futuro stesso "traina" il presente, mentre la nostra logica percepisce il tempo in un unica direzione. Questo può spiegare le doti di PREVEGGENZA di cui erano dotati molti personaggi in epoca storica, e che gli ANTICHI SCIAMANI conoscevano molto bene, attraverso il potere dell'unione con la totalità e della concentrazione.
L'EREDITA' SCIAMANICA NELLA MITOLOGIA E NELLA RITUALITA' D'EPOCA STORICA
Lo Sciamano è IL SIGNORE DELL'ESTASI, la prima guida dell'umanità; egli non appartiene a questa o quella cultura, ma ha un valore universale, ed è perciò veicolo di equilibrio e comprensione. SCIAMANO è colui che ha superato molte sofferenze e dure prove, realizzando il proprio "cuore sacro", in ogni epoca e al di sopra di ogni cultura: il RE SACERDOTE, il SOVRANO ORDINATORE, il MAGO, il GUERRIERO, il CAVALIERE, ogni categorizzazione gerarchica sociale e sacerdotale d'epoca storica costituisce una frammentazione decadente della funzione dello Sciamano, un'esteriorizzazione dei suoi attributi interiori, così come tutti gli innumerevoli dèi delle antiche civiltà costituirono una frammentazione decadente dell'unico Spirito Universale riconosciuto in epoca ancestrale. Lo Sciamano è medico, artista, saggio, veggente, eroe e medium, racchiude in sè tutte le qualità superiori dell'uomo realizzato, dell'ADAM KADMON, ed è perciò superiore ad ognuna delle sue maschere frammentarie delle epoche successive. La sua funzione comprende la manipolazione di tutti i livelli della realtà: fisico, psichico, emozionale e spirituale, non mediante un percorso ascendente che propone il rifiuto della realtà, ma mediante il percorso "discendente", d'immersione nelle più intime manifestazioni della fisicità, della Terra, del flusso del divenire e dell'oscurità, permettendo alla luce di abbracciare le tenebre nell'unione mistica del Tutto.
Il mito del sacrificio e il percorso sciamanico
Tutte le antiche mitologie ci narrano il viaggio della nostra anima, smembrata e dispersa nelle infinità dell'Universo, alla ricerca della sua perduta unità. Tutte le antiche figure mitologiche (DIONISO, MITRA, il primo uomo della mitologia vedica MANU, l'UOMO COSMICO "PURUSHA" dei RIG VEDA, gli dèi egizi OSIRIDE e HORUS, il mito greco di ATTIS, KRISHNA nell'induismo come incarnazione del dio VISNU (solo per elencarne alcuni) fino a giungere alla figura di CRISTO...sono AVATAR dello SCIAMANO PRIMORDIALE, e i corrispondenti drammi e vicende che li vedono protagonisti sono ricostruzioni drammatiche di un percorso interiore volto ad accompagnare l'anima all'apertura del cuore attraverso l'identificazione con la divinità; tutti i miti sono la rievocazione della VIA INIZIATICA SCIAMANICA: la sofferenza, la passione, la morte tragica, la resurrezione degli esseri divini o semi-divini rievocano la ciclicità di ogni fenomeno universale, il sacrificio del vecchio affinchè il nuovo possa esistere; un processo cosmico e naturale che avviene in ogni istante, su ogni piano dell'esistenza. Ed, ovviamente, nessuna di queste personificazioni divine ebbe un'esistenza reale. Se queste figure simboliche venissero considerate come persone storiche, il loro valore iniziatico si dissolverebbe, perchè verrebbe meno il processo di IDENTIFICAZIONE e ad esso subentrerebbe un'adorazione estraniante o, peggio, un diffuso senso di colpa. In realtà, ogni uomo è chiamato a divenire UOMO COSMICO, divino, creatore e costruttore di mondi. Lo stesso percorso sciamanico è descritto nelle SEPHIROT dell'albero della vita cabalistico e nei suoi principi. Per fare un altro esempio, nella mitologia greca l'indovino TIRESIA incarna perfettamente la figura dello SCIAMANO: come lo SCIAMANO possedeva una natura molteplice, era stato maschio e femmina, la sua cecità simboleggiava la profonda visione interiore, la capacità di osservare oltre i limiti della realtà sensibile, il potere della chiaroveggenza. Lo SCIAMANO incarna l'UOMO COSMICO, il garante dell'equilibrio universale, il connettore dei mondi e delle dimensioni che governano la realtà visibile ed invisibile, l'uomo nella sua totalità; così come il FARAONE dell'Antico Egitto era l'"amato da MAAT" (la dea dell'equilibrio e dell'armonia), e la stessa funzione è consegnata al RE DEL MONDO nel mito di colui che conduce i destini dell'umanità. Le DIVINITA' ZOOMORFE delle antiche civiltà vanno considerate come reminiscenze dei rituali primordiali, in cui lo SCIAMANO si identificava con le caratteristiche psichiche e comportamentali di un animale totemico, ne invocava il potere divenendo "uno" con lo spirito che veniva in suo aiuto attraverso il continuum fondamentale che unisce ogni elemento della realtà.
Bassorilievo raffigurante il dio Toth dalla testa di ibis, dal tempio di Abydos di Seti I, XIX dinastia, 1292-1189 a.C. Anch'esso, come tutte le divinità teriantropiche d'epoca storica, è reminiscenza di un ancestrale archetipo dell'illuminazione sciamanica: l'uomo-uccello, presente anche nella caverna di Lascaux.
Uomo-uccello, pietra dipinta di Orongo, Isola di Pasqua, RAPA NUI, Polinesia, XVIII secolo d.C. Nella mano reca l'Uovo cosmico, simbolo universale non solo della nascita dell'Universo, ma anche della sua perenne rigenerazione. L'uomo-uccello è simbolo di elevazione spirituale.
Il dio cornuto come più antica divinità universale
La più antica di queste DIVINTA' ZOOMORFE, antesignana di tutte le successive rappresentazioni, è il DIO CORNUTO, la cui immagine si trova nella CAVERNA DI "LE TROIS FRERES", nel dipartimento di ARIEGE, ai piedi dei monti PIRENEI; le pitture di questa caverna risalgono a circa 15.000 anni fa, ed oltre alle rappresentazioni un po' confuse e sovrapposte di animali (bisonti, mammouth, buoi e renne), vi si trova la raffigurazione di uno SCIAMANO, conosciuto come "LO STREGONE", dalle fattezze che sembrano riprodurre un essere ibrido, per metà umano e per metà cervo; un'immagine che ricorda quella del dio teriomorfo "CERNUNNO", della mitologia celtica. Osservando bene questa immagine risalente al PALEOLITICO SUPERIORE, essa potrebbe essere piuttosto definita come una CHIMERA, con il corpo composto da parti di diversi animali: il volto somiglia al rostro di una civetta, le gambe e le braccia sono decisamente umane, così come le parti genitali; le corna sembrano simili a quelle di un cervo, da come sono ridisegnate nelle riproduzioni grafiche, anche se nelle foto è difficile riuscire ad identificarle. Altre raffigurazioni di STREGONI, simili a questa, sono state scoperte in numerose caverne, sempre rimanendo nel contesto del Paleolitico Superiore.
FOTO: lo stregone della caverna di Troi Freres, risalente a 15.000 anni fa, descritto nel corso di questo capitolo, a lato dell'originale la ricostruzione ad opera di Henri Breuil.
L'abate HENRY BREUIL (1877-1961) e l'antropologa ed egittologa MARGARET MURRAY (1863-1963) concordarono sul fatto che l'icona della caverna di TROIS FRERES fosse l'immagine di una divinità, la prima divinità della storia dell'uomo: IL DIO CORNUTO, conosciuto nell'ANTICA GRECIA come il DIO PAN, presso i CELTI come CERNUNNOS, in INDIA come PASHUPATI (il Signore degli animali), nell'ANTICO EGITTO come AMON, con le cui corna venne rappresentato il biblico MOSE', come iniziato ai culti misterici egizi (d'altro canto le corna appaiono sul capo di molte divinità egizie come KHNUM, HERISHEF, SOKARIS, HATOR, APEDEMAK e anche la dea ISIDE); le corna sono attributo del dio di CANAAN "MOLOCH", e appaiono sull'elmo del dio della MITOLOGIA NORRENA "ODINO"; l'elmo delle pricipali DIVINITA' SUMERE, come ENLIL ed ENKI, sono muniti di corna. Le corna sono caratteristica fondamentale del BAPHOMET degli occultisti e attributo di tutte le DEE MADRI e degli DEI DEL SOLE, poichè simboleggiano sia il femminile che il maschile nel principio vitale che sostiene l'universo. Fin dalla PREISTORIA esse hanno rappresentato ENERGIA VITALE, POTERI PSICHICI, CHIAROVEGGENZA. Personaggi muniti di CORNA sono stati anche dipinti da artisti iniziati in opere rinascimentali, come la MADONNA CON BAMBINO di VINCENZO FOPPA (1427-1515), nella CAPPELLA PORTINARI di MILANO, oltre alle svariate raffigurazioni di MOSE' fornito delle stesse particolarità. Questo significa che tutte le FRATELLANZE ed ORDINI INIZIATICI di ogni tempo, sono stati uniti da un unico filo conduttore: la preservazione della MEMORIA SACRA DELL'ANTICO SCIAMANO. Durante tutta l'ERA NEOLITICA fino all'epoca storica il DIO CORNUTO fu la suprema divinità europea; la foresta, ove la potenza creatrice della Natura si manifesta, era il suo regno. Lo STREGONE della caverna di TROI FRERES rappresenta dunque lo Sciamano nella sua identificazione con questa primordiale divinità. In realtà la separazione fra lo STREGONE e la divinità adorata fino alle recenti epoche storiche, proviene sempre da una concezione dualistica dalla quale non riusciamo ad affrancarci e che l'uomo preistorico non possedeva: egli "era" la divinità nel momento in cui ne "invocava" (assumeva dentro di sè) l'energia ed il potere; la sua era una possessione assoluta.
FOTO: il dio Pan in bassorilievo su un sarcofago romano che rappresenta il trionfo di Bacco e Arianna, 110 d.C. circa, Museo di Berlino.
FOTO: Il dio Cernunno sul CALDERONE DI GUNDESTRUP (Danimarca-III sec. a.C.); si notano le affinità con il dio vedico Pashupati, sia dalla postura yogica che per il significato radicato nell'ancestrale essenza dello Sciamano-teriantropo come mediatore delle forze universali.
FOTO: Sigillo dagli scavi di MOHENJODARO, (Pakistan) Valle dell'Indo, datato 3000 a.C.: raffigura PASHUPATI, il "Signore degli animali", la divinità vedica antesignana del dio Shiva, nella postura dello Yoga a indicare la forza interiore che guida e trasforma le potenze della natura.
FOTO: Rappresentazione settecentesca dell'idolo Moloch di Johann Lund (1711, 1738).
FOTO: statua di Mosè di Michelangelo del 1515, Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma.
FOTO: statua in granito che raffigura il faraone Ramses II fra gli dei Amon e Hator, 1279-1213, Museo Egizio di Torino.
FOTO: iconografia del dio della mitologia norrena, Odino.
FOTO: Madonna con bambino di Vincenzo Foppa (1427-1515). Anche in questo affresco rinascimentale vi è la reminiscenza dell'ancestrale archetipo dello Sciamano-teriantropo, le cui corna simboleggiano l'energia ctonia e la sua sublimazione.
FOTO: il dio Enlil e la dea Ninhursag, moglie di Enki, in un bassorilievo del Palazzo di Susa, XII sec. a.C.
FOTO: la statuetta di uomo-leone della caverna di Holenstein Stadel, Germania, datata 40.000 anni, in avorio di mammut, alta 29 cm., descritta nel capitolo sopra.
FOTO: la statuetta di uomo-leone di Holenstein Stadel, datata 40.000 anni, e la sua comparazione con l'avatar vedico di Visnù, Narashima, dalla testa di leone, su un rilievo templare.
FOTO: Statua in diorite della dea Sekhmet, regno di Amenhotep III, 1388-1351 a.C.
FOTO: attendibili teorie ritengono che la Sfinge della piana di Giza, Egitto, originariamente fosse stata modellata con testa leonina, e successivamente rimodellata con le sembianze del faraone. Ciò implichrebbe una sua retrodatazione di migliaia di anni.
FOTO: statua raffigurante il dio universale zoroastriano Zurvan, alta 1 metro e 65 cm. Zurvan è padre dei due principi opposti ma uguali Ahura Mazdha e Angra Mainyu. E' stata scoperta presso il Mithraeum di Ostia antica, risale all'anno 190 d.C. ed è stata commissionata dal sacerdote Valerius Heracles e dai suoi figli.
“Desidero dimostrare, non come gli uomini considerano il mito, ma come il mito opera nella mente dell'uomo senza che lui ne sia cosciente.” (Levi Strauss)
La leggenda del cannibalismo rituale
Reminiscenze delle pratiche cultuali dell'ANTICO SCIAMANESIMO PALEOLITICO sono forse state tramandate dai numerosi popoli indigeni giunti fino a noi, ma dobbiamo comunque considerarle con prudenza, tenendo presente il deterioramento che un'antica cultura universale, se è esistita, ha probabilmente subito nel corso dei millenni; in questo modo quelle che noi oggi possiamo osservare sono probabilmente le sue forme dissipate, decadenti, e se ciò non bastasse messe in cattiva luce dalle deformazioni opportunistiche dei conquistatori europei. Prendiamo, ad esempio, la scabrosa questione del CANNIBALISMO ANCESTRALE, pratica più o meno comune a tutte le popolazioni primordiali (sempre secondo le affermazioni della teoria accademica), ma che nel tempo, ed in seguito a nuovi studi, è stata smascherata come un mito da sempre utilizzato per delegittimare gli avversari, che siano nemici ideologici o gruppi etnici da spazzar via: nel Medioevo chi veniva accusato di stregoneria lo era, allo stesso tempo, di cannibalismo nei confronti di neonati (se ne possono leggere le cronache nel libro "LE STREGHE NELL'EUROPA OCCIDENTALE" di MARGARET MURRAY); gli EBREI furono pure accusati, durante tutto il MEDIOEVO, di sacrificare e bere il sangue dei bambini cristiani (la famosa ACCUSA DEL SANGUE più volte emersa durante la cronaca delle persecuzioni); ci fu anche il motto popolare "i comunisti mangiano i bambini"; i CONQUISTADORES che esplorarono la FORESTA AMAZZONICA nei primi secoli della conquista erano di sicuro fonti poco imparziali per poter essere autorevoli, e le molte incisioni e xilografie dei secoli scorsi illustrano pratiche e costumi che non hanno mai trovato riscontri in prove concrete. Accusare il nemico di CANNIBALISMO è stato uno stratagemma universale presente in tutti i periodi storici e presso tutte le culture; quindi non il CANNIBALISMO, ma la "credenza" nel CANNIBALISMO era universalmente presente in tutti i luoghi e i Paesi. Ma perchè fra tutte le pratiche abominevoli che si sarebbero potute evocare (come potrebbe essere infliggere torture o cose del genere) proprio il CANNIBALISMO? E' proprio questo il punto: perchè questo era universalmente riconosciuto come TABU', la più assoluta delle interdizioni presso tutte le culture del mondo, ed è perciò che in ogni periodo storico quest'accusa è stata addossata a chiunque si volesse eliminare dal mondo e dalla società. Questo è attestato anche dagli approfonditi studi dell'antropologo contemporaneo WILLIAM ARENS, nel suo saggio "THE MAN-EATING MYTE", volto a smascherare le manipolazioni ideologiche della ricerca; queste le sue dichiarazioni:
"Questo saggio ha un duplice scopo: in primo luogo, valutare criticamente le istanze e la documentazione per il cannibalismo, e in secondo luogo, esaminando questo materiale e le spiegazioni teoriche offerte, per arrivare a una più ampia comprensione della natura e della funzione dell'antropologia nel passato. In altre parole, la questione se le persone si mangiano o no è considerata interessante ma discutibile, ma se l'idea che lo fanno è comunemente accettata senza un'adeguata documentazione, allora la ragione di questo stato di cose è un problema più intrigante." (William Arens, 1979 - fonte Wikipedia)
Il CANNIBALISMO è sempre stato uno spauracchio antico e moderno per giustificare l'esclusione o l'eliminazione fisica del "diverso" agli occhi delle masse; quasi nessuno, nel corso della storia, è rimasto immune da quest'accusa: dai NATIVI AMERICANI, agli ABORIGENI AUSTRALIANI, agli INDIOS AMAZZONICI, fino ad arrivare ai nostri più lontani antenati del PALEOLITICO AURIGNAZIANO. Eclatante è stato il caso del cranio dell'UOMO DI NEANDERTHAL scoperto nella GROTTA GUATTARI, sul PROMONTORIO CIRCEO, nel 1939, risalente a circa 60.000 anni fa, che per decenni si è ritenuto appartenesse alla vittima di un rituale cannibalesco; questo perchè il cranio, privo del resto dello scheletro, si trovava (a detta dei testimoni, ma non ci sono prove fotografiche) al centro di un cerchio magico che fu scomposto durante gli scavi da CARLO ALBERTO BLANC (lo scopritore); la calotta cranica presenta un largo foro, dal quale si è creduto fosse stato estratto il cervello dagli officianti per cibarsene, e tutto questo scenario ha pervaso l'immaginario collettivo fino a pochi anni fa, quando venne finalmente ammesso che il foro nel cranio fu in realtà causato da parassiti che avevano attaccato le ossa, e che la caverna fu, sessantamila anni or sono, niente meno che la tana di una iena, la quale, evidentemente, ha trascinato ciò che rimaneva del corpo nella grotta per poterselo divorare. Per il resto, nessuna traccia di antica presenza umana è stata mai rilevata nei paraggi: l'uomo è morto in qualche modo, e la iena se n'è cibata.
FOTO: il cranio neanderthaliano della Grotta Guattari, Monte Circeo, in provincia di Latina, Lazio, datato 60.000 anni, descritto nel capitolo qui sopra. Le didascalie nella foto spiegano come, dopo 25 anni di studi, si sia giunti alla conclusione che il foro occipitale sul cranio fu opera di una iena che abitava la grotta.
Un'altro graffito, risalente al tardo PALEOLITICO (datato all'EPIGRAVETTIANO - fase iniziale del MESOLITICO) dal significato molto dibattuto, è stato scoperto presso la GROTTA DELL'ADDAURA, in SICILIA, sul fianco nord-orientale del MONTE PELLEGRINO: la raffigurazione è costituita da molte figure umane maschili dalle fattezze anatomiche sorprendentemente realistiche, "riprese", quasi "fotografate" dall'artista durante quella che è un'evidente cerimonia rituale. In realtà la scena potrebbe raffigurare sequenze riferite ad un unico personaggio (lo SCIAMANO) durante un rituale di TRASFORMAZIONE, nel corso del quale il soggetto, in preda ad un rapimento estatico, assume le sembianze dell'animale di cui ha evocato lo spirito; in questo caso un uccello. La scena sembra seguire una progressione circolare: lo SCIAMANO, in fondo alla nostra sinistra, appare danzare con atteggiamenti che esprimono molta concentrazione, affiancato nella fase iniziale da un grosso cervo; man mano che la scena prosegue l'uomo sembra evocare lo spirito di un uccello sollevando le braccia come se fossero ali, il suo volto prende le sembianze di un rostro con un becco acuminato, il suo corpo si dimena, sembra spiccare il volo in un salto acrobatico nella sequenza con le gambe piegate all'indietro; nella fase finale al posto delle braccia sembrano spuntare due ali e la figura a questo punto non ha più nulla di umano, ma lo spirito dell'animale evocato lo guida e lo possiede interamente. Conoscendo l'identificazione con ogni fenomeno della Natura insita nella SPIRITUALITA' SCIAMANICA, possiamo considerare questa interpretazione fra le più probabili, ovviamente sempre con un margine di dubbio. Forse a causa della posizione contorta e strana delle figure centrali, questo graffito è stato interpretato da alcuni come la rappresentazione di un RITUALE SCIAMANICO incentrato su un SACRIFICIO UMANO. Il SACRIFICIO UMANO, accostato ai nostri antenati primordiali o alle popolazioni native di cui si volevano occupare le terre, è uno dei luoghi comuni che, come l'accusa di CANNIBALISMO, sono stati fatti passare quasi per scontati senza ombra di prove archeologiche e risultati scientifici. In realtà il SACRIFICIO UMANO, per le motivazioni stesse che lo presuppongono (ovvero l'acquisizione di sempre più potere da parte di singoli individui o gruppi) ha assunto più le caratteristiche di una traduzione materiale di antiche narrazioni simboliche, e di una consuetudine del tutto conforme a società fortemente gerarchizzate.
FOTO: grotta del Monte Addaura, Sicilia: le figure su questa parete (datate 11.000 anni) forse ritraggono un rituale di metamorfosi in cui lo Sciamano si trasforma in uccello assumendone il potere spirituale: due ali spuntano nella figura al centro della scena che sembra alzarsi in volo.
I sacrifici umani come prodotto delle epoche storiche
Le informazioni a noi pervenute riguardo i sacrifici umani presso le civiltà PRECOLOMBIANE sono da considerare con cautela, perchè sempre provenienti da fonti non imparziali; ad ogni modo recenti indagini archeologiche provano che questa pratica, in una qualche misura, avvenne; lo storico-antropologo ROSS HASSIG, uno dei più autorevoli studiosi di culture mesoamericane asserisce, nel suo libro "Il sacrificio e le guerre floride", che durante la cerimonia di riconsacrazione della GRANDE PIRAMIDE DI TENOCHTITLAN, furono sacrificate almeno 80.000 persone. Una fossa sacrificale con numerosi teschi è stata portata alla luce in CINA presso l'antica città di SHIMAO, risalente a 4000 anni fa; sembra che le teste appartenessero a persone decapitate. Si narra che anche all'interno della GRANDE MURAGLIA CINESE siano stati inglobati i corpi di coloro che morirono durante la costruzione; fatto, peraltro, tutto da verificare. Nelle città dell'ANTICA GRECIA vi era un rituale di purificazione diffuso, per il quale veniva scelto un individuo particolarmente sgradevole alla comunità che, dopo essere trattato con tutti gli onori per un certo periodo di tempo, veniva infine scacciato in modo crudele, incontrando spesso la morte; questo rituale era conosciuto come PHARMACOS (da cui l'etimologia "farmaco" come medicina, ovvero "purificazione"), o CAPRO ESPIATORIO. Questa cerimonia era presente anche presso gli EBREI, e si svolgeva nel giorno dell'espiazione in cui un sacerdote caricava tutte le colpe del popolo su un capro allontanandolo nel deserto.
FOTO: muro "tzompantli" della città azteca di Tenochtitlan. Lo Tzompantli era un'impalcatura di legno nella quale erano inseriti teschi umani di prigionieri di guerra o vittime sacrificali, riscontrata in molti siti delle civiltà mesoamericane. Non si conosce la reale antichità di questa città azteca, ufficialmente datata al 1325 circa d.C.
FOTO: "l'invio del capro espiatorio", incisione di William James Webbe, 1830-1904.
FOTO: la fossa sacrificale con i teschi dell'antica città di Shimao (Cina) datata 4000 anni, descritta nel paragrafo qui sopra.
I miti della creazione e i parallelismi scientifici
Se analizziamo i MITI DELLA CREAZIONE presso AZTECHI e NAHUA, essi presentano delle valenze simboliche che descrivono in modo quasi "scientifico" le leggi dell'Universo e i meccanismi della ciclicità degli eventi, descritti accuratamente nei testi sacri e nei calendari. Uno di questi è il MITO DEI CINQUE SOLI, secondo il quale l'universo attuale sarebbe stato preceduto da altri quattro mondi, distrutti da catastrofi e dall'ira degli dei. La nostra era veniva denominata l'ERA DEL QUINTO SOLE, e POPOLO DEL SOLE era il nome con cui si definivano gli AZTECHI, i quali compivano sacrifici (che si ritiene fossero umani) al fine di far ascendere l'energia delle vittime permettendo all'astro di nutrirsi e di non morire. Si riteneva infatti che dai sacrifici dipendesse la sopravvivenza dell'intero universo. Ma queste sofisticate descrizioni mitologiche dei meccanismi universali, presenti, in diverse forme, nei miti cosmogonici di tutto il mondo, come si possono conciliare con la credenza che l'intervento di pratiche concrete da parte dell'uomo potessero servire alla perpetuità dei meccanismi universali? Queste antiche descrizioni sembrano, infatti, provenire da una saggezza molto più progredita rispetto al livello evolutivo di ogni civiltà finora conosciuta; ad un'attenta analisi dei testi sacri più antichi di tutte le civiltà, si può ben dedurre che essi tradussero mitologicamente i più profondi ed eterni meccanismi della Psiche e particolari sorprendenti sul funzionamento delle leggi dell'universo, se non pure indizi scientificamente provati sull'esistenza di fenomeni astronomici, come fatto dall'INNO CANNIBALE DELLA PIRAMIDE DEL FARAONE UNAS (2.400 a.C.), in EGITTO, che sembra descrivere, a sua volta, la ciclicità della morte e rigenerazione dell'Universo mediante quella che sembra essere la metafora dell'immenso BUCO NERO che si trova al centro della nostra Galassia e che attrae e "cannibalizza" nel tempo tutta la materia esistente, per poi permettere la nascita di un nuovo Universo. Se presso molte civiltà il messaggio simbolico e psicologico del mito venne tradotto materialmente, ciò può essere accaduto in seguito alla decadenza di un contesto culturale antecedente superiore, che è rimasto immutato nel corso dei millenni, costituendo il filo comune che dalla notte dei tempi ha unito tutte le antiche tradizioni del mondo.
FOTO: l'Inno Cannibale descritto sulle pareti della Piramide del faraone Unas, 2.400 a.C.
FOTO: la Pietra del Sole, calendario azteco conservato al Museo del Messico, diametro 95 cm., basalto.Rappresenta la nascita del quinto sole. E' datato al 1520 d.C.
Antichi elementi simbolici del percorso interiore e decadenza culturale
Il messaggio più profondo ed universale di un'antico sapere non si può cancellare, è impresso come il marchio indelebile di un tatuaggio, è radicato alle più intime stanze dell'anima; la sua forma può mutare in un'infinità di modi, ma esso rimane eterno e costante nella sua essenza, allo stesso modo in cui il fuoco trasforma ogni cosa rimanendo sempre se stesso; per questo motivo bisogna sapere ben distinguere il MITO dalla RITUALITA': il primo conserva le informazioni della conoscenza dalla quale si è evoluto, la seconda appartiene esclusivamente al particolare contesto di una comunità e alla sua capacità interpretativa. Una traslitterazione dei concetti dell'antico sapere legati alla crescita interiore fu, ad esempio, la suddivisione in caste di gran parte delle antiche comunità, come presso gli INDO-ARIANI, i quali estesero a livello sociale gli elementi costitutivi della natura umana: sapienza (caste sacerdotali); coraggio e forza (casta dei guerrieri); fisicità (plebe o casta dei reietti). La decadenza culturale portò alla traduzione materiale, e conseguente "cristallizzazione", di elementi puramente simbolici indicanti un percorso interiore; infatti la suddivisione in CASTE della società indiana è quanto di più lontano vi possa essere dai principi del messaggio sapienziale vedico, che vanno interpretati come qualità intrinseche all'uomo, al singolo individuo, non come indicazioni per una stratificazione sociale. OGNI MESSAGGIO RELATIVO ALL'ANTICA CONOSCENZA E' SEMPRE LEGATO AD UN PERCORSO INTERIORE ESCLUSIVAMENTE INDIVIDUALE: E' L'ANTICA VIA DELLO SCIAMANO, i cui elementi, in epoca storica, sono stati frammentati e contraffatti al solo fine di ottenere potere e privilegi. Se ne potrebbero fare innumerevoli di esempi sulla traduzione a livello sociale dei principi iniziatici; ad esempio l'idea religiosa dell'unione indissolubile di un uomo e una donna "nel sacro vincolo del matrimonio", che ha riguardato fino a pochi decenni or sono la nostra struttura sociale: non vi è nulla di indissolubile, e tantomeno di "sacro", nella realtà "esteriore" del divenire, il concetto di sacralità del suddetto vincolo costituisce una delle tante "traduzioni sociali" di quello che è il percorso dell'anima (femminile) alla scoperta del proprio principio eterno e spirituale (maschile), attraverso quello che è un cammino evolutivo INTERIORE, e non ha nulla a che vedere con vincoli esterni e formali.
I miti di emersione nelle varie culture
Parallelismi con la MITOLOGIA GRECA e VEDICA si possono trovare nei miti dei NATIVI AMERICANI "ZUNI", appartenenti alle popolazioni PUEBLO (che significa "popolo" o semplicemente "villaggio"). Con la denominazione generica di PUEBLO sono indicate diverse tribù dei NATIVI AMERICANI, che si pensa siano discendenti degli antichi ANASAZI (il cui nome, in lingua NAVAJO, significa, appunto, GLI ANTICHI), specialmente gli HOPI e gli ZUNI. Gli ANASAZI erano un popolo di cacciatori e agricoltori, sciamani ed esperti astronomi; le rovine dei loro edifici potevano raggiungere i 5 piani d'altezza. Degli ANASAZI, ancora oggi, non si conosce praticamente nulla, a parte le tradizioni e leggende sopravvissute in quelli che dovrebbero essere i loro discendenti, i PUEBLO. Non si sa, ad esempio, se facessero uso di qualche tipo di scrittura. Le testimonianze della loro esistenza risalgono a più di 2.000 anni fa e la loro definitiva estinzione al XIV secolo d.C., probabilmente dovuta alla siccità seguita a quello che viene definito "il periodo caldo medievale", un periodo di quasi 500 anni che colpì tutta la zona del nord-atlantico, dal IX al XIV secolo. Nel 1888 venne scoperto il complesso di edifici di CHACO CANYON, le strutture, comprendenti 700 stanze, sono a ferro di cavallo e risalgono al 1.100 a.C.; queste costruzioni indicano una civiltà con conoscenze molto avanzate, con una cultura incentrata sugli studi delle energie geomagnetiche e sull'astronomia. Alcune teorie fanno risalire questa civiltà a 6.000 anni fa. Le tradizioni mitiche dei PUEBLO risalgono, in forma spuria, alle antiche conoscenze ANASAZI. Molti racconti metaforici delle popolazioni native fanno risalire il "principio" dell'esistenza umana dalle viscere della Terra, da mondi sotterranei e uterini. Questi MITI DI EMERSIONE fanno parte della tradizione di molte tribù native americane: gli esseri umani non furono creati già nella loro forma perfetta, ma dovettero intraprendere il proprio percorso evolutivo nei mondi sotterranei, prima di poter vedere la luce. Fino a che rimangono sotto la superficie, essi si trovano in stato larvale, indifferenziati rispetto alla loro madre (che è la Natura stessa). Questo mito della creazione dell'umanità, in realtà, dovrebbe essere considerato simbolicamente non come un generico atto di creazione della razza umana, o relativo ai primi rappresentanti di quest'ultima, ma nell'ottica di un percorso evolutivo individuale, come passaggio dall'infanzia all'età adulta, dalle tenebre dell'indifferenziato, in cui non si conosce il proprio sentiero, alla luce della consapevolezza. Questi miti, se provengono da una tradizione comune molto più antica, sono comunque da considerare nella loro forma "decadente", ed ogni popolazione nativa del NORD AMERICA ne propone una versione diversa: in molte di queste versioni gli esseri umani primordiali avevano un aspetto animalesco, che prese forma umana solo dopo l'emersione in superficie. In altri, come quello degli IROCHESI, essi avevano già forma umana sotto la superficie, ma si comportavano in modo del tutto infantile, non sapevano cacciare, nè costruire utensili e si nutrivano di animali non più grandi dei topi. Il MITO DI EMERSIONE diviene oscuro e minaccioso per coloro che rifiutano la propria evoluzione, arrendendosi all'ignoranza della propria condizione: essi saranno destinati a regredire fino ad assumere nuovamente una forma animale. I MITI DI EMERSIONE tramandati con più chiarezza sono quelli dei NAVAJO, HOPI, PUEBLO e ZUNI, che comprendono il Sud Ovest degli STATI UNITI. Molti aspetti di queste leggende trovano il parallelo nella MITOLOGIA GRECA, per la quale responsabili dell'iniziale prigionia della razza umana erano le divinità celesti ed il loro capostipite, URANO, il quale non permise alla generazione dei TITANI e dei CICLOPI, a causa della loro immaturità e forma mostruosa, di venire alla luce. La madre, GEA, invitò così i suoi figli costretti nel ventre a vendicarsi del padre URANO, offrendo loro una falce con cui lo avrebbero evirato. A quest'appello rispose KRONOS, che compì il misfatto e liberò i fratelli dall'oscurità. Nella mitologia ZUNI, come in quella greca, si scatenò una guerra fra i mostri che GEA diede alla luce e l'umanità. Nel mito ZUNI i FRATELLI DI LUCE (o GEMELLI) scagliarono fulmini sulla Terra per eliminare le creazioni mostruose, allo stesso modo in cui gli DEI DELL'OLIMPO faranno sprofondare nel TARTARO i TITANI. La stessa storia si ripete nel mito VEDICO, in cui il dio INDRA, per poter creare il mondo, uccide VRITRA, il DRAGO: all'inizio dei tempi VRITRA avvolgeva ogni cosa rendendo l'universo una massa confusa e indifferenziata, e tutto permaneva in una condizione di tenebre e caos. Solo la sua soppressione permise la separazione degli elementi, della Terra, del Cielo, del Mare e di tutto ciò che esiste. Come può essere definito tutto questo se non una metafora sulla nascita della coscienza e, di conseguenza, dell'universo a cui essa sola può dare forma? Questi miti si possono anche collegare al concetto di "evoluzione" della specie umana. Dunque I MITI DI EMERSIONE vengono ad assumere allo stesso tempo una valenza antropologica, di crescita individuale e di sviluppo della coscienza universale.
FOTO: una delle strutture a ferro di cavallo di Chaco Canyon, Messico, risalente al 1.100 a.C. attribuite alla civiltà Anasazi. Questi edifici raggiungevano i cinque piani di altezza, descritti nel paragrafo qui sopra.
FOTO: gli edifici di Chaco Canyon, Messico, attribuiti alla civiltà Anasazi, risalenti al 1.100 a.C., descritti nel paragrafo qui sopra.
FOTO: la danza dell'aquila dei nativi Pueblo, Messico, considerati discendenti degli antichi Anasazi, descritti nel paragrafo sopra.
FOTO: arte rupestre Anasazi presso la Monument Valley, Utah, Stati Uniti, risalente a 1.500 anni fa.
FOTO: il dio vedico Indra in una scultura proveniente dal tempio del Sole di Orisha, India, risalente al XIII secolo d.C.
FOTO: Zeus sconfigge i Titani, opera di Charles Lamy, XVIII secolo, Parigi, Louvre.
Analogamente, il mitologico TEMPO DEL SOGNO degli ABORIGENI AUSTRALIANI narra di come all'inizio, prima della creazione del mondo, tutto fosse immerso nelle tenebre dell'indifferenziazione, e di come lo SPIRITO DELLA VITA si fece strada "emergendo" attraverso gli esseri che abitano l'acqua, la terra e l'aria, fino a prendere coscienza nell'umanità. Solo l'umanità, infatti, fu capace di "comprendere" il sogno dello SPIRITO DELLA VITA. Questa la narrazione completa:
http://alessia-birri.blogspot.com/2019/02/il-mito-aborigeno-del-tempo-del-sogno.html
Riguardo ai NATIVI AMERICANI, cambiando un po' discorso, è interessante ricordare anche che le popolazioni ZUNI del NUOVO MESSICO (prevalentemente dedite all'agricoltura), per indicare le cifre 1,5 e 10, usano gli stessi simboli numerici degli ANTICHI ROMANI; a questo punto non possiamo fare a meno di pensare che anche questi costituiscano indizi di una reminiscenza atavica, che scorre immutabile attraverso le ere e le civiltà di tutto il mondo, anche se, in questo caso, non possiamo avere testimonianze sull'origine di questi semplici, ma antichissimi simboli. Il segno V potrebbe indicare una mano aperta; il 5 nella tradizione iniziatica è il numero che rappresenta l'uomo. La X potrebbe simboleggiare l'unione di due opposti, e dunque la perfezione; il numero 10, esotericamente, è legato alla completezza. Il segno I potrebbe forse essere una derivazione del SEGNO CLAVIFORME, presente in moltissimi siti paleolitici in tutta EUROPA.
FOTO: statuetta lignea degli Hopi raffigurante uno spirito Catchina, XX secolo: i Catchina impersonavano sia gli Antenati che più estesamente principi esistenziali e forze della Natura.
Il SIMBOLO CLAVIFORME è estremamente schematizzato, ed è costituito da una barra con una sporgenza su un lato a formare una P. Lo si può trovare nei siti paleolitici più importanti, come ALTAMIRA, LA CUEVA DE LA PILETA, NIAUX, LE TROI FRERES, CUEVA DEL PINDAL, TITO BUSTILLO, LA PASIEGA, CULLALVERA, LAS AGUAS...E' stato interpretato in molti modi dai ricercatori più autorevoli: come boomerang, mazza, forma femminile stilizzata...il mistero consiste soprattutto nel fatto che questi segni sono spesso isolati, oppure appaiono in gruppo associati, a volte, ad alcuni punti. L'ipotesi più plausibile è che fossero una specie di "commento", "considerazione" simbolica che riguardava le figure dipinte di animali ed avessero a che fare con qualche tipo di misurazione numerica (e perciò ne fossero spesso presenti molti uno accanto all'altro); oppure, data la sporgenza a semicerchio, potrebbero avere a che fare con i cicli lunari. Questi simboli sono sempre rappresentati in rosso. L'antropologo francese ANDRE' LEROI GOURHAN (1911-1986) li interpretò come estreme stilizzazioni di forme femminili, paragonabili a quelle presenti nel sito di GONNESDORF, in GERMANIA, risalenti al tardo paleolitico, circa 12.000 anni fa.
FOTO: simboli claviformi assieme a punti e linee sulle pareti della caverna del Pindal, Spagna, Asturie, nei pressi del fiume Cares Deva, ottenuti con ocra rossa e risalenti a 20.000 anni fa.
IL CULTO DELL'ORSO E I PRESUNTI RITUALI SACRIFICALI DI RICONCILIAZIONE DALLA CAVERNA DI CHAUVET - LE CERIMONIE AINU - LE TRADIZIONI DELLE VALLI EUROPEE
Un rituale molto simile allo storico CAPRO ESPIATORIO è presente anche in un ambito culturale lontanissimo dall'ANTICA GRECIA e da ISRAELE: il popolo primordiale degli AINU, sull'isola giapponese di HOKKAIDO, è rimasto isolato per millenni prima della conquista da parte degli attuali giapponesi, conservando una struttura tribale e costumi preistorici immutati da tempo immemorabile. Il fatto straordinario che rende questa popolazione interessante dal punto di vista antropologico, è che gli AINU originali (non mescolati con i Giapponesi), che oggi si sono ridotti a poche centinaia di individui, presentano anche fattezze tipicamente europee, unite a tratti orientali: occhi grigio-verde ben aperti e non infossati; pelle chiara; capelli ondulati; moderata dolicocefalia. E per ricollegarci alla tradizione del CAPRO ESPIATORIO presente nell'ANTICA GRECIA, è interessante analizzare la valenza simbolica del rituale più importante che segna l'entrata del nuovo anno presso questo popolo: a marzo si svolge la cattura di un cucciolo di orso, che viene allevato con tutti gli onori dalle donne del villaggio, nutrito dei cibi migliori e trattato come una vera divinità; dopo 3 anni, il mese di febbraio, quando l'animale ha ormai raggiunto un'età adulta, viene sacrificato per divenire messaggero degli Dei e testimoniare all'anima universale di tutti gli orsi l'ottimo trattamento ricevuto durante la sua permanenza nel villaggio; alla fine del cerimoniale, gli uomini bevono il sangue dell'orso e ne mangiano la carne; ciò si ricollega in modo inequivocabile anche alla celebrazione eucaristica cristiana: attraverso le parole del CRISTO "questo è il mio corpo" e "questo è il mio sangue donato in sacrificio per voi" si attua la comunione ("armonizzazione") degli astanti con il Salvatore. E che cos'è il rituale del SACRIFICIO DELL'ORSO degli AINU se non un rituale di riconciliazione dell'uomo con le forze della Natura (con la quale lo SPIRITO DIVINO viene identificato), di cui probabilmente l'orso rappresentava una delle minacce più pericolose per il popolo di cacciatori-raccoglitori? La cerimonia inizia con questo discorso:
"Ora ti mandiamo dal Padrone degli Orsi. Non soffrirai, ti ucciderà il tiratore più abile. Dimostraci riconoscenza per le cure amorose di cui ti abbiamo finora circondato, raccomandando al Dio di mandarci abbondanza di selvaggina e di pesce. E ritorna tu stesso, insieme a tanti altri orsi, la prossima primavera". (Tratto dal libro "POPOLI CHE SCOMPAIONO", ed.Mondadori 1975, a cura degli antropologi MARIA ANTONIA CAPITANIO e CLETO CORRAIN; pag.50)
E questo è il CANTO CERIMONIALE AINU per il SACRIFICIO DELL'ORSO:
"Tu hai mangiato molte bacche; tu hai preso molti pesci; tu hai intimorito molta gente; i tuoi antenati e i tuoi compagni hanno dilaniato molti uomini. Per questo, dunque, tu devi morire. Ma il tuo ospite ti ha nutrito per tre anni interi, non risparmiando il delizioso pesce dissecato; lui ti ha dato l'acqua migliore, lui ti ha preso per passeggiare, lui ti ha bagnato tre volte al giorno nel mese estivo, e per tre inverni sei vissuto in un grazioso e caldo alloggio; lui, il tuo ospite, non ti voleva uccidere; perciò non ti devi lamentare di lui presso il grande Signore delle Montagne". (Tratto dal libro "POPOLI CHE SCOMPAIONO", ed.Mondadori 1975, a cura degli antropologi MARIA ANTONIA CAPITANIO e CLETO CORRAIN; pag.38)
Il singolo orso, dunque, si fa carico delle colpe di tutti i suoi antenati e contemporanei (come possiamo dedurre dalle parole del canto "Tu hai dilaniato molti uomini, perciò devi morire"); poco importa se l'orso in questione non ha mai ucciso nessuno: la sua anima è considerata inscindibile dall'anima di tutti i componenti della sua specie e delle forze naturali stesse che agiscono mediante lui. Nella mentalità ancestrale nessuna parte era considerata separata dalla totalità del reale, ma vi era la consapevolezza della "continuità", per cui nessun'anima, nessun pensiero e nessun sentimento rimaneva racchiuso e delimitato; perciò anche il concetto di SOLITUDINE o ISOLAMENTO non poteva sussistere.
FOTO: ragazza Ainu assieme ad un cucciolo d'orso; intorno alle labbra reca il tradizionale tatuaggio che indica il passaggio all'età adulta.
FOTO: teschio di orso nei pressi di un villaggio dei nativi Ainu, Giappone, Isola di Hokkaido.
FOTO: fotografia ottocentesca di un membro del popolo nativo Ainu dell'isola di Hokkaido, Giappone. Si possono notare tratti fisiognomici caucasici, non mongolici, con volto allungato e tsta dolicocefala.
FOTO: nativi Ainu dell'Isola giapponese di Hokkaido in una foto di gruppo forse dei primi del '900.
Le reminiscenze di questo rituale universale, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, si possono trovare anche molto vicino a noi, nelle culture tradizionali alpine ed appenniniche, come, ad esempio, la cerimonia del LUPO DI CHIANALE, in provincia di CUNEO, in cui il protagonista (un uomo travestito da lupo) viene trascinato per le strade del paese esibendosi in atteggiamenti aggressivi verso gli astanti; la belva viene aizzata e, allo stesso tempo, tenuta sotto controllo da un gruppo di individui che dimostrano la più profonda identificazione con lo spirito del lupo. Ed anche in questo caso, si ripresenta l'antico, ancestrale rito di IDENTIFICAZIONE ed ARMONIZZAZIONE dell'uomo con le forze della Natura e dell'Universo.
Ma il protagonista principale delle odierne cerimonie nel contesto alpino ed appenninico non è il LUPO, bensì l'ORSO. Nel COMUNE DI MOMPANTERO, nella VALLE DI SUSA, si celebra la FESTA DELL'ORSO, che cade il mese di febbraio. La festa entra nel suo fulcro quando si svolge il BALLO DELL'ORSO: i cacciatori accompagnano l'orso stordito e reso inerme dal vino per essere fatto ballare assieme ad una ragazza, a dimostrazione del fatto che la sua aggressività è stata placata e che la sua forza può essere facilmente controllata. Con ciò si compie l'ESORCIZZAZIONE delle forze della Natura e, per similitudine, l'armonizzazione degli opposti nella psiche che porta alla pacificazione dell'uomo con il Cosmo. Cerimoniali allegorici dei quali l'ORSO è protagonista si possono trovare in molte altre località appenniniche, come VAL STAFFORA, ANDRISTA IN VAL CAMONICA, LAJETTO in VAL DI SUSA e molti altri esempi. Il significato psicologico e simbolico segue un filo rosso che unisce tutte le tradizioni più antiche del mondo.
FOTO: la tradizionale festa dell'orso in Val di Susa, retaggio di antichissimi rituali preistorici.
FOTO: uomo mascherato durante la festa del lupo di Chianale, in provincia di Cuneo.
FOTO: la cerimonia dell'orso di segale a Chianale, in provincia di Cuneo.
Tutti questi variegati panorami tradizionali, distanti fra loro nello spazio e nel tempo, forse trovano la loro convergenza nelle ancestrali e remotissime tracce che, probabilmente, testimoniano il fatto che lo stesso rituale si è perpetuato per decine di migliaia di anni, fino a giungere ai giorni nostri. La "SALA DEL CRANIO": così è stato denominato l'ampio antro della caverna CHAUVET (Francia, monti Pirenei, le cui raffigurazioni artistiche risalgono ad almeno 36.000 anni fa) al centro del quale, posizionato sul bordo di un grosso masso, si trova il cranio di un URSUS SPELAEUS (orso delle caverne), assieme a tracce di legno carbonizzato e a numerose altre ossa; indizi che inducono a pensare che in quel luogo impenetrabile ai profani si svolgessero rituali e cerimonie tese all'evocazione della forza e del carattere di questo animale, forse ucciso e venerato allo stesso tempo. L'ORSO fu il più importante animale sacro di molti popoli nordici, compresi i SAMI (LAPPONI) che abitano l'estremo nord della SCANDINAVIA, parte della NORVEGIA e della FEDERAZIONE RUSSA; la FESTA DELL'ORSO (simile a quelle descritte in precedenza che si svolgono ancora oggi nei paesi alpini ed appenninici), è la più importante ricorrenza rituale dei SAMI: la cerimonia si svolge con uomini e donne che si identificano con quest'animale, il quale viene ringraziato per non aver ucciso nessuno durante le battute di caccia. I SAMI appartengono ad un'etnia che in tempi remoti doveva essere estesa molto più a sud, non sembrano avere legami con altre popolazioni europee e nemmeno con gruppi mongolici: sono biondi, piccoli di statura, hanno gli occhi generalmente azzurri o grigi; sono considerati come un'antica stirpe artica rimasta isolata. Il CULTO DELL'ORSO riveste un ruolo fondamentale anche in una regione che è considerata la culla dello SCIAMANESIMO, la SIBERIA, presso il popolo dei TUNGUSI. Nella CAVERNA DI MORNOVA, in SLOVENIA (dove sono stati trovati numerosi reperti risalenti al periodo PRE-AURIGNAZIANO, più di 40.000 anni fa, e riferibili all'UOMO DI NEANDERTHAL), la mascella inferiore mancante di un orso è stata trovata in una nicchia; allo stesso modo, sulle ALPI AUSTRIACHE, presso la CAVERNA DI SALZHOFEN, i teschi di orso vennero depositati in una nicchia nella parete più interna della caverna e ricoperti da uno spesso strato di carbone; le analisi del DNA hanno stimato un'età di 40.000 anni; vicino a ciascun teschio giacevano ordinatamente alcune ossa d'orso orientate da est a ovest. Presso la CAVERNA DI FURTINS, a Saône-et-Loire, in FRANCIA, sette teschi di orso furono trovati disposti circolarmente su una lastra di pietra. Così, crani di URSUS SPELEUS e ossa degli arti erano esposti con inconfondibile attenzione religiosa nelle parti più remote e più oscure delle caverne recanti le tracce degli insediamenti più antichi.
FOTO: il teschio dell'orso nel sancta sanctorum della caverna di Chauvet, posizionato su un altare di pietra, risalente a 36.000 anni fa.
FOTO: Lapponi (o Sami) finlandesi in abito tradizionale. La loro tradizione sciamanica è fra le più antiche del mondo.
FOTO: immagine dei primi del '900 di una famiglia lappone (o Sami) : antica stirpe europea; abitano Scandinavia, Norvegia, Finlandia, Federazione Russa. In tempi remoti erano estesi molto più a sud, non hanno legami con altre etnie europee e nemmeno con gruppi mongolici: sono biondi, piccoli di statura, eredi di una grande tradizione sciamanica.
FOTO: Sciamano degli Evenki (o Tungusi) nativi della Siberia durante un rituale.
Uno dei siti più sorprendenti riguardo ad un probabile CULTO DELL'ORSO, è la CAVERNA DI DRACHENLOCH (letteralmente "Buco del Drago"), in SVIZZERA, dove sono stati ritrovati almeno 30.000 scheletri di orso accanto a reperti di selce risalenti all'era MUSTERIANA (che comprende un periodo da 300.000 a 30.000 anni fa); alcune ossa dei plantigradi furono trovate stipate in "casse" di pietre scavate nel terreno, e ricoperte da spessi strati di carbone, datato a circa 50.000 anni fa. Il 7 luglio 1917, le ossa furono scoperte e portate giù nella valle dall'insegnante THEOPHIL NIGG di VATTIS e dal suo figlio di 9 anni, TONI NIGG. Lo stesso giorno, questi risultati vennero inviati a San Gallo dal curatore Dr.EMIL BACHLER, che li identificò come ossa di URSUS SPELAEUS. Il deposito nella grotta rivelò contenere un numero immenso di resti di orso delle caverne, tra cui diversi teschi ben conservati e ossa complete degli arti. Con sua sorpresa, BACHLER si rese conto che i teschi e le ossa non erano affatto sparsi a casaccio, al contrario, sembravano essere orientati rigidamente in certe direzioni preferite. Un cranio aveva un femore che gli penetrava la guancia, un accordo che Bächler pensava possibile solo se il femore fosse stato girato mentre veniva spinto all'interno. Si pensò dunque che tutte queste combinazioni non potessero essere naturali, e venne proposta la conclusione che la CAVERNA DI DRACHENLOCH fosse la più antica testimonianza di un CULTO DELL'ORSO risalente ad epoche remotissime. Ma nel sito non sono stati trovati strumenti di selce, nemmeno ossa bruciate o segni di macellazione sulle stesse. Ci sono solo tracce di alcuni focolari, che indicano che un visitatore occasionale o un gruppo hanno fatto una breve sosta. Qualunque prolungata permanenza si sarebbe certamente riflessa nella presenza di numerose selci, ma nulla di tutto ciò.
FOTO:i teschi d'orso stipati in fosse sotterranee della caverna di Drachenloch, Svizzera. Gli strati di carbone con cui furono ricoperti è datato 50.000 anni ed è attribuito agli uomini di Neanderthal. Leggi il paragrafo qui sopra.
FOTO: il paesaggio visto dall'ingresso della caverna di Drachenloch, Svizzera, descritta nel paragrafo qui sopra.
Insieme alla scoperta di BACHLER, teschi di orso furono trovati da ANDRE' LEROI GOURHAN disposti in un cerchio perfetto in SAONE ET LOIRE: in questo sito, ad un livello attribuito al PALEOLITICO INFERIORE (terminato 200.000 anni fa) vennero ritrovati reperti in selce scheggiati assieme a resti di pietra focaia trasportata. Secondo l'antropologa INA WUNN, l'ipotesi di un CULTO DELL'ORSO è alquanto improbabile, perchè se i NEANDERTHAL veneravano gli orsi, allora se ne drovrebbero trovare tracce anche negli insediamenti in cui essi svolgevano la loro vita quotidiana. Ma anche quest'osservazione sembra opinabile, in quanto si potrebbero portare ad esempio le opere pittoriche del PALEOLITICO, le quali, come descritto molte volte, non si trovano mai nell'antro d'ingresso, ma nelle più inaccessibili profondità delle caverne; questo per mettere in evidenza il fatto che, quanto più si considerava "sacro" qualcosa, tanto più lo si teneva lontano da occhi profani. Questo valeva verosimilmente tanto per gli UOMINI DI CRO MAGNON, quanto per i NEANDERTHAL, i quali furono anch'essi, al pari dei primi, nostri antenati e progenitori. INA WUNN sostiene che il singolare posizionamento delle ossa degli orsi, fu dovuto a fattori come il vento o le sedimentazioni delle acque, e che i numerosi scheletri ivi trovati sarebbero la conseguenza di un'assidua presenza degli orsi che usavano quei luoghi come rifugio invernale e che, per qualche sconosciuto motivo, vi trovavano la morte. Ma non fu dello stesso parere, nel lontano 1917, lo stesso scopritore dei reperti di DRACHENLOCH, l'archeologo EMIL BACHLER, convinto di avere le prove dei cerimoniali di questo culto. Queste due posizioni divergenti però devono suscitare una riflessione che sorge spontanea: se questo culto fosse esistito, si può supporre che 30.000 orsi delle caverne siano stati sacrificati nel sito di DRACHENLOCH? Se così fosse potrebbe essere avvalorata l'ipotesi dell'estinzione dell'ORSO DELLE CAVERNE per mano dell'UOMO DI NEANDERTHAL? Se ciò fosse vero, le cose potrebbero essere andate in questo modo. Ma come possiamo conciliare l'esistenza dell'uomo primordiale, imperniata sul mantenimento di un profondo equilibrio fra le forze che governano il Cosmo, con quello che si potrebbe considerare un "parossismo" ideologico o religioso che, per sua stessa natura, si adatta piuttosto ad epoche storiche conosciute e a società fortemente gerarchizzate? Come al solito, quando proviamo a visualizzare le cause di eventi accaduti nella più lontana preistoria, cediamo alla tentazione di usare il nostro metro di misura, e ciò accade perchè abbiamo smarrito ormai da millenni il contatto con la realtà e con il linguaggio della Terra. Forse questo fantomatico CULTO DELL'ORSO, e la sistemazione non casuale dei crani a partire dalla CAVERNA DI CHAUVET, consisteva in un recupero rituale degli scheletri degli orsi, che per qualche ragione morivano negli antri sotterranei, forse per accidenti sopraggiunti durante il letargo invernale. O forse davvero sarebbe avvenuto il sacrificio rituale di un orso in determinati periodi, ma certamente non nelle misure a cui fanno pensare i ritrovamenti della caverna di DRACHENLOCH, se poi dobbiamo confrontare questa alla GROTTA DEGLI ORSI, in ROMANIA, dove sono stati scoperti 140 scheletri di questi animali, probabilmente morti assieme dopo essere rimasti intrappolati da una frana che ne ostruì l'ingresso. Per qualche motivo, questi animali estinti di cui non possiamo conoscere le abitudini, si raggruppavano nelle caverne e lì molto spesso vi morivano.
FOTO: Caverna dell'Orso, Romania. Uno dei 140 scheletri d'orso ritrovati in questa grotta.
Un ancestrale CULTO DELL'ORSO è un'ipotesi molto affascinante, a cui pochi hanno saputo resistere, ma i numerosi siti in cui teschi e ossa sono stati trovati, alla luce di un'analisi più accurata non emergono dettagli di alcun intervento umano, nè prima, nè dopo la morte degli orsi, e le cause naturali sono sufficienti a giustificare l'accumulo dei reperti. Anche l'abate HENRI BREUIL, antropologo, si lasciò suggestionare da questo mitico scenario, asserendo che durante l'era MUSTERIANA vi fossero rituali sacrificali con protagonista l'orso, e definì il sito di PETERSHOHLE in GERMANIA come un ciborio paleolitico, per il fatto che cinque teschi di orso vennero trovati in nicchie nelle pareti della caverna, assieme a molte altre ossa, che successivamente si è scoperto essere stati trasportati dall'acqua.
FOTO: la caverna di Petershole in Germania, nella quale molti studiosi ritengono si siano svolti rituali sacrificali legati al culto dell'orso, descritta qui sopra.
Nel giudicare la presenza dell'orso nei luoghi frequentati dai nostri antenati, ci lasciamo spesso suggestionare dai parallelismi che ci vengono alla mente pensando ai riti sacrificali AINU, o alla sacralità da cui era pervasa la figura dell'orso nella cultura sciamanica siberiana, assieme a tutte le ricorrenze cerimoniali che vedono protagonista quest'animale ancora oggi nelle valli europee, delle quali abbiamo trattato precedentemente. Certo, l'orso è raffigurato spesso sulle pareti delle caverne, ma assieme ad altri animali; vi sono almeno 100 raffigurazioni di orso finora conosciute nell'ARTE PALEOLITICA, ma tutte fanno pensare a scenari di caccia, non sacrificali. Ciò non esclude che sia esistita una forma settaria di culto, riguardante l'orso, tramandata nel corso dei millenni da popolazioni rimaste isolate come gli AINU, ma è molto più probabile che agli albori di questo rituale (com'è successo per ogni tradizione sapienziale) esso abbia avuto una valenza puramente simbolica ed evocativa, poi "decaduta" e tradotta in pratiche effettive.
L'orso raffigurato presso la GROTTA DI TROIS FRERES, in FRANCIA, appare come ferito da molte lance e sembra che dalla sua bocca esca del vomito di sangue; dai tratti del muso è considerato un ORSO BRUNO (URSUS ARCTOS), poichè l'ORSO DELLE CAVERNE, vegetariano, aveva un profilo più arrotondato, simile al muso di un maiale. Nella GROTTA DI SANTIMAMIFIE, in SPAGNA, vicino a Santander, si trova una raffigurazione simile a quella sopra descritta; due teste di profilo sono state trovate a LASCAUX e LA MADELEINE; una figurina di orso come monile da appendere al collo e una piccola testa in argilla sono venute alla luce nella caverna di ISTURITZ, sui Pirenei, e tutte rappresentano in modo chiaro i tratti di un orso bruno.
FOTO: ricostruzione di un graffito presso la caverna di Troi Freres, Ariege, Francia, che ritrae un orso ricoperto di segni simbolici, dalla bocca del quale sembra uscire del sangue, risalente a 15.000 anni fa.
L'orso della CAVERNA DI LES COMBARELLES (Dordogna, Francia), dove sono state trovate 600 raffigurazioni di un epoca fra 13.000 e 11.000 anni fa, sembra procedere lento ed affaticato, ricoperto di segni che paiono (ma è solo un'ipotesi) essere lance, e mostra tratti di URSUS SPLELAEUS. L'archeologo ALEXANDER MARSHACK (1918-2004) notò che le raffigurazioni vennero ripassate diverse volte nel corso dei millenni in cui la grotta fu frequentata; ciò può indicare lo svolgimento di rituali propiziatori, durante i quali venivano richiamati all'immaginazione gli avvenimenti desiderati allo scopo di influire psichicamente sulle energie cosmiche. Presso la GROTTA DI MONTESPAN, sui PIRENEI francesi, nel 1923 venne scoperta, dallo speleologo NORBERT CASTERET, una scultura raffigurante un'orso modellata nell'argilla fresca, priva della testa, a grandezza naturale, lunga 1,2 metri, datata 20.000 anni. Si suppone fosse originariamente rivestito con la pelliccia di un orso, e dalla sua testa imbalsamata fissata al suo posto su un bastone di legno: questo perchè fra le zampe anteriori della scultura si trovava il teschio dell'animale oggetto del cerimoniale. La scultura è tutta ricoperta di fori evidentemente provocati da lance. Rituali propiziatori di questo genere si possono osservare tutt'oggi presso molte popolazioni indigene, come gli ABORIGENI australiani o il popolo dei NIVKI, presso il fiume AMUR, in RUSSIA, formato da circa 5.000 individui. Lo studioso LOTHAR ZOTZ (1899-1967), affermava esserci stata una fase preistorica incentrata sulla caccia all'orso, rafforzando le teorie di BACHLER e BREUIL.
FOTO: incisione in cui si nota il profilo di un orso che procede stancamente, mentre sul suo corpo sono state tratteggiate delle linee verticali, dalla caverna Le Combarelle, les Eyzies de Tayac, Dordogna (datazione: 13.000 anni).
FOTO: l'orso d'argilla della caverna di Montespan, Alta Garonna, Francia del sud-ovest, datato 20.000 anni; in questa ricostruzione è stata tratteggiata la testa dell'animale, che probabilmente consisteva in un cranio di orso sorretto da un bastone.
FOTO: donna appartenente al popolo Nivkh, sulle rive del fiume Amur, Russia, descritto nel paragrafo qui sopra.
FOTO: statuette lignee raffiguranti entità o spiriti guida del popolo Nivkh, sulle sponde del fiume Amur, Russia, di cui si tratta nel paragrafo qui sopra.
Gli ORSI DELLE CAVERNE soggiornavano negli antri più profondi durante la stagione invernale andando in ibernazione, cioè rallentando le funzioni vitali fino a raggiungere uno stato di morte apparente. E' probabile che durante questo lungo letargo, della durata di molti mesi, gli esemplari più deboli, i quali non erano riusciti ad accumulare un sufficiente deposito di grasso per il proprio metabolismo, non riuscissero a sopravvivere e morissero nel sonno. Questo il motivo per cui sono stati scoperti numerosi scheletri all'interno delle grotte, i quali, ricordiamo, non presentano alcuna traccia di manomissione con attrezzi di selce o altro, e furono trovati in gran numero anche presso la GROTTA DELL'ORSO in ROMANIA (sito in cui non vi sono tracce di presenza umana). Molti scheletri presentavano quelle che dovevano essere le particolari malattie a cui era soggetta questa specie: fra queste il rachitismo (dovuto a scarsità di luce solare), e osteoartrite, che potevano costituire fattori invalidanti.
L'ORSO DELLE CAVERNE EUROPEO, diversamente dall'ORSO BRUNO, era vegetariano, e nonostante la mole era un animale innocuo e pacifico, che poteva dimostrarsi aggressivo solo in presenza di minacce serie a sè stesso o alla sua prole. I cuccioli di orso nascono ciechi e immaturi, privi di peluria e la loro sopravvivenza dipende unicamente dalle cure della madre. In genere, l'ORSO è un animale riservato, che si tiene ben lontano da qualsiasi cosa possa disturbare la sua quiete. In presenza di bisonti, mammuth e altra cacciagione, bisognerebbe comprendere quale poteva essere il motivo per cui proprio l'ORSO doveva finire sotto il tiro dei cacciatori paleolitici: probabilmente per l'abbigliamento di pelliccia indispensabile nell'era glaciale, per i denti come amuleti, o per le ossa che con la loro robustezza potevano fungere da attrezzi da scavo o altro. Probabilmente le comunità umane si contendevano i ripari delle caverne con l'orso, ma anche questa è un'ipotesi molto lacunosa.
Gli OROQEN, o "popolo delle renne", sono un gruppo etnico nativo della MONGOLIA la cui economia si basa sulla caccia alla renna, ed occasionalmente, un tempo, venivano effettuate battute di caccia all'orso: impresa difficilissima, per la quale venivano usate armi che non potevano evitare il pericolo mortale per il cacciatore stesso. L'ultimo SCIAMANO degli OROQEN morì nel 2000; era nato nel 1927 e si chiamava CHUONNASUAN. Per i TUNGUSI, nativi della SIBERIA e famosi per la loro antichissima tradizione sciamanica, lo spirito dell'ORSO pervadeva tutta la foresta ed ascoltava ogni allusione che lo riguardasse; per questo era preferibile non nominarlo invano, o usare altri termini in luogo del suo nome.
FOTO: Chounnasuan (1927-2000) sciamano degli Oroqen (Popolo delle renne, Cina), in una foto di Richard Noll del 1994. Il suo nome è onomatopeico e richiama il verso di un particolare uccello della regione. Apparteneva ad una potente stirpe di sciamani Manyagir.
FOTO: uno Sciamano Tungusi, Siberia. I Tungusi (o Evenki) ereditano la più antica tradizione sciamanica del mondo.
L'Orso come animale totemico
Se un'ancestrale CULTO DELL'ORSO vi fu, fin dai tempi dei nostri antenati neanderthaliani, esso, ai suoi primordi, non doveva riguardare esclusivamente la caccia, il semplice timore che questo imponente animale doveva suscitare, nè tantomeno le contese per il possesso delle caverne, ma piuttosto concerneva le corrispondenze profondamente spirituali che esso comunicava attraverso la sua esistenza e le sue caratteristiche: l'ORSO si ritirava per tutto l'inverno nelle profondità delle caverne, calandosi in un freddo vuoto simile a quella dimensione al di là del tempo e dello spazio evocata di miti degli SCIAMANI ABORIGENI in AUSTRALIA, e chiamata "TEMPO DEL SOGNO"; mediante quest'esigenza naturale, l'ORSO comunicò all'uomo la sua capacità di morire e rinascere molte volte, e la capacità introspettiva che proviene dal silenzio, dalla solitudine e dall'oscurità degli antri sotterranei, dove le energie della Terra fluiscono indisturbate attraverso il corpo e la mente. Questa necessità esistenziale conferisce all'orso un'aura di mistero, un linguaggio soprannaturale, e una forza purificatrice. L'ORSO, infatti, appartiene a due mondi: il mondo reale e la dimensione dell'ALTROVE, nella quale purifica le sue energie, raccoglie le sue forze, disgrega tutti i pesi accumulati nella stagione precedente, per rinascere in una nuova primavera, come uno SCIAMANO. In qualità di ANIMALE TOTEMICO l'ORSO ci comunica un messaggio importante: la nostra forma appartiene alla realtà visibile, ma le nostre radici provengono dal mondo dell'invisibile, delle energie sottili, della dimensione onirica degli elementi "in potenza", e a questa dimensione dobbiamo dare la giusta importanza ed il giusto tempo della nostra esistenza, poichè essa è altrettanto reale di ogni ambiente, oggetto, forma e avvenimento incontrato sul nostro sentiero. L'ORSO ci insegna un'altra qualità fondamentale per divenire individui compiuti: la capacità introspettiva, legata alla ricerca della solitudine e dell'isolamento da tutto ciò che può disturbare l'ascolto dell'interiorità e delle potenze soprannaturali. L'ORSO incarna anche il concetto di estrema aggressività unita ad autocontrollo e fierezza: infatti la sua non è una ferocia gratuita, ma si accende soltanto in presenza di reali minacce alla sua vita o a quella della sua prole; inoltre l'ORSO DELLE CAVERNE era esclusivamente vegetariano, ciò lascia supporre che fosse un animale mite ed inoffensivo. Infine l'ORSO ha molte similitudini comportamentali con l'uomo: i suoi atteggiamenti sono a volte paragonabili ai nostri, al punto che i TUNGUSI della SIBERIA, fra molti altri appellativi, lo chiamano anche "grande bambino". Con il declino di quello che doveva essere un vasto sapere universale, le cui radici affondano in epoche talmente remote da essere sepolte dal tempo, l'antica ritualità simbolica ed introspettiva decadde in riproduzioni concrete del processo psicologico.
FOTO: donne appartenenti alle antiche stirpi paleo-siberiane; per ciò che riguarda questa foto, non sono sicura se si tratta di Evenki o Kamchatka, entrambe tribù siberiane.
TERIANTROPIA ED ESTASI SCIAMANICHE
Gli archeologi LEWIS WILLIAMS (nato nel 1934) e JEAN CLOTTES (1933) studiarono a fondo le pitture rupestri presso le grotte franco-cantabriche, riproponendo l'origine sciamanica dell'arte paleolitica nel loro libro "Les chamanes de la prehistoire. Transe et magie dans les grottes ornèes" (1996). Gli animali raffigurati all'interno delle caverne, seguono le forme, le incavature, le sporgenze della roccia, aggiungendo loro un significato: si pensi al cavallo di PECH MERLE (25.000 anni fa), dipinto approfittando di una sporgenza rocciosa simile ad un muso; o quello della CAVERNA DI RUFFIGNAC (13.000 anni fa) dove la testa del cavalluccio è perfettamente integrata con un'insenatura rocciosa che funge da orecchio.
FOTO: un esempio di integrazione alla conformazione della roccia nell'immagine del cavallo della caverna di Rouffignac, Dordogna, presso il comune di Saint Cernin de Reilhac, Francia, risalente a circa 13.000 anni fa. Questo stile appartiene ad una tradizione durata decine di migliaia di anni.
FOTO: i cavalli della grotta di Pech Merle, Valle del Celèe, comune di Cabrerets, Francia, risalenti a 25.000 anni fa; uno di essi è stato dipinto approfittando della conformazione della roccia.
L'Uomo-Bisonte sulla stalattite della Camera finale della caverna Chauvet
Nella CAVERNA DI CHAUVET (36.000 anni fa) uno sperone di roccia è servito alla raffigurazione dell'UOMO BISONTE e della DONNA LEONE, dove i particolari zoomorfi e quelli umani si confondono come in una visione onirica o in un'illusione ottica, in quella che dovrebbe essere una delle più antiche immagini di TERIANTROPO (ibrido uomo-animale) finora conosciuta: se ci si concentra sulla figura dell'uomo, essa sembra emergere integrata alla figura del bisonte cornuto che sporge da un lato della roccia, la cui gobba è ripiegata a formare un addome umano, che termina con una gamba dalle fattezze umane, con il ginocchio ripiegato. Se ci si concentra sulla figura del leone delle caverne, lo si vede avanzare davanti al bisonte, e anch'esso terminare con quella che sembra una gamba umana. Se ci si concentra sulla figura della donna, si nota che il grande triangolo pubico centrale è affiancato ai lati dalle gambe rispettivamente del bisonte e del leone (nella forma di TERIANTROPI), in modo che le gambe semiumane dei due animali formano, nella parte centrale, l'immagine dei fianchi e del pube di una donna. La sala in cui si trova quest'immagine mitica è stata denominata "CAMERA FINALE", perchè si trova negli antri più profondi della caverna, luogo in cui, presumibilmente, erano celebrati rituali iniziatici. Le opere sono state eseguite a carboncino, ricavato dalle braci di pino silvestre. Lo studioso GREGORY CURTIS (1944), autore di "The Cave Painters: probing the mysteries of the world's first artists" (2007), avanza l'ipotesi che la raffigurazione ibrida uomo-bisonte-donna-leone della SALA FINALE della caverna CHAUVET, sia antesignana del mito greco del MINOTAURO, figlio del TORO DI CRETA e della regina cretese PASIFAE, il quale aveva forma ibrida e mostruosa, nato per volontà del dio del mare, POSEIDONE, che in questo modo volle punire il RE DI CRETA, MINOSSE. MINOSSE non era molto apprezzato dai suoi concittadini, poichè non era discendente del suo predecessore ASTERIONE, ma di ZEUS, il padre degli dèi. MINOSSE si fece inviare un bellissimo TORO SACRO dal dio POSEIDONE, promettendo che sarebbe stato sacrificato in suo onore; ma in seguito lo stesso MINOSSE, considerata la bellezza dell'animale, decise di sacrificarne un altro a POSEIDONE, che si irritò. POSEIDONE, per vendicarsi dell'affronto, suscitò una mania nella mente della regina PASIFAE, la quale si innamorò follemente del TORO, unendosi carnalmente ad esso; da ciò la nascita dell'ibrido. Quando CRETA sconfisse ATENE, quest'ultima fu costretta a pagare l'insopportabile tributo di offrire in sacrificio al mostro ogni anno sette fanciulli e sette fanciulle. Se osserviamo le raffigurazioni del MINOTAURO che ci provengono dalle kylix e dall'arte vascolare dell'ANTICA GRECIA, non possiamo fare a meno di cogliere il paragone con l'immagine del MINOTAURO della caverna di CHAUVET! Il prof. GREGORY CURTIS paragona lo spettacolo dei giovani cretesi che saltano in groppa ai tori nei dipinti del PALAZZO DI MINOSSE alla manifestazione della corrida in SPAGNA, aggiungendo che queste tradizioni vengono perpetuate proprio nei territori in cui c'è la più alta concentrazione di siti paleolitici d'arte rupestre. Manifestazioni simili alla corrida (TAUROMACHIA) erano praticate nell'ETA' DEL BRONZO, non solo in SPAGNA, ma presso molte popolazioni mediterranee. Dobbiamo anche ricordare che il CULTO DEL TORO SACRO era presente presso le più importanti civiltà antiche, dall'ANTICO EGITTO con il sacrificio del toro APIS, a BABILONIA (il dio babilonese MARDUK era chiamato TORO DI UTU), dai miti VEDICI al MITRAISMO, dal NEOLITICO all'ETA' DEL BRONZO, il sacrificio del TORO è un filo rosso che unisce le tradizioni e i culti iniziatici delle più grandi culture, collegato a quello della DEA MADRE (la Terra): il TORO, infatti, rappresentava la forza vitale e indomabile della Natura. La sua uccisione aveva un valore di rigenerazione cosmica, ma anche un significato più profondo e spirituale di dominio sulle stesse energie cosmiche. Come per l'UOMO-BISONTE di CHAUVET, i miti e le tradizioni che per decine di migliaia di anni hanno accompagnato l'umanità, condivise universalmente, possono mutare forma, nomi, storie, ma accompagneranno sempre l'uomo nel suo cammino evolutivo.
FOTO: il teriantropo-Minotauro sulla stalattite della Camera Finale della caverna di Chauvet, Pont d'Arc, Ardeche, Francia, risalente a 36.000 anni fa.
FOTO: kylix greca raffigurante il Minotauro, conservata al British Museum, 515 a.C.; diametro: 33 cm., ceramica. Da confrontare con l'immagine della caverna Chauvet qui sopra.
FOTO: Tauromachia in affresco del Palazzo di Cnosso (Creta), 2000 a.C. Affrontare il toro significa in senso lato dominare le energie caotiche mediante la forza interiore, derivata dal superamento della paura: questa tradizione può avere origini sciamaniche nel Paleolitico Superiore.
FOTO: il Toro Apis, statua in diorite, Egitto, 400 a.C., Museo di Cleveland.
FOTO: affresco con il dio Mithra che uccide il Toro, dal Mithraeo di Napoli, II secolo d.C. Il sacrificio del toro simboleggiava la rigenerazione cosmica, e il passaggio ad una nuova era, in quanto il toro da sempre incarna le energie ctonie e il potere della Natura in relazione alle energie univrsali.
FOTO: Toro: dipinto da abitazione neolitica del sito di Catalhuyuk, in Turchia, datato 8000 anni. Largo: circa 1 m. e 50 cm. Fin dalla preistoria il TORO SACRO ha incarnato il concetto delle forze ctonie e della loro sublimazione. Le sue corna sono simboli di integrazione sole-luna.
FOTO: statua colossale di Nabu, divinità dalle corna taurine mesopotamica, figlio di Marduk, considerato dio della scrittura e della saggezza. Dalla città di Ninive, VIII secolo a.C., Museo dell'Iraq.
In un articolo del 1988, "The Signs of All Times", scritto con l'antropologo THOMAS DOWSON, l'archeologo DAVID LEWIS WILLIAMS (nato nel 1934) esplora quello che definisce "un ponte neurologico" per l'età della pietra antica. Gli autori sostengono che modelli neurologici predeterminati nel cervello aiutano a comprendere il significato profondo delle opere artistiche della più remota preistoria. Questo l'incipit dell'articolo citato sopra:
"L'interpretazione dei segni geometrici nell'arte del Paleolitico superiore è ostacolata dall'assenza di etnografia direttamente rilevante e dall'impossibilità logica di indurre il significato dai dati numerici dell'arte parietale. Questo documento affronta i segni costruendo un modello neuropsicologico dell'apprensione dei fenomeni entoptici in tre fasi di alterazione della coscienza. L'utilità del modello viene valutata applicandola a due siti conosciuti dell'arte rupestre sciamanica, SAN (BOSCIMANI) e SHOSHONEAN COSO. Viene quindi applicato all'arte mobile e parietale del Paleolitico superiore per dimostrare che questa arte era anche associata a stati alterati di coscienza. Alcune delle implicazioni di questa conclusione per comprendere il significato di elementi entoptici, il diverso contesto dell'arte del Paleolitico superiore, la co-occorrenza di segni e arte figurativa e le origini dell'arte sono brevemente considerate". ("The sign of all times"- di Thomas Dowson e David Lewis Williams)
"I segni sono piccole cose misurabili, ma le interpretazioni sono illimitate". (GEORGE ELIOT, scrittrice britannica, 1819-1880)
Si può quindi supporre che gli stati alterati di coscienza (fossero indotti da sostanze o da auto-suggestione) causassero una profonda identificazione con il carattere dell'animale evocato, o con le forze cosmiche che accorrevano al richiamo dello SCIAMANO. Un'invocazione talmente profonda e suggestiva che il soggetto poteva cadere in uno stato di trans tale da dimenticare sè stesso, e divenire tutt'uno con la forza evocata. Questo rituale di identificazione ed "invocazione" (prendere dentro di sè) è antico quanto l'uomo, e perdurò per decine di migliaia di anni, per accennare soltanto alle seppur antichissime ere che hanno potuto essere testimoniate da pochi frammenti artistici.
FOTO: petroglifi di Coso Mountain, Shoshone, Sierra Nevada, California, deserto del Mojave. Quest'arte rupestre appartiene alla tribù nativa Coso e risale ad almeno 1.000 anni fa.
FOTO: figure umane in arte rupestre San (Boscimani) in Namibia. Questi ripari sotto roccia ospitano opere risalenti da 6.000 a 2.000 anni fa.
Lo Sciamano della caverna di Fumane
La più antica raffigurazione di TERIANTROPO oggi esistente si trova presso le CAVERNA FUMANE, nel nord-ovest di VERONA. Le pitture rupestri rinvenute in questo sito potrebbero essere le più antiche del mondo, ma, soprattutto, rappresentare la più ancestrale raffigurazione umana, anche se non si tratta proprio di una figura umana, ma di un ibrido, come trasmesso da decine di migliaia di anni nella tradizione artistica e culturale preistorica. Il TERIANTROPO di VERONA è interamente dipinto in ocra rossa, e sembra che le lastre di roccia su cui è raffigurato siano precipitate dalla volta della caverna mescolandosi con i sedimenti del suolo, che sono stati in un primo momento datati ad almeno 36.000 anni fa. Ma se il frammento di roccia si trovava all'inizio sul soffitto, come pare probabile, allora il dipinto potrebbe essere parecchie migliaia di anni più antico di ciò che risulta dalle analisi al radiocarbonio. E questo è anche il motivo dell'enorme interesse che suscita, perchè se così fosse, esso ci comunicherebbe un messaggio ben più remoto di quanto possiamo immaginare, ben più antico di 36.000 anni. Recenti dati cronologici dimostrano che un'età compresa tra 43.000 e 40.500 anni fa sarebbe più probabile; dunque risalirebbe all'ERA AURIGNAZIANA. Queste conclusioni sono state tratte dallo studio dell'OCRA ROSSA usata per la pittura, lo stesso tipo di materiale presente in genere in tutta l'arte parietale paleolitica. Accanto alla figura del TERIANTROPO-SCIAMANO, in posizione verticale, è raffigurato quello che sembrerebbe un animale con più di 4 zampe (sembra, ma è solo una mia impressione, che il tratto di altre due zampe sia smarrito, forse a causa di scheggiature sul frammento). Il TERIANTROPO, dal canto suo, presenta sulla testa delle corna che sembrano di alce; le braccia formano una croce rispetto al busto, le gambe (togliendo le parti mancanti o consunte) sembrano piegate come se la figura stesse danzando. Dall'addome esce una protuberanza non identificabile. Complessivamente è talmente stilizzato che potrebbe essere considerato quasi un simbolo. Altri frammenti dipinti sono stati ritrovati nella grotta, fra cui uno recante quello che dovrebbe essere un quadrupede, ma con due zampe in più, questa volta molto più evidenti rispetto a quello accanto alla figura dello SCIAMANO.
FOTO: il teriantropo-sciamano della caverna di Fumane, Verona, descritto nel paragrafo qui sopra, risalente ad almeno 43.000 anni fa.
FOTO: ingresso della grotta di Fumane, Verona, descritta nel paragrafo qui sopra.
L'Uomo-Leone di Holenstein Stadel
La straordinaria statuetta in avorio di mammuth dell'UOMO-LEONE di HOLENSTEIN STADEL, in GERMANIA, appartiene allo stesso periodo del TERIANTROPO DI FUMANE ed è più antica di almeno di almeno 5.000 anni rispetto ai dipinti della CAVERNA DI CHAUVET: la datazione gli attribuisce un'età di almeno 41.000 anni, e questo eccezionale capolavoro preistorico non può fare a meno di suscitare innumerevoli parallelismi ed ipotesi riguardanti la sua correlazione con miti e reminiscenze d'epoca storica. Descriviamo innanzitutto il manufatto: scoperto nel 1939 dallo studioso ROBERT WETZEL all'interno della caverna di HOLENSTEIN STADEL (sito con insediamenti d'epoca AURIGNAZIANA, nella VALLE DEL LONETAL, sulle ALPI SVEVE, in GERMANIA); è stato ricavato da avorio di mammuth; è alto quasi 31 cm. Ritrovato in frammenti, è stato ricomposto. Una statuetta simile, ma di dimensioni inferiori, è stata scoperta presso la CAVERNA DI HOLE FELS (che si trova nello stessa vasta area delle caverne di VOGELHERD, HOLENSTEIN STADEL, GEISSENKLOSTERLE); è alta soltanto 4 cm, ed era verosimilmente un oggetto da viaggio, che i cacciatori indossavano come amuleto; il manufatto di HOLE FELS è molto approssimativo, e solo per paragone si è potuto supporre cosa volesse rappresentare. La statuetta di HOLENSTEIN STADEL, al contrario, date le sue misure eccezionalmente grandi per quel che riguarda i manufatti paleolitici, non fu creata come oggetto trasportabile, è intagliata nell'avorio in modo molto accurato; il muso del leone non è affatto minaccioso, ma ha un'espressione tranquilla; il corpo è ibrido uomo-leone, in posizione eretta; nella parte superiore delle braccia reca incise sei tacche; al posto delle mani dalle braccia pendono due ampie zampe di leone. L'archeotecnico WULF HEIN ha sperimentato la creazione di quest'opera con strumenti di selce, ed il risultato fu che per terminare il lavoro sono necessarie più di 370 ore di lavoro! E' chiaro, a questo punto, che il manufatto rappresentava un preziosissimo oggetto di culto, plasmato da un artista altamente specializzato (e ce ne dovevano essere interi gruppi a quell'epoca, ai quali era assegnato l'importante compito di dare forma ai luoghi dello spirito. Questi artisti erano grandi iniziati e SCIAMANI. Inoltre, questa statuetta non si trovava negli antri d'ingresso alla caverna, ma (come per le più importanti opere pittoriche del PALEOLITICO) nel più profondo ed impenetrabile antro della caverna di HOLENSTEIN STADEL, un luogo in cui gli uomini si potevano avventurare soltanto per scopi rituali ed iniziatici. Osservando le fattezze del personaggio, gli esperti sono concordi nell'affermare che non si tratti semplicemente di un uomo con una maschera da leone, ma della rappresentazione di una METAMORFOSI, di una TRASFORMAZIONE SCIAMANICA nelle qualità psichiche dell'animale e dell'assunzione del suo potere! L'iconografia di questo straordinario manufatto presenta delle forti similitudini con l'arte egizia e sumera, e riporta alla mente le antiche divinità d'epoca storica. Alcuni paragonano l'UOMO LEONE di HOLENSTEIN STADEL ad un AVATAR della divinità vedica VISNU', come abbiamo esposto nel paragrafo "L'EREDITA' SCIAMANICA NELLA MITOLOGIA E NELLA RITUALITA' D'EPOCA STORICA". C'è un'altro dubbio che assale gli esperti: si tratta davvero di un UOMO LEONE, oppure, come ipotizza la studiosa di preistoria ELIZABETH SCHMID evidenziando certe fattezze tipicamente femminili, si trattava di una DONNA LEONE, i cui seni, applicati in un secondo tempo, sono andati perduti? Infatti, a sostegno di questa tesi, c'è la forma del pube della statuetta, che riconduce al tipico stile con cui veniva generalmente rappresentato questo particolare anatomico, inoltre si nota come il passaggio dalle cosce alle natiche sia compatibile con l'anatomia femminile. ELISABETH SCHMID, a questo proposito, ha creato un modello di plastilina che raffigura il soggetto con i seni pieni. In ogni modo, oggi la famosa statuetta che richiama il potere del grande felino, è conosciuta come UOMO-LEONE. Forse non dovremmo giudicare l'arte paleolitica attraverso la lente dei pregiudizi accumulati in questi ultimi millenni, e certamente in epoca ancestrale non vi era una netta distinzione fra i sessi e divisione di ruoli, come suggerisce l'antropologo DEAN SNOW (nato nel 1940), del "Department of Anthropology of the Pennsylvania State University: "Nella maggior parte delle società di cacciatori - raccoglitori, sono gli uomini che si occupano della caccia, ma molto spesso sono le donne che trasportano le prede al campo, per questo sono molto attente ai risultati della caccia”, ha detto SNOW - “Fuori, a caccia di bisonti, non c’erano solo maschi”.
FOTO: l'uomo-leone (teriantropo) di Holenstein Stadel, datato 41.000 anni. Altezza: 29 cm., avorio di mammuth, descritto nel paragrafo qui sopra.
FOTO: confronto fra l'uomo-leone di Holenstein Stadel (a destra) e quello di Hole Fels, alto appena 4 cm., sempre in avorio di mammut (a sinistra).
L'Uomo-Bisonte di El Castillo
Un'immagine in tutto simile all'UOMO-BISONTE della caverna di CHAUVET, è quella che si può osservare dipinta in carboncino su uno spuntone di roccia presoo la CAVERNA DI EL CASTILLO (SPAGNA, Cantabria, Monte Castillo), datata circa 15.000 anni fa. L'immagine è molto approssimativa, priva di definizione, sembrerebbe quasi un'ombra indefinibile sulla roccia, ma le sue fattezze sono sovrapponibili a quelle del TERIANTROPO accanto al pube femminile di CHAUVET: fra le due raffigurazioni intercorrono almeno 20.000 anni, e la loro connessione testimonia una cultura senza tempo, che per la sua compiutezza non ha mai potuto essere scalfita nei millenni, e che forse affonda le radici in un era inimmaginabilmente più remota di quanto possiamo immaginare.
FOTO: uomo-bisonte della caverna di El Castillo, descritto nel paragrafo qui sopra, Spagna, Cantabria, Monte Castillo, risalente a 15.000 anni fa.
FOTO: l'uomo-bisonte della caverna di El Castillo, Spagna, Cantabria, Monte Castillo, datato 15.000 anni. Ricostruzione grafica dell'immagine.
Gli stregoni-teriantropi della caverna di Troi Freres
Altre tre figure ibride sono state rinvenute presso la CAVERNA DI TROI FRERES, nel sud-ovest della FRANCIA, sui MONTI PIRENEI, risalenti ad almeno 15.000 anni fa. Di due di queste figure non risultano documenti fotografici, nè sui libri, nè su Internet, ma soltanto ricostruzioni grafiche che ne evidenziano le fattezze. L'unica che si può ammirare in parecchie fotografie è quella del famoso danzatore-stregone ricostruito dal disegno dell'abate HENRI BREUIL (1867-1961). La raffigurazione originale (o quel che ne è rimasto) lascia molto spazio all'immaginazione: il tratto è sfumato e della testa non è rimasto quasi nulla, anche se si può comprendere, nel complesso, che si tratta evidentemente di uno SCIAMANO, immortalato durante un rituale di trasformazione; l'abate BREUIL, che ha studiato a fondo l'elemento, vi ha aggiunto delle corna di cervo, una lunga barba caprina, degli occhi simili a quelli di una civetta, evidentemente cogliendo qualcosa, osservando da vicino le tracce sulla roccia, che noi non possiamo intravedere con l'aiuto di immagini fotografiche. Sarebbe magnifico se tutti quei particolari fossero ancora visibili e non consumati dal tempo. Altre due immagini di STREGONI danzanti al culmine di una trasmutazione sciamanica si possono trovare nella caverna di TROI FRERES: un UOMO-BISONTE, nel bel mezzo di una massa caotica di animali, che danza suonando uno strumento a fiato. Anche questa raffigurazione non è reperibile se non attraverso schemi grafici come quello che abbiamo pubblicato qui. Ma il TERIANTROPO ricostruito da BREUIL è una pittura a carboncino, mentre per l'UOMO-BISONTE ed un'altra immagine di SCIAMANO, sempre a TROI FRERES (del quale di umano sono rimaste solo le gambe posteriori) si tratta di confusi graffiti difficilmente identificabili in fotografia. Uno dei bisonti in fuga in mezzo alla bolgia presenta una gamba posteriore umana: ciò dev'essere interpretato come l'atto finale di una trasformazione e identificazione dello Sciamano con le forze invocate. Sempre presso la caverna di TROI FRERES, sono graffite due civette nelle quali gli studiosi identificano delle caretteristiche vagamente umanoidi; ma su ciò lasciamo il beneficio del dubbio, in quanto questi rapaci hanno per sè stessi un'espressione quasi umana.
FOTO: ricostruzione del pannello con i graffiti raffiguranti una grande scenografia caotica di animali, in mezzo alla quale vi è l'immagine di uno steregone uomo-bisonte che suona un flauto, descritta nel paragrafo qui sopra. Caverna di Troi Freres, dipartimento Ariege. Datazione: 15.000 anni.
FOTO: lo stregone-teriantropo della caverna di Troi Freres, Francia, dipartimento Ariege, descritto nel paragrafo qui sopra. Datazione: 15.000 anni.
Il teriantropo di Gabillou
Un'altra intrigante effigie di TERIANTROPO si trova presso la CAVERNA DI GABILLOU (nella VALLE DELL'ISLE, in DORDOGNA, FRANCIA), che contiene almeno 200 raffigurazioni datate al periodo MAGDALENIANO, dai 18.000 ai 10.000 anni fa. La grotta fu scoperta nel 1941 e contiene 200 graffiti. L'incisione di questo graffito è molto definita e profonda e mostra quello che si potrebbe ritenere un UOMO-BISONTE (o TORO) danzante, con lunga barba, braccia e gambe umane e corpo d'animale. Se ne può ammirare una ricostruzione fedele nel disegno dell'ABATE BREUIL (1867-1961) che ne evidenzia i tratti. Anche in questo caso ci troviamo di fronte al ritratto di uno SCIAMANO durante il rapimento dell'estasi, nel processo di identificazione con l'energia (in questo caso il bisonte) invocata.
FOTO: lo stregone uomo-bisonte della caverna di Gabillou, Francia, datato circa 15.000 anni. Altezza: 25 cm., descritto nel paragrafo qui sopra.
FOTO: lo stregone uomo-bisonte della caverna di Gabillou, Drodogna, Francia, nella ricostruzione dell'abate Breuil, descritta nel paragrafo qui sopra.
L'Uomo-Uccello della caverna di Lascaux
Uno dei più importanti TERIANTROPI dipinti o graffiti nelle profondità delle caverna paleolitiche è senza dubbio L'UOMO UCCELLO della caverna LASCAUX (i cui dipinti risalgono a quasi 18.000 anni fa). La CAVERNA DI LASCAUX è uno dei più ricchi e sontuosi santuari paleolitici, ed ospita 6.000 figure, per la maggior parte di animali, fra le quali dei capolavori assoluti; ma ne parleremo più avanti, ora facciamo il punto sull'immagine più intrigante che questa grotta ha cutodito per quasi 20.000 anni. L'UOMO con la testa d'UCCELLO raffigurato sulle pareti del cosiddetto "POZZO DELL'UOMO MORTO" (un antro che scende 6 metri in profondità rispetto al resto della caverna) assieme al bisonte e al rinoceronte lanoso dietro a lui, non appaiono raffigurati isolatamente come tutti i soggetti dell'arte paleolitica (che non sono mai parte di una scena, ma galleggiano nel vuoto senza nessuna connessione logica), ma sembra chiaro che descrivano un'evento in successione: abbiamo, di fronte all'uomo stilizzato, la figura ben definita del bisonte, trafitto da una lancia che lo ferisce a tal punto che dal suo ventre fuoriescono le interiora; il bisonte tiene il capo in posizione d'attacco, con le corna puntate verso l'uomo, come in un estremo tentativo di rivalsa; l'UOMO-UCCELLO pare riverso a terra, con le braccia aperte e le mani recanti 4 dita (come quelle degli uccelli); il suo pene è eretto e la testa porta le sembianze di un uccello. Accanto a lui, a terra, si nota quello che sembrerebbe un propulsore per lance; in basso, sotto di lui, sopra un bastone si erge l'effigie di un uccello appollaiato. Dietro di lui compare un rinoceronte lanoso europeo, sotto la cui coda rialzata sono dipinti 6 punti disposti in modo non casuale, ma seguendo una precisa disposizione geometrica. L'ubicazione di questa pittura è molto importante per riuscire a comprenderne il significato: essa si trova nell'antro più difficile da raggiungere, più buio e più profondo della caverna, detto anche "POZZO DELL'UOMO MORTO", che si dirama dalla navata principale; raggiungere questo antro non è un'impresa facile, esso è un vero e proprio "pozzo" (da cui il nome) ben 6 metri più profondo del livello della navata e delle altre gallerie; presumibilmente in questa "cripta" ci si calava per mezzo di funi; la superficie lucida del crepaccio indica che un numero enorme di persone vi discesero nel corso dei millenni. Perchè gli artisti avrebbero dovuto dipingere una semplice scena di caccia così lontano da occhi profani? E' evidente che ci troviamo piuttosto di fronte ad un mito, ad un personaggio leggendario, forse un archetipo dell'uomo, del cacciatore, elevato a simbolo dell'esistenza stessa, o del percorso sciamanico alla conquista del potere spirituale. Lo storico e saggista JOSEPH CAMPBELL (1904-1987) propose una visuale puramente mitologica per questa rappresentazione, contraddicendo coloro che proponevano la riduttiva interpretazione di un incidente di caccia, asserendo:
"... in una caverna in cui le immagini sono magiche e di conseguenza ci si aspettava che realizzassero situazioni come quelle che rappresentano, una scena di disastro non sarebbe stata collocata nella cripta (il Pozzo), il Sancta Sanctorum".
FOTO: la "scena del pozzo dell'uomo morto" della caverna di Lascaux, Dordogna, Montignac, Francia. Al centro della scena, l'uomo-uccello come rappresentazione della trasformazione-sublimazione spirituale dello Sciamano, come descritta nel paragrafo qui sopra. Datazione: 18.000 anni.
Ed infatti, sarebbe come se un dipinto "per grazia ricevuta" venisse collocato sull'altare di una cattedrale! Non sarebbe possibile! In realtà ci troviamo di fronte ad una sequenza che narra una metamorfosi: l'uomo di fronte al bisonte assume dentro di sè lo spirito dell'uccello e le sue sembianze mutano (testa, mani), mentre l'uccello sul bastone indica la conclusione di questo processo; oppure semplicemente l'uomo è morto e la sua anima spira come il volo di un uccello. Lo spazio già profondo e misterioso di LASCAUX, presso il POZZO DELL'UOMO MORTO diviene addiritttura irreale, mistico, intimamente legato all'oscurità, alla profondità, all'ignoto. Dobbiamo ricordare che proprio in questo antro sono state trovate, assieme ad una varietà di altri reperti, alcune lampade che per essere accese venivano probabilmente riempite con grasso animale. La famosa LAMPADA IN ARENARIA DI LASCAUX è soltanto una di queste, e come le altre venne trovata con il lato bruciato rivolto verso il basso, segno questo (come riferisce l'antropologo LEWIS WILLIAMS) che indica la volontà di estinguere la luce secondo quello che doveva essere un preciso atto rituale. Il POZZO ERA UN SANTUARIO NEL SANTUARIO, un luogo accessibile a pochi individui dotati di conoscenze e doti particolari. La famosa lampada di arenaria, inoltre, oltre ad essere un manufatto di fattura eccellente, levigato e perfetto, presenta sul manico una lunga linea dalla quale si diramano altri segni che, però, non coincidono con la linea centrale, si tratta di linee spezzate, proprio come quelle presenti sul dipinto: la linea del palo su cui è appollaiato l'uccello è spezzata alla base; le linee del propulsore ai piedi dell'uomo sono spezzate, e questo forse indica un rituale di morte, di separazione, allo stesso modo in cui, in tutte le culture primordiali fino a a quelle storiche, l'UCCELLO è sempre stato identificato con il volo dell'anima, o con l'elevazione della coscienza ad uno stato più alto, in grado di avere una visione complessiva della realtà, ma anche come emblema della separazione dell'anima dal corpo dopo la morte. Il prof.DENIS VIALOU (insegnante al MUSEO NAZIONALE DI STORIA NATURALE DI PARIGI ed autore di molti volumi sul PALEOLITICO FRANCO-CANTABRICO) nota:
"Era l'UOMO UCCELLO, abbattuto dal bisonte che aveva appena sventrato con la sua lunga lancia, vittima di un incantesimo lanciato dall'incantatore-artista che lo ha immortalato nel POZZO DELL'UOMO MORTO, o questi soggetti sono i protaginisti di un mitogramma? Siamo indecisi sul fatto che dovremmo vederlo come un'illustrazione di una storia di vita reale, oppure come la formulazione di un mito". "
E si doveva trattare di un mito importantissimo, forse la radice di tutti i miti successivi, perchè all'interno di questa "cripta" naturale non ci sono altre raffigurazioni, null'altro può distrarre lo spettatore dalla scena che domina sull'unica parete dipinta; una testa di cavallo appena abbozzata si trova all'ingresso, come a voler tranquillizzare gli avventori, ma null'altro: l'UOMO UCCELLO, il BISONTE FERITO ed il RINOCERONTE LANOSO, nel loro messaggio solenne, campeggiano isolati sulla parete rocciosa. Lo stesso vale per i BISONTI INCROCIATI in fuga divergente: non ci sono figure sovrapposte o mandrie accanto a loro: anch'essi campeggiano solennemente, isolati nel loro monito misterioso.
FOTO: l'ingresso e la discesa a 6 metri di profondità del "pozzo dell'uomo morto" della caverna di Lascaux, dove si trova raffigurata a famosa scena dell'uomo-uccello e del bisonte ferito, descritta nel paragrafo qui sopra. Datazione: 18.000 anni.
FOTO: la lampada in arenaria scoperta sul terreno del "pozzo dell'uomo morto" della caverna di Lascaux, Drodogna, Francia. Lunghezza: 13 cm.
L'Uccello come animale totemico di illuminazione spirituale
Le PIUME D'UCCELLO sono sempre state un elemento fondamentale nei costumi delle danze e delle metamorfosi sciamaniche, dai NATIVI AMERICANI, alla cultura dell'ISOLA DI PASQUA, agli INDIOS del BRASILE, alle civiltà MESOAMERICANE, alle ISOLE HAWAII, ai MAORI della NUOVA ZELANDA, senza contare i millenni dell'era NEOLITICA, durante la quale DEE e DEI con la testa d'UCCELLO costituivano le effigi simboliche più diffuse. Costumi e mantelli cerimoniali rivestiti di piume facevano parte delle tradizioni degli ARCIPELAGHI POLINESIANI e ZELANDESI: sfarzosi mantelli da cerimonia ed elmi erano adornati di piume applicate con infinita pazienza, la cui lavorazione richiedeva anche anni di impegno. I NATIVI delle ISOLE HAWAII adornavano in questo modo il capo delle divinità. Lo stesso vale per le ISOLE di PAPUA e NUOVA GUINEA, con la creazione di suggestive maschere di colore sul viso che imitano il rostro degli uccelli, e grandiosi copricapi. Presso l'ISOLA DI PASQUA un'importante cerimonia iniziatica denominata TANGATA MANU (che significa UOMO-UCCELLO nella lingua dei Nativi) consisteva in una gara rituale annuale per determinare chi avrebbe rivestito questo autorevole ruolo. Potenti leader mandavano un rappresentante per scalare le ripide pendici fino al mare e nuotare verso un'isola per raccogliere una delle prime uova deposte da una sterna fuligginosa, riportandole indietro senza danni. Il maestro del vincitore detiene quindi la prestigiosa posizione di UOMO-UCCELLO per un anno, fino alla prossima competizione. Il potere iniziatico dell'UCCELLO risiede nella sua capacità di superare i limiti della materia, nella libertà che comunica mediante la sua capacità di sfuggire ai lacci dello spazio e del tempo, il suo essere sospeso fra cielo e terra, come un messaggero divino, che può viaggiare a piacimento fra il nostro mondo e l'ALTROVE. In sostanza: il volo dell'UCCELLO incarna l'essenza spirituale, la chiamata evolutiva. L'UOVO COSMICO (che accomuna rettili ed uccelli) è un archetipo comune a tutte le grandi civiltà, e simboleggia la genesi dell'Universo, il punto d'origine di tutte le cose, ed anche l'interiorità.
FOTO: donne Maori della Nuova Zelanda in una foto antica; indossano il tradizionale mantello Koroway, Questi coloratissimi mantelli tradizionali sono formati da migliaia di piume cucite una per una; la loro creazione richiede anche anni di lavoro e una pazienza infinita.
FOTO: raffigurazione rupestre di Uomo-uccello dall'Isola di Pasqua, Rapa Nui, dal santuario di Orongo. I bassorilivi e le pitture di questo sito sono datate circa a 500 anni fa.
FOTO: Papua-Nuova Guinea: maschera indigena cerimoniale dai colori sgargianti che imitano il rostro degli uccelli. Le piume d'uccello sono sempre state un elemento fondamentale nelle cerimonie sciamaniche delle culture tradizionali in tutti i continenti, fin dall'epoca ancestrale.
FOTO: Wakinyan, l'Uccello del Tuono in un totem della tribù Lakota, Canada, Thunderbird Park, Victoria. L'Uccello come animale totemico, fin dagli albori, presso tutte le culture del mondo, indica la visione suprema dello spirito illuminato, di colui che può spaziare fra cielo e terra.
FOTO: Uomo-uccello; ceramica della cultura MOCHE (Perù), circa 600 d.C. L'immagine archetipica dell'"uomo-uccello" è presente in tutte le antiche culture del mondo ed ha origini sciamaniche e ancestrali. L'uccello da sempre simboleggia l'anima, ma anche la realizzazione spirituale.
foto: Divinità teriantropica uomo-uccello, da un bassorilievo della fortezza hittita KARATEPE (Armenia): VIII secolo a.C. La tipologia di questo uccello è identica a quella del rapace sulla Stele dell'Avvoltoio di Gobekli Tepe e dell'Uccello del Tuono sui totem dei Nativi americani.
FOTO: Naqada II, Periodo Predinastico: donna-uccello in terracotta, 3650-3300 a.C., da El Mamariya, Egitto. Altezza: 29,3 cm.
FOTO: Apkallu, Tempio di Ninurta; 1860 a.C. : nella mano reca la "borsa degli dèi" (simbolo universale presente nelle raffigurazioni di tutte le antiche culture); gli APKALLU erano i sette saggi del mito sumero, inizialmente raffigurati come uomini-pesce, in seguito come uomini-aquile.
FOTO: Vanth, divinità ctonia etrusca, su un’urna di terracotta proveniente da Chiusi ed oggi custodita al Worcester Art Museum, Massachusetts, II secolo a.C. L'immagine teriantropica uomo-uccello dal Paleolitico al Neolitico è l'antesignana di tutte le divinità alate d'epoca storica.
La Scena del Pozzo di Lascaux come mappa stellare
Ma c'è un altro aspetto forse ancora più importante recentemente portato alla luce dal ricercatore ed archeoastronomo MICHAEL RAPPANGLUECK, che sostiene che la SCENA DEL POZZO in realtà rappresenti una MAPPA STELLARE, relativa al triangolo estivo delle stelle DENEB, VEGA e ALTAIR, evidenziato dalla disposizione dell'occhio dell'UOMO UCCELLO, dell'uccello sul palo e dell'occhio del bisonte, come possiamo vedere nello schema:
Egli fa notare che queste stelle, oggi associate al periodo estivo, 17.000 anni fa sarebbero state circumpolari, cioè si trovavano in una posizione rispetto ai poli per cui non tramontavano mai (viste dalle latitudini europee) e sarebbero state particolarmente brillanti nel tardo inverno. Questa teoria rende ancora più ricca di significati questa rappresentazione, associata in questo modo a degli astri la cui maggiore luminosità si sarebbe mostrata proprio nella fase di passaggio dall'inverno alla primavera, ovvero dall'oscurità alla luce! Questo accostamento della parte più profonda della caverna con le stelle più a nord particolarmente brillanti in inverno propone un'interpretazione ancora più interessante dell'oscuro significato di quest'opera: il POZZO DELL'UOMO MORTO poteva essere un luogo riservato a rituali indirizzati all'OSCURITA' e alla MORTE; un luogo riservato a pochi individui dotati di facoltà psichiche speciali, destinato alla comunicazione con la dimensione dell'IGNOTO, con l'ALTROVE, ed in effetti la profonda cavità del POZZO sarebbe stata considerata come una "soglia", un ingresso verso un'altra dimensione oscura perchè ignota, non controllabile dalle leggi della Natura e dalla volontà dell'uomo.
I bisonti incrociati della navata di Lascaux
Gli studiosi JEAN MICHEL GENESTE, TRISTAN HORDE, CHANTAL TANET fanno notere un altra associazione interessante a questo riguardo: i due famosi BISONTI INCROCIATI, che si danno le spalle fuggendo, effigiati sulle pareti della navata, proprio dove la galleria si stringe ad imbuto, isolati e privi di altre figure nelle loro vicinanze o sovrapposizioni, potrebbero rappresentare la separazione di due mondi: quello della vita, relativo alle gallerie in cui sono ritratte tutte le specie animali, nella loro possenza e bellezza, e quello della morte, connesso al POZZO DELL'UOMO MORTO e al culto che vi si celebrava. Le lanterne rovesciate, di cui abbiamo parlato più sopra, sono un indizio, se non una vera prova, di questa prassi.
FOTO: i bisonti incrociati sulle pareti della navata della caverna di Lascaux, Dordogna, Francia. Datazione: 18.000 anni.
Ma l'interpretazione di questo dipinto (i BISONTI INCROCIATI) e del simbolismo dell'UOMO UCCELLO può addentrarsi ad un livello ancora più profondo, e dunque più elevato, scevro da qualsiasi legame con la realtà ordinaria (seppure anch'essa ricca di suggestioni e vitalità), dell'uomo primordiale: il concetto di "morte" può essere accomunato non solo alla morte fisica, ma al rapimento estatico sciamanico, cioè ad una "contraffazione della morte" (come direbbe Shakespeare), una condizione in tutto simile all'esperienza post-mortem, anche se passeggera, generante lo stesso risultato della morte: l'apertura di un varco nell'ALTROVE. Questa è anche l'opinione dell'archeologo LEWIS WILLIAMS, che così spiega:
"La morte nel pensiero sciamanico può anche significare viaggiare verso il mondo degli spiriti in stati alterati di coscienza."
Presso tutte le culture, l'immagine dell'uccello, del suo librarsi negli spazi infiniti, è sempre connessa alla psicologia del desiderio, all'innato anelito dell'uomo verso altri mondi e realtà, alla necessità di affrancarsi dai vincoli fisici: esseri alati hanno percorso l'immaginaario di tutte le epoche e di tutte le civiltà: gli angeli cristiani, le numerose divinità alate delle antiche civiltà, la FENICE comparsa per la prima volta in un racconto di ERODOTO, il dio greco ERMES, il cavallo mitologico PEGASO, QUETZACOATL, il serpente piumato della mitologia azteca, le LASE, divinità alate femminili ETRUSCHE testimoni della condotta del defunto, nei VEDA il nome GARUTMAT SUPARNA (che significa "dalle ali bellissime") indica l'UCCELLO CELESTE UNIVERSALE, a cui appartiene un simbolismo simile a quello della FENICE, l'UCCELLO DEL TUONO dei NATIVI AMERICANI, un gigantesco rapace identificato con il potere del fulmine e della tempesta; provviste di ali erano tutte le divinità EGIZIE: potremo citare il dio THOT, HORUS, e molti altri. Il BA (o "anima") nell'ANTICO EGITTO era rappresentato come un UOMO UCCELLO di LASCAUX al contrario, con la testa d'uomo ed il corpo aviforme; vi è anche l'immagine alata della dea ISIDE. Presso i SUMERI quasi tutte le divinità e figure mitologiche erano alate: i GENI, la dea INANNA, i LAMASSU (che avevano la funzione di angeli custodi), gli ANUNNAKI, DRAGHI e SERPENTI alati, ecc... E tutto questo pantheon variopinto e complesso non è altro che la frammentazione dell'antico UOMO UCCELLO della tradizione sciamanica, del quale l'immagine presente nella caverna di LASCAUX forse non è altro che la versione paleolitica più recente di un mito ereditato e memorizzato a partire da decine di migliaia di anni prima. Il potere dell'UCCELLO è immenso, perchè incarna la realizzazione finale nel suo essere psicopompo, intermediario e catalizzatore delle energie dell'Universo.
"Dalle prove a nostra disposizione appare assodato che l'idea della metamorfosi uomo-animale , nonchè affreschi e sculture che mostrano questi esseri alterati, fossero presenti fin dall'inizio e siano sopravvissuti fino all'epilogo dell'arte rupestre in Europa". (GRAHAM HANCOCK: "Sciamani", pag.86)
FOTO: bassorilievo raffigurante il dio egizio Thot dalla testa di ibis, da Luxor, Egitto, circa 1.400 a.C.
FOTO: statua di Horus dalla testa di falco dal tempio di Amenophi III a Tebe, Egitto. Diorite, XVIII Dinastia, 1360 a.C.
FOTO: rappresentazione del Ba (anima) del defuntocome uccello dalla testa umana nel famoso papiro egizio intitolato "Dialogo di un uomo con la sua anima", risalente alla XII Dinastia, dal 1990 al 1780 a.C.
Il cosiddetto Unicorno di Lascaux
Nel misterioso e fiabesco animale non identificato dipinto sulle pareti della SALA DEI TORI della CAVERNA di LASCAUX, qualcuno vuole individuare dei tratti umani per quel che riguarda le forti zampe posteriori, o in alcuni particolari del profilo nel quale, con l'aiuto di un po' d'immaginazione, vi si potrebbe scorgere un volto umano con barba, confuso fra le sfumature che delineano quello che potrebbe sembrare il muso di un grande felino. Un'ipotesi alquanto forzata, ma non del tutto da escludere. Le zampe posteriori, a mio avviso, sono del tutto compatibili con quelle di un grande bovide, ma il polpaccio è arrotondato come quello di un uomo; il muso potrebbe corrispondere a quello di molti animali...insomma, questa "chimera" ante litteram potrebbe corrispondere a molte cose (fra le quali, come affermano altri, l'ELASMOTHERIUM SIBIRICUM: una specie di rinoceronte munito di un unico grosso corno, estinto al ritorno dell'ultimo massimo glaciale circa 30.000 anni fa), ma sulla denominazione di "unicorno" si potrebbe discutere, poichè le corna sono due, in quanto i tratti non convergono; inoltre, ed anche la corporatura del rinoceronte eurasiatico era completamente diversa.
FOTO: il cosiddetto "unicorno" della sala dei tori della caverna di Lascaux, Drodogna, Francia (18.000 anni dal presente), descritto nel paragrafo qui sopra.
I teriantropi della caverna Apollo 11 in Namibia
La caverna denominata APOLLO 11 (in onore allo sbarco sulla Luna del veicolo satellitare APOLLO 11 avvenuto lo stesso anno della scoperta della grotta, 1969), si trova in NAMIBIA, nell'AFRICA DEL SUD-OVEST, e all'interno di essa sono stati portati alla luce numerosi esempi di arte mobile datati ad almeno 30.000 anni fa, sotto forma di 7 placchette di pietra scrostata dal soffitto della grotta, tutte dipinte con animali fra cui un TERIANTROPO, e trovate ad un livello di successione stratigrafica del terreno riconducibile a 25.000 o 30.000 anni fa, nel contesto di strati culturali che ricoprono almeno 100.000 anni. Le placchette sono larghe dai 9 ai 12 cm. Fra le altre cose nella grotta sono stati trovati manufatti litici appartenenti all'ETA' DELLA PIETRA MEDIA, lame di selce e raschietti, resti di gusci di uova di struzzo con all'interno tracce di ocra rossa che provano che sono stati usati come contenitori per il pigmento. I dipinti sulle placchette sono monocromi; il TERIANTROPO (UOMO FELINO), di cui parleremo innanzi, è dipinto interamente di nero, lo stesso vale per gli altri 6, la maggior parte dei quali in pessimo stato di conservazione, per cui se ne intravede appena il tratteggio. Dobbiamo ricordare che la comunità accademica considera ancora oggi l'AFRICA MERIDIONALE come la culla dell'evoluzione anatomica dell'uomo; dunque il fatto che testimonianze di TERIANTROPIA si possano trovare in questo luogo, riconducibili ad epoche così remote, può connettere la nascita di questi archetipi ai primordi della coscienza stessa? Possiamo dubitare sul fatto che l'AFRICA sia stata effettivamente un crogiolo di evoluzione, dato che ci sono prove archeologiche che attestano la presenza dell'uomo moderno negli altri continenti fin da epoche altrettanto ancestrali, e che santuari paleolitici ricchi di splendide pitture rupestri risalenti anche a 50.000 anni fa, si possono trovare dall'AUSTRALIA (NAWARLA GABARNMANG) all'INDONESIA (caverna di SULAWESI). E' possibile, inoltre, che le placchette dipinte della caverna APOLLO 11 siano molto più antiche di ciò che attesta la datazione ufficiale: gli esperti, in ogni caso, le hanno datate in corrispondenza alla datazione dello strato sedimentario in cui si trovavano, e quindi dal momento in cui sono cadute dal soffitto, sul quale, presumibilmente, queste immagini furono dipinte molti millenni prima. Si ripresenta, in questo caso, lo stesso dilemma sulla datazione dello SCIAMANO della caverna di FUMANE, di cui abbiamo trattato sopra. Fra tutte le raffigurazioni, gli studiosi sono riusciti ad identificare cinque animali, fra essi un rinoceronte e due zebre. Alcuni reperti sono irriconoscibili per la consunzione del tempo, ma spicca per la sua aura mitica e ricca di significati l'effigie di quello che è evidentemente un TERIANTROPO UOMO-FELINO, probabilmente un leone, immortalato nell'attimo della metamorfosi e riconoscibile dalle ginocchia umane nelle gambe posteriori: quest'immagine, proveniente da un luogo così lontano dalle valli europee, attesta l'universalità di questo rituale. Le tradizioni e la cultura dei SAN (BOSCIMANI) dell'AFRICA MERIDIONALE, forse creano un ponte lungo decine di migliaia di anni con la cultura che dipinse le immagini delle placchette della grotta APOLLO 11. I BOSCIMANI (SAN) hanno ritratto immagini teriantropiche fino al secolo XIX ; in seguito, questa antichissima eredità, fu condannata alla decadenza e all'estinzione.
FOTO: una delle placchette litiche dipinte dalla caverna Apollo 11 in Namibia, raffigurante un teriantropo uomo-felino (pare); gli elementi umani si notano nella postura delle gambe posteriori.
FOTO: lo splendido complesso di arte rupestre aborigeno del luogo sacro di Nawarla Gabarnmang, Australia, datato 50.000 anni, fra i più antichi dl mondo.
FOTO: arte rupestre San (Boscimani) in cui è raffigurato un teriantropo uomo-antilope durante una trans sciamanica. Zimbabwe, Sud Africa, circa 2000 anni dal presente.
E' importante puntualizzare sul fatto che in tutta l'AFRICA non esistono altre caverne o ripari sotto roccia con opere attribuibili ad un'era così antica; le placchette della NAMIBIA sembrano un'oasi nel deserto, come se fossero state catapultate da un'altra dimensione: chi erano coloro che le hanno dipinte? E dove hanno lasciato altre prove artistiche coeve della loro esistenza? Erano antenati dei SAN, i quali sarebbero rimasti isolati e uguali a sè stessi per ben 27.000 o 30.000 anni? Inoltre: le prime testimonianze d'arte rupestre dei SAN risalgono ad "appena" 10.000 anni fa (datate dall'archeologo JOHN PARKINGTON, del DIPARTIMENTO DI ARCHEOLOGIA DELL'UNIVERSITA' DI CITTA' DEL CAPO, SUD AFRICA), e le placchette della NAMIBIA sono 20.000 anni più antiche, esibendo, comunque, uno stile in tutto simile a quello degli odierni SAN, come se per 20.000 anni essi fossero scomparsi nel nulla. La datazione delle placchette della grotta APOLLO 11 sono, peraltro, incontrovertibili, accertate in modo assoluto da ben 30 esami al radiocarbonio.
I teriantropi di Niaux
Tre immagini ambigue, di difficile interpretazione, si trovano all'interno della caverna di NIAUX (Alpi francesi, Dipartimento Ariege), un sistema di passaggi sotterranei e antri di almeno 14 chilometri, con testimonianze dell'epoca MAGDALENIANA, compresa dai 17.000 agli 11.000 anni fa. Una di queste immagini si trova sulle pareti del SALON NOIRE della caverna: si tratta di un bisonte ritratto di profilo, sul corpo del quale sono posizionate due frecce nere che non sono conficcate nella preda, ma sembrano indicare qualcosa; in ogni modo, quest'immagine sembra avere poco a che vedere con la caccia, ma piuttosto appare pervasa da un aura esoterica, un messaggio indecifrabile ma che assumeva una grande importanza nell'ambito della magia e dell'invocazione sciamanica. Cosa indicano quelle frecce? Peraltro (attribuite ad un'epoca successiva) sono state aggiunte due frecce rosse. Altre raffigurazioni di bisonti nella stessa caverna sono contrassegnate da frecce indicative sul corpo: un altro bisonte reca 4 frecce, un altro ancora 2 frecce, un altro 1 freccia grande senza linea ma solo con il segno indicativo, un altro ancora nella GALLERIA PROFONDA, graffito, mostra 3 fori indicati dalle solite frecce. Inoltre il muso del bisonte viene da molti interpretato come un ibrido, un TERIANTROPO UOMO-BISONTE, per il fatto che il muso dell'animale sembra costituito da una maschera, a giudicare dal tratto disegnato verso l'interno, e a ben vedere da questo stesso tratto sembra delinearsi un orecchio umano; il muso stesso del bisonte assume un'espressione quasi umana: un grande naso tondeggiante pare sovrapposto ad un altro tentativo di delineare un naso più sottile, sotto il naso sembra configurato un mento umano con barba, il tutto tratteggiato in modo da sembrare un ritaglio, il tentativo di isolare il muso (o viso) dalla massiccia corporatura del bisonte.
FOTO: l'uomo-bisonte della caverna di Niaux, Alpi francesi, Ariege, Francia. Datazione: 17.000 anni. Il bisonte a destra sembra mostrare un volto umano con barba, come rappresentazione della metamorfosi dello sciamano mentre assume le potenzialità e le sembianze dell'animale. Descritto nel paragrafo qui sopra.
FOTO: uno dei bisonti misteriosi contrassegnato da frecce come messaggio simbolico della caverna di Niaux, Alpi francesi, datata 17.000 anni. Il muso del bisonte osserva un volto umano posto di fronte a lui. Descritto nel paragrafo qui sopra.
FOTO: il terzo bisonte contrassegnato da una freccia nella caverna di Niaux, Alpi francesi, 17.000 anni dal presente. Descritto nel paragrafo qui sopra.
La Donna-serpente della Grotta del Principe ai Balzi Rossi
Un monile di serpentino traslucido dal grande significato simbolico, proveniente dalla GROTTA DEL PRINCIPE, appartenente al complesso di grotte dei BALZI ROSSI (LIGURIA, ITALIA), risalente a circa 24.000 anni fa: ritrae una figura femminile unita di spalle ad un'enigmatica effigie che potrebbe rappresentare un'immagine maschile, uno spirito o un animale; oppure ci troviamo di nuovo di fronte ad un TERIANTROPO? Se osserviamo bene il suo "volto", simmetrico e simile ad una maschera, in cui naso e fronte sono indistinti, esso potrebbe suggerire le parvenze di molti animali: potrebbe essere un UOMO-UCCELLO, ed avere un significato spirituale ultraterreno, oppure potrebbe essere interpretato come un UOMO-SERPENTE: ed infatti dalla forma della testa ci si potrebbe intravedere l'immagine di un serpente, le cui curve sinuose formano l'anello superiore, includendo il capo della donna, unendosi successivamente alle sue spalle e scivolando dietro di lei, fino a formare un'ulteriore anello e unirsi di nuovo alle estremità inferiori. Se osserviamo bene la figura di fronte (come dalla foto) non possiamo evitare di imbatterci in un serpente, o in un UOMO-SERPENTE, ed infatti l'artista, a quanto pare, ha inciso delle tacche lungo il corpo della figura come a voler imitare le squame di un rettile; vi si aggiunge la sinuosità del soggetto visto di fronte, il cui corpo si restringe circa verso la metà. Riguardo il materiale in cui è stato istoriato questo monile (il serpentino), dobbiamo cogliere un interessante correlazione con le epoche storiche a noi conosciute, poichè questo materiale ha avuto un valore esoterico presso molte antiche civiltà, a partire dai SUMERI dov'era conosciuto come ZA TU MUSH GIR ("tu lucente serpente divino: za=tu/ tu=lucente/ mush=serpente/ gir=divino), ASSIRI, AZTECHI (che lo usarono per decorare l'interno dei templi), fino alla CINA e all'INDIA antica, dove è stato impiegato nella creazione di statue e ornamenti. Il SERPENTINO è una pietra che (ufficialmente) deve il suo nome alle numerose sfumature di colore cangiante, che possono essere paragonate all'iridescenza della pelle squamosa del serpente. Fondamentalmente, questo materiale è sempre stato usato per la fabbricazione di talismani dalla funzione protettiva. Possiamo quindi ipotizzare un'eredità ancestrale che connette la cultura paleolitica della costa ligure (BALZI ROSSI) alle tradizioni delle antiche civiltà conosciute.
FOTO: L'enigmatica "COPPIA" scoperta presso la GROTTA DEL PRINCIPE (Liguria). La figura femminile (riconoscibile dall'anatomia) è unita di spalle ad una figura maschile o ibrida , forse un'immagine mitica. Materiale: serpentina. Misure: 5 cm. Funzione: ciondolo. Data: 24.000 anni.
La maschera felina dei Balzi Rossi
Sempre presso il complesso di 7 grotte dei BALZI ROSSI (Liguria, ITALIA), i cui reperti paleolitici sono stati scoperti nel XIX secolo, un minuscolo manufatto in steatite, che misura 1,9 x 3 cm., forse ritrae un'immagine TERIANTROPICA o TERIOMORFA. Questa MASCHERA, compresa fra le 15 figurine scoperte dall'archeologo LOUIS ALEXANDRE JULIEN fra il 1883 e il 1885, presenta tre fori che ne delineano gli occhi e il naso, assieme ad una decorazione a raggiera lungo la circonferenza e due piccole infossature per le narici ottenute con l'uso di un punteruolo. Un foro in mezzo alla fronte costituisce un particolare molto interessante e può assumere un importante valore simbolico: anch'esso è circondato da un'enigmatica decorazione a raggiera. Il foro sulla fronte e i fori centrali degli occhi sono stati evidentemente ottenuti mediante l'uso di un bulino, particolare sottolineato dalla loro precisione. L'oggetto potrebbe ritrarre la figura di un felino (dedotta dal labbro rialzato) oppure quella di un volto ibrido umano-felino, in cui la caratteristica umana potrebbe essere sottolineata dalla forma a mandorla degli occhi. Le tacche a raggiera della circonferenza forse indicano la peluria. Quest'immagine potrebbe avere qualche attinenza con la rappresentazione dell'UOMO-LEONE di HOHLENSTEIN STADEL e con il suo potere evocativo del leone come ANIMALE TOTEMICO e di potere? Forse questa minuscola icona vuole raffigurare in piccola scala le sembianze di un tipo di maschera indossata dagli SCIAMANI durante le danze e i rituali? In quest'ultimo caso, se ne potrebbe ben comprendere l'ambiguità delle sembianze, classificandola come una delle numerose immagini TERIANTROPICHE del PALEOLITICO (che sono state poi ereditate in epoca NEOLITICA fino all'età STORICA).
FOTO: La maschera della Grotta Grimaldi (Balzi Rossi, Liguria, Italia): piccolo manufatto in steatite (2,9 X 3 cm.), scoperta dall'archeologo Louis Alexandre Julien nel 1885, risalente a circa 24.000 anni fa. E' evidentemente un oggetto dal grande valore simbolico.
Gli Uomini-insetto di Kondoa e il mito della Mantide dei San (Boscimani)
Fra i luoghi che ospitano le più antiche testimonianze di arte rupestre si annovera certamente la lunga serie di raffigurazioni in ocra rossa che si snodano lungo ben nove chilometri di ripari sotto roccia, presso la provincia di KONDOA, in TANZANIA (AFRICA MERIDIONALE). Fra la maggior parte di dipinti datati non più antichi di 2000 anni, alcuni (fra i quali gli UOMINI-INSETTO) vengono ritenuti antichi almeno 50.000 (cinquantamila) anni. Gli UOMINI-INSETTO DI KONDOA sono i più antichi TERIANTROPI raffigurati al mondo, coevi allo SCIAMANO della caverna di FUMANE (VERONA) e più antichi di 25.000 anni delle placchette della CAVERNA APOLLO 11 in NAMIBIA. In tutta l'AFRICA MERIDIONALE le immagini TERIANTROPICHE d'arte rupestre sono innumerevoli, presenti come un mantra, e le più antiche rappresentazioni mostrano degli interessanti parallelismi con l'odierna espressione artistica dei SAN (BOSCIMANI dell'AFRICA sud occidentale); i SAN sono un popolo nomade di cacciatori-raccoglitori che comprende oggi circa 90.000 persone. Si ripropone la questione sollevata riguardo le placchette dipinte della CAVERNA APOLLO 11 in NAMIBIA: i BOSCIMANI sono i discendenti degli antichi popoli che dipinsero i ripari sotto roccia della TANZANIA? Nonostante possano, ad un primo sguardo, sembrare degli stregoni con dei vistosi copricapi, le immagini effigiate sulle rocce di KONDOA immortalano con tratto deciso il processo di una TRASFORMAZIONE SCIAMANICA: gli UOMINI-INSETTO sono fra i dipinti di maggior valore artistico e meglio conservati di tutto il lungo complesso di ripari sotto roccia, nel contesto di un paesaggio affascinante e suggestivo; costituiscono tre figure sulla cui testa spuntano delle lunghe antenne orizzontali disposte a pettine; uno di questi mostra due antenne verticali; il corpo a forma di stecco, la breve coda ed i piedi biforcuti sono caratteristici degli insetti; la postura è l'unico particolare umano di questi esseri. Una barra trasversale unisce i tre personaggi. Sono dipinti anch'essi con ocra rossa. La connessione del popolo SAN (che vive ora nel deserto del KALAHARI, nel BOTSWANA e in SUD AFRICA) all'antichissima tradizione sciamanica che ha prodotto gli UOMINI INSETTO di KONDOA, si riflette nella sua attuale espressione artistica, che rievoca, fra le altre cose, questa significativa metamorfosi uomo-insetto. Nella mitologia SAN, infatti, il dio creatore prese la forma di una MANTIDE RELIGIOSA, e perciò essa è sempre stata un insetto sacro in questa tradizione. La MANTIDE (o meglio, la divinità universale sotto le spoglie di quest'ultima), nel mito SAN era la creatrice di ogni cosa, nei tempi antichi conviveva con gli umani. Ma l'ignoranza degli uomini la respinse non riconoscendone l'essenza divina, e condannando alla fame i propri discendenti. La MANTIDE, come insetto che incarnava la divinità, si poteva trasformare in qualsiasi animale volesse, ma soprattutto le piaceva diventare un "toro eletto". Gli Eletti sono sempre stati i suoi preferiti, e solo loro sapevano sempre dove si trovava. La MANTIDE è presente in una raffigurazione SAN risalente a circa 10.000 anni fa: data ufficiale della comparsa dell'arte rupestre sicuramente attribuita a questa popolazione. Il fatto certo è che gli UOMINI INSETTO costituiscono un elemento comune che unisce le icone teriantropiche dei SAN a quelle delle forme artistiche risalenti a decine di migliaia di anni prima. Nella leggenda dei BOSCIMANI (SAN) dello ZIMBABWE, gli animali potevano parlare ed erano indistinguibili dagli umani. Le "prime persone", gli antenati degli uomini, erano ritenute non intelligenti; solo in seguito ad una seconda creazione l'ordine del mondo venne stabilito, separando gli umani dagli animali: questa è la traduzione mitologica della spinta evolutiva che distingue il regno degli esseri "parziali" (gli animali) dalla complessità inclusiva degli umani. La MANTIDE è un insetto che ha sempre esercitato un grande fascino; originario dell'AFRICA si è diffuso in EUROPA e ASIA. In greco antico MANTIS significa "VEGGENTE" o "PROFETA", forse per il suo aspetto semi-umano ed il suo altrettanto enigmatico atteggiamento: introspettivo, riflessivo e che precede l'azione decisa verso il proprio obiettivo; il messaggio psicologico che ne deriva determina il valore della MANTIDE RELIGIOSA come ANIMALE DI POTERE SCIAMANICO. I BOSCIMANI (oggi circa 9.000 persone) sono stati costretti ad abbandonare la loro vita nomade, il percorso di grandi distanze delle epoche antiche che permetteva loro seguire gli spostamenti della selvaggina e la ricerca delle risorse per la sopravvivenza, confinati nel deserto del CALAHARI, in BOTSWANA, con il risultato che la loro cultura ed il loro tenore di vita si sono inevitalmente immiseriti, ma in passato essi erano distribuiti in quasi tutto il SUD AFRICA: ANGOLA, AFRICA DEL SUD OVEST, REPUBBLICA SUDAFRICANA. Le loro espressioni artistiche più recenti narrano la lotta sostenuta contro i Negri del Nord e contro i Bianchi conquistatori del sud del continente. Il loro aspetto sembra l'insieme confuso di molti gruppi etnici: la pelle è scura ma non come quella dei Negri; il cranio è dolicocefalo ma i tratti del viso non sono prognati, presentano anzi caratteristiche asiatiche con zigomi pronunciati; i capelli sono crespi. Complessivamente è sempre stato un popolo mite, generoso e saggio.
FOTO: Immagini dell'antica arte rupestre di Kondoa (Tanzania), che copre 9 km di ripari sotto roccia, risalente fino a 50.000 anni fa. Vi compaiono anche le evocative figure degli Uomini-insetto (riconoscibili dalle antenne sul capo e dai piedi biforcuti).
FOTO: Uomo-mantide in una pittura rupestre di Transkei (Sud Africa), risalente a 10.000 anni fa attribuita al popolo San (Boscimani). La mantide, nella tradizione San, incarna la divinità universale e i suoi poteri sciamanici sulla psiche sono relativi a introspezione e concentrazione.
La maschera zoo-antropomorfa di El Juyo, il simbolismo del "doppio-volto", dell'Orco, della Trinità, del Guardiano della Soglia e le loro radici sciamaniche
All'interno della grotta di EL JUYO (espressione dialettale cantabrica che significa "l'occhio", o "hojo" in spagnolo) nella provincia di SANTANDER, sulla CORDIGLIERA CANTABRICA, venne scoperto un monolito del peso di quasi una tonnellata, posizionato sopra un rialzo di terra, sul quale era collocata una scultura di pietra raffigurante (anche se in modo molto approssimativo) un doppio-volto metà uomo metà animale; la separazione delle due parti è stata agevolata da una spaccatura naturale della roccia. Questa testa litica, datata 14.000 anni, è alta cm. 35, larga cm.32,5 e testimonia il fatto che la maschera di EL JUYO fosse prodotta da una tradizione diversa da quella paleolitica MAGDALENIANA europea (caratterizzata dalle grandi opere pittoriche all'interno degli antri più impenetrabili delle caverne, ma priva di elementi trasportati e separati dalla conformazione naturale della roccia), indicando un luogo di culto in cui probabilmente venivano riposte offerte a una divinità primordiale. Questo è ciò di cui sono convinti la maggior parte degli studiosi. Ma si ritiene difficile che l'uomo primordiale mostrasse devozione o adorasse le forze cosmiche rappresentandole sotto forma di qualche divinità, in un'epoca in cui i rituali consistevano fondamentalmente in un'"invocazione" e in un'identificazione totale con queste forze. La concezione gerarchica uomo-divinità avvenne in seguito ad una decadenza culturale, in epoca storica. Dunque, l'altare e il doppio volto di EL JUYO non rappresentavano simboli di devozione come li possiamo concepire oggi, ma erano "strumenti" di invocazione, evocazione ed identificazione con la potenze cosmiche; da qui la raffigurazione della maschera in cui elementi ferini ed umani si trovano indistintamente fusi: questa, a mio avviso, costituisce l'icona ancestrale dell'assunzione del POTERE SCIAMANICO. La scoperta di questo sito paleolitico, che viene considerato come la più antica manifestazione templare dell'umanità, fu annunciata nel 1981 dal paleontologo LESLIE GORDON FREEMAN (1935-2012) e dall'archeologo JOAQUIN GONZALES ECHEGARAY (1923-2013). Le fattezze di questo masso a un primo sguardo potrebbero sembrare di origine naturale, facendo pensare, al massimo, ad una connessione con fenomeni mentali di pareidolia; nonostante ciò sembra chiaro che si tratti di un artefatto, il significato esoterico del quale si ricollega alle immagini raffiguranti il doppio volto create in epoca storica: le maschere AZTECHE, la statuetta bifronte in bronzo a quattro facce, appartenente all'antico periodo babilonese,(XVIII-XVII secolo a.C.), le antiche immagini di divinità bifronte sui templi induisti, la classica icona di Giano, le sculture lignee africane, ecc...La complementarietà degli opposti è sempre stato un tema fondamentale presso le tradizioni di tutte le civiltà antiche, e le sue origini risalgono ad epoca ancestrale; di certo l'immagine di EL JUYO è la più antica finora conosciuta di questo genere, ma quest'icona è stata diffusa in tutto il mondo fin da epoche remotissime, ed appartiene, quindi, a un patrimonio comune di trasmissione della conoscenza. Potrebbe essere la più antica immagine del Grande Spirito, concepita come colui che soprintende alla dualità. Se prendiamo in esame alcune ceramiche AZTECHE, che non rappresentano maschere da indossare, ma comunicano un importante messaggio simbolico, vediamo che l'immagine è concepita secondo lo stesso schema dell'ORCO DI EL JUYO: si tratta di due opposti (uomo-animale, o vita-morte) dei quali è posta in risalto la complementarietà nella "divisione-unione" delle figure. Nell'AFRICA EQUATORIALE quest'iconografica duale è presente in moltissimi manufatti, e ricopre un ruolo importantissimo in ambito simbolico. Il BIFRONTISMO comprende sia le due figure che guardano in direzioni opposte, sia le doppie facce divise a metà; la cosa certa è che questo simbolismo è presente in tutto il mondo, in particolar modo in EUROPA per quel che riguarda il PALEOLITICO SUPERIORE, e le sue origini risalgono al tempo stesso della formazione della coscienza. Dunque, l'immagine di EL JUYO raffigurerebbe la più antica concezione del COSMO, la cui realtà è fondata sulla simmetria di opposti che si resistono e sono perfettamente uguali, cioè imprescindibili. Se le immagini storiche di GIANO BIFRONTE (con un volto rivolto al passato ed uno al futuro) simboleggiano la preveggenza, l'iconografia induista della TRIMURTI rappresenta il dio universale BRAHMA, le cui tre teste sono composte dai rispettivi principi dell'esistenza: BRAHMA (il Creatore), VISNU' (il Conservatore); SHIVA (il Distruttore). La TRINITA' come concetto universale costituisce la reminiscenza della più antica rappresentazione della divinità: il DOPPIO VOLTO presente sull'altare monolitico di EL JUYO. Il cane ARGO (Cerbero) della MITOLOGIA GRECA (guardiano di ZEUS) era un essere onniveggente dotato di cento occhi, metà dei quali aperti e metà chiusi quando dormiva: anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un perfetto equilibrio degli opposti. Queste iconografie duali trasmettono anche un profondo messaggio psicologico a chi le osserva, in quanto sottolineano l'importanza dell'equilibrio e della moderazione, per cui se c'è sopraffazione da una delle due parti, si genera una condizione patologica. E' proprio questo il più grande compito dello SCIAMANO: conservare l'equilibrio, la salute psico-fisica della comunità. Pressi i SUMERI la più importante divinità BIFRONTE era ISIMUD, ministro della TRIADE "AN-ENLIL-ENKI", raffigurato su cilindri e tavolette. L'effigie del DOPPIO, nel caso della maschera di EL JUYO, potrebbe evocare, oltre all'unione di due forze complementari, anche l'essenza inquietante e caotica del Cosmo, come entità minacciosa ed incontrollabile nei suoi mutamenti, per cui vi è il volto umano da un lato, ed un'immagine inquietante e ferina dall'altro, la più esauriente manifestazione di forze soprannaturali e occulte. Gli studiosi IRENAUS EIBL EIBESFELDT e CHRISTA SUTTERLIN interpretano l'immagine di EL JUYO:
"E' in ogni caso interessante che l'impressione decisa dello spettrale si verifichi concordemente e sia vincolante per diversi luoghi di ritrovamento del PALEOLITICO".
La CAVERNA DI EL JUYO è uno dei più rilevanti siti del tardo PALEOLITICO spagnoli. Scoperta per la prima volta negli anni '50, gli scavi più importanti furono portati a termine a partire dal 1978 dal paleontologo LESLIE GORDON FREEMAN (1935-2012) e dall'archeologo JOAQUIN GONZALES ECHEGARAY (1923-2013), che per dieci estati vi diressero i lavori. Si tratta di una falda (dolina) di 300 metri di profondità, a cui si accede attraverso uno stretto passaggio che conduce all'antro principale, con tracce di occupazione da 13.000 a 15.000 anni fa; contiene gallerie di medie dimensioni. All'interno vi sono stati scoperti numerosissimi reperti d'EPOCA MAGDALENIANA (13.000-15.000 anni fa), fra cui aghi in osso, manufatti litici, punte di lance, oggetti decorati.
FOTO: manufatto raffigurante un doppio volto (ovvero un'immagine metà uomo e metà fiera) alta 35 cm., dalla grotta di EL JUYO (Santander, Spagna), datata 14.000 anni, descritta nel paragrafo qui sopra. Queste icone erano frequenti nell'arte paleolitica e sono antesignane del doppio-volto simbolico d'epoca storica.
FOTO: statuetta babilonese di divinità, probabilmente il dio Isimud, con quattro facce, XVIII e XVII secolo a.C.
FOTO: la Trimurti induista presso le grotte di Elephantina, Maharashtra, India. Le grotte contengono sculture induiste create dalla setta Shaiva, un gruppo religioso legato al culto del dio Shiva, datate dal V all'VIII secolo d.C.
FOTO: "Cerbero", il cane infernale della mitologia greca, opera di William Blake (1757-1827)
FOTO: Giano Bifronte, da Vulci; II sec. a.C. Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
FOTO: Buddha dalla doppia testa, Cina, Impero Tangut, XIII-XIV secolo d.C.; dalla città medievale di Khara Khoto. Alto: 62 cm; argilla con pitture minerali e dorature. Museo Statale Russo, San Pietroburgo. L'archetipo del "doppio" appartiene a tutti i continenti e a tutte le epoche.
FOTO: Doppio volto, metà umano e metà ferino: terracotta Maya, Messico, alta 23 cm., III secolo a.C. Questo archetipo primordiale ha valore armonizzante: dell'uomo con la Natura, della psiche con il suo lato oscuro e nascosto, del reale nei confronti delle potenze dell'ignoto.
FOTO: Maschera dal doppio volto del popolo WARENGA (Congo, Africa). L'immagine del "doppio", in tutte le sue tipologie, è presente in tutte le culture, ha origini sciamaniche ed ancestrali, e richiama il concetto di armonizzazione in senso esteso della doppia essenza di ogni realtà.
FOTO: Papua-Nuova Guinea: maschera tribale dal doppio volto riflesso; riporta
alla mente le raffigurazioni delle doppie figure riflesse del
paleolitico, come la Venere della carta da gioco della grotta di Laussel
o la doppia Venere di Avdeevo, risalenti a decine di migliaia di anni
fa.
FOTO: Maschera in terracotta da Teotihuacan, Messico, 300 d.C.); è stata denominata "le tre età dell'uomo", ma non ha nulla a che vedere con le età, bensì con i tre livelli dell'essenza: il 1° è superficiale, dormiente; il 2° è l'anima; il 3° è la parte più profonda: lo Spirito.
Vi è poi un'altra possibile reminiscenza storica di questa immagine simbolica ancestrale: l'icona mitologica dell'ORCO, presente dagli ETRUSCHI, ai GRECI, ai ROMANI fino alla tradizione NORRENA. Nell'ANTICA GRECIA "HORKOS" (che significa "giuramento") era colui che puniva chi contravveniva alle proprie promesse; presso i ROMANI era una divinità legata al mondo degli INFERI, anzi, era identificato con essi. Ma la sua origine più documentata storicamente risale agli ETRUSCHI; nelle iconografie etrusche questo essere mitologico è raffigurato come un mostro ibrido, gigantesco e peloso. Nella MITOLOGIA NORRENA il mostruoso GRENDEL viene affrontato dall'eroe BEOWULF nel famoso poema medievale. In ogni caso, questo essere inquietante e semi-umano fin dai tempi antichi era associato all'idea della morte, dell'ignoto e della prova, delle forze incontrollabili del destino che incombono sull'uomo sprovveduto, su colui che non le può riconoscere e cavalcare. Allo stesso modo l'immagine del DOPPIO VOLTO presente nella CAVERNA DI EL JUYO e nelle maschere PRECOLOMBIANE avrà la stessa valenza simbolica dell'ORCO di pietra rappresentato dall'artista iniziato che ha modellato le statue del BOSCO SACRO DI BOMARZO: il GUARDIANO DELLA SOGLIA fra il mondo della manifestazione e l'ALTROVE. Il filo conduttore è molto lungo e affonda sempre ed inesorabilmente le radici nell'era PALEOLITICA, che rappresenta il punto massimo della consapevolezza umana. La fiaccola dello SCIAMANO non smetterà mai di condurci sul giusto percorso verso la riscoperta dei nostri autentici, sani e primigeni valori.
FOTO: tomba etrusca della Quadriga Infernale (IV sec.a.C., necropoli delle Pianacce, Siena). Caronte (o una divinità ctonia) reca il defunto al mondo infero; la figura in primo piano è affiancata da un'ombra nera, come dimensione dell'ignoto incarnata dall'archetipo dell'Orco.
FOTO: Il demone Tuchulcha in un affresco della Tomba dell'Orco, Tarquinia, Viterbo, risalente al IV sec. a.C. L'Orco è presente nella mitologia degli EtruschiI, Greci, Romani, Norreni. In Grecia Horkos puniva i traditori dei giuramenti. Questo mito ha radici sicuramente ancestrali.
FOTO: La scultura monumentale dell'Orco del Bosco Sacro di Bomarzo, Viterbo, Lazio. Il complesso monumentale del parco risale al XVI secolo d.C. , commissionato da Pier Francesco Orsini nel 1547.
La maschera zoo-antropomorfa di Altamira
Un'immagine del tipo zoo-antropomorfo dalla funzione presumibilmente simile a quella di EL JUYO (di cui abbiamo trattato nel paragrafo precedente) è la suggestiva scultura che raffigura un volto indefinibile presente nella CAVERNA DI ALTAMIRA (Spagna, Cantabria), modellata su uno spuntone di roccia e alta 17 cm. Nella stessa caverna (che è uno dei più importanti santuari paleolitici europei, e contiene innumerevoli immagini dipinte di animali e mani umane risalenti dai 14.000 ai 15.000 anni fa) assieme a quella più nota, sono presenti altre due maschere simili, abbozzate su rilievi di pietra dalla configurazione già predisposta, sui quali sono state aggiunte levigature e fori. Questo volto inquietante può essere notato soltanto dopo aver raggiunto la parte finale ripercorrendo all'inverso le tappe del viaggio nelle profondità delle gallerie e dei passaggi. Un solo occhio è stato tratteggiato con un segno circolare a carboncino. La collocazione stessa e l'impatto simbolico di questa scultura ne denotano il rilievo cultuale. Gli altri due volti, fra cui uno simile al muso di un orso, compaiono lungo le gallerie.
FOTO: anche la maschera zoo-antropomorfa della caverna di Altamira, descritta nel paragrafo qui sopra, presenta un doppio volto, per metà tratteggiato e per metà indefinito. Altezza: 17 cm. Datazione: 15.000 anni.
La maschera zoo-antropomorfa di Roche Cotard
Nel 1975, una maschera in pietra focaia, modellata in modo che potesse assomigliare a un volto, venne scoperta nella grotta di ROCHE COTARD (Francia, Comune di Langeais, sulle rive del fiume Loira). Un foro naturale di questa roccia è stato usato per infilare un osso animale che fuoriesce da entrambe le parti al posto degli occhi. Viene attribuita all'UOMO DI NEANDERTHAL, misura 10,5 x 15 cm. circa ed è fatta risalire a circa 33.000 anni fa. Vista di fronte presenta una specie di becco, le orbite sono grandi ed accentuate dall'osso che trapassa il foro , a formare gli occhi. si direbbe il rostro di un uccello, ma da un altro punto di vista potrebbe assomigliare anche ad un teschio, umano o animale. E' molto difficile dividere gli elementi nell'arte preistorica, tutto si sovrappone e si confonde in un universo che non conosce dualismo, perciò, se dobbiamo comprendere queste espressioni profondamente, dobbiamo imparare ad osservare il tutto con una mentalità libera, olistica, priva di linee di demarcazione. In questo caso, la presente maschera potrebbe non essere solo il rostro di un uccello o un teschio semi-umano...ma tutti e due!
FOTO: Maschera in selce dalla grotta di Roche Cotard (Francia, Langeais, vicino al fiume Loira), misura 10x15 cm., datata 33.000 anni è attribuita all'Uomo di Neanderthal. Un osso animale trapassa entrambe gli occhi. Può essere un'immagine teriantropica, forse di uomo-uccello o altro.
Focalizziamo di nuovo la nostra attenzione sui TERIANTROPI del contesto franco-cantabrico: secondo JEAN CLOTTES (studioso di Preistoria, nato nel 1933) e DAVID LEWIS WILLIAMS (archeologo sudafricano) le profonde e ampie caverne, in epoca paleolitica, potrebbero essere state luoghi in cui si svolgevano importanti rituali di "passaggio", iniziazioni sciamaniche durante le quali il candidato doveva cadere in uno stato alterato di coscienza, favorito dall'ambiente surreale della caverna, dagli echi, dalla rifrazione delle fiaccole sulle pareti, dall'energia stessa che promana da questi luoghi, non scelti a caso dagli iniziati. L'oscurità, il silenzio, l'isolamento...sono elementi fondamentali, nella preistoria come nelle epoche successive, per entrare in contatto con il mondo interiore o le dimensioni extrasensibili. Con l'aggiunta di certi estratti allucinogeni che verosimilmente venivano usati (sempre con margine di dubbio) nel già onirico ambiente sotterraneo, SCIAMANI o aspiranti SCIAMANI potevano facilmente entrare in trans ed attraversare tutte le fasi descritte da chi ha sperimentato l'uso di queste sostanze: visione di punti e figure geometriche, flash di luci abbaglianti, tunnel...fino alla visione di creature chimeriche e favolose. Durante questo rapimento psichico totalizzante l'individuo poteva accedere ad una dimensione talmente profonda da permettere la completa identificazione con qualsiasi essere fosse in quel momento immaginato: uccello, orso, leone, ecc...e con le sue caratteristiche peculiari, fino a percepirne le fattezze e ad assumere l'intera indole (o potere) dell'animale invocato. Questo succede perchè il potere introspettivo raggiunto durante lo stato di trans sciamanica diviene assoluto, e, di conseguenza, assoluta è la coscienza dell'individuo di essere uno con il cosmo, e di poter assumere qualsiasi potere, qualsiasi energia dentro di sè. Questa condizione, per parallelismo, corrisponde allo stadio più profondo della meditazione orientale, il SAMADHI. Questi rituali non avevano certo una funzione utilitaristica (come viene descritto da JEAN CLOTTES e DAVID LEWIS WILLIAMS), cioè relativa ad una battuta di caccia proficua o comunque legata alla sopravvivenza, alla sfera riproduttiva, ecc...ma assumevano un'importanza estesa al percorso della conoscenza dell'Universo e della Natura, dell'equilibrio psico-fisico della persona e della comunità. E' difficile trovare immagini semplicemente umane nell'arte delle caverne paleolitiche, cioè che non ritraggano esseri ibridi uomo-animale, mentre solo all'inizio dell'era NEOLITICA si iniziano a disporre in vere e proprie scene di vita quotidiana anche schematiche figure umane...perchè? Forse perchè solo durante l'ERA NEOLITICA l'uomo ha iniziato a conoscere veramente sè stesso percependosi come essere separato e distinto dal resto della Natura e del mondo animale? Anzi, ad una considerazione più profonda e meno banale, diremmo proprio il contrario: è quando l'uomo ha iniziato a percepirsi come entità separata dal tutto che la sua coscienza si è smarrita, soprattutto la coscienza di sè stesso. L'uomo paleolitico non aveva bisogno di ritrarre sè stesso; egli era consapevole di essere il contenitore di tutte le cose, e che ogni forma vivente, energia e potere passavano attraverso di lui, ed erano contenute in lui: quando l'uomo paleolitico ritraeva il bisonte, il cervo, il cavallo, ecc...egli li ritraeva come forze potenziali emergenti da lui, non come uno spettatore che "fotografa" qualche cosa per conservarne il ricordo. Questa era la bellezza e la pienezza dalle quali i nostri antenati di decine di migliaia di anni fa erano pervasi, ed era una condizione che oggi soltanto pochi individui particolarmente dotati riescono a raggiungere. Gli antichi SCIAMANI erano quotidianamente immersi in ciò che i santi medievali riuscivano a conquistare soltanto dopo il ritiro volontario in lontane spelonche tra fame e ristrettezze. Il mondo era totalmente diverso, la realtà era totalmente diversa da tutto ciò che noi coscientemente riusciamo ad immaginare: la realtà di cui era circondato l'uomo primordiale forse ci può fare visita attraverso i sogni, quando emergono gli strati più profondi dell'inconscio individuale e collettivo, dove dimora tutto ciò che è sacro.
Gli spiriti guardiani
Gli SPIRITI GUARDIANI, nella TRADIZIONE SCIAMANICA di tutto il mondo, sono sempre stati incarnati da animali, detti "ANIMALI GUIDA". Secondo i NATIVI AMERICANI per ognuno ce ne sono almeno 9. L'ANIMALE GUIDA ed il FAMIGLIO associato alla STREGONERIA hanno molti tratti in comune, e si suppone provengano entrambi dalla stessa radice primordiale: l'ANIMALE GUIDA sciamanico viene riconosciuto dal suo corrispondente umano nel corso della sua vita, trasmettendo i suoi poteri a colui che ne percepisce l'affinità; il FAMIGLIO è anch'esso un animale (per lo più un gatto o un animale facile da addomesticare) destinato al servizio della STREGA o dello STREGONE. Gli ANIMALI TOTEMICI sono connessi alle caratteristiche psicologiche, all'indole e all'inconscio individuale, hanno un'attinenza più simbolica e per questo sono definiti anche ANIMALI DI POTERE; i FAMIGLI sono animali presenti fisicamente accanto alla STREGA o allo STREGONE, e venivano spesso identificati con il loro stesso possessore, essendone il tramite: infatti è noto il mito della STREGA che si trasforma in gatto nero o qualsiasi altro animale l'accompagni.
IL SEGRETO DEGLI UOMINI FERITI - IL SACRIFICIO DELLO SCIAMANO
Uno degli enigmi più coinvolgenti riguardanti l'arte paleolitica europea è un'iconografia ricorrente ed evidentemente ricca di significato simbolico e sciamanico, che ritrae (nel contesto delle manifestazioni artistiche delle caverne) figure semi-umane, il più delle volte con testa simile a quella di un uccello, trapassate da linee simili a lance in varie parti del corpo. Immagini simili sono presenti nell'arte preistorica dell'AFRICA MERIDIONALE e della cultura dei BOSCIMANI. Queste figure di uomini ibridi apparentemente trafitti da zagaglie non sono correlate ad alcun intento narrativo, ma spaziano isolatamente in un vuoto che ne mette in evidenza il puro valore simbolico, come tutte le altre raffigurazioni presenti nell'arte paleolitica europea. L'archeologo sudafricano DAVID LEWIS WILLIAMS (nato nel 1934), tentò di decifrare il messaggio di queste immagini secondo un approccio neuropsicologico, nel suo saggio del 2002 "The mind and the cave-consciusness and the origins of art". Il MODELLO NEUROPSICOLOGICO prende in esame gli effetti psicologici e fisiologici degli STATI ALTERATI DI COSCIENZA. Secondo la tesi di WILLIAMS lo stato alterato di coscienza è alla base delle produzioni artistiche paleolitiche e del loro significato. Può non essere stato necessario l'uso di sostanze allucinogene per quel che riguarda i santuari paleolitici all'interno delle caverne europee, perchè l'ambiente stesso, la mancanza di ossigeno a grande profondità, gli echi prodotti nelle enormi sale e le luci ed ombre diffuse sulle pareti rocciose traslucide, unite all'atmosfera irreale della caverna, potevano creare, in una mente già predisposta alla percezione e libera da ogni elemento di disturbo, una condizione in cui l'inconscio poteva proiettare i suoi spettri come in un film. Il probabile uso di sostanze allucinogene avrebbe ulteriormente amplificato la percezione già acuta dello SCIAMANO PALEOLITICO, permettendogli di superare quella soglia che si apre su altre realtà. Queste realtà si manifesta nella fase preliminare mediante fenomeni entoptici (come flash, visioni di figure geometriche, colori, ecc...) simile in tutte le popolazioni del mondo, ma interpretate secondo le diverse culture. Il modello interpretativo di LEWIS WILLIAMS si basa sulla sperimentazione degli STATI ALTERATI DI COSCIENZA e sulla diversa interpretazione degli stessi dal punto di vista individuale e culturale. Effetti simili si possono verificare anche in particolari condizioni psico-fisiche: in seguito a traumi, durante un prolungato isolamento, o per molti altri motivi. Visioni e "parossismi" di consapevolezza, per cui l'individuo "muore a sè stesso" in quel preciso momento per accedere ad altri livelli di realtà. Senza temere di compiere confronti azzardati, possiamo intuire un parallelismo simbolico fra l'iconografia dell'UOMO FERITO delle pitture parietali paleolitiche e le classiche immagini di SAN SEBASTIANO o la scultura che ritrare SANTA TERESA trafitta dall'angelo di GIAN LORENZO BERNINI. Tutti sappiamo che l'antico sapere emerge simbolicamente nelle iconografie religiose di ogni epoca. Tutte le divinità storiche legate al concetto di illuminazione sono congiunte al concetto di "sacrificio", inteso come dura prova esistenziale e offerta del proprio intero essere alla forza universale che muove il Cosmo. Il SACRIFICIO, in era paleolitica, venne simboleggiato dall'immagine dell'uomo trafitto da lance; in epoca storica esso assunse diverse altre forme, fra le quali, come abbiamo già detto, le ferite da zagaglie o lance. Tutti gli Dei e tutte le figure mitologiche d'epoca storica sono frammentazioni della funzione dello SCIAMANO PRIMORDIALE, ed esso vive in ogni cosa.
"Le attività di uno sciamano come mago, o il suo atto cosciente di ingresso nel mondo soprannaturale, consistevano in una sorta di "uccisione ". (James David Lewis-Williams, La mente nella caverna: coscienza e origini dell'arte)
Separare la mente da ogni impulso esteriore, dimenticare sè stessi, sono condizioni necessarie alla "conversione" verso il nucleo interiore, il punto centrale dell'Essere, che consiste nel superamento stesso delle barriere del reale per attraversare la "soglia" verso il luogo in cui tutto si origina, oltre il velo della materia, ed abbracciare l'INFINITO: è l'ESTASI DELLO SCIAMANO. Questi concetti saranno meglio affrontati analizzando una per una le immagini presenti sulle pareti delle caverne, come faremo ora.
FOTO: il cosiddetto "Linton Panel" al Museo di Città del Capo, Sud Africa. Questo grandioso esempio di arte parietale dei San (Boscimani) raffigura uno Sciamano mentre si trasforma in un animale ungulato, circondato da diversi animali chimerici e antilopi. Il blocco roccioso misura 8 x 2 metri ed è stato rimosso e trasportato in museo nel 1918. Si stima possa risalire al XVIII-XIX secolo d.C.
L'"Uomo ferito" di Pech Merle
Quella di PECH MERLE (FRANCIA, Valle del Célée, regione MIDI-PIRENEI) è una delle più grandi caverne contenenti pitture rupestri paleolitiche che sono fatte risalire a circa 25.000 anni fa. E' formata da 7 sale dipinte con figure animali e umane, oltre alle numerose impronte di piedi fossilizzate nel fango e mani impresse con ocra rossa sulle pareti rocciose. Sotto la volta della SALA DELLE PITTURE è ritratto lo SCIAMANO FERITO (o UOMO-FERITO): un'immagine semi-umana attraversata da 4 lance in punti precisi del corpo; tutte passano da parte a parte, tre alla schiena e una alla base del collo. Sopra di lui incombe un simbolo geometrico detto "aviforme", molto comune nella simbologia paleolitica, simile alla figura di un grande volatile. L'aspetto presenta caratteri ibridi UOMO-UCCELLO: la rotondità della testa, il becco al posto del profilo, l'espressione degli occhi, l'abbozzo di due piccole ali che si protendono dalle spalle connettono quest'immagine allo stesso simbolismo dell'UOMO UCCELLO della caverna di LASCAUX e, soprattutto, si ripresenta lo stesso clichè della scena di metamorfosi UOMO-UCCELLO dei graffiti della GROTTA DELL'ADDAURA (Sicilia): anche nei graffiti del MONTE ADDAURA (risalenti a 13.000 anni fa) lo SCIAMANO (immortalato attraverso le diverse sequenze della trasformazione) presenta una testa d'uccello con lungo becco e un abbozzo di ali che si protendono dalle spalle; anche se nessuna lancia trapassa il suo corpo, il simbolismo dell'uccello è comunque legato all'idea della morte, intesa non come morte "fisica", ma come soglia della rinascita spirituale di colui che è destinato a rispondere alla propria CHIAMATA SCIAMANICA, che può vivere fra due mondi (terra e cielo) proprio come i volatili, e che quindi può affrontare da vivo la soglia che può essere raggiunta solo dalla morte, per comunicare con le dimensioni impercettibili alla mente cosciente. L'UOMO FERITO di PECH MERLE è tratteggiato con ocra rossa, misura 75 cm.
FOTO: L'"uomo ferito" tratteggiato in ocra rossa dalla caverna di Pech Merle, Francia, datato 25.000 anni: quest'icona ritrae il sacrificio simbolico dello sciamano ed è ripetuta in tutta l'arte paleolitica, dall'Europa al Sud Africa nelle antiche pitture dei Boscimani.
Gli "Uomini feriti" di Cougnac
Due rappresentazioni di UOMINI FERITI ricche di significato si trovano presso la caverna di COUGNAC (Francia, Payrignac, Dipartimento Lot, Midi-Pirenei) scoperta nel 1949. Il sito si inoltra per 200 metri in profondità, ed è costituito dalla diramazione di due grotte separate. Le raffigurazioni contenute risalgono a circa 25.000 (per una delle due grotte) e 14.000 (per l'altra) anni fa, e fanno parte di due occupazioni temporali differenti: la più antica GRAVETTIANA, la più recente MAGDALENIANA. Sono presenti 60 figure animali, 50 impronte di mani e 3 rare figure umane; due di queste ritraggono uomini feriti. La più complessa delinea con il tratto nero del carboncino una figura semi-umana, dai glutei simili a quelli di un orso, le gambe che svaniscono in terminazioni appuntite, la testa informe, ovale in senso orizzontale, il busto lunghissimo e due protuberanze simili ad ali d'uccello che si protendono dalle spalle: lo stesso identico modello ripetuto presso la caverna di PECH MERLE (di cui abbiamo trattato sopra). In questo caso pare sia assente il rostro d'uccello al posto del profilo e lunghe lance trafiggono il personaggio alla sommità del capo, alle spalle, all'addome e alla schiena. La particolarità interessante è che questa figura si trova inclusa all'interno del corpo tratteggiato con ocra rossa di un mammuth, occupandone la testa e la groppa; sotto l'uomo è tratteggiato un grosso segno rosso con due biforcazioni. Sulla stessa parete, poco più in là, è rappresentato un altro UOMO FERITO, ma privo di testa e busto, dallo stesso aspetto animalesco, due lance alla schiena e una all'altezza dei glutei, senza alcuna traccia di sangue rappresentato. La figura del secondo uomo non è certo stata lasciata in sospeso per negligenza o approssimazione, ma vi è evidentemente un messaggio racchiuso in questo schema, come in ogni più piccolo dettaglio dell'arte paleolitica, e l'impressione che l'artista ha voluto comunicare è forse quella di un'entità che "emerge" dalla superficie della roccia stessa (ovvero della materia), e il messaggio suggerisce l'idea di un'altra dimensione, un'ALTROVE in cui affondano le radici della nostra realtà: seguendo questo concetto le parti mancanti della figura "svaniscono" al di là del "reale" in un viaggio oltre le barriere dello spazio e del tempo, nel mondo degli spiriti e delle forze fondamentali che determinano le leggi e gli eventi del Cosmo: IL VIAGGIO DELLO SCIAMANO verso la dimensione-matrice, dalla quale scaturisce il nostro mondo. E queste conoscenze intuitive ed ancestrali non corrispondono forse a teorie e ricerche avanzate dalla scienza stessa da più di un secolo riguardo i livelli più profondi della realtà? A pagina 241 del libro di DAVID LEWIS WILLIAMS "A COSMOS IN STONE" (del 2002), viene esposta una teoria alternativa secondo la quale le lance che attraversano il corpo dello SCIAMANO corrisponderebbero a "forze vitali", o punti energetici corrispondenti a zone in cui il sistema nervoso verrebbe stimolato durante gli stati alterati di coscienza. Sempre in questo libro, alla pagina successiva, viene riferita l'esperienza descritta dai BOSCIMANI (SAN) durante lo stato di trans sciamanica, ovvero la sensazione di un intenso formicolio sul capo che precede la vera e propria estasi; i BOSCIMANI (i quali, ricordiamolo, sono fra i popoli più antichi del mondo e custodiscono tradizioni ancestrali universali) considerano questa parte anatomica come il punto d'uscita dello spirito dal corpo. I testi più antichi in cui vengono descritti i 7 centri energetici corrispondenti alle parti anatomiche del corpo sono i VEDA, gli scritti sacri dell'INDIA, che sono fatti risalire a 5.000 anni fa. I VEDA sono i testi sapienziali più antichi della storia, e il profondo livello della loro introspezione psicologia non può che risalire alle radici ancestrali e sciamaniche della consapevolezza.
FOTO: Uomo ferito dalla grotta di Cougnac, Francia, datato 25.000 anni. Nel libro "A cosmos in the stone", David L. Williams ipotizza che le lance sul corpo dello sciamano corrispondano a punti energetici in zone in cui il sistema nervoso è stimolato negli stati alterati di coscienza.
FOTO: Il 2° uomo ferito della grotta di Cougnac (Francia) datato 25.000 anni. L'icona simbolica del sacrificio dello sciamano, in questo caso, non è incompiuta, ma indica la volontà dell'artista di far emergere la figura dalla roccia, come in molte altre immagini dell'arte paleolitica.
L'"Uomo ferito" di Cosquer
L'iconografia simbolica dell'UOMO FERITO è comunque (per ciò che ad oggi abbiamo potuto constatare) un soggetto molto raro per quel che riguarda l'arte rupestre delle caverne europee, e uno di questi esempi è costituito dal graffito presente all'interno della caverna sommersa di COSQUER, alla quale si può accedere solo attraversando un tunnel sottomarino che conduce alla grotta sopraelevata sotterranea. La CAVERNA DI COSQUER (Francia; Marsiglia) contiene testimonianze pittoriche e graffiti risalenti a 27.000 anni fa, e in EPOCA GLACIALE era collocata alla sommità di una collina. Venne scoperta nel 1991 da un subacqueo francese di nome HENRI COSQUER. Fra le altre interessanti raffigurazioni di questo sito, ne compare una che, ad una prima considerazione, potrebbe sembrare il malriuscito tentativo artistico, ma, come ben sappiamo, nulla si da al caso nell'ARTE PALEOLITICA, ogni deformazione è tutt'altro che casuale, e corrisponde ad un messaggio preciso simbolico e psicologico. Questo è il caso dello strano dipinto di cui molti si sono occupati elaborando diverse teorie: il cosiddetto "UOMO UCCISO" o ferito, di COSQUER. Questa figura è incerta, confusa, indecifrabile; potrebbe corrispondere a tutto e a nulla, alcuni ne identificano i tratti di una foca, altri di un TERIANTROPO...ma il modello simbolico è sempre lo stesso: il corpo attraversato da alcune linee simili a lance. Un corpo semi-umano dalla sagoma tozza e rigonfia, come quello della CAVERNA DI COSQUER, si può osservare nel graffito dell'ADDAURA, dove, al centro della scena con sagome umane rappresentate in modo molto naturalistico, compare una figura pesciforme, simile ad una foca, con una lunga protuberanza che parte dal volto; non è possibile che l'artista non sia stato in grado di delineare una figura come quelle presenti nel resto della scena, che ricordano quasi i modelli dello stile mesopotamico e sumero, quindi si tratta certamente di una deformazione deliberata, appartenente ad una lunga tradizione figurativa e simbolica. In questo caso la figura si trova a testa in giù, gambe all'aria e una strana appendice al posto della testa; le linee attraversano tutte la testa, le spalle, la schiena, una linea trapassa l'addome; gambe e braccia sono appena accennate: stesso modello dello strano essere raffigurato nella grotta dell'ADDAURA.
Linee simili attraversano diverse figure presenti nell'arte paleolitica europea, compreso il TERIANTROPO DI GABILLOU (dalla CAVERNA DI GABILLOU, che contiene circa 200 raffigurazioni datate 17.000 anni fa) di cui abbiamo trattato in un paragrafo precedente in riferimento alle immagini teriantropiche. Lo SCIAMANO TERIANTROPO DI GABILLOU comunica, infatti, un simbolismo molto complesso e più completo rispetto alle altre immagini di UOMINI FERITI considerate.
Gli esperti concordano sul fatto che "senza una scoperta straordinaria è un'illusione pensare che un giorno si giungerà a qualche certezza in questo settore o in tanti altri". Ma, nonostante i punti interrogativi siano comunque numerosi, l'interpretazione che più sembra concordare con i principi fondamentali della visione del mondo sciamanica è quella secondo la quale le linee trasversali sui corpi di queste figure (che rappresentano evidentemente un rituale magico) costituiscano rappresentazioni di "forze" ed energie invocate o evocate dallo STREGONE.
FOTO: ricostruzione dello stregone della caverna di Gabillou, Dordogna, Francia: anch'esso è trafitto da zagaglie. Datazione: 15.000 anni.
Gli uomini feriti nell'arte rupestre dei Boscimani
Su un fatto bisogna focalizzare l'attenzione: gli elementi simbolici dell'arte rupestre paleolitica europea presentano molti punti in comune, soprattutto riguardo l'iconografia dell'UOMO FERITO, frequente anche nelle antichissime pitture sudafricane dei BOSCIMANI (o SAN), ma esempi ne esistono anche nel continente australiano. In questo caso le figure assumerebbero un valore puramente simbolico, e testimonierebbero il filo comune che univa le tradizioni sciamaniche di tutto il mondo.
FOTO: lo Sciamano ferito da lance in un dipinto rupestre San (Boscimani) dell'Eastern Free State, Sud Africa. L'iconografia dello Sciamano ferito rappresenta la sua grande forza spirituale. Le pitture del luogo sacro di Korannaberg (Eastern Free State) ricoprono un arco di tempo da 3.500 a 200 anni fa.
FOTO: Statuetta in osso dell'artista INUIT canadese Daniel Shimout, 1972; alta 12 cm. Raffigura la trasformazione dello Sciamano; come nei dipinti del Paleolitico Superiore, lo Sciamano è trafitto da una lancia evocando la morte iniziatica; le ali esprimono l'illuminazione spirituale.
FOTO: San Sebastiano in un'opera di Andrea Mantegna. Tempera su tela, 257 x 142 cm., datato 1481, custodito al Museo del Louvre. Questa immagine archetipica è una reminiscenza dello Sciamano ferito primordiale.
SIMBOLOGIA PALEOLITICA
Le pitture paleolitiche delle caverne europee come mappe astronomiche
Prima di trattare l'argomento sul simbolismo astronomico connesso all'arte parietale paleolitica dobbiamo rivolgere la nostra attenzione a ciò che la CAVERNA, nel suo valore mistico ed iniziatico, ha rappresentato nel corso dei millenni nella storia di ogni civiltà, fino a giungere alle radici della più profonda consapevolezza in epoca ancestrale. La caverna, nell'ambito di ogni cultura sapienziale, è sempre stata collegata alla visione dell'Universo, l'immagine dell'oscurità da cui scaturisce la luce, l'antro in cui si concentrano le energie ctonie e le forze legate alla rinascita e alla trasformazione. Perciò la caverna è da sempre il luogo di connessione del MACROCOSMO con il MICROCOSMO, il luogo da cui tutto scaturisce e a cui tutto ritorna in attesa della rinascita ad un nuovo e superiore piano esistenziale. La CAVERNA in cui gli SCIAMANI del PALEOLITICO SUPERIORE trasmettevano la propria conoscenza alle generazioni future, in epoca storica si trasmutò in diverse rappresentazioni simboliche, come l'UOVO COSMICO o la PIRAMIDE: quest'ultima fu traduzione architettonica della MONTAGNA COSMICA all'interno della quale si diramano i meandri della corrispondente CAVERNA COSMICA, ed entrambi gli elementi (la montagna come simbolo di elevazione e la caverna come simbolo di discesa agli INFERI nei quali viene forgiata l'anima ed il cuore) costituiscono gli elementi inseparabili dell'Essenza. Nel MITO PLATONICO la CAVERNA era luogo d'illusione, il mondo delle apparenze, delle ombre da cui l'anima si deve affrancare, e nel quale riceve la spinta verso il mondo superiore, della luce e della conoscenza. Nella MITOLOGIA GRECA la dea CERERE discende nell'oscura caverna degli INFERI per cercare la figlia
perduta, PROSERPINA. Nella tradizione religiosa ZOROASTRIANA il mondo era rappresentato da una caverna naturale creata dal dio MITHRA, e proprio in un luogo simile venivano officiati i rituali. La CAVERNA è il luogo di nascita di ogni essere divino, compreso DIONISO e GESU' CRISTO; nell'ambito dell'INDUISMO KHRISNA, incarnazione di VISNU' nacque in una grotta della montagna sacra denominata MERU.
FOTO: La caverna neolitica di Duino Aurisina (Trieste) trasformata in luogo di culto del dio MITHRA nel V sec. d.C. Nella tradizione religiosa Zoroastriana il mondo era rappresentato da una caverna naturale creata dal dio Mithra e proprio in questi luoghi venivano officiati i rituali.
FOTO: Cerere, Bosco Sacro di Bomarzo (Viterbo), XVI secolo. Come altre analoghe divinità in tutto il mondo, nella mitologia greca questa dea discende nell'oscura caverna per cercare la figlia perduta, Proserpina. La caverna, fin dal Paleolitico Superiore, è luogo sacro di generazione.
FOTO: la montagna cosmica Meru della mitologia induista, in una caverna della quale nacque il dio Krishna. Dipinto su tela proveniente dal Buthan del XIX secolo.
La trattazione sulla SIMBOLOGIA PALEOLITICA potrebbe riempire le pagine di un'enciclopedia, ed è certamente il capitolo di più grande interesse per comprendere i fondamenti ed il significato profondo di tutte le rappresentazioni e le allusioni miitologiche e simboliche di epoca storica.
Sotto il velame dei miti e dei simboli, vi è sempre custodito
l'atavico messaggio dello SCIAMANO PRIMORDIALE, che accompagna le generazioni future verso la riconnessione alle nostre radici più profonde ed imprescindibili.
Il paleoantropologo FRANCESCO D'ERRICO dell'Università di Bordeaux, in Francia, afferma giustamente che "la capacità degli esseri umani di produrre un sistema di segni non è chiaramente qualcosa che inizia 40.000 anni fa. Questa capacità risale a almeno 100.000 anni". Noi saremmo d'accordo nel retrodatarla ancora di più, visto che esempi di segni astratti graffiti su una conchiglia appartenuta all'HOMO HERECTUS, risalente a 500.000 anni fa, sono stati scoperti nel 1890
dall'antropologo olandese EUGENE DUBOIS (1858-1940) sulle rive del fiume SOLO, a GIAVA, in INDONESIA. Ad un'epoca molto più recente (70.000 anni fa) risale il blocco di ocra inciso con tratteggio incrociato simile a quello della conchiglia di Giava, scoperto presso la caverna di BLOMBOS, in SUDAFRICA, nel 1991 dal prof.CHRISTOPHER S. HENSHILWOOD dell'Università di Cambridge. La caverna di BLOMBOS si presentò come un ricco giacimento di gusci di conchiglie, perline, strumenti per la lavorazione delle ossa e della pietra. Il TRATTEGGIO INCROCIATO si può dunque considerare come il più antico elemento simbolico rappresentato dall'uomo. Ma i dipinti della caverna di CHAUVET (36.000 anni), la straordinaria scultura in avorio del LEONE DI HOLENSTEIN STADEL (40.000 anni), il BRACCIALE DI DENISOVA (60.000 anni)...e molti altri manufatti e creazioni artistiche risalenti ad epoche ancestrali, indicano un retaggio infinitamente più antico di quanto le convinzioni accademiche possano immaginare. Il futuro ci riserverà sorprese inimmaginabili che ora giacciono silenziose proprio sotto di noi, cariche di messaggi per la nostra evoluzione.
FOTO: Conchiglia incisa dall'Homo Herectus, risalente a 500.000 anni fa, scoperta nel 1890 dall'antropologo olandese Eugene Dubois sulle rive del fiume Solo, a Giava, in Indonesia, testimonia la nascita del retaggio simbolico in un epoca molto più antica di quanto possiamo immaginare.
FOTO: Ciottolo d'arenaria proveniente dalla caverna di Blombos (Sud Africa) datato 70.000 anni, considerato la più antica testimonianza di espressione simbolica.
FOTO: bracciale di Denisova - datazione: 70.000 anni fa. Materiale: clorite. Ritrovamento: caverna di Denisova, presso i Monti Altai in Siberia.
L'unico tempio sacro che l'uomo, nelle sue piene e sane facoltà
mentali, è portato a riconoscere in modo innato, è la Natura, il Cosmo, poichè solo dietro il pesante velo di ISIDE (della Materia) si nascondono le forze della rigenerazione, dell'ordine cosmico e del principio vitale di ogni cosa. Tutto ciò che esiste proviene dal basso, da queste forze eterne e indistruttibili, le quali generano, ma non sono generate. Si narra che nei pressi di MENFI, in EGITTO, in epoca romana fu costruita una statua di ISIDE ricoperta da un velo nero, sul basamento della quale compariva quest'iscrizione:
"Io sono tutto ciò che fu (QUID FUIT),
ciò che è (QUID EST),
ciò che sarà (QUID ERIT)
e nessun mortale ha ancora osato sollevare il mio velo."
Questo è il messaggio che più di ogni altro connette la conoscenza iniziatica, riservata a pochi, dell'epoca storica alla luce della consapevolezza ancestrale dell'ANTICO SCIAMANO, e all'ETA' DELL'ORO, che, nonostante le sovrastrutture che la confondono, costituisce la parte viva e vitale della nostra psiche e della nostra interiorità. Tutto il resto è fumo, illusione e pervertimento. Le straordinarie opere artistiche paleolitiche sono state pazientemente dipinte nei meandri più profondi delle caverne, tuttavia oggi gli studiosi sono concordi nel riconoscere in esse rappresentazioni astronomiche, i cicli cosmici e la PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI (calcolata in 26.000 anni), che evidentemente i nostri antenati avevano osservato con estrema precisione ed accuratezza. Le caverne in cui queste opere furono rappresentate non erano luoghi ameni ed accoglienti; i pericoli che questi artisti dovettero affrontare per dare vita a questi capolavori erano innumerevoli: fra i cunicoli e le gallerie che si diramavano nell'oscurità poteva esservi la tana di un orso, o di un leone delle caverne; le strettoie, il fango, il pericolo di crolli e di rimanere intrappolati incombeva sulla coraggiosa determinazione dei
nostri antenati, spinti da una forza interiore che oggi potremmo attribuire soltanto ad un raro uomo di genio. Ciò che li spingeva era la consapevolezza del divino, dal quale si sentivano pervasi, e del quale costituivano una parte inscindibile. La radice della Fede di cui si parla negli antichi VEDA non è altro che la coscienza innata dell'uomo di essere tutt'uno con la coscienza dell'universo; l'uomo che non si concepisce separatamente ed in modo conflittuale con il Cosmo è un vero uomo, un uomo che può tutto, perchè in ogni manifestazione della Natura riconosce sè stesso, non si piega alle forze, ma comunica con esse, non si umilia davanti ai propri simili, riconosce in ogni altro il proprio stesso potere, manifesto o latente, e la propria assoluta indipendenza.
Il simbolo cruciforme della caverna di Chauvet
Detto ciò iniziamo la nostra indagine da una delle più antiche
testimonianze di arte rupestre esistenti al mondo: la CAVERNA DI CHAUVET, ovvero un santuario paleolitico inviolato per più di 20.000 anni dopo il crollo che ne sigillò l'ingresso, che custodisce dipinti risalenti a 36.000 anni fa. La famosa CROCE dipinta con ocra rossa che compare in una delle gallerie dell'immensa caverna, è stata considerata da molti studiosi come una rappresentazione dei cicli solari, dei Solstizi e degli Equinozi; osservando attentamente questo simbolo, esso forma un asse (albero) spezzato nella parte superiore da una linea trasversale che raffigura l'orizzonte ed il punto in cui l'astro solare sprofonda e riemerge dagli abissi (come narrano anche i miti egizi); un'altra linea inclinata trapassa il punto d'intersezione delle due assi, e potrebbe simboleggiare l'inclinazione dell'eclittica rispetto al piano equatoriale. Ai piedi della croce è tratteggiato un cespuglio di linee ricurve, simile ad un'esplosione; a lato è dipinta un'altra croce, più piccola, posta obliquamente rispetto all'altra. Il pannello del Sacro Cuore in cui si trova l'immagine della CROCE (così denominato per questa ragione) è uno spazio di 6 metri per 3 ricoperto di macchie rosse formate premendo il palmo della mano coperto di vernice sulla parete. Oltre il pannello, ad un insieme di stalagmiti sono state aggiunte linee di contorno a formare l'immagine di un mammuth.
FOTO: la croce in ocra rossa sulle pareti della caverna di Chauvet, descritta nel paragrafo qui sopra.
Il simbolismo dell'Albero e della Croce
La simbologia della CROCE è, inoltre, strettamente connessa
a quella dell'ALBERO COSMICO, presente in tutte le culture del mondo, la quale affonda le radici in epoca ancestrale e paleolitica. L'ALBERO e la CROCE si diramano entrambi in due direzioni opposte, unite da un pilastro centrale indivisibile, e contemporaneamente si estendono fra due mondi: verso la profondità oscura della materia e verso la luce dello spazio infinito. L'ALBERO come simbolo di equilibrio, conoscenza e creazione è presente nella cultura celtica rappresentato
dalla QUERCIA SACRA YGGDRASILL, ai piedi della quale i DRUIDI
celebravano le loro cerimonie, e che rappresentava il potere derivato dall'equilibrio fra i due mondi, in virtù della possenza delle sue radici e dell'imponenza del suo aspetto; sull'albero sacro il dio che diede all'uomo spirito e vita sacrificò sè stesso, ottenendo in questo modo la conoscenza trasmessa all'umanità attraverso le RUNE. Nei TESTI VEDICI (che sono le più antiche scritture del mondo) l'albero cosmico era denominato SKAMBAH, e simboleggiava il pilastro indifferenziato sul quale si regge il mondo, superiore ad esso; vi si legge:
"...quello sul quale il Signore della Vita si appoggiò per sostenersi quando mise in moto il mondo" (Atharva Veda -Conoscenze del Sacerdote del Fuoco; XV-XVII secolo a.C.)
"E' lo SKAMBHA che mantiene immobili il fuoco, la luna, il sole
e il vento, e sostiene allo stesso tempo il cielo, la terra e l'atmosfera immensa, così come le sei vaste dimensioni dell'universo" (Atharva Veda)
FOTO: il dio Odino sacrifica sè stesso sull'Albero sacro Yddgrasyl, ottenendo la conoscenza e l'illuminazione. Viene ripresa in quest'immagine la simbologia dell'Appeso dei Tarocchi (che rappresenta il capovolgimento iniziatico della coscienza che vede oltre la realtà ordinaria); la lancia che trafigge il suo costato richiama il sacrificio dello Sciamano raffigurato nelle caverne paleolitiche di cui abbiamo trattato nei capitoli precedenti. Non ho potuto, purtroppo, trovare informazioni sull'autore di quest'opera e ringrazierei chiunque me le volesse fornire.
afoto: Nel corso della storia l'Albero sacro è stato semplificato da molte civiltà come PILASTRO, rappresentando la dimensione dell'indifferenziato sulla quale si regge il Cosmo. Nei Veda è denominato SKAMBHA. Foto: torre-pilastro Skambha nel tempio giainista di Hutheesing (India,1848).
La BETULLA è l'ALBERO SACRO degli SCIAMANI SIBERIANI, considerato come un portale verso altri mondi, asse del mondo ai piedi del quale si svolgevano i rituali iniziatici tesi ad invocare la forza,l'equilibrio e la guarigione.
Presso i NATIVI DEL NORD AMERICA il simbolismo dell'ALBERO ricopre un ruolo centrale. Il popolo CHEROKEE considera sacro il CEDRO, denominato A TSI NA TLU GV, nel tronco del quale sarebbero contenute le anime di tutti coloro che rinnegarono il mondo delle ombre ricercando unicamente la luce, verso la ricerca della perfezione, per cui l'albero insegna loro che l'unica perfezione consiste nell'accettazione e nella consapevolezza che nulla è da rigettare, ma tutto contribuisce all'armonia della creazione cosmica.
L'ALBERO SACRO HULUPPU della mitologia SUMERA fu piantato nel suo giardino dalla dea INANNA, sulle rive del fiume EUFRATE.
Presso gli ANTICHI EGIZI era considerata sacra l'ACACIA, per la sua resistenza e adattabilità ad ogni clima, simboleggiava la rinascita e l'immortalità dell'anima.
FOTO: Sigillo assiro che raffigura il demone Apkallu di fronte all'albero della vita Huluppu, XII sec. a.C., Iraq. L'albero sacro Huluppu della mitologia Sumera fu piantato nel suo giardino dalla dea Inanna, sulle rive del fiume Eufrate.
L'ALBERO DELLA VITA della tradizione CABALISTICA consiste in una schematizzazione del percorso dell'anima verso la riunificazione con la propria componente superiore, spirituale ed immortale.
FOTO: l'Albero della Vita Cabalistico; anch'esso "affonda le radici" nell'archetipo dell'Albero sacro dello Sciamanesimo primordiale.
Ogni civiltà considera sacro l'albero più caratterstico della propria terra, ed esso è sempre stato un simbolo cosmico universale; BUDDHA raggiunse l'illuminazione ai piedi di un grande albero; inoltre, l'archetipo dell'ALBERO con il suo carico di significati psicologici e cosmici è talmente radicato nell'INCONSCIO COLLETTIVO ed individuale da presentarsi come una metafora comune del percorso esistenziale nei sogni di ogni individuo. Esso si manifesta ovunque: in forma semplificata come PILASTRO, oppure come CROCE nella modalità in cui
è raffigurata presso la CAVERNA DI CHAUVET. Riguardo a quest'ultima, se la osserviamo bene dal punto di vista del simbolismo cosmico, ai suoi piedi sono tratteggiate delle linee parallele ricurve che sembrano simboleggiare una dimensione caotica dalla quale emerge la forma definita mediante la quale l'Universo si regge e si equilibra. La posizione isolata e la cura con cui l'artista ha tracciato ogni particolare della rappresentazione, indicano l'assoluta importanza simbolica che ogni tratto di questo pittogramma riveste. Un fatto è indiscutibile: la CROCE e l'ALBERO sono equivalenti,
e l'estrema semplificazione dell'ALBERO SACRO fin dagli albori della consapevolezza umana è stata la CROCE.
FOTO: "In alto ed in basso si estendono i suoi rami, alimentati dai modi dell’esistenza, i suoi germogli sono i sensi, le sue radici si prolungano giù nel mondo degli uomini, legate alle azioni” (Baghavad Gita) Foto: volto di Buddha fra le radici di un albero, Ayutthaya, Thailandia.
FOTO: "Crocefissione" di Simone Martini (1284-1344), tempera su pannello ligneo; altezza 24,4, larghezza: 15,5 cm. Soprattutto nell'iconografia cristiana si ripete l'archetipo dello Sciamano che sacrifica sè stesso; la lancia che trafigge Odino sull'Albero Sacro Yddgrasyl e quelle che trafiggono gli Sciamani nelle raffigurazioni del Paleolitico Superiore europeo e nell'arte rupestre dei San (Boscimani) del Sud Africa, così come quella che trafigge il costato di Cristo, sono emblema del tormentoso percorso dell'illuminazione sciamanica.
La conoscenza dei cicli solari, delle fasi lunari e delle costellazioni
La conoscenza dei cicli solari, delle fasi lunari e
delle costellazioni in epoca paleolitica era molto sviluppata ed accurata, al punto che fu proprio l'era più lunga di tutta la storia dell'umanità, il PALEOLITICO, la culla delle successive definizioni astrologiche e del simbolismo che ogni singolo astro assunse nell'ambito psicologico, spirituale e degli eventi cosmici. Anche gli animali raffigurati nella CAVERNA DI CHAUVET, considerandone la disposizione e certi strani accostamenti, potrebbero essere rappresentazioni astronomiche, proprio come i dipinti della CAVERNA DI LASCAUX, che quasi tutti gli studiosi concordano nel considerare come mappe stellari. Abbiamo già preso in considerazione la stalattite dipinta della SALA DEL FONDO della caverna
CHAUVET, che pende dal soffitto a 1,20 m. da terra, sulla quale è raffigurato un'essere ibrido, mezzo bisonte e mezzo uomo, che con la sua immagine sovrasta quello che viene considerato un pube femminile, o più semplicemente un triangolo rovesciato.
Lo studioso GABRIELE VENTURI, nel suo saggio "IL CODICE SNEFRU"
(parte 6°) identifica nell'immagine dell'UOMO-BISONTE sul pendente roccioso (di cui abbiamo trattato in un altro paragrafo) la chiara rappresentazione simbolica del CICLO PRECESSIONALE; osservando bene la figura del cosiddetto MINOTAURO, infatti, si nota che essa si "avvita" attorno alla stalattite compiendo un giro completo intorno ad essa, in senso antiorario, fino a ricongiungersi al lato opposto del triangolo rovesciato; il triangolo è considerato generalmente come un pube femminile, ma, come giustamente fa notare GABRIELE VENTURI, è affiancato da due zampe di bisonte, e non v'è
traccia di forme femminili nel complesso. L'intera figura è concepita per essere visualizzata dal basso; il pube potrebbe rappresentare la CAVERNA (triangolo rovesciato) come luogo di rigenerazione e trasformazione, l'oscurità in cui si
compie il "reset" cosmico in vista dell'inizio di una nuova Era.
FOTO: schema della Precessione degli Equinozi, sovrapponibile alla raffigurazione del cosiddetto Monotauro dipinto sulla stalattite della Caverna di Chauvet, datato 36.000 anni (Pont d'Arc, Francia)
FOTO: confronta con l'immagine della Precessione degli Equinozi qui sopra il dipinto del "Minotauro" sulla stalattite della caverna Chauvet (Pont d'Arc, Francia), datato 36.000 anni.
La PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI (ovvero il leggero spostamento annuale della linea degli equinozi) è causata dal moto di rotazione terrestre che muta lentamente nel tempo il suo asse di rotazione rispetto alla posizione delle stelle fisse (cioè i corpi celesti più abissalmente lontani rispetto alla Terra da sembrare immobili all'osservatore, in opposizione ai pianeti che, invece, appaiono come corpi erranti). L'intera inversione dell'asse di rotazione avviene ogni 25.765 anni; infatti,
a metà del percorso che corrisponde a 13.000 anni, la posizione delle stelle sarà considerevolmente mutata, in modo che, fra 13.000 anni sarà la Stella VEGA, e non l'attuale POLARIS, ad indicare il Polo Nord.
"E' vero senza menzogna, è certo e verissimo: com'è sotto, così è sopra; com'è sopra, così è sotto per compiere i miracoli della Cosa Una". (ERMETE TRISMEGISTO)
Ed è questo il messaggio che riecheggia dai profondi meandri dei santuari paleolitici, l'insegnamento più antico del mondo, espresso proprio imprimendo le volte del cielo sulle rocce degli antri più oscuri ed impenetrabili delle caverne: l'energia tellurica e le forze che si sprigionano dalle profondità della Terra, corrispondono alle stesse forze che dall'universo giungono fino a noi, poichè tutto è "Uno" e tutto istantaneamente comunica senza limiti di spazio e di tempo. Abbiamo avuto bisogno della fisica quantistica, dei telescopi, delle indagini nell'infinitamente piccolo e nell'infinitamente grande per comprendere ciò di cui decine di migliaia di anni fa i nostri antenati non avrebbero mai dubitato.
La prima indagine approfondita sul significato astronomico delle pitture rupestri della caverna di LASCAUX (Francia, Nuova Aquitania, Montignac) risalenti a 17.000 anni fa, la fece la ricercatrice indipendente CHANTAL JEGUES WOLKIEWIEZ, etnoastronoma, psicologa, antropologa. Nel 1999 la ricercatrice ottenne il permesso, dai custodi del sito, di entrare nella caverna di LASCAUX per provare direttamente e di persona le sue teorie, che a quel tempo erano avversate e derise dalla comunità accademica. Mediante calcoli archeoastronomici si potè così constatare che 17.000 anni fa (cioè l'epoca a cui risalgono i dipinti) la luce del sole al solstizio invernale attraversava tutto il passaggio che porta alla prima sala dipinta, illuminando le pitture sulla parete rocciosa. Da ciò si evince, analizzando il significato astronomico delle raffigurazioni, che la caverna fosse un luogo adibito al calcolo del tempo: secondo l'inclinazione dei raggi solari le popolazioni potevano avere certezza del periodo annuale in cui si trovavano e degli eventi climatici che si sarebbero verificati conseguentemente, potendosi organizzare per tempo. Questa funzione determinava la sacralità del luogo. Questo ancestrale metodo di calcolo del tempo adottato presso le caverne santuario paleolitiche, corrisponde esattamente allo stesso sistema in uso in EPOCA NEOLITICA, durante l'ETA' DEL FERRO, nell'architettura delle PIRAMIDI EGIZIE ed in quella di tutte le più importanti opere monumentali d'epoca storica. In seguito a queste scoperte, le raffigurazioni dell'ARTE
RUPESTRE PALEOLITICA, che si estendono nelle buie profondità delle caverne, vengono ad assumere un significato connesso alla luce e ai cicli solari; alla rinascita della luce nel solstizio d'inverno e alla scomparsa del sole sotto l'orizzonte. In questo modo il mondo della luce e il mondo delle ombre potevano esprimere la loro profonda unione ed anche i rituali sciamanici che vi si svolgevano potevano evocare un potere occulto ed esoterico che non avrebbe potuto essere esternato altrove.
FOTO: le corrispondenze astronomiche nelle raffigurazioni della Sala dei Tori della caverna di Lascaux (Nuova Aquitania, Francia), datate 18.000 anni.
FOTO: la costellazione delle Pleiadi dalle pitture della caverna di Lascaux (18.000 anni fa) ai manufatti delle antiche civiltà in tutto il mondo.
FOTO: la costellazione delle pleiadi è riprodotta nella disposizione delle piramidi di Giza, Egitto.
FOTO: la costellazione delle Pleiadi riprodotta dalla disposizione delle piramidi della città Maya di Tikal, Guatemala, 700-800 d.C.
http://www.archeociel.com/index.html
https://www.athensjournals.gr/history/2018-1-X-Y-Sweatman.pdf
https://www.media.inaf.it/2018/11/28/astronomia-complessa-nellarte-preistorica/
http://www.archeociel.com/index.html
La retrodatazione della conoscenza astronomica ha implicazioni enormi che riguardano tutta la considerazione dell'uomo, della psiche, dell'evoluzione...compreso lo sviluppo della scienza, della matematica e dellaspiritualità: sfere che l'antica consapevolezza considerava,ovviamente, inscindibili.
Eredità della profonda conoscenza astronomica dell'Era Paleolitica sono i simboli dello ZODIACO, i più antichi dei quali vengono attribuiti ai SUMERI, e che evidentemente, in seguito allo studio dei dipinti presenti nelle caverne europee, sono anch'essi destinati ad essere retrodatati, come molte altre conoscenze considerate coeve all'apparire delle grandi civiltà. Infatti, sovrapponendo i simboli ZODIACALI alle raffigurazioni del primo antro della caverna di LASCAUX, la studiosa CHANTAL WOLKIEWIEZ ha potuto constatare che combaciano perfettamente con le sporgenze e il posizionamento degli animali raffigurati. Per questo motivo alcune rappresentazioni ci appaiono piuttosto strane, come figure di animali a testa in giù, corpi lasciati a metà, altri che vengono sovrapposti a quelli dipinti precedentemente come se non ci fosse abbastanza spazio: osservati in un'ottica astronomica e sciamanica al contempo, ogni particolare acquista un senso; per fare un esempio fra tutti, lo strano animale detto "UNICORNO" di LASCAUX, si accorda perfettamente alla costellazione del CAPRICORNO, così come la figura dell'URO (grande bovino estinto) sullo stesso pannello corrisponde alla costellazione del TORO, e un altro URO viene messo in confronto con la costellazione del LEONE.
FOTO: corrispondenze astronomiche nelle raffigurazioni della Sala dei Tori della caverna di Lascaux, Nuova Aquitania, Francia, tatate 18.000 anni.
Il ricercatore MARTIN B. SWEATMAN, dell'Università di Edimburgo, e ALISTAIR COOMBS, dell'Università del Kent, nel documento "Decoding european paleolithic art: extremely ancient knowledge of precession of the equinoxes" (Decodificata l'arte paleolitica europea: una conoscenza estremamente antica della precessione degli equinozi)
https://www.athensjournals.gr/history/2018-1-X-Y-Sweatman.pdf
indicano il filo conduttore che connette il messaggio dell'ARTE
PALEOLITICA EUROPEA a quello espresso nei siti megalitici risalenti al NEOLITICO, ad esempio CATALHOYUK in TURCHIA e, sempre in TURCHIA, nei bassorilievi e strutture presenti nel TEMPIO PALEOLITICO di GOBEKLI TEPE (che erroneamente viene spesso catalogato come "neolitico", ma in verità appartenuto alla cultura dei cacciatori-raccoglitori, e testimonia una perfetta coesione sociale già presente prima di ogni frammentazione dei ruoli e dei mestieri, nell'ambito di una società fondamentalmente egualitaria). Questo messaggio (assieme al valore sciamanico ed evocativo delle rappresentazioni) consiste in un accurato registro della PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI, della posizione delle stelle visibile all'epoca, degli avvenimenti astronomici che si sono succeduti nel corso di migliaia di anni, come il passaggio di comete, le catastrofi avvenute in seguito alla caduta di meteoriti, le eclissi, ecc...La scoperta della PRECESSIONE DEGLI EQUINIZI è sempre stata attribuita convenzionalemente
agli ANTICHI GRECI, e precisamente ad IPPARCO DI NICEA (200 a.C.-120 a.C.) Gli ANIMALI-SIMBOLO raffigurati in questi luoghi sacri costituiscono le più antiche rappresentazioni dei SEGNI ZODIACALI a noi conosciuti. Evidentemente, il valore di questi complessi TEMPLI DELLA MEMORIA e della Conoscenza, non svolgevano soltanto una funzione di "registro" degli eventi, del trascorrere del tempo e delle stagioni, ma questo ruolo era integrato alla divinazione, al calcolo dell'inizio e della fine degli Eoni, al riconoscimento dei segni particolari mediante i quali la Natura comunica il sopraggiungere di cambiamenti che coinvolgono sia lo Spirito umano che i cicli cosmici. Per comprendere a fondo il messaggio di questi complessi templari ed artistici, dobbiamo fare appello alla nostra coscienza profonda e indivisa, essenzialmente contemplativa, che non separa lo spazio siderale dalle profondità della Terra, l'uomo dagli altri esseri viventi, la dimensione sacra dalla dimensione quotidiana: tutto è uno per la consapevolezza dello Sciamano, e dunque questi spazi svolgevano sì la funzione di OSSERVATORI ASTRONOMICI, ma erano anche luoghi di guarigione, strumenti psicologici di armonizzazione interiore, e luoghi spirituali scelti soprattutto per essere dei punti di forza in cui si incontrano le potenti correnti d'energia elettromagnetica che percorrono il globo come una fitta ragnatela. L'impatto della COMETA registrato a LASCAUX viene decodificato come risalente a 15.150 a.C., quindi esattamente più di 17.000 anni fa; questo evento è registrato anche da un carotaggio effettuato nell'antico ghiaccio della GROENLANDIA. Indizi di queste ancestrali codificazioni si possono trovare anche nel sito NEOLITICO di CATALHOYUK, nell'ANATOLIA MERIDIONALE, nella grotta di HOLENSTEIN STADEL (Germania-40.000 anni fa); a CHAUVET (Francia-36.000 anni fa), ad ALTAMIRA (Spagna - 15.000 anni fa); in linea con il sistema di datazione presente a GOBEKLI TEPE (Turchia-12.000 anni fa). Lo stesso identico sistema adottato nella SCENA DEL POZZO della caverna di LASCAUX, si trova istoriato sui bassorilievi della STELE DELL'AVVOLTOIO di GOBEKLI TEPE, anche se gli eventi narrati simbolicamente divergono di almeno 5.000 anni, e quasi 20.000 da LASCAUX a CHAUVET. I detrattori della teoria di CHANTAL WOLKIEWIEZ, MARTIN B. SWEATMAN e ALEISTER COMBS, come DAVID PEARCE dell'Università di WITWATERSRAND e PAUL PETTITT della Durham University, non apportano, comunque, prove valide a favore della confutazione, al di là di critiche sulla qualità degli studi intrapresi. Gli stessi MARTIN B. SWEATMAN e ALEISTER COMBS aggiungono questa
affermazione:
"Essenzialmente, il nostro risultato statistico è così forte che, a meno che non venga trovato un difetto significativo nella nostra metodologia, sarebbe irrazionale dubitare della nostra ipotesi. Ne consegue che ogni proposizione su queste opere che è incoerente con la nostra ipotesi può essere automaticamente respinta - è certamente sbagliato, poiché la nostra ipotesi è quasi certamente
corretta".
E inoltre:
"Il nostro lavoro dimostra essenzialmente che i simboli animali usati nell'arte rupestre del Paleolitico rappresentano costellazioni di stelle", dice Sweatman. "Lo sappiamo, perché quando confrontiamo
le date di quest'arte, determinate dal metodo del radiocarbonio, con le nostre previsioni basate sul nostro metodo zodiacale, troviamo un livello straordinario di accordo per tutta l'arte paleolitica europea".
FOTO: una possibile mappatura stellare nella planigrafia del santuario megalitico di Gobekli Tepe, Turchia, datato 13.000 anni.
FOTO: corrispondenze astronomiche nei bassorilievi del sito megalitico di Gobekli Tepe, Turchia, datato 13.000 anni.
FOTO: le corrispondenze astronomiche della Stele dell'Avvoltoio del santuario megalitico di Gobekli Tepe, datato 13.000 anni, in Turchia.
L'osservazione dell'astronomo greco IPPARCO DI NICEA (190-200 a.C.), che scoprì il movimento degli Equinozi lungo il piano dell'orbita terrestre, denominando questa dinamica PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI (la quale determina l'avvento delle stagioni) dev'essere dunque declassata a "riscoperta" di ciò che i nostri antenati avevano compreso decine di migliaia di anni fa. Il Sole, durante l'anno, sembra navigare attraverso queste costellazioni che assumono forme di animali la cui più antica definizione veniva generalmente attribuita ai SUMERI.
Inoltre, una rappresentazione dell'ERA ASTROLOGICA del tempo potrebbe essere la statuetta di UOMO LEONE di HOLENSTEIN STADEL, che sembra accennare un sorriso, dimostrando lo spirito dell'epoca in cui è stata creata, 40.000 anni fa, che corrisponde, appunto, all'ETA' DELL'ORO, ovvero l'Era del LEONE.
Il significato astronomico del tempio megalitico di Gobekli Tepe
Il Tempio megalitico di GOBEKLI TEPE (risalente a più di 12.000 anni fa) venne costruito dopo la mini era glaciale seguita allo schianto della meteorite, la memoria del quale è registrata accuratamente sulla STELE DELL'AVVOLTOIO. Questo periodo gelido fu presumibilmente della
durata di 1000 anni, e causò l'estinzione di gran parte della megafauna del PLEISTOCENE, nonchè la perdita di molte vite umane e, probabilmente, la cancellazione di una grande civiltà globale, molto
diversa da ciò a cui noi siamo abituati ad attribuire questo nome; una civiltà di segno esattamente opposto a ciò che noi abbiamo conosciuto in 5000 anni, radicata alla naturale armonia fra uomo, universo e natura, ad una profonda conoscenza del Cosmo e delle energie che lo pervadono, della connessione fra psiche e realtà materiale. In sostanza, non una cultura o più culture, ma l'originale ed
insostituibile legge dell'equilibrio e dell'armonizzazione, universalmente riconosciuta, imprescindibile dal benessere e da un'esistenza sana, quindi, dalla sopravvivenza stessa. Nel 2015, sotto i ghiacci della GROENLANDIA, nell'ambito di un progetto dei mappatura satellitare, è stato scoperto un cratere meteoritico di 30 chilometri di diametro, risalente a 12.800 anni fa, ed una stratificazione nera opaca è stata esaminata dai paleontologi in CILE, costituita da microsferule prodotte dalla fusione delle rocce in seguito all'impatto con corpi celesti di grandi dimensioni, risalente anch'essa a 12.800 anni fa, che testimonia ulteriormente questa catastrofe globale. I bassorilievi di GOBEKLI TEPE sono dunque un registro della MEMORIA, non solo della catastrofe descritta nella STELE DELL'AVVOLTOIO, ma della conoscenza universale e della civiltà globale che univa ogni popolazione del mondo. La STELE ricoperta di simboli in tutto simili ai geroglifici egizi, riporta sicuramente una forma di scrittura ed un messaggio molto importante che, forse, non potrà facilmente essere decifrato senza ulteriori testimonianze o termini di paragone. La STELE DELL'AVVOLTOIO (pilastro n.43) descrive in questo modo l'evento che ha segnato il percorso dell'umanità e il destino di molte specie: nel punto centrale della raffigurazione vi è una sfera, che
rappresenta il POLO terrestre; gli animali raffigurati corrispondono alle costellazioni com'erano posizionate e visibili ai 4 equinozi e solstizi dell'anno 10.950 a.C. (ovvero 12.950 anni fa).
MARTIN B. SWEATMAN e ALEISTER COMBS affermano, giustamente, che
"...la probabilità che i modelli animali sulla Stele dell'Avvoltoio siano stati collocati nelle loro rispettive posizioni per puro caso è nella regione di 1 su 140 milioni. Poiché questa è una possibilità
così piccola, affermiamo di aver interpretato correttamente questo pilastro".
CATALHOYUK è uno dei più antichi insediamenti d'epoca NEOLITICA, in ANATOLIA MERIDIONALE, abitato da circa 8.000 persone, risalente dal 7400 al 5700 a.C., 6000 anni più recente di GOBEKLI TEPE. Le abitazioni di CATALHOYUK sono costruite in mattoni d'argilla, con
interni bianchi in calcestruzzo, soffitti in travi di legno e stanze a cui si accedeva dai tetti a terrazzo; tutte le abitazioni erano collegate una all'altra tramite accessi interni; non vi è traccia di
strade o viottoli. Le abitazioni erano pulitissime, essendoci, esternamente, costruito un ottimo sistema di smaltimento di rifiuti e scarichi fognari. L'intera città era costituita da case esattamente
uguali quanto a comfort e servizi; non vi è traccia di abitazioni più ricche o di divisioni sociali: l'intera comunità era basata sulla parità ed uguaglianza fra tutti i cittadini, senza alcuna distinzione
fra uomini e donne, esattamente come in epoca PALEOLITICA. Le analogie riscontrate fra i simboli e le raffigurazioni di GOBEKLI TEPE e di CATALHUYUK non devono certo sorprendere, poichè testimoniano una continuità culturale, di matrice universale, risalente a decine di migliaia di anni fa adottata, in varie forme, dal NEOLITICO alle civiltà a noi conosciute. Molto prima di CATALHUYUK, della CIVILTA' MINOICA e di quella EGIZIA, il simbolo delle CORNA come simbolo lunare di unità nella dualità, dell'energia di trasformazione e rigenerazione è presente a GOBEKLI TEPE, e prima ancora nei dipinti delle caverne europee e di tutto il mondo. A GOBEKLI TEPE si riscontra il simbolismo del SERPENTE, del LEONE, del TORO e molti altri segni che si possono trovare perfino nei tatuaggi del lontano popolo degli ABORIGENI
AUSTRALIANI. Numerose installazioni murali di corna taurine sono state scoperte nelle abitazioni di CATALHUYUK, in locali che probabilmente svolgevano la funzione di santuari. All'interno di queste stanze candide, ridipinte annualmente con calcestruzzo e perfettamente asettiche, vi appaiono simboli corrispondenti all'uro, all'ariete, al leopardo e anche quello che è stato interpretato come un possibile orso; riscontriamo dunque la stessa iconografia presente nel Tempio di GOBEKLI TEPE. Inoltre, MARTIN B. SWEATMAN e ALEISTER COMBS hanno rilevato a CATAHUYUK lo stesso codice simbolico relativo ai solstizi e agli equinozi presente a GOBEKLI TEPE. Il bassorilievo di un
quadrupede a testa in giù (che molti interpretano come un orso) è riprodotta esattamente nello stesso modo sia a GOBEKLI TEPE (sul pilastro n.43), che a CATALHUYUK (dove è stato collocato sopra un bucranio in una delle stanze-santuario del complesso; il bassorilievo di CATALHUYUK è differente solo per le solcature ad intreccio che lo percorrono, del resto la forma dell'immagine riproduce lo stesso simbolo stilizzato. E' evidente che si tratta di una forma di scrittura, un'icona corrispondente ad un concetto. MARTIN B. SWEATMAN e ALEISTER COMBS interpretano quest'animale a testa in giù (nella parte superiore destra del pilastro 43 di GOBEKLI TEPE) come un orso che simboleggia il solstizio d'estate, ed è a testa in giù come il sole a picco nel giorno più lungo dell'anno. Nel pilastro n.2 di GOBEKLI TEPE compare la figura di un URO, che viene interpretata come la COSTELLAZIONE DEL CAPRICORNO. Iconografie di URO si trovano anche nelle stanze-santuario di CATALHUYUK, e vengono interpretate come la raffigurazione dell'EQUINOZIO D'AUTUNNO. Un LEONE e un LEOPARDO compaiono sul pilastro 51 di GOBEKLI TEPE, la cui corrispondenza con qualche costellazione dev'essere ancora riscontrata, allo stesso modo il LEOPARDO appare in molti luoghi importanti a CATALHUYUK. Comunque, la COSTELLAZIONE DEL CANCRO può essere configurata come un LEOPARDO o un LEONE che corre. A CATALHUYUK i due LEOPARDI sono raffigurati uno di fronte all'altro, evidenziando la conformazione simmetrica della COSTELLAZIONE DEL CANCRO: in base a questa corrispondenza riscontrata a CATALHUYUK si è dunque portati a considerare anche il LEOPARDO e il LEONE di GOBEKLI TEPE come rappresentazioni della COSTELLAZIONE DEL CANCRO. Per cui viene identificata la COSTELLAZIONE DELL'ARIETE (raffigurata come un ARIETE) e la COSTELLAZIONE DEL CANCRO raffigurata in ogni caso con un grande felino (LEONE o LEOPARDO, in questo caso).
FOTO: due leopardi si fronteggiano raffigurando la disposizione simmetrica della costellazione del Cancro, dalla città neolitica di Catal Huyuk, Anatolia, risalente a 8000 aanni fa.
FOTO: il leone su un bassorilievo dei pilastri del sito megalitico di Gobekli Tepe, Turchia, risalente a 13.000 anni fa, forse rappresenta la costellazione del Cancro.
FOTO: un felino su un pilastro del sito megalitico di Gobekli Tepe come rappresentazione del solstizio estivo. Turchia, datazione: 13.000 anni.
FOTO: Il bassorilievo raffigurante un orso dal Tempio di Gobekli Tepe (le 2 foto a sinistra) in Turchia, datato 13.000 anni e un sigillo con figura simile ritrovato a Catalhoyuk (complesso abitativo neolitico sempre in Turchia, datato 8000 anni)
FOTO: Ricostruzione di una casa di CATAL HUYUK (Turchia, data: 8000 anni). Le case erano tutte simili e unite da accessi che si aprivano sui tetti, testimonianza dell'egualitarismo sociale delle altamente evolute culture neolitiche e la continuità cuturale con il Paleolitico Superiore.
FOTO: una veduta del sito megalitico di Gobekli Tepe, Turchia, datato 13.000 anni.
foto: ricostruzione del sito megalitico di Gobekli Tepe, Turchia, datato 13.000 anni.
FOTO: Il pilastro 28 dal tempio di Gobekli Tepe (Turchia, datato 13.000 anni) e un'illustrazione dal libro "People of all nations" (John Alexander Hammerton-1922) con l'Uomo-Medicina aborigeno: lo stesso simbolo conferma una cultura globale molto più antica di quanto s'immagini.
ALEXANDER MARSHACK (1918-2004 - archeologo statunitense specialista del Paleolitico) ha messo in chiaro che lo sviluppo della scienza affonda le radici in epoca ancestrale; fu il primo studioso che riuscì ad interpretare le tacche e i punti incisi su placchette ossee preistoriche come calendari che illustravano le fasi lunari permettendo al possessore di calcolare il passare del tempo. In
particolare analizzò lo schema inciso sulla placca ossea della GROTTA DI THAIS, nel Sud della FRANCIA, risalente a 12.000 anni fa, affermando che i segni indicavano la durata di due LUNAZIONI. MARSHACK non si concentrò sul lato artistico, romantico o iniziatico dei
dipinti paleolitici all'interno delle caverne, ma sul loro valore scientifico, matematico, di profonda conoscenza delle dinamiche universali, che è stata adottata successivamente dalle civiltà
storiche a noi conosciute. MARSHACK, che era uno studioso indipendente e quindi immune ai dogmi accademici, considerò la conoscenza astronomica dell'era paleolitica aveva raggiunto un livello molto avanzato. I punti incisi su placche di pietra o d'osso, ad una prima analisi potevano sembrare semplici decorazioni: ma a che scopo si sarebbero decorate con delle serie di punti disposti evidentemente in modo da illustrare un percorso preciso? L'arte portatile paleolitica
poteva essere figurativa (ciondoli a forma di animale o figure femminili, denti di animali incisi con immagini faunistiche, ecc...), ma le placchette non costituiscono applicazioni da cucire su abiti, nè
pendenti da portare al collo. La loro unica funzione doveva essere quella indispensabile del calcolo del tempo. Lo SCIAMANO PALEOLITICO era, prima di ogni altra cosa, un grande astronomo, e mediante l'astronomia erano identificate le energie interagenti con la Terra e gli eventi ciclici. La forma a SPIRALE con la quale solitamente venivano descritte le fasi lunari, può essere correlata al
simbololismo stesso della SPIRALE che, come sappiamo, ha origini ancestrali, è universale e comune a tutte le epoche. In conformità al principio secondo il quale "così è sopra, come sotto", di cui abbiamo trattato precedentemente, la SPIRALE integra la fissità del CERCHIO (la cui circolarità descrive la dimensione più elementare dei fenomeni ciclici, che rimane sempre uguale a sè stessa) ad una progressione infinita che, al recupero dei principi fondamentali della coscienza, aggiunge sempre nuova complessità. Così la SPIRALE descritta dalle lunazioni si connette agli eventi ciclici della Terra estendendosi a quelli dell'intero universo, senza soluzione di continuità. Un esempio
di questo sistema può essere osservato dalla SPIRALE puntiforme incisa sulla placchetta d'avorio di mammuth proveniente dal sito paleolitico di MALTA, in SIBERIA, datata 24.000 anni fa, avente la funzione di CALENDARIO LUNARE; misura 1,38 cm. x 98 mm. e sul lato opposto vi sono
incisi tre serpenti; il numero 3 riveste un ruolo molto importante nella tradizione sciamanica dei MONTI ALTAI, se vogliamo prendere ad esempio le conoscenze ereditate dalle odierne popolazioni di quei luoghi. Nello SCIAMANESIMO SIBERIANO il concetto della REINCARNAZIONE
assume un ruolo fondamentale, ed il numero 3 rispecchia gli elementi della rinascita e della trasformazione, sotto forma di ANIMA MADRE, ANIMA PADRE, ANIMA DELLA REINCARNAZIONE. Considerando il fatto che quello siberiano è uno dei CULTI SCIAMANICI più antichi del mondo, se non il più antico, queste informazioni possono aiutare molto la comprensione delle espressioni artistiche e simboliche paleolitiche.
FOTO: Calendario lunare ricavato da corno di renna dal rifugio di Abri Blanchard, simile a quello della grotta di Thais, (Francia, Dordogna). L'oggetto intero è lungo circa 8 cm. e risale almeno a 34.000 anni fa. Le fasi lunari sono differenziate mediante incisioni più o meno profonde sulla superficie.
FOTO: il calendario lunare su placca d'avorio dal sito paleolitico di Mal'ta Buret, Siberia, datato 24.000 anni.
INTERPRETAZIONE ASTRONOMICA DELLA SCENA DEL POZZO DI LASCAUX.
Dalla metà dell'800 fino a pochi decenni fa, molte sono state le interpretazioni che nel tempo sono state confutate riguardo l'arte paleolitica europea, fra le quali la più semplicistica fu quella dei
rituali propiziatori della caccia; poi ci fu l'interpretazione puramente estetica, in seguito la teoria dell'archeologo e antropologo francese ANDRE' LEROI GOURHAN (1911-1986) che considerò l'arte paleolitica in una più profonda accezione: come un metodo per evocare e sottolineare la dualità dell'esistenza, come maschile-femminile, luce-oscurità, ecc...ma anche questa seppur non banale prospettiva venne nel tempo superata, fino ad arrivare alla più alta decodificazione come espressione di un avanzato sistema di mappatura astronomica, di calcolo del tempo e di previsione degli eventi. La SCENA DEL POZZO della caverna di LASCAUX non sfugge a questo contesto, e ciò (dobbiamo sottolineare) non è affatto in contrasto con l'interpretazione sciamanica di evocazione delle forze, delle caratteristiche psichiche degli animali totemici, ecc...anzi, integra tutte queste formule ad un ambito universale connesso alle meccaniche dell'infinito.
Interpretazione spirituale, astronomica, mitologica e simbolica non si escludono a vicenda, sono bensì comprese come in un gioco di scatole cinesi dall'artista paleolitico e dalla sua visione integrativa della realtà. Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, la SCENA DEL POZZO della caverna di LASCAUX (che, come abbiamo già osservato, si trova raffigurata sulle pareti di un profondo antro raggiungibile mediante l'apporto di funi) venne interpretata in diversi e non discordi modi
dagli studiosi che più se ne sono occupati, a partire dall'interpretazione dualistica di LEROI GOURHAN, a quella di HENRI BREUIL (1877-1961) secondo cui la "cripta" naturale avrebbe potuto essere la sepoltura di un uomo morto durante un incidente di caccia (teoria poi rivelatasi inconsistente); l'interpretazione di DAVID LEWIS WILLIAMS (1934) considera invece la scelta stessa di una tale profondità sotterranea come la ricerca di un ingresso psichico verso
stati alterati di coscienza, considerando le figure come messaggi atemporali e scollegati dalla realtà ordinaria. La SCENA DEL POZZO è stata infine decodificata come MAPPA ASTRONOMICA dagli archeoastronomi MARTIN SWEATMAN e ALEISTER COMBS, che ne mettono in risalto la correlazione con l'intero complesso di pitture della caverna. L'isolamento di questa raffigurazione ed il difficile accesso alla cripta pongono l'accento sul sostanziale significato di queste immagini, che assumono il valore di un apice descrittivo raggiunto solo dopo un lungo percorso attraverso gallerie e cunicoli. La scena, che raffigura un uomo-uccello di fronte ad un bisonte ferito e alle spalle del quale è tratteggiato in modo incompleto un rinoceronte, risulta compatibile con la descrizione delle costellazioni dei GEMELLI (rappresentate dall'uomo), del TORO (a cui si riferisce il bisonte) del LEONE (nella figura del rinoceronte) e del CANCRO (contrassegnata dalla serie di punti fra le due figure).
LA TEORIA DEGLI ARCHETIPI DI EDMOND FURTER.
La scena del POZZO DELL'UOMO MORTO della caverna di LASCAUX viene spesso identificata come una mappa astrologica del TORO, che è posizionato di fronte ad ORIONE il CACCIATORE, ma secondo EDMOND FURTER (antropologo, archeoastronomo e ricercatore svizzero, direttore della rivista "Stoneprint Journal", che si occupa di antropologia strutturale e archeoastronomia) è più probabile che sia la rappresentazione di uno sciamano che invoca la pioggia con i suoi strumenti prima di una visione del TORO come simbolo del Tuono, tutto in termini concettuali. L'episodio narrato da queste figure coincide con il mito e le costellazioni, tuttavia le scene, secondo questa interessante teoria, non sono state concepite come una mappa stellare. La metà posteriore del TORO è in GEMELLI, la sua ferita intestinale o la borsa genitale si trova sulla PORTA GALATTICA. La lunga lancia corrisponde all'ammasso delle IADI della costellazione del TORO (all'altezza del muso del bisonte); l'uccello e i sei punti sono le 7 PLEIADI sempre nel complesso del TORO, e il rinoceronte è ARIETE. L'angolo dello STREGONE DELLA PIOGGIA si adatta alla posizione dell'EQUATORE CELESTE nell'età TORO. Gli artisti non fanno affidamento sui concetti di costellazione, poiché hanno accesso diretto a concetti intuitivi, a simboli e icone semi-coscienti e all'ologramma subconscio, che corrisponde al bagaglio archetipico. Dipingere l'astrologia sarebbe limitante come dipingere con i numeri. L'artista è guidato da forze scaturite dal profondo, che nella loro essenza atemporale e archetipica guidano la realizzazione dell'opera senza che egli ne sia cosciente. Ma se questa teoria fosse plausibile, in questo modo fra la conoscenza archetipica e la conoscenza concreta e cosciente (esteriore) si realizzerebbe una convergenza che annullerebbe ogni contrapposizione con l'ipotesi delle mappe astronomiche. Sotto questo aspetto il pensiero di EDMOND FURTER si rivelerebbe superiore perchè conciliante, mentre l'unione di concetti inconsci e conoscenza sarebbe perfettamente coerente con la visione olistica ed unitaria del Cosmo, così come fra mente cosciente ed inconscia.
L'antropologo CLAUDE LEVI STRAUSS (1908-2009) sulle orme della teoria degli ARCHETIPI della PSICOANALISI JUNGHIANA, fu il primo ad elaborare uno strumento analitico unificante che trovasse una spiegazione logica alla diffusione di concetti, simboli e tradizioni condivisi fin dal PALEOLITICO da tutte le popolazioni e culture del mondo, lontane fra loro nello spazio e nel tempo; questa teoria è denominata STRUTTURALISMO, e definisce ogni espressione (sia artistica, sociale e linguistica) sulla base di "strutture psichiche " predeterminate e universali, radicate nell'inconscio sia a livello individuale che collettivo, le quali non permetterebbero spazi di libero arbitrio all'azione creativa umana, ma ne accompagnerebbero ogni gesto senza che il soggetto ne sia cosciente. E' praticamente la storia dell'artista che non conosce il significato profondo e la finalità della sua opera, ma è unicamente guidato da forze più profonde; più l'artista è geniale (ossia la sua espressione non si limita ad una mera riproduzione della realtà) più le forze che agiscono in lui attingono al profondo e all'assoluto. Queste "strutture psichiche" corrispondono agli ARCHETIPI e, secondo la teoria psicoanalitica di CARL GUSTAV JUNG (1875-1961), determinerebbero l'interconnessione fra i fenomeni sociali e culturali delle popolazioni del mondo, agendo a livello inconscio. Ogni ARCHETIPO come istanza profonda ed assoluta è relativizzato, dunque, dalle espressioni tradizionali di ogni gruppo etnico o culturale. È importante ricordare che JUNG sosteneva che le immagini archetipiche si possono trovare ovunque nell'arte, riconoscibili da motivi identici o molto simili, e manifestate a prescindere dal contesto socio-culturale. JUNG ha scoperto modelli archetipici e immagini nei miti e sogni delle culture di tutto il mondo e nel corso di tutta la storia umana. Non è tuttavia verosimile, a nostro avviso, che nel corso di tutta la PREISTORIA umana, ed in ambito universale, non si sia mai vericata un'"emergenza" cosciente delle informazioni espresse mediante raffigurazioni, simboli e racconti mitici; che, ad esempio, la nozione della PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI, descritta in modo così preciso, secondo le osservazioni degli studiosi, nei dipinti rupestri paleolitici europei, sia davvero stata per la prima volta coscientemente calcolata dall'astronomo greco IPPARCO DI NICEA (190-120 a.C.), senza che nessuno, durante tutta la precedente storia umana, abbia avuto quest'intuizione pur rappresentandola per decine di migliaia di anni fin da epoche remotissime? E i segni astratti? Questi ultimi non possono certo essere stati aggiunti a caso, o a puro scopo decorativo, alle figure animali presenti sulle pareti delle caverne, anche perchè si intuisce chiaramente che essi comunicano un messaggio, come una sorta di scrittura universale. Le mani della GROTTA DI GARGAS (Francia, Comune di Aventignan, Monti Pirenei), risalenti a circa 27.000 anni fa, sono state impresse in ocra rossa e carboncino, e presentano l'enigmatica caratteristica delle dita mancanti, che sono state oggetto di molte interpretazioni. Sembra plausibile, comunque, che non si trattasse di una assenza fisica delle dita mancanti, ma di un intenzionale volontà di raffigurarle in questo modo, perchè ciò esprimeva una forma di linguaggio perfettamente comprensibile agli artisti e agli avventori dell'epoca. Pensiamo, pertanto, che fra strutture psichiche inconsce e comprensione cosciente di questi messaggi si sia verificata una convergenza molto precoce nella storia umana, risalente ad epoca ancestrale, e conservata da rituali e trdaizioni iniziatiche che si sono diffuse decine di migliaia di anni fa in tutto il mondo.
FOTO: Mani con le dita monche della caverna di GARGAS (Pirenei-Francia-datate 27.000 anni). Su una parete della grotta si trovano 15 di queste impronte, le quali, beninteso, non indicano invalidità fisica, ma sono state ottenute ripiegando le dita in una forma di linguaggio dei segni.
TEORIE SUI SIMBOLI ASTRATTI DELL'ARTE PALEOLITICA - SIGNIFICATI
ARCHETIPICI - STATI ALTERATI DI COSCIENZA ED ESTASI SCIAMANICHE -
REALTA' EXTRADIMENSIONALI
Lo studio sui segni e simboli astratti e geometrici associati ai grandi complessi figurativi dell'arte paleolitica europea ha compiuto importanti progressi in questi ultimi anni, mediante le ricerche e le
teorie di molti studiosi, come GENEVIEVE VON PETZINGER (antropologa dell'Università di Victoria, Canada) che ha effettuato una scrupolosa catalogazione dei segni astratti presenti nell'arte preistorica, i cui risultati sono esposti nel libro "The first signs: unlocking the mysteries of the world's oldest symbols", del 2016. In seguito ad approfondite indagini VON PETZINGER ha scoperto un modello ripetuto di simboli graffiti o dipinti sulle pareti delle caverne, o incisi sugli oggetti ornamentali risalenti a decine di migliaia di anni fa, riuscendo a formulare un database composto da 5000 segni ricorrenti presenti in 146 siti paleolitici europei, e suscitando un interesse universale. Questo quanto ha dichiarato:
"La capacità di disegnare realisticamente un cavallo o un mammuth è assolutamente impressionante. Ma chiunque può disegnare un quadrato, giusto? Per disegnare questi segni non ci si affida a persone dotate di talento artistico. In un certo senso, l'umile natura di tali forme le rende più universalmente accessibili - una caratteristica importante per un efficace sistema di comunicazione". (Genevieve Von
Petzinger)
Questo sistema di comunicazione era riconosciuto universalmente, considerate le similitudini presenti nelle raffigurazioni simboliche di ogni parte del mondo. In particolare analizzando i tratteggi incisi
sui denti di cervo di una collana appartenuta ad una donna vissuta 16.000 anni fa, presso il riparo roccioso di SAINT GERMAIN DE LA RIVIERE (Francia, Regione Aquitania) VON PETZINGER riuscì ad identificare dei motivi ripetuti in modo identico sulle pareti della grotta di LES EYZIES DE TAYAC (Francia, Dordogna), evidenziando il modo ricorrente in cui due linee fiancheggiano una X: 48 di questi denti sono stati decorati in questo modo e molte di queste combinazioni sono state individuate nelle caverne. Osservando le incisioni su questi monili, a dire il vero, anche un profano potrebbe notare che queste non sembrano essere semplici decorazioni o segni composti allo scopo di riempire la superficie, soprattutto se si considera il profondo significato che nella visione del mondo
primordiale veniva attribuito ad ogni elemento, segno o fenomeno. In realtà, com'è convinzione di VON PETZINGER, ciò che noi oggi possiamo osservare riguardo l'arte paleolitica non è altro che un frammento (seppure monumentale) di una cultura universale complessa ed evoluta, in grado di comunicare ed elaborare concetti di altissimo livello, mediante segni geometrici semplici che ogni individuo, all'epoca, era in grado di comprendere.
Ma una cosa è certa: ciò che è primordiale è innato, e l'unico modo non-convenzionale per indagarne gli enigmi è quello di aprire le porte della nostra mente profonda, per attingere a quelle informazioni
incancellabili che hanno permesso all'uomo di evolvere e che costituiscono la radice della coscienza stessa, come vedremo in seguito. Se i segni gemetrici che affiancano le grandi figure naturalistiche di animali nell'arte rupestre costituiscono il più antico sistema di scrittura, che precede di decine di migliaia di anni quello storicamente riconosciuto SUMERO ed EGIZIO, ci troviamo di
nuovo davanti ad un capovolgimento della prassi scientificamente formulata, la quale suppone che le immagini ideografiche (formate da figure riconoscibili, come parti anatomiche o elementi naturali,
riconducibili a un concetto; ad esempio: piede=camminare) precedano i simboli puramente astratti, essendo considerate come la forma più arcaica di scrittura; la semplificazione dei concetti in segni
non-figurativi è sempre stata considerata come frutto di un lungo processo evolutivo, per cui la mente umana è in grado di "astrarre" dalla realtà ordinaria concetti anche complessi e profondi,
trasferendoli in una realtà a priori, superiore ad ogni manifestazione materiale. Infatti, quelli che si possono osservare accanto alle grandi figure animali dell'era glaciale, non sono segni che riproducono elementi fisici riconoscibili come occhi, piedi, uccelli appollaiati, piante, ecc...bensì spirali, punti, aste, segni in ogni caso non identificabili con oggetti fisici reali. La nostra idea odierna e scientifica del percorso evolutivo funziona al contrario rispetto a come sembra essersi svolto in realtà. Forse dovremmo abbracciare la realtà capovolta percepita dalla visione dell'iniziato, che demolisce le percezioni illusorie in cui la mente precipita quando si allontana dall'unione con la Natura e con il proprio senso di scopo profondo.
Secondo l'archeologo tedesco LUDWIG MORENZ (nato nel 1965) dell'Università di Bonn, anche i simboli raffigurati sui monoliti del tempio di GOBEKLI TEPE (Turchia; risalenti a 13.000 anni fa),
riassumono dei messaggi precisi, corrispondenti ai primi elementi che precedono una forma di scrittura. E i segni astratti delle caverne che precedono GOBEKLI TEPE di decine di migliaia di anni? Non può forse essere possibile che questo tempio non rappresenti l'inizio di espressioni complesse, ma costituisca piuttosto uno strascico (così come tutta l'arte paleolitica europea) di culture precedenti, altamente evolute, ancora da scoprire, sepolte dagli strati di decine di migliaia di anni? Il Prof.MARTIN KUCKENBURG (archeologo, antropologo, scrittore, nato nel 1955) considera allo stesso modo i simboli presenti accanto alle raffigurazioni naturalistiche delle caverne europee come una forma di scrittura, nonostante la conoscenza, all'epoca, venisse trasmessa soprattutto oralmente. L'archeologo tedesco esperto del Paleolitico JOACHIM HAHN (nato nel 1962, formantosi all'Università di Tubinga) disse a proposito della placchetta in avorio di mammuth (che misura 3,8 cm. x 1,4 cm.) della grotta di GEISSENKOSTERLE, in Germania:
“Fino a che punto questi segni siano incisioni intenzionali, magari le sequenze temporali di una specie di calendario, è difficile dirlo. Si potrebbe immaginare che il numero 13 corrisponda ai cicli della luna (pro anno solare). La figura potrebbe rappresentare una persona umana collegata al ciclo dell’anno oppure addirittura una divinità del cielo.”
La placchetta è lavorata su ambo i lati: su un lato compare una figura con gambe e braccia in posizione "adorante", sul lato opposto è incisa una serie di punti evidentemente non raggruppati a caso, ma utilizzati come uno strumento per calcolare determinati cicli temporali. La figura, ricordiamolo, presenta due ali al posto delle braccia, e sul suo capo, ritratto di profilo, campeggia un enorme occhio che si stende da un punto all'altro. L'archeologo e antropologo francese ANDRE' LEROI GOURHAN (1911-1986) ai suoi tempi considerò le espressioni artistiche paleolitiche come MITOGRAMMI, ovvero come raffigurazioni di qualcosa che poteva essere compreso soltanto
conoscendone l'equivalente mitologico, che veniva trasmesso oralmente, e i segni astratti erano, ovviamente, legati a tutto ciò.
FOTO: Placchetta d'avorio di mammut dalla caverna di GEISSENKLOSTERLE detta "L'adorante", Giura Svevo, Germania, datata 35.000 anni; alta 3,8 cm., da un lato è presente una figura uomo-uccello. Oggi gli studiosi riconoscono nelle file di punti sul lato posteriore un calendario lunare.
L'INTERPRETAZIONE DEI SIMBOLI ASTRATTI PALEOLITICI COME FENOMENI ENTOPTICI LEGATI AGLI STATI ALTERATI DI COSCIENZA
Ma nel variegato universo delle interpretazioni riguardo i segni astratti non possiamo trascurare la spiegazione neuropsicologica di DAVID LEWIS WILLIAMS (archeologo sudafricano, nato nel 1934), il quale relaziona queste geometrie ricorrenti durante tutto il Paleolitico europeo come tentativi, da parte degli artisti, di riprodurre flash e immagini originate da particolari condizioni alterate di coscienza, a cui ricorrevano gli sciamani allo scopo di indagare nelle profondità
inconsce riuscendo a penetrare in altri livelli di realtà, in cui avrebbero potuto comunicare con entità non umane, e con dimensioni invisibili ai sensi ordinari. I FENOMENI ENTOPTICI sono le
allucinazioni che si producono spontaneamente nella prima fase di trans sciamanica o mistica (che siano o meno indotte da particolari sostanze) e corrispondono a forme geometriche luminose generate
direttamente all'interno del globo oculare, che esperimenti scientifici e indagini antropologiche hanno dimostrato manifestarsi in modo simile presso tutte le culture e popolazioni del mondo, e in
relazione a individui radicalmente diversi: dal contadino peruviano al colto borghese delle metropoli occidentali, dall'Africa, all'Asia, all'Australia, all'Europa, alle Americhe. In ogni parte del mondo e in
ogni dimensione della realtà umana, sempre gli stessi schemi, sempre le stesse figure luminose che si ripetono come una sorta di cifra primordiale della mente umana, denominate anche COSTANTI DI FORMA.
Come ogni teoria, quella di LEWIS WILLIAMS può essere considerata secondo una prospettiva valorizzante, oppure può essere trasformata in un'ipotesi riduttiva che lascia il tempo che trova. Se noi ci limitassimo ad interpretare questi "fosfeni" entottici come mere manifestazioni neurologiche, rimarremmo intrappolati nel circolo vizioso della scienza accademica, per la quale tutto si riduce ad una logica utilitaristica o ad un meccanismo fisiologico, e il messaggio
sapienziale dell'arte paleolitica non contribuirebbe ad espandere la nostra percezione della realtà, accettando il fatto che essa è molto più complessa ed insondabile di quanto si potrebbe pensare: la nostra dimensione è una debole lunghezza d'onda che si manifesta sul palcoscenico infinito delle possibilità, in un labirinto di realtà impercettibili ai sensi ordinari, ma altrettanto e forse più reali del
limitato mondo in cui ci dibattiamo; oggi, in seguito agli sviluppi della fisica teorica, queste nozioni sono comunemente accettate, permettendo ancora una volta alla consapevolezza degli antichi
Sciamani di convergere con le scoperte scientifiche più rivoluzionarie.
Nella visione integrativa della realtà, fenomeni fisiologici e concetti iniziatici e gnoseologici non sono separabili, ma corrispondono a diverse prospettive dei medesimi elementi e principi
dell'inconscio individuale e collettivo. Nell'esperienza degli STATI ALTERATI DI COSCIENZA indotti da sostanze allucinogene la prima fase si manifesta attraverso "FOSFENI ENTOPTICI", o immagini allucinatorie formate da semplici schemi geometrici o segnali luminosi astratti; la
seconda fase è caratterizzata dall'emergere di forme iconiche, chimere, ambientazioni surreali come si può osservare dalle opere pittoriche dello Sciamano peruviano PABLO AMARINGO, che in esse
illustra le proprie esperienze con la potente sostanza allucinogena in uso fra gli indigeni dell'AMAZZONIA, l'"AYAHUASCA". Il semplice fatto che le visioni siano universali e si presentino in modo simile nella mente di soggetti diversissimi e lontani sia culturalmente che geograficamente, deve per forza essere spiegato con il fatto che le reazioni del sistema nervoso umano sono strettamente connesse alle informazioni di base e ai fattori primordiali che hanno permesso, e
permettono, la spinta evolutiva che ha caratterizzato la nostra specie. Questi sono gli elementi archetipici con i quali lo Sciamano doveva entrare in contatto per conoscere sè stesso e per potere, di
conseguenza, interagire con le energie e le dimensioni invisibili che costituiscono le vere radici della realtà.
FOTO: un'opera dello sciamano peruviano Pablo Amaringo (1938-2009), come descritto nel paragrafo sopra.
Dunque i simboli non sono stati visti e, in seguito, interpretati a piacimento dalle varie culture come deduce LEWIS WILLIAMS, ma (all'opposto) sono stati interpretati e assunti a simboli perchè visti
e riconosciuti nel loro valore intrinseco da individui votati all'INIZIAZIONE SCIAMANICA. Lo SCIAMANO attinge alle risorse della mente profonda per interagire con le forze occulte che soprintendono l'Universo. "Come sotto, così sopra" (Ermete Trismegisto) significa
che tutto ciò che è contenuto nella mente umana, trova il proprio riflesso nell'infinità dello spazio-tempo e dell'Universo, così come l'uomo assume contemporaneamente il ruolo di spettatore-creatore.
"L'enfasi occidentale contemporanea sul valore supremo dell'intelligenza tende a sopprimere certe forme di coscienza e a considerarle irrazionali, marginali, aberranti o addirittura patologiche e quindi a eliminarle dalle indagini sul passato profondo". (dal libro "LA MENTE NELLA CAVERNA" di David Lewis Williams; pag.121)
Lo sviluppo ipertrofico della razionalità occidentale, in questi ultimi secoli, ha portato a marginalizzare l'aspetto oscuro, inconscio dell'intelligenza, che è la radice e il motore stesso della creatività e della genialità umana. Possiamo affermare che la razionalizzazione
ossessiva dei fenomeni universali in meccanismi prevedibili e catalogabili scientificamente sia il risultato di una spasmodica necessità di sicurezza, di fuga da quella che possiamo altrettanto
considerare come la vera realtà: invisibile, intangibile, le cui dinamiche non corrispondono alle leggi fisiche con cui interagiamo coscientemente, ma che sfugge ad ogni "catalogazione" e comprensione
razionale, e che ha a che fare più con le leggi della psicologia che della chimica e della struttura materiale del Cosmo; più con la velocità del pensiero che con quella della luce. Per comprendere a
fondo la CONSAPEVOLEZZA SCIAMANICA dobbiamo considerare ogni opposto
come il lato A e il lato B dello stesso soggetto, e come la luce e l'ombra che ci permettono di individuare le immagini nello spazio. Ciò che è razionale è un'emeregenza di ciò che è irrazionale, e la radice di tutto ciò che accade è nella mente: la mente del TUTTO e la mente individuale sono espressione di un unica energia, e le finalità del TUTTO convergono con le finalità autentiche individuali. Le funzioni degli STATI ALTERATI DI COSCIENZA sono proprio quelle di attingere al
substrato archetipico della coscienza, alle forme "a priori" che fanno parte dell'inconscio collettivo, concettualizzato ed astratto, che non corrispondono ad assiomi rigidi ed assoluti, ma a princìpi base dai quali si dipanano infinite espressioni e possibilità.
"... l'audio-guida, come il tambureggiare prolungato, stimolazioni visive, come luci lampeggianti e balli ritmici sostenuti , come i Dervisci, hanno un effetto simile sul sistema nervoso. Dobbiamo anche
menzionare la fatica, il dolore, il digiuno e, naturalmente, l'ingestione di sostanze psicotrope come mezzo per spostare la coscienza lungo la traiettoria intensificata verso il rilascio di immagini generate interiormente. Infine, ci sono stati patologici, come la schizofrenia e l'epilessia del lobo temporale, che prendono coscienza lungo la traiettoria intensificata. Le allucinazioni possono
quindi essere deliberatamente ricercate, come nell'ingestione di sostanze psicotrope, oppure potrebbero non essere ricercate, come in molte altre modalità di induzione che ho menzionato". (dal libro "LA MENTE NELLA CAVERNA" di David Lewis Williams; pag.121)
Ed è proprio considerando l'approccio neuro-psicologico agli effetti degli STATI ALTERATI DI COSCIENZA di LEWIS WILLIAMS come un'indagine degli input evolutivi primordiali della mente umana, e non come pure reazioni elettrochimiche a sostanze o a particolari stimoli fisici ed
uditivi, che finalmente possiamo effettuare la conciliazione degli opposti, spaziando oltre il "loop" meccanicistico, e aprendo la nostra comprensione (proprio come dei veri Sciamani) alle dinamiche
dell'Infinito. Il premio Nobel per la fisica (1932) WERNER HEISENBERG (1901-1976), uno dei fondatori della MECCANICA QUANTISTICA, affermò:
"La scienza contemporanea, oggi più che mai, è stata costretta dalla Natura stessa a porre nuovamente la questione della possibilità di comprendere la realtà attraverso processi mentali." (WERNER HEISENBERG)
In sostanza, tutto ciò che è calcolabile, tangibile e che sembra seguire le leggi di causa-effetto, scaturisce da una matrice ideale, intangibile, non-misurabile e non prevedibile; una matrice MENTALE universale.
Lo scienziato e medico statunitense ROBERT LANZA (1956), a capo dell'"Astanga Global Regenerative Medicine" e del "Scientific Officer dell'Astellas Institute for Regenerative Medicine, professore aggiunto presso la "Wake Forest University School of Medicine", ha formulato la
teoria del BIOCENTRISMO come chiave per la comprensione profonda dell'Universo, che corrisponde al postulato secondo il quale:
"non è l'universo a creare la vita, ma è la vita stessa a creare l'Universo".
Questa teoria è fondata su attenti studi sulle COSTANTI UNIVERSALI, sulle leggi e sulle forze che, per loro stessa natura, sono indirizzate e sincronizzate unicamente verso la direzione
dell'esistenza: la vita, dunque, è un fatto inevitabile, assoluto ed eterno, e tutto ciò che accade nella dimensione del DIVENIRE, compresa la morte fisica, non è altro che illusione, proprio perchè la
coscienza è antecedente alla manifestazione materiale, ed è l'elemento infinito che gli antichi Sciamani indagavano al fine di modificare ed interagire con la realtà partendo dalle sue radici psichiche ed inconsce. Secondo ROBERT LANZA, lo spazio-tempo non è un elemento a cui la nostra mente è sottoposta, ma uno strumento intrinseco con cui ella indaga sè stessa. In realtà la coscienza esiste fuori dallo spazio-tempo, ed è in grado di essere ovunque in qualsiasi momento, dentro il corpo o fuori da esso e, in STATI ALTERATI DI COSCIENZA, potrebbero aprirsi delle porte verso dimensioni multiple o universi paralleli. LANZA ipotizza che la nostra coscienza, dopo la morte
fisica, potrebbe essere assorbita, in modo più o meno istantaneo, in altre dimensioni. Possiamo considerare la Scienza come la versione pragmatica dello SCIAMANESIMO, se consideriamo (com'è vero) che ogni interazione che avviene a livello subatomico o macroscopico nel nostro Universo, trova il parallelo negli stati soggettivi della mente umana, anzi: l'uno è il corrispettivo dell'altra, non può esistere senza di essa.
"Portiamo lo spazio e il tempo assieme a noi, come le tartarughe con i propri gusci" (Robert Lanza)
LEWIS WILLIAMS descrive tre stadi progressivi dello STATO ALTERATO DI COSCIENZA:
"Nello stadio 1, i soggetti sperimentano solo i fenomeni entottici. Nello stadio 2, i soggetti cercano di dare un senso ai fenomeni entottici, rielaborandoli in forme iconiche (per esempio una linea
entottica a zig zag potrebbe essere interpretata come un serpente). Quando i soggetti passano da questo stadio allo stadio 3, nell'immaginario si verificano marcati cambiamenti. Molti soggetti da
laboratorio riferiscono di avere visto un vortice o un tunnel rotante che sembrava circondarli. Le pareti del vortice sono segnate da un reticolo di quadrati simili a schermi televisivi. Le immagini su
questi schermi sono le prime allucinazioni iconiche prodotte spontaneamente; alla fine esse ricoprono il vortice nel momento in cui le forme entottiche cedono il passo alle immagini iconiche (per
esempio allucinazioni a grandezza naturale)". (dal libro "THE SIGNS OF ALL TIMES" di LEWIS WILLIAMS e DOWSON, pag.204)
Sulla base di queste considerazioni LEWIS WILLIAMS indica gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA come catalizzatori dell'ispirazione artistica e dello sviluppo stesso della cultura universale. Questa teoria può rispondere certamente a molti interrogativi se gli STATI ALTERATI DI
COSCIENZA, come detto in precedenza, vengono considerati come stimoli alla manifestazione delle risorse della mente profonda, attingendo al pozzo infinito di possibilità ed energie nascoste nell'INCONSCIO; se considerate in modo riduttivo come semplici reinterpretazioni di
reazioni entottiche tutta la teoria neuropsicologica terminerebbe in un vicolo cieco.
Detrattori della teoria di LEWIS WILLIAMS sono i ricercatori PATRICIA ANN HELVENTSON (nata nel 1940) e PAUL BAHN (nato nel 1953, archeologo e scrittore britannico), per i quali l'ipotesi di WILLIAMS non può essere valida in quanto le tre fasi descritte relative agli STATI ALTERATI DI COSCIENZA possono essere indotte da sostanze contenute in piante che nell'EUROPA dell'ERA GLACIALE non erano disponibili, per ovvie ragioni climatiche. Le piante allucinogene sono tipiche di ambienti tropicali, come, ad esempio, la foresta amazzonica o l'Africa Equatoriale.
Ma è assolutamente necessario l'uso di sostanze per il raggiungimento di STATI ALTERATI DI COSCIENZA? Molte popolazioni native, compresi gli ABORIGENI AUSTRALIANI e i BOSCIMANI dell'AFRICA del Sud, riescono ad ottenere i medesimi risultati mediante azioni ripetitive come il suono dei tamburi e le danze estenuanti. Inoltre,le profondità stesse delle
caverne presenti nelle zone montuose d'EUROPA si potevano trasformare in ambienti isolati e surreali in grado di alterare la percezione della realtà, come detto in un paragrafo precedente. Per la mente umana, precipitare in STATI ALTERATI DI COSCIENZA non è un fatto così straordinario come si potrebbe pensare, non serve nemmeno essere individui eccezionali per sperimentare situazioni in cui la realtà come la conosciamo sembra sfaldarsi, o che improvvisamente le barriere
spazio-temporali appaiano annullate: la mente è legata a questa "lunghezza d'onda" della realtà ordinaria, in cui tutto segue una logica di causa effetto ed è delimitato e circoscritto, perchè per
evolvere ha bisogno di limitazioni che possano metterne alla prova la passione, l'energia e la determinazione; ma questa "lunghezza d'onda" in cui la realtà si manifesta non è affatto stabile, ma può essere paragonata ad un canale trasmesso in una vecchia Tv, che a volte subisce interferenze da altre stazioni; basta una situazione di forte chock, una febbre, una particolare condizione ambientale d'isolamento, o di silenzio prolungato, per assistere, spesso, alla manifestazione di altri livelli di realtà.
Peraltro, intense esperienze in cui la realtà ordinaria si è momentaneamente modificata sono state condivise da persone che, in quel momento, si trovavano in condizioni psico-fisiche perfettamente
normali. Gli ABORIGENI AUSTRALIANI non facevano affatto uso di sostanze, ma raggiungevano la trans sciamanica mediante i rituali all'interno di una grotta considerata come un portale verso un altro mondo. La deprivazione sensoriale, i digiuni, le danze estenuanti a cui molte tribù native ricorrono in tutte le parti del mondo costituiscono degli ottimi mezzi per estraniare la mente dalla realtà, cadere in una condizione di auto-ipnosi e comunicare consapevolmente con le proiezioni dell'INCONSCIO, come può succedere quando si fanno SOGNI LUCIDI. Sono gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA ad aver permesso all'uomo di conoscere sè stesso innescando i meccanismi dell'evoluzione e della creazione artistica. La realtà è una fragile trama; si pensi che, su questa stessa trama, due individui diversissimi che pure si percepiscono fisicamente tra loro possono
esistere su livelli completamente separati e percepire lo stesso mondo in un modo diverso anni luce uno rispetto all'altro.
Lo psicologo e filosofo statunitense WILLIAM JAMES (1842 - 1910), fratello dello scrittore HENRI JAMES (1843 - 1916), dopo un'esperienza indotta da sostanze psicoattive nel 1901, affermò:
"Allora la mia mente fu costretta a pervenire a una conclusione della cui veridicità in seguito non ho mai dubitato. Si trattava di questo: la nostra normale coscienza in stato di veglia, la coscienza
razionale, come noi la chiamiamo, è solo uno specifico tipo di coscienza, là dove intorno ad essa, e da essa separati da un sottilissimo diaframma, sussistono potenziali forme di coscienza
affatto diverse. Potremmo vivere tutta la vita senza sospettare che esistano. Ma se si applica lo stimolo necessario, ecco che al contatto le potenzialità si mostrano a noi in tutta la loro completezza.
Nessuna descrizione dell'Universo nella sua totalità può essere definitiva qualora in essa si ignorino queste forme di coscienza altre. E, in ogni caso, esse ci impediscono di chiudere prematuramente
i nostri conti con la realtà". (dal libro "The varieties of religious experience" di WILLIAM JAMES, pubblicato nel 1902)
Negli anni '50 è stato compiuto un esperimento nell'ambito della ricerca pionieristica del Prof.JOHN CUNNINGHAM LILLY (1915 - 2001), neuroscienziato statunitense, mediante quella che viene definita "VASCA DI DEPRIVAZIONE SENSORIALE": uno strumento che durante la Seconda Guerra Mondiale veniva usato per le esercitazioni da immersione dei sommozzatori. La vasca (con chiusura a coperchio superiore) permetteva al soggetto di galleggiare in una condizione di totale assenza di udito, tatto, vista, gusto e olfatto, allo scopo di osservare le reazioni del cervello qualora le "trasmissioni" del mondo circostante fossero sospese. I risultati dell'esperimento furono
sorprendenti, in quanto la fragile trama della realtà iniziò un po' alla volta a sgretolarsi, a decomporsi come un castello di carte, lasciando spazio a visioni, stati di profonda introspezione, e una
sensazione liberatoria di annullamento dei limiti fisici. Le onde cerebrali prodotte in queste condizioni sono in prevalenza le cosiddette THETA, legate alle condizioni di dissociazione dalla realtà e a stati ipnotici ed allucinatori. Nell'arco di un'ora di isolamento totale, gli effetti benefici si notano dal completo rilassamento delle tensioni, dal ridimensionamento di eventuali problematiche
psicologiche, e dal rilascio di endorfine a livello biochimico. Condizioni simili potevano essere raggiunte dagli SCIAMANI all'interno delle caverne più imponenti d'EUROPA, ed in particolare dopo una lunga permanenza nei meandri più profondi, bui e isolati dal mondo di superficie? Possiamo aggiungere questa considerazione: proviamo ad entrare in una stanza normale completamente vuota: percependo la nostra voce come un eco, non ci sopraggiunge già in questa semplice circostanza una sensazione straniante?
Il filosofo e storico rumeno MIRCEA ELIADE (1907-1986) considerava gli ARCHETIPI connessi allo sviluppo della spiritualità e della conoscenza, semplificati sotto forma di simboli, come elementi
eterni di cui, una volta conosciuti, non ci si può più liberare. L'uomo, allorchè divenne SCIAMANO, mutò radicalmente la propria natura primordiale (se mai vi fu una condizione precedente) percependo il Cosmo e la Natura da un punto d'osservazione che lo rese simile a un dio. La "comprensione" è una condizione dalla quale non ci si può affrancare, e i simboli costituiscono il marchio della sua astrazione, sono gli emblemi della nascita spirituale dell'uomo: se sei nato non puoi decidere di non esserlo più, non si può far ritorno all'utero materno, bisogna percorrere il sentiero fino in fondo, e sempre oltre. Lo SCIAMANO è colui che si è risvegliato alla realtà vera, che consiste nella percezione della sacralità in ogni gesto della vita quotidiana; non vi è nulla di banale e di trascurabile nel mondo intorno a noi: ogni cosa può essere associata ad un segnale mediante il quale l'energia oscura dell'Universo comunica per accompagnare i nostri passi.
“L’uomo potrebbe sfuggire da ogni cosa, meno che dalle sue intuizioni archetipiche, create nel momento in cui ha preso coscienza della sua posizione nel Cosmo. La spiritualità arcaica, così come l’abbiamo decifrata, assetata di ontico, continua fino ai giorni nostri”. (MIRCEA ELIADE)
“Gli atti elementari diventano, per l'uomo primordiale, un rito; la sua mediazione aiuta l’uomo ad avvicinare la realtà, a inserirsi nell’ontico, liberandosi dagli automatismi (privi di contenuto e di
significato) del divenire, del profano, del nulla”. (MIRCEA ELIADE)
Il SIMBOLISMO PALEOLITICO, nella sua semplificazione astratta o nella rappresentazione figurativa di un oggetto comune, o di un astro, o di una vulva femminile, o di una mano, o di una lancia che attraversa il corpo di un uomo o di un animale, ecc...supera la manifestazione della
realtà materiale, trasformandosi in una delle modalità in cui un principio universale si manifesta, che non è limitata alla funzione fisica di quell'oggetto particolare, ma dev'essere considerata nel suo valore infinito di "potenza", di "forza" e di "energia" cosmica che si può esprimere in infiniti modi.
Le cosiddette VENERI paleolitiche non sono simboli di un'esaltazione della funzione materna e procreativa, tantomeno amuleti di fertilità (come le molte vulve stilizzate in avorio o pietra scoperte nelle tombe preistoriche, o incise sulle pareti delle caverne) ma simboli della potenza generatrice che sottende l'esistenza stessa dell'Universo. Se consideriamo, ad esempio, la CROCE dipinta in ocra
rossa nella caverna di CHAUVET (risalente a 36.000 anni fa), considerata la sua conformazione viene spontaneo pensare che essa sia correlata alla rappresentazione schematica di un albero, allo scopo di astrarre simbolicamente il principio che l'albero incarna dell'energia creatrice universale. Un grande Re dell'ANTICO EGITTO, AKHENATON (1335 a.C.), svelò l'essenza del sapere iniziatico per mezzo del culto solare, non perchè ATON rappresentasse la Luce o il Sole, bensì la realizzazione spirituale dell'uomo e il suo nucleo immortale. In questo modo il SIMBOLO affranca il principio dalle sue manifestazioni limitate nel "divenire", riproducendo le trasfigurazioni simboliche preesistenti nell'INCONSCIO COLLETTIVO indicative delle potenze che soprintendono le leggi e le manifestazioni universali.
FOTO: Venere di Willendorf, calcare, alta 11 cm., datata 23.000 anni, scoperta nel comune austriaco Willendorf in der Dachau nel 1908 dall'archeologo Josef Szombathy. Le abbondanti forme femminili evocano estesamente l'ineludibile forza creativa universale e i cicli stessi della vita.
Nella mentalità sciamanica, che poi corrisponde alla vera natura del reale, ogni oggetto, animale o avvenimento nel mondo è collegato nello stesso tempo a tutti i piani di realtà interconnessi nella struttura del Cosmo. La funzione del SIMBOLO, nella sua smaterializzazione, è
quella di integrare i vari livelli dell'esistenza in un SISTEMA, che può essere stato il trampolino di lancio per un sistema più complesso di scrittura. Quando il valore multidimensionale del SIMBOLO decade verso interpretazioni fattuali e materiali (come, ad esempio, può essere la glorificazone di un essere fisico, sia esso uomo o donna; oppure a concretizzazioni di eventi del tutto simbolici, come il compimento di sacrifici animali o umani) si verifica il decadimento della cultura. I SIMBOLI presenti nell'arte paleolitica, in quest'ottica, sono da considerare come riproduzioni di immagini metafisiche ed archetipiche presenti nell'INCONSCIO ancor prima che la consapevolezza umana venisse alla luce, e che da esso sono state estratte e riconosciute come elementi "in sonno" della spinta evolutiva. I simboli dipinti e graffiti fino a 40.000 anni fa in tutto il mondo, sono gli stessi simboli che nel tempo si sono evoluti e trasformati durante il NEOLITICO fino all'epoca storica, integrando
progressivamente sempre più elementi e significati relativi al principio che ognuno di essi richiama. I SIMBOLI non sono fattori fissi, invariabili, ma fungono da catalizzatori di possibilità e trasformazioni infinite nella coscienza: con il progredire della storia, essi integrano ed assimilano realtà sempre più complesse.
LA REALTA' ESTESA, LA QUARTA DIMENSIONE SPAZIALE E GLI STATI ALTERATI DI COSCIENZA
Presso il Laboratorio Europeo di Spettroscopia Non Lineare (LENS) dell'Università di FIRENZE, è stato condotto un esperimento ad opera dei ricercatori MASSIMO INGUSCIO e LEONARDO FALLANI, allo scopo di indagare l'esistenza di altre dimensioni spaziali nell'universo dell'infinitamente piccolo: raffreddando un gas (l'ittebrio) fino a temperature vicine allo 0 assoluto (punto in cui le particelle raggiungono una condizione d'immobilità osservabile) e mediante
l'interazione di un fascio di luce laser, si è potuta constatare l'esistenza di una 4° dimensione spaziale, indicata dalla traiettoria curva che gli atomi compiono quando sono stimolati da un campo elettromagnetico artificiale. Spiega MASSIMO INGUSCIO, ordinario di Fisica della Materia:
"La luce del laser può fare assumere agli atomi di itterbio fino a sei colori diversi, corrispondenti ad altrettante posizioni lungo una nuova dimensione dello spazio. Abbiamo verificato l'esistenza di
questa extradimensione osservando le traiettorie curve degli atomi quando sono messi in moto da un campo magnetico artificialè indotto dalla luce laser".
Aggiunge LEONARDO FALLANI, associato di Fisica della Materia:
"La possibilità di manipolare a piacere la dimensionalità spaziale di un sistema quantistico apre le porte a prospettive rivoluzionarie che vanno oltre il campo di ricerca della Fisica atomica. L'idea di un mondo a più dimensioni non è nuova: ci sono teorie fisiche che, per unificare la descrizione delle forze fondamentali esistenti in Natura, ipotizzano uno spazio compenetrato da dimensioni
aggiuntive, fino a oggi rimaste invisibili alla nostra percezione tridimensionale del mondo". (Fonte: "La Repubblica")
Le implicazioni di quest'esperimento sono gigantesche, e includono anche (e soprattutto) i diversi livelli di realtà con cui la mente può interagire, dentro e fuori sè stessa. Perchè dentro e fuori? Per il
semplice principio secondo cui "ciò che è sopra è come ciò che è sotto", così possiamo aggiungere "ciò che è dentro rispecchia ciò che è fuori", per cui le stesse dimensioni dello spazio nella realtà
ordinaria (tridimensionale) e nella realtà che si estende al di là delle tre dimensioni (altezza, larghezza, profondità) corrispondono ad altrettanti livelli di "espansione" della coscienza che, considerati dalla prospettiva della dimensione in cui ora ci troviamo, sono denominati "STATI ALTERATI DI COSCIENZA".
Il mondo subatomico è il punto in cui l'Universo svela la propria natura mentale, e riuscire a padroneggiare le leggi di questo mondo scoprendo l'anello di congiunzione fra la FISICA QUANTISTICA e la RELATIVITA' GENERALE formulata da EINSTEIN comporterebbe, per l'uomo, un potere quasi assoluto sulla realtà. Materialmente ci troviamo sulla
soglia di questa svolta epocale; ma psichicamente, per ovvie ragioni, non siamo pronti ad assumerci una tale responsabilità. Questo il frutto dell'esperimento del LENS di Firenze: la velocità degli atomi
di cui è composto ogni elemento reale è elevatissima, dunque per poter effettuare l'esperimento essi devono essere, in qualche modo, rallentati; mediante l'utilizzo dei laser gli atomi "congelati" ad una
temperatura estrema possono essere manipolati; ad esempio (com'è stato fatto) cambiando la direzione del loro SPIN QUANTISTICO (o "moto di rotazione": momento angolare intrinseco dell'atomo che ruota su sè stesso). Un gas che si espande a temperatura ambiente può essere
portato a -273,15 gradi, che corrispondono allo 0 assoluto (questa è la cifra più bassa a cui si giunge nelle aree più desolate dell'Universo). Gli atomi possono assumere numerose inclinazioni di
SPIN vorticando su sè stessi, e ad ogni inclinazione diversa corrisponde un colore diverso che essi assumono alla luce del laser. Durante l'esperimento al laboratorio LENS il comportamento di questi
atomi si rivelò non corrispondente ad un gas presente in uno spazio a 3 dimensioni, bensì a 4 dimensioni, poichè il loro moto nella traiettoria (dopo che il loro SPIN è stato modificato) ha compiuto una curvatura insolita per mezzo della quale la particella si è potuta
"affacciare" in una dimensione extra: la 4° dimensione, assumendo una colorazione diversa.
Sulla base di questi nuovi apporti scientifici, per quel che riguarda il nostro argomento, che cosa ne possiamo dedurre? Che, molto probabilmente, SCIAMANI e VEGGENTI nel corso della storia e della preistoria dovevano le proprie facoltà all'interazione con la QUARTA DIMENSIONE, che costituisce un'estensione ulteriore della realtà che non possiamo percepire coscientemente, una breccia che si apre, evidentemente, nelle profondità dell'INCONSCIO, attraverso uno spazio
non delimitato e chiuso in un'armatura tridimensionale, ma un luogo in cui un'ulteriore campo spaziale permette l'integrazione di diversi elementi e prospettive, in modo che un luogo potrebbe non essere soltanto "quel" luogo delimitato e costituito dalle proprie precise componenti, ma andare oltre, assumendo diverse prospettive potenziali nel medesimo tempo, proprio come succede nei sogni, permettendo un livello di libertà che gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA possono sprigionare. Questa libertà impossibile nel contesto della realtà ordinaria è dovuta anche alla fusione, in questo ambito, dei diversi piani della realtà (emozionale, spirituale, immaginativo, mentale) la quale permette una vitalità e una potenza assolutamente maggiore alla psiche, aprendola alla conoscenza delle sue facoltà altrimenti nascoste.
A questo straordinario piano del reale ci si può interfacciare, ad esempio, attraverso i SOGNI LUCIDI: condizione in cui durante il sonno profondo (fase REM) il sognatore è perfettamente cosciente di essere addormentato, esplorando in piena consapevolezza le istanze dell'INCONSCIO e modificando, in seguito, la propria realtà nella TERZA DIMENSIONE. A livello meramente psicologico l'ONIRONAUTICA (o SOGNO LUCIDO) può rivelarsi estremamente terapeutico per il
superamento di varie problematiche legate a paure, blocchi e diverse altre difficoltà, armonizzando l'individuo dal punto di vista interiore. Si capisce che nei sogni ordinari il soggetto è sballottato
dagli eventi che l'INCONSCIO gli propone allo stesso modo in cui è coinvolto dalle vicende esistenziali nella realtà cosciente, "suonato come una zampogna" (così direbbe Shakespeare) dai capricci della sorte. Interagire coscientemente con la realtà interiore, al contrario, permette la comunicazione e l'integrazione fra MENTE CONSCIA e MENTE INCONSCIA. La QUARTA DIMENSIONE, a sua volta, consiste in un progresso della coscienza pronta ad abbracciare nuovi livelli di realtà, assumendo il fatto che la dimensione ordinaria è, sostanzialmente, soltanto il primo dei gradini che essa deve superare. Essa non costituisce un mondo appartato e indipendente, ma più
probabilmente si sviluppa in uno spazio di potenzialità, come un varco che possiamo aprire per attingere ad ulteriori gradi di percezione e consapevolezza: una nuova dimensione che dovrà essere integrata alla nostra allorchè avremo effettuato il prossimo passo evolutivo nella COSCIENZA COLLETTIVA. Dunque il progresso della consapevolezza non dovrà essere realizzato nel raggiungimento di una dimensione "aliena", o "superiore", ma proprio come affermavano gli scrittori russi FEDOR DOSTOEVSKIJ (1821-1881), VASILIJ VASILEVIC ROZANOV (1856-1919),
NICOLAJ FEDOROVIC FEDOROV (1829-1903) la coscienza non sarà proiettata verso altri impercettibili reami, ma il "mondo nuovo" riguarda l'espansione di questa dimensione, e della realtà in cui viviamo.
Facciamo un esempio: noi ora siamo desti a questa dimensione che consideriamo assolutamente reale in virtù delle leggi fisiche che ci sovrastano, e non ci permettono il grado di creatività che
desidereremmo, facendoci impressionare, spaventare, emozionare nel bene o nel male da ogni avvenimento intorno a noi; ma se ci assalisse un sussulto di coscienza e ci rendessimo conto, anche solo per pochi attimi, dell'illusorietà dei limiti di questa "frequenza" dimensionale, durante quei pochi istanti di lucidità avremmo acquisito la consapevolezza dell'"altrove", degli infiniti livelli che a questa stessa realtà potremmo aggiungere, potremmo renderci conto che essa è solo il trampolino di lancio, non una prigione di leggi restrittive, e proveremmo lo stesso identico sentimento del sognatore che, durante il sonno, improvvisamente riconosce di essere addormentato: ovvero PIENEZZA, ARMONIA e una profonda fede nelle nostre capacità. La QUARTA DIMENSIONE è considerata la dimensione dell'anima appunto per la sua natura integrativa, e dunque armonizzante. Questo livello può essere raggiunto facilmente nei momenti in cui le situazioni reali assumono una connotazione particolarmente virulenta, parossistica: prendiamo ad esempio il sentimento di distacco dalla realtà espresso dal protagonista di ""Guerra e pace" (di Tolstoj) nel bel mezzo della battaglia, quando l'atmosfera era interamente pervasa dal fragore delle bombe e dalle grida dei combattenti. Può sembrare non molto politicamente corretto, ma la spinta emozionale verso un livello
superiore di realtà non avviene quando ci si rilassa in un bel giardino, o quando si ascolta una sinfonia di Behetoven, o quando si respira l'incenso in cattedrali solenni, tantomeno quando ci si sforza di meditare in silenzio in un tempio tibetano, bensì è nelle situazioni traumatiche, tragiche, violente, in cui le nostre emozioni vengono scosse in modo estremo che viene innescata la spinta verso una superiore consapevolezza, e la possibilità di percepire livelli di realtà che fino a quel momento non avevamo immaginato.
Nelle condizioni di rischio e pericolo per la propria vita, la coscienza si ritrae assumendo una visione telescopica del mondo reale, emergendo per pochi istanti dalla condizione immersiva della sua
esperienza ordinaria. Per l'uomo comune un'esperienza traumatica può rimanere tale per tutta la vita, se non viene adeguatamente elaborata da un percorso introspettivo; per colui che possiede un retroterra di ricerca interiore e che ha compiuto, bene o male, un lavoro su di sè nella vita, l'esperienza traumatica si può trasformare in un trampolino di lancio, una scossa preziosa per la sua crescita personale. Il bene non nasce dal bene; in realtà dal bene non nasce nulla, poichè esso consiste in un prodotto postumo, scaturito dalla trasmutazione di tutto ciò che non ci piace. Da qui ci possiamo riallacciare al discorso dell'UOMO FERITO raffigurato dalle caverne europee ai ripari rocciosi del Sudafrica, per comprendere il perchè l'iniziazione dello SCIAMANO PRIMORDIALE (e delle sue contraffazioni in epoca storica) implicasse una sorta di sofferenza profonda e lacerante per il raggiungimento dell'illuminazione. Presso i nativi POMO del nord della CALIFORNIA (l'origine del loro nome è ancora oggi sconosciuta) veniva celebrata la CERIMONIA DEI FANTASMI, dedicata alla divinità KUKSU. KUKSU era un'entità che viveva all'estremità del mondo, il suo nome significa "zanzara". I celebranti indossavano grandi copricapi di piume e dipingevano i loro corpi di nero,
esibendosi per sei giorni in balli estenuanti; nel corso della cerimonia i bambini dai sei ai dieci anni venivano sottoposti a dure prove fisiche e mentali, al limite della tortura, inflitte dai ballerini mascherati come doveva apparire l'aspetto della divinità invocata. Dopo di ciò le "vittime" si potevano considerare Iniziati e degni di accedere alla conoscenza sciamanica.
FOTO: una ricostruzione artistica della cerimonia dedicata alla divinità Kuksu presso i Nativi Pomo della California, descritta nel paragrafo qui sopra.
Nella tradizione delle più antiche culture sciamaniche l'esperienza dell'Iniziato consisteva fondamentalmente nell'indurre una profonda crisi, con sofferenze psicologiche e fisiche determinanti nel processo di morte e resurrezione che decreta la sottomissione dello SCIAMANO ad
un ordine di conoscenza superiore. In realtà lo SCIAMANO non si sottomette a nulla se non al suo proprio livello di conoscenza superiore, dal quale non si può retrocedere, come non si può decidere
di non guardare tenendo gli occhi aperti. La condivisione universale di questa immagine sacrificale, le cui testimonianze più antiche sono presenti nella caverna di PECH MERLE e risalgono a 25.000 anni fa, è attestata da prove archeologiche, studi e ricerche antropologiche attestate, peraltro, nel famoso libro di MIRCEA ELIADE (filosofo e antropologo - 1907 - 1986) "Lo sciamanesimo e le tecniche dell'estasi", oppure in quello di JOAN HALIFAX (antropologa ed ecologista americana - nata nel 1942): "Lo sciamano: il guaritore ferito". Sarebbe scorretto e morbosamente esagerato attribuire gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA esclusivamente all'intervento di sostanze
presenti in particolari piante, o all'induzione mediante rozze tecniche di sofferenze fisiche, che, a nostro parere, sono molto probabilmente indici della decadenza di quella che dovette essere una grande cultura precedente gestita a livello simbolico, che verosimilmente era riuscita ad influenzare le popolazioni con cui venne in contatto a livello globale.
Come abbiamo appurato in precedenza, gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA possono essere ottenuti in moltissimi modi al di là dell'induzione forzata dell'uso di sostanze: isolamento, deprivazione sensoriale in ambienti sotterranei come le caverne, sogni lucidi, danze o atti
ripetitivi, ecc...Siamo propensi a pensare che possano avere un valore solo le esperienze derivate da esercizio, lavoro su di sè, meditazione. Con ciò non si vuole ignorare il fatto che le visioni
entottiche conseguenti alla somministrazione di sostanze allucinogene siano simili, se non uguali, presso tutte le culture del mondo e riguardo a individui assolutamente diversi e distanti, poichè sono le informazioni archetipiche contenute nell'INCONSCIO COLLETTIVO ad emergere; ciò che è fondamentale, però, è capire se le loro associazioni sono autentiche o deformate.
Il famoso psichiatra RICK STRASSMANN (nato nel 1952), dell'Università della California, ha condotto numerose ricerche sulle sostanze psichedeliche finanziate dallo stesso Governo degli Stati Uniti per oltre 20 anni; nel 1984, presso l'Università del New Mexico, ha potuto documentare l'importanza dell'ormone prodotto dalla GHIANDOLA PINEALE: la MELATONINA, rilevandone gli indubitabili effetti psicoattivi e non soltanto fisiologici; in seguito approfondì l'indagine
sull'allucinogeno DMT come molecola psicoattiva presente ovunque in natura, compreso il cervello umano, che, se rilasciata in modo superiore alla norma, è responsabile di esperienze mistiche e di
pre-morte. RICK STRASSMANN è stato anche per lungo tempo consulente dell’Istituto Nazionale sull’Abuso di Droghe, del Social Security Administration degli Stati Uniti. Questa è una sua dichiarazione rilasciata durante un'intervista al giornalista e ricercatore scozzese GRAHAM HANCOCK (nato nel 1950), presente alle pagine 644-645 del libro "Sciamani" (2005) riguardo alla "democratizzazione" dell'utilizzo delle sostanze allucinogene che, nell'antichità, erano appannaggio di
Iniziati e Sciamani o, comunque, di coloro che avevano intrapreso un sentiero di conoscenza:
"E' necessario avere una personalità e una psicologia il più possibile pure. Non importa quanto potente può essere una droga, ma se essa agisce su un livello di coscienza contaminato, avido e sadico, non saremo in grado di percepire cose che qualcuno che lavora da decenni su sè stesso può invece essere in grado di cogliere. E, una volta che usciamo dal livello di coscienza allargato, quello che possiamo ricordare, e poi mettere in pratica, dipende certamente dall'organizzazione e dalla struttura della nostra preesistente personalità". (Rick Strassmann)
Il prof.STRASSMANN, peraltro, nel suo libro "DMT:la molecola dello spirito", ipotizza che le esperienze allucinatorie legate all'uso di sostanze psicoattive, siano da considerare piuttosto come
intercettazioni di DIMENSIONI PARALLELE, o MATERIA OSCURA, di cui il 90% della massa dell'Universo è composta. La MATERIA OSCURA, in effetti, potrebbe essere la chiave dell'esistenza di ogni oggetto esistente nella dimensione della materia ordinaria: una rete invisibile composta da una sostanza completamente diversa e, forse, a noi inconcepibile, costituisce la trama grazie alla quale le leggi fisiche del nostro Universo possono essere ordinate. In buona sostanza: l'esistenza della MATERIA OSCURA è stata scoperta dal calcolo secondo il quale la materia visibile di ogni galassia non è sufficiente a creare quella forza gravitazionale necessaria a fare in modo che l'universo non si sfaldi disperdendo negli abissi del nulla stelle, pianeti, nebulose, e tutto ciò di cui è costituito ai nostri
occhi. Questa materia spettrale, secondo gli scienziati, è composta da particelle quantistiche disposte a nubi e aloni che interconnettono i duemila miliardi di galassie che compongono il nostro Universo.
Miliardi di queste particelle, che pervadono ogni punto del nostro spazio, attraversano i nostri corpi ogni secondo. L'interazione della MATERIA OSCURA ha plasmato tutto ciò che è visibile nel nostro
Universo; questa dimensione e quest'energia inafferrabile può aver avuto un ruolo importantissimo, se non fondamentale, nella nostra evoluzione. Subito dopo il BIG BANG si presume che la formazione della MATERIA OSCURA abbia preceduto di molto quella della materia ordinaria: le collisioni fra particelle di MATERIA OSCURA avrebbero generato le particelle della materia di cui è costituito l'Universo visibile. Si ipotizza che la MATERIA OSCURA sia formata da grosse particelle, che però non possono interagire con gli elementi di ciò che possiamo osservare. La MATERIA OSCURA è la forza creativa dominante nel nostro Universo, e molti scienziati, oggi, sono convinti
che abbia innescato il processo evolutivo della nostra specie. Vediamo come.
Il geologo MIKE RAMPINO della Columbia University di New York è convinto che ci sia uno schema relativo alla frequenza con cui sul nostro pianeta si verifica la collisione con asteroidi di dimensioni tali da causare vere e proprie estinzioni di massa, come quella dei dinosauri 65 milioni di anni fa. Il prof.RAMPINO afferma che ci sia una sorta di ciclicità nei fenomeni geologici, che copre un arco di circa 30 milioni di anni: da che cosa potrebbe essere determinata questa regolarità? Il sole impiega 250 milioni di anni per compiere il giro completo intorno alla VIA LATTEA, e nel percorso la sua traiettoria segue delle oscillazioni che, come delle onde, attraversano dall'alto in basso e viceversa il disco piatto della Galassia, un po' come l'ago e il filo entrano ed escono in continuazione da un tessuto: ognuna di queste oscillazioni copre un arco di 30 milioni di anni. Durante queste fluttuazioni il nostro Sole si potrebbe trovare immerso letteralmente e ciclicamente in un sistema
di MATERIA OSCURA INTERAGENTE posizionato come una spirale parallela a quella della nostra GALASSIA; questo strato di MATERIA OSCURA esercita una considerevole trazione gravitazionale e, durante l'attraversamento del nostro sistema solare potrebbe condizionare le orbite delle comete della nube di OORT, facendo in modo che esse si dirigano verso la Terra. Il prof.RAMPINO è convinto che proprio questa interazione fra due dimensioni di materia abbia causato le grandi estinzioni di massa del nostro pianeta, non solo in seguito allo schianto di asteroidi, ma anche riguardo le eruzioni vulcaniche disastrose che si sono susseguite nella storia del pianeta. La Terra, infatti, durante l'immersione in questo fascio di MATERIA OSCURA INTERAGENTE,
assorbirebbe enormi quantità di energia che andrebbero ad alimentarne il nucleo incandescente, causando violenti risvegli di grandi vulcani, gli effetti dei quali sono i repentini cambiamenti climatici. Ad oggi non conosciamo la composizione della MATERIA OSCURA, possiamo solo
dedurne l'esistenza dagli effetti gravitazionali indispensabili a fare in modo che le nostre galassie ruotino seguendo una forma a spirale e non siano smembrate dalla forza centrifuga. In realtà la MATERIA OSCURA potrebbe essere costituita da un tipo di particelle ancora sconosciute. In questo caso l'ipotetico FOTONE OSCURO sarebbe la quinta forza agente nell'Universo, che connetterebbe la MATERIA OSCURA con la nostra dimensione, e andrebbe ad unirsi alle 4 forze fondamentali: gravitazionale, elettromagnetica, nucleare debole, nucleare forte, con la funzione di messaggero; il FOTONE OSCURO, però, a differenza del fotone ordinario, sarebbe dotato di una piccola
massa. Ricolleghiamoci ora al ragionamento di RICK STRASSMANN riguardo le comuni esperienze riscontrate dai volontari sotto l'effetto della DMT, ed esaminiamone le connessione con le attuali teorie scientifiche sull'universo invisibile:
"...i volontari cominciarono a confidare sempre di più nell'assoluta singolarità delle loro esperienze sotto l'effetto della DMT. Inoltre potevo basarmi in maniera più agevole e lavorare più sollecitamente
sulle esperienze dei volontari, perchè emergevano questi elementi comuni tra loro. E se erano davvero quello che sembravano essere, allora dove potevano trovarsi quelle realtà? E' stato a quel punto che ho cominciato ad affacciarmi all'idea che la DMT fornisca una porta per dimensioni alternative della realtà, forse universi paralleli, o MATERIA OSCURA, su cui speculo un po' a ruota libera nel libro" (dal libro "Sciamani" di GRAHAM HANCOK, nel capitolo "Intervista con Rick
Strassmann", pag.645-646)
Facciamo il punto: la MATERIA OSCURA, ovvero il 90% dell'Universo invisibile ai nostri sensi ordinari, è semplicemente una componente supplementare della materia ordinaria, di cui siamo costituiti, o possiede anche una vita propria, indipendente dalla nostra dimensione? Perchè ciò sia possibile le sue particelle devono avere delle proprietà auto-interagenti, e se così fosse, intorno a noi ci potrebbero essere intere galassie, pianeti, mondi probabilmente abitati da entità intelligenti o intere civiltà galattiche...completamente invisibili ai nostri occhi per il semplice fatto che la natura della loro struttura materiale non può interagire sensibilmente con la nostra; fino a un certo punto però, come esposto in precedenza, poichè l'influenza complessiva di questa dimensione nel nostro Universo è fondamentale. Nel 2018, a questo proposito, sono state osservate due GALASSIE ULTRA-DIFFUSE (ovvero con una massa almeno mille volte più rada di quella della maggior parte dei normali ammassi, distanti circa 60 milioni di anni luce; le dua galassie sono state denominate Df2 e Df4 ed il loro straordinario interesse consiste nel fatto che, a quanto rilevato dalle osservazioni, non possiedono MATERIA OSCURA parallela. Questo non va a detrimento dell'esistenza della MATERIA OSCURA, anzi, ne consolida ancor di più la consistenza, poichè ciò significa che essa è indipendente dalla materia ordinaria, organizzandosi come DIMENSIONE PARALLELA nel nostro stesso Universo.
FOTO: schema che illustra la percentuale di energia oscura e materia oscura nell'Universo.
Allora il "mondo degli spiriti" degli antichi SCIAMANI potrebbe assumere nuovi significati e più consistenti considerazioni. Ma, se ci dovessimo basare sulle esperienze di coloro che hanno assunto sostanze allucinogene allo scopo di raggiungere STATI ALTERATI DI COSCIENZA, comprese le opere d'arte dell'artista peruviano PABLO AMARINGO (1938 - 2009) che riproducono le visioni sotto l'effetto dell'HAYAUASCA, questi mondi alternativi assumerebbero più l'aspetto di una dimensione caotica, in cui forme archetipiche si alternano e sovrappongono creando uno scenario suggestivo. Ammettendo che, durante gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA, le facoltà della mente vengano potenziate al punto da rendere possibile un contatto telepatico con una dimensione
parallela, essa potrebbe essere riconosciuta come la 4° DIMENSIONE, che esotericamente è considerata la dimensione dell'anima, e dunque non un vero e proprio "mondo" organizzato, ma una specie di "zona di transito" grazie alla quale si può accedere (con la conquista di un buon livello evolutivo) ad una realtà di ordine superiore, che è fondamentalmente un'acquisizione di "complessità", che dovrà essere integrata alla realtà di questo mondo inducendone una progressiva
trasmutazione. Potremmo considerarla, come esposto precedentemente, come un ricco deposito di potenzialità a cui la psiche può attingere per espandere le trame della propria percezione nella realtà che ci circonda, la quale, in questo modo, non apparirebbe più come "ordinaria", ma come la piattaforma di lancio di una COSCIENZA INFINITA.
I fisici stessi descrivono questa QUARTA DIMENSIONE spaziale come una realtà più estesa, che offre quindi maggiori spazi di libertà rispetto all'approccio tridimensionale; per raggiungere questa realtà (che è fondamentalmente una realtà mentale, come ogni cosa nell'Universo) è necessario che la mente stessa abbia ottenuto un buon livello di complessità e di auto-coscienza. In sostanza: se il mondo ordinario ci appare nemico della nostra volontà e creatività è perchè noi stessi
siamo sopraffatti da forze meccaniche, di cui non abbiamo il controllo, che ci mettono in condizioni di difficoltà; quando otterremo un buon livello evolutivo integrando tutte le sfaccettature della realtà che innescano la nostra avversione, potremmo dire di esserci elevati al livello della "COMPRENSIONE"; a quel punto il mondo della QUARTA DIMENSIONE si concretizzerà dentro di noi, e la realtà assumerà un aspetto completamente diverso, più esteso e più libero. Immaginate se la nostra mente sciogliesse un giorno le catene invisibili che la soggiogano ad una dimensione esistenziale frustrante, se cadessero tutti i muri delle paure infondate, dei blocchi emotivi, delle ossessioni, del tempo...se un giorno la psiche si risvegliasse nel superamento della più grande delle paure, che da migliaia di anni ha semiparalizzato ogni suo slancio, che è la PAURA DELLA MORTE? Come apparirebbe il mondo ad una mente che non si identificasse più con la propria condizione individuale, percependosi bensì come scintilla d'Infinito? Continuerebbe ad esistere sempre in questo stesso mondo, che nel frattempo avrebbe assunto un aspetto completamente diverso; è sempre lo stesso canale: non ci sono UFO, o mondi lovecraftiani, o civiltà aliene...ma da uno schermo a bassissima definizione, per di più in bianco e nero, siamo passati ad un'altissima definizione, piena di colori, dove si può osservare molto più lontano e cose che prima non riuscivamo a vedere semplicemente perchè sfuggivano alla nostra visione sfocata, dove azione, sentimento, emozione e spazio vitale si coordinano e si sovrappongono senza soluzione di continuità: questa è la QUARTA DIMENSIONE mentale. Riconoscendo l'assunto secondo cui CIO' CHE E' MATERIALE E' MENTALE e viceversa, possiamo riuscire a comprendere meglio anche i raffronti scientifici, che costituiscono un diverso approccio (appunto, scientifico) allo stesso fenomeno.
"Tutti gli dei, tutti gli inferni, tutti i paradisi sono dentro di noi." (Joseph Campbell)
Prendiamo ad esempio le vicissitudini della nostra esistenza: quando siamo pervasi da preoccupazioni o siamo stati scossi da tristi vicende, come ci appare la realtà intorno a noi? Una grande prateria
fiorita davanti a un grandioso panorama ci sembrerebbe comunque simile ad una fredda ed impersonale sala d'attesa; mentre se improvvisamente una splendida notizia ci sopraggiungesse, anche una fredda sala d'attesa assumerebbe l'aspetto di un paradiso, di un luogo infinito, appunto perchè in quel preciso momento, l'Infinito si manifesterebbe in noi, poichè è l'unica realtà vera. L'interiorizzazione di questo concetto è il frutto di ogni percorso iniziatico, ed è stata la scintilla che ha permesso all'uomo di divenire SCIAMANO, e poi ARTISTA, e MAGO, e SCIENZIATO, che sono tutte qualità dovute alla connessione della mente con l'ETERNITA'.
In rapporto al lato "materiale" dell'Universo è proprio corretto definirlo tale? Più le particelle sono inconsistenti, ovvero non contengono massa (come i fotoni) e più il loro comportamento dipende
dal pensiero e dall'interazione con l'osservatore; dulcis in fundo: esse cambiano posizione all'atto dell'osservazione; non solo: cambiano forma da onda a particella nel momento in cui lo sperimentatore le richiama attraverso lo sguardo. Dunque, che senso ha parlare di "Universo materiale"? Qual'è il confine fra fisico e mentale? Come sempre, non esiste nessuna linea di demarcazione tracciabile, e la "consistenza" materiale dell'Universo è determinata da forze invisibili di cui noi possiamo considerare solo gli effetti, senza conoscerne l'origine: le leggi e le costanti universali (elettromagnetismo, gravità, forza nucleare debole e forza nucleare forte) costringono la nostra percezione alla dimensione ordinaria, facendocela apparire come ineludibile. In realtà la materia è vuota, e la sua consistenza è dovuta alla carica elettromagnetica che crea una barriera fra gli oggetti, in modo che essi non si possono compenetrare. Se teniamo sempre ben presente l'assioma secondo cui
"Tutto è Mente. L'Universo è mentale e risiede nella Mente del Tutto" (Il Kybalion)
allora tutto ci sembra più chiaro. Ma, se oggettivamente l'Universo è un fantasma, per noi non potrebbe essere più concreto, solido e fatale, poichè siamo soggetti alle sue leggi. Perchè appunto di
"leggi" si tratta, ovvero di entità astratte a cui siamo sottoposti finchè non riusciamo a compiere il prossimo salto evolutivo. Osserviamo il comportamento del COLIBRI', un animale TOTEM della
cultura sciamanica: esso non sembra essere soggetto ai nostri limiti, può volare avanti e indietro, fermarsi a mezz'aria, racchiude la natura dell'uccello e, nello stesso tempo, dell'insetto; esso ci
comunica l'essenza del futuro Universo, quando l'uomo avrà infranto le barriere delle limitazioni padroneggiando il mondo della MECCANICA QUANTISTICA. Sarebbe sciocco vivere rigettando tutto come "illusione", comportandoci come dei sonnambuli, questo ci condurrebbe ad un delirio
alienante. Almeno finchè la Scienza (che è il braccio operativo della Magia) non troverà il modo di interagire con la dimensione quantistica della realtà.
"Dopo una vita consacrata alla scienza, la più razionale possibile, posso dirvi che la materia come tale non esiste. Tutta la materia esiste in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e mantiene insieme il minuscolo sistema solare di un atomo. E' come uno spirito, intelligente e cosciente. Questo spirito è la ragione di ogni materia" (MAX PLANCK - fisico tedesco, fra i fondatori della Meccanica
Quantistica - 1858 - 1947)
FOTO: Maschera Colibrì dei Nativi canadesi (contemporanea): il Colibrì è un importante animale totemico, sembra non essere soggetto alle nostre leggi fisiche, è in grado di volare avanti e indietro, di soffermarsi a mezz'aria, è sia uccello che insetto, come se vivesse già nell'universo del futuro.
Il pensiero espresso da GRAHAM HANCOCK ("Sciamani"-2005) e da RICK STRASSMANN ("DMT: la molecola dello spirito") è quello secondo cui le visioni degli STATI ALTERATI DI COSCIENZA proverrebbero da altre realtà, indipendenti ed autonome, da dimensioni extra nelle quali risiederebbe la matrice delle leggi fisiche e degli avvenimenti nel nostro Universo. Leggiamo le riflessioni di GRAHAM HANCOCK alla pag.56 del libro "Sciamani":
"Materia e spirito. Sopra come sotto. La scienza ci insegna a credere che il mondo materiale sia la sola ed essenziale realtà. Ma dalla prospettiva dell'ayahuaska non è affatto così. Quello che chiamiamo "mondo materiale", la nostra realtà consensuale è solo una parte del disegno, e probabilmente neanche quella più importante. Con le lenti dell'ayahuaska un altro mondo, un'altra realtà (forse più di una) diventano visibili. E poichè questi modi compenetrano il nostro, può
capitare che gli effetti che si vedono in questo trovino le loro cause in altri mondi. Forse il mondo materiale è stato davvero creato dagli spiriti, ma se è così, è probabile che essi l'abbiano creato perchè ne avevamo bisogno (per ragioni di esperienza, evoluzione, sviluppo?) Il mondo materiale, separato da quello degli spiriti, resta vuoto e privo di significato. Dunque il mondo materiale ha bisogno anche del mondo degli spiriti. L'ayahuasca, assieme ad altre piante guida, sembra capace di fornire agli esseri senzienti del mondo materiale un canale di comunicazione diretto con il regno degli spiriti..." (GRAHAM HANCOCK)
Dello stesso parere era lo scrittore britannico ALDOUS HUXLEY (1894-1963) e lo scrittore peruviano CARLOS CASTANEDA (1925-1998). Provenendo da questi pulpiti autorevoli tali deduzioni devono indurci a riflettere su questa possibilità, ovvero che si tratti di frequenze
che il cervello riceve da altre realtà indipendenti e non semplicemente messaggi archetipici o scenari appartenenti all'inconscio collettivo? Sebbene l'opinione precedentemente esposta
sia più propensa a considerare queste dimensioni come "magazzini di potenzialità", dobbiamo ricordare i cardini paradossali dell'Universo, per cui due teorie apparentemente incompatibili, possono essere entrambi vere. Gli UNIVERSI PARALLELI sono oggi una nozione scientifica dedotta da innegabili equazioni matematiche, ma sono le DIMENSIONI EXTRA della nostra realtà che in questo caso devono essere chiamate in causa. Il campo speculativo su questa questione è fin
troppo vasto, ma siamo intuitivamente propensi a persistere sulla prima ipotesi che considera queste esperienze come balzi ad un livello intermedio della coscienza, che funge da traghettatore, ma che
tuttavia si presenta intriso di nozioni e figure leggendarie presenti nella cultura del soggetto. Infatti, le visioni, comprese quelle relative ai famosi ALIENI di moda nella nostra epoca, seguono un clichè comune, ma cambiano forma a seconda del periodo storico in cui ci si trova. La questione dei rapimenti da parte di entità extra-dimensionali è atavica, appartiene a quasi tutte le culture primordiali e storiche (come ben descritto nel libro di GRAHAM HANCOCK), e anche il particolare secondo cui queste entità sottoporrebbero i rapiti a qualche tipo di atroce tormento si inserisce nel clichè comune; ma il fatto che questi esseri cambino forma adeguandosi al livello di comprensione del soggetto (o vittima) induce a pensare che davvero, in questo caso, stiamo parlando di fasi preparatorie, di processi inconsci che stimolano l'emergere di nozioni per un salto evolutivo, fermo restando che le dimensioni della nostra realtà, del nostro Universo (senza scomodare universi paralleli) sono
presumibilmente infinite. I processi e i prototipi presenti nell'INCONSCIO si travestono da qualsiasi cosa possa rientrare nell'immaginario dell'epoca del soggetto che li percepisce, per
facilitare la comprensione del messaggio. E' ovvio che gli STATI ALTERATI DI COSCIENZA indotti da sostanze allucinogene, in soggetti che non ne assumono a scopo introspettivo, hanno l'effetto esattamente contrario a quello di un'espansione della consapevolezza. Perciò la banalizzazione di questo strumento si è dimostrata, nella civiltà contemporanea, assolutamente deleteria; mentre può darsi che, al contrario, in epoca ancestrale sia servita ad estendere la percezione
complessiva della realtà anche a coloro che non possedevano la facoltà introspettiva naturale di pochi prescelti, come ipotizzato da HANCOCK in "Sciamani".
L'esistenza delle DIMENSIONI EXTRA nell'ambito della nostra stessa realtà e di infiniti UNIVERSI PARALLELI, come abbiamo già precisato, è un fatto difficilmente confutabile; le stesse perfette ed armoniche equazioni matematiche della TEORIA DELLE STRINGHE perfezionata da BRIAN GREENE (fisico statunitense, tra i più autorevoli del mondo, nato nel 1963) nel suo libro "L'Universo elegante" del 1999, dimostrano come ormai ci stiamo affacciando sulle soglie dell'ignoto, dell'ispezione visiva che può essere realizzata dagli esperimenti compiuti al CERN di GINEVRA, grazie all'acceleratore di particelle LARGE HADRON COLLIDER. Già nel 2015 gli scienziati hanno annunciato che la scoperta concreta delle REALTA' EXTRADIMENSIONALI potrebbe essere vicina. Ciò sarebbe possibile mediante la creazione di micro buchi neri, che avrebbero una durata di circa 27 secondi. Durante la fusione di due BUCHI NERI, l'esistenza di dimensioni nascoste sarebbe
in grado di influenzare le onde gravitazionali che si producono sulle increspature dello spazio-tempo, in modo misurabile e prevedibile per i dispositivi attuali. I membri del team di ricercatori del Max Planck Institute di Potsdam (Germania) in un articolo pubblicato dal "Journal of Cosmology and Astroparticle Physics", affermano:
"se esistono dimensioni nascoste, come suggerisce la Teoria delle stringhe, queste potrebbero in qualche misura influenzare le onde gravitazionali che si producono nell’universo in corrispondenza di
eventi eccezionali come la fusione di due buchi neri. Le conseguenze di dimensioni aggiuntive sulle increspature dello spazio-tempo sono prevedibili e misurabili".
I sensibilissimi strumenti in uso per questi esperimenti dovrebbero essere in grado di captare il cambiamento del fenomeno ondulatorio dettato dal "modello standard", che descrive le quattro forze
fondamentali ("elettromagnetica", "gravitazionale"", "nucleare forte" e "nucleare debole") in relazione al comportamento delle particelle elementari. Qualsiasi deviazione dalla norma del modello standard durante gli esperimenti sarebbe dovuta a fattori extradimensionali. Il primo scienziato ad ipotizzare l'esistenza di realtà extradimensionali fu il tedesco THEODOR KALUZA (1885-1954) nel 1929, mediante una teoria volta ad unificare il "campo gravitazionale" descritto dalla RELATIVITA' GENERALE di EINSTEIN, con il "campo elettromagnetico" descritto dalle EQUAZIONI DI MAXWELL, introducendo l'anello di congiunzione di una QUINTA DIMENSIONE spaziale. Negli anni '60 si fece poi strada la più elaborata TEORIA DELLE STRINGHE, detta anche LA TEORIA DEL TUTTO, perchè, se confermata, sarebbe in grado di spiegare ed unificare ogni interazione nell'Universo conosciuto, confermando anche l'esistenza di infinite dimensioni ed UNIVERSI PARALLELI.
La TEORIA DELLE STRINGHE (o TEORIA DEL TUTTO) ipotizza che il nostro Universo non sia altro che una membrana tridimensionale fra infinite altre membrane di altri universi, e mediante questa teroria, nata da precise equazioni matematiche, potrebbe essere dimostrata anche l'esistenza di almeno 11 DIMENSIONI EXTRA nel nostro stesso Universo. Gli ATOMI, particelle di cui è composto ogni elemento in Natura e nell'Universo, sono a loro volta composti da particelle subatomiche come elettroni, neutroni, protoni e, infine quark. Questi ultimi, considerati i mattoni fondamentali della materia, potrebbero essere in realtà costituiti da minuscoli anelli detti STRINGHE VIBRANTI DI ENERGIA, fino ad un milione di volte più piccole di uno stesso quark; questi filamenti ad anello, se fossero scientificamente confermati dall'osservazione, potrebbero spiegare in modo incontrovertibile l'armonia fondamentale del Tutto. Per dimostrare quanto queste stringhe sono infinitesimali, possiamo immaginare un atomo portato alle dimensioni dell'intero sistema solare, in proporzione al quale una stringa raggiungerebbe la grandezza di un albero. Come agirebbero questi filamenti fondamentali di energia? Possiaamo paragonare le vibrazioni dei minuscoli anelli contenuti nelle particelle quantistiche alle note prodotte dalle corde di un violino: la diversa frequenza che esse propagano determina la creazione di un diverso fenomeno in Natura e nell'Universo; la vibrazione che crea la forza gravitazionale, ad esempio, è diversa da quella che compone un organismo biologico, così come la frequenza vibrazionale delle stringhe assegna ad ogni particella elementare la sua funzione specifica, la massa e la carica. Sulla base di questi presupposti, l'armonia universale potrebbe essere espressa come una "sinfonia cosmica", che potrebbe fungere da anello di congiunzione fra i caotici processi subatomici e l'ordinata dimensione del cosmo macroscopico. La
TEORIA DELLE STRINGHE può in questo caso chiarire la relazione fra le leggi della MECCANICA QUANTISTICA (fondamentalmente anti-intuitive) e la RELATIVITA' GENERALE elaborata da EINSTEIN, superando il concetto di particelle corpuscolari ed estendendolo ad entità formate da anelli filamentosi di energia vibrante. In questo caso il CAOS QUANTISTICO
continuerebbe ad esistere, con la sua imprevedibilità ed indeterminatezza, ma sarebbe molto meno assurdo agli occhi della logica, armonizzandosi discretamente con le leggi di causa-effetto che
governano il macrocosmo descritte dalla RELATIVITA' GENERALE. Le STRINGHE, basate su complesse equazioni matematiche, costituirebbero l'elemento unificante di tutte le forze e le forme materiali dell'universo. Ma osservare particolari microscopici così infinitesimali è complicato come lo sarebbe osservare al telescopio il paesaggio di un pianeta che ruota intorno ad una stella lontana negli abissi della Galassia; ad oggi, non esistono strumenti in grado di guardare così a fondo nell'infinitamente piccolo. In ogni caso, equazioni così complesse e, nello stesso tempo, irrinunciabili per la creazione di una configurazione cosmica armonica e funzionale, impongono l'esistenza di infiniti UNIVERSI PARALLELI e di DIMENSIONI EXTRA (quest'ultime nel nostro stesso Universo) che si potrebbero ricollegare agli STATI ALTERATI DI COSCIENZA e all'INTUIZIONE come mezzo fondamentale di conoscenza.
L'aver attinto a queste percezioni estese della realtà costituì, fin dai primordi, il principale fattore evolutivo della coscienza umana, dal quale l'intelligenza e l'intuizione stessa si sono potute accrescere. In realtà, conoscendo il comportamento sempre più elusivo delle particelle quanto più a fondo riusciamo ad osservare, la reale natura ologrammatica della materia, l'invisibilità delle forze
interagenti fondamentali dell'Universo, l'ipotesi più concreta ed intuitiva è quella secondo la quale esistono infiniti altri universi, e altrettanto infiniti livelli di realtà nel nostro stesso mondo. Quando pensiamo a qualcosa di finito, nello spazio e nel tempo, seppure siano milioni di anni luce o miliardi di galassie, la mente si ribella, non può sopportare alcun tipo di restrizione, di limite, seppure inconcepibilmente esteso: la mente non può fluire che nell'INFINITO e non può concepire che l'INFINITO. Ed intuitivamente, al di là delle conferme scientifiche, la dimensione dell'infinitamente
piccolo è davvero un abisso senza fondo, come descritto dallo schema del matematico polacco BENOIT MANDELBROT (1924-2010), allo stesso modo l'Universo macroscopico che osserviamo è illimitato, riproducendo galassie su galassie e creando tutte le altrettanto infinite possibilità; quello in cui viviamo è presumibilmente soltanto uno degli infiniti universi che vengono creati in continuazione come bolle dal corpo di BRAHMA, che si trova al di là di tutto ciò che esiste, ed
è perciò identificato dalla filosofia orientale come il NULLA CREATIVO (ricordando la natura fondamentalmente paradossale del Cosmo).
FOTO: immagine che riproduce gli spazi extradimensionali e la loro sovrapposizione.
Lo scienziato tedesco THEODOR KALUZA (1885-1954) nel 1919 elaborò per la prima volta una teoria secondo la quale una QUINTA DIMENSIONE spaziale sarebbe necessaria al fine di produrre gli effetti dell'ELETTROMAGNETISMO: se EINSTEIN, nel 1916, aveva già dimostrato che la GRAVITA' nasce dall'effetto di deformazioni e onde nelle quattro direzioni spazio-temporali, KALUZA dedusse che anche l'ELETTROMAGNETISMO potesse essere costituito da onde, ma, perchè ciò possa accadere, queste onde dovrebbero essere prodotte nell'ambito di un'ulteriore dimensione spazio-temporale, oltre le quattro accertate (altezza, larghezza, profondità e tempo). Il fisico svedese OSKAR KLEIN (1894-1977) maturò l'idea che sarà fondamentale per la successiva TEORIA DELLE STRINGHE (che nacque negli anni '60), e cioè che le dimensioni extra della realtà si trovino "arrotolate" su se stesse, così strettamente da non poter essere osservate. Le due ipotesi comparate di KALUZA e KLEIN definirono quella che viene denominata TEORIA DI KALUZA-KLEIN. Questa teoria permise di unire il concetto di onda a quello di particella, affermando che le componenti delle dimensioni extra, al pari di un cavo elettrico, si possano configurare allo stesso tempo come anelli arrotolati su se stessi e come filamenti estesi di energia vibrante. In sintesi: in ogni punto dello spazio tridimensionale in cui viviamo si trova un anello di questa QUINTA DIMENSIONE, talmente infinitesimo da non poter essere osservato con i moderni microscopi; nel loro insieme, questi anelli di energia, al loro passaggio, formano estese "stringhe" che pervadono
tutto l'Universo. Esempio: se osserviamo un cavo elettrico orizzontalmente ci sembra una linea in uno spazio bidimensionale; se lo tagliamo e lo osserviamo da un altro punto di vista, esso assume
l'aspetto di un anello; allo stesso modo sono conformate le STRINGHE COSMICHE. Secondo la TEORIA DELLE STRINGHE, le particelle elementari (o quantistiche) sarebbero generate da questi filamenti di energia le cui disposizioni ed intensità vibrazionali ne determinerebbero le proprietà ed il funzionamento. JOSEPH LYKKEN (nato nel 1957), fisico teorico statunitense, direttore della ricerca del Fermi National Accelerator Laboratory, afferma:
"Quando parliamo di dimensioni extra, itendiamo vere dimensioni spaziali, al pari delle dimensioni spaziali che percepiamo". (JOSEPH LYKKEN)
Se potessimo osservare queste formazioni ad anello nelle loro circonvoluzioni, potremmo cogliere i diversi ed infiniti modi in cui questi anelli di energia si intersecano ed interagiscono fra loro,
influenzando la forma dello spazio e del tempo. Gli scienziati hanno rilevato 20 NUMERI FONDAMENTALI relativi alle COSTANTI in natura (tali numeri comprendono: il peso di un elettrone, la forza di gravità, la forza elettromagnetica, la forza nucleare forte e la forza nucleare
debole); se attraverso l'uso di un sofisticato computer assemblassimo tutti questi valori, sul monitor comparirebbe l'Universo in cui viviamo. Modificando anche di poco una di queste costanti, l'Universo a noi conosciuto scomparirebbe divorato dal caos. Se questo non succede, se il nostro mondo è così perfettamente calibrato, le sue leggi non possono trovare fondamento nella dimensione ordinaria, sarebbe come supporre che un albero appoggiasse verticalmente il tronco sul terreno sostenendosi da se stesso; com'è ovvio che il sostegno dell'albero sono le sue radici profonde che non possiamo vedere, parallelamente il sostegno del nostro Universo, il luogo in cui le sue leggi sono formate, si trova in un'altra dimensione, impercettibile ai sensi, ma ancor più concreta della nostra. Ogni punto ed ogni oggetto nel nostro Universo è composto da minuscoli anelli vibranti, detti STRINGHE. La TEORIA DELLE STRINGHE suppone l'esistenza di 11 DIMENSIONI relative al nostro stesso Universo; dimensioni che, prima della scienza moderna e dell'acceleratore di particelle del CERN di GINEVRA, gli antichi SCIAMANI hanno attraversato e sperimentato risvegliando i poteri della propria mente.
Nel corso degli anni '80 il mondo scientifico si trovò di fronte a cinque diverse versioni della TEORIA DELLE STRINGHE, che si basavano sugli stessi presupposti generali, ma sembravano escludersi nei dettagli. Alcune versioni prevedevano filamenti d'energia chiusi, altre aperti, alcune teorie affermavano l'esistenza di 26 dimensioni...e tutte erano apparentemente valide. Se riuscissimo a supervisionare le infinite diverse configurazioni di questi anelli di energia, avremmo davvero elaborato la TEORIA DEL TUTTO, e nelle nostre mani ci sarebbe la chiave dell'Universo, in grado di aprire le porte di ogni possibilità, finanche i viaggi nello spazio-tempo; ma forse questa chiave, molto prima di averla fra le mani, l'abbiamo avuta, e ce l'abbiamo, nei poteri della nostra psiche. Nel 1995 i fisici teorici di tutto il mondo si riunirono all'University of Southern California per il convegno annuale, e fra loro non poteva mancare uno dei più grandi scienziati del mondo: il matematico e fisico statunitense EDWARD WITTEN (nato nel 1951), che unificò le cinque apparentemente inconciliabili teorie intuendo che esse non rappresentano altro che cinque diverse prospettive della stessa cosa; la nuova TEORIA DELLE STRINGHE UNIFICATA di EDWARD WITTEN venne
denominata TEORIA "M" (ad oggi nessuno ha saputo dare una spiegazione su che cosa si intendesse per "M"). Prima dell'elaborazione della TEORIA M, si pensava che le STRINGHE operassero in un quadro a 10 dimensioni (1 per il tempo, tre per lo spazio, più 6 dimensioni extra risultanti dalle equazioni matematiche), ma quest'ultima prevedeva un'UNDICESIMA DIMENSIONE SPAZIALE. Le dimensioni spaziali determinano i gradi di libertà in cui ci si può muovere; dunque, più dimensioni
possiamo riuscire a controllare, più estesa e libera sarà la nostra volontà. L'UNDICESIMA DIMENSIONE introdotta da WITTEN consente alle STRINGHE di organizzarsi in membrane (o BRANE) che avrebbero l'aspetto di "lenzuola" bidimensionali nel complesso, ma ospiterebbero al loro interno altri universi tridimensionali. A questo punto la nostra visione del TUTTO si estenderebbe al punto che il nostro Universo apparirebbe come una membrana infinita in mezzo ad altre membrane infinite di infiniti UNIVERSI PARALLELI. Secondo alcuni teorici questi
UNIVERSI PARALLELI potrebbero trovarsi a meno di un millimetro da noi, ma noi non possiamo interagire con la loro forma materiale. Ad un tratto, nell'intera concezione della nostra esistenza si potrebbe innescare la scintilla del desiderio di espansione, di evasione da una realtà che fino ad ora abbiamo considerato come assoluta e ineluttabile. Questa consapevolezza profonda, probabilmente, è stata il motore dell'evoluzione della coscienza umana, e consiste nel desiderio di superare le barriere del reale.
CONCLUSIONE
La coscienza sciamanica è l'Alfa e l'Omega dell'interminabile viaggio dell'evoluzione umana, ovvero ciò che non può mutare ma dal quale si diparte ogni trasmutazione, ogni fuga verso l'infinito, ogni traguardo, ogni parabola ascendente e discendente nella storia dell'umanità. Tutti gli ancestrali archetipi, le aspirazioni dei nostri lontani antenati, le esperienze fisiche e psicologiche susseguite nell'arco di decine di migliaia di anni, dormono nelle profondità del nostro inconscio, dove regna il silenzio, nel più segreto punto d'unione. Lo SCIAMANESIMO, come nucleo della coscienza umana, e come fondamentale perno dalla sua stessa essenza, non potrà mai essere superato o estinto, i suoi principi si possono trasmutare, divenire più complessi, abbracciare nuovi orizzonti, nascondersi dietro maschere contraffatte nelle età della decadenza, o durante la notte oscura dell'anima, senza tuttavia esserne mai corrotti, solo temporaneamnte messi da parte, in sonno. Ma tutti i nostri ragionamenti, la nostra aspirazione a far riemergere quel nucleo profondo, allo scopo di avviare il lungo processo di guarigione dell'umanità assieme all'intero pianeta e al campo d'interconnessione che ci avvolge finirà per rimanere solo una grossolana e superficiale auto-convinzione se non si accompagna ad un autentica volontà di cambiamento radicale dell'intera struttura sociale nella quale siamo cresciuti e che ha profondamente condizionato ogni più piccolo comportamento e aspetto della nostra esistenza: il nucleo profondo, sano e armonico della nostra essenza non può coesistere con un sistema fondamentalmente fallimentare, basato su competizione, sfruttamento e profitto esclusivo; come abbiamo appurato nei primi capitoli di questo saggio, il benessere individuale non può essere disgiunto dal benessere collettivo, tanto meno a discapito di quest'ultimo. La coscienza sciamanica può essere paragonata all'imperturbabilità degli elementi che costituiscono la realtà fondamentale a livello quantistico: quanto nell'ambito della reatà macroscopica dominano le leggi del "divenire" ed eventi di ogni natura si susseguono come un'esplosione, le particelle elementari rimangono sempre sè stesse, del tutto estranee a quanto scorre sulla pellicola del film nella realtà tangibile. La consapevolezza dello sciamano primordiale fu per l'uomo la vera scoperta della libertà, perchè interagisce con il campo di forze fondamentale (quantistico e mentale) libero dal meccanicismo che domina i fenomeni di superficie, dove la coscienza viene generata e dal quale ogni cosa emerge: questo concetto è espresso perfettamente dalle raffigurazioni incompiute dell'arte rupestre del Paleolitico Superiore, dove gli artisti hanno richiamato le forme degli animali come in un atto creativo, lasciandone intuire l'emersione dalla dimensione indifferenziata dell'Ignoto. Lo Sciamano che è in noi osserva, ci guida attraverso il presente preparandoci al futuro, attende il momento e il modo in cui si paleserà attraverso le prossime generazioni, attuando la convergenza magica fra l'ancestrale consapevolezza e i nuovi progressi della scienza. Alla fine coloro che riconosceranno in sè stessi questo codice senza tempo porranno le fondamenta delle epoche future. Si attuerà una grande e generale convergenza nella quale l'uomo riconoscerà in sè stesso e nella sua osmosi con la Natura ogni autentica potenzialità, al di là di ogni invenzione, e al di là di ogni nuova scoperta nel mondo fisico, capirà che non vi saranno nuovi pianeti da raggiungere o segreti svelati nelle pieghe della complessità dell'universo se prima di ogni altra cosa non smetterà di fuggire da sè stesso.
Ciò che è primordiale è regale, imprescindibile, connesso alla dignità e alla pienezza esistenziale. La consapevolezza sciamanica, come il campo unificato della realtà fondamentale, guida ogni trasformazione dalla sua profondità imperturbabile. L'antico Sciamano è l'Alpha e l'Omega del percorso evolutivo dell'umanità: tutti gli dei, tutte le conoscenze, tutte le potenzialità sono dentro di lui: egli è il punto di convergenza, il cardine delle dinamiche della coscienza.
Alessia Birri
CONTINUA LA LETTURA CON I SEGUENTI APPROFONDIMENTI:
(Connessi a "LA MEMORIA SACRA DELLO SCIAMANO" sono i seguenti saggi, pubblicati separatamente per ragioni legate alla lunghezza del post)
"TOMBE E ACCAMPAMENTI DEL PALEOLITICO SUPERIORE":
http://alessia-birri.blogspot.com/2020/01/tombe-e-accampamenti-del-paleolitico.html
"LE CAVERNE PALEOLITICHE D'EUROPA":
https://alessia-birri.blogspot.com/2019/11/le-caverne-paleolitiche-deuropa.html
PER UN ULTERIORE AUSILIO D'IMMAGINI VISITA GLI ALBUM DI GOOGLE FOTO:
Arte paleolitica - figura umana:
https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipMa6kLrUCH1H7HQRZYfVUI8GBCPegAcWSVsDeru
Arte paleolitica - animali:
https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipM0qDKXQN2nnq9gAgJaaRWn1AjjMNM3zAhVIUdr
Paleolitico - simbologia:
https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipOuKQAjRYe4FZhUPUK8GZ-slCXFXJKPBsw8wpyN
Paleolitico - ornamenti:
https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipMULtJh_g-IF2Xyj_UBdcmY3gw-VYAcgvST--RL
Paleolitico - strumenti musicali:
https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipMSUTlocB6lvPZ2XsVKX_cY-Lfd5DphqQ51HUtN
Paleolitico - armi - strumenti - accessori:
https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipNmj7gjaE7QlfsyNCQzGLNovYSQnv_H7RGRqkK4
FONTI E ARTICOLI CORRELATI:
I miti di emersione nelle tradizioni dei Nativi americani:
https://hyperborea.live/2017/10/21/i-miti-di-emersione-nelle-tradizioni-dei-nativi-americani/
Arte rupestre dei San-Boscimani del Sud Africa:
http://paleolithic-neolithic.com/overview/bushman-rock-art/
Visione a distanza e influenza remota - di John Hall:
https://stalking-organizzato.ch/visione-distanza-influenza-remota-viaggio-astrale-onde-elf-controllo-mentale-telapatia-cia-haarp-guinea-pigs-john-hall.html
Esoterismo e comunismo - di Daniele Mansuino:
https://www.riflessioni.it/esoterismo/esoterismo-comunismo-1.htm
Le origini sciamaniche della cultura europea - di Francesco Dal Pino:
https://francescodalpino.org/2018/05/27/le-origini-sciamaniche-della-cultura-europea/
"Prehistory decoded" - Martin Sweatman official website (in questo sito potete trovare i saggi di M. Sweatman dove sono illustrate le corrispondenze astronomiche dei dipinti e dei bassorilievi dei siti relativi al Paleolitico Superiore, compreso Gobekli Tepe, fino all'era neolitica):
http://martinsweatman.blogspot.com/
"Archeociel" - sito ufficiale di Chantal Jègues-Wolkiewiez, l'antropologa che per prima ha decodificato il codice astronomico della caverna di Lascaux:
http://www.archeociel.com/
Tavola dei simboli della proto-scrittura riconosciuti dalla studiosa Genevieve Von Petzinger:
http://www.bradshawfoundation.com/news/rock_art.php?id=Proto-Writing-System
"Therianthropy and theriomorphism in shamanic religions" di Przemyslaw Bryk:
http://www.academia.edu/28071580/Therianthropy_and_theriomorphism_in_shamanic_religions
"Lo sciamano che è in noi" di Tiziana Ciavardini:
https://www.riflessioni.it/sacro/sciamano.htm
"Il cranio di Dmanisi: nonostante le smentite è un importante punto a sfavore della teoria neodarwiniana" di Enzo Pennetta:
http://www.enzopennetta.it/2013/10/il-cranio-di-dmanisi-nonostante-le-smentite-e-un-importante-punto-a-sfavore-della-teoria-neodarwiniana/
"Connessione tra sciamanesimo e fisica quantistica-nuovi studi":
https://www.corsipiu.it/la-connessione-tra-sciamanesimo-e-fisica-quantistica/
"Il simbolo della caverna" di Moreno Neri:
http://www.ritosimbolico.it/rsi/2012/08/il-simbolo-della-caverna/
"Infinite realtà? Una scoperta conferma i paradossi della fisica quantistica" di Roberto Paura:
https://scienze.fanpage.it/infinite-realta-una-scoperta-conferma-i-paradossi-della-fisica-quantistica/
"L'esperimento della doppia fenditura spiegato dal Dott.Quantum - YouTube:
https://www.youtube.com/watch?v=LXf35olSYcw
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RispondiEliminaWhere may I find an English version of your article on Memoria Sacra Dello Sciamano, particularly the parts containing your comment on the archetypal structuralist anthropology of Edmond Furter, and the earlier work of Levi-Strauss. Greetings, Edmondfurter@gmail.com
RispondiEliminaHere is part of your text in English [with my comments in square brackets]: THE THEORY OF ARCHETYPES, BY EDMOND FURTER. ‘The scene of the DEAD MAN'S WELL in LASCAUX cave is often identified as an astrological map of Taurus, facing Orion as hunter, but according to EDMOND FURTER ([structuralist] anthropologist, archaeo-astronomer and Swiss[South African] researcher, editor of Stoneprint Journal)… it is more likely an image of a shaman[healer] invoking rain before a vision of a bull as a symbol of thunder. The episode[also]… coincides with [equal expressions in] myth and constellations. But the scenes, according to this interesting theory[backed by a mass of demonstrated evidence], were not conceived as a star map [but express archetypal structure in all cultural media]...
RispondiElimina'Artists do not rely on [picture] constellation[s or] concepts, as they have direct access to intuitive concepts[archetypal meaning via optional features], semi-conscious symbols, and icons [that also express] the subconscious hologram, which corresponds to [as] archetypal baggage[original structure, never taught, never learned, never changed]. Painting constellations would be as limiting as painting by numbers. Artists are guided by forces[structure] arising from the depths[of nature and perception], which in their timeless and archetypal essence guide realisation of the[cultural] work without[bypassing] the artist’s conscious mind.
But if this theory were plausible, between archetypal knowledge[inspiration] and concrete and conscious (external) knowledge[experience], there would be a convergence that would cancel out any opposition to the hypothesis of star maps. In this respect, EDMOND FURTER's thought[evidence] would prove superior, because it is conciliatory, while the union of unconscious[subconscious] concepts[structure] and knowledge[experience and expressions] would be perfectly consistent with the holistic and unitary vision of the cosmos, and between conscious and unconscious[subconscious] mind.’
[Archetypal structure has sixteen main types, each with about eight optional meanings, each with a few optional features, each with a range of styling, in every natural and cultural medium. Thus natural and subconscious expressions of archetype are always partial and imperfect versions of Archetype, which is knowable only through its variant expressions in the natural and cultural record. The results look like endless diversity, but the underlying recurrent meanings are easily identified if the optional meanings in various media become known. The theory of mindprint in art, stoneprint in building sites, and blueprint in alphabets, myth, ritual and other media, lists these recurrent features, each with their specific average frequencies, in percentages]. [rest to follow in next comment;
Here is part of your text in English [with my comments in square brackets]: ‘Anthropologist LEVI STRAUSS (d2009) after the archetype theory of phycho-analyst Jung, was the first to develop a unifying instrument analytic that found a logical explanation for diffusion[distribution] by concept, symbol and shared tradition by the end of the Paleolithic, in the population and culture of the world, far apart in space and time; the theory is named structuralism, and defines each expression (art, social and language) on the basis of "structured soul", pre-determined and universal, rooted in the unconscious at individual and collective level, which would not allow free arbitrary space to creative human action, but would accompany every gesture without the subject’s awareness. The history of the artist in practice, not conscious of the significant, profound result of his work, is guided by more profound forces. The more brilliant the artist is (if his/her expression is not limited to a mere reproduction of reality), the more the forces acting in him/her draw on the profound and universal solution’[pattern].[The above paragraph unfairly conflates Jung and Levi-Strauss].[last section of my comment to follow;
RispondiEliminaHere is a third part of your text in English [with my comments in square brackets]: ‘Archetype as a profound and absolute instance[solution] is therefore related to traditional expression of each ethnic group or culture [no, archetype is universal, and continues in all media today. Cultural differences are only stylistic]. Jung argued that archetypal images can be found everywhere in art, recognisable by identical or very similar motives[themes], and manifest regardless of the socio-cultural context. Jung discovered archetype models and images in myths and dreams of cultures worldwide, and in the course of whole human history. However, in modern common opinion, it is improbable that all of prehistoric human history, and universal ambition, an "emergent" consciousness of information expression did not occur through representations, symbols and mythical tales. For example, knowledge of precession of seasons, described precisely, according to scholars, in paleolithic rock paintings in Europe, was it for the first time consciously calculated in Greek astronomy by Hipparcus of Nicea (d120)? Has no human ever had this notion?[yes, we did, and rare prodigy geniuses know it consciously, but all people know it subconsciously, and many artists and other crafters express it subconsciously.] And abstract signs? The ultimate question cannot have been added randomly, or as pure decoration, to animals images. And it is clearly understood that they communicate a message[not directly], as a universal scipt[no. Art, myth, icons, divination and other media are not specific messages]. The hand-print images in France in Gargas cave (Aventignan, Mt Pyrenees), about BP 27 000, impressed[outlined] in red ochre and carbon, and enigmatic characteristic of missing fingers, have had many interpretations. It seems plausible, however, that it was a conscious form of language [script. Not primarily], comprehensible to the artist and the patrons of that epoch. We therefore believe [you could not base a theory of layers of congnition on a minor observation about hand-prints], that between structured psychic unconscious[subconscious] and comprehend consciousness of these messages [art is not script], is verified a very early [hand-prints outlines on rock walls continued in the Iron Age] convergence [no,] in the human story, dating back to an ancestral epoch, preserved by ritual and tradition initiation [no, archetype is not learned, and erroneous innovations are regularly erased, and archetypal features are regularly re-confirmed], that spread tens of thousands of years ago over the whole world. [your paradigm is hyper-diffusion. Subconscious expression of archetypal structure contradicts diffusion, learning, teaching, accumulation and ‘development’ of culture, and offers a better model of cultural conservation, which incidentally explains the correspondences that fascinate archaeo-astronomers. Congratulations on the broad scope of your review of popular anthropology.]
RispondiEliminaSome of the images in your article (Italian cave engraving of dancers; Ice Age migration scene on two panels; Gobekli Tepe deep relief engravings; etc), contain the usual average of about 60% of about 100 known features of archetypal structure.
RispondiEliminaSee demonstrations of the underlying structure in:
Furter, E.D., 2014. Mindprint. Lulu.com. (200 illustrations of rock art and art of all ages)
Furter, E.D. 2016 Stoneprint. Four Equators Media. (130 illustrations of site maps, geoglyphs, Periodic Table, chapter on 'cultural' initiation, etc)
Extracts on www.mindprintart.wordpress.com
Six articles in the anthropology journal Expression.
Some papers on Researchgate, on Academia, and extracts on www.edmondfurter.wordpress.com
Good morning: it is really exciting for me to receive comments from such an authoritative person and thank you very much for this. I am self-taught, unfortunately I cannot afford professional translations of my essays, not even to publish paper books because I don't have the economic possibilities, but only through the blog can I express my thoughts. I am very sorry if this creates difficulties for non-Italian readers to understand. Thanks for the interesting and valuable comments that are added to this work.
Eliminahttps://www.ricchezzavera.com/blog/prodotti/film/nosso-lar-la-nostra-dimora-film-italiano-recensione/?unapproved=34755&moderation-hash=82b27ecfd22aa921818f84e1e02fb824#comment-34755
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